[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 78



 

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Numero 78 del 17 dicembre 2016

 

In questo numero:

1. Per la Giornata internazionale dei migranti. Due proposte

2. Benito D'Ippolito: Ballata per una Regina morta ammazzata sulla strada tra Tuscania e Tarquinia nell'estate del duemilauno

3. Benito D'Ippolito: Litania dei morti in preghiera (2000)

4. Dino Frisullo: Cronaca nera (2000)

 

1. ANNIVERSARI. PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI MIGRANTI. DUE PROPOSTE

 

Il 18 dicembre e' la Giornata internazionale dei migranti, istituita dall'Onu nel 2000 nel decennale della "Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie".

Facciamo che in Italia questa ricorrenza sia occasione di riflessione e di impegno per ottenere dal Parlamento due provvedimenti legislativi necessari ed urgenti, che pongano fine alla strage nel Mediterraneo e alla violenza razzista e schiavista in Italia.

*

1. Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Il primo dovere di ogni essere umano e di ogni umano istituto e' salvare le vite. Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Vi e' una sola umanita', in un unico pianeta casa comune dell'umanita' intera.

*

2. Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

Il fondamento della democrazia e' il principio "Una persona, un voto": oggi in Italia vivono milioni di persone cui questo diritto e' negato; sia restituito a tutte le persone che vivono in Italia il primo diritto politico, il diritto di voto; l'Italia non sia piu' un regime razzista, ma una autentica democrazia.

*

Affinche' si realizzino i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana, democratica ed antifascista.

Affinche' la legge sia la difesa del debole dalla violenza del forte.

Affinche' ad ogni essere umano sia riconosciuto il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

 

2. LUTTI. BENITO D'IPPOLITO: BALLATA PER UNA REGINA MORTA AMMAZZATA SULLA STRADA TRA TUSCANIA E TARQUINIA NELL'ESTATE DEL DUEMILAUNO

[Nuovamente riproponiamo questo testo del 3 agosto 2001]

 

Ci sono cose che non sai come dirle

e allora le scrivi a righe interrotte.

 

Dilaniata dai randagi la salma

e' stata scoperta giorni addietro

di una giovane donna nigeriana

resa schiava in Italia e venduta

come carne e cavita' sulla strada

tra Tuscania e Tarquinia, tra le tombe

etrusche, le romaniche chiese, le ubertose

campagne che vanno alla maremma.

 

Leggo sui giornali gli impietosi

dettagli di cronaca nera, gli empi

segni di sempre da quando Caino

al campo invito' suo fratello.

 

Leggo sui giornali, i giornali locali

(non e' notizia da cronaca italiana

una persona annientata e abbandonata ai cani:

e' invece fatto

che sconvolge l'ordine del mondo, ma di questo

sapevano dire Eschilo e Mimnermo, non le aulenti

di petrolio pagine quotidiane).

 

E dunque leggo sui giornali locali:

dicono che si chiamasse Regina, venisse

dalla Nigeria, presa e recata

schiava in italia, dicono

chi l'abbia uccisa non sapersi.

 

E invece io so chi l'ha uccisa:

anche se non l'ho mai vista ne' da viva ne' ormai resa cosa

immota e deturpata. Io so

chi l'ha uccisa, e lo sappiamo tutti.

 

E non solo l'eventuale fruitore di servigi

che in un raptus puo' averle torto il collo

a quel piccolo giocattolo che costava quattro soldi

 

e non solo il racket che fornisce

carne giovane e fresca di fanciulle ai lupi

che usciti di scuola o dall'ufficio

sulle loro carcasse di ferro perlustrano

i fiumi d'asfalto alla caccia di prede

 

e non solo lo stato italiano che vede

tanto orrore per le sue strade

e non agisce per salvare le vite

concrete di esseri umani, non agisce

per far valere quella legge che vieta

nel nostro paese la schiavitu'

 

e non solo.

Io stesso mi sento le mani

sporche di sangue, io stesso che so

che a questo orrore resistere occorre

e che da anni non so fare altro

che spiegare come applicare

quell'articolo della legge 40

combinato con quell'altro articolo

del codice penale e come e qualmente

le istituzioni potrebbero salvare

la vita di tante Regine assassinate.

E nulla di piu' ho saputo fare.

 

E queste parole che ho aggiunto

avrei voluto tacerle.

 

3. LUTTI. BENITO D'IPPOLITO: LITANIA DEI MORTI IN PREGHIERA (2000)

[Nuovamente proponiamo questa litania che l'autore scrisse nell'ottobre 2000, alla notizia del ritrovamento dei cadaveri di sei migranti abbandonati in una discarica. Inviata questa lettera all'amico suo Dino Frisullo, questi rispose con la sua che di seguito anch'essa nuovamente si riporta]

 

Leggo sul giornale la notizia assente

lungo una strada una discarica abusiva

sulla discarica deposti, scaricati

morti asfissiati sei giovani migranti:

sei clandestini, leggo sul giornale

che aggiunge: il tir

partendo in fretta e furia

con una ruota ha calcato il capo spento

di uno dei morti, schiacciandolo

facendone scempio.

 

Vedo

la scena tutta: la strada, il grande camion

il cumulo maleodorante dei rifiuti

la fretta di sgravare a terra il carico

inerte, lo sguardo da lupo il fiato affannoso

le bestemmie masticate in gola

di chi scaglia tra i residui i residui

corpi. Vedo

il camion pesante macigno, il fumo

dei gas di scappamento, il crocchiare

orribile che non posso, non posso dire.

E vedo ancora

come sacchi quei corpi rotti

che attendono l'alba, il giorno, il passaggio

delle automobili, il sole

che alto si leva, il tempo

che passa e che fermenta, finche' viene

qualcuno e si ferma

ed e' tardi.

Poi vedo che arrivano uomini molti,

si fermano auto e furgoni, ed e' tardi.

Vengono le telecamere, le macchine

fotografiche, un momento ancora,

ancora un momento prima di gettare

un velo pietoso, il pubblico cannibale

vuole vedere il sangue, lo scempio.

Poi tutto si avvolge. Tutto torna nero.

Tutto resta nero, e nel nero un piu' cupo

nero che sembra quasi rosso. E un silenzio

tumescente.

 

Leggo il giornale, uno dei poveri

cristi ammazzati cosi' dalle leggi di Schengen e dalle mafie

transnazionali cui lo stato ha appaltato

il mercato del diritto a fuggire

dalla morte altra morte trovando,

leggo il giornale uno dei cristi poveri

stringeva ancora in mano una piccola, una piccola coroncina

da preghiera.

 

Mentre affogavano tra le balle di cotone

pregavano, pregavano i miseri clandestini.

 

Ascoltala tu la loro pia preghiera.

Ascoltala tu, che leggi queste righe.

Tu poni mano a far cessar la strage.

 

Ipocrita lettore, mio simile, mio frate.

Ascoltala tu la voce dei morti

e poni mano tu, poniamo mano insieme, a far cessar la strage.

 

4. LUTTI. DINO FRISULLO: CRONACA NERA (2000)

[Nell'ottobre 2000 Benito D'Ippolito invio' ad alcuni amici la litania qui sopra riprodotta; Dino Frisullo gli rispose con la lettera che di seguito nuovamente ripubblichiamo.

Dino Frisullo (1952-2003), impegnato nel movimento antirazzista e per i diritti umani, per la pace e la liberazione dei popoli, fondatore delle associazioni "Senzaconfine" e "Azad", per il suo impegno di solidarieta' con il popolo kurdo e' stato detenuto in Turchia. E' deceduto il 5 giugno 2003 nel giorno del suo cinquantunesimo compleanno. Tra le opere di Dino Frisullo: L'utopia incarcerata, L'altritalia, Roma 1998; Se questa e' Europa, Odradek, Roma 1999; postumo e' apparso Sherildan, La citta' del sole, Napoli 2003. Il seguente suo testo epistolare in versi e' apparso nel n. 27 di "Un uomo, un voto" e poi piu' volte ripubblicato ne "La nonviolenza e' in cammino". Alcune testimonianze in ricordo di Dino Frisullo sono nei nn. 577 e 1008 de "La nonviolenza e' in cammino"]

 

Ali veniva, poniamo, da Zako.

Portava in tasca un pane di sesamo

comprato in fretta nel porto a Patrasso

profumo di casa

garanzia di vita

prima di calarsi nel buio del ventre del camion.

Ali aveva gia' visto l'Italia, poniamo.

Aveva l'odore dolciastro del porto di Bari l'Italia,

e il primo italiano che vide

vestiva la divisa di polizia di frontiera

e fu anche l'ultimo.

Respingeteli, disse,

Ali non capi' le parole ma lesse lo sguardo

guardo' a terra poi si volse

perche' un uomo non piange.

Ali veniva da Zako, poniamo,

e sapeva gia' usare il kalashnikov

ma di raffiche ne aveva abbastanza

e di agenti turchi irakeni americani arabi

e di kurdi che ammazzano kurdi

e di paura masticata amara con la fame

e dell'eco delle bombe

Qendaqur come Halabje

bombardieri turchi come gli aerei irakeni

gli stessi occhi sbarrati contro il cielo che uccide.

Ali, poniamo, aveva una ragazza

rimasta sola, la famiglia in Germania,

con lei aveva sognato l'Europa

con lei aveva cercato gli agenti turchi e turkmeni

e kurdi, maledizione, anche kurdi

per contrattare il passaggio della prima frontiera,

batteva forte il loro cuore al valico di Halil

divise verdeoliva

nel buio fasci di banconote stinte di tasca in tasca

e poi liberi

corre veloce l'autobus da Cizre verso Mardin

ogni mezzora un posto di blocco

divise verdeoliva banconote via libera

colonna di autobus veloce di notte tre notti

trenta posti di blocco

da Mardin fino a Istanbul,

e quella notte ad Aksaray nel piu' lurido degli alberghi

fra ubriachi che russano e scarafaggi

per la prima volta avevano fatto l'amore

e per l'ultima volta.

Sul comodino un vaso di fiori secchi stecchiti

lei gliene regalo' uno

come fosse una rosa di maggio.

Fu all'alba che vennero a prenderli

taxi scassati il cielo grigio del Bosforo

poi a piedi verso un'altra frontiera

in fila indiana nel fango in silenzio

fino alle ginocchia l'acqua del Meric

ha la pistola il mafioso, "piu' in fretta" sussurra,

di la' la Grecia l'Europa

e' calda la mano di Leyla

si chiamava Leyla, poniamo

era calda la mano di Leyla

prima che scoppiasse sott'acqua la mina

prima che i greci cominciassero a sparare

prima dell'inferno.

Un uomo non piange

ma il cuore di Ali galleggiava nell'acqua sporca del Meric

mentre si nascondeva nel canneto

perche' i greci non scherzano

e se ti consegnano ai turchi e' la fine

i maledetti verdeoliva che hanno intascato i tuoi soldi

ti fanno sputare sangue

nelle celle di frontiera.

In Grecia l'uomo si fa gatto

si fa topo ragno gazzella

a piedi di notte fino a Salonicco

un passaggio da Salonicco a Patrasso

giovani turisti abbronzati, poniamo

Ali ha la febbre batte i denti fa pena

rannicchiato sul sedile della Rover

e' bella la ragazza straniera

ma la sua Leyla era piu' bella

piu' profondi del mare i suoi occhi.

La Rover frena sul mare

di la' c'e' l'Europa davvero

gli ultimi soldi per il biglietto per Bari

Ali il mare non l'aveva mai visto

fa paura di notte il mare

ma un uomo non ha paura

e il cielo dal mare non e' poi diverso

dal cielo dei monti di Zako nelle notti chiare.

Fa piu' paura la polizia di frontiera

"ez kurd im"

"ma che vuoi, che lingua parli,

rispediteli a Patrasso, ne abbiamo abbastanza di curdi qui a Bari,

chiudeteli dentro, che non scendano a terra

senno' chiedono asilo..."

E' triste il cielo dal mare

come il cielo dei monti di Zako nelle notti scure.

E' duro esser kurdi

sperduti fra il cielo ed il mare

erano in dieci, poniamo

che quella notte a Patrasso contrattarono in fretta

seicento dollari a testa disse il camionista

seimila dollari quei dieci corpi

valgono quanto un carico intero

e il suo amico Huseyn pago' anche per lui

prima di coricarsi abbracciati

stretto il pane di sesamo in tasca

stretto in mano un fiore secco

in dieci stretti fra le balle di cotone

che ti prende alla gola

che ti toglie il respiro...

 

E' cronaca

"Morti soffocati a Foggia sei clandestini in un tir"

e' politica

"Piu' di mille clandestini respinti nel porto di Bari"

e' diplomazia

"Accordo con la Grecia sui rimpatri"

e' ipocrisia

"Roma chiede collaborazione ad Ankara"

e' propaganda

"Inasprite le pene contro i trafficanti"

e' nausea e' rabbia e' dolore

 

sotto le stelle di Zako mille Ali sognano l'Europa

in Europa sogneranno il ritorno

 

nella fredda nebbia di Colonia

Huseyn bussa a una porta

ha da consegnare una cattiva notizia

un fiore secco

e un pane di sesamo...

 

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Numero 78 del 17 dicembre 2016

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