[Nonviolenza] Archivi. 211



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Numero 211 del 15 novembre 2016

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di settembre 2016 (parte prima)

2. "Il volto dell'altro, la nostra responsabilita'". Un incontro di riflessione a Viterbo

3. Lucio Emilio Piegapini: A ramino

4. Lucio Emilio Piegapini: Un volontario

5. Lucio Emilio Piegapini: I due atei. Un racconto dell'orrore

6. Lucio Emilio Piegapini: Lo scrittore turbato

7. Tra un mese la Giornata internazionale della nonviolenza

8. "No alla riforma costituzionale golpista. Senza odio, senza violenza, senza paura". Una conferenza a Viterbo

9. Preparare la Giornata internazionale della nonviolenza e la marcia Perugia-Assisi

10. Lazzaro Casusceri: Il cugino di Mazzini

11. Lo stato italiano...

12 La cosa piu' importante

13. Lucio Emilio Piegapini: Come imparai a volare

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI SETTEMBRE 2016 (PARTE PRIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di settembre 2016.

 

2. "Il VOLTO DELL'ALTRO, LA NOSTRA RESPONSABILITA'". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO

 

Si e' svolto mercoledi' 31 agosto 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sul tema: "Il volto dell'altro, la nostra responsabilita'. Percorsi di riflessione e di solidarieta' all'ascolto di Hannah Arendt, Guenther Anders, Etty Hillesum, Hans Jonas, Emmanuel Levinas, Edith Stein, Simone Weil".

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L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del terremoto.

Successivamente il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha illustrato alcuni temi fondamentali della riflessione etica e politica delle autrici e degli autori considerati - tra le figure piu' illustri della filosofia contemporanea e tra i testimoni piu' luminosi dell'impegno morale e civile -, leggendone e commentandone anche alcuni estratti dalle opere fondamentali.

Le persone partecipanti all'incontro hanno condiviso ancora una volta la richiesta al Parlamento di legiferare due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia: 1. Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; 2. Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese. Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

...

 

3. LUCIO EMILIO PIEGAPINI: A RAMINO

 

Questa storia me l'ha raccontata Marione, una sera che giocavamo a ramino. Sono diversi anni che Marione e' morto. E' morto pure Paolone, e' morto pure Marco. Forse sono l'ultimo che ancora la sa. Se poi e' una storia vera, perche' Marione si calmava e riusciva a giocare a ramino solo dopo il quinto o il sesto cicchetto, e gli occhi gli brillavano, e la rabbia svaniva e cominciava a raccontare. Ma le cose che raccontava non si capiva mai se erano vere, se se le era sognate, o se era il suo modo di minacciarti e di vendicarsi del mondo. E io credo che avesse degli ottimi motivi per volersi vendicare del mondo. Ma questa non e' la storia di Mario, e' la storia di Curzio come la raccontava Mario.

*

Quando mia moglie mi lascio' andai nella legione straniera. Non mi ricordo se quello lo avevo gia' ammazzato o se lo ammazzai quando tornai dall'Africa. Ma neanche alla legione straniera stavo bene. Non dormivo mai, e prendevo fuoco per niente. Per niente davvero, perche' come potevo offendermi? Non capivo una parola di quello che dicevano, e allora dovevano essere gli sguardi a darmi fastidio, o forse perche' bevevo troppo pure li'. Non fosse per quello non mi ci trovavo male. Che si faceva? Si marciava. E qualche volta si rompeva qualche testa. Intendo dire: si rompeva qualche testa per ordine del comandante. Perche' di nostra iniziativa le teste le rompevamo spesso. Bastava che non fossero europei, e non gliene fregava niente a nessuno. Se erano europei, invece, poi ti dovevi arrangiare a nascondere il cadavere. Io non mi ci trovavo male. Ero andato li' perche' non ci volevo pensare piu' alla vita di prima. O forse perche' ero dovuto scappare, lo sai che non mi ricordo piu'? Poi, non so com'e', me ne andai anche dalla legione. Una notte, con un camion. E sul camion c'era pure 'sto Curzio, che era italiano e che mi racconto' una bella storia. Adesso non sono sicuro di ricordarmela bene, pero' te la voglio raccontare lo stesso. Dove andammo col camion? Mica me lo ricordo. Ma era sempre in Africa, credo che era roba di contrabbando o un lavoro da mercenari, non me lo ricordo piu'. Mi ricordo che ammazzavamo la gente, gli africani, e ci pagavano certi biondini tutti eleganti, pieno d'oro e di brillocchi. Ma Curzio lo incontrai sul camion, e dopo non l'ho visto piu'.

*

Allora, Mario, ti chiamo Mario hai detto? E di dove sei? Ah, non ci sono mai stato. A Roma si', una volta sono stato a Roma e sono andato al cinema. Ci pensi? Uno va a Roma e invece di andare al Colosseo, a San Pietro, a tutti quei monumenti, che fa? Va al cinema. Ero giovane. Se sei su questo camion vai dai belgi? o dai portoghesi? Bestiacce gli uni e gli altri. Ammazzano 'sta gente e neppure ci si arricchiscono. Dovrebbero essere tutti miliardari con quello che rubano qui, e invece restano pezzenti. Per me, hanno ragione i negri, li dovrebbero far fuori tutti. No, no, pur'io ho lavorato per i belgi, e alla fine se e' o noi o loro allora io sono per noi, ci mancherebbe altro, e se si spara io sparo per primo e sparo due volte. Non faccio il santarellino, ne ho sbudellati diversi. Pero' penso che abbiano ragione loro. E infatti me ne vado. Siamo sullo stesso camion, e' vero, ma tu vai verso i guai e io me ne torno a casa. Pure questo e' vero, pure questo e' vero, i guai sono pure li'. E' stato cosi' pure per me, che ci sono venuto a fare in questa fogna? Ma adesso e' passato tanto di quel tempo che mi sembra che si sta meglio la' che qui. Per te si vede che ancora non e' passato abbastanza tempo. E poi ogni dieci anni c'e' un'amnistia, su con la vita. Perche' me ne vado? Di sicuro non perche' ho fatto i soldi, mi vedi qui come sono: con una mano davanti e l'altra di dietro. Vent'anni, ed eccomi qui: con una mano davanti e l'altra di dietro. No, il motivo e' che non ne posso piu'. Di che? Di tutto. Viene il momento che uno dice basta. Per me il momento e' venuto un pomeriggio di tre mesi fa, quando mi hanno raccontato una storia, e in quella storia... insomma, e' come se ci avessi visto rispecchiata... non e' una cosa semplice da dire. La cosa migliore e' che ti racconto la storia, la storia di Amadu'. Amadu' e' quello che mi ha raccontato quella storia. Stavo per sparargli e quello mi racconta la storia. E' una bella storia, se ti va di sentirla. Io l'ho sentita e non l'ho piu' ammazzato, tanto lo avra' ammazzato qualcun altro.

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Puoi anche sparare. Non me ne frega niente. Se mi spari mi fai un favore. Ci puoi scommettere. Ci puoi scommettere. Se il fucile ce l'avevo io ti avevo gia' sparato. Invece ce l'hai tu, e allora spara e facciamola finita. No, non ci parlo coi colonialisti. Italiano? Allora sei pure fascista. Era meglio se ti davo una coltellata io, era meglio. I tuoi padroni. I tuoi padroni mi hanno ammazzato la moglie e i figli, mi hanno bruciato la casa, e rapinano il mio paese di tutte le sue ricchezze. Guardati, fai il cane da guardia per i tuoi padroni. Ti dovresti fare schifo. Io almeno mi sono ribellato. Sei proprio un fascista, fascista e servo come tutti i fascisti. E adesso spara. No, bisogna che spari, perche' se non mi spari io prima o poi mi sciolgo, e la prima cosa che faccio e' trovare un bastone appuntito e te lo ficco in un occhio. Prima di scappare, sicuro. E poi scappare dove? No, io non scappo piu', io resto qui, sono loro, siete voi che dovete scappare. Tu sparami perche' se non mi spari se mi libero quando dormi la prima cosa che faccio ti ammazzo come un cane, e ti levo il fucile, e vi sparo fino all'ultima cartuccia e poi chi se ne frega, tanto, peggio di cosi'... No, io non ci voglio parlare con te, colonialista e fascista. Con le parole ci impiccate la gente. La sai la storia di quello che impiccava la gente con le parole e gli mangiava il cuore? Me la raccontavano alla missione. Si', alla missione, i compari vostri, che mentre voi ci scannavate loro ci insegnavano che dovevamo pure essere contenti, "grazie signore, grazie signore". La raccontava suor Margherita. La vuoi sapere la storia di suor Margherita?

*

Un uomo di nome Mario aveva una moglie dolce come lo zucchero e buona come il pane. Era mia sorella. Parlava con gli angeli da quanto era buona. Ma aveva un difetto: era troppo bella. E tutti gli uomini che la guardavano la guardavano con gli occhi rossi, con gli occhi del diavolo. E Mario se ne accorgeva. Ed era geloso. E pensava che era colpa di mia sorella. E una volta all'ora di pranzo arriva a casa con l'accetta, lei era in cucina che cucinava, e cantava le lodi del Signore. E lui arrivo', e lei gli sorrise, e lui le divise in due il viso. Con un colpo secco. Poi scappo' in Africa e nessuno lo ha piu' visto. Ma la sapete la storia di quello che impiccava la gente con le parole e gli mangiava il cuore? Ve la racconto se state buoni.

 

4. LUCIO EMILIO PIEGAPINI: UN VOLONTARIO

 

Sono un volontario. Tiratore scelto.

A casa ho una stanza piena di coppe e di medaglie. Se non era per il lavoro che non lo posso lasciare mai, dicono tutti che avevo una carriera davanti, magari arrivavo alle olimpiadi. Ma all'officina siamo solo in due, e mio padre e' vecchio, non mi posso allontanare. Tanto tanto se abitavamo in citta', ma da qui solo per arrivare alla stazione del treno e' gia' un'ora di macchina, poi da li' per arrivare a Roma o a Orte e' un'altr'ora, un'ora e mezza, poi tutto il viaggio per arrivare nei posti dove fanno le gare... e la bottega chi la tiene aperta? Mio padre e' vecchio, se m'assento mezz'ora, un'ora, va bene, se proprio serve va bene pure mezza giornata, ma di piu' proprio non e' possibile. E quindi fine della carriera sportiva. Pure a caccia ci vado poco, e' che gli amici sono tutti pescatori, e allora se la domenica voglio stare una mezza giornata con loro bisogna che vado a pesca pure io, che pescare non mi piace per niente e m'annoio da morire. Ma almeno si fanno quattro chiacchiere, a casa siamo solo io, mio padre e la televisione, e parla solo la televisione. Certo, se m'ero sposato... ma li' per li' uno non se ne accorge che il tempo passa e quando te ne accorgi e' gia' passato. Ormai ho sessant'anni, e chi se lo piglia un rottame di sessant'anni. E senza un soldo, che con l'officina non si fa piu' una lira. Io glielo avevo detto a mio padre di vendere quando era il momento. Ma lui niente. E adesso non la vuole nessuno neppure se gliela regali.

Cosi' si tira avanti male, e se non fosse quella miseria della pensione di mio padre neppure alla fine del mese arriveremmo. Certe volte ci penso: quando mio padre muore vendo tutto, mi dessero pure solo cinque centesimi. Vendo tutto e vado in citta', mi spendo tutto, poi m'ammazzo. Sono cose che si dicono. La sera guardiamo la televisione, io vorrei vedere lo sport ma fanno quasi sempre i film, film complicati che non si capisce che succede, io m'annoio e lascio accesa la televisione perche' mio padre dorme solo con la televisione accesa. Se gli dico di andare a mettersi a letto lui ci va buono buono ma dopo mezz'ora s'alza e non riesce piu' a dormire. Invece sta li' in cucina, s'appoggia sul tavolino e dorme mentre la televisione chiacchiera, chiacchiera e non s'azzitta mai. Neppure io vado a letto presto, l'ho detto prima, sono un volontario.

Carico la carabina, salgo sul camion e vado a sparare agli invasori stranieri. Sono un volontario, difendo il mio paese. Sono un tiratore scelto. Padroni a casa nostra.

 

5. LUCIO EMILIO PIEGAPINI: I DUE ATEI. UN RACCONTO DELL'ORRORE

 

Ci sono due tipi di atei: quelli ragionevoli come me, e quelli ricchi come Lindoro.

Quelli come me sono intelligenti, amano la virtu' anche se sanno che e' solo una parola, ascoltano le altre persone e s'interrogano incessantemente su cosa significhino per loro le loro percezioni, le loro interpretazioni, le loro concezioni, le loro produzioni di segni, le narrazioni che fanno delle loro esistenze, le loro esistenze stesse. Io e gli atei come me pensiamo che tutti gli esseri umani pensano all'incirca gli stessi pensieri, hanno le stesse paure, fanno gli stessi errori. E ci diamo da fare per farli soffrire di meno, questa infetta carrettata di morituri strepitanti.

Quelli come Lindoro, e Lindoro prima di ogni altro, sono presuntuosi, tronfi da far vomitare, piu' clericali dei clericali, e piu' sono ricchi e piu' sono fascisti, e tu li vedi che se ne avessero le forze la loro massima aspirazione sarebbe di essere insieme il Grande fratello, il Grande inquisitore, il Divin marchese e il comandante di ogni plotone d'esecuzione sulla faccia della terra.

E' sempre cosi', tutto si divide in due, e' la dialettica della dialettica, e ogni intero spezzatosi in due meta' riproduce la lotta piu' furiosa tra i mezzi, tra i doppi, ed a loro volta anche ogni meta', anche ogni doppio, si scindono e ancora e ancora, e l'universo si sbriciola, e questo sbriciolarsi ci sembra generazione, proliferazione, ed invece e' solo sfasciarsi, infinitesimarsi, un brulicante annichilirsi.

Solo Lucrezio e Leopardi hanno detto quel che occorreva dire. Mi fanno ridere gli spiriti forti alla Lindoro, l'unico spirito forte che hanno e' quello che trincano a damigiane e poi sgocciolano nel pannolone. Perche' poi Violante mi abbia lasciato per mettersi con quel pagliaccio io non lo so. E invece lo so, lo so: i soldi, tutti quei maledetti soldi che a quel buffone inceronato e impomatato gli escono dalle orecchie - e dico orecchie per parlar pulito, ho uno stile io. E da dove vengono fuori che non ha mai mosso una paglia con quelle manine di porcellana? Lo so io da dove vengono fuori: chi gliela pagava la rivista? chi lo inzeppava all'universita'? Il libertino in vagone letto, il moralista a un tanto al chilo, il sottuttio dei miei stivali: la famigliola col doppio cognome, il partito dei rubbarubba, la camorra dei baroni. E poi ci sono i fessi che leggono quei suoi libri rachitici e lo prendono per il filosofo che danza, si', la danza del ventre. E quella cretinetta di Violante. Ma chi se ne frega, dico io, chi se ne frega. Povera e nuda vai filosofia.

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Io no, io non ho ceduto. Io sono ancora un militante del movimento delle oppresse e degli oppressi. L'undicesima tesi su Feuerbach. Carriere non ne ho fatte, e come avrei potuto? La tolleranza repressiva, l'industria culturale, la societa' dello spettacolo. I manoscritti economico-filosofici del '44. Chi se ne frega se sono restato in miseria e ci sono diventato vecchio, incurvato, sdentato, pelato. Certo, adesso neppure io al posto di Violante degnerei di uno sguardo questo rudere che sono diventato. Ma ancora venti, trent'anni fa, non ero cosi'. E anche Violante adesso non e' invecchiata? Pero' lei e' ancora bellissima, sara' sempre bellissima. Glielo dicevo ai bei tempi che era una dea.

C'e' ateismo e ateismo, questa e' la tesi che voglio sostenere. Un ateismo militante, che lotta per la liberazione dell'umanita' e che del fatto religioso e della sfera del sacro sa dare una lettura complessa e dialettica, come Feuerbach, come Marx ed Engels, e poi Ernst Bloch, se proprio vogliamo dirlo. E poi c'e' quel corto circuito, quel pastrocchio, quel nulla di nulla, pero' incartato nel suo elegante armani, nel suo dolceevvoltagabbana, coi lustrini da bordello ottocentesco, e quello sarebbe ateismo? Quell'alibi infame per ogni cinismo, per ogni turpitudine, e mentre il principino zirla il carpe diem intanto strappa il cuore a chi sta in basso e lo trangugia crudo con un po' di limone. Ma quale ateismo, quello e' solo l'ultima maschera dei rampolli dell'ancien regime che si riciclano e continuano a vampirizzare le classi oppresse e ad ipnotizzare i babbei con i loro ridicoli sofismi da avanspettacolo, da Ambra-Jovinelli, da Domenica sportiva, e che ci vuole, che ci vuole, con tutti quei soldi.

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Giunto al punto in cui mi trovo, certo, anch'io vorrei essere finalmente ricco. Sarebbe un fatto di giustizia, in questo schifo di mondo senza senso e senza decoro. Avro' il diritto di pagarmi il dentista? Una volta all'anno, dico: una volta all'anno, potro' farlo anch'io un viaggio non dico a Venezia, o a Firenze, ma almeno a Tarquinia, e starmene un paio di giorni al mare? Che poi neppure mi piace, il mare. E piuttosto che spogliarmi per farmi cuocere dal sole mi chiudo in un frigorifero. No, non e' invidia. Me ne frego, io. E' solo per non finire cosi', sempre in questo buco, solo come un cane, a campare della carita' di questi quattro amici che fanno finta di avere bisogno di lezioni private o di recensioni per avere la scusa di pagarmi l'affitto o invitarmi a pranzo o regalarmi un libro. La botte di Diogene, dice la gente, e questo sottoscala vi sembra tanto meglio? E almeno mi pagassero per quello che faccio per tutto il condominio, no, non se ne accorgono neppure. Ma io non dico niente. Ma quale orgoglio luciferino. E' che se per le scale vedo una lampadina fulminata non mi metto a scrivere all'amministratore, vado al supermercato qui davanti, ne compro una buona e la cambio. Se trovo nell'androne una deiezione canina - si dice cosi', adesso - non mi metto a fotografarla col telefonino (neanche ce l'ho, il telefonino) e mandarla ai quotidiani cittadini o postarla su facebook; prendo un paio di fogli di giornale, la raschio via e la butto nel secchio dell'immondizia. E con tutto cio' lo so che i coinquilini non mi possono vedere, che dicono che puzzo, e l'avro' dovuta cancellare cento volte l'opera grafica di tema anatomico che qualche poppante che diventera' un fascista - o qualche fascista che restera' in eterno poppante - continua a vergare con agile tratto col suo carboncino sul muro di fianco alla porta del mio appartamento nel sottoscala. Lasciamo perdere. Il popolo delle scimmie. L'ideologia delle ghiande. Certo non mi metto a giocare al gratta e vinci, o al lotto, o al quiz televisivo. Ho una dignita'. Non ho ceduto. E' chiaro che quattro baiocchi farebbero comodo pure a me. Campateci voi con la pensione minima sociale, poi me lo raccontate. Non per me, per i miei libri, che me ne accorgo che si rovinano, l'umidita' li riduce a uno straccio e li incolla, i lepismi se li pasteggiano, li tengo impilati serrati pila a pila che certe volte rinuncio a rileggere un brano o controllare una citazione per non dover fare la fatica di spostarne una torre col rischio di farne cadere non una pila soltanto ma dieci, ma venti. Effetto domino. E la polvere, poi, e io sono pure asmatico. Siccome non riesco a dormire e alla radio non c'e' piu' verso di sentire un bel radiodramma, un po' di buona musica, passo la notte vestito, con tutte le scarpe, al buio, e ogni mezz'ora accendo di colpo la luce e dappertutto e' un fuggi fuggi di pesciolini d'argento e dove arrivo li schiaccio, e poi devo pulire questo schifo. Ma io ci sono abituato, e' che mi dispiace per i libri. Che dovrebbero stare sugli scaffali, come cristo comanda, con il dorso a vista e sul dorso il titolo. Invece stanno li' impilati che ammuffiscono. Di venderli non mi va, sono i miei libri. E neppure di donarli a qualche istituzione. In passato ne ho regalati a biblioteche, a centri culturali, a scuole, a organizzazioni del movimento operaio, a comuni agricole. Poi nove volte su dieci finiva che li mettevano in un magazzino ad ammuffire li'. Allora tanto vale che ammuffiscano qui. Ma certo con due soldarelli potrei affittare un appartamento spazioso, cogli scaffali. Ai libri gli voglio bene. Piu' di quanto ne voglia a me stesso. Ma non ne faccio un feticcio, sia chiaro. Sono solo fogli di carta cuciti insieme. Volere bene veramente, volevo bene a Violante, ma e' andata come e' andata, mannaggia a lei, che le possa venire un canchero.

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Ci sono due ateismi, quello delle persone oneste e serie, come me, e quello dei porci sfruttatori, come Lindoro. E c'e' una sola lotta di classe. Per questo l'ho rapito quell'imbecille di Lindoro. E sia che la famiglia paghi il riscatto, sia che non lo paghi, io non ci ho perso tempo, l'ho gia' fatto fuori, l'ho segato a pezzetti che ho incartato nel giornale, e in capo a una settimana l'ho sparso un po' per la citta' a tocchetti saporiti dove le gattare lasciano i bocconcini ai gatti randagi, e un po' a pezzettoni piu' grossi nelle campagne alla periferia, dove i cani inselvatichiti cacciano a  branchi e sembrano lupi. Se poi il riscatto lo pagano, meglio, mi tolgo pure qualche soddisfazione. Vado alla libreria Herder e compro tutta la Patrologia greca e latina.

 

6. LUCIO EMILIO PIEGAPINI: LO SCRITTORE TURBATO

 

Tu scrivi invenzioni, fantasie, memorie e allucinazioni, e le introduci nel mondo: Ma nel mondo non c'e' gia' fin troppa sofferenza, non ci sono gia' fin troppi deliri? Non dovresti piuttosto adoperarti a ridurre le sofferenze e le menzogne? Se fai qualcosa di cui dubiti tu stesso, perche' la fai? Quel dubbio non e' sufficiente a persuaderti a non farla? Se proprio devi scrivere, non dovresti scrivere la verita' invece che queste finzioni? Tu racconti storie, favole, miraggi, e invece dovresti riferire i fatti, e chiamare alla lotta contro l'orrore che ogni giorno ci sommerge.

Trovo innumerevoli, incontrovertibili, luminosi argomenti a sostegno della tesi che dovresti smettere di scrivere questi racconti biechi e stralunati di paure e delitti, e tornare alla lotta, a scrivere per denunciare la violenza dei potenti, al giornalismo d'inchiesta, al saggio che smaschera e spiega. E' quello che devi fare, lo sai fare, fallo. E smettila di perdere tempo con queste idiozie, con queste trivialita', con questi fantasmi. Ah si', conosco una montagna, un diluvio, una galassia di argomenti a sostegno della tesi che dovresti smettere di scrivere queste scemenze.

E un solo argomento contrario: mi pagano per scrivere queste scempiaggini. Mi pagano bene. Ed e' sempre meglio che dover lavorare.

 

7. TRA UN MESE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA

 

Ricorre esattamente tra un mese, il 2 ottobre, la Giornata internazionale della nonviolenza, promossa dall'Onu nel giorno anniversario della nascita di Gandhi.

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo invita tutte le persone di volonta' buona, le associazioni impegnate per la dignita' umana, le istituzioni democratiche e particolarmente quelle educative, a promuovere ovunque iniziative di riflessione e di azione concreta per la pace, la solidarieta', i diritti umani, la difesa della biosfera.

Che domenica 2 ottobre sia una giornata di impegno comune per il bene comune, e che sia altresi' preparazione alla partecipazione alla marcia Perugia-Assisi che si svolgera' esattamente una settimana dopo, domenica 9 ottobre 2016.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

8. "NO ALLA RIFORMA COSTITUZIONALE GOLPISTA. SENZA ODIO, SENZA VIOLENZA, SENZA PAURA". UNA CONFERENZA A VITERBO

 

Si e' svolta la mattina di sabato 3 settembre  2016 a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", una conferenza sul tema: "No alla riforma costituzionale golpista. Senza odio, senza violenza, senza paura"; la conferenza faceva seguito all'incontro del 22 agosto in cui fu presentato l'"Appello nonviolento per il No alla riforma costituzionale" promosso dalla storica struttura nonviolenta viterbese.

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La conferenza si e' aperta con una commemorazione delle vittime del terremoto che ha colpito l'Italia centrale e con l'invito a perseverare nel recare aiuto ai superstiti.

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E' poi intervenuto il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, che ha illustrato le ragioni di una specifica iniziativa delle persone amiche della nonviolenza in difesa della Costituzione repubblicana, ragioni sintetizzate nell'appello nonviolento per il No alla riforma costituzionale: "Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe. Senza odio, senza violenza, senza paura".

Nella vicenda storica italiana del secondo Novecento e fino ai nostri giorni numerosi sono stati i tentativi delle forze reazionarie e dei poteri occulti e criminali sia di boicottare la Costituzione violandola nei suoi stessi principi fondamentali, sia di imporre svolte autoritarie finanche organizzando azioni golpiste e mettendo in atto strategie stragiste. La Costituzione repubblicana e' stata ed e' presidio delle nostre liberta' e cornice entro cui la democrazia progressiva ha potuto affermare de jure ed estendere de facto diritti prima iniquamente negati, e realizzare una societa' meno ingiusta, meno barbara, piu' civile, piu' solidale. Ma l'assalto reazionario alla Costituzione repubblicana non e' mai cessato, e ancora oggi la sua difesa e' diritto e dovere di ogni persona di retto sentire e di volonta' buona.

Concludendo il suo intervento il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha voluto sottolineare come l'esecutivo in carica sia accecato dinanzi a cio' che ogni persona ragionevole vede: ipnotizzati dalla loro stessa stupidissima retorica ed ebbri del potere che possiedono e da cui sono posseduti i membri del gabinetto in carica sembrano aver dimenticato i concetti basilari della civilta' giuridica e dell'ordinamento democratico, e senza rendersene conto fino in fondo si fanno tragici e grotteschi alfieri, a loro irredimibile ignominia, di un golpe che vanamente tentarono negli scorsi decenni i governi esplicitamente sostenuti da fascisti e mafiosi.

A questo golpe occorre opporsi, con la forza della democrazia, con la forza della legalita', con la forza della verita', senza odio, senza violenza, senza paura, votando No al referendum.

Abbiamo adottato l'espressione "Senza odio, senza violenza senza paura" come motto della nostra iniziativa - ha concluso il responsabile della struttura nonviolenta viterbese -, lo stesso che fu usato dal movimento democratico cileno che nel 1988 sconfisse Pinochet votando No al referendum, e abbatte' la dittatura con la forza del voto, della democrazia, della legalita', della verita', senza odio, senza violenza, senza paura.

Confidiamo che la stragrande maggioranza del popolo italiano al referendum vorra' esprimere il suo No a chi vuole fare a pezzi il parlamento e lo stato di diritto riducendo il Senato a una comitiva in trasferta, facendo della Camera un'accolita di cortigiani e rompendo la separazione dei poteri instaurando di fatto l'autocrazia dell'esecutivo.

Confidiamo che il popolo italiano con il No nel referendum vorra' respingere il golpe degli apprendisti stregoni e dei loro scellerati longevi ispiratori; confidiamo che il popolo italiano vorra' difendere la Costituzione nata dalla Resistenza antifascista; confidiamo che il popolo italiano vorra' difendere la democrazia parlamentare e lo stato di diritto. Senza odio, senza violenza, senza paura.

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Di qui alla data di svolgimento del referendum il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" pubblichera' ogni due giorni un notiziario telematico ad hoc con la testata "Senza odio, senza violenza, senza paura" per diffondere testi particolarmente rilevanti di illustri giuristi e di figure autorevolissime della vita culturale, morale e civile del nostro paese che argomentano le inconfutabili ragioni del No alla riforma costituzionale che fa strame del parlamento e della volonta' popolare e viola la separazione dei poteri cardine dello stato di diritto.

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Di seguito il testo dell'"Appello nonviolento per il No alla riforma costituzionale".

Appello nonviolento per il No alla riforma costituzionale: "Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe. Senza odio, senza violenza, senza paura"

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

9. PREPARARE LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA E LA MARCIA PERUGIA-ASSISI

 

Come ogni anno ricorre il 2 ottobre la Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi.

E quest'anno il 9 ottobre si svolgera' la marcia della pace Perugia-Assisi, la piu' importante iniziativa di pace nel nostro paese ideata da Aldo Capitini, l'apostolo della nonviolenza in Italia.

Occorre che le istituzioni, le associazioni, i movimenti, le persone che vogliono contribuire a fermare l'orrore della "terza guerra mondiale a pezzi" in corso, che vogliono salvare le vite, che vogliono costruire la pace, si adoperino fin d'ora a preparare la partecipazione piu' ampia e piu' consapevole possibile a queste due iniziative.

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo rinnova l'invito a tutte le persone di volonta' buona, a tutti i movimenti democratici, a tutte le istituzioni fedeli alla Costituzione repubblicana che ripudia la guerra, ad un impegno immediato e comune contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Facciamo del 2 e del 9 ottobre occasioni corali e persuase d'impegno comune per la salvezza dell'umanita'.

E fin d'ora adoperiamoci ovunque, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione; per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Vi e' una sola umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo.

 

10. LAZZARO CASUSCERI: IL CUGINO DI MAZZINI

 

Ma no, nessuna offesa. Guardi, me lo chiedono tutti. Appena mi presento e dico "Piacere, Gilberto Mazzini" tutti mi chiedono se sono parente di Peppe. "E' mio cugino", dico io, e sorrido. "Oh", dicono quasi tutti. Lei non immagina quante sfumature ci possono essere in un monosillabo. Io cerco di non mettere in imbarazzo nessuno, soprattutto se mi trovo in casa di amici o di amici di amici, ma non posso negare che dopo non e' piu' la stessa atmosfera. Tutti cercano di evitarmi per paura che intorno a me ronzino estremisti, agenti provocatori, sbirri o cospiratori di mezza Europa tutti calamitati da quel cognome. Ma, dico io, il congresso di Vienna e l'Internazionale dovrebbero proprio darsi convegno qui nel salotto letterario di madame *** solo perche' ci sono anch'io a recitare due sonetti, io che sono solo il cugino di mio cugino? O accroccare una rissa proprio qui al ballo del visconte *** solo perche' ci sono venuto anch'io per corteggiare madamigella ***? O seguirmi in processione ed indi disfidarsi a questo accademico convivio nel quale non mi perito di confessare di essermi intrufolato trascinato dall'amico Turnascione solo perche' la fame non conosce leggi e si puo' anche resistere a sei, dico sei, prolusioni accademiche pur di poter poi trangugiare il consomme' e azzannare un mezzo cosciotto? Altre volte invece mi invitano apposta, io ormai glielo leggo sulle labbra mentre si sussurrano "Quello, quello, e' il cugino di Mazzini", "Oddio, cosi' alto?", e le donzelle provano un frisson. In altri casi mi sono trovato in situazioni penose, in cui l'unico modo per cavarsela con dignita' e' prender cappello e uscire senza proferir motto. Voi non ve lo immaginate neppure: c'e' quello che vuole costringerti a cantare l'inno reale, quell'altro che comincia a dirne di tutti i colori contro mio cugino nell'intento di costringerti al duello, lo sbirro che ti sussurra insulti e ti molla gomitate, il gentiluomo che se per sbaglio la figliuola t'ha messo nel carnet per un ballo si sente in diritto, anzi in dovere, di schiaffeggiarti: e io che ho fatto? Io che sono stato in un angolo solo solo a sorridere per tutta la serata e quella ragazzina mi aveva chiesto di ballare unicamente per buon cuore? Io non vorrei accettare alcun invito, la vita mondana la detesto. Ma detesto ancor piu' la fame, voi neppure ve lo immaginate che e' la fame.

*

Bravo lei. Sembra facile trovarsi un lavoro quanto ti presenti e dici che ti chiami Gilberto Mazzini. Se sono in un modo, ti cacciano perche' hanno paura che gl'incendi l'azienda, le terre, le case; se sono in un altro, ti cacciano perche' hanno paura delle rappresaglie delle autorita'. Non ti prendono neppure a spazzare le strade, neppure a raccogliere le olive, neppure a lavare i piatti in cucina. Poi e' naturale che una persona si deprime. Ma tutti ti guardano, "quello e' il cugino del mostro" dicono alcuni, "quello e' il cugino dell'apostolo" dicono altri, nessuno ti si avvicina, ma tutti ti spiano e tu non e' che con quel cognome ti puoi mettere a rubare le brioches al bar della stazione, devi portare la tua pena con dignita'. Ma la fame, la fame. Cosi' l'unica e' andare a tutte le inaugurazioni e cercare di imbucarmi a tutte le feste. Qualche amico che mi aiuta c'e', per fortuna. Vecchi compagni del liceo, ubriaconi, maneggioni che ci godono a farsi vedere insieme a me per poi ricamarci sopra e far colpo sulle donne ("un giorno, signora, le narrero' alcune mie avventure, alcuni miei tormenti, eravamo io e il Mazzini... si', il Mazzini, siamo pappa e ciccia") o intimidire gli uscieri e gli scocciatori ("Sono amico di Mazzini, non so se mi spiego").

*

Io a Peppe gli ho sempre voluto bene, e anche se mi ha rovinato la vita gli voglio bene lo stesso. Certo che le spara grosse. E se fosse vero un millesimo delle imprese che si attribuisce sarebbe Nembo Kid, e se poi fosse vero un milionesimo di quelle che gli attribuiscono sarebbe Arsenio Lupin e Charlot e Dracula e tutti i lanzichenecchi messi insieme. Che poi da ragazzo era tutto timidino, pulitino, piangeva per un nonnulla e a scuola lo pigliavano in giro ed era il cocco della maestra. Uno si sarebbe aspettato che da grande andava ad aiutare madre Teresa a Calcutta, e invece e' diventato lo spettro che s'aggira per l'Europa. Dico la verita': certe volte mi commuovo a pensare alla vita che fa, sempre in esilio, sempre a correre di qua e di la', sempre a studiare e scrivere, e fondare societa' segrete, organizzare la guerriglia, promuovere collette, fare appelli a questo e quello, aiutare le vecchiette ad attraversare la strada, raccogliere le cartacce dal selciato e metterle nei cestini, aiutare i greci e i polacchi, predicare agli operai, tirare su il reticolato per far passare i clandestini, scrivere sui muri, e sul piu' bello arrivano gli sbirri e via prima che gli mettano il sale sulla coda; e allora mi sembra che io con tutto che non ho un soldo bucato, e la fame mi si mangia lei a me, io faccio una vita da privilegiato, e un po' mi vergogno, e gli voglio piu' bene ancora, con tutto che di essere suo cugino mi ha rovinato la vita. Non era meglio se ero il cugino di Cavour?

*

Col passare del tempo mi sono dovuto adeguare al personaggio. Da giovane no, non ne volevo sapere. Ma poi, poi, insomma la vita e' dura. Cosi' mi sono fatto crescere questa barbetta da cretino, che ogni minuto pizzica ma tu stoico non puoi neppure darti una grattatina; mi vesto piu' o meno come lui (che poi si veste piu' o meno come tutti, quando non si ha il becco di un quattrino ci si veste tutti uguale, i vestiti li compriamo tutti dal cinese o li prendiamo usati alla Caritas); ho anche cominciato ad assomigliargli, non so come, una volta ero pingue e florido, adesso sembro anch'io un beccamorto. E non solo, ho cominciato anche a leggere le robe che scrive. E quanto a scrivere non si ferma un minuto Peppe, che io mi chiedo come faccia a trovare il tempo per organizzare gli attentati, gl'incendi e tutto il resto se sta sempre a scrivere messaggi, proclami, statuti, articoli, giornali, numeri unici, opuscoli, volumi, opere scelte, opere complete... E mi e' successa una cosa strana. A forza di leggere quelle strampalaggini, ho cominciato a parlare come lui. Mi viene naturale fare quelle tirate, pensiero e azione, Dio e popolo, giovinitalia, giovineuropa, i doveri dell'uomo, e tutte quelle castronerie li'. Ma conciono solo all'osteria, e per prudenza cambio i nomi (e magari anche questo trucchetto da cospiratore l'avro' imparato leggendo qualcuna delle sue spisciolate): e allora invece di dire "pensiero e azione" dico "dormire e oziare", invece di "giovinitalia" dico "vecchia baldracca", e una volta mi hanno pure portato in guardina che pensavano che esercitassi il lenocinio. Intanto mi sono fatto una fama: "E' il cugino di Mazzini, e' il cugino di Mazzini" ripete la voce del popolo, e l'appigionante e gli altri creditori chiudono un occhio. Insomma, si tira avanti. Voi neppure ve lo immaginate quanto e' dura la vita.

 

11. LO STATO ITALIANO...

 

Lo stato italiano cessi di sperperare criminalmente decine di milioni ogni giorno per le guerre e il riarmo, ed utilizzi quei denari di tutti per salvare le vite, costruire case, scuole ed ospedali, garantire accoglienza e assistenza a chi ha estremo bisogno di aiuto.

Lo stato italiano cessi di sperperare i soldi di tutti a fini di morte, e li utilizzi finalmente per salvare le vite.

 

12. LA COSA PIU' IMPORTANTE

 

La cosa piu' importante e' opporsi alla guerra, ma il movimento per la pace nel nostro paese si sveglia solo a ottobre e a dicembre gia' e' stanco.

Che almeno ad ottobre qualcosa si tenti, contro la guerra, contro le stragi, contro tutte le organizzazioni assassine, contro le armi che uccidono gli esseri umani.

E ad esempio il 2 ottobre proviamo a promuovere ovunque possibile iniziative per la Giornata internazionale della nonviolenza.

Lo so che il piu' delle volte sono iniziative da mettersi le mani nei capelli, che con la nonviolenza hanno a che fare come i cavoli a merenda, ma e' meglio di niente, e magari qualcuno si decide a leggere Gandhi e scopre un mondo, una politica, che non immagina neppure.

Manca gia' meno di un mese, diamoci da fare.

*

E quest'anno il 9 ottobre c'e' la Perugia-Assisi.

Stendiamo un velo pietoso di silenzio sulle burocrazie che si dicono pacifiste e che un passo dopo l'altro, di prostituzione in prostituzione, hanno accettato la guerra afgana ad inizio secolo, quella libica del 2011, le "missioni di pace" stragiste, il massacro dei migranti, l'orrore che dal Medio e Vicino Oriente giunge fino alle nostre case, ed impegniamoci perche' la marcia riesca anche quest'anno.

La marcia e' ben altro che le vilta' e le ambiguita' di non piccola parte dei soggetti istituzionali ed associativi che la promuovono, la marcia e' appello alla lotta contro tutte le guerre e tutte le uccisioni, contro tutti gli eserciti e tutte le armi, contro tutte le violenze e tutti i poteri che sulla violenza si reggono; la marcia e' chiamata all'impegno per salvare le vite, tutte le vite; la marcia e' Capitini vivente, la marcia e' la nonviolenza in cammino.

Manca poco piu' di un mese, diamoci da fare.

 

13. LUCIO EMILIO PIEGAPINI: COME IMPARAI A VOLARE

 

Non ci avevo mai pensato prima, ma l'avevo sognato un sacco di volte.

Ci avete mai fatto caso che noi diciamo "un sacco" pero' non ci viene in mente un sacco, e allora perche' diciamo "un sacco"? Dovremmo dire "molte volte". Ma anche "volte", cosa ci viene in mente quando diciamo "volte"? Mah, lasciamo perdere.

Che dicevo? Si', che non ci avevo mai pensato prima come si potesse fare, pero' lo avevo gia' fatto un sacco di volte in sogno; poi stamattina mi sono alzato tardi, e' domenica, e quindi sono restato a letto nel dormiveglia e di colpo ci sono arrivato: si trattava semplicemente di nuotare, di nuotare nell'aria. Ecco, come fanno gli uccelli, bastava guardarli.

E io in questi giorni li ho guardati spesso da vicino vicino, anche qui per puro caso (e perche' "puro"? c'e' forse un caso "impuro"? Mah): e' successo che da qualche settimana sul terrazzo di casa mia trovo un sacco (eccolo qua, ancora quel sacco) di guano, insomma di cacche di uccelli. Poi una mattina mentre facevo colazione ho scostato la tendina e ho visto due uccelli sul terrazzo, una gazza  e una cornacchia (a dire il vero non lo so se erano proprio una gazza e una cornacchia, uno era nero e uno era mezzo nero e mezzo bianco), ma la cornacchia e' volata via subito, l'altra invece e' restata a zampettare, che pareva che facesse il suo spettacolino proprio per me, che ero l'unico spettatore (a meno che non ci sia anche il Grande Spettatore, che poi sarebbe anche il Grande Regista, ma io non ci credo). Ci credereste? Da allora scosto la tendina tutte le mattine e ci trovo sempre i due uccelli, o uno solo, di solito quello bianco e nero. Se proprio sono gli stessi non lo so, certo che gli uccelli si assomigliano tutti. E anche se io la mattina ho fretta perche' - come si dice - il treno non ti aspetta, ed io lavoro fuori, e poi da casa mia alla stazione c'e' un bel pezzo di strada da fare, e io la faccio a piedi e a passo sostenuto, non mi dispiace camminare la mattina presto, d'inverno e' buio e freddo, d'estate e' gia' chiaro verso le sei, e non c'e' nessuno e si respira e ti accorgi di quanto e' grande il mondo e vorresti davvero avere il tempo per fermarti a pensare, a contemplare, si', pure a contemplare, ma come si fa, devi affrettarti perche' il treno non ti aspetta, poi sul treno dormo ancora un po', e poi mi abbrutisco tutto il giorno al lavoro e quando torno alla sera sono stanco come uno straccio e mi metto davanti alla televisione finche' mi ci addormento, e per fortuna che c'e' la domenica, dico io, perche' senno' che ti restava? Mah. Per fortuna che c'e' la domenica.

Allora, che dicevamo? Si', bastava guardare gli uccelli, ma chi li guarda mai? Mi ci metto anch'io nel mucchio. Intanto sono pochi qui in citta', a parte in certi momenti dell'anno che invece ti puoi sedere su una panchina e passare l'intero pomeriggio della domenica a guardarli che sono uno stormo infinito e fanno le loro evoluzioni nel cielo e allora ti accorgi che e' tutto matematico, tutto musicale, come diceva Pitagora, dico bene? Che armonia, che incanto. E uno allora dovrebbe pensarci che le cose non sono proprio come sembrano, anzi, no: che le cose sono come sembrano ma noi non sappiamo vederle bene e allora ci sembrano diverse da come sembrano veramente. Magari non mi saro' spiegato bene, ma ci siamo capiti lo stesso, no? Sara' il vento, che ne so, ma quelle evoluzioni sono perfette ed io ci passerei la giornata intera a guardare quei cento, quei mille, quei diecimila uccelli che fanno le loro evoluzioni, le loro picchiate, che oscurano il cielo come le frecce dei persiani. Dove l'ho letto? E chi se lo ricorda piu'? Pero' non posso passare tutta la domenica su quella panchina, e poi comunque al tramonto si fa buio presto e quando e' buio non si vede piu' niente, e cento volte, anzi, mille, diecimila volte mi sono chiesto se quando e' buio quelli continuano a volare o si fermano, e secondo me si fermano, mica ci hanno i radar come i pipistrelli. Senza radar andrebbero a sbattere di sicuro. Ma anche di giorno perche' non si intruppano mai? Sarebbe normale che ci fosse qualche incidente, sono cosi' tanti; come gli incidenti automobilistici sulle strade, con tutte quelle macchine, no? E' una questione di calcolo stocastico - che parola, eh? a me mi piace usare ogni tanto le parole difficili, faccio l'usciere in Provincia, quando ho una mezz'ora senza scocciatori faccio la Settimana enigmistica, imparo un sacco di cose, anche se non e' piu' come una volta, una volta nelle parole crociate per esempio trovavi un sacco di definizioni sull'opera lirica e li' era davvero di cultura, adesso invece trovi le parole inglesi, le scemenze della televisione, neppure la Settimana enigmistica e' piu' come quella di una volta, tutto si deteriora, sara' che invecchio. Mah. Insomma, a una cert'ora devo tornare a casa (che e' li' vicino, la panchina dove vado a guardare il cielo e' proprio di fianco a casa mia - o si dice davanti? ma davanti dovrebbe essere davanti alla porta di casa, o davanti al portone del palazzo? Mah). Insomma rientro a casa che non mi va di prendermi un rafreddore, e poi devo dare una pulita, devo stendere i panni, devo occuparmi di mandare avanti la casa, quando si vive da soli e si lavora fuori, tutto e' un problema, per fortuna che c'e' un supermercato aperto pure la domenica mattina, proprio davanti a casa mia - insomma, non proprio davanti, ma vicino. Io la domenica sera finisce che mi scaldo una pizza al microonde, anche se e' l'unica sera che avrei tempo di cucinare, ma sono depresso perche' il giorno festivo e' gia' finito e allora sono depresso sempre perche' anche il sabato sera sono stanco morto, e gli altri giorni che ve lo dico a fare? Non e' che non mi piace vivere solo, e' che sarebbe meglio non vivere soli. Non ho ragione? Eh?

Non mi ricordo piu'... ah, gia', come ho imparato a volare. Proprio stamattina, stavo ancora nel letto e mi sono detto: ma guarda, e' semplice, nuotano, nuotano nell'aria. E che ci voleva? Dopo che ci sei arrivato, si', e' facile dire "che ci voleva?", ma e' perche' ormai ci sei arrivato. L'invenzione della ruota, e che ci voleva? l'invenzione dell'ombrello, e che ci voleva? l'invenzione del telefono, e che ci voleva? Ci voleva, ci voleva. Anche l'aereoplano (ma si puo' dire anche aeroplano no? Areoplano invece no, non si dice, anche se ci assomiglia). Anche i razzi, si', i missili. Io mi ricordo sempre di quel missile che si pianta in un occhio della luna, ve lo ricordate? Era un film di Melies, lo trovate su youtube. E' una forza youtube, certe volte mi dico che dovrei comprarmi un computer solo per vederci i vecchi film su youtube, ma tanto a casa non ci sto mai, e poi mi basta la televisione. Pero' al lavoro io sto proprio davanti alla porta dell'anticamera dell'assessore, e li' c'e' la segreteria e sono in quattro e due sono ragazze e due sono amici miei da un sacco di tempo (ancora 'sto sacco) e loro ce l'hanno i computer, uno per scrivania, e ci guardano youtube, e qualche volta che entro per dire che c'e' qualche scocciatore mi ci fermo un quarto d'ora, mezz'ora, tre quarti d'ora, cosi' lo scocciatore s'impara a scocciare, e mi metto a guardare i film sul computer insieme a loro. Il meglio e' quando le ragazze non ci sono e allora ci vediamo i film a luci rosse, certi film che neppure ve lo immaginate. Volevo comprare le videocassette, ma non ce l'ho il videoregistratore a casa, e poi non ce l'ho il tempo, arrivo tardi la sera e quello che fanno in televisione va bene comunque, giusto per addormentarmici mentre bevo una birra e mando giu' una scatoletta di tonno e due pomodori ancora freddi. Mi piace il tonno, ma devo mangiarlo con qualcos'altro, senno' mi nausea subito. E li' ho visto quel film del razzo sparato sulla luna che la piglia in un occhio e strilla, che poi non strilla, muove solo la bocca, il film e' muto. A me mi piacciono i film muti, perche' sono come i sogni, che tu lo sai che ci sono la parole ma in verita' non e' che le senti, le immagini nella testa, che poi tutto il sogno e' solo un'immaginazione nella testa, mica e' vero niente, a meno che quando ti svegli la rosa o il dinosauro sono ancora li', no? E' una battuta, si', anzi, sono due battute, anzi: una battuta in due citazioni. E l'ho letto anch'io qualche libro, eh, da giovane. Queste pero' mi sa che le ho trovate sula Settimana enigmistica, mica mi ricordo piu'. Mah. Che leggevo? Mica solo i libri di scuola, eh. Ma pero' anche i libri di scuola, peccato che li ho persi, no, non li ho persi, e' che quando traslochi le cose pesanti le devi buttare, no? Pero' li leggevo, per esempio il libro degli esercizi di traduzione dall'italiano al latino, un sacco - e dalli - di storielle, Cicerone che dice questo, Giulio Cesare che fa quest'altro, Muzio Scevola, Superior stabat lupus, ancora me le ricordo. E il libro di narrativa. Da cima a fondo, da cima a fondo li leggevo. Dovevo continuare a studiare, ma lo sapete com'e' la vita, bisognava camparsi la vita, e poi ho fatto una o due fesserie - anche piu' di una o due, ma fu per una o due che mi beccarono - e poi quando esci dal gabbio ormai di rimetterti a studiare non ti va piu', e insomma e' andata a finire cosi'. Pero' sono incensurato, eh, alla fine mi hanno assolto da tutto. Non ci si crede, eh? Assolto. Ma due anni me li sono fatti lo stesso. Mi hanno pure dato il risarcimento, ma l'ha voluto quasi tutto l'avvocato, che poi era pure giusto. A dre il vero io per primo non ci credevo che alla fine mi hanno assolto, ma l'avvocato aveva trovato il buco, un buchetto piccolo cosi', e scava scava intorno, quel buco e' diventato cosi' grosso che ci sono passato in mezzo ed eccomi qua, fuori dal gabbio. Roba da non crederci, eh? Succede. Un buon avvocato, io lo dico sempre, un buon avvocato, la salute e un paio di scarpe nuove, no? Come dice la canzone. Pero' qualche libro l'ho letto. In galera no, in galera non hai voglia di fare niente. Io almeno non facevo niente. Facevo finta di essere morto, cosi' il tempo passava prima. Ma prima mi piaceva leggere. Soprattutto i libri di fantascienza e i gialli. Ma di piu' quelli di fantascienza perche' i gialli tutto il gusto e' sapere come va a finire, ma chi ce l'ha il tempo di leggersi tutto il libro in una botta sola? Ma quando lo interrompi e poi lo ricominci, che ne so, una settimana dopo, non ti ricordi piu' quello ch'era successo prima e allora lasci perdere. Ne avessi finito uno di giallo, e alora ho smesso di comprarli, che li compravo su una bancarella a un tanto al chilo. Invece la fantascienza, quella si', anche se leggevi solo dieci pagine ti divertivi lo stesso, e poi lo sapevi gia' come andava a finire, e' come nei film di indiani, alla fine vincono sempre le giacche azzurre, e chi senno'? Una volta ho cominciato pure i Tre moschettieri, ma era una pizza, e poi avevo gia' visto il film; invece i Miserabili, quello si', solo che era troppo lungo, i libri troppo lunghi li dovrebbero far vedere in televisione. E' un'idea, no? Mah.

Ma che stavamo dicendo? Ah, volare. Si'. Proprio stamattina: e' stato come un lampo, no, non come un lampo, come quando si fa giorno, che prima era buio e poi tu ti distrai un attimo e invece e' gia' giorno, si fa giorno in un attimo. Allora, il punto e' tutto li, adesso e' solo tecnica e addestramento. Pure gli aeroplani sono pesanti, parecchio piu' di un cristiano, e volano lo stesso. Il punto e' arrivare al concetto, poi e' come nei temi quando si andava a scuola, no? Quando hai il titolo, il resto e' svolgimento. Basta applicarsi, io lo dico sempre, applicarsi. Apposta le chiamano scienze applicate, no? Ci vuole applicazione, ma il problema e' il concetto, ed io il concetto l'ho concepito: e' come nuotare. Adesso devo solo studiarci intorno a come farlo meglio, magari dovrei pure dimagrire un po' - dovrei dimagrire comunque, faccio una vita troppo sedentaria e sono diventato un ciccione, me ne accorgo da me, ma di andare a correre ci andassero quelli che non ci hanno niente da fare tutto il giorno, io devo lavorare senno' lo stipendio nisba; e di mangiare di meno, ma insomma, e' tanto amara la vita che almeno lo zucchero nel caffe' e qualche dolcetto, e non sara' mica peccato mortale, no? Pero' devo dimagrire, me lo dico sempre, anche per la fatica la mattina quando vado a prendere il treno e cammino svelto e sento l'affanno e sudo, sudo come un porco (ma perche' si dice "sudo come un porco"? I maiali sudano cosi' tanto?) e specialmente d'inverno tutto imbacuccato non mi fa bene, no.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

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Numero 211 del 15 novembre 2016

 

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