[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 706



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Numero 706 del 22 febbraio 2018

In questo numero:
1. Il 23 febbraio per la pace
2. Solo la nonviolenza e' antifascista. La nostra adesione alla manifestazione del 24 febbraio a Roma
3. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
4. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
5. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
6. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
7. Alex Zanotelli: A quando la conversione ecologica?
8. Angela Dogliotti presenta "La guerra tra noi"

1. REPETITA IUVANT. IL 23 FEBBRAIO PER LA PACE
[Dalla Tavola della pace (per contatti: www.perlapace.it) riceviamo e diffondiamo]

I Francescani del Sacro Convento di San Francesco d'Assisi insieme alla Tavola della pace, Articolo 21 e alla Rete della pace e con la partecipazione del Fai invitano tutti i cittadini, le associazioni e le istituzioni ad aderire alla Giornata di preghiera e digiuno per la pace indetta da Papa Francesco che si svolgera' venerdi' 23 febbraio 2018
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L'appello di Papa Francesco
Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, invito tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdi' della Prima Settimana di Quaresima.
La offriremo in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan.
Come in altre occasioni simili, invito anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativa nelle modalita' che riterranno piu' opportune, ma tutti insieme.
Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell'angoscia, "risana i cuori affranti e fascia le loro ferite" (Sal 147,3).
Rivolgo un accorato appello perche' anche noi ascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davanti a Dio, ci domandiamo: "Che cosa posso fare io per la pace?".
Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno puo' dire concretamente no alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perche' le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!
Non sono tanti quelli che lottano per la vita in un mondo dove ogni giorno si costruiscono piu' armi, ogni giorno si fanno piu' leggi contro la vita, ogni giorno va avanti questa cultura dello scarto, di scartare quello che non serve, quello che da' fastidio.
Per favore preghiamo perche' il nostro popolo sia piu' cosciente della difesa della vita in questo momento di distruzione e di scarto dell'umanita'.
Papa Francesco
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La Giornata di preghiera e digiuno per la pace del 23 febbraio 2018 indetta da Papa Francesco e' una nuova importante occasione per accendere i riflettori sui tanti, troppi conflitti che continuano a fare strage di vite umane.
Rivolgiamo un appello speciale a tutti i media affinche' sia data ampia diffusione alla convocazione di questa Giornata.
Sono almeno 36 i paesi che oggi sono direttamente coinvolti in guerre e conflitti armati e tra questi ci sono la Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan a cui Papa Francesco ha voluto dedicare questa giornata.
Accendere i riflettori sulle condizioni delle popolazioni che vivono, sopravvivono, soffrono e muoiono in questi paesi e' la prima cosa che possiamo fare per essergli d'aiuto.
Il 23 febbraio e' anche il giorno in cui molte persone e istituzioni, e noi tra questi, aderiranno alla giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili promossa da Caterpillar e Radio2 "M'illumino di Meno". Accendiamo i riflettori della pace sulla Repubblica Democratica del Congo e sul Sud Sudan e spegniamo le luci di un consumismo che sta distruggendo la nostra Casa Comune.
La nostra Terra, sfruttata senza limiti per produrre ricchezza per pochi, sta mostrando segni di degrado che comportano miseria e morte per tanti, soprattutto i piu' deboli. Il profitto e il benessere perseguiti a danno della salute e dell'equita' sociale, creano ingiustizia e le condizioni ideali per la nascita o la crescita delle conflittualita'.
La violenza che si continua ad abbattere sulla Repubblica Democratica del Congo e sul Sud Sudan e' inaccettabile e intollerabile. Fingere di non vederla, ignorarla, sottovalutarla distrugge la nostra umanita'. La violenza ha molti volti. C'e' una violenza nel mondo, tra gli stati, tra i popoli e c'e' una violenza che cresce tra di noi, nella nostra societa', tra le persone, tra i vicini e tra fratelli. Se c'e' una cosa che possiamo fare tutti e', come ha sottolineato Papa Francesco, "dire concretamente no alla violenza per quanto dipende da lui o da lei".
Partecipando a questa Giornata, facciamo anche un nuovo passo verso la Marcia Perugia-Assisi della pace e della fraternita' del 7 ottobre 2018. Una Marcia della nonviolenza che deve aiutarci a vincere l'indifferenza e la rassegnazione e ad accrescere il nostro impegno personale e collettivo.
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Francescani del Sacro Convento di San Francesco d'Assisi, Tavola della pace, Articolo 21, Rete della pace

2. INIZIATIVE. SOLO LA NONVIOLENZA E' ANTIFASCISTA. LA NOSTRA ADESIONE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 24 FEBBRAIO A ROMA

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo aderisce alla manifestazione nazionale "Mai piu' fascismi, mai piu' razzismi" che si svolgera' sabato 24 febbraio a Roma.
Ed a tutte le persone di volonta' buona ricorda cio' che nel suo cuore ogni persona gia' sa: che la violenza e' sempre un male; che il primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto e' salvare le vite; che vi e' una sola umanita' e tutti gli esseri umani ne fanno parte; che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; che devi agire verso le altre persone come vorresti che le altre persone agissero verso di te; che solo la nonviolenza si oppone alla violenza in modo nitido e intransigente, concreto e coerente, con la forza della verita', contrastando il male facendo il bene.
Che occorre opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni.
Che occorre opporsi al razzismo e a tutte le persecuzioni.
Che occorre opporsi al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Che occorre difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Che occorre difendere il mondo vivente casa comune dell'umanita'.
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Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
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Solo la nonviolenza e' antifascista.
Solo la nonviolenza invera la democrazia.
Solo la nonviolenza riconosce e rispetta il diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Solo la nonviolenza ha a cuore l'intero mondo vivente che e' casa comune dell'umanita' e di cui l'umanita' e parte.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dell'umanita'.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

3. APPELLI. "NON UNA DI MENO": L'8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOi SCIOPERIAMO!
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.wordpress.com) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento]

Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornera' nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!

4. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

5. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

6. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

7. RIFLESSIONE. ALEX ZANOTELLI: A QUANDO LA CONVERSIONE ECOLOGICA?
[Riceviamo e diffondiamo]

E' grave che un problema cosi' impellente come la crisi ecologica non sia al centro del dibattito elettorale nel nostro paese. Le previsioni catastrofiche - ci ammonisce Papa Francesco nella "Laudato si'" - non si possono piu' guardare con disprezzo e ironia. Potremo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia. Siamo oggi sull'orlo del disastro ecologico. Eppure continuiamo a procedere come se nulla fosse. La colpa e' di tutti noi. Primo della politica, oggi prigioniera della lobby degli idrocarburi, poi del movimento ambientalista, oggi piu' che mai frammentato e indebolito, e infine delle comunita' cristiane che non hanno ancora colto la sfida lanciata da Papa Francesco con la "Laudato si'": la sfida di una conversione ecologica.
Il movimento ambientalista riteneva che l'Accordo di Parigi (COP 21 - 2015) avrebbe finalmente dato una forte spinta per forzare i governi a prendere drastiche misure per scongiurare la catastrofe ecologica. Ma purtroppo non ci eravamo accorti che  Parigi era il frutto avvelenato delle lobby petrolifere Usa, perche' e' solamente un accordo e non un Trattato; inltre ogni nazione ha la responsabilita' di decidere i suoi impegni che non sono vincolanti. Ci eravamo illusi che il movimento avrebbe potuto forzare i governi ad implementare l'Accordo: cio' non e' avvenuto. L'arrivo poi di Trump, con la decisione di ritirarsi dall'Accordo di Parigi, ha fatto il resto. L'Italia, invece, che ha firmato l'Accordo, ha fatto ben poco per metterlo in pratica. Con lo "Sblocca Italia", il governo Renzi ha rilanciato con forza le trivellazioni per terra e per mare, prevedendo procedure semplificate per il rilancio dei permessi di ricerca e di estrazione. Sia Renzi che Gentiloni hanno poi continuato la politica degli inceneritori, delle discariche, della cementificazione selvaggia del suolo, della Tav, della Tap, delle megastrutture stradali e aeroportuali.
La questione ambientale - ha detto giustamente il senatore Manconi - riguarda il Pd e tutta la politica italiana e rimanda a un deficit culturale dell'intera classe dirigente. Dobbiamo riconoscere che i partiti italiani, in larga parte, sembrano avere un'unica preoccupazione: la crescita. Eppure sappiamo che una crescita costante e illimitata, sia in economia come nei comfort, e' alla base della crisi ecologica. Purtroppo dobbiamo anche riconoscere che il movimento in difesa dell'ambiente si e' indebolito e annacquato. Col passare degli anni, i movimenti si sono appiattiti sui valori e le leggi dell'economia globalizzata - osserva il noto ambientalista Giorgio Nebbia. Molti sono diventati collaboratori dei governi nelle imprese apparentemente verdi. In questo indebolimento hanno giocato anche fattori come visibilita', protagonismo, individualismo, ricerca di potere. Purtroppo anche quel forte movimento in Campania (contro discariche, rifiuti tossici, roghi) si e' sciolto come neve al sole.
Ma altrettanto deludente per me e' il fatto che dalle comunita' cristiane non sia nato un forte impegno ecologico in seguito all'enciclica "Laudato si'",un testo straordinario di Papa Francesco, ma che trova difficolta' a essere fatto proprio dai fedeli, forse perche' anche preti e vescovi non l'hanno fatto proprio. Infatti non e' ancora nato un serio movimento in seno alla chiesa in Italia. E' un peccato questo perche' in questo momento epocale un serio impegno da parte della comunita' cristiana potrebbe rafforzare il movimento in difesa dell'ambiente. Solo insieme, credenti e laici, potremo realizzare un grosso movimento popolare per forzare i partiti e il nuovo governo a mettere al centro il problema ecologico. E' un compito fondamentale per tutti noi, credenti e laici. Solo insieme ci possiamo salvare. L'Accordo di Parigi e' totalmente insufficiente per affrontare la problematica del riscaldamento globale - affermano giustamente G. Honty e E. Gudynas di Via Campesina. La societa' civile non puo' restare passiva e deve raddoppiare i propri sforzi per andare oltre questo tipo di accordi e realizzare misure effettive, reali, concrete, contro il cambiamento climatico. Molte saranno costose e dolorose, ma il compito e' urgente.
A quando la conversione ecologica?

8. LIBRI. ANGELA DOGLIOTTI PRESENTA "LA GUERRA TRA NOI" Di CECILIA STRADA
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino (www.serenoregis.org) riprendiamo e diffondiamo]

Cecilia Strada, La guerra tra noi, Rizzoli, Milano 2017, pp. 182, euro 18.
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"Sono andata lontano per capire quello che succede qui". Questa affermazione, messa come sottotitolo all'avvincente libro di Cecilia Strada, La guerra tra noi, e' forse la chiave di lettura piu' profonda e complessiva per comprendere cio' che l'autrice ci racconta nel testo.
Provo ad enucleare quelli che mi sembrano i piu' significativi contributi ad una riflessione critica sul mondo nel quale siamo immersi, attraverso alcune parole/espressioni-chiave.
La prima e' "sicurezza" e mette in evidenza la grande contraddizione: si dice che e' per la nostra sicurezza che andiamo in guerra, fabbrichiamo armi, manteniamo eserciti e alleanze militari "[...] dopo molti anni, pero', siamo tutti piu' terrorizzati. Piu' guerra, piu' violenza, piu' terrorismo. Piu' poverta' e disuguaglianza [...]" (p. 7). E' la guerra, dunque, che alimenta insicurezza, toglie diritti, impoverisce le persone perche' sottrae risorse alla vita per destinarle alla morte. Dobbiamo, allora, riprenderci questa parola. Perché, come scrive Cecilia, la sicurezza vera e' "[...] avere un tetto sopra la testa, un'esistenza dignitosa, la garanzia dei bisogni fondamentali. Essere liberi dalla paura" (p. 9).
E sapere che, attivando la nostra parte di potere e di "responsabilita'" (ecco la seconda, fondamentale parola-chiave), possiamo mettere qualche sassolino nell'ingranaggio potente della guerra e della sua preparazione. Perche' il punto debole del sistema guerra e' l'essere umano che, come scrive Bertolt Brecht, ha un difetto: puo' pensare.
Collegato a cio', un aspetto che balza subito agli occhi nel libro e' una duplice narrazione: da un lato e' rappresentato in tutta la sua potenza il "mostro della guerra", con le sue conseguenze di dolore, fame, malattie, miseria, morte, orrore e distruzione; dall'altro emerge con forza anche la costante azione di donne e uomini che cercano di contrastarlo: negli ospedali di Emergency, nell'azione politica dei movimenti pacifisti e nonviolenti, nella denuncia contro le fabbriche e il commercio degli armamenti, nella lotta dei comitati per la riconversione...
Anche perche' e' sempre piu' evidente che "il conto della guerra" si presenta sia nei luoghi in cui e' combattuta, sia dove la si prepara e sostiene. Una delle voci di questo conto, che paghiamo qui, e' quello delle persone che da noi cercano rifugio, quelle che, secondo una propaganda purtroppo oggi molto in voga, dovremmo "aiutare a casa loro".
Ci sono pagine di intensa partecipazione ed empatia nel raccontare di bambini come Mohammad - dieci anni, della minoranza afghana degli Hazara - confinato su una roccia in mezzo all'oceano, l'isola di Nauru, che riesce ad essere accettato con la sua famiglia in Australia solo dopo tre anni di attesa e dopo scioperi della fame e bocche cucite col filo da pesca da parte dei naufraghi in fuga dalle violenze dei talebani, dalle bombe della Nato, dalla miseria. O come il bambino con il panciotto, sbarcato in Sicilia, o la nonna scappata dall'Eritrea con i suoi sette nipoti e che ci ha messo due anni di viaggio per arrivare...
Ma ci sono anche tante storie a rammentarci la guerra tra noi: il G8 di Genova, con il ricordo del terrore che provi quando ti trovi a scappare dal tuo Stato, a nasconderti da chi ti dovrebbe proteggere; la Sardegna occupata dalle basi nato, sfregiata dall'attivita' bellica dei poligoni di tiro, inquinata dai veleni di Quirra e delle altre servitu' militari; lo sfruttamento brutale dei lavoratori soggetti al caporalato nei ghetti di Puglia e Calabria; la militarizzazione della Val Susa, dove il cantiere dell'Alta Velocita' e' protetto da alti cancelli e filo spinato, contro il nuovo terribile nemico No Tav.
Tuttavia, quando il buio sembra essere sempre piu' fitto, bisogna ostinarsi a cercare le luci o, come scrive Italo Calvino, a "cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non e' inferno, e farlo durare, e dargli spazio" (citato a p. 132).
"Se mi guardo indietro, vorrei solo aver dedicato piu' tempo, in mezzo alle macerie, a mettere via i mattoni delle cose belle e positive. Delle alternative possibili, di chi anche in tempo di guerra costruisce pezzi di pace. Di chi ferma anche solo un ingranaggio della fabbrica della guerra, di chi cerca di uscire dal sistema di sfruttamento e lo fa tirandosi dietro qualcun altro. Perche' davanti ai mali sociali non dobbiamo restare soli ma uscirne insieme [...]" (p. 175).
In questa ostinazione sta la forza di chi rifiuta di sentirsi impotente e, nonostante tutto, cerca di percorrere strade di resilienza, di solidarieta' e di lotta.
Come Cecilia Strada testimonia in questo libro.

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 706 del 22 febbraio 2018

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