[Nonviolenza] Nonviolenza. Femminile plurale. 656



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Numero 656 del 12 dicembre 2017

In questo numero:
1. Beatrice Fihn: Discorso di ricezione del Premio Nobel per la Pace
2. A Padova la Carovana per il disarmo nucleare promossa dalla Wilpf
3. Wilpf: Chi siamo
4. Wilpf: Un profilo di Rosa Genoni
5. Wilpf: Un profilo di Maria Bajocco Remiddi
6. Wilpf: Un profilo di Giovanna Pagani
7. La Casa siamo tutte. Un appello

1. HIC ET NUNC. BEATRICE FIHN: DISCORSO DI RICEZIONE DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE
[Dal sito di "Pressenza" (www.pressenza.com). Domenica 10 dicembre 2017 l'Ican ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo lavoro, volto a garantire un trattato sul divieto delle armi nucleari. L'Ican "riceve il premio per il suo lavoro finalizzato a portare l'attenzione sulle catastrofiche conseguenze di qualsiasi uso delle armi atomiche e per i suoi sforzi fondamentali per giungere a un trattato che proibisca tali armi", aveva scritto a ottobre il presidente del comitato del Nobel nelle motivazioni dell'assegnazione del premio alla Ong. Beatrice Fihn ha ricevuto il premio a nome della ong Ican - International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (di cui e' direttrice esecutiva), insieme a Setsuko Thurlow (il cui discorso di ricezione del Nobel abbiamo pubblicato ieri). Traduzione dall'inglese di Matilde Mirabella]

Vostre Maesta',
membri del Comitato Nobel norvegese,
stimati ospiti,
oggi e' un grande onore accettare il Premio Nobel per la Pace 2017 a nome delle migliaia di persone ispiratrici che hanno preso parte alla Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari (Ican).
Insieme abbiamo portato la democrazia al disarmo e stiamo ridando forma alla legge internazionale.
Piu' di tutti ringraziamo umilmente il Comitato Nobel norvegese per aver riconosciuto il nostro lavoro e aver dato impulso alla nostra cruciale causa.
Vogliamo dare riconoscimento a coloro che hanno donato cosi' generosamente a questa campagna il loro tempo e le loro energie.
Vogliamo ringraziare i coraggiosi ministri degli esteri, i diplomatici, la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, i funzionari delle Nazioni Unite, gli accademici e gli esperti con i quali abbiamo collaborato per avanzare nel nostro obiettivo comune.
E ringraziamo tutti coloro che si impegnano per debellare dal mondo questa terribile minaccia.
In dozzine di luoghi del mondo - dentro silos con missili sepolti nella nostra terra, su sottomarini che navigano attraverso i nostri oceani, e a bordo di aerei che volano in alto nei nostri cieli - si trovano 15.000 oggetti di distruzione dell'umanita'.
Forse e' l'enormita' di questo fatto, forse e' l'inimmaginabile scala delle conseguenze, che porta molti semplicemente ad accettare questa truce realta', a continuare con le proprie vite quotidiane senza pensare ai folli strumenti che ci circondano.
Perche' e' follia permettere a noi stessi di essere governati da queste armi. Molti dei critici di questo movimento insinuano che siamo noi quelli irrazionali, gli idealisti senza criterio di realta'. Quegli stati dotati di armi nucleari non molleranno mai le loro armi.
Ma noi rappresentiamo la sola scelta razionale. Rappresentiamo quelli che rifiutano di accettare le armi nucleari come ospiti fissi del nostro mondo, quelli che rifiutano di tenere il proprio destino legato a poche righe di un codice di lancio.
La nostra e' la sola realta' possibile. L'alternativa e' impensabile.
La storia delle armi nucleari avra' una fine, e dipende da noi quale sara' questa fine.
Sara' la fine delle armi nucleari, o sara' la nostra fine?
Una di queste cose accadra'.
L'unica via di azione razionale e' quella di smettere di vivere nella condizione per cui la nostra distruzione reciproca dipende da un mero capriccio impulsivo.
Oggi io voglio parlare di tre cose: paura, liberta' e futuro.
Per ammissione di coloro stessi che le posseggono, la reale utilita' delle armi nucleari sta nella loro abilita' nel provocare paura. Quando fanno riferimento al loro effetto "deterrente", i sostenitori delle armi nucleari celebrano la paura come arma di guerra. Si gonfiano il petto dichiarandosi pronti a sterminare, in un lampo, innumerevoli migliaia di vite umane.
Il Premio Nobel William Faulkner, accettando il suo premio nel 1950, disse: "Rimane solo la questione di quando mi faranno saltare in aria". Ma da allora, questa paura universale ha lasciato il posto a qualcosa di ancora piu' pericoloso: la negazione.
Andata e' la paura dell'Armageddon in un istante, andato e' l'equilibrio tra due blocchi che e' stato utilizzato come giustificazione per la deterrenza, andati sono i rifugi dalle piogge radioattive.
Ma una cosa rimane: le migliaia e migliaia di testate nucleari che ci hanno riempiti di questa paura.
Il rischio per l'uso delle armi nucleari e' oggi anche maggiore che alla fine della guerra fredda. Ma a differenza della guerra fredda, oggi ci troviamo di fronte a molti piu' Stati dotati di armi nucleari, a terroristi e a guerre cibernetiche. Tutto questo ci rende meno sicuri.
Imparare a vivere con la cieca accettazione di queste armi e' stato il nostro grande errore seguente.
La paura e' razionale. La minaccia e' reale. Abbiamo evitato la guerra nucleare non grazie a una prudente leadership, ma per pura fortuna. Prima o poi, se non agiamo, la nostra fortuna si esaurira'.
Un momento di panico o di disattenzione, un commento frainteso o un ego ferito, potrebbero facilmente condurci all'inevitabile distruzione di intere citta'. Un'escalation militare calcolata potrebbe portare all'assassinio indiscriminato di massa di civili.
Se si utilizzasse solo una piccola parte delle armi nucleari odierne, fumo e fuliggine delle tempeste di fuoco si depositerebbero in alto nell'atmosfera - raffreddando, oscurando e prosciugando la superficie terrestre per oltre un decennio.
Eliminerebbero le colture alimentari, mettendo a rischio per fame miliardi di persone.
Eppure continuiamo a vivere nella negazione di questa minaccia esistenziale.
Ma Faulkner nel suo discorso al Nobel ha anche lanciato una sfida a coloro che sono venuti dopo di lui. Solo in quanto voce dell'umanita', ha detto, possiamo sconfiggere la paura, possiamo aiutare l'umanita' a resistere.
Il compito di Ican e' di essere quella voce. La voce dell'umanita' e delle leggi umanitarie; far sentire la propria voce per conto dei civili. Dare voce a quella prospettiva umanitaria e' il modo in cui creeremo la fine della paura, la fine della negazione. E in definitiva, la fine delle armi nucleari.
Questo mi porta al secondo punto: la liberta'.
Come hanno affermato su questo palco, nel 1985, i Medici internazionali per la prevenzione della guerra nucleare, la prima organizzazione in assoluto contro le armi nucleari a vincere questo premio: "Noi medici dichiariamo l'indignazione del tenere in ostaggio il mondo intero. Protestiamo per l'oscenita' morale in baase alla quale ognuno di noi e' continuamente minacciato dall'estinzione".
Queste parole suonano ancora vere nel 2017.
Dobbiamo rivendicare la liberta' di non vivere la nostra vita come ostaggi dell'imminente annientamento.
Gli uomini - non le donne! - hanno creato le armi nucleari per controllare altri, ma invece siamo noi ad essere controllati da queste.
Ci hanno fatto false promesse: che rendendo cosi' impensabili le conseguenze dell'uso di queste armi, qualsiasi conflitto sarebbe risultato inattuabile; che ci avrebbe liberati dalla guerra.
Ma, lungi dall'impedire la guerra, queste armi ci hanno portato piu' volte sull'orlo del conflitto durante tutta la guerra fredda. E in questo secolo, queste armi continuano ad avvicinarci alla guerra e al conflitto.
In Iraq, Iran, Kashmir, Corea del Nord. La loro esistenza spinge altri a unirsi alla corsa nucleare. Non ci tengono al sicuro, causano conflitti.
Come lo stesso premio Nobel per la pace Martin Luther King Jr le ha definite da questo palco nel 1964, queste armi sono "sia genocide che suicide".
Sono la pistola del folle puntata permanentemente alla nostra tempia. Queste armi avrebbero dovuto tenerci liberi, ma ci negano le nostre liberta'.
E' un affronto alla democrazia essere governati da queste armi. Ma sono solo armi. Sono solo strumenti. Cosi' come sono state create dal contesto geopolitico, possono essere distrutte altrettanto facilmente collocandole in un contesto umanitario.
Questo e' il compito che Ican si e' prefissata - e il terzo punto di cui vorrei parlare, il futuro.
Oggi ho l'onore di condividere questo palco con Setsuko Thurlow, che ha scelto come proposito della sua vita quello di portare il testimone dell'orrore della guerra nucleare.
Lei e gli hibakusha all'inizio della storia erano li', e la nostra sfida collettiva e' di assicurarci che siano testimoni anche della sua fine.
Loro rivivono quel doloroso passato, ancora e ancora, perche' noi possiamo creare un futuro migliore.
Ci sono centinaia di organizzazioni che insieme, come Ican, stanno compiendo grandi passi avanti verso quel futuro.
Ci sono migliaia di instancabili attivisti che ogni giorno, in tutto il mondo, lavorano per raccogliere questa sfida.
Ci sono milioni di persone in tutto il mondo che si sono erse, spalla a spalla con quegli attivisti, per mostrare ad altre centinaia di milioni che un futuro diverso e' davvero possibile.
Chi afferma che quel futuro non e' possibile deve togliersi dal cammino di coloro che lo rendono una realta'.
Come culmine di questo sforzo popolare, attraverso l'azione della gente comune, quest'anno l'ipotetico e' avanzato verso il reale con 122 nazioni che hanno negoziato e concluso un trattato Onu per bandire queste armi di distruzione di massa.
Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari rappresenta il sentiero da seguire in un momento di grande crisi globale. E' una luce in un periodo di buio.
E piu' ancora, ci da' una scelta.
Una scelta tra due finali: la fine delle armi nucleari o la nostra fine.
Non e' ingenuo credere nella prima possibilita'. Non e' irrazionale pensare che gli stati nucleari possano disarmarsi. Non e' idealistico credere nella vita che supera la paura e la distruzione; e' una necessita'.
Siamo tutti di fronte a questa scelta. E faccio appello a tutte le nazioni perche' aderiscano al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.
Stati Uniti, scegliete la liberta' piuttosto che la paura.
Russia, scegliete il disarmo piuttosto che la distruzione.
Gran Bretagna, scegliete la regola della legge piuttosto che l'oppressione.
Francia, scegliete i diritti umani piuttosto che il terrore.
Cina, scegliete la ragione piuttosto che l'irrazionalita'.
India, scegliete il senso piuttosto che il nonsenso.
Pakistan, scegliete la logica piuttosto che l'Armageddon.
Israele, scegliete il senso comune piuttosto che l'annientamento.
Corea del Nord, scegliere la saggezza piuttosto che la rovina.
Alle nazioni che credono di essere al riparo sotto l'ombrello delle armi nucleari, sarete complici della vostra stessa distruzione e della distruzione di altri in vostro nome?
A tutte le nazioni: scegliete la fine delle armi nucleari piuttosto che la nostra fine!
Questa e' la scelta che il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari rappresenta. Unitevi a questo Trattato.
Noi cittadini viviamo sotto l'ombrello delle menzogne. Queste armi non ci tengono al sicuro, stanno contaminando la nostra terra e la nostra acqua, avvelenando i nostri corpi e tenendo in ostaggio il nostro diritto alla vita.
A tutti i cittadini del mondo: state con noi e chiedete ai vostri governi di schierarsi con l'umanita' e di firmare questo trattato. Non ci fermeremo fino a quando tutti gli Stati non avranno aderito, dalla parte della ragione.
Oggi nessuna nazione si vanta di essere uno Stato dotato di armi chimiche.
Nessuna nazione sostiene che sia accettabile, in circostanze estreme, usare il gas nervino sarin.
Nessuna nazione proclama il diritto di scatenare sul suo nemico la peste o la polio.
Questo perche' sono state stabilite norme internazionali, le percezioni sono cambiate.
E ora, alla fine, abbiamo un'inequivocabile norma contro le armi nucleari.
Enormi passi avanti non cominciano mai con un accordo universale.
Con ogni nuovo firmatario e con il passare degli anni, questa nuova realta' prendera' piede.
Questa e' la via da seguire. C'e' un solo modo per impedire l'uso di armi nucleari: proibirle ed eliminarle.
Le armi nucleari, come le armi chimiche, le armi biologiche, le munizioni a grappolo e le mine antiuomo, ora sono illegali. La loro esistenza e' immorale. La loro abolizione e' nelle nostre mani.
La fine e' inevitabile. Ma questa fine sara' la fine delle armi nucleari o la nostra fine? Dobbiamo sceglierne una.
Siamo un movimento per la razionalita'. Per la democrazia. Per la liberta' dalla paura.
Siamo attivisti di 468 organizzazioni che lavorano per salvaguardare il futuro, e rappresentiamo la maggioranza morale: i miliardi di persone che scelgono la vita anziche' la morte, che insieme vedranno la fine delle armi nucleari.
Grazie.

2. CRONACHE DELLA CAROVANA. A PADOVA LA CAROVANA PER IL DISARMO NUCLEARE PROMOSSA DALLA WILPF
[Dal sito di "Pressenza" (www.pressenza.com)]

La Carovana per il disarmo nucleare promossa dalla Wilpf si e' fermata anche a Padova accolta dalle Donne in Nero e dal Centro culturale Pandora. Grazie anche al Patrocinio concesso dall'Amministrazione Comunale, che nel corso del Consiglio Comunale del 28 novembre ha  approvato a maggioranza la mozione "Italia ripensaci" invitando il Governo italiano a firmare e ratificare Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, e' stato possibile allestire in una cornice molto suggestiva, il cortile pensile del Palazzo Comunale, la mostra della Wilpf: 13 pannelli ricchi di documentazione che ripercorrono la storia del nucleare dalla seconda guerra mondiale ad oggi nel mondo e in Italia.
In un'altra sala dello stesso palazzo si e' tenuta una interessante conferenza su "Donne e disarmo nucleare". La relatrice, professoressa Bruna Bianchi, docente di Storia delle donne all'Universita' di Venezia e iscritta alla Wilpf, intrecciando il tema del nucleare con quello ambientale, ha presentato una carrellata di movimenti spontanei e/o organizzati di donne, che si sono mosse contro gli armamenti nucleari e i loro effetti e di figure di scienziate attivamente impegnate sul piano sia accademico che politico sullo stesso tema.
Dall'impegno contro il nucleare della Wilpf e delle sue scienziate fin dal 5 agosto 1945 a seguito del bombardamento di Hiroshima e dalle loro prime ricerche sui danni sulla salute infantile dovuti al deposito dello stronzio 90 nelle ossa alla Carovana della Pace del 1958, organizzata da Dora Russel che, partita da Edimburgo con dodici compagne, dopo aver toccato vari paesi ed aver incontrato le/i pacifiste/i di numerose citta', e' arrivata fino a Mosca, al movimento assolutamente spontaneo di donne statunitensi, Women Strike for Peace, la piu' parte casalinghe, che comunicando fra loro per telefono o per lettera hanno coinvolto 500.000 donne in uno sciopero contro le sperimentazioni nucleari, che avevano provocato l'avvelenamento da stronzio 90 del latte in tutto il paese, e nel boicottaggio del latte. Per arrivare alla grande manifestazione del 1980 al Pentagono di protesta contro il nucleare ma anche contro il razzismo e la violenza maschile domestica, animata da una importante drammaturgia: quattro enormi fantocci simbolici di diversi colori, nero (lutto), rosso (rabbia), giallo (indignazione), bianco (disobbedienza), che ha dato inizio al pensiero ecofemminista. Per concludere con la straordinaria esperienza di Greenham Common Women's Peace Camp, campo fangoso presso la base di Greenham, vicino a Londra, dove dovevano essere installati missili nucleari intercontinentali. Per otto anni continuativamente, dal 1981 al 1989 , le donne circondavano con i loro corpi la base, tagliavano ripetutamente i reticolati o si legavano ad essi oppure li decoravano con loro oggetti di uso quotidiano, perfino un servizio da te'. Nel frattempo usciva in libreria nel 1962 il libro di Rachel Carson, "Primavera silenziosa", comunemente ritenuto una sorta di manifesto antesignano del movimento ambientalista che descrive a partire da ricerche e analisi scientifiche i danni irreversibili del Ddt e dei fitofarmaci in genere sia sull'ambiente che sugli esseri umani. In esso, fra l'altro, la Carson pone la questione della democrazia ovvero di chi ha il diritto di decidere dell'avvelenamento dell'ambiente inventando, solo per tranquillizzare e anestetizzare l'opinione pubblica, tassi di inquinamento "compatibili con la salute pubblica" che in realta' provocano un avvelenamento lento. Di seguito, la pediatra australiana Helen Caldicott, autrice di "Follia nucleare", che attualmente organizza e istruisce in America i medici sui danni del nucleare e dei cambiamenti climatici; la fisica italiana Elisabetta Donini con il suo "La nube e il limite" che analizza criticamente lo sviluppo della scienza in rapporto alla societa', con uno sguardo particolare all'intreccio tra scienza, genere e donne; l'epidemiologa Rosalie Bertell e i suoi profetici scritti, tra cui "Il pianeta Terra", "Arma di guerra" e "Nessun danno immediato" che vuole essere una forte critica alle soglie di contaminazione; l'economista e sociologa austriaca Claudia von Werlhof e il Movimento Planetario per la Madre Terra, da lei fondato, chiedono che i cittadini siano informati su quello che fanno i militari. Le note di una delle numerosissime canzoni nate nel Greenham Camp hanno concluso la relazione.
Un intervento ricco di informazioni e di spunti di riflessione che ha ridato peso e valore all'impegno delle donne, come sempre poco conosciuto, e dovrebbe percio' circolare in ambienti molto piu' ampi di quello degli "addetti ai lavori".

3. ESPERIENZE. WILPF: CHI SIAMO
[Dal sito della Wilpf-Italia (www.wilpfitalia.wordpress.com)]

Chi siamo
Il 28 aprile 1915, per la prima volta nella storia, piu' di mille donne provenienti da dodici paesi dell'Europa e dell'America si riuniscono in Olanda all'Aja in un Congresso Internazionale, per opporsi alla prima guerra mondiale in corso.
Tra le delegate all'Aja anche una donna italiana, Rosa Genoni, che sara' molto attiva a Milano.
Al termine del Congresso viene istituito il Comitato Internazionale delle Donne per la Pace e la Liberta' che, successivamente, nel 1919 si trasforma nella  Women's International League for Peace and Freedom (Lega Internazionale di Donne per la Pace e la Liberta'), la prima organizzazione internazionale di donne per la pace che oggi e' presente in tutti i continenti.
La finalita' della Wilpf e' quella di riunire donne di differenti tendenze politiche e filosofiche che vogliono studiare, far conoscere e aiutare ad abolire le cause politiche, sociali, economiche e psicologiche della guerra, e lavorare per la pace.
Ogni anno la Wilpf offre tre borse di studio della durata di undici mesi per giovani donne (21/30 anni) nei campi del Disarmo, dello Sviluppo/Ambiente e dei Diritti Umani.
Nella sua lunga storia annovera tre donne Premi Nobel:
- Jane Addams, Prima Presidente Internazionale Wilpf, Premio Nobel per la Pace 1931;
- Emily Green Balch, Prima Segretaria Internazionale Wilpf, Premio Nobel per la Pace 1946;
- Rita Levi Montalcini, Socia Onoraria Wilpf Italia, Premio Nobel per la Medicina 1986.
La Wilpf e' una Ong Internazionale con  status consultivo presso l'Onu e dunque con rappresentanza permanente presso: Ecosoc, Unicef, Unesco, Fao, Oil.
*
La Wilpf-Italia.
All'inizio del '900 la storia della Wilpf in Italia e' legata a due donne: Rosa Genoni (delegata al Congresso Internazionale dell'Aja 1915)che forma un gruppo Wilpf a Milano e Anita Dobelli-Zampetti che ne forma un altro a Roma. Purtroppo la mancanza di coordinamento tra i due gruppi e la forte opposizione governativa pregiudicheranno in tempi brevi l'esistenza dell'associazione in Italia.
Successivamente, a cavallo degli anni '60, Maria Baiocco Remiddi e Marina Della Seta coordineranno un nuovo gruppo Wilpf a Roma, ma breve sara' la sua durata nel tempo.
La ricostituzione della Wilpf Italia risale al Febbraio 1989, per iniziativa di Giovanna Pagani (attuale Presidente onoraria), con uno specifico impegno nei seguenti campi:
- Disarmo e promozione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu n. 1325;
- Educazione per la pace e l'intercultura;
- Diritti dei bambini e delle donne con particolare riferimento all'empowerment femminile e alle politiche di pari opportunita';
- Prevenzione della violenza di genere;
- Ambiente e sua tutela;
- Democratizzazione dell'Onu.

4. MAESTRE. WILPF: UN PROFILO DI ROSA GENONI
[Dal sito della Wilpf-Italia (www.wilpfitalia.wordpress.com)]

Rosa Genoni (Tirano, 1867 - Varese, 1954) e' stata una stilista italiana, nonche' attivista contro la guerra e giornalista socialista. Vive prevalentemente a Milano.
Sarta, giornalista, insegnante alla Societa' Umanitaria di Milano, femminista ante litteram, tenne a Milano, nel 1914, una conferenza dal titolo "La donna e la guerra", in cui si appellava alle donne affinche' rafforzassero il fronte per la pace. Fu la delegata italiana della Women's International League for Peace and Freedom (Wilpf) e fece parte del gruppo di donne capeggiate da Jane Addams e Aletta Jacobs che nel 1915 incontro' i ministri degli esteri di Austria-Ungheria, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Svizzera per proporre la realizzazione di una commissione di esperti per la cessazione della Grande guerra.
Fervente oppositrice del regime fascista, collaboro' come inviata alll'"Avanti!" e si impegno' per il miglioramento delle condizioni di lavoro femminili. La Wilpf in Italia negli anni '20 ricevette da lei un forte impulso, ricordato in varie opere sue, o che di lei parlano.
La sua personalita' poliedrica e vivace le ha consentito di imprimere il suo segno sia nel settore della moda femminile (opere dedicate alla "filosofia della moda") che nell'impegno politico per la pace e per i diritti delle donne (scuole estive a Varese, poi, con l'avvento del fascismo, in Svizzera).

5. MAESTRE. WILPF: UN PROFILO DI MARIA BAJOCCO REMIDDI
[Dal sito della Wilpf-Italia (www.wilpfitalia.wordpress.com)]

Maria Bajocco Remiddi e' vissuta a Roma (1911-1998) dove ha compiuto gli studi classici e si e' laureata in lettere moderne.
Colpita dalle atrocita' della seconda guerra mondiale, ha maturato la sua coscienza di pacifista, e nel 1947 ha partecipato al Congresso dell'Entente Mondiale des Femmes pour la Paix, tenutosi a Parigi, entrando in contatto con donne e organizzazioni pacifiste di tutto il mondo.
Nel 1946 fonda l'Aimu, "Associazione Internazionale Madri Unite per la Pace", composta di sole donne con l'unico fine di promuovere la pace, che in seguito, grazie alla sua opera costante e della sua collaboratrice Marina Della Seta, confluisce nella Wilpf.
Ha continuato ad operare in ambito internazionale come funzionaria dell'Unesco, dove per trenta anni ha diretto l'edizione italiana della rivista mensile "Il Corriere Unesco". Si e' dedicata anche ad altre attivita' culturali e ha pubblicato scritti di pedagogia e di narrativa. Sposata con un medico, ha avuto tre figlie e tre nipoti.
Al suo impegno e alla sua attivita' e' stato dedicato uno studio a cura della dottoressa Anna Scarantino, Franco Angeli Editore, "Donne per la Pace - Maria Bajocco Remiddi e l'Associazione Internazionale Madri Unite per la pace nell'Italia della guerra fredda".

6. MAESTRE. WILPF: UN PROFILO DI GIOVANNA PAGANI
[Dal sito della Wilpf-Italia (www.wilpfitalia.wordpress.com)]

Giovanna Pagani e' nata Piacenza il 19 novembre 1950. Vive con la figlia a Livorno.
Determinante nella sua formazione il soggiorno in Costarica dove dal 1986 al 1989 si e' dedicata a tempo pieno a un progetto di educazione per la pace. E' cofondatrice del Ciep (Comitato Internazionale Educazione per la Pace) e coautrice del libro "Il bambino e la pace" (1990).
Frequentando Olga Bianchi, allora vicepresidente della Wilpf, rimane affascinata da questa associazione di donne che coglie l'importanza del disarmo mondiale ai fini del pieno raggiungimento dei diritti umani per tutti e tutte.
Ritornata in Italia nel 1989, ritiene importante ricostituire la sezione Italiana della Wilpf, che dopo l'iniziativa di Rosa Genoni (anni '20) e Maria Bajocco Remiddi (anni '50-'60) era andata affievolendosi.
La rinascita di Wilpf-Italia e' sostenuta da un gruppo significativo di donne attive in diversi ambiti per l'affermazione delle donne nel mondo, tra queste, Rita Levi Montalcini, Franca Rame, Tina Lagostena Basso, Adriana Zarri, Miriam Pellegrini Ferri, Ada Donno, per anni presidente della nuova Wilpf-Italia. Attualmente Giovanna Pagani e' presidente onoraria della Wilpf-Italia.
Ha specifiche competenze in campo psico-pedagogico. E' coautrice del libro Intelligenza emozionale e coscienza. Una didattica del cervello (1998).
Dal 2007 e' curatrice a Livorno del progetto Wilpf-Italia "Donne del mondo salvate dall'oblio" che si caratterizza per la promozione di incontri tra studenti e studentesse delle scuole superiori e donne che nel mondo sono protagoniste di lotte per i diritti umani.

7. SOLIDARIETA'. LA CASA SIAMO TUTTE. UN APPELLO
[Dalla Casa Internazionale delle Donne riceviamo e diffondiamo]

Sostegno alla Casa
lacasasiamotutte (lacasasiamotutte at gmail.com)
#lacasasiamotutte
A tutte le amiche e gli amici,
come avrai saputo dalla stampa o dalla televisione, la Casa Internazionale delle Donne ha bisogno di aiuto.
Abbiamo ricevuto moltissime dimostrazioni di affetto e vicinanza che ci hanno molto commosso, e ve ne siamo grate, ma anche siamo state sollecitate a richiedere un aiuto economico a quante, come te, ci conosce, ha lavorato nella Casa e con la Casa.
Essere luogo di riflessione politica delle donne, ospitare in modo sostenibile tante associazioni e tante attivita', costruire, produrre attivita' culturali, tenere aperto il piu' grande archivio della storia e della produzione femminista, mantenere decorosamente un edificio storico, farlo restare aperto, fruibile a disposizione delle donne e di tutta la citta', fornire servizi di assistenza, consulenza, sostegno al lavoro e alla vita delle donne e dei bambini, promuovere formazione, costa e costa molto.
Per questo ti chiediamo di contribuire alla sopravvivenza della Casa, per farla essere sempre di piu' e sempre meglio quel luogo unico a Roma, in Italia, in Europa che e' la nostra Casa Internazionale delle donne.
Ringraziandoti fin d'ora e ricordandoti che la Casa si sostiene solo con l'autofinanziamento, ti chiediamo anche di far partecipare le persone a te vicine al sostegno della Casa.
Per la donazione:
http://www.casainternazionaledelledonne.org/index.php/it/sostienici-support-us
IBAN IT38H0103003273000001384280
causale: "Donazione per la Casa Internazionale delle Donne"

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 656 del 12 dicembre 2017

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