[Nonviolenza] Nonviolena. Femminile plurale. n. 669



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Numero 669 del 27 dicembre 2017
In questo numero:
1. Gruppo di lavoro su "La nonviolenza in Italia oggi": Al Presidente della Repubblica, ringraziandola fin d'ora per l'attenzione
2. Associazione "Respirare": Al Presidente della Repubblica una preghiera
3. Scriviamo al Quirinale che dia tempo al Parlamento di deliberare l'adesione al disarmo atomico e la cittadinanza a tutti i bambini che sono nati e vivono in Italia
4. Un appello al Presidente della Repubblica
5. "Lo tempo e' poco omai che n'e' concesso". Una lettera aperta ai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati
6. Il Senato approvi la legge sullo "ius soli / ius culturae"
7. "Una persona, un voto". Un appello all'Italia civile
8. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia
9. La Casa siamo tutte. Un appello
10. Debora Nucci presenta "Questione di genere" di Judith Butler
1. APPELLI. GRUPPO DI LAVORO SU "LA NONVIOLENZA IN ITALIA OGGI": AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, RINGRAZIANDOLA FIN D'ORA PER L'ATTENZIONE
Egregio Presidente della Repubblica,
il gruppo di lavoro su "La nonviolenza in Italia oggi" si unisce a quanti l'hanno gia' sollecitata a non voler sciogliere le Camere in questi giorni natalizi, e a dare piuttosto al Parlamento il tempo di pronunciarsi su due questioni che stanno a cuore ad ogni persona di retto intendimento e di volonta' buona: l'adesione dell'Italia al Trattato Onu per la proibizione delle armi atomiche che l'intera umanita' minacciano di distruzione; e l'approvazione definitiva da parte del Senato della legge gia' approvata anni fa dalla Camera dei Deputati che riconosce che un bambino che e' nato in Italia, che vive in Italia, che studia e cresce in Italia, e' evidentemente un cittadino italiano.
Ringraziandola fin d'ora per l'attenzione,
il gruppo di lavoro su "La nonviolenza in Italia oggi"
Viterbo, 27 dicembre 2017, nel settantantesimo anniversario della promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana
Il gruppo di lavoro su "La nonviolenza in Italia oggi", composto da ricercatrici e ricercatori indipendenti che collaborano con il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e che si sono formati nei prolungati cicli di seminari di accostamento alla nonviolenza svoltisi a Viterbo e nel viterbese dagli anni Novanta e che tuttora proseguono, ha condotto tra il 2010 e il 2012 una prolungata ricerca-azione sulla nonviolenza in Italia coinvolgendo a livello nazionale centinaia di studiosi e attivisti amici della nonviolenza; tutti i materiali del lavoro svolto sono stati pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" e molti di essi sono presenti su numerosi siti internet al tema dedicati.
2. APPELLI. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA UNA PREGHIERA
Egregio Presidente della Repubblica,
ci associamo alla richiesta che lei non sciolga affrettatamente le Camere durante le festivita' natalizie, e consenta invece al Parlamento in carica di concludere in gennaio l'attuale legislatura con la deliberazione di due atti di civilta' che ogni persona sollecita del bene comune dell'umanita' fervidamente attende: l'adesione italiana al Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari; il riconoscimento della cittadinanza a tutti i bambini nati in Italia e che in Italia vivono e studiano e sono quindi del popolo italiano parte viva e generosa, e luminosa speranza di avvenire.
Grazie della sua gentile attenzione, grazie del suo impegno per la pace e i diritti di tutti gli esseri umani.
Voglia gradire i migliori auguri di buone feste,
l'associazione "Respirare"
Viterbo, 26 dicembre 2017
L'associazione "Respirare" e' stata promossa da associazioni e movimenti ecopacifisti e nonviolenti, per il diritto alla salute e la difesa dell'ambiente.
3. UN APPELLO ALLE PERSONE AMICHE. SCRIVIAMO AL QUIRINALE CHE DIA TEMPO AL PARLAMENTO DI DELIBERARE L'ADESIONE AL DISARMO ATOMICO E LA CITTADINANZA A TUTTI I BAMBINI CHE SONO NATI E VIVONO IN ITALIA
Carissime e carissimi,
vi preghiamo di voler scrivere al Presidente della Repubblica di non sciogliere prematuramente le Camere, e di dare al Parlamento il tempo necessario a deliberare l'adesione al disarmo atomico e la cittadinanza a tutti i bambini che sono nati e vivono in Italia.
Il modo piu' semplice e sicuro  per mandare messaggi al Presidente della Repubblica e' attraverso il sito www.quirinale.it nella home page cliccando in alto a destra sul simbolo della busta postale e poi compilando il modulo.
I messaggi devono essere brevi (meno di cinquemila caratteri); un possibile modello puo' essere il seguente:
"Egregio Presidente della Repubblica, 
poiche' nulla la costringe a sciogliere le Camere durante le vacanze natalizie (giacche' nulla impone che si debba andare al voto entro il mese di marzo, e come gia' in passato si puo' benissimo fissare la data delle elezioni politiche entro giugno), dia al Parlamento il tempo di deliberare su due temi di grande importanza: 1. in pro dell'adesione e della ratifica al Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari; 2. in pro del riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia e che in Italia vivono e studiano (la legge cosiddetta sullo "ius soli - ius culturae" gia' approvata anni fa dalla Camera dei Deputati che attende solo di essere confermata dal voto del Senato).
Confidando nella sua attenzione e nel suo discernimento, augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, recapito del mittente".
Facciamo sentire al Presidente della Repubblica anche la nostra voce.
Grazie dell'attenzione ed auguri di buone feste a tutte e tutti.
Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
Viterbo, 25 dicembre 2017
4. REPETITA IUVANT. UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Egregio Presidente della Repubblica,
poiche' nulla la costringe a sciogliere le Camere durante le vacanze natalizie (giacche' nulla impone che si debba andare al voto entro il mese di marzo, e come gia' in passato si puo' benissimo fissare la data delle elezioni politiche entro giugno),
dia al Parlamento il tempo di deliberare su due temi di grande importanza:
1. in pro dell'adesione e della ratifica al Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari;
2. in pro del riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia e che in Italia vivono e studiano (la legge cosiddetta sullo "ius soli - ius culturae" gia' approvata anni fa dalla Camera dei Deputati che attende solo di essere confermata dal voto del Senato).
Confidando nella sua attenzione e nel suo discernimento, augurandole ogni bene
5. REPETITA IUVANT. "LO TEMPO E' POCO OMAI CHE N'E' CONCESSO". UNA LETTERA APERTA AI PRESIDENTI DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
Al Presidente del Senato della Repubblica
alla Presidente della Camera dei Deputati
e per opportuna conoscenza:
a tutte e tutti i parlamentari italiani
a tutte e tutti i componenti del Consiglio dei Ministri
Oggetto: richiesta di impegno affinche' il Parlamento prima del termine della legislatura deliberi ed impegni il Governo all'adesione e alla ratifica del Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Gentile Presidente del Senato della Repubblica,
gentile Presidente della Camera dei Deputati,
la legislatura volge al suo termine, ma prima del suo scioglimento un atto di fondamentale importanza il Parlamento potrebbe e dovrebbe ancora compiere: deliberare ed impegnare il governo all'adesione e alla ratifica del Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Dopo Hiroshima e' a tutti finalmente evidente che non vale piu' l'antico e sciagurato motto secondo cui se vuoi la pace devi preparare la guerra; e' a tutti finalmente evidente che non vale piu' la celebre e tristissima constatazione che la guerra e' la prosecuzione della politica con altri mezzi.
Dopo Hiroshima l'umanita' sa che se prepari la guerra non vuoi la pace, perche' solo guerra e stragi e devastazioni otterrai; dopo Hiroshima l'umanita' sa che la guerra e' il contrario della politica e la catastrofe dell'umanita'.
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Gentile Presidente del Senato della Repubblica,
gentile Presidente della Camera dei Deputati,
e' per il vostro ruolo istituzionale che ci rivolgiamo a voi, ed attraverso voi a tutte le persone che in Parlamento siedono.
Come legislatori e come esseri umani non ignorate che il primo dovere e' salvare le vite.
Abolire le armi atomiche e' il primo dovere che ogni essere umano ed ogni legittima istituzione ed ogni ordinamento giuridico ha nei confronti dell'umanita' intera.
Abolire le armi atomiche ed avviare con cio' il necessario e urgente disarmo universale e' il primo punto del programma comune della politica dell'umanita'.
La repubblica italiana, che solennemente nella sua Costituzione "ripudia la guerra", non puo' essere complice delle armi atomiche che in se stesse sono gia' dittatura e guerra, e che minacciano la civilta' umana e l'umanita' stessa di estinzione.
Il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017 adempie un voto dell'umanita' intera, costituisce un passo decisivo nel cammino verso il bene comune, e' un ineludibile appello che convoca ogni persona ed ogni stato alla politica prima: la politica che salva le vite.
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Gentile Presidente del Senato della Repubblica,
gentile Presidente della Camera dei Deputati,
in questo poco tempo che resta prima della fine della legislatura, vogliate adoperarvi affinche' il Parlamento italiano si esprima affinche' l'Italia aderisca e ratifichi il Trattato Onu di proibizione delle armi atomiche del 7 luglio 2017.
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Augurandovi ogni bene
6. REPETITA IUVANT. IL SENATO APPROVI LA LEGGE SULLO "IUS SOLI / IUS CULTURAE"
Non e' possibile che un bambino ovvero una bambina, un ragazzo ovvero una ragazza, nati in Italia, cresciuti in Italia, che studiano in Italia, che vivono nella comunita', nella lingua e nella cultura italiane, possano essere ritenuti alieni: sono con tutta evidenza cittadine e cittadini italiani ancor prima di aver compiuto i diciotto anni, quando la legge vigente gia' riconosce loro il diritto di decidere di essere cittadini italiani con una semplice dichiarazione personale.
Perche' quindi continuare a umiliare e perseguitare dei bambini?
Perche' quindi continuare a negare la flagrante realta' che chi nasce e vive in Italia e' un cittadino italiano?
Ad eccezione di un'infima minoranza di pervertiti, nessuno in Italia vuole essere un persecutore di bambini.
Ad eccezione di un'infima minoranza di razzisti, nessun senatore potrebbe in scienza e coscienza negare il suo voto a una legge che prende atto della realta' e riconosce a bambine e bambini, ragazze e ragazzi, un diritto che loro appartiene: il riconoscimento giuridico del fatto inconfutabile che sono parte del popolo italiano, che sono cittadini italiani.
7. REPETITA IUVANT. "UNA PERSONA, UN VOTO". UN APPELLO ALL'ITALIA CIVILE
Un appello all'Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.
Il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto"; l'Italia essendo una repubblica democratica non puo' continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.
Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all'Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Una persona, un voto. Il momento e' ora.
8. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.
Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
9. REPETITA IUVANT. LA CASA SIAMO TUTTE. UN APPELLO
[Dalla Casa Internazionale delle Donne riceviamo e diffondiamo]
Sostegno alla Casa
lacasasiamotutte (lacasasiamotutte at gmail.com)
#lacasasiamotutte
A tutte le amiche e gli amici,
come avrai saputo dalla stampa o dalla televisione, la Casa Internazionale delle Donne ha bisogno di aiuto.
Abbiamo ricevuto moltissime dimostrazioni di affetto e vicinanza che ci hanno molto commosso, e ve ne siamo grate, ma anche siamo state sollecitate a richiedere un aiuto economico a quante, come te, ci conosce, ha lavorato nella Casa e con la Casa.
Essere luogo di riflessione politica delle donne, ospitare in modo sostenibile tante associazioni e tante attivita', costruire, produrre attivita' culturali, tenere aperto il piu' grande archivio della storia e della produzione femminista, mantenere decorosamente un edificio storico, farlo restare aperto, fruibile a disposizione delle donne e di tutta la citta', fornire servizi di assistenza, consulenza, sostegno al lavoro e alla vita delle donne e dei bambini, promuovere formazione, costa e costa molto.
Per questo ti chiediamo di contribuire alla sopravvivenza della Casa, per farla essere sempre di piu' e sempre meglio quel luogo unico a Roma, in Italia, in Europa che e' la nostra Casa Internazionale delle donne.
Ringraziandoti fin d'ora e ricordandoti che la Casa si sostiene solo con l'autofinanziamento, ti chiediamo anche di far partecipare le persone a te vicine al sostegno della Casa.
Per la donazione:
http://www.casainternazionaledelledonne.org/index.php/it/sostienici-support-us
IBAN IT38H0103003273000001384280
causale: "Donazione per la Casa Internazionale delle Donne"
10. LIBRI. DEBORA NUCCI PRESENTA "QUESTIONE DI GENERE" DI JUDITH BUTLER
[Dal sito www.recensionifilosofiche.info riprendiamo il seguente articolo]
Judith Butler, Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell'identita'. Trad. it. di Sergia Adamo, Laterza, Roma-Bari 2013, pp. 220, euro 22 (ed. or.: Gender Trouble. Feminism and the Subversion of Identity, Routledge, 1999).
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Questione di genere e' il libro con cui la filosofa americana e femminista Judith Butler propone una nuova modalita' di pensiero del genere, della sessualita', del corpo e del linguaggio. Gia' nel titolo si coglie l'intenzione di Butler di irritare e disturbare gli animi alla lettura di questo libro, presentando come illusorio cio' che fino a questo momento consideravamo reale e naturale. La stesura del testo risponde a svariati scopi, a partire dal rovesciamento della categoria dell'abietto e quindi una legittimazione delle pratiche minoritarie, escluse da cio' che viene definita la norma dominante, la matrice eterosessuale. Per sostenere le sue argomentazioni, Butler si rifa' alla French Theory, soffermandosi particolarmente sulle posizioni di Michel Foucault, Jacques Lacan, Julia Kristeva, Claude Levi-Strauss, Simone de Beauvoir, Luce Irigaray, Monique Wittig.
L'autrice sostiene che il genere ha prodotto una sessualita' normativa e tale normativita' viene interiorizzata come aspetto naturale. Per demolire la "costruzione" di tale normalita' Butler propone di destabilizzare quelle categorie dell'identita' naturalizzate dal sistema binario, uomo/donna. Con la tesi della performativita' del genere mostra come, attraverso atti ripetuti costantemente, cio' che consideravamo essenza interiore del genere venga esteriorizzata e marcata sul corpo, attraverso gesti ormai "naturalizzati". Il genere insomma, performativo, costituisce l'identita' che e' supposto essere, funge cioe' da marcatura. Nell'affermare che il genere e' costruito culturalmente suggerisce un certo determinismo dei suoi significati iscritti sui corpi, laddove tali corpi sono intesi come destinatari passivi di una legge culturale inesorabile. Cosi' il genere finisce per apparire fisso e determinato e il corpo come un medium passivo ( p. 15) marchiato dal genere.
La sessualita' che viene considerata culturalmente costruita all'interno di relazioni di potere, non lascia spazio all'ipotesi di una sessualita' normativa all'infuori di queste. Ecco che Butler si concentra a ripensare le possibilita' sovversive che si aprono per la sessualita' e l'identita' entro i termini stessi del potere (p. 47). Il suo tentativo di denaturalizzare il genere nasce dalla "radicata" assunzione dell'eterosessualita' come presupposto naturale e norma obbligatoria su cui costruire l'identita' e la sessualita'. Giunge cosi' alla sua tesi, ripresa da Foucault, che il sesso non e' una causa originaria, per cui vale la regola nel dire che se si e' di un sesso non lo si e' di un altro, ma va inteso come effetto di un processo storico in cui l'identita' si costruisce.
Il potere eterosessista, basandosi sulla ripetizione costante della sua logica (chiamata, infatti, performativita'), suggerisce che tale ripetizione possa persistere, quale riproduzione culturale dell'identita'; cosi' il genere rimane essere una serie di atti ripetuti che si svolgono nel tempo per produrre l'apparenza di una sostanza, o meglio l'illusione di un certo essere naturale. Butler si chiede percio' quale ripetizione sovversiva potrebbe mettere in questione la pratica che regolamenta l'identita' stessa. Per l'autrice una risposta puo' essere indicata dalla celebre frase di Simone de Beauvoir, contenuta ne Il secondo sesso: Donna non si nasce, ma lo si diventa, in cui "donna" sta ad indicare un termine in progress, un divenire e un costruire continuo e che, in quanto pratica discorsiva, sempre in corso, e' aperta all'intervento e alla ri-significazione.
Per poter andare a fondo alla questione di come il genere sia stato costruito, Butler ricorre allo sguardo strutturalista di Levi-Strauss e alle prospettive psicoanalitiche di Freud e Lacan, con cui dimostra il passaggio da una sessualita' libera ad una realizzazione artificiosa di eterosessualita'. Utilizza l'antropologia di Levi-Strauss per spiegare come la dicotomia natura/cultura abbia influenzato nella determinazione dei ruoli sociali uomo/donna: cosi' come la cultura impone un significato alla natura e la trasforma in Altro per appropriarsene, successivamente, la natura viene identificata nel sesso femminile e percio' subordinata alla cultura, associata al sesso maschile. Nel sistema di parentela di Levi-Strauss e' l'istituzione del matrimonio che consolida e lega i diversi clan nel sistema esogamico. La donna percio' non viene considerata come identita', ma come oggetto di scambio. Tutto questo perche' alla base del sistema vi e' una legge che proibisce l'incesto, e quindi anche l'omosessualita', permettendo l'allargamento familiare. Segue un'analisi del discorso di Lacan che verte sull'essere e l'avere il fallo. Egli parla di "mascherata", ovvero il sembrare di avere, che funge da protezione e da mascheramento della mancanza. In Lacan, la maschera e' incorporazione della melanconia, ovvero l'assunzione di attributi di un oggetto/Altro perduto. Tanto che Freud basa la formazione dell'io e del carattere proprio sul meccanismo della melanconia: la perdita dell'altro viene superata attraverso un atto di identificazione, acquisendo una vera e propria identita'. Nel tabu' dell'incesto il divieto gioca un ruolo fondamentale per l'identificazione: la perdita dell'oggetto amato e' dettato dal divieto, e tale perdita viene colmata dal meccanismo della melanconia.
L'identificazione del genere, percio', e' un certo tipo di melanconia, in cui il sesso dell'oggetto proibito viene interiorizzato come divieto. Questo divieto regola l'identita' di genere: se la risposta malinconica alla perdita dell'oggetto dello stesso sesso consiste nell'incorporare e anche diventare quell'oggetto, allora l'identita' di genere non e' altro che l'interiorizzazione di un divieto, che si rivela come cio' che da' forma all'identita'. Seguendo la favola edipica si puo' vedere come si possa creare un legame omosessuale che va man mano rimosso. Omosessualita' e bisessualita', considerate due predisposizioni libidiche primarie, non sono qualcosa di esterno alla nostra cultura, anzi ne fanno parte ma con l'unica differenza che vengono collocate nella "zona invivibile e inabitabile della vita sociale", come Butler descrivera' successivamente nel suo libro Corpi che contano, perdendo cosi' ogni rilevanza all'interno della cultura dominante. Pertanto l'eterosessualita' non e' altro che la graduale costruzione basata sulla rimozione della bisessualita' e dell'omosessualita'.
Una volta che Butler realizza che il sesso non e' altro che una significazione attuata in modo performativo, passa alla considerazione del corpo non come superficie che attende la significazione ma come serie di confini, individuali e sociali, capace di sovvertire i significati del genere. I corpi, i ruoli sessuali e le differenze consistono in atti e gesti ripetuti e nel ripeterli ed assorbirli noi stessi veniamo da essi prodotti, "performati". In questo contesto pero' i modelli "naturali" e "normali" di sessualita' possono venire contestati da strategie di travestimento e di parodia. Butler menziona la performance del drag, presentando la doppia illusione interno/esterno che Esther Newton descrive nel suo libro Mother Camp: Female Impersonators in America (Chicago, 1972): l'aspetto esteriore e' femminile, mentre l'essenza interiore (il corpo) e' maschile; allo stesso tempo e' simbolo dell'inversione opposta: l'aspetto esteriore (il corpo) e' maschile, ma l'essenza interiore (il mio se') e' al femminile. Il drag ci dice che l'apparenza e' illusione e allo stesso tempo, nell'imitare il genere, rivela la struttura imitativa del genere stesso. Si approda all'ultima battuta della trattazione in cui si afferma che il genere non sia altro che un'imitazione senza un'origine.
Per quanto Questione di genere sia un testo che fa parte del femminismo, rappresenta allo stesso tempo una sovversione dello stesso: la critica, che Butler rivolge al femminismo, consiste nel fatto che la differenza sessuale non e' un dato, ne' premessa ne' fondamento su cui costruire una teoria femminista; il suo errore piu' grande sta nel considerare il genere un'identita' stabile e non un'identita' costruita debolmente nel tempo attraverso atti ripetuti. E' questo il concetto su cui Butler vuole far leva per un primo passo verso il cambiamento: una ripetizione sovversiva che distrugga cio' di cui le identita' si sono alimentate finora. La soluzione quindi non va trovata esternamente al problema o in contrapposizione al problema, ma all'interno della discussione stessa.
Rimane pero' in sospeso cosa e quali strategie siano necessarie per denaturalizzare il genere. Butler ha sicuramente fornito un vasto supporto al suo pensiero e non solo grazie alla letteratura femminista, ma anche grazie alle sue intuizioni e alla sua esperienza diretta. Con questo libro ha colto nel segno conquistando un pubblico vasto, grazie soprattutto alla sua scrittura che sconvolge radicalmente la persona e cattura la sua attenzione, nonostante l'argomento sia di per se' complesso. Nel suo intento di voler ri-concettualizzare l'identita' come effetto, cioe' come prodotto di una cultura, apre la possibilita' a considerare le categorie dell'identita' non come fisse ne' fondative, ma come un processo e un atto che non si conclude mai. Sicuramente, all'interno del testo, i temi e gli argomenti che Butler ha presentato non sembrano venir totalmente chiariti dall'autrice, lasciando quindi al lettore la curiosita' e l'amaro in bocca; ma d'altro canto il suo "non voler mai concludere" un pensiero rappresenta anche quell'essere in continua "costruzione" e aperto alle possibilita' che sembra essere il punto nodale dell'identita' secondo il pensiero butleriano.
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Numero 669 del 27 dicembre 2017
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