[Nonviolenza] Telegrammi della nonviolenza. n. 2932



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2932 del 31 dicembre 2017
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com
Sommario di questo numero:
0. Comunicazione di servizio
1. Un attacco armato alla Comunita' di Pace di San Jose' de Apartado'
2. La testimonianza di Dario Paccino. Un incontro a Viterbo per il disarmo nucleare
3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
4. La Casa siamo tutte. Un appello
5. Ilaria Boiano presenta "Donne, diritto, diritti. Prospettive del giusfemminismo" a cura di Thomas Casadei
6. Lorenza La Spada presenta "La giustizia incompiuta. Sentieri del post-socialismo" di Nancy Fraser
7. Segnalazioni librarie
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'
0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Problemi tecnici che non siamo ancora riusciti a risolvere stanno mettendo in difficolta' la regolare distribuzione del nostro notiziario.
Ci scusiamo con chi ci legge, ringraziamo per la pazienza e la benevolenza, speriamo di venirne a capo al piu' presto.
1. ULTIMORA. UN ATTACCO ARMATO ALLA COMUNITA' DI PACE DI SAN JOSE' DE APARTADO'
[Dall'associazione Yaku-Italia riceviamo e diffondiamo]
Con preoccupazione, riceviamo e traduciamo il comunicato che la Comunita' di Pace di San Jose' de Apartado' ha inviato, per denunciare il grave fatto accaduto la mattina del 29 dicembre, quando un'incursione paramilitare ha provato ad assassinare il rappresentante legale della Comunita', German Posso.
Come e' noto, la Comunita' di pace di San Jose' de Apartado' e' una delle oltre 50 Comunita' di pace e in resistenza civile colombiane che resistono con gli strumenti della nonviolenza alla guerra e allo sfollamento forzato, reclamando con forza il loro diritto a essere riconosciute come popolazione civile.
La Comunita' di Pace di San Jose' de Apartado' si trova nella giurisdizione di San Jose' de Apartado', la piu' grande per estensione del Comune di Apartado', nella regione di Uraba', nel nord-ovest della Colombia. Difendere i principi e il territorio dove vivono e' costato alla Comunita' dal 1997 ad oggi piu' di 200 morti e oltre 650 violazioni ai diritti umani e al diritto umanitario internazionale. Sono presenti molti volontari internazionali, fra cui gli italiani di Operazione Colomba, che stanno mandando continui aggiornamenti sul fatto.
La nostra piu' viva solidarieta', per questo fine 2017 fra i piu' sanguinosi e drammatici della storia recente della Colombia.
Associazione Yaku-Italia
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La nostra Comunita' di pace di san Jose' de Apartado' si vede obbligata a comunicare al paese e al mondo l'incursione criminale accaduta la mattina di ieri, 29 dicembre, da parte di un commando paramilitare arrivato nel nostro insediamento di San Josesito con la esplicita intenzione di assassinare il nostro rappresentante legale German Graciano Posso.
Sono settimane e mesi che notiamo l'escalation di minacce e di movimenti di persone indirizzati contro la Comunita' di Pace. Questo, nonostante le molte denunce e comunicati che abbiamo continuato ad inviare sia alle liste internazionali che alle istituzioni dello Stato colombiano.
Questa la cronaca degli avvenimenti: un paramilitare di nome Arcadio e' arrivato alla Comunita' con il pretesto di vendere un po' di cacao - un escamotage per controllare se German fosse presente.
Alle 10.15, pochi minuti dopo, sono arrivati 4 paramilitari fra cui un capo di zona conosciuto come "Felipe" e un altro nome noto , Ricardo Davis; insieme a loro James Cardona Higuita e Humberto Antonio Londono Usuga: armi alla mano i quattro hanno costretto alcune persone ad entrare in una stanza, tenendoli sotto minaccia.
I membri della Comunita' hanno comunque reagito e dopo una colluttazione sono riusciti ad immobilizzare due dei paramilitari e disarmarne un terzo. Sia lo stesso German che i membri della Comunita' coinvolti sono rimasti feriti, cost' come i due paramilitari resi inermi.
Subito dopo e' stata chiamata la Defensoria del Pueblo per consegnare i due prigionieri, che al momento dell'invio del comunicato non era ancora arrivata.
La Comunita' ha comunque preso contatto con il Vicepresidente della Repubblica, il Generale Oscar Naranjo, che ha promesso di prendere in esame la chiara complicita' della forza pubblica locale che - secondo quanto affermato dalla Comunita' - e' il fattore chiave della grande liberta' di azione dei paramilitari nella zona.
L'attacco del 29 dicembre e' - come e' evidente a tutti coloro che solidarizzano con la Comunita' di San Jose' de Apartado' - parte di una serie di attacchi ampiamente annunciati con la complicita' delle istituzioni locali.
Ringraziamo gia' da ora tutte le reti e i gruppi che nel mondo appoggiano la nostra causa e ci dimostrano incondizionata solidarieta'.
Comunidad de Paz de San Jose' de Apartado'
2. INCONTRI. LA TESTIMONIANZA DI DARIO PACCINO. UN INCONTRO A VITERBO PER IL DISARMO NUCLEARE
Sabato 30 dicembre 2017, come prosecuzione dell'iniziativa territoriale suscitata dalla Carovana delle donne per il disarmo nucleare, si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione muovendo dal ricordo della figura, la riflessione, l'azione e le opere di Dario Paccino.
In particolare sono stati letti e commentati alcuni brani dai suoi libri principali; il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ne ha anche tracciato un commosso profilo muovendo da ricordi personali.
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Le persone partecipanti all'incontro, oltre ad esprimere il loro sostegno all'appello affinche' l'Italia ratifichi al piu' presto il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017, hanno espresso ancora una volta il loro sostegno anche all'appello "Una persona, un voto" per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia, all'appello affinche' sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro, ed all'appello per la legge sullo "ius soli / ius culturae. Hanno espresso altresi' il loro sostegno all'iniziativa per l'abrogazione dell'ergastolo.
Preso atto dello scioglimento delle Camere e della convocazione delle prossime elezioni per il 4 marzo 2018, le persone partecipanti all'incontro auspicano che su questi temi vi sia un esplicito pronunciamento ed un impegno programmatico delle forze politiche democratiche gia' in campagna elettorale.
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Pace, disarmo, smilitarizzazione; giustizia sociale e riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani; difesa della biosfera e condivisione dei beni: solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
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Allegato primo: Una breve notizia sulla Carovana delle donne per il disarmo nucleare
Si e' svolta tra il 20 novembre e il 10 dicembre 2017 la Carovana delle donne per il disarmo nucleare che ha attraversato l'Italia per chiedere che anche il nostro paese ratifichi il Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) adottato il 7 luglio 2017 dall'Onu.
Molte le iniziative realizzate in varie citta' d'Italia: la Carovana, promossa dalla "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf), la piu' antica e prestigiosa associazione pacifista internazionale, ha infatti saputo suscitare l'adesione e l'impegno del vasto e variegato arcipelago del "popolo della pace", associazioni, movimenti, istituzioni e persone impegnate in difesa dell'umanita' e della biosfera, per la pace e il disarmo, contro tutte le violenze, per la liberazione comune e per la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
La carovana ha preso avvio il 20 novembre, "Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia", e si e' conclusa il 10 dicembre, "Giornata internazionale dei diritti umani"; al suo centro, cuore pulsante, il 25 novembre, "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne", con la partecipazione alla manifestazione nazionale promossa dal movimento "Non una di meno" a Roma.
Invitiamo tutte le persone di volonta' buona, tutte le associazioni impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa della natura e della civilta' umana, tutte le istituzioni democratiche, a sostenere le ulteriori iniziative della Wilpf.
Per contattare le donne della "Lega internazionale delle donne per la pace e la liberta'" (Wilpf-Italia): Antonia Sani: cell. 3497865685, e-mail: antonia.sani.baraldi at gmail.com e Giovanna Pagani: cell. 3201883333, e-mail: gioxblu24 at gmail.com
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Allegato secondo: Una breve notizia su Dario Paccino
Dario Paccino, intellettuale e militante del movimento operaio, nato ad Albenga nel 1918, ha preso parte alla Resistenza ed ha continuato per l'intera vita in uno strenuo impegno antifascista, di liberazione degli oppressi, di difesa della biosfera; studioso ed educatore, ha praticato un giornalismo e un saggismo di documentazione e di denuncia intervenendo efficacemente per smascherare le ideologie dominanti e la violenza del potere; generosamente costantemente presente nelle lotte sociali, nella riflessione teorica, nella solidarieta' concreta; e' deceduto il 4 giugno 2005. Tra le opere di Dario Paccino: Arrivano i nostri, Edizioni Avanti!, Milano 1956; Domani il diluvio, Calderini, Bologna 1970; L'imbroglio ecologico, Einaudi, Torino 1972; L'ombra di Confucio, Einaudi, Torino 1976; Il diario di un provocatore, I libri del no, Roma 1977; La teppa all'assalto del cielo, I libri del no, Roma 1978; La trappola della scienza, La Salamandra, Milano 1979; I colonnelli verdi e la fine della storia, Pellicani, Roma 1990; La guerra chiamata pace, Pellicani, Roma 1992; Gli invendibili, Datanews, Roma 1994; Manuale di autodifesa linguistica, Arterigere - Il lavoratore oltre, Varese 1996; (con Luigi Josi e Gian Marco Martignoni), Il libero schiavo di Maastricht, Arterigere - Il lavoratore oltre, Varese 1997; (a cura di), L'ultima volta, Arterigere - Il lavoratore oltre, Varese 1997; Euro kaputt, Odradek, Roma 2000; Il padrone. L'apocalisse, Notiziario Cdp, Pistoia 2003; I senzapatria. Resistenza ieri e oggi, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 2006. Un ricordo di Dario Paccino e' ne "La nonviolenza e' in cammino" n. 1445.
3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
4. REPETITA IUVANT. LA CASA SIAMO TUTTE. UN APPELLO
[Dalla Casa Internazionale delle Donne riceviamo e diffondiamo]
Sostegno alla Casa
lacasasiamotutte (lacasasiamotutte at gmail.com)
#lacasasiamotutte
A tutte le amiche e gli amici,
come avrai saputo dalla stampa o dalla televisione, la Casa Internazionale delle Donne ha bisogno di aiuto.
Abbiamo ricevuto moltissime dimostrazioni di affetto e vicinanza che ci hanno molto commosso, e ve ne siamo grate, ma anche siamo state sollecitate a richiedere un aiuto economico a quante, come te, ci conosce, ha lavorato nella Casa e con la Casa.
Essere luogo di riflessione politica delle donne, ospitare in modo sostenibile tante associazioni e tante attivita', costruire, produrre attivita' culturali, tenere aperto il piu' grande archivio della storia e della produzione femminista, mantenere decorosamente un edificio storico, farlo restare aperto, fruibile a disposizione delle donne e di tutta la citta', fornire servizi di assistenza, consulenza, sostegno al lavoro e alla vita delle donne e dei bambini, promuovere formazione, costa e costa molto.
Per questo ti chiediamo di contribuire alla sopravvivenza della Casa, per farla essere sempre di piu' e sempre meglio quel luogo unico a Roma, in Italia, in Europa che e' la nostra Casa Internazionale delle donne.
Ringraziandoti fin d'ora e ricordandoti che la Casa si sostiene solo con l'autofinanziamento, ti chiediamo anche di far partecipare le persone a te vicine al sostegno della Casa.
Per la donazione:
http://www.casainternazionaledelledonne.org/index.php/it/sostienici-support-us
IBAN IT38H0103003273000001384280
causale: "Donazione per la Casa Internazionale delle Donne"
5. LIBRI. ILARIA BOIANO PRESENTA "DONNE, DIRITTO, DIRITTI. PROSPETTIVE DEL GIUSFEMMINISMO" A CURA DI THOMAS CASADEI
[Dal sito www.iaphitalia.org riprendiamo il seguente articolo]
Thomas Casadei (a cura di), Donne, diritto, diritti. Prospettive del giusfemminismo, Giappichelli, Torino 2015.
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Se in prima battuta il pensiero femminista si e' volutamente posto in alternativa e fuori dalle discipline ufficiali, progressivamente negli ultimi anni si registra la ricerca di un confronto da operare all'interno delle strutture tradizionali di produzione del sapere, ridefinito come mainstream, entro il quale confluire con la finalita' di far prendere al fiume principale nuove e diverse direzioni (v. Miranda Fricker, Jennifer Hornsby, The Cambridge Companion to Feminism in Philosophy, 2000).
Non si puo' tuttavia trascurare che la prospettiva femminista, anche a seguito di questo nuovo posizionamento, e' rimasta comunque confinata entro i margini ristretti dei cosiddetti "cultural studies" (Adriana Cavarero, Franco Restaino, Le filosofie femministe, 2002, p. 224), insieme eterogeneo in costante mutamento che ingloba anche gli studi di genere (gender studies), considerati, pero', "un'altra cosa" rispetto alle antiche e nuove scuole, pratiche di pensiero e di ricerca, specie in ambito filosofico-giuridico.
Il volume Donne, diritto, diritti. Prospettive del giusfemminismo, curato da Thomas Casadei, invece, chiamando a dialogare studiose da tempo impegnate in un'attivita' di ricerca influenzata dalla prospettiva femminista, traccia una mappa delle riflessioni prodotte sul rapporto tra genere e diritto nel contesto accademico, soprattutto in quello angloamericano, senza tralasciare le esperienze maturate nei luoghi di produzione del diritto.
I contributi raccolti nel volume sono organizzati dal curatore a partire da interrogativi cruciali per questo nostro atelier sul femminismo giuridico: esiste e quali sono i tratti di una teoria femminista del diritto? Quali risposte questa teoria puo' offrire alla societa' contemporanea?
Intorno alla prima domanda il curatore chiama a dialogare Carla Faralli, Susanna Pozzolo e Orsetta Giolo. Faralli apre l'opera ripercorrendo "la storia dei diritti" e, al contempo, del progressivo svelamento dell'esclusione delle donne dal loro godimento attraverso il pensiero e l'azione politica di Olympe de Gouges, Mary Wollstonecraft e Harriet Taylor che hanno preparato il terreno per il riconoscimento giuridico dell'uguaglianza formale. L'uguaglianza sostanziale e' stata invece questione affrontata, evidenzia l'autrice ricordando le traiettorie tracciate da Iris Marion Young, Martha Minow, Carol Smart, Carol Gilligan, Joan C. Tronto e Catherine MacKinnon, solo nel contesto del "femminismo della differenza", o piu' correttamente, della sexual difference. Dopo un'istantanea sulla scuola scandinava di Women's Law rappresentata da Tove Stang Dahl, l'autrice segnala la scarsa ricezione nella ricerca italiana dei Women's studies, in particolare in ambito giuridico dove comunque rilevano i contributi significativi di Letizia Gianformaggio e Tamar Pitch che l'autrice non manca di menzionare, rinnovando alla comunita' scientifica italiana l'invito rivolto da Martha Nussbaum al contesto accademico tradizionale "di non arrendersi alla tirannia dell'abitudine" (p.13).
Continuando il percorso nel pensiero femminista sul diritto, nei saggi di Susanna Pozzolo Una Teoria femminista del diritto. Genere e discorso giuridico e di Orsetta Giolo Il giusfemminismo e il dilemma del confronto tra le culture, si pone la questione definitoria della teoria femminista del diritto, ripresa poi dal curatore nella sua postfazione: all'espressione "femminismo giuridico", per la quale ha optato questo nostro atelier, nel volume si preferisce quella di "giusfemminismo", che secondo Casadei consente meglio "di collocare la riflessione femminista [...] nell'orizzonte di riflessione filosofico-giuridico".
Pozzolo, riprendendo il saggio di Ann Scales del 1981 Towards a feminist Jurisprudence, si interroga sulle finalita' del giusfemminismo, individuando quale compito primario quello di "far luce, di chiarire cio' che rimane nascosto, denunciando l'artificialita' culturale della normalita'". Individuando come idea di fondo delle diverse varianti della feminist legal theory quella "di porre in luce le strutture nient'affatto neutrali determinate dalla societa' patriarcale per tentare di ridirigere il diritto, modificandone il fine in modo da liberare le donne dalla discriminazione e dalla subordinazione", l'autrice vede nel diritto uno strumento di cambiamento se attraversato da un lato da un'indagine volta alla sua decostruzione, e dall'altro da un tentativo di riformulazione del del ragionamento giuridico su nuove basi che tengano conto dell'esperienza delle donne, rimanendo tuttavia su un piano prevalentemente emancipazionista. L'autrice, infatti, rileva l'assenza di una politica del diritto che si ponga in continuita' con la logica delle pari opportunita' che ha prevalso nel secolo scorso.
Di segno piu' radicale, piu' in linea con il percorso che questo atelier vuole tracciare, appare invece l'obiettivo che riconduce al giusfemminismo Orsetta Giolo: lo svelamento dell'origine sessista-maschile-sessuata del diritto deve condurre ad una "riarticolazione dell'impianto teorico e pratico che regge i concetti e gli strumenti giuridici in un'ottica inclusiva delle diverse soggettivita'". Per fare cio', secondo Giolo, occorre superare la diffidenza che ha espresso, da un lato, il femminismo, in particolare quello italiano, verso il diritto e, dall'altro lato, il contesto accademico verso il femminismo. Giolo procede quindi a individuare le dimensioni che caratterizzano il giusfemminismo, distinguendo tra giusfemminismo teorico, metodologico e ideologico.
Il primo, caratterizzato da una pluralita' di elaborazioni, espressioni del femminismo di prima, seconda e terza ondata, si connota proprio per la sua molteplicita', caratteristica che e' spesso letta come segno di sua frammentazione e "irrappresentabilita'" nei termini di una teoria. Sotto il profilo metodologico Giolo valorizza l'analisi del materiale giuridico condotta svelando la falsa neutralita' delle impostazioni generalmente condivise, con la volonta' di individuare strumenti giuridici rappresentativi di tutti i soggetti, non solamente "quelli corrispondenti al parametro del cosiddetto neutro-maschile". Giolo mette in guardia infine sulla deriva ideologica di rappresentare "un'identita' femminile "essenzializzata", serialmente determinata, uniforme e condivisa da tutte le donne". Rischio in parte smorzato secondo l'autrice dalla via giurisprudenziale dei singoli casi, spesso preferita alla produzione legislativa. Alla luce delle considerazioni sul rischio di una deriva essenzialista del giusfemminismo, Giolo approfondisce il concetto della soggettivita' politica e giuridica delle donne come singole nel contesto di una societa' multiculturale ricordando, su insegnamento di Letizia Gianformaggio, le strategie volte a contrastare la soggettivita' delle donne al di fuori dei gruppi (oscurantista, assimilazionista e paternalistica dei liberali), aggiungendovi quella identitaria "che stronca sul nascere qualsiasi rivendicazione femminista rinnegando la possibilita' di un'unita' identitaria delle donne e quindi di un'unita' delle rivendicazioni delle stesse".
Il giusfemminismo, nella riflessione condotta da Giolo, mostra tutte le sue potenzialita', rivelandosi valido non solo per le donne, ma "in grado di produrre un miglioramento significativo nel modo di intendere, di applicare e di vivere il diritto stesso", infatti viene messo alla prova dal curatore quale cornice teorica e approccio metodologico per affrontare questioni specifiche, valorizzando le esperienze di ricerca, professionali e politiche delle autrici.
In tema di violenza maschile sulle donne si confrontano Barbara Spinelli e Chiara Sgarbi; Alessandra Facchi e Lucia Re rileggono il pensiero di Catherine MacKinnon interrogandosi sugli stereotipi che rischiano di generarsi dalla tematizzazione della "differenza sessuale", mentre Caterina Botti e Patrizia Borsellino affrontano le prospettive femministe nel dibattito bioetico contemporaneo e l'attenzione ai diritti delle donne nei diversi orientamenti della stessa bioetica; Brunella Casalini e Maria Giulia Bernardini dialogano sugli stereotipi che potrebbero derivare dalla pratica/etica della cura approfondendo i concetti di vulnerabilita', dipendenza e autonomia in presenza di corpi sessuati, ma anche disabili, sia nella dimensione privata, sia in quella pubblica del lavoro, della rappresentanza e delle istituzioni (Susanna Pozzolo e Rosa M. Amorevole).
L'insieme dei saggi raccolti permette di cogliere come il progetto sia nato e si sia sviluppato dalla diretta sperimentazione di una "postura di ascolto e dialogo" all'interno del personale percorso di ricerca e didattica del curatore, come pure nella dimensione pubblica del suo impegno politico. Cosi' Casadei tocca due questioni particolarmente significative per questo nostro atelier: la prima e' la dimensione della relazione di reciprocita' e orizzontalita', attitudine per lo piu' sconosciuta alle strutture tradizionali di produzione del sapere e che questo atelier si propone di indagare quale presupposto metodologico per un approccio alla ricerca innovativo; la seconda riguarda la scelta/necessita' di posizionarsi in prossimita' dell'oggetto di indagine senza neutralizzare il coinvolgimento politico individuale finalizzato a produrre mutamento sociale, in direzione del quale convergono tutte le autrici del volume, seppure con strategie non omogenee.
Rilevante, ma problematica nell'ottica di questo nostro Atelier, e' invece la distinzione che corre lungo tutta l'opera tra giusfemminismo e femminismo giuridico. Il primo, inteso come disciplina entro cui ridefinire categorie e strutture dell'ordinamento giuridico nel suo insieme, di fatto viene messo all'opera nei contributi raccolti ancora intorno ai problemi e agli interessi delle donne, per di piu' attraverso il pensiero di autrici che operano in ordinamenti giuridici diversi e nel solco di una strategia di negoziazione da attuare prevalentemente attraverso la legge (con inevitabili esiti emancipazionisti). Mentre il femminismo giuridico indica nel volume l'insieme delle posizioni del femminismo sul diritto.
Questo Atelier, invece, intende discutere e avviare ricerche intorno all'ipotesi di un femminismo giuridico inteso innanzitutto come produzione di teoria ed esperienza giuridica che, oltre a non scindersi mai, possa in se' costruire le basi di un vero e proprio approccio metodologico alla ricerca sociologica e filosofico-giuridica, nonche' all'azione giuridica senza tralasciare le implicazioni con la politica. Una teoria, in altre parole, che non appiana i conflitti e non limita gli eccessi rispetto ai confini disciplinari, invitando ad una "pratica politica costitutiva di soggetti", fertile proprio perche' eccedente ed eccessiva, con "ambizioni generali" di analisi e ricerca, dal momento che "il mondo e' attraversato dal genere e da esso organizzato" (Tamar Pitch, Sesso e genere del e nel diritto: il femminismo giuridico, in Emilio Santoro (a cura di), Il diritto come questione sociale, Giappichelli, Torino, 2010, p. 110).
Un'altra questione che sollecita un confronto urgente e' quella del concetto di eguaglianza nel suo confronto con le differenze di cultura, ma anche con le disparita' di "capacita'" dei corpi: nei contributi raccolti tale confronto avviene utilizzando quale paradigma di lettura e di risposta a quello della differenza sessuale - nella declinazione prevalentemente data dal femminismo americano "culturale" che per sexual difference indica una serie di caratteristiche e atteggiamenti considerati propri del femminile. Cosi' le molteplici differenze affrontate (tra tutte, quelle determinate dalle disabilita') risultano a loro volta costituire connotati di gruppi di soggetti che per quelle differenze si distinguono e tra loro riconoscono conducendo battaglie comuni sul piano del diritto, visto pero' di nuovo come strumento per appianare quelle stesse differenze costitutive della loro soggettivita'.
Il diritto cosi' e' chiamato non solo a farsi due, ma a moltiplicarsi all'infinito, continuando pero' a mantenere invariata la propria struttura e rispondendo solo come strategia di risoluzione di conflitti tra differenze. Uno spunto per spostare la riflessione ci viene, invece, proprio dal saggio di Giolo contenuto nel volume, che avvia un confronto con il pensiero di Letizia Gianformaggio, per la quale eguaglianza e differenza/e non solo non si escludono, "ma si implicano a vicenda, sia sul piano descrittivo che su quello normativo" (Tamar Pitch). Il punto da cui ripartire per avviare nuove riflessioni comuni e', allora, proprio questo.
6. LIBRI. LORENZA LA SPADA PRESENTA "LA GIUSTIZIA INCOMPIUTA. SENTIERI DEL POST-SOCIALISMO" DI NANCY FRASER
[Dal sito wwww.recensionifilosofiche.info riprendiamo il seguente articolo]
Nancy Fraser, La giustizia incompiuta. Sentieri del post-socialismo, Pensa MultiMedia, Lecce-Brescia 2011, pp. 271, euro 25.
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Appare per la prima volta in edizione italiana, a cura di Irene Strazzeri, un testo della filosofa e femminista Nancy Fraser che risale alla meta' degli anni Novanta e che e' ormai divenuto un classico delle teorie della giustizia. Si tratta di una raccolta di brevi saggi che si articolano attorno ai tre grandi temi cari all'autrice statunitense - il dilemma redistribuzione/riconoscimento, il concetto di sfera pubblica, il dibattito femminista - attraverso i quali si confronta direttamente o indirettamente con alcuni dei maggiori pensatori contemporanei: Juergen Habermas, John Rawls, Charles Taylor, Jacques Lacan e Judith Butler, tra gli altri.
Le riflessioni proposte nascono dal desiderio dell'autrice di ridare linfa alla riflessione in materia di giustizia sociale in un momento (gli anni Novanta) di stasi post-ideologica e di benessere diffuso nelle societa' occidentali, nel quale c'era chi gia' parlava di "fine della storia" (Fukuyama).
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La falsa antitesi redistribuzione/riconoscimento
La grande sfida che Fraser si propone e' il superamento dell'antitesi tra due grandi istanze in materia di giustizia sociale: la redistribuzione economica, fulcro delle rivendicazioni degli anni Sessanta e Settanta, e il riconoscimento identitario, che si delinea come la nuova urgenza sociale. Nel dibattito teorico queste istanze diventano i due poli incommensurabili attorno ai quali si concentrano le riflessioni in materia di giustizia sociale. Ci si trova, infatti, di fronte a due tipi (analiticamente distinti) di ingiustizia e a due tipi (all'apparenza opposti) di soluzione: da una parte l'ingiustizia economica, che porta allo sfruttamento lavorativo, alla marginalita' economica e alla deprivazione; dall'altra l'ingiustizia culturale, che si esplica attraverso forme di rappresentazione sociale e comunicativa che causano il misconoscimento delle diverse identita'. Percio', mentre la soluzione all'ingiustizia economica vorrebbe un'eliminazione delle differenze di partenza attraverso la redistribuzione, la soluzione all'ingiustizia culturale starebbe nella valorizzazione delle differenze di partenza (le differenze identitarie) mettendo in discussione il modello unico culturalmente dominante. Quello che Fraser riscontra, pero', e' che nella realta' questi due tipi di ingiustizia sono interdipendenti. Ne' la sola redistribuzione, ne' il solo riconoscimento, quindi, possono essere la vera risposta all'ingiustizia sociale.
Il dilemma se sia da ricercare la parita' o la differenza e' una questione che arriva dalla riflessione femminista e che si ripropone con grande forza anche davanti alla crisi del welfare nel capitalismo postindustriale. Un welfare costruito su un modello di famiglia tradizionale monoreddito con forme di impiego fisso (a carico degli uomini) e cura assistenziale privata (a carico delle donne) che non esiste piu' e che rischia, se non ripensato, di aprire nuove e drammatiche voragini di sfruttamento sociale (magari non piu' su base di genere, ma su base etnica o generazionale). Rimane pero' il problema se la giustizia possa trovare luogo nel cancellare le differenze (rendendo ogni cittadino un "procacciatore di reddito" universale e demandando alle istituzioni il ruolo della cura) oppure nell'impedire l'uniformazione, mantenendo la cura in ambito familiare, ma dandole una parita' di riconoscimento.
Per superare questa falsa antitesi Fraser propone "una teoria critica del riconoscimento, che identifichi e supporti soltanto quelle politiche dell'identita' che possono essere coerentemente integrate con le politiche dell'uguaglianza sociale" (p. 25).
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Una pluralita' di pubblici
Fraser tenta poi, attraverso l'introduzione del concetto di "contropubblici subalterni", una correzione del concetto di sfera pubblica.
Habermas lo aveva elaborato per delineare nel mezzo di quella che era la dicotomia classica pubblico (Stato) e privato (famiglia) un teatro di partecipazione politica e sociale dei cittadini di tipo discorsivo e razionale. Cosi' inteso pero', secondo Fraser, questo spazio rispecchierebbe un tipo di sfera pubblica europea e borghese universalizzata che non prende in considerazione altri tipi di pubblici nei quali diversi pezzi di societa' civile hanno agito, riflettuto e combattuto. Esso risulta quindi inadeguato per la critica dei limiti della democrazia nella societa' tardo-capitalista.
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Identita' sociali e teoria del discorso
Nella critica allo strutturalismo lacaniano Fraser cerca di sciogliere l'antitesi redistribuzione/riconoscimento togliendo il carattere psicologicistico alle istanze di riconoscimento identitario.
La teoria del discorso, che delinea la complessita' dei significati e delle rappresentazioni dei sistemi linguistici, nel XX secolo e' diventata di importanza centrale nell'analisi del fondamento delle identita' sociali. Secondo Fraser "riducendo il discorso al sistema simbolico, il modello strutturalista elude l'agire sociale, il conflitto sociale e la prassi" (pag. 189); il lacanismo integra lo strutturalismo con lo psicologismo freudiano, ma rimane, secondo Fraser, bloccato in una visione che reifica la struttura linguistica e nega al soggetto parlante la centralita' dell'azione nella prassi discorsiva.
Fraser ritiene invece piu' produttivo l'approccio pragmatistico alla lingua, perche' questo considererebbe la pratica significante un'azione sociale e non una rappresentazione, dove i soggetti non sono piu' sottomessi al linguaggio e agli impulsi del subconscio, ma creerebbero un sistema linguistico sociale e storicamente determinato. A quest'idea Fraser collega anche il concetto gramsciano di egemonia, ritenendo che grazie alla visione pragmatista del linguaggio sia possibile pensare ad un sovvertimento volontario del modello dominante, permettendo cosi' in concreto l'emancipazione dei gruppi discriminati su base culturale.
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Dibattito femminista
Nell'ultima parte del libro sono raccolti una serie di interventi che propongono una ricostruzione delle diverse posizioni all'interno del dibattito femminista. Fraser ne trae una prospettiva volta a integrare la filosofia della differenza (accettata, pero', solo nella sua versione antiessenzalista e decostruzionista) e le teorie socialiste.
Nuovamente il nodo si stringe tra uguaglianza e differenza, ovvero quale dei due presupposti sia condizione di democrazia. L'errore, secondo Fraser, sta nel formulare la questione sul piano politico-identitario invece che su quello economico-politico, e propone un progetto di compartecipazione dei due aspetti secondo il principio "niente riconoscimento senza redistribuzione" (p. 223).
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Una concezione bidimensionale della giustizia
In sintesi il progetto di Fraser e' quello di riconciliare le rivendicazioni di redistribuzione economica con quelle multiculturali, togliendo la radicalita' psicologista ed essenzialista al concetto di identita' culturale e valorizzando il pluralismo e le differenze all'interno della sfera pubblica. Vuole cosi' delineare "una concezione bidimensionale della giustizia che includa entrambi: redistribuzione e riconoscimento. Cercando di sintetizzare paradigmi considerati di solito antitetici, propongo una strategia per combattere simultaneamente le due maggiori forme di oppressione: la gerarchia di status (o misconoscimento) e la dominazione di classe (o cattiva redistribuzione)" (pag. 12). Queste due dimensioni, pero', non hanno lo stesso peso: il terreno della giustizia sociale rimane, secondo Fraser, la politica economica alla quale e' possibile integrare alcune istanze di riconoscimento culturale che non siano in contrasto con l'uguaglianza sociale.
La propensione per la sfera economica e l'approccio tipicamente pragmatista sono ben evidenti anche nella struttura argomentativa: non ci si immerge in una complessa stratificazione antropologico-filosofica storicamente contestualizzata (come forse si aspetterebbe il lettore europeo), ma si procede ad un'analisi che schematizza anche tramite griglie (o matrici) le diverse posizioni politico-filosofiche, traendone attraverso degli incroci le possibilita' di conflitto o di soluzione ed il grado di efficienza, in un vero e proprio calcolo di costi e benefici. Fraser, inoltre, rimane quasi sempre salda alle specifiche rivendicazioni delle categorie socialmente svantaggiate, con esempi concreti tratti dalla realta' statunitense.
Le idee proposte si sono subito inserite nel dibattito internazionale e naturalmente non sono mancate risposte e critiche, anche autorevoli e ben fondate: molto interessante e' il confronto scaturito con Axel Honneth.
Fraser nel corso degli anni ha rivisto e integrato queste sue idee, che sono comunque rimaste a fondamento del suo pensiero, ed e' lei stessa ad interrogarsi, nella prefazione all'edizione italiana, sull'attualita' di questo saggio. Da quando, dopo il crollo del muro di Berlino, ci si trovava in un momento di stasi e benessere che sembrava un definitivo punto di arrivo, il mondo occidentale e' stato stravolto soprattutto da due grandi avvenimenti: il cambiamento radicale dei conflitti geopolitici (non piu' di matrice ideologica, ma di matrice religioso-identitaria) e, attualmente, una gravissima crisi finanziaria che sta monopolizzando le paure e scoperchiando le drammatiche mancanze delle societa' tardo-capitaliste. Le minacce piu' gravi ed esplosive di queste crisi sono proprio in materia di giustizia sociale e vertono su quei nodi irrisolti di redistribuzione e riconoscimento che potrebbero degenerare in radicalizzazioni e conflitti sempre piu' profondi.
Quello che rende oggi interessante la lettura di questo libro e' che Fraser, in un momento di maturazione che appariva "finito", aveva capito che era necessario scorgere al piu' presto i limiti e le mancanze dello status quo, perche' nelle faglie di quella incompiutezza che si accontenta di una superficie in apparenza compiuta si nascondono i problemi che porteranno alla crisi.
La forza di questa riflessione e' insita nella sua natura di vero e proprio esercizio di pensiero critico: un pensiero che si puo' non condividere nelle soluzioni proposte, ma che di certo nel suo rigore, nella sua lucidita' e nella sua forza propositiva rappresenta un ottimo spunto di riflessione e di consapevolezza anche sulle radici dei problemi e delle paure piu' attuali.
7. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Annalisa Lombardi, Kafka, Centauria, Milano 2017, pp. 160, euro 4,90.
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Riletture
- T. S. Eliot, Opere. 1904-1939, Rcs, Milano 1992, 2005, pp. XXXVI + 1660.
- T. S. Eliot, Opere. 1939-1962, Rcs, Milano 1993, 2003, pp. VI + 1704.
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Riedizioni
- Paul Faure, La vita quotidiana in Grecia ai tempi della guerra di Troia, Rizzoli-Rcs, Milano 1995, 2017, pp. 352, euro 1,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
9. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2932 del 31 dicembre 2017
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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