[Nonviolenza] Archivi. 284



 ==================================
ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
==================================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Numero 284 dell'11 dicembre 2017

In questo numero:
1. Alcuni testi del mese di novembre 2017 (parte prima)
2. Associazione "Respirare": Il 4 novembre "ogni vittima ha il volto di Abele"
3. Contro tutte le uccisioni
4. Contro tutte le uccisioni. Ogni vittima ha il volto di Abele
5. Facciamo del 4 novembre un giorno di verita' e di solidarieta'. Ogni vittima ha il volto di Abele
6. Richard Hambleton
7. "Abolire la guerra prima che la guerra abolisca l'umanita'". Un incontro di riflessione a Viterbo
8. Cinque tesi
9. Si e' svolta questa mattina a Viterbo la commemorazione nonviolenta delle vittime di tutte le guerre col motto "Ogni vittima ha il volto di Abele"
10. Alcuni pensieri elementari
11. Alcune frettolose noterelle sui fondamenti di un'etica materialistica (proseguendo un colloquio corale)
12. Attracca nel porto dei sogni
13. Omero Delli Storti: Gli storici
14. Omero Delli Storti: Il produttore
15. Omero Delli Storti: 'Na zzuccata
16. Omero Delli Storti: L'artista, il guerriero ed altri casi di studio per l'anatomia del maschilismo
17. Solidali con la "Casa internazionale delle donne" di Roma
18. Giobbe Santabarbara ricorda Nanni Salio

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI NOVEMBRE 2017 (PARTE PRIMA)

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di novembre 2017.

2. ASSOCIAZIONE "RESPIRARE": IL 4 NOVEMBRE "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

Alcuni decenni fa i movimenti nonviolenti hanno iniziato a porre pubblicamente in discussione la "festa" del 4 novembre, con il motto "Non festa, ma lutto", ricordando le vittime delle guerre e denunciando il militarismo e la macchina bellica di quelle vittime responsabile. All'inizio degli anni 2000 e' maturata l'idea di passare all'autonoma realizzazione di commemorazioni nonviolente di tutte le vittime di tutte le guerre: questa e' l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Anche quest'anno per il 4 novembre il Movimento Nonviolento, PeaceLink, il Centro di ricerca per la pace e i diritti umani, l' Associazione Antimafie "Rita Atria" promuovono l'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele".
*
Ogni anno l'appello propone che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze, affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente. Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire. Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio. Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni. Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani. Ogni vittima ha il volto di Abele. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
*
Nell'appello di quest'anno si sottolinea in particolare il sostegno alla Campagna "Un'altra difesa e' possibile", che ha depositato in Parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta, proposta attualmente all'attenzione della Commissione Difesa della Camera dei Deputati. "Obiettivo della Campagna e' quello di organizzare la difesa civile, non armata e nonviolenta - ossia la difesa della Costituzione e dei diritti civili e sociali che in essa sono affermati; la preparazione di mezzi e strumenti non armati di intervento nelle controversie internazionali; la difesa dell'integrità della vita, dei beni e dell'ambiente dai danni che derivano dalle calamita' naturali, dal consumo di territorio e dalla cattiva gestione dei beni comuni - anziche' finanziare cacciabombardieri, sommergibili, portaerei e missioni di guerra, che lasciano il Paese indifeso dalle vere minacce che lo colpiscono e lo rendono invece minaccioso agli occhi del mondo". Per informazioni sulla Campagna "Un'altra difesa e' possibile" si veda il sito www.difesacivilenonviolenta.org
*
Opporsi a tutte le uccisioni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Vi e' una sola umanita' e tutti gli esseri umani ne fanno parte.
Ogni vittima ha il volto di Abele.

3. CONTRO TUTTE LE UCCISIONI

Ogni essere umano ha diritto alla vita.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.

4. CONTRO TUTTE LE UCCISIONI. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

Ogni essere umano ha diritto alla vita.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
Invitiamo ogni persona di volonta' buona ad aderire all'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele" promosso dal Movimento Nonviolento, da PeaceLink, dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani e dall'Associazione antimafie "Rita Atria".
*
Le persone partecipanti all'incontro di riflessione svoltosi la mattina del primo novembre 2017 presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo

5. FACCIAMO DEL 4 NOVEMBRE UN GIORNO DI VERITA' E DI SOLIDARIETA'. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

Aprire gli occhi dobbiamo.
Uomini folli assurdamente potentissimi minacciano un conflitto nucleare che puo' distruggere l'umanita'.
Ed uomini folli sovente miserrimi ogni giorno uccidono innocenti usando come armi finanche oggetti quotidiani, il furgone, il coltello da cucina.
Aprire gli occhi dobbiamo: ogni vittima ha il volto il Abele.
*
Il 4 novembre l'Italia ricorda la conclusione per il nostro paese dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale.
Divenga il 4 novembre il giorno della memoria di tutte le vittime di quella guerra, di tutte le vittime di tutte le guerre.
Divenga il 4 novembre il giorno dell'impegno a far cessare tutte le uccisioni.
Divenga il 4 novembre il giorno in cui si adempie la promessa della pace.
Il 4 novembre noi ricordiamo che ogni vittima ha il volto di Abele.
*
Tante persone amiche della nonviolenza chiamano ogni persona di volonta' buona a fare del 4 novembre il giorno del lutto per tutte le vittime, a fare del 4 novembre il giorno dell'impegno concreto e coerente per la pace e i diritti umani.
In ogni citta' e paese d'Italia il 4 novembre si ascolti l'appello silente del coro degli assassinati, tutti affratellati nella comune umanita'.
In ogni citta' e paese d'Italia il 4 novembre si riconosca che ogni vittima ha il volto di Abele.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Ogni vittima ha il volto di Abele.

6. RICHARD HAMBLETON

E' deceduto Richard Hambleton, i cui uomini-ombra sui muri svelavano la disumanita' e il mistero delle citta', lo svanire delle persone, il persistere del dolore.

7. "ABOLIRE LA GUERRA PRIMA CHE LA GUERRA ABOLISCA L'UMANITA'". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO

Si e' svolto venerdi' 3 novembre 2017 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sul tema "Abolire la guerra prima che la guerra abolisca l'umanita'" in preparazione della Giornata del 4 novembre di commemorazione nonviolenta delle vittime di tutte le guerra con il motto "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Avviando la riflessione il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha ricordato quanto grave sia il pericolo per l'umanita' intera di una guerra che puo' porre fine alla civilta' umana, e quanto necessario e urgente l'impegno nonviolento dell'umanita' intera per abolire il pericolo comune e garantire la comune salvezza.
*
Nel corso dell'incontro e' stata data lettura dell'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele" promosso dal Movimento Nonviolento, da PeaceLink, dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" e dall'Associazione antimafie "Rita Atria".
*
Vi e' una sola umanita'.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

8. CINQUE TESI

1. Abolire la guerra prima che la guerra abolisca l'umanita'.
*
2. Riconoscere ad ogni essere umano gli stessi diritti che rivendichiamo per noi stessi. Ed il primo diritto e' il diritto alla vita. Cessare di uccidere. Salvare le vite. Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
*
3. Nella vicenda dell'umanita' il tempo della violenza e' finito, poiche' ormai sappiamo che la violenza e' sempre e solo nostra nemica e il suo esito ultimo e' provocare la nostra estinzione. Affinche' il solidale cammino dell'umanita' possa proseguire occorre che inizi la storia della nonviolenza, che la nonviolenza divenga il patto fondamentale dell'umanita', la politica prima, norma etica universale del riconoscimento e della riconoscenza, della responsabilita', della condivisione, della convivenza. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
*
4. Nel ricordo di tutte le vittime il nostro primo impegno sia di impedire altre vittime. Pace, disarmo, smilitarizzazione. Ogni vittima ha il volto di Abele.
*
5. Sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

9. SI E' SVOLTA QUESTA MATTINA A VITERBO LA COMMEMORAZIONE NONVIOLENTA DELLE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE COL MOTTO "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

La mattina di sabato 4 novembre 2017 a Viterbo una delegazione del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" ha visitato i principali luoghi della citta' in cui sono ricordate le vittime delle guerre, sostando in silenziosa meditazione dinanzi alle lapidi ed ai sacelli che fanno memoria di tante vite umane assurdamente spezzate dalla furia della violenza.
L'iniziativa della commemorazione nonviolenta delle vittime di tutte le guerre il 4 novembre si ripete dall'inizio del secolo ogni anno a Viterbo con viva commozione e sobrio disporsi all'ascolto della muta voce delle persone assassinate il cui coro silente convoca l'intera umanita' vivente e ventura a porre fine a tutte le guerre ed a tutte le uccisioni.
E' l'iniziativa denominata "Ogni vittima ha il volto di Abele", che sorta a Viterbo per iniziativa di poche persone amiche della nonviolenza e' divenuta nel corso degli anni una campagna di dimensioni nazionali, promossa da alcuni dei principali movimenti nonviolenti, da alcune delle principali esperienze di pace e di solidarieta'. Ed anche quest'anno, infatti, il Movimento Nonviolento, l'associazione PeaceLink, il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" e l'Associazione antimafie "Rita Atria", con l'adesioni di vari altri movimenti, associazioni e persone, hanno promosso il consueto appello e varie iniziative in diverse citta' d'Italia.
*
Fin dall'inizio le commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre hanno precise caratteristiche, cosi' riassunte dai movimenti promotori:
"Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.
Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.
Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.
Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.
Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.
A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.
Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.
Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'".
*
Al termine del periplo delle piazze e delle vie cittadine in cui sono ricordate le persone che la guerra ha ucciso, si e' svolto presso la sede della struttura nonviolenta viterbese, come di consueto, un incontro di ulteriore riflessione sulla giornata.
Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", Peppe Sini, ha pronunciato un breve discorso:
"Anche quest'anno abbiamo voluto ricordare le vittime di tutte le guerre con il nostro silenzioso meditare ed austero rammemorarle dinanzi ad alcuni dei monumenti che la nostra citta' ha dedicato ad esse. Un monumento e' un ammonimento, ed un monumento dedicato alla memoria di persone che sono state uccise e' un ammonimento e un appello ad opporsi a tutte le uccisioni.
Il 4 novembre, giorno della fine della "inutile strage" della prima guerra mondiale, e' per noi il giorno del lutto per tutti gli esseri umani assassinati; e' per noi il giorno della convocazione di ogni essere umano al suo primo dovere: opporsi a tutte le guerre, opporsi a tutte le stragi, opporsi a tutte le uccisioni, adoperarsi sempre per salvare le vite, soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Noi sappiamo che l'uso della violenza sempre e solo si risolve nel procurare dolore e morte agli esseri umani; noi sappiamo che la guerra e' sempre e solo nemica dell'umanita', e nell'epoca inaugurata dagli orrori di Auschwitz e di Hiroshima, nell'epoca in cui negli arsenali sparsi nel mondo sono accumulate armi di potenza distruttiva inaudita, essa puo' non solo sopprimere milioni e milioni di esseri umani, ma estinguere l'intera umanita'; noi sappiamo di essere a un passo dalla catastrofe.
L'umanita' deve abolire la guerra se vuole sopravvivere.
E per abolire la guerra occorre abolire i suoi strumenti: le armi e gli eserciti. Ed occorre smascherare e confutare ogni ideologia della violenza, occorre smascherare e contrastare ogni struttura e ogni prassi della sopraffazione e della disumanizzazione, occorre decidersi alla scelta morale e politica della nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe".
L'incontro si e' concluso con la lettura della poesia "La bambina di Pompei" di Primo Levi e di alcune pagine da "Le tre ghinee" di Virginia Woolf e da "Vita activa" di Hannah Arendt.
*
Siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto alla vita.
Ogni vittima ha il volto di Abele.

10. ALCUNI PENSIERI ELEMENTARI

Siamo esseri umani, in quanto tali costitutivamente esposti al dolore e alla morte, e sempre in quanto tali dotati di intelligenza, di comprensione; sappiamo quindi che abbiamo il dovere di non aggiungere altra sofferenza alla sofferenza ineludibile poiche' intrinseca al nostro statuto biologico, sappiamo che abbiamo il dovere di agire per ridurre la sofferenza, il dovere di opporci alla morte, il dovere di aiutarci l'un l'altro, di condividere i beni e convivere in pace e solidarieta'.
*
Siamo esseri viventi, la morte e' il nostro comune nemico: e quindi abbiamo il dovere di non uccidere, il dovere di opporci a tutte le uccisioni.
Chi ci strappa la vita, ci toglie tutto, ogni altro diritto, ogni altra possibile esperienza.
La prima regola della vita associata e' il rispetto per la vita altrui.
Ogni attivita' che preveda l'uso delle armi confligge con questa prima regola. Ogni organizzazione finalizzata ad uccidere, ovvero anche solo ad addestrare ad uccidere, confligge con questa prima regola. Ogni produzione, ogni commercio ed ogni detenzione di armi confligge con questa prima regola.
*
Chiamiamo nonviolenza la scelta nitida e intransigente di salvare le vite.
Chiamiamo nonviolenza la politica necessaria e urgente.
Chiamiamo nonviolenza il compito attuale dell'umanita'.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Ogni vittima ha il volto di Abele.

11. ALCUNE FRETTOLOSE NOTERELLE SUI FONDAMENTI DI UN'ETICA MATERIALISTICA (PROSEGUENDO UN COLLOQUIO CORALE)

In conseguenza del colloquio svoltosi a Viterbo nella Giornata del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre, alcune persone amiche mi hanno chiesto di esprimere in modo piu' articolato il mio punto di vista su alcune questioni fondamentali. Senza alcuna pretesa di originalita', ripetendo peraltro cose che chi mi conosce mi avra' sentito gia' dire un milione di volte, e soprattutto sperando di non dare un dispiacere alle stesse persone amiche che mi hanno sollecitato, offro qui queste brevi, frettolose noterelle senza altra intenzione che quella di contribuire alla prosecuzione del nostro corale colloquio.
*
1. Noi materialisti
Proprio perche' non abbiamo speranza in una vita ulteriore, in una ricompensa o un riscatto futuri, e proprio perche' non crediamo che incomba ad altri fare il bene che noi non facciamo, o pareggiare i conti che lasciamo aperti, crediamo di dover adempiere al meglio in quest'unica vita i doveri che sentiamo propri di ogni essere umano dotato di comprensione e capace di agire nel mondo.
*
2. La regola aurea
Poiche' siamo animali sociali e per poter vivere abbiamo bisogno dell'aiuto altrui, riconosciamo a tutti gli esseri umani il nostro stesso statuto, i nostri stessi diritti e doveri. E' questa la massima del patto sociale fondamentale: agisci nei confronti delle altre persone come vorresti che esse agissero verso di te.
*
3. Del nostro essere nel mondo
Esposto alla sofferenza e alla morte e' il nostro essere nel mondo; prima norma sia dunque quella di non aggiungere altra sofferenza ed altra morte. Opponiti quindi ad ogni azione che provoca sofferenza e morte. Opponiti quindi ad ogni struttura e prassi che nel suo stesso consistere e darsi genera sofferenza e morte. Agisci per recare soccorso e sollievo ad ogni essere umano che sia nel pericolo, nella paura, nel bisogno, nell'oppressione. Senza il bene della vita, nessun altro bene si da'. Senza un qualche sollievo dal dolore nessuna vita e' sostenibile.
*
4. Diversi quindi eguali, eguali perche' diversi
E' l'unicita' di ogni individuo, la sua peculiare, radicale diversita' da ogni altro, che fonda l'eguaglianza di dignita' e diritti di tutti gli esseri umani. Agisci affinche' questa eguaglianza (che e' sinolo di giustizia e liberta'), questa dignita' (che e' altresi' appello al riconoscimento e alla solidarieta'), questi diritti (che sono insieme doveri, responsabilita' e condivisione) non siano conculcati.
*
5. Sulla messa in comune dei beni
L'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani implica il dovere di condividere i beni.
*
6. Persona e mondo
Piu' in profondita' occorre riconoscere che poiche' l'esistenza umana si da' nel mondo, e non potrebbe essere altrimenti, vi e' un dovere di salvaguardia del mondo - la parte di mondo umanamente raggiungibile - nella pluralita' e nell'equilibrio delle sue forme, sia viventi che inerti secondo la nostra percezione. Premesso e fatto salvo il diritto di ogni essere umano, e dell'umanita' nel suo insieme come nel suo strutturarsi in comunita' di dimensioni diverse, di usare ragionevolmente dei beni della natura per nutrirsi e garantirsi un'esistenza degna, la difesa della biosfera e il rispetto per la natura costituiscono doveri ineludibili.
*
7. Sulla continuita' con gli altri animali
Una visione materialistica dello statuto dell'essere umano implica il riconoscimento della continuita' con gli altri esseri viventi e la particolare prossimita' con gli altri animali. Questo a sua volta implica l'esistenza di doveri umani nei confronti degli altri animali palesemente dotati di sensibilita' e coscienza, ovvero il riconoscimento di diritti degli altri animali, in primo luogo il diritto alla vita.
*
8. Lungo l'asse del tempo
Noi siamo la nostra esperienza, ovvero la coscienza delle nostre esperienze nel mondo: tale coscienza si da' in forma di relazione e di memoria. Relazione con gli altri: l'umanita' essendo plurale, ed ogni persona nascendo dall'incontro di altre persone, sopravvivendo e crescendo nei primi anni della propria vita grazie all'accudimento da parte di altre persone, e poi lungo l'intero corso della vita abbisognando del rapporto con gli altri per poter vivere un'esistenza piena e degna. Memoria: che fonda il pensare e quindi l'agire razionale; nella concreta umana esistenza non dandosi esperienza senza che essa diventi memoria, e senza memoria non dandosi comprensione del nuovo; noi siamo la nostra memoria e la memoria dell'umanita'. Questa consapevolezza e' insieme riconoscimento e riconoscenza. Salvaguardare la memoria e' eredita' del passato che il passato tiene vivo, difesa del presente dall'assalto dell'insignificanza e apertura della vita al futuro: la memoria e' la civilta' umana. La memoria e' la forma specificamente umana di opporsi alla morte; e' prassi di resistenza e di solidarieta', e' opposizione alla violenza che annienta.
*
9. La scelta della nonviolenza
Da tutto quanto precede discende la scelta della nonviolenza: che e' forza della verita', innocenza agente, meditata disposizione al riconoscimento e alla riconoscenza nei confronti dell'altro; che e' la politica prima orientata al bene comune dell'umanita' nessuna persona esclusa.
*
10. Sul crinale apocalittico
Giunti al presente tornante della storia umana ci troviamo sul crinale apocalittico di cui parlava padre Balducci nel 1981 enunciando quelle che chiamava "le tre verita' di Hiroshima".
Scriveva: "La prima verita' contenuta in quel messaggio e' che il genere umano ha un destino unico di vita o di morte. Sul momento fu una verita' intuitiva, di natura etica, ma poi, crollata l'immagine eurocentrica della storia, essa si e' dispiegata in evidenze di tipo induttivo la cui esposizione piu' recente e piu' organica e' quella del Rapporto Brandt. L'unita' del genere umano e' ormai una verita' economica. Le interdipendenze che stringono il Nord e il Sud del pianeta, attentamente esaminate, svelano che non e' il Sud a dipendere dal Nord ma e' il Nord che dipende dal Sud. Innanzitutto per il fatto che la sua economia dello spreco e' resa possibile dalla metodica rapina a cui il Sud e' sottoposto e poi, piu' specificamente, perche' esiste un nesso causale tra la politica degli armamenti e il persistere, anzi l'aggravarsi, della spaventosa piaga della fame. Pesano ancora nella nostra memoria i 50 milioni di morti dell'ultima guerra, ma cominciano anche a pesarci i morti che la fame sta facendo: 50 milioni, per l'appunto, nel solo anno 1979. E piu' comincia a pesare il fatto, sempre meglio conosciuto, che la morte per fame non e' un prodotto fatale dell'avarizia della natura o dell'ignavia degli uomini, ma il prodotto della struttura economica internazionale che riversa un'immensa quota dei profitti nell'industria delle armi: 450 miliardi di dollari nel suddetto anno 1979 e cioe' 10 volte di piu' del necessario per eliminare la fame nel mondo. Questo ora si sa. Adamo ed Eva ora sanno di essere nudi. Gli uomini e le donne che, fosse pure soltanto come elettori, tengono in piedi questa struttura di violenza, non hanno piu' la coscienza tranquilla.
"La seconda verita' di Hiroshima e' che ormai l'imperativo morale della pace, ritenuta da sempre come un ideale necessario anche se irrealizzabile, e' arrivato a coincidere con l'istinto di conservazione, il medesimo istinto che veniva indicato come radice inestirpabile dell'aggressivita' distruttiva. Fino ad oggi e' stato un punto fermo che la sfera della morale e quella dell'istinto erano tra loro separate, conciliabili solo mediante un'ardua disciplina e solo entro certi limiti: fuori di quei limiti accadeva la guerra, che la coscienza morale si limitava a deprecare come un malum necessarium. Ma le prospettive attuali della guerra tecnologica sono tali che la voce dell'istinto di conservazione (di cui la paura e' un sintomo non ignobile) e la voce della coscienza sono diventate una sola voce. Non era mai capitato. Anche per questi nuovi rapporti fra etica e biologia, la storia sta cambiando di qualita'.
"La terza verita' di Hiroshima e' che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'. Non che la guerra sia mai stata considerata, salvo in rari casi di sadismo culturale, un fatto secondo ragione, ma sempre le culture dominanti l'hanno ritenuta quanto meno come una extrema ratio, e cioe' come uno strumento limite della ragione. E difatti, nelle nostre ricostruzioni storiografiche, il progresso dei popoli si avvera attraverso le guerre. Per una specie di eterogenesi dei fini - per usare il linguaggio di Benedetto Croce - l''accadimento' funesto generava l''avvenimento' fausto. Ma ora, nell'ipotesi atomica, l'accadimento non genererebbe nessun avvenimento. O meglio, l'avvenimento morirebbe per olocausto nel grembo materno dell'accadimento".
Cosi' scriveva Ernesto Balducci nel 1981.
Chiunque vede che oggi si pone una drastica alternativa: proseguire lungo la via della violenza porta all'estinzione dell'umanita'; occorre dunque decidersi per la nonviolenza che sola puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
*
In guisa di postilla
Le tesi che precedono non ci sembrano incompatibili con punti di vista religiosi, anche delle tre religioni del libro.
Tra le autrici e gli autori che ci hanno nutrito vi sono naturalmente Mose' Maimonide, Dietrich Bonhoeffer ed Averroe'; certamente Emmanuel Levinas, Karl Barth e Fatima Mernissi; ma anche Socrate e Seneca ed Hannah Arendt; e Lucrezio e Leopardi e Rosa Luxemburg; ma anche Confucio ed i testi taoisti e buddhisti; e Lev Tolstoj e Simone Weil e Mohandas Gandhi; e Ludwig Feuerbach e Virginia Woolf e Luce Irigaray; e Martin Buber e Franca Ongaro Basaglia e Silvia Vegetti Finzi e Luce Fabbri.
Ed anche ovviamente ci ha molto giovato un incontro attento ed ermeneuticamente adeguato con la Torah, i Vangeli e il Corano. In quei libri, e negli altri che con essi costituiscono parti di un canone condiviso da gran parte dell'umanita' - quantomeno come tradizione culturale -, a noi sembra che l'umanita' ascolti e dica parole di pace, ragioni di incontro, esperienze di verita': responsabilita' per l'altro, principio speranza ed ortopedia del camminare eretti.
E' ovvio, occorre una lettura adeguata, come una volta per tutte - e per tutti - chiari' Hillel: la regola aurea e il commento. La regola aurea ("agisci verso le altre persone cosi' come vorresti che esse agissero verso di te") e' la disposizione personale e il patto sociale che garantiscono la convivenza; il commento e' il dialogo infinito dell'umanita'.
Anche i testi che si chiamano sacri sono testi: ovvero messaggi scritti da esseri umani, espressi in linguaggio umano, fissati nella lingua che gli esseri umani comprendono, e poiche' quell'annuncio e' dato a precise persone in un tempo e in un luogo precisi, e di li' poi s'irradiano all'umanita' intera, occorre saperli leggere con strumenti esegetici adeguati.
Per secoli i poteri assassini hanno preteso di agire in nome di Dio (o della Storia, della Nazione, dell'Umanita', di altri concetti ancora tutti ugualmente resi astratti e disumani), ma se in quel nome sappiamo leggere cio' che in altro, piu' modesto linguaggio chiamiamo semplicemente il bene, e' evidente che quei poteri assassini abusano delle parole che pronunciano, e ne abusano per poter opprimere e uccidere le loro vittime. Nessuna religione, come nessuna filosofia, nessuna ideologia sinceramente sentita e coerentemente pensata puo' essere asservita al fine di opprimere ed uccidere: ogni essere umano sa che rispettare le persone e salvare le vite e' bene; che opprimere e uccidere e' male. Che il bene possa volere il male e' una flagrante contraddizione in termini.
E' nostra persuasione che in forme linguistiche diverse, con diverse configurazioni di pensiero, diverse appercezioni e concettualizzazioni, diverse modalita' descrittive ed interpretative, argomentative e/o narrative, tutte le grandi tradizioni culturali orientate a promuovere la vita in comune ed il mutuo riconoscimento e soccorso (senza di cui non si da' "religio", cioe' "communio"; senza di cui non si da' giustizia e misericordia, empatia e responsabilita', liberta' e felicita'), al di la' degli accidentali, superficiali e per quanto duri infine volatili tegumenti di cui talora si rivestono, liberate dalle alienanti e opprimenti strutture e sovrastrutture che talora o sovente le imprigionano e abbrutiscono, propongano sostanzialmente un medesimo invito.
Chiamiamo nonviolenza questo invito.
L'invito a salvare le vite. L'invito al bene comune. L'invito alla convivenza nella diversita' e nell'eguaglianza, nella dignita' e nella solidarieta'. L'invito ad essere tu l'umanita' come dovrebbe essere.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

12. ATTRACCA NEL PORTO DEI SOGNI

Attracca nel porto dei sogni
silente la nave dei morti
col suo carico di donne uccise.

Vieni, andiamo nel campo
la' tra le tamerici
chatta alla ragazzina
il principe tenebroso.

Ti faro' fare del cinema
faro' di te una diva
dopo la discoteca
ceniamo da me.

Cosa desideri, Sibilla?
Morire desidero.

13. RACCONTI DESOLATI DEL TARDO AUTUNNO. OMERO DELLI STORTI: GLI STORICI

Adesso non e' che pretendo di capire tutto, non sono un presuntuoso, ma il cervello ce l'ho pure io, no? E siccome non sono l'ultimo dei fessi, eh no, e' da un bel pezzo che me ne sono accorto che i signori che comandano ci raccontano un sacco di frescacce. Ma proprio un sacco, dico io.
Per esempio quelli che scrivono la storia, no? Loro dicono che e' successo queste e quello, ma che ne sanno? C'erano? No che non c'erano, e allora zitti e mosca. Dovrebbero almeno ammetterlo che sono cose che sanno per sentito dire. Per esempio la storia dei tempi antichi, quando non c'era la televisione. La televisione fa la ripresa e poi la puoi rivedere pure al rallentatore, no? Era gol o non era gol? C'era il rigore o non c'era? Questa e' scienza. Invece ai tempi della storia antica la televisione non c'era, non c'era la moviola, non c'era niente, erano i tempi antichi. E allora, dico io, che ne sai se le storie che raccontano sono vere o no? Dice: il colosseo. Lo potrebbero pure aver costruito cent'anni fa, che ne sai? C'era la televisione cent'anni fa? No. E allora che ne sai? Dice: pero' sta scritto sui libri. E qui casca l'asino, dico io. Perche' allora se io prendo un libro e ci scrivo sopra "Cencio e' cornuto", allora vuole dire che Cencio e' cornuto? Non vuole dire niente, Cencio puo' essere cornuto e puo' non essere cornuto, non dipende dal fatto che lo scrivo io sul libro, o sul muro del cesso della stazione. Dice: che c'entrano i libri col muro del cesso della stazione? C'entra, perche' sono posti che ci si scrive sopra, o no? E allora c'entra, dico io.
E adesso fo un esempio: allora, c'e' 'sto libro de 'sto Tacito che a Terni gli hanno dedicato una strada, o una piazza, no? E a chi le dedichi le strade e le piazze? Alla gente importante, no? E perche' e' importante 'sto Tacito? perche' faceva lo storico, no? E qui casca l'asino, dico io. Sentite qua: 'sto Tacito era un antico romano, no? E scrive un libro sui tedeschi del tempo degli antichi romani. E i tedeschi di qua, e i tedeschi di la', e i tedeschi fanno cosi', e i tedeschi fanno cosa', tutto un libro. E a Terni allora tutti quanti: ma quanto e' bravo 'sto Tacito che ha fatto 'sto libro sui tedeschi, e chi li conosceva i tedeschi, e mo' li conoscemo grazie a 'sto Tacito e ce tocca dedicaje 'na strada. E vabbe'. Vabbe', dite voi? Vabbe' un corno, dico io. E mi spiego. Ce lo sanno tutti che i tedeschi mangiano le patate, infatti i tedeschi tutti li chiamano mangiapatate. E perche' li chiamano mangiapatate? perche' mangiano le patate, no? E questo e' un fatto, mica chiacchiere. Allora, adesso ve ne dico una che di sicuro non ve l'aspettate: le patate in Europa nei tempi antichi non c'erano. Ah, adesso restate a bocca aperta, eh? eh? A bocca aperta. Le patate, se lo volete sapere, stavano in America. E solo dopo la scoperta dell'America le hanno portate in Europa. Ma ai tempi degli antichi romani l'America neanche sapevano che esisteva. Nisba, nix, zero carbonella. E allora come facevano ad esserci i tedeschi che sono tutti mangiapatate se non c'erano le patate? Sarebbero morti di fame. Ecco qua spiegato tutto il mistero: a quel tempo la Germania era vuota, non ci abitava nessuno. E i romani quando l'hanno conquistata non c'era nessuno. Pero' ai romani gli piaceva - eccome se gli piaceva - di far credere che chissa' che guerre avevano fatto, e allora dicevano che c'erano tutti quei tedeschi che invece non c'era nessuno. E allora 'sto Tacito, diciamo le cose come stanno, eh? 'Sto Tacito era proprio un gran buciardo, come si dice da noi, sissignore, proprio un gran buciardone, e tutti gli abbocconi a crederci alle panzane sue. Pure la strada gli hanno dedicato.
Gli storici, te li raccomando.

14. RACCONTI CRUDELI DEL GELIDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: IL PRODUTTORE

Questa e' bella, io ci metto i soldi e il regista se la porta a letto. Io pago e lui consuma. Nossignore: io compro, io consumo.
Non facciamo i chierichetti, eh? non facciamo i santarellini, forza; che siamo tutti adulti e vaccinati: con tutti i soldi che ci butto neanche uno sfizio mi ci cavo? E se poi il film va male, eh? Ho buttato un quintale di soldi nel cesso e neppure una soddisfazioncella? Chi mi risarcisce, la Caritas? La Banca Centrale Europea? Nossignori, non mi risarcisce nessuno. Ne-ssu-no. E allora mi sono preso un anticipetto. Sono soldi miei, ci faccio quel che mi pare. E' il libero mercato, no?
E poi che faccio? Quello che fa ogni datore di lavoro, ogni capufficio, ogni collega che passa davanti alla fotocopiatrice, ogni vicino che offre un passaggio in automobile alla giovinotta del piano di sopra. Voi no? Non ci credo neanche se vi vedo. So leggere nel pensiero della gente io, faccio i film. Lo so che vi passa per la crapa quando vedete certi mammiferi di lusso. Certo, l'ho letto anch'io qualche libro, che vi credevate?
Li conosco i moralisti, blaterano, blaterano, poi dopo cena escono, zompano in macchina mezzi bevuti e vanno sulla Flaminia a comprarsi una botta di vita con la ragazzina slava o la nigeriana. Perche', quelle stanno li' per divertimento? E che non gli piacerebbe fare le attrici? E adesso ditemi se le tratto meglio io o voi, ipocriti che non siete altro.
Ve li meritate i film porno, impotenti che non siete altro.
*
Si lamentano, si lamentano, e di che si lamentano? Se finivano a lavare le scale stavano meglio? Di ragazze belline ce n'e' a fiumi, non mi ci vuole niente a dire questa si' e questa no. Decido io la sbarbina che avra' la piscina e quella che pulisce i cessi alla stazione. Si chiama principio di realta'. Non vi piace questo mondo? Fatevene un altro se siete capaci, queli che ci hanno provato avete visto che fine hanno fatto: quando gli e' andata bene sono diventati come noi, solo parecchio piu' pezzenti. Benvenuti nel mondo reale, bellezze al bagno. O devo dire: anime belle, eh? L'ho letto o no pure io qualche libro, eh?
Dice: pensa solo ai soldi. E io zitto. Dice: pensa solo al sesso: e io zitto. Che poi e' una contraddizione, no? Se penso solo ai soldi non penso solo al sesso, e viceversa. E poi voialtri a che pensate, eh? Non pensate pure voi solo ai soldi e al sesso? Che poi non sono la stessa cosa? Hai i soldi, fai sesso; non hai i soldi? e allora non mi fate parlare che e' meglio. Eh?
Comunque io faccio pure i film, e che sarebbe la vitaccia vostra senza i film che ve li do' io? Ve lo dico io che sarebbe: sarebbe solo quell'immondizia della vitaccia vostra, invece io coi film vi faccio passare quel par d'ore senza pensarci a che schifo di vita fate. Mi dovreste solo che ringraziare. Se mi prendo qualche sollazzo ci avro' pure diritto, no?
E poi, facciamola finita, la verita' e' che ci stanno, ci stanno tutte. Tu-tte. E tutti, eh, perche' non e' che i maschietti si tirerebbero indietro, e' che a me mi piacciono solo le belle figliole. Che ci stanno tutte. Come se non lo sapessero che c'e' la tassa da pagare. Si', il biglietto d'ingresso. Voi lo pagate, no? E loro pure. C'e' sempre un biglietto d'ingresso da pagare. Io lo so, voi lo sapete, loro lo sanno. E pagano, eccome se pagano. E non si lamentano mica quando pagano.
Ma quali diritti umani, ma quale dignita' umana. Sono solo femmine. Lo dice la parola stessa: diritto umano e' diritto dell'uomo; se era anche della donna si diceva diritto umano e donnano, ma la parola donnano neppure esiste. Significhera' pure qualche cosa.
*
Tutto si compra e si vende a questo mondo. E a me mi sta bene cosi'. Faccio il produttore. Io lo capisco che i pezzenti vogliono fare i comunisti. Ma apposta paghiamo la polizia, no? E lo capisco che alle donne gli scoccia di essere le schiave degli uomini. Facessero le comuniste pure loro, tanto noi abbiamo sempre la polizia. Le leggi? E chi li paga quelli che fanno le leggi? Le pagate voi che non ci avete una lira per piangere? Non provate a venire a spiegarmi come va il mondo, che sono il campione del mondo a spiegare come va il mondo: il pesce grosso mangia il pesce piccolo, eccetera eccetera.
E adesso mi denunciano, a me. Dovrei essere io a denunciare a loro, che ce ne fosse stata una che sapesse fingere un orgasmo come si deve, e ci fanno pure le attrici, dico.

15. RACCONTI GROTTESCHI DEL GELIDO INVERNO. OMERO DELLI STORTI: 'NA ZUCCATA

Tutte 'ste pippe pe' 'na zzuccata.
Che, primo, nun je ll'ho mmanco data.
Seconno, si je l'ho ddata manco m'aricordo.
Terzo, e' che sso' 'nciampicato e p'appoggiamme e nun casca' je so' ito addosso, e cio' li testimoni.
*
Che semmai dovrei esse io a denuncia' a essi, no essi a mme.
E tte lo spiego.
Primo: de chi e' la Rai? De chi paga 'r canone. E guarda 'n po': io lo pago 'r canone. Me lo fanno paga' ppe' fforza co' la bbolletta de la luce 'sti bojaccia. E allora spiegheme 'n po': te pare possibbile che tu paghi uno e quello te vene a roppe li zzebbedei? Me doverebbe da risarci' 'r danno, me doverebbe.
Seconno: io stavo a ffamme li fattacci mia, no? E esso me vene addosso co' 'sto microfono e 'sta cinepresa. E me s'appiccica peggio de 'na cimice. A casa mia 'sto modo de fa' se chiama stalking, se chiama. J'ho detto: levete, e esso gnente; levete, e gnente; levete ch'abbuschi, e gnente. Finche' ha bbuscato. Se l'ho castigato era 'r minimo che sse potesse fa', tocchera' pure da educalla la ggente a le bbone maniere.
Terzo: a me la pubblicita' nu' mme serve, cio' gia' 'r lavoro mio, la clientela mia, e m'abbasta. Che ade' obbrigatorio da fini' 'n televisione? Nun cio' diritto io a la mi' privacy? La legge su la privacy vale solo quanno lo dicono l'artri?
Si mme ggira pijo e li denuncio a que' du' lumaconi e a la Rai. Je vojo chieda 'n risarcimento che vojo falli piagne. Je la 'nzegno io ll'educazzione a 'sti birbaccioni.

16. RACCONTI DELL'ORRORE. OMERO DELLI STORTI: L'ARTISTA, IL GUERRIERO ED ALTRI CASI DI STUDIO PER L'ANATOMIA DEL MASCHILISMO

L'artista e la sua musa
L'appello: musa; intendo: schiava.
*
Il riposo del guerriero
Come la guerra e' la prosecuzione della politica con altri mezzi, lo stupro e' la prosecuzione e il premio della guerra. E un uomo che sia un uomo e' sempre in guerra; chi non lo sa?
*
In discoteca
Se non volevano, non ci venivano qui in discoteca, no? Che non lo sanno come siamo fatti?
*
Autorita' maritale
Dico: il marito sono io. O no? E chi li porta i pantaloni? E poi se sono piu' grosso ci sara' pure un motivo, voi che dite? Tante storie per qualche costola rotta.
*
Un onanista
E a cosa volete che pensi? Alla solitudine di questo schifo di vita? Alla sessualita' come segreto e come vergogna? Al mondo come volonta' e come rappresentazione? Penso alla gioia selvaggia di violentare tutte le donne giovani e belle, ecco a che penso.
*
Un tifoso
La partita, si', mi piace.
E piu' della partita mi piace pestare quei mammalucchi di quell'altra squadra, di qualunque squadra.
E piu' di tutto mi piace quello che piace a tutti gli uomini che siano veri uomini e abbiano un'automobile.
Sono li', sul ciglio della strada, che aspettano. E non sanno cosa le aspetta questa notte. Gli faccio due favori, a quelle schifose.
Il mio nome di battaglia e' Lupo solitario. Se non avessi paura che hanno qualche malattia certe volte alla fine avrei voglia di strappargli il cuore e berne il sangue.
*
Il graduato
La gerarchia e' la gerarchia: il mondo ha bisogno di ordine.
Sopra tutti c'e' Dio. Poi lo Stato, che e' per natura Etico come stabilisce la Legge e spiegano i Filosofi. Poi l'Arma cui mi onoro di appartenere e gli Ordini Superiori. Poi la Legge, "dura lex, sed lex", "si vis pacem, para bellum", "dux, lux", "pater familias", "quod erat demonstrandum": il Latino e' la vera lingua della nostra Stirpe e non mente mai. Poi c'e' la Proprieta' del Cittadino Possidente. Poi le Feste Comandate. Poi l'Ordine Pubblico. Poi il Decoro delle Citta', le Strutture Produttive e le Civili Infrastrutture. Poi il Cittadino Qualunque, finche' riga dritto. Poi il Legittimo Svago, comprensivo di ferie, vacanze marittime e montane, televisione, sport e spettacoli d'arte varia. E poi le Femmine Fattrici, gli animali e le masserizie, legittimamente detenuti dai Legittimi Proprietari. Poi la Criminalita' Organizzata, nemica dello Stato ma pur sempre Organizzata e per questo Rispettabile. Poi gli Stranieri di Paesi Alleati. Poi gli stranieri clandestini, fomentatori di ogni nequizia, spacciatori e comunisti. Poi le donnacce, l'immondizia e le ex-colonie d'oltremare, cioe' le Res Nullius, e sulle donnacce, l'immondizia e le ex-colonie d'oltremare vale per Antica Civile Consuetudine il diritto di stupro e di saccheggio.
Senza ordine e gerarchia la civilta' morirebbe nello spazio di un respiro.
*
Il rivoluzionario
A me 'ste femministe m'hanno propio scassato le recchie: sempre a lamentasse, a strilla', a roppe ll'anima (pe' parla' pulito). E che sara' mai, nun e' mai morta nessuna pe' 'n po' de tricche-tracche, che poi je piace pure a loro, fanno tanto le smorfiose ma je piace, je piace, ve lo dico io p'esperienza perzonale che quel no-no-no e' tutta 'na manfrina; come quanno continuano a piagne pure dopo: tutta manfrina. E poi 'ste femministe sempre ch'abbaiano, abbaiano, abbaiano e nun s'azzitteno mia. C'e' dda fa' la rivoluzzione e queste ce fanno perde tempo co' 'ste lagne piccolo-borghesi.
Chiaro, chiaro che nun e' giusto quanno 'r marito ammazza la moje o 'l cornuto la regazza (che magari ce sarebbe da fa' 'n raggionamento, no? 'n omo ch'e' n'omo cia' pure 'r zenzo dell'onore, no? che nun ce lo sapeveno da prima de provocallo?): ma 'l problema e' 'n antro, e' la struttura de la societa' che va cammiata radicalmente: fatta la rivoluzione sara' risolto pure 'sto problema de le femmine mort'ammazzate, mo' nun me pare propio 'l caso de perdece tempo adesso.
Co' tutta la ggente che mmore pe' ll'incidenti stradali, de cancro ar pormone, assassinata dar capitalismo e dar fascismo, ma cche cce ne po' frega' de quattro sgallettate che quarcuno ha esagerato a mettele a posto? Nun dico che e' giusto, eh, dico solo che cce so' ccose piu' 'mportanti. E poi toccherebbe pure vede' caso per caso, no? Nun dico ch'e' giusto, ma magari se uno ammazza la moje o la regazza qualche raggione ce la potrebbe pure ave', no? Analisi concreta de la situazione concreta, come diceva il compagno Lenin; siamo materialisti dalettici mica fregnoni. E cercamo de nun esse ipocriti, che lo sapemo che le femmine le fanno de tutt'i colori pe' manna' fori de testa 'n omo, e poi se lamenteno e fanno le santarelline vergini e martiri. Vergini e martiri: me vene da ride. Ma 'nnamo, famola finita.
Volemo di' la verita', ch'e' sempre rivoluzzionaria, come diceva il compagno Gramsci? tutte 'ste lagne su la violenza su le donne so' ssolo diversioni piccolo-borghesi pe' distoje la classe dal suo compito storico, indicatole dai compagni Marx ed Engels. Se 'ste femministe se ne stessero a casa a ffa' la calza nun farebbero 'n soldo de danno, e ll'omini ciavrebbero piu' tempo pe' ffa' avanza' la causa der proletariato.
Co' tutto 'r da fa' che ciavemo, ce mancaveno solo 'ste scassarecchie de le femministe. Je l'ho ddetto l'artra sera a Giujetta (che sso' vent'anni che semo sposati e ancora nun ha 'mparato a cucina' ll'abbacchio); je l'ho detto che sse sse mette a ffa' la femminista giuro su ddio che j'apro la panza co' 'na cortellata.
*
Quattro amici al bar
- L'hai vista quella?
- Bbona.
- L'hai vista quella?
- Brecchia.
- L'hai vista quella?
- Brecchia.
- L'hai vista quella?
- Bbona.
...
- Ammazza quanto s'e' ffatto tardi. E' ora d'anna' a dormi'.
- Bonanotte.
- Bonanotte.
- Bonanotte.
*
L'intellettuale ben temperato
Io sono per l'eguaglianza, ci mancherebbe.
E per i diritti civili, per tutti e tutte.
Come no, ci vuole un linguaggio inclusivo, e' giusto.
Il maschilismo e' una lebbra, l'ho sempre detto io.
E chi non l'ha letto Speculum?
L'ho pure registrato lo spettacolo della Ensler. Certo non e' Brecht, pero' niente da dire, colpire colpisce. L'ho pure registrato.
C'ero, c'ero in piazza e ho ballato pure io che non sono proprio Tony Manero. Avevo studiato i passi a casa, guardandoli su Youtube. Bisogna saperle usare le nuove tecnologie, lo dico sempre.
E' un orrore vedere queste ragazzine sul ciglio della strada che attendono i clienti, io sono decisamente per la riapertura dei bordelli. Il diritto alla salute innanzitutto.
*
Un professore
Sono diaboliche, diaboliche. Se non fossero minorenni, se non fosse per la cattedra e lo stipendio, io non lo so che mi trattiene.

17. SOLIDALI CON LA "CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE" DI ROMA

La notizia che la "Casa internazionale delle donne", da decenni una delle piu' importanti esperienze di pace, di solidarieta' e di liberazione in Italia e nel mondo, sia minacciata di sfratto dal Comune di Roma ci colma di angoscia e di indignazione.
Chiunque nel nostro paese si occupi di diritti umani e di pace, di solidarieta' e liberazione, riconosce nella "Casa internazionale delle donne" di Roma un fondamentale punto di riferimento, e sente nei suoi confronti un debito di riconoscenza.
Alle donne che animano quella luminosa esperienza esprimiamo ancora una volta la nostra gratitudine e la nostra solidarieta'.
All'amministrazione comunale di Roma chiediamo anche noi che receda dal compiere una stoltezza e un'infamia abissali.
A tutte le persone amiche della nonviolenza, a tutti i movimenti di solidarieta' e di liberazione, a tutte le istituzioni democratiche chiediamo di esprimere la propria solidarieta' alla "Casa internazionale delle donne".
Per ulteriori informazioni e per inviare messaggi di solidarieta': tel. 0668401720, e-mail: segreteria at casainternazionaledelledonne.org, sito: www.casainternazionaledelledonne.org

18. GIOBBE SANTABARBARA RICORDA NANNI SALIO

Delle molte virtu' di Nanni Salio, uomo sapiente e gentile, studioso e amico della nonviolenza, ricordo innanzitutto la qualita' dell'empatia: sapeva ascoltare, sapeva comprendere, sapeva donare.
Ricordo come lo vidi una volta sorridere: un sorriso timido, quasi solo con gli occhi; e ricordo che pensai: cosi' sorride una persona buona.
Mi capito' di chiedergli di aiutare persone che non conosceva: e sempre lo fece con una generosita' senza attese e senza riserve, semplice e piena, doni preziosi donando; la generosita' dell'umanita' come dovrebbe essere, dell'umanita' come sara' quando uscira' da questa fornace di guerre e di orrori.
Ed allora nell'accampamento finalmente liberato, fra cento o fra cento milioni di anni, seduti intorno al fuoco si ricorderanno delle persone che nei tempi bui seppero recare una fiaccola e condividere il pane, e non contera' che ricordino i loro nomi; diranno soltanto "le nostre compagne ed i nostri compagni di allora", e penseranno alle persone come Nanni, e sorrideranno commossi e felici.

==================================
ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
==================================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVIII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 284 dell'11 dicembre 2017

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe
In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Gli unici indirizzi di posta elettronica utilizzabili per contattare la redazione sono: nbawac at tin.it e centropacevt at gmail.com