[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 700



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Numero 700 del 15 febbraio 2018

In questo numero:
1. "Non una di meno": L'8 marzo la marea femminista torna nelle strade: noi scioperiamo!
2. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"
3. Luisa Muraro: Che cosa ci sta capitando?
4. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
5. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
6. Daniele Lugli: "La mia nascita e' quando dico un tu"

1. APPELLI. "NON UNA DI MENO": L'8 MARZO LA MAREA FEMMINISTA TORNA NELLE STRADE: NOi SCIOPERIAMO!
[Dal sito di "Non una di meno" (https://nonunadimeno.wordpress.com) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento]

Il prossimo 8 marzo la marea femminista tornera' nelle strade di tutto il mondo con lo sciopero globale delle donne.
Il rifiuto della violenza maschile in tutte le sue forme e la rabbia di chi non vuole esserne vittima si trasformeranno in un grido comune: da #metoo a #wetoogether.
Sara' sciopero femminista perche' pretendiamo una trasformazione radicale della societa': scioperiamo contro la violenza economica, la precarieta' e le discriminazioni. Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e liberta' di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini.
Sappiamo che scioperare e' sempre una grandissima sfida, perche' ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto e' difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Sappiamo che scioperare puo' sembrare impossibile quando siamo isolate e divise. Sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni.
Lo sciopero dell'8 marzo in Italia dovra' affrontare anche le limitazioni imposte dalle franchigie elettorali, che impediscono ad alcune categorie di incrociare le braccia nei 5 giorni che seguono il voto del 4 marzo.
Sappiamo anche, pero', che lo scorso anno siamo riuscite a vincere questa sfida, dando vita a un imponente sciopero sociale, sostenuto da alcuni sindacati e agito con forme e pratiche molteplici che ne hanno esteso i confini.
Quest'anno, alcuni sindacati hanno gia' dichiarato lo sciopero. Molti mancano ancora all'appello. Di fronte alla piu' grande insorgenza globale delle donne contro la violenza patriarcale e neoliberista, noi crediamo che i sindacati debbano cogliere quest'occasione unica, prendendo parte a un processo che combatte la violenza maschile e di genere come condizione fondamentale della precarizzazione del lavoro.
Lo sciopero femminista coinvolgera' il lavoro produttivo e riproduttivo, andra' oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali, unira' le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro.
In questi mesi di campagna elettorale, non c'e' lista o partito che non citi nel suo programma la violenza contro le donne senza pero' riconoscere il carattere sistemico della violenza e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. Contro ogni strumentalizzazione, contro il razzismo fascista e quello istituzionale, che usano i nostri corpi per giustificare la violenza piu' brutale contro le migranti e i migranti e ulteriori restrizioni alla loro liberta' di movimento, rivendichiamo la nostra autonomia e ribadiamo la necessita'/volonta' di autodeterminarci. Il piano su cui ci interessa esprimerci e' il Piano Femminista contro la violenza maschile e di genere, il nostro terreno di lotta e rivendicazione comune, scritto da migliaia di mani in un anno di lotte.
Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia ne' il programma elettorale di nessuno. Abbiamo il Piano femminista per riprenderci cio' che vogliamo. Occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica.
Il nostro movimento eccede l'esistente, attraversa frontiere, lingue, identita' e scale sociali per costruire nuove geografie.
Al grido di #WeToogether il prossimo 8 marzo questo movimento mostrera' ancora una volta la sua forza globale.
Noi scioperiamo!

2. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"
[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.
O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.
Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, facebook: associazioneerinna1998
Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

3. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: CHE COSA CI STA CAPITANDO?
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento.
Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici femministe, ha insegnato all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997". Dal sito della Libreria delle donne di Milano riprendiamo la seguente breve notizia biobibliografica aggiornata "Luisa Muraro, profonda conoscitrice del femminismo delle origini, e' tra le fondatrici della Libreria delle Donne di Milano (1975) e nel 1984 della Comunita' filosofica Diotima. Ha lavorato al concetto della differenza, favorendone la divulgazione e contribuendo a renderlo imprescindibile anche nel dibattito politico e filosofico italiano. Autrice di molte monografie, ha pubblicato numerosi saggi e articoli, ospitati in riviste accademiche, ma anche in quotidiani e riviste indirizzate al grande pubblico. Tra le sue pubblicazioni: La signora del gioco. Episodi della caccia alle streghe, Milano, Feltrinelli, 1976; Maglia o uncinetto. Racconto linguistico-politico sulla inimicizia tra metafora e metonimia, Milano, Feltrinelli, 1981; L'ordine simbolico della madre, Roma, Editori Riuniti, 1991; Lingua materna, scienza divina. Scritti sulla filosofia mistica di Margherita Porete, Napoli, D'Auria, 1995; Le amiche di Dio, Napoli, D'Auria, 2001; Il Dio delle donne, Milano, Mondadori, 2003; Guglielma e Maifreda, Milano, La Tartaruga, 1985, 2003; Al mercato della felicita'. La forza irrinunciabile del desiderio, Milano, Mondadori, 2009; Hipatia de Alejandria, Sabina Editorial, 2010". Per un accostamento all'opera di Luisa Muraro segnaliamo l'utile saggio bibliografico a cura di Clara Jourdan, con la collaborazione di Franca Cleis, Luisa Muraro. Bibliografia degli anni 1963-2009, Libreria delle donne di Milano, 2010 (richiedibile gratuitamente a: info at libreriadelledonne.it)]

Un giorno, ho chiamato Rosetta Stella (se non la conoscete, chiedete di lei) e le ho detto: scendi in strada, vendi quello che hai, comprati una spada e andiamo. Era il nostro stile, un po' biblico, adesso lei e' morta (era nel suo stile farci delle sorprese) ma, se fosse viva, tornerei a dirglielo.
Abbiamo la fortuna di essere donne, viviamo un tempo straordinario di cambiamento nei rapporti fra donne e uomini, che vuol dire anche fra uomini e uomini, fra donne e donne, trans comprese. Il femminismo e' preso in mezzo, com'e' naturale che sia, perche' tutte, da un mese, da un anno o da una vita, siamo impegnate a cambiare il mondo nel senso di una piu' grande e piu' condivisa liberta' femminile. Non per questo andiamo d'amore e d'accordo. E anche questo e' naturale, perche' il femminismo e' movimento delle donne e le donne non sono un gruppo sociale, non fanno partiti, non si muovono in maniera uniforme verso questo o quell'obiettivo, anzi non e' neanche possibile fissare degli obiettivi, per le molte differenze che si sono tra noi, di ogni tipo. Ma, da questo movimento di donne esce un disegno sempre piu' vasto e leggibile, come nel racconto di Karen Blixen. Percio' dico: se riusciamo a trovarci d'accordo, meglio; se non riusciamo, accettiamo i conflitti. Ma che siano fatti bene, che vuol dire per me: con il sentimento che confliggere e' praticamente necessario; con la fiducia che ne esca un disegno che comprende sempre piu' donne.
Se qualcuna mi chiedesse qualche consiglio, ne darei due, uno maggiore e l'altro minore. Consiglio maggiore: farsi un'idea di quello che sta capitando. Consiglio minore: non aggredire ma spiegarsi, non reagire ma interagire.

4. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

5. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

6. RIFLESSIONE. DANIELE LUGLI: "LA MIA NASCITA E' QUANDO DICO UN TU"
[Dal sito di "Azione nonviolenta" riprendiamo e diffondiamo il seguente intervento.
Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sara' presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna e' nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull'obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell'Educazione all'Universita', sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali e' intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all'incarico piu' recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. E' attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una societa' civile degna dell'aggettivo ed e' un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell'ambiente. Nel 2017 pubblica con Csa Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948]

Doveva succedere. E' successo. Sui giornali e' apparso il volto dell'orrore, quello di un giovane spacciatore nigeriano, che avrebbe ucciso e fatto a pezzi una diciottenne a Macerata. Un coetaneo della zona se ne e' sentito vendicatore.
Aveva pensato di sparare in tribunale, ma la rabbia contro il presunto assassino si e' tramutata in odio verso tutti quanti i suoi "simili". La rabbia verso uno e' divenuta odio verso un collettivo. Come dice Aristotele: "Se crediamo che qualcuno sia un certo tipo di persona, noi lo odiamo". Forse anche non ce l'ha fatta ad aspettare. Cosi' ha preso auto e pistola e ha tentato una strage degli spacciatori.
Gli spacciatori a Macerata sono neri, dunque i neri di Macerata sono spacciatori. Adesso all'ospedale ce ne sono cinque. Uno appena medicato se ne e' andato nonostante il ricovero fosse necessario. E' senza permesso. Temeva altre conseguenze oltre alla pallottola che gli hanno estratto dalla gamba. Qualcun altro e' stato colpito, forse meno gravemente, e non e' andato al pronto soccorso. Dei ricoverati uno e' del Ghana, un altro del Gambia, un altro del Mali, gli ultimi due della Nigeria, come Innocent Oseghale, per il vendicatore Luca Traini sicuramente colpevole, nonostante il nome. Ventinovenne, da un paio d'anni in Italia, conosciuto come spacciatore. Ora Innocent e' in carcere: l'accusa e' di vilipendio e occultamento di cadavere. Anche Luca e' in carcere con un'imputazione piu' grave - strage aggravata da odio razziale - ma e' stato benaccolto e ci sta bene. Intanto si cerca di ricostruire i fatti che hanno portato all'uccisione, a partire dall'abbandono, 29 gennaio, della comunita' da parte della ragazza, che aveva problemi di dipendenza. Si sarebbe accertato che un po' di soldi per procurarsi la sostanza li ha avuti da un quarantacinquenne, maceratese doc, col quale si e' intrattenuta.
Luca Traini non e' pentito di quel che ha fatto. O meglio si scusa per avere ferito una giovane, mentre non voleva sparare alle donne. Forse, nell'eccitazione, gli e' parsa piu' nera che ragazza. Cosi' pure per sbaglio gli sono partiti colpi verso una pasticceria. "Ecche', se va a spara' cosi'? Poteva piglia' qualcuno" ha commentato un commerciante. Fortunatamente non ha colpito nessuna persona, ma solo dei giovani neri, tra i 20 e i 30 anni, senza identita', anche se loro credono di chiamarsi Wilson Koff, Omar Fadera, Gideon Azeke, Jennifer Otiotio, Festus Omagbon, Mahamadou Toure. In questo sta l'aspetto piu' preoccupante, nel non vederli proprio come persone, ciascuna con il suo volto, la sua storia, la sua dignita'. Questo preoccupa piu' degli applausi che delinquenti in carcere e a piede libero rivolgono al coraggioso Traini. Perche' e' un atteggiamento piu' diffuso, per non dire generale. E' lo stesso che ha reso possibile altri orrori in passato e ne prepara di nuovi.
Per quel che mi riguarda so che questo comportamento non mi e' estraneo. Vuoto gli spiccioli, non ne ho mai tanti, al primo questuante cosi' a chi segue rispondo allargando le braccia, spesso senza neppure guardarlo in faccia. Non sono interessato ai servizi di spacciatori e prostitute e cosi' mi pare di non contribuire a una filiera criminale. Qualcosa, senza che mi impegni troppo, cerco perfino di fare per i richiedenti asilo, soprattutto se minorenni. Ma i giovani che incrocio quasi non li vedo. Quasi non li guardo. Eppure so che non si fa cosi'. E' cosi' che si comincia a considerarli "non uomini", a vederli parte di masse anonime, di incerta eta' (giovani comunque), di incerta identita', di incerta e comunque sospetta occupazione, senza permesso di stare dove stanno. Magari ci diciamo che anche per loro, per molti di loro, era meglio se non venivano. Quasi crediamo che davvero sia possibile riportarli indietro tutti. Una minaccia, fortunatamente irrealizzabile, ci appare una promessa alla quale credere. Almeno che non ne arrivino piu'. E sappiamo che per feroci che siano i prezzolati guardiani libici non possono trattenere chi ha attraversato deserti per giungere al mare. Scappera' o sara' ceduto ai trafficanti per la traversata. E allora bisogna fermarli prima che attraversino il deserto, prima che il loro cammino diventi irreversibile. Vanno bloccati prima del Sahara, nella cintura dei cinque paesi, Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger. E' un progetto francese al quale partecipiamo anche noi. Piu' lontano dai nostri occhi avvengono le cose e meglio e'.
Un impegno che prendo e' di non distogliere lo sguardo, di guardare in faccia le persone che incontro. Tutte. Di rivolgere loro mentalmente un "tu", come mi aveva insegnato Capitini. Perche' se gli altri come persone non ci sono per me, dubito di poter esserci io. Rileggo pochi versi di Colloquio corale, tra quelli che Capitini ha voluto mettere nel suo scritto testamentario Attraverso due terzi del secolo:
"La mia nascita e' quando dico un tu.
Mentre aspetto, l'animo gia' tende.
Andando verso un tu, ho pensato gli universi.
Non intuisco dintorno similitudini pari a quando penso alle persone.
La casa e' un mezzo ad ospitare..."

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 700 del 15 febbraio 2018

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