[Nonviolenza] Telegrammi. 2528



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2528 del 10 novembre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. "L'insegnamento di Ferruccio Parri: la Resistenza continua". Un incontro di commemorazione a Viterbo

2. Alcuni testi del mese di agosto 2016 (parte sesta)

3. Senza odio, senza violenza, senza paura. Al referendum votero' no

4. Come fermare le stragi?

5. Malvolio Straccani: Tipi da spiaggia

6. Malvolio Straccani: Dell'utilita' della televisione

7. "Sin odio, sin violencia, sin miedo"

8. Pace, disarmo, smilitarizzazione

9. "I diritti umani dei migranti". Una conversazione a Viterbo

10. La nostra responsabilita'

11. No al golpe

12. Malvolio Straccani: Orso

13. Cominciare

14. Fermare i golpisti votando no al referendum

15. Malvolio Straccani: Quando facevo l'artista a Parigi

16. Malvolio Straccani: Solo quattro chiacchiere al bar

17. Segnalazioni librarie

18. La "Carta" del Movimento Nonviolento

19. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. "L'INSEGNAMENTO DI FERRUCCIO PARRI: LA RESISTENZA CONTINUA". UN INCONTRO DI COMMEMORAZIONE A VITERBO

 

Mercoledi' 9 novembre 2016 si e' svolto a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani", un incontro commemorativo e di riflessione sul tema: "L'insegnamento di Ferruccio Parri: la Resistenza continua".

L'incontro era parte di un ciclo finalizzato a fornire testimonianze concrete, riferimenti teorici e strumenti analitici per la campagna informativa per il No alla riforma costituzionale - riforma che costituisce un vero e proprio golpe - nel referendum del prossimo 4 dicembre.

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni scritti e discorsi di Parri (1890-1981), leggendario dirigente della Resistenza italiana, costituente, figura insigne delle istituzioni repubblicane, della cultura democratica e della vita civile del nostro paese.

Le persone partecipanti all'incontro invitano a votare No al referendum del 4 dicembre: senza odio, senza violenza, senza paura; per difendere il parlamento eletto dal popolo, per difendere lo stato di diritto, per difendere la democrazia costituzionale.

In allegato riproponiamo ancora una volta un "appello nonviolento per il No" e una "guida minima per il referendum" predisposta dal responsabile della struttura nonviolenta viterbese.

*

Allegato primo: Un appello nonviolento per il 4 dicembre: Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

*

Allegato secondo: Peppe Sini: Dieci coltellate. Minima una guida al referendum

Intitolare questi brevi ragionamenti "dieci coltellate" e' un espediente retorico: a indicare la necessita' e l'urgenza di squarciare la cortina delle menzogne ed uscire dalla subalternita' al discorso dominante che e' il discorso falso e fraudolento della classe dominante che tutte e tutti ci opprime.

Indicheremo qui di seguito tre trappole in cui non cadere (la trappola delle velocita', la trappola del risparmio, la trappola della governabilita'), formuleremo tre elogi (del perfetto bicameralismo, della rappresentanza proporzionale, del costituzionalismo nemico dell'assolutismo), dichiareremo tre beni irrinunciabili (la repubblica parlamentare; lo stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri; la democrazia, ovvero la sovranita' popolare) e giungeremo a una conclusione che ci sembra coerente e doverosa: il 4 dicembre votare No al golpe degli apprendisti stregoni; difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana.

E valga il vero.

1. La trappola della velocita'

Quando si prendono decisioni importanti non si discute mai abbastanza. Quando si fanno le leggi, piu' ci si pensa e meglio e'. La democrazia e' un processo decisionale lento e paziente; come scrisse Guido Calogero si contano tutte le teste invece di romperle. Solo le dittature sono veloci, velocissime, e il frutto di quella velocita' e' sempre e solo la schiavitu' e la morte di innumerevoli esseri umani.

2. La trappola del risparmio

Da quando in qua per risparmiare quattro baiocchi occorre massacrare la Costituzione, che e' la legge a fondamento di tutte le nostre leggi, la base del nostro ordinamento giuridico e quindi della nostra civile convivenza? Da quando in qua per risparmiare quattro baiocchi occorre distruggere la forma istituzionale repubblicana del nostro paese e sostituirla con la dittatura del governo, ovvero con la dittatura del capitale finanziario transnazionale di cui il governo in carica e' servo sciocco? Per ridurre i costi dell'attivita' parlamentare basterebbe una legge ordinaria che riduca gli emolumenti a tutti i parlamentari portandoli a retribuzioni ragionevoli.

3. La trappola della governabilita'

Cio' che si nasconde dietro la parola magica - ovvero la cortina fumogena - della "governabilita'" altro non e' che il potere dei potenti di imporre la loro volonta' e i loro abusi senza opposizioni e senza controlli. La governabilita' non e' ne' un valore ne' un bisogno in nome del quale devastare la democrazia, lo stato di diritto, i diritti civili, politici e sociali che ad ogni persona appartengono.

4. Elogio del perfetto bicameralismo

In un parlamento due camere sono meglio di una: se nell'una si commette un errore l'altra puo' correggerlo; se nell'una prevale un'alleanza di malfattori, l'altra puo' contrastarla. Due camere si controllano reciprocamente. Cosi' si sbaglia di meno. Benedetto sia il bicameralismo perfetto.

5. Elogio della rappresentanza proporzionale

In una democrazia il potere e' del popolo che lo esercita attraverso i suoi rappresentanti. Il parlamento che fa le leggi in nome del popolo deve essere rappresentativo di esso in modo rigorosamente proporzionale. Se invece una minoranza si appropria della maggioranza dei seggi quel parlamento non e' piu' democratico, diventa solo la foglia di fico di un regime oligarchico. E se il governo si sostituisce al parlamento nella sua funzione legislativa non solo quel parlamento diventa una foglia di fico a tentar di occultare l'oscenita' del potere reale, ma quel potere non e' piu' ne' democratico ne' repubblicano, e' diventato un'autocrazia. Benedetta sia la rappresentanza proporzionale.

6. Elogio del costituzionalismo, nemico dell'assolutismo

Il fine e il senso di ogni Costituzione e' impedire o almeno limitare gli abusi dei potenti. Nelle societa' divise in classi di sfruttatori e sfruttati, di proprietari ed espropriati, di governanti e governati, chi esercita funzioni di governo e' costantemente esposto alla forza corruttiva del potere. Nessun potere deve essere assoluto, ogni potere deve avere limiti e controlli. Benedetto sia il costituzionalismo, nemico dell'assolutismo.

7. Una repubblica parlamentare, non una dittatura

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) mutila ed esautora il parlamento e si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, viene meno la repubblica parlamentare. Ma per noi la repubblica parlamentare e' un bene irrinunciabile.

8. Uno stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, annienta la separazione e il controllo dei poteri, che sono il fondamento dello stato di diritto. Ma per noi lo stato di diritto, ovvero la separazione e il controllo dei poteri, e' un bene irrinunciabile.

9. Una democrazia, ovvero la sovranita' popolare

Se il governo attraverso la riforma costituzionale, la riforma elettorale ed il loro "combinato disposto" (ovvero l'effetto sinergico delle norme contenute nelle due riforme) riduce il parlamento a un giocattolo nelle sue mani, si fa un senato non piu' eletto dal popolo, si fa una camera dei deputati in cui una minoranza rapina la maggioranza assoluta dei seggi, si appropria di fatto del potere legislativo e lo somma a quello esecutivo che gia' detiene, la sovranita' popolare e' annichilita e con essa la democrazia. Ma per noi la democrazia, ovvero la sovranita' popolare, e' un bene irrinunciabile.

10. No al golpe, difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana

Nel referendum del 4 dicembre si vota per dire si' o no al golpe. Chi vota si', come vuole il governo degli apprendisti stregoni, accetta il golpe che distrugge il parlamento eletto dal popolo, lo stato di diritto, la democrazia costituzionale. Chi vota no, contro la volonta' del governo degli apprendisti stregoni, difende il parlamento eletto dal popolo, lo stato di diritto, la democrazia costituzionale, e quindi si oppone al golpe. No al golpe. No al fascismo. No alla barbarie. Al referendum votiamo No. Senza odio, senza violenza, senza paura. Difendiamo la Costituzione della Repubblica italiana.

 

2. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI AGOSTO 2016 (PARTE SESTA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di agosto 2016.

 

3. SENZA ODIO, SENZA VIOLENZA, SENZA PAURA. AL REFERENDUM VOTERO' NO

 

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Al referendum votero' NO.

*

Votero' NO al referendum sulla riforma costituzionale decisa dal governo.

Votero' NO perche' quella riforma porta a compimento un golpe che fa strame della democrazia e dello stato di diritto nel nostro paese.

Votero' NO perche' quella riforma finisce di ridurre il parlamento, detentore della funzione legislativa, a marionetta nelle mani del governo, che dovrebbe avere il solo potere esecutivo.

Votero' NO perche' il parlamento deve essere eletto dai cittadini, e deve essere una cosa seria, non la meta per la frettolosa gita di fine settimana di qualche sindaco o consigliere regionale che di sabato farebbe il senatore per passatempo.

Votero' NO perche' sono favorevole alla separazione dei poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario; senza separazione dei poteri la democrazia e' morta.

Votero' NO perche' sono favorevole al bicameralismo perfetto: quando si fanno le leggi non si discute mai abbastanza.

Votero' NO perche' sono favorevole a un sistema elettorale rigorosamente proporzionale in cui tutti possano essere rappresentati: e' il cuore della democrazia rappresentativa.

Votero' NO perche' sono favorevole alla lentezza e alla pazienza quando si decidono cose che riguardano la vita di tutti: la retorica della velocita' e della semplificazione e' gia' l'inizio della dittatura.

Votero' NO perche' non posso accettare che sia devastata a colpi di scure la Costituzione repubblicana scritta col sangue dei martiri della Resistenza, presidio primo ed ultima difesa della liberta' mia e di chiunque nel mio paese vive.

*

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Al referendum votero' NO.

 

4. COME FERMARE LE STRAGI?

 

Come fermare le stragi?

Cessando di usare le armi.

*

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

 

5. MALVOLIO STRACCANI: TIPI DA SPIAGGIA

 

Io il mare non lo posso sopportare. Anzi: il mare mi piace pure, ma la sabbia, gli ombrelloni, tutta quella gente spogliata che sembrano un branco di schifosi maiali in un porcile. E le radioline, poi. E i ragazzini che li vorresti abbattere a colpi di scimitarra. A me il mare mi fa venire i nervi.

Dice: e allora perche' ci vai? Bravo. Non ci vado mica per divertimento. Io per divertimento resterei a casa mia a dormire. Ci vado per lavoro. Se non lavoro me la fai tu la spesa?

Sentite questa. Era domenica verso l'ora di pranzo, che e' l'ora peggiore. E io sto sul trespolo come sempre. Quando arriva trafelato il solito imbecille che non si fa mai gli affaracci suoi e mi fa: "Bagnino, bagnino, guardi, c'e' una bagnante in difficolta', bisogna soccorrerla".

E col dito indica verso il largo. E aggiunge: "L'ho vista col binocolo, la', la'". Il rompiscatole infatti ci ha pure il binocolo. Se lo e' portato da casa per venire a rompere le scatole a me, il rompiscatole.

Ce l'ho pure io il binocolo, ma io lo porto per lavoro, non per spiare le bagnanti e per scocciare il bagnino, che poi sarei io.

Insomma mi tocca guardare dove dice quello, e naturalmente non vedo niente. Prendo il binocolo (il mio) e non vedo niente lo stesso. E l'imbecille che sta ancora sotto 'l mi' trespolo e continua a frignare: "Andiamo, andiamo, prenda il pattino, la guido io". Giuro che se ci arrivavo gli davo un calcio sui denti.

Cerco di assumere un tono professionale: E' sicuro di aver visto bene? Io non ho visto niente".

E quello: "Si', si', adesso sara' sott'acqua, se no ci sbrighiamo affoga".

Ed io: "Lo sa che esiste il reato di procurato allarme?". Di solito funziona e gli scocciatori se ne vanno, ma questo non c'e' verso di levarselo di torno: "Dobbiamo andare, dobbiamo andare, sara' gia' in fin di vita". Allora alzo la voce: "Dobbiamo? E che e' bagnino lei? La pianti di intralciarmi, che ho in corso un'operazione di soccorso!". E quello, piagnucoloso: "Mi scusi, mi scusi, ma si affretti, si affretti, la', la'. Corra" e continua a indicare il nulla assoluto.

Scendo dal trespolo con la rabbia di un cane idrofobo (un cane idrofobo sarebbe un cane che ci ha la rabbia), tiro fuori una birra dalla sacca e vado verso il pattino, e quello dietro come un cagnolino, "La', la', guardi, la', presto, presto, la'". Se dice "la'" un'altra volta gli svito la testa e gliela ficco dove dico io. Per non sentirlo piu' zompo sul pattino e comincio a remare, che e' una cosa che non mi piace per niente. E quello sulla spiaggia che continua a saltellare e a farmi segno della direzione da prendere. Quando torno lo ammazzo, giuro su dio che lo ammazzo, dovessi perderci il lavoro.

E poi che succede? Non ci credereste mai, c'era veramente una che stava annegando, ed era pure una bella figliola che salvarla e' un piacere, un vero piacere. Mi hanno dato una medaglia e hanno messo la fotografia sul "Messaggero", di lei e di me che la tengo in braccio e sorrido, una bella fotografia, e mi hanno pure intervistato. "E' il nostro dovere", ho detto al giornalista, "Siamo qui per salvare delle vite umane, anche a costo della nostra". L'ha pubblicata tutta l'intervista e ci ha aggiunto altre due o tre frasi che io non avevo neppure detto ma che ci stavano proprio bene. Il giornalista, quello e' un mestiere gajardo.

Ho comprato cinque copie del giornale, una l'ho portata dal sor Gregorio per falla 'ncornicia' che la vojo mette nel salotto de casa mia. Un'altra l'ho portata a casa di mia madre che ha sempre pensato che sono un lazzarone solo perche' da pischello facevo gli appartamenti col Roscetto e Mannama' fino a che ci hanno pizzicato e dopo la galera ho smesso. Gliel'ho fatta vedere la fotografia, ma lei gia' sapeva tutto perche' nella borgata non si parlava d'altro e m'ha detto che mi voleva bene e che ero sempre stato un bravo figlio. Un'altra l'ho portata al bar de Giggetto perche' li' comprano il "Tempo", perche' so' tutti fascisti, anzi clericofascisti che e' pure peggio, ma quel giorno ci avevano il "Messaggero" in bella vista, cosi' la copia che avevo comprato pe' lascialla li' me la so' potuta riporta' via, una risparmiata che po' sempre da servi'. Un'altra l'ho portata a casa de Susannetta, cosi' lo vedono chi so', che nun m'hanno mai potuto vede, e invece sul giornale c'e' scritto chiaro: "l'eroico bagnino", l'eroico, ce sentite? e sarei io. Vojo vede mo' si nun me la posso pija' pe' moje a Susannetta. Pero' nun c'era nessuno e de lassallo ne la cassetta de la posta nun m'annava, me tocca ripassa'. L'ultima l'ho portata in sezione: il partito e' contento quando un comunista si fa onore e io modestamente me lo so' fatto. Ce credereste? La sera c'era l'attivo della sezione e hanno comprato le paste e lo spumante e m'hanno fatto festa, proprio a me, a Ruggeretto lo Scalcagnato.

 

6. MALVOLIO STRACCANI: DELL'UTILITA' DELLA TELEVISIONE

 

Diciamo le cose come stanno: la televisione e' la piu' bella invenzione del mondo, non c'e' niente da dire.

Io l'ho imparato cosi' il mestiere, guardando la televisione.

Mio padre me lo diceva sempre che andare a scuola non serviva a niente, ma io a quel tempo pensavo che lo diceva perche' gli serviva il garzone gratis all'officina. Invece ci aveva ragione lui. E' morto di cirrosi, era ancora giovane. L'officina se l'e' presa la banca che era il piu' grosso dei creditori. Ancora mi chiedo che ci faceva con tutti i soldi che prendeva in prestito, a casa non si vedeva mai una lira e mia madre e' morta di crepacuore quando hanno arrestato mio fratello Giuliano e sui giornali c'era la fotografia e dicevano che era lui lo spacciatore che aveva fatto morire tutti quei regazzini. Ma secondo me quei regazzini sono morti perche' l'hanno scelto loro di farsi, e quel fesso di mio fratello era l'ultimo anello della catena della distribuzione, come quello che sta alla cassa del supermercato, che il supermercato mica e' il suo. E cosi' Giuliano, che se era veramente il boss della droga che diceva il giornale allora perche' abitava ancora con la mamma e le mi' du' sorelle nella casa popolare che se veniva a trovarci un parente bisognava che qualcuno di noi usciva di fuori che non ci si entrava piu'? Eh? Adesso non dite piu' niente, eh? Intanto saranno dieci anni che Giuliano e' morto pure lui, mentre stava al gabbio, e ci fosse stato uno che ha detto una buona parola. E che non era un cristiano pure lui? La pieta' per i defunti solo quanno ve pare a voi, eh? Certe volte, mannaggia, farei 'na pazzia...

Le mie sorelle? Non c'entrano niente, lasciatele fuori. La vita non e' stata buona con loro. Io avrei voluto aiutarle, ma una si mise con un pappone e si sa come va a finire. L'altra e' in convento da qualche parte, io non la sono mai andata a trovare. Contenta lei.

A me mi ha salvato la televisione.

Da giovinotto stavo tutto il giorno all'officina, la sera andavo o in sezione o al bar. In sezione c'era il bigliardino che si giocava gratis e ero pure forte sia in difesa che all'attacco, pero' io ci andavo soprattutto per farmi una coscienza di classe, e a quel tempo ci credevo nella missione storica del proletariato che avrebbe liberato l'umanita' dallo sfruttamento capitalista e realizzato la societa' di eguali in cui da ciascuno secondo le sue capacita' ed a ciascuno secondo i suoi bisogni. Ancora me lo ricordo, con tutto che sono un sacco d'anni che non ci vado piu' in sezione, da quando ho smesso di sta' a fa' la muffa e a crepa' de fatica all'officina e mi sono messo in proprio col lavoro che faccio ancora e di cui sono piu' che soddisfatto. Pero' nel cuore sono restato comunista, eh, se resta comunisti per sempre. Ma il piu' delle volte la sera andavo al bar di Rodolfo Senzapanza (che invece ci aveva una panza che camminava col deambulatore per reggersi in piedi) e li' m'ha detto bene che a Foffo (che sarebbe come chiamavamo Rodolfo pe' fa' prima) gli piacevano i film americani e tutte le sere quando staccavo c'era quella serie di poliziotti de 'na citta' mericana che il nome adesso non me lo ricordo, e ogni volta catturavano qualcuno che aveva fatto qualche delitto. Ma la cosa bella de 'sti film era che te spiegavano come si fanno le rapine, i furti con scasso, i rapimenti dei ricconi, le truffe agli imbecilli, tutte quelle cose li', poi nel film sbagliavano sempre qualche cosa e arrivava la polizia e se li beveva (erano sempre una donna e due uomini che vincevano, un poliziotto vecchio e uno giovane, e la poliziotta pareva Brigi' Bardo'), ma se tu eri sveglio capivi quale era l'errore commesso nell'esecuzione del lavoretto (il poliziotto vecchio alla fine lo spiegava) e imparavi sia le cose da fare sia gli sbagli da non fare. Io ho imparato cosi' a fare le rapine.

Faccio solo le rapine perche' i rapimenti non mi piacciono, ti devi portare appresso l'ostaggio, e cominciano subito le rogne: se per esempio deve andare al gabinetto che fai? E poi dove lo nascondi? Non e' che lo sotterri sotto un cerro, cioe', per sotterrarlo devi prima ammazzarlo, e e' un'altra rogna e poi non si sa se pagano lo stesso se tu non gli dimostri che l'ostaggio e' vivo, insomma un gran casino, io invece voglio lavorare tranquillo. Prendi i furti, per esempio: ci vuole un sacco di tempo, rimediare gli attrezzi che poi all'ultimo momento manca sempre qualche cosa, e quando sembra che tutto e' andato bene te casca un portacenere sul piede, tu strilli dal dolore, si svegliano tutti, e che fai? Mezzogiorno di fuoco? E di notte, poi? No, i furti non fanno per me, io sono per le cose semplici, svelte, tradizionali. Sono uno all'antica. La rapina e' la cosa migliore.

L'attrezzatura e' minima, le mosse sono sempre quelle, non devi sta' ogni volta a spiegare a tutti che succede, tu entri, tiri fuori il pezzo e tutti capiscono. L'unica complicazione e' dopo, non la fuga li' per li' che e' una fesseria, quelli che stanno dentro la scena del delitto (mi piace parlare preciso: il posto dove fai la rapina si chiama "scena del delitto") lo sanno che ci hai il pezzo e se ne guardano bene dal venirti appresso, quelli di fuori non gliene frega niente, ti vedono passare e sei l'uomo invisibile. No, il problema vero e' dopo. Perche' e' logico che ti cercano, e tu ti devi nascondere. Ma questo non c'entra niente con la rapina in se'. Lo so, lo so che c'e' l'aspetto della violenza. Neppure a me mi piace la violenza, infatti io preferisco sempre che quando lavoro i clienti, diciamo cosi', siano tutte persone intelligenti che se ne stanno buone, ferme e zitte. Ma devi mettere nel conto che l'imbecille puo' capitare sempre, e allora devi essere pronto. E' la cosa che non mi piace, ma devi essere pronto. Essere pronto e' tutto. Io, per dire, avro' sparato quattro volte in tutto, ma quando cominci a sparare devi sparare sul serio. Di quelle tre o quattro volte che ho sparato, almeno un paio di volte ho dovuto sparare dentro qualcuno. M'avete capito. E li' non e' che puoi scegliere, devi sparare sempre a quello piu' vicino che sei sicuro di colpirlo, perche' si spara per questo, non per fare rumore, fare rumore e' controproducente, e siccome quando spari rumore lo fai, allora devi ridurre il danno del rumore usando bene i colpi, che significa che devi bucare qualcuno, e se buchi qualcuno allora a quel punto piu' ne buchi e meglio e'. E poi se stanno dentro una banca sono capitalisti. Io un conto in banca non ce l'ho mai avuto. Come diceva Bertoldo Brecche? Rapinare una banca e' niente rispetto al crimine di fondarla. Diceva cosi', me l'ha detto uno che aveva studiato e che stavamo in cella insieme (Brecche e' un grande poeta, e pure comunista. Mo' e' morto - Brecche, non quello che ci stavo al gabbio insieme, quello non lo so che fine ha fatto, non l'ho visto puo' da allora). Io lo dico sempre: se ci hai la pistola la usi, e' inutile che te credi furbo, la baiaffa e' piu' furba de te, te la trovi in mano senza accorgete e comincia a spara' prima che tu fai in tempo a chiedete che stai a fa'. Vale pe' le rivoltelle, pe' i coltelli, pe' li mitra, pe' le bombe atomiche: si ce ll'hai, le usi. Apposta ce so' le guerre mondiali, che se guardi nessuno dice che le vole e sembra che se fanno da se', poi certo c'e' chi ce s'arricchisce, eccome.

No, io non la cerco la pubblicita', lo dicono i giornali che faccio le stragi per il gusto di non so che, ma quale gusto, quello e' uno scarto di produzione. Bisogna essere un mostro per averci gusto a fare le stragi, che poi c'e' sempre il rischio che un colpo di rimbalzo colpisce pure a te. No, i giornali scrivono solo fesserie. Io non li leggo, guardo la televisione che e' cento volte meglio.

 

7. "SIN ODIO, SIN VIOLENCIA, SIN MIEDO"

 

"Sin odio, sin violencia, sin miedo: no mas": era il motto della vittoriosa campagna per il No nel referendum che pose fine alla dittatura di Pinochet in Cile, la campagna che tutti ricordano per la canzone che apriva e chiudeva i quindici minuti di spazio televisivo notturno concesso dal regime fascista ai sostenitori del No, "Chile, la alegria ya viene" (e chi e' troppo giovane per averne personale memoria puo' cercarla su Youtube, o vedere il bel film di Larrain tratto dal testo di Skarmeta).

"Senza odio, senza violenza, senza paura" e' il motto che useremo per la nostra campagna per il No nel referendum sulla riforma costituzionale del governo, una riforma scandalosa e golpista che occorre respingere per il bene di tutte e tutti.

Di qui al voto - che sara' verosimilmente in novembre - cercheremo ogni giorno di ripetere perche' a una riforma golpista occorre opporre il nostro no.

*

Senza odio, senza violenza, senza paura, al referendum che si terra' tra qualche mese votiamo No allo stravolgimento della Costituzione, votiamo No alla riduzione del senato a una pagliacciata, votiamo No alla prevaricazione dell'organo esecutivo su quello legislativo, votiamo No alla rottura della separazione e dell'equilibrio dei poteri, votiamo No alla svolta autoritaria che umilia e soffoca la democrazia.

*

Senza odio, senza violenza, senza paura: al referendum votiamo no.

 

8. PACE, DISARMO, SMILITARIZZAZIONE

 

Questo occorre per salvare le vite.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

 

9. "I DIRITTI UMANI DEI MIGRANTI". UNA CONVERSAZIONE A VITERBO

 

Si e' svolto domenica 14 agosto 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un colloquio sul tema: "I diritti umani dei migranti". All'incontro ha preso parte il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini.

*

Nel corso dell'incontro sono state ampiamente argomentate le due proposte che la storica struttura pacifista viterbese ha presentato a tutti i parlamentari italiani, per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia: la prima, riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro; la seconda, riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

*

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona che ha bisogno di aiuto.

Vi e' una sola umanita'.

 

10. LA NOSTRA RESPONSABILITA'

 

Non possiamo assistere inerti mentre continua il massacro.

Non possiamo assistere inerti mentre e' in corso la terza guerra mondiale a pezzi.

Non possiamo assistere inerti mentre chi ci governa ci precipita nella fornace della guerra terrorista e stragista.

*

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

11. NO AL GOLPE

 

Al referendum sulla riforma costituzionale voteremo no.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Al referendum sulla riforma costituzionale voteremo no.

*

Difendiamo la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.

Difendiamo la democrazia e lo stato di diritto.

Difendiamo la separazione e l'equilibrio dei poteri.

*

Al referendum sulla riforma costituzionale voteremo no.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

Al referendum sulla riforma costituzionale voteremo no.

 

12. MALVOLIO STRACCANI: ORSO

 

Lo posso dire? Ho odiato per tutta la vita il mio povero padre per avermi messo questo nome da bestione: Orso.

Mio fratello piu' grande si chiama Attanasio, che era il nome del padre di mio padre, e si capisce. Mia sorella, che e' piu' piccola e che quando si e' sposata e' andata a vivere a Cesena, si chiama Margherita, che e' un nome cristiano, da persona normale. Ma io perche' Orso?

Una volta mio padre buonanima mi ha detto che era perche' c'era un cow-boy che si chiamava cosi', e lui lo aveva visto alla televisione al bar.

Adesso, ditemi voi se io devo avere questo nome da disgraziato perche' quell'ubriacone al bar ha visto in televisione un vaccaro americano che si chiamava Orso, che manco ci credo.

Sono nomi che ti rovinano la vita.

Per esempio, sei in trattativa per un lavoro, che ti serve come il pane, il padrone pare che ti vuole prendere, poi ti chiede: come si chiama lei? E tu: Cortellazzi Orso. E lui: Orso? e gia' gli viene da ridere e non ti assume piu'. E' un nome da fiera, da baraccone.

A scuola da ragazzino dovevo fare a cazzotti tutte le volte, c'era sempre quello che cominciava la litania "Orso, balla! Orso, balla!" e dopo due minuti era un coro come quello dell'Armata Rossa, e lo ripetevano cento, duecento volte, e qualcuno pretendeva pure di prendermi a frustate con la bacchetta che stava dietro la lavagna, finche' non gli piallavo il naso e allora si scatenava la rissa e me le davano di santa ragione, cento contro uno. Poi il maestro se la prendeva con me. Durai poco a scuola, vorrei vedere voi.

Le ragazze hanno paura. Hanno paura di quel nome. Io sono sempre gentile, parlo a bassa voce, dico cose carine, mai una parolaccia, pago sempre io, poi mi chiedono come mi chiamo - o se lo dicono all'orecchio sottovoce, e io me ne accorgo, non sono fesso fino a questo punto - e tutto finisce. Non e' che scappano, ma non si fidano piu', e diventano fredde. Uno se ne accorge, e ci resti male, ci resti.

Sono anche un buon lavoratore, potete chiedere a tutti quelli con cui ho lavorato: c'e' da raccogliere i pomodori? faccio piu' cassette di tutti; c'e' da tirare giu' un pezzo di macchia, segare la legna preciso e accatastarla come si deve? sono svelto e preciso come la morte; c'e' un bel muro da tirare su presto e bene? eccomi; non ho la destrezza dell'orefice o del calzolaio, no, e non ho studiato, lo so, ma a lavorare non mi tiro mai indietro. Eppero' non c'e' verso che mi assumono fisso, sempre solo lavori stagionali nelle campagne e cantieri che bene che va durano qualche mese. In officina mi chiamano quando hanno lavori grossi da finire presto, si lavora a cottimo e poi arrivederci e grazie. Perche'? Io penso che dipende dal nome che mi ha dato mio padre che Dio l'abbia in gloria. Una volta ho sentito il principale che diceva al regazzetto che stava sdraiato sotto la macchina a riparare non so che, "Te lo immagini se si sparge la voce che c'e' un Orso nell'officina mia? E che voglio perdere tutti i clienti? Pussa via". Io ero per caso li', che riverniciavo un'altra macchina, ma lui non mi ha visto. Ogni tanto mi chiama, si', ma mi fa lavorare di notte, a forfait, e sempre in nero. Intanto assume gli albanesi, i polacchi, i rumeni, gli africani, che il lavoro neanche lo sanno fare (li assume in nero pure a loro, e' vero, pero' li fa lavorare fissi, e a me no. Come se ci avessi la rogna, e invece e' solo per quel nome).

Pensate, una volta il partito mi voleva candidare alle elezioni comunali. In sezione mi stimano tutti, se posso aiutare qualcuno lo faccio sempre, se c'e' da andare alle manifestazioni nazionali a Roma o a Milano non manco mai, e poi per la festa dell'Unita' qui al paese sono il primo a presentarmi e l'ultimo a smettere di faticare; ci sono sempre a montare i tubi innocenti, a fare la notte, a smontare tutto e a ripulire i giardinetti lustri come uno specchio quando la festa finisce. Il segretario della sezione, che e' mio zio per parte di madre, lo dice sempre: "Orso e' un vero bolscevico" (bolscevico sarebbe un comunista che da' l'esempio agli altri comunisti, che tutti dovrebbero dare l'esempio, ma un bolscevico di piu'; dice pure un'altra parola, "staccolavista", o una specie di cosi', ma non la so dire bene, e' una parola sovietica, della patria dei lavoratori). Insomma mi volevano mettere nella lista del partito per l'elezione del Comune e la sezione era unanime, che vuol dire che tutti mi ci volevano nella lista, poi pero' arriva il compagno della federazione e dice che non si puo', e perche'? per via del nome. A me e agli altri della sezione ci e' dispiaciuto, ma se il partito ha deciso cosi' va bene, il partito e' milioni di mani strette in un unico pugno (mi piace questa frase, mio zio la dice sempre), la federazione vede piu' lontano di noi paesani e sa cosa e' meglio per noi e per la causa del proletariato mondiale.

*

Sentite questa che e' bella. Una volta arriva al paese un circo. E le attrazioni erano tre: la cavallerizza che stava in piedi sul cavallo in corsa nella pista pure a occhi chiusi, il pagliaccio che faceva gli scherzi alla gente (per esempio faceva finta di tirarti una secchiata d'acqua che invece all'ultimo momento avevano cambiato il secchio e c'erano i coriandoli) e il domatore indovinate con chi? coll'orso. Un orso vero, dico. C'era pure l'uomo piu' forte del mondo e il dottore ipnotizzatore (che poi era il pagliaccio che s'era cambiato e levato il bianco dalla faccia, e sempre il pagliaccio suonava il mandolino ed era pure bravo). Adesso se il dottore ipnotizzatore fosse stato un vero dottore ipnotizzatore allora perche' faceva pure il pagliaccio? Avrebbe dovuto trovare un lavoro serio e aprire uno studio da dottore in qualche citta', no? Infatti m'ha detto Giggiotto che quando l'ha ipnotizzato invece s'erano messi d'accordo prima e gli offriva la cena. Pero' la gente ci aveva paura lo stesso e infatti nessuno si voleva fare ipnotizzare cosi' quello ipnotizzava sempre la cavallerizza e un altro del circo che era quello che puliva la pista e faceva il rullo di tamburi durante lo spettacolo. Neanche l'uomo piu' forte del mondo era veramente l'uomo piu' forte del mondo; grosso era grosso, ma le sbarre di ferro che piegava non erano proprio di ferro e la sera che Omero il figlio di Giorgione che taglia pure lui la legna per il Comune l'ha sfidato a fare a cazzotti per vedere chi era piu' forte non c'e' stato verso, secondo me ci aveva paura; Omero e' stato pure in galera per aver menato uno cosi' forte che gli aveva rotto le ossa della faccia, non solo i denti, proprio le ossa della faccia.

Il circo ci aveva anche due cartelloni, su uno c'era una regazzetta coi capelli biondi a riccioloni lunghi lunghi vestita solo colle mutande e il reggipetto e gli stivali e tutta ingioiellata che c'era uno che le tirava i coltelli e infatti lei era davanti a una specie di porta di legno e ci aveva almeno almeno dieci cortelli piantati tutti intorno; pero' c'era solo nel cartellone, nel circo vero non c'era, e la terza sera io e gli altri che c'eravamo tornati (io ci andavo tutte le sere) abbiamo cominciato a fischiare e a dire che volevamo vedere la bionda spogliata che le tiravano i coltelli, e allora il padrone del circo, che poi era pure il domatore e quello che stava in mezzo alla pista e diceva "un bell'applauso" a ogni giro del cavallo colla cavallerizza in piedi sopra (era bionda pure lei, ma sembrava solo che era mezza gnuda, invece ci aveva le calze, pero' del colore della pelle che uno non se ne accorgeva bene che c'erano, te ne accorgevi solo quando saltava giu' da cavallo e stava ferma, ma te ne accorgevi solo se eri proprio vicino), il padrone del circo mentre noi fischiavamo viene in mezzo alla pista, s'arriccia i baffi all'insu', e prima dice tutte quelle parole che se ne capiva una su tre, e poi spiega che "il numero" (tutte le cose quello le chiamava "Il numero", non lo so perche') del lanciatore di coltelli del selvaggio west e della bellissima Calamita Gina (che sarebbe stata la ragazza, che forse la chiamavano cosi' per via che i coltelli sono di ferro, ma a me mi pareva sbagliato, perche' la calamita lo attira il ferro e se era di calamita ogni tiro era una ferita, no?) sarebbe stato presentato una delle prossime serate perche' "gli artisti" (diceva sempre "gli artisti" per dire le persone, per quello li' tutte le persone erano "gli artisti", forse veniva da un paese dove artista vuole dire cristiano, non come qui da noi che artista lo chiamiamo quello che fa le opere d'arte, come le statue, i candelabri, le pitture) erano stati trattenuti presso la corte di uno che chiamava "sua grazia eccellenzissima l'arciluca e gran mariscallo" di un paese col nome straniero ed erano attesi da un giorno all'altro. Ma il circo resto' tutta la settimana e quelli delle coltellate non vennero, poi il circo spari' e col circo sparirono pure almeno almeno una cinquantina di galline. Io pero' Calamita Gina me la sono sognata diverse volte, pure quando il circo se ne era gia' andato. Ma sono sogni che non si possono raccontare, un po' perche' non me li ricordo bene, un po' perche' succedevano cose che non si devono raccontare se uno e' un gentiluomo (si dice gentiluomo per dire che tratti bene le donne e non le meni e non le offendi - e' come dire che uno e' un bolscevico quando ci sono le donne).

Su quell'altro cartellone c'era una tigre grossa come una cinquecento, e davanti un domatore coi baffi (un altro, non il padrone del circo) che la frustava e rideva, e dietro il domatore un'altra ragazzina, questa moretta, colla corona d'oro, la collana, e vestita tutta di veli che si vedeva quasi tutto sotto, e pareva che ci aveva paura e apposta stava dietro il baffone colla frusta che rideva. Pero' pure la tigre e la moretta e quell'altro domatore c'erano solo sul cartellone. E so che uno glielo ha chiesto quando arrivavano e il padrone del circo gli ha detto che erano in viaggio e ci voleva tanto perche' avevano dovuto tornare nella giungla nera perche' un parente della moretta s'era sentito male, ma che arrivavano a giorni.

V'ho detto del circo solo per via dell'orso, cioe' che c'era l'orso. Il domatore lo teneva dentro una gabbia con le rotelle sotto che mettevano in mezzo alla pista, poi con una catena attaccata al collo lo tirava da dietro e lo faceva alzare in piedi, e lo spettacolo veramente era tutto qui, ma il domatore ci aveva la lingua sciolta e raccontava di quella volta che l'orso era fuggito dalla gabbia spezzando le sbarre con una zampata e nella fuga aveva schiacciato un'automobile, una lancia fulvia, con una zampata, la famosa zampata assassina dell'orso Rolando (Rolando era il nome di quell'orso; non era meglio se mi ci avevano messo nome a me, Rolando?), poi raccontava di quell'altra volta che l'orso Rolando aveva fronteggiato un leone e mentre il leone gli saltava sopra - e i leoni fanno salti di dodici metri di lunghezza e due, due metri e mezzo d'altezza, e quando ti cascano addosso da sopra sei morto spacciato - e invece l'orso Rolando con la zampata assassina gli aveva segato il collo con un colpo solo. Un leone di duecento chili, e per il circo fu una perdita di sedici milioni di lire sterline. E mentre raccontava queste storie continuava a ripetere "Attenzione signori, nessuno faccia un gesto, che l'orso Rolando si arrabbia se pensa che si manchi di rispetto e se si arrabbia con una sola zampata assassina spezza le sbarre della gabbia e si precipita sull'incosciente e solo io con la mia pistola da caccia grossa posso fermarlo prima che faccia una strage, una strage dico, una strage nel mio circo internazionale e in questo illustrissimo paese. Attenzione signori, non una parola, non un gesto, non uno sguardo equivoco". Ma intanto lui l'orso lo tirava con la catena per farlo alzare, e allora dico io perche' l'orso lo lasciava fare e non rompeva le sbarre e poi con la zampata assassina lo faceva smettere di tirare la catena?

Io ci andavo tutte le sere al circo, e lo giuro sul mio povero padre che tutte le sere, quando tiravano in mezzo alla pista la gabbia con l'orso tutto il pubblico (a parte me) cominciava a ridere e a dire stupidaggini come "Ce so' du' orzi, ma 'na gabbia sola", "Aho', cammiamoje posto all'orzi, quello peloso tiramolo fora e quello communista ficcamolo dentro", "Sor  mae', qui 'n prima fila ciade' 'n antro da pija' a frustate e metteje la cavezza", e insomma era un continuo di offese. Tutti ridevano fino a che gli uscivano le lacrime. E solo dopo cinque minuti finalmente il domatore poteva cominciare a raccontare le imprese dell'orso Rolando.

Una sera all'uscita dal circo il padrone mi mando' a chiamare e mi disse che forse mi sarebbe piaciuto cambiare lavoro, e io gli dissi che in quel momento ero disoccupato, e lui allora disse che magari ci aveva una proposta di lavoro per me. E io gli risposi che se ne poteva parlare. E lui allora disse che nel mondo dello spettacolo si fanno cose che sembrano strane, "e' per divertire il pubblico pagante", aggiunse. Io gli dissi di dirmi che lavoro era. E lui disse che nel mondo del circo ci sono belle occasioni di trovare belle ragazze. Io gli dissi che avevo visto i cartelloni. Allora lui disse che si girava il mondo e se si aveva talento si facevano i gran soldi e si finiva pure in televisione. Io gli dissi di dirmi del lavoro. E lui insisteva a dirmi che se ne era accorto subito che ero uno sveglio e che di sicuro avrei fatto carriera. Ma a me mi pareva che la tirava troppo per le lunghe e gli dissi che dovevo andare a casa che ci avevo da fare. E lui: ma che casa, ma che da fare, qui lei e' al bivio di Ercole, ha trovato l'Eldorado, puo' dare una svolta alla sua vita. Era bravo con le chiacchiere. Alla fine era questa la proposta: che la sera dopo, dopo "il numero" - come diceva lui - dell'orso Rolando, legavano l'orso da qualche parte, io entravo nella gabbia e riportavano la gabbia nella pista con me dentro. "Sara' un successo mondiale", diceva, "il teatro verra' giu' dagli applausi" (quale teatro poi? eravamo in un tendone). Io li' per li' mi limitai a dirgli di no, ma poi a casa ripensandoci mi venne voglia di spaccargli il muso. Invece non feci niente, la sera dopo ero di nuovo in prima fila. Sono fatto cosi', non cerco rogne. Pero' quella volta mi sono offeso. E' vero che io ho detto di no, e quindi non e' successo niente, pero' mi ha scocciato che me l'abbia detto, non sono cose da dirsi a un cristiano, e a un bolscevico oltretutto.

*

Uno si offende, se ti trattano male. E' naturale, siamo esseri umani, abbiamo la nostra dignita'. Le ingiustizie le sopportiamo fino a un certo punto, poi viene la volta che dici basta. Per esempio e' per questo che Giancazzone e' finito in galera quella volta. Ve lo racconto? Io e Giancazzone siamo sempre stati amici, lui non si chiamava cosi', si chiamava Giancarlo, ma siccome era uno che quando ha bevuto ed e' un po' allegrotto le spara grosse allora lo chiamavano tutti cosi'. Non e' come pensavate. Allora, ecco il fatto: era il tempo dei pomodori, e cercavano gente. Non lo so come funziona dalle altre parti, ma da noi e' cosi': chi cerca lavoro verso le quattro, quattro e mezza, si fa trovare in piazza, quando arriva il caporale col furgone sceglie quelli che gli sembrano meglio e li porta via, poi li riporta la sera, e la mattina dopo si ricomincia. Giancazzone e' uno che lavora, io lo so. E e' pure uno del partito, e' un compagno. Quella volta c'ero pur'io. Saranno state le tre del pomeriggio e faceva un caldo che si crepava, quando uno che non conoscevo ma che stava abbastanza vicino a noi casca per terra come una pera cotta. Giancazzone e' il primo che se ne accorge e chiama Romoletto, il caporale, che arriva e per vedere se quello e' vivo o morto gli da' un calcio. E quello non si muove. "E' morto", dice, "lasciatelo li' e poi stasera lo portiamo via", e si gira per andarsene. Adesso io non lo so che gli e' preso a Giancazzone, ma lui dice "E mo' basta", si tira su, si pulisce le mani sulla camicia, si passa un fazzoletto sulla fronte, e va dove sta il morto e gli tasta il polso e poi dice "Secondo me e' ancora vivo, chiamate un'ambulanza". Il caporale che si era gia' allontanato di dieci o venti passi si volta inviperito: "Lo decido io chi e' vivo e chi e' morto, e quello e' morto, e e' pure straniero e clandestino, e l'ambulanza qui non ci deve venire ne' adesso ne' mai". Allora Giancazzone parte a testa bassa e quello tira fuori la rivoltella e gli spara un colpo dopo l'altro ma Giancarlo gli arriva addosso lo stesso e lo afferra per la gola e fa quello che deve fare. Quando si rialza e' tutto sporco di sangue, perche' quel verme di Romoletto prima di morire gliene aveva piantate almeno quattro di palle di piombo tra le costole. Al processo a Giancarlo l'hanno condannato per omicidio. Il partito ha aiutato la famiglia. Lui in carcere s'e' impiccato, almeno dicono cosi', ma io non ci credo, un comunista non si arrende, secondo me lo hanno ammazzato perche' si era ribellato al latifondo e al caporalato, lo hanno ammazzato per dare un esempio e metterci paura e tenerci sotto.

*

Adesso ve ne racconto un'altra.

Vi ricordate di Paolo detto 'l Bacherozzo, perche' una volta per fargli uno scherzo gli avevano fatto mangiare un bacherozzo nascosto dentro un suppli' che per scommessa se l'era mangiato intero? No? Si vede che non siete di qui. Comunque quella volta Paolo e io venivamo a piedi da Montappiccio e saranno state le due di notte. Alticci, eravamo alticci. Ma stavamo scherzando tra noi. Allora s'avvicina la macchina della polizia e ci chiede i documenti. A noi! E chi ce li aveva i documenti? Insomma ci prese a ridere. Com'e', come non e', ci portano in questura e ci separano, io finisco in una stanzetta vuota. Appena mi trovo solo arrivano due con un bastone di gomma per uno e prima fanno gl'indifferenti, poi d'improvviso giu' bastonate, e io allora strillo: "Ma che state a fa'? Ma che state a fa'? Fermateve, fermateve". E quelli niente, continuano finche' mi lasciano per terra tramortito. E' verita', che possa morire folgorato in quest'istante. Passa qualche ora, mi chiama uno e mi dice che mi fanno uscire se la smetto di fare lo spiritoso. Io dico di si'. Quello mi da' una pacca sulla schiena e mi dice "Balla, Orso, balla!", che se c'e' una cosa che non sopporto e' sentire 'sta cantilena. Ma sara' perche' le avevo gia' prese tante e ero pieno di lividi, sara' perche' la sbornia era passata e la testa mi scoppiava, me ne sto buono buono e mi avvio all'uscita. Fuori del cancello mi viene in mente che m'avevano arrestato insieme al Bacherozzo. Allora mi giro e chiedo gentilmente se il mio amico e' gia' andato via. E il piantone si mette a ridere e mi risponde: "Da mo' che e' partito, ma mica co' le zampe sue, e' toccato portallo all'ospedale". "All'ospedale?", dico io. "Si'", dice lui, "E' cascato dalle scale e s'e' fatto male". Io lo so che vuol dire, e allora non dissi niente. Sono andato prima al bar, poi all'ospedale per vedere se Paolo stava ancora li'. Stava ancora li'. Come l'avevano ridotto, poveraccio. Poi e' restato sulla carrozzina che gli avevano rotto la spina dorsale. E' restato sulla carrozzina finche' ha deciso di farla finita e s'e' tagliato la gola. Stavamo solo a scherza' tra noi quella notte pe' strada da Montappiccio verso casa.

*

Che dicevo? Ah, di mio padre, anima santa del paradiso, e del nome da assassino che m'ha messo, quella carogna.

Pero' ci tengo a dire che non l'ho ammazzato per questo, l'ho ammazzato perche' m'aveva rubato i soldi che mi servivano per comprare la motocicletta.

 

13. COMINCIARE

 

Occorrera' pur porsi il problema di guardare in faccia la realta': le armi uccidono gli esseri umani.

Occorrera' pur porsi il problema di cominciare a fermare il massacro: il disarmo e' la via.

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Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

14. FERMARE I GOLPISTI VOTANDO NO AL REFERENDUM

 

Senza odio, senza violenza, senza paura.

No al golpe.

AL referendum sulla riforma costituzionale votiamo no.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

15. MALVOLIO STRACCANI: QUANDO FACEVO L'ARTISTA A PARIGI

 

A dire il vero non era a Parigi, ma a Perugia. E dove li trovavo i soldi per andare a Parigi, che oltretutto parlano in francese cosi' non capisco una parola? E alla dogana come facevo a passare, che m'hanno levato sia il passaporto che la patente per certe fesserie che avevo fatto cosi' per ridere in gioventu' (e m'avevano pure condannato, 'st'infami, per sfruttamento della prostituzione, che secondo me non e' neppure reato, ma avevo l'avvocato d'ufficio pure quella volta. Lo sapete come li chiamano l'avvocati d'ufficio? M'appello-a-la-cremenza-de-la-corte, mortacci loro).

Non lo so come m'era venuta l'idea de fa' l'artista. Non so neppure disegnare, ho fatto solo fino alla terza elementare e da allora non ho piu' preso in mano una penna o una matita, figuramose se ho mai toccato un pennello. Anzi, no, ce lo so perche' me venne l'idea. 'Na volta al cinema avevo visto un film che erano tutti artisti, pieni de femmine gnude, e se beveva sempre e nun se pagava mai, e ogni tanto pigliavano una femmina gnuda co' la scusa de fa' un quadro e 'nvece del quadro se faceveno essa. Me ricordo che uscii dal cinema e me dissi: que' ade' 'n ber mestiere, me piace.

Cosi' decisi di diventare artista a Parigi, perche' in quel film stavano a Parigi o in qualche altro posto in America, non se capiva bene, ma insomma se uno ha da fa l'artista l'ha da fa' a Parigi, cosi' andai a Perugia, che qui a Terni mi conoscono tutti e come entro in un bar chiamano i carabinieri.

A dire il vero io non sono neppure ternano, ma di Viterbo, anzi, della campagna vicino, ma so' stato a Roma per parecchi anni e quindi mi sono particolarmente evoluto e ho ormai un'esperienza cittadina, anzi metropolitana, fatta nella capitale d'Italia e del mondo, mica chiacchiere (se dice metropolitana perche' c'e' la metropolitana, che a Viterbo, a Terni, a Orvieto, a Perugia se la sognano, al piu' cianno le scale mobili). So' stato a Cinecitta', al Tufello, alla Magliana, ho visto tutti i posti, pure stazione Termini e Ponte Milvio. A piazza San Pietro pero' nun ce so' mai voluto anna', so' nnemico de la religgione, che i preti so' tutti sbirri, e tutta quella gente che se confessa, tutti 'nfami. Io so' comunista, so' ppe' la libberta', come dice Bandiera rossa; me piace Bandiera rossa perche' nun e' solo 'na canzone ma te spiega pure 'n sacco de cose, il popolo, la riscossa, io so' d'accordo co' tutte. Me piace pure Bella ciao, e le canzoni de Albano e de Giggi D'Alessio.

Arrivo a Perugia che era de domenica. Come al solito nun ciavevo 'na lira manco pe' piagne. E annava bene, perche' l'artista ha da esse povero, diventa ricco solo a la fine (oppure more). Ma pure quann'e' povero c'e' sempre chi l'aiuta, perche' all'artista je vonno bene tutti, e piu' de tutti je vonno bene i ricchi che se fanno fa' i quadri o i monumenti. Cosi' decido de comincia' a fa' l'artista cercando qualcuno da fajje 'n quadro. E siccome ci tengo a presentarmi bene, e si sente gia' da come parlo (perche' parlo con una certa distinzione, qualche volta uso 'l dialetto, ma se vojo so parla' in itajano stretto), allora, quale e' la prima cosa da fare in ogni mestiere? Eh? Imparare dai maestri. Imparare dai amestri e' la rpima cosa. Cosi' decido di telefonare a Zibbacchiotto e di farlo venire pure a lui a Perugia, non per fargli fare l'artista, ce lo vedete Zibbacchiotto che fa l'artista? No, per la parte preparatoria. E la parte preparatoria era questa, che per studiare le opere dei maestri bisogna osservarle attentamente, da vicino: ora, se tu ce fai caso le tengono sempre lontano: per esempio nei musei, mica te le fanno tocca'. Allora a fini di studio ho fatto veni' Zibbacchiotto pe' damme 'na mano. Abbiamo cominciato con le chiese, che sono piu' facili perche' sono quasi sempre aperte e quasi sempre vote. Tu entri con la lametta, tagli vicino alla cornice, arrotoli e via. Poi nel tuo atelie' (atelie' e' dove l'artista beve e dorme quanno e' da solo) le studi da vicino le opere dei maestri. Solo che anno' a fini' che le potevo studiare poco perche' Zibbacchiotto insisteva per venderle subito, e non dico che fosse una cattiva idea, perche' ci si facevano bei soldi.

Poi un giorno la tecnologia ebbe il sopravvento sull'arte. Ando' cosi': il nostro metodo era di entrare in una chiesa, dare uno sguardo in giro e se c'era roba buona non starci tanto a pensare, se era roba piccola la mettevamo nel borsone (giravamo sempre con due borsoni di quelli firmati, per darci un tono da turisti, ma li avevamo comprati dai cinesi perche' di buttare via i soldi per due borsoni era proprio una scemenza), se invece erano bei quadri grossi tagliavamo con la lametta, arrotolavamo e via. Era un buon metodo, rapido ed efficiente; e qui vorrei fare una protesta: in quelle chiese c'erano un mucchio di quadri che pero' erano fatti direttamente sul muro, e questa era proprio una carognata, perche' se li volevi portare via a fini di studio nel tuo atelie', dovevi venire col picchio e tirare giu' mezzo muro, e c'era sempre il rischio che il quadro si sbriciolava: insomma, non era cosa. Questa e' proprio una cosa contraria all'arte, che dovrebbe essere a disposizione di tutti, e invece quei quadri disegnati sul muro erano una truffa, erano. E io e Zibbacchiotto per protesta allora li sgraffiavamo col coltello, o ci disegnavamo sopra col pennarello (soprattutto Zibbacchitto ci faceva certi disegni di dettagli di anatomia maschile, ma grossi esagerati; avete capito, no?). Insomma, un giorno avevamo lavorato e tutto era andato bene. La sera stavamo a magnasse 'na pizza in pizzeria e arrivano gli sbirri e c'invitano a una passeggiata. Noi per non essere cafoni andiamo con loro. Non ci si crede, ci portano in una stanzetta in questura e accendono una televisione piccola che stava su un tavolino, e che film facevano? Io e Zibbacchiotto che stavamo a taja' quel quadro de quel pomeriggio. E il commissario Megre', li', ce dice: "Che nun ce lo sapevate che c'ereno le telecamere?" e ce fa segno de guarda' bene n'antra vorta se all'entrata c'e' il cartello "area videosorvegliata". Mo' il bello e' che io quel cartello l'avevo visto fuori della chiesa, ma pensavo che era per il parcheggio dei motorini sul sagrato, o per tenere lontani gli spacciatori. Invece quei fijji de bona donna il film lo facevano dentro! Al processo l'avvocato mio je lo spiego' che era attivita' de studio pe' comincia' a fa' l'artista, ma il giudice neppure lo stava a senti'. Come dicevano in quel film, era un filisteo, e glielo ho pure detto quando ha letto la condanna per me e per Zibbacchiotto; me so' alzato e ho strillato: "Signor giudice, lei e' un filisteo, ma l'arte un giorno sara' libera". Zibbacchiotto me guardava a bocca aperta, ma che ne capisce lui dell'arte. Intanto ci hano messo in galera a tutti e due, a me e a Zibbacchiotto. A Zbbacchiotto non gliene poteva frega' di meno, lui ci era abituato a fare dentro e fuori. Io invece ci restai male, perche' sentivo la vocazione artistica. Comunque anno' cosi'. E cosi' fini' quella parte della mia vita che facevo l'artista a Parigi.

Vi racconto di quando mi occupavo di import-export tra l'Italia e la Colombia?

 

16. MALVOLIO STRACCANI: SOLO QUATTRO CHIACCHIERE AL BAR

 

Mmm, questo si' che e' un caffe'. Eh, che ne dice? Secondo me e' il miglior caffe' di Roma, ci vengo tutte le mattine qui al bar del sediaro abbruciato - nome curioso, no? -, mi bevo il mio caffe' e sono felice. Ah, vedo che anche a lei piacciono i gialli, anche a me piace leggere, stando in portineria certi giorni passa un sacco di tempo che non succede niente e allora bisogna tenere la mente sveglia, e io leggo i gialli o faccio la Settimana enimmistica, solo le parole crociate pero', gli altri giochi mi annoio e certi neppure si capiscono, e' vero? Lo sa che da giovane volevo fare lo scrittore? Ma forse la sto disturbando, me lo dica, me lo dica liberamente e mi taccio. L'ho sentito alla radio "mi taccio", e' un bel modo di dire, non le pare? A me piace continuare a imparare le cose, apposta mi piace leggere. Io non li capisco quelli che dicono che non gli piace leggere. Scommetto che lei e' d'accordo con me. Del resto lei stava forse leggendo, se ha quel giallo sul tavolo... Sicuro che non disturbo? Allora le faccio un po' di compagnia, il tempo di finire il caffe', poi devo tornare alla guardiola che c'e sempre da fare, mai un minuto libero.

Avevo anche cominciato a fare lo scrittore, sa? No, non ho mai pubblicato niente, ci mancherebbe, pero' alcune cosucce le avevo scritte, cosi', per me. Anche poesie, sicuro, no, non erano poesie d'amore. Dove stavo io se scrivevi una poesia d'amore la ragazza ti lasciava perche' pensava che non eri normale. E' strano, no? Perche' invece le canzoni d'amore gli piacevano a tutte e ci piangevano come fontane. Io pero' non ho mai imparato a suonare niente, si figuri, non so neppure ballare. Forse e' per questo che sono restato solo. E' una vita dura da soli, da giovane ti pare che soffri come un cane ma invece e' da vecchio che soffri veramente come un cane. Lei avra' famiglia, si'? Ah, congratulazioni, congratulazioni. Un uomo deve avere un famiglia. Io da ragazzo ero una persona riflessiva, e' per questo che volevo fare lo scrittore. No, non me le ricordo piu' le poesie che scrivevo allora, e non le ho neppure conservate, anzi, per un certo periodo si', ma poi sa come succede, tra un trasloco e l'altro. Poi ho smesso, e' naturale, ho smesso quando ho finito di andare a scuola. Scrivevo pure un romanzo, pensi un po', ma pure quello l'ho lasciato perdere, che per scrivere un romanzo ci vuole un sacco di tempo, uno si crede che ci si mette lo stesso tempo che a leggerlo, invece no, ci vuole un'enormita' di tempo in piu', sa? E chi ce l'aveva piu' il tempo? Per campare bisogna darsi da fare e allora il tempo per scrivere, saluti e baci. Saluti e baci. Pero' leggere mi piace sempre, qui al bar ci vengo a prendere il caffe', ma ci vengo pure a dare uno sguardo al Corriere dello sport, mi piace leggere. E poi mi piace leggere i gialli, perche' c'e' una storia vera, coi morti ammazzati, e alla fine vince la giustizia, mica come nel mondo reale che alla fine restano solo i morti ammazzati e i morti di fame e basta. No? Non e' cosi'? Non e' che l'annoio, eh? No? La giustizia, sarebbe bello che ci fosse davvero la giustizia, ma quella vera, eh? Ah, io guardi per la giustizia sarei disposto... neppre lo so che sarei disposto a dare, ma quale giustizia, si', la giustizia, eh? Ancora con le favole, eh?

E lei che dice, non ho ragione? Dicevo qui col signore che qui fanno il miglior caffe' d'Italia, e si sa che in Italia si fa il miglior caffe' del mondo. Ho ragione? Ho ragione si'. E mica lo dico per farmi fare lo sconto, eh, lo dico perche' e' vero e ci si puo' mettere la mano nella bocca della verita', ce l'avete presente la bocca della verita'? Uno ci mette la mano e se ha detto una fregnaccia zacchete, addio mano. Eh? Non e' una bella storia? Roma e' piena di monumenti e di storie gajarde. Come si dice, infatti? Tutte le strade portano a Roma. Ci sara' un motivo, ci sara'. Se al Comune non fossero tutti ladri noi qui col turismo potremmo vivere tutti di rendita, solo a starcene fermi e a lasciarci guardare e fotografare dai turisti, eh? Le belle statuine potremmo fare, e viverci di rendita, che in messun posto del mondo ci sono tutti i monumenti di Roma, anzi, neppure in tutti i posti del mondo messi insieme. No? Non e' vero? E poi certe mattinate, come questa per esempio, solo a Roma: il sole, la luce, e' una bellezza, una bellezza. In Svizzera, in America, come minimo piove.

Forse e' opportuno che mi presenti. Faccio il portiere in quel palazzo, da qui se ne vede uno spigolo, ma se uscite dal bar si vede bene. Non ho fatto il portiere per tutta la vita, no, e' un lavoro che mi e' capitato qualche anno fa, e mi sta bene, perche' un vecchio come me che altro lavoro puo' trovare?

Dietro la guardiola ci sono due stanze e il gabinetto, e io vivo li', in una stanza dormo, nell'altra cucino, e il gabinetto serve per quando devo andare al gabinetto, non c'e' mica bisogno di spiegarlo, e che lo uso come sala da pranzo? Eh? Mi scalano l'alloggio dallo stipendio, ma io non ho grosse spese. Tutto in nero, sicuro. Con gli inquilini non ho mai avuto problemi. Io mi faccio gli affari miei, e quando mi chiamano per qualche guasto di solito so dove mettere le mani, oppure so a chi telefonare. Nessuno si lamenta di me. Ma non ho fatto sempre il portiere, e neppure sono di qui, a Roma ci sono venuto che gia' ero stato in un mucchio di altri posti. E neppure pensavo di fermarmici. E' successo per caso, come sempre.

Fare il portiere e' un bel lavoro, specialmente per uno come me che ha girato tanto e non ha piu' voglia di andare tanto in giro. Sono stato anche in America, sa? In Argentina. Ma qui si sta meglio, mi creda. Quando ero la' comandavano i militari. Meglio non parlarne. No, non ho niente da nascondere, volevo dire solo che non mi va di parlarne.

No, no, non mi hanno fatto niente. No, neanch'io ho fatto niente. Dicevo cosi', per dire. Si' che sono italiano, ma quale immigrato, italiano sono. No, di Roma no, ma italiano si'. Certo che sono cattolico, non molto praticante, ma cattolico si'. Perche' non sono praticante? Ma non lo so. Anzi, no, io vorrei andarci a messa almeno la domenica ma e' che ho da pensare alla portineria, c'e' sempre da fare, e poi bisogna vigilare, con tutti i delinquenti che ci sono in circolazione. Ma no, ma che alludo, non alludo a niente e a nessuno. Dicevo solo che devo stare sempre in portineria, e' il mio lavoro e voglio farlo bene, no?

Si', e' vero, adesso sto qui al bar, ma giusto due minuti per bere un biancosarti e dare uno sguardo al Corriere dello sport, poi torno subito alla guardiola. Ma e' naturale che tifo pure io per la magica Roma, che c'entra che non sono di qui, ormai sono di qui, ci vivo da un sacco di tempo. Mo perche' ridete?

Per chi tifavo prima? Ma veramente prima il calcio non m'interessava tanto. No, ho detto che non m'interessava tanto, non che non me ne fregava niente, certo che m'interessavo di calcio anche prima, e chi non ha dato quattro calci al pallone? E le figurine Panini, come no? No che non ho niente contro i tifosi, se uno vuole vedere le partite che male c'e'?

Non ho detto che c'e' qualcosa di male, ho detto proprio il contrario, ho detto che male c'e', se lei avesse ascoltato, e poi stavo parlando col signore, mi scusi. Ah, questa, mi scusi, e' proprio buffa: come sarebbe a dire che l'ho offesa? Io neppure la conosco, dicevo solo che lei probabilmente non ha ascoltato il ragionamento che stavo facendo, che poi neppure era un ragionamento, solo quattro chiacchiere al bar.

E via, questo poi no. Non ho detto che lei e' un buffone, me ne guarderei bene, ho detto che questo malinteso,  questa circostanza, come la posso chiamare, era buffa, curiosa, come posso dire: simpatica, divertent, ecco, cosi', che poi non importa, non dicevo a lei, era buffa, divertente la situazione, ma cosi', senza malizia, e se per caso l'ho offesa mi creda che era senza volerlo e comunque le chiedo scusa. Si', chiedo scusa anche a lei, che mi costa?

Ah, ma allora. Ho detto "che mi costa" perche' e' un modo di dire. Ma no che non ho detto che siete due pezzenti, ma ci mancherebbe, ma chi sono io, anzi, si', sono d'accordo con voi, se qui c'e' un pezzente sono proprio io, va bene cosi'? E adesso, scusatemi, devo proprio tornare alla guardiola, scusate, eh? Devo andare, magari c'e' qualche inquilino che mi cerca, oppure arriva il postino, bisogna che mi trovino li', no?

Eh no, giu' le mani, eh? Ma che fate? Ma che fate? Ma che ho detto?

E adesso che c'entra? E se pure fossi comunista, e allora? Ah si'? E allora guardate un po', si', so' proprio comunista, e me ne vanto. Col cavolo che lo dico, ditelo voi viva il duce e poi sciacquatevi la bocca col piscio mischiato col veleno pei topi. A me il fascismo me fa schifo. E se non fossi vecchio come sono... ma lasciamo perdere, devo tornare alla guardiola, non pensavo... no, niente, il padrone del bar e' un amico, vengo qui tutte le mattine, non voglio essere proprio io a creare grane proprio qui che si beve il miglior caffe' del mondo. Come non detto, eh, fate come se non avessi detto niente, tanti saluti e bona giornata.

Ma che fate, aho'? Eh no, eh, giu' i coltelli, giu' i coltelli!

 

17. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Nicola Labanca (a cura di), Seconda guerra mondiale, Rcs, Milano 2016, pp. 168, euro 5,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

*

Riedizioni

- David Maria Turoldo, Anche Dio e' infelice, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2016, pp. 368, euro 9,90 (in supplemento al settimanale "Famiglia cristiana").

 

18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

19. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2528 del 10 novembre 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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