[Nonviolenza] Telegrammi. 2380



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2380 del 15 giugno 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. "L'epistolario leopardiano". Un incontro di studio a Viterbo

2. Raniero La Valle: La Costituzione, Carlo Magno e un Senato dei popoli

3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

4. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

5. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

6. Hic et nunc, quid agendum

7. Nel referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco

8. Referendum: due siti utili per l'informazione

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. "L'EPISTOLARIO LEOPARDIANO". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

Si e' svolto la sera di martedi' 14 giugno 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sull'epistolario leopardiano. L'incontro e' stato anche occasione di riflessione sulle cruciali questioni del tempo presente alla luce del pensiero di Giacomo Leopardi.

All'incontro ha preso parte Paolo Arena.

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Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato tre cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it

 

2. RIFLESSIONE. RANIERO LA VALLE: LA COSTITUZIONE, CARLO MAGNO E UN SENATO DEI POPOLI

[Riceviamo e volentieri diffondiamo il testo del discorso tenuto da Raniero La Valle a Perugia il 10 giugno 2016, in un incontro promosso da: Comitato nazionale socialista per il No, Comitato dei socialisti umbri per il No, Coordinamento per la democrazia costituzionale, Comitato dei cattolici del No.

Raniero La Valle e' nato a Roma nel 1931, prestigioso intellettuale, giornalista, gia' direttore de "L'avvenire d'Italia", direttore di "Vasti - scuola di ricerca e critica delle antropologie", presidente del Comitato per la democrazia internazionale, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura della pace; autore, fra l'altro, di: Dalla parte di Abele, Mondadori, Milano 1971; Fuori dal campo, Mondadori, Milano 1978; Dossier Vietnam-Cambogia, 1981; (con Linda Bimbi), Marianella e i suoi fratelli, Feltrinelli, Milano 1983; Pacem in terris, l'enciclica della liberazione, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1987; Prima che l'amore finisca, Ponte alle grazie, Milano 2003; Chi e' dunque l'uomo?, Servitium, 2004; Agonia e vocazione dell'Occidente, Terre di mezzo, 2005; Se questo e' un Dio, Ponte alle grazie, Milano 2008; Paradiso e liberta', Ponte alle grazie, Milano 2010; Quel nostro Novecento, Ponte alle Grazie, Milano 2011; Un Concilio per credere, Emi, Bologna 2013; Chi sono io, Francesco?, Ponte alle Grazie, Milano 2015]

 

Questo incontro di Perugia "per il No allo stravolgimento della Costituzione" riunisce, in diversi Comitati, socialisti, cattolici, democratici, ex comunisti, partigiani, sindacalisti e dunque riproduce lo spirito stesso della Costituzione che nacque nel '47 da un incontro di tante liberta' diverse, unitesi per generare un popolo alla liberta'.

E' proprio questo pluralismo che ora e' sotto accusa. Nel nuovo linguaggio fiorentino esso e' definito "un'ammucchiata"; ed e' questa ammucchiata che la nuova Costituzione insieme all'Italicum, avrebbe lo scopo di impedire, come ha detto Renzi parlando ai Coltivatori diretti a Milano, prima della sconfitta e ha ripetuto poi a "La 7" e in ogni altra occasione, dopo la sconfitta. In questa propaganda del Si' si sente tutto il fascino della legge Acerbo, del listone, degli editti bulgari, si sente l'orrore del politicamente diverso. L'idea e' che ogni cinque anni, di lustro in lustro, un solo partito deve governare, un solo partito deve dominare il Parlamento, fare le leggi, scrivere la Costituzione, controllare i poteri, un solo partito deve invadere la televisione, decidere le guerre da fare; e siccome c'e' la democrazia dopo cinque anni puo' forse venirne un altro, ma sempre da solo.

E questa e' anche la vera ragione della cancellazione del Senato. La ragione e' che il permanere del Senato costringerebbe chi comanda a dialogare con altre forze ideali e politiche, perche' se questo confronto - grazie a una maggioranza schiacciante - lo si puo' evitare alla Camera, non lo si puo' evitare anche al Senato. Uno puo' fare una legge Acerbo, puo' fare una legge truffa, puo' fare un Italicum per una Camera, ma non lo puo' fare per tutte e due; allora e' meglio abolire una Camera, e' meglio invece di avere una democrazia intera avere una democrazia dimezzata, invece di avere una democrazia abbondante, cioe' ricca delle idee, delle speranze e dei bisogni di tutti i cittadini, come volevano fare i costituenti del '47, avere una democrazia ridotta, una democrazia sfoltita. Ma il pluralismo, il dialogo, l'incontro tra forze diverse e' il senso stesso della democrazia, e' la condizione perche' si faccia non il bene privato di qualcuno, ma si faccia il bene comune. Invece il pensiero che c'e' dietro questa riforma e' un pensiero nettamente reazionario: chi ha il potere lo deve avere da solo, non puo' perdere tempo a confrontarsi e a discutere con gli altri, fossero pure i membri del suo stesso partito: con quelli, ha detto Renzi ci vuole il lanciafiamme.

Ora bisognerebbe spiegare a questi fautori del governare da soli (che e' il loro modo di concepire la "governabilita'"), che il lavorare con gli altri, lo stare insieme con gli altri non e' di per se' un male; lo e' se con gli altri ci si sta in modo falso, corruttore, non se ci si sta in modo aperto e leale. E' un male se ci si sta come ora con Verdini, non come alla Costituente socialisti e comunisti stavano con i democristiani. Il male non e' l'associazione, e' l'associazione a delinquere.

Allo stesso modo solitario con cui e' concepito il governo, la nuova Costituzione che ci viene proposta per rimpiazzare la prima, e' il prodotto di un solo partito, non e' l'espressione e il frutto di piu' pensieri, di piu' liberta'. Il suo testo si e' andato costruendo sotto l'imperio dei voti di fiducia, ed anche per questo e' venuto scritto cosi' male, sicche' forse ne e' uscita fuori la Costituzione piu' brutta del mondo (con diversi errori di grammatica e di sintassi costituzionale, dice un documento di "Citta' dell'uomo", l'associazione di Lazzati). La nuova Costituzione si e' fatta coi voti di fiducia: ma se il voto di fiducia e' uno strumento legittimo nel rapporto tra Parlamento e governo, e' del tutto illegittimo nel rapporto tra governo e Costituzione, perche' il governo non e' un potere costituente, e' un potere costituito, e ha giurato alla Costituzione che c'e', non a quella che vorrebbe che ci fosse. Non puo' cambiarla d'autorita', usando arbitrariamente i poteri che la Costituzione gli ha dato. Percio' diciamo che la nuova Costituzione non e' stata concepita nella liberta' ed e' stata votata nel ricatto.

Il ricatto e' estorcere un comportamento sotto la minaccia di un male. Il male per un parlamentare e' per esempio di essere rimosso da una commissione e poi essere escluso dalle liste dei candidati. Il male per un popolo e' dirgli: se non votate la mia Costituzione vi pianto e vi lascio nei guai, con l'invasione dei profughi dal Mediterraneo, il debito aumentato, i patti leonini imposti da Bruxelles e gli americani che vogliono farci fare la guerra alla Libia. E' vero che il ricatto e' un'arma della politica: al vertice di Portorico nel giugno 1976 Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti ricattarono l'Italia perche' non facesse entrare i comunisti nel governo, poi Kissinger ricatto' Moro perche' si opponesse al compromesso storico, e abbiamo visto come e' andata a finire. I poteri economici sempre ricattano quelli politici perche' riducano i diritti e la Troika ha ricattato la Grecia togliendole perfino il pane; ma almeno la Costituzione dovrebbe essere libera dai ricatti, sia nei confronti dei parlamentari, sia nei confronti del popolo, altrimenti non e' la Costituzione della Repubblica, e' la Costituzione della mafia.

Ed ecco che ci sono duecentocinquanta intellettuali che voteranno Si' alla riforma; pero' ci hanno tenuto a dire che sara' "un Si' pacato"; ma essi dovrebbero sapere che e' proprio quando il ricattato e' pacato, che il ricatto funziona. Un Si' pacato e' un Si' controvoglia, sembra frutto di un trascinamento, di un'autoflagellazione intellettuale, di un "vorrei ma non posso", come si sono mostrati i Si' di Cacciari e di Benigni.

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Con la Costituzione, come cristiani

Pero' non continuo su questo, perche' il mio compito specifico qui e' di spiegare, accanto alle ragioni degli altri, le ragioni per cui sono scesi in campo i cattolici del No, le ragioni per cui siamo per la Costituzione anche come cristiani.

Per aver fatto questa scelta ci sono alcuni, anche nelle comunita' cristiane di base, che ci accusano di mischiare fede e politica; e' un'accusa strana, se viene da loro: e' come se non sapessero piu' che cos'e' la fede e che cos'e' la politica, neanche quella "alta" di cui parla papa Francesco; eppure abbiamo avuto gli stessi testimoni e maestri, don Milani, monsignor Romero, Marianella e i gesuiti uccisi nel Salvador, Turoldo, Balducci, Moltmann, Metz, Bonhoeffer, i teologi della liberazione, per citare solo alcuni che al rapporto tra fede e politica hanno dedicato la vita; e molti la vita l'hanno perduta con la stessa umana grandezza, che sia quella cristiana di Moro, o quella socialista, che si ricorda il 10 giugno, di Giacomo Matteotti.

Tuttavia non voglio attardarmi in polemiche arretrate. Cio' che vorrei fare invece qui oggi e' di aprire un altro capitolo. E' un discorso importante da fare. Vorrei mettere in luce una straordinaria novita' che e' sotto i nostri occhi ma di cui ancora non ci accorgiamo. E' una novita' che riguarda l'annuncio del Vangelo e comporta una nuova lettura della fede e del suo rapporto con la storia, e percio' anche con la politica. Perche' fare questo discorso in un'assemblea dove ci sono tanti socialisti? Lo faccio con il vostro permesso, se vi interessa, se pensate, come io credo, che un'altra narrazione della fede riguarda tutti, credenti e no. Vedremo poi che cosa c'entra questo con la Costituzione.

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E' finito il regime di cristianita'

Affrontare la questione che voglio proporvi equivale a chiedersi che cosa sta succedendo con papa Francesco.  E' una domanda che di solito ci facciamo anche con protagonisti minori, tanto piu' possiamo farcela con papa Francesco. E' una domanda da farsi perche' e' ormai chiaro che con Francesco un'epoca sta finendo anche se non si sa che cosa davvero comincia. Certo novita' non mancano. Non si era mai visto che la porta santa si aprisse a Bangui in Centrafrica, prima che a Roma, e che ci fosse un cardinale ad Agrigento e a Perugia e non a Torino e Venezia. Che cosa succede?

Cio' che succede e' che il papato romano riconosce e proclama lui stesso che e' finito il regime di cristianita'. Cristianita' e' una parola che mette insieme cristianesimo e societa', cioe' pretende che cristianesimo e societa' siano una sola ed unica cosa, facciano un sistema in cui e' il cristianesimo che da' forma e legge alla societa', non la societa' che interagisce e dialoga con il cristianesimo.

Per dirla con la "Civilta' cattolica", la cristianita' e' "quel processo avviato con Costantino in cui si attua un legame organico tra cultura, politica, istituzioni e Chiesa" (1); un processo che supponeva la Chiesa come la realizzazione stessa del Regno di Dio sulla terra, e quindi faceva della Chiesa la vera sovrana terrena.

Questa ideologia - che e' anche una teologia - ha percorso i secoli, ed e' arrivata di fatto fino a Giovanni XXIII e al Concilio Vaticano II, quando fu, salutarmente, abbandonata. Per questo il Concilio ha segnato una discontinuita'. Pero', come dira' Giuseppe Dossetti alcuni decenni dopo, lo stesso Concilio non era riuscito a venir fuori dal vecchio paradigma; esso "era stato tutto pensato ancora in regime di cristianita' e supponendo sostanzialmente ancora un regime di cristianita', dal quale si e' allontanato per poche cose"; anzi potrebbe essere stata proprio questa "la ragione profonda del suo arresto, della sua stasi nell'ordine dell'impulso reale dato al popolo di Dio e alle sue guide" (2). Questo diceva Dossetti nel 1995. Ma adesso e' il papato stesso che dichiara conclusa la stagione della cristianita', e coraggiosamente da' avvio a una nuova storia.

Quando questo e' avvenuto? Naturalmente si tratta di un processo, ma si possono fissare delle date. Leggendo la "Civilta' Cattolica" si puo' dire che e' avvenuto il 6 maggio scorso, quando il papa ha incontrato i leaders europei ed ha ricevuto il premio Carlo Magno. E' questa l'interpretazione che ne da' la rivista dei gesuiti in un articolo del suo direttore Antonio Spadaro che esce con la data dell'11 giugno.

Carlo Magno e' il simbolo supremo del regime di cristianita'; il suo impero si chiamava Sacro Romano Impero, il suo regno si chiamava Santa Romana Repubblica. Nella notte di Natale dell'anno 800 egli venne in San Pietro per farsi incoronare dal papa, perche' nel regime di cristianita' era il papa il sovrano che, non riconoscendo alcun altro sovrano, dispensava corone e regni.

La "Civilta' Cattolica", riprendendo una tesi che del resto gia' aveva sostenuto (3), spiega che Carlo Magno adempi' al suo compito col tentativo di organizzare l'Occidente come uno Stato totalitario; ed e' in rapporto e in contrapposizione a questo modello totalizzante che e' nata e cresciuta l'Europa, l'Europa che amiamo; ed e' a partire da cio' - potremmo aggiungere - che poi si e' sviluppato il lungo conflitto tra la Chiesa e la modernita', che solo col Concilio Vaticano II e' stato sanato.

Ebbene ricevendo il premio Carlo Magno, che i leaders europei inconsapevoli gli avevano portato, papa Francesco simbolicamente ha ritirato la corona che aveva messo sulla testa dell'imperatore, non per riprendere in mano il potere, ma per rimetterlo al suo posto, la' dove il potere nasce, nel popolo, per restituirlo a Cesare, per sottoporlo al diritto, per affidarlo all'autonomia ma anche alla suprema responsabilita' della politica; "si rifiuta cosi' radicalmente - scrive padre Spadaro - l'idea dell'attuazione del regno di Dio sulla terra, che era stata alla base del Sacro Romano Impero e di tutte le forme politiche e istituzionali similari, fino alla dimensione del 'partito'".

Dunque, si riparte dalla situazione originaria del Vangelo. Questa e' la novita'. Ed e' in forza di cio' che, parlando all'Onu, per la prima volta il papa ha proclamato "il dominio incontrastato del diritto", e ha rivendicato, d'accordo con le Costituzioni moderne, la divisione e la limitazione dei poteri, quella che in Italia e' oggi messa a rischio. E questa e' una liberazione anche per la Chiesa che, non piu' compromessa col potere, puo' tornare dai poveri, sempre dominati dal potere; e pertanto e' una Chiesa che non si identifica piu' con la societa' tutta, ma si riconosce solo come una parte di essa, e per questo le puo' fare da ospedale e, come distinta da lei, le puo' offrire misericordia.

Percio' il papa, come egli stesso ha spiegato, non parla di radici cristiane dell'Europa perche' le radici sono tante e la gloria dell'Europa e' proprio quella di averle accolte, integrate e fatte crescere e fortificare insieme, sia che fossero cattoliche, o di altre Chiese cristiane, o non cristiane. E sarebbe oggi una gloria per l'Europa farsi citta' di rifugio per i fuggiaschi e gli scacciati di tutte le culture e di tutti i popoli, invece di farli morire, e ormai quattrocento alla volta su barconi da settecento, nel Mediterraneo.

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La Costituzione non e' vecchia, ha anticipato i tempi

Non si deve pensare pero' che l'uscita dal sistema di cristianita' sia un processo facile e comporti solo una rinuncia al potere temporale della Chiesa. Uscire dal regime di cristianita' vuol dire anche correggere le dottrine dipendenti da quella teologia. Per questo il papa e' oggi duramente attaccato, anche in casa sua. E' chiaro ad esempio che la dottrina del Grande Inquisitore, immortalata da Dostoevskij, deve essere abbandonata. Ma non solo. Lo stesso papa Benedetto XVI ha dato a suo tempo una lettura diversa da quella tradizionale nelle sue omelie sul peccato originale, e piu' di recente, gia' papa emerito, ha definito "in se' del tutto errata" la teoria anselmiana del sacrificio del Figlio inteso come riparazione pretesa dal Padre per l'offesa ricevuta a causa del peccato dell'uomo. Una teologia durata per secoli che si dichiara oggi del tutto errata. E una nuova immagine di Dio e' stata affermata dalla Commissione Teologica Internazionale quando ha detto che il cristianesimo ha preso definitivo congedo da ogni idea di un Dio violento e vendicatore. Ma l'aggiornamento dottrinale e' un processo difficile. Si e' visto come sia stato difficile nel caso del matrimonio e come e' difficile correggere le dottrine che contrastano con la misericordia, parola pressoche' assente in tutto il magistero pontificio dell'800 e del primo '900, fino a quando e' stata assunta come nuova opzione della Chiesa nel discorso di inaugurazione del Concilio di Giovanni XXIII.

La straordinaria impresa di papa Francesco e' ora di uscire dalla cristianita' senza perdere e anzi ritrovando il cristianesimo; ma il successo di questa impresa non e' solo nelle sue mani ne' in quelle solo del clero, ma e' nelle mani delle donne, di laici resi pienamente responsabili, e nelle mani della societa' tutta intera.

Che cosa c'entra tutto questo con la Costituzione?

C'entra perche' la Costituzione del '48 anticipa la fine della cristianita', e in cio' anticipa il Concilio, senza perdere il cristianesimo, e in cio' anticipa papa Francesco.

Anticipa la fine della cristianita', perche' stabilisce un rapporto di alterita' tra la societa' e la religione e istituisce un rapporto pattizio, di intese, e dunque di parita', non solo tra lo Stato e la Chiesa cattolica (all'art. 7), ma tra lo Stato e tutte le confessioni religiose (all'art. 8); e sara' poi il Concilio a riprendere la formula della Costituzione: "la comunita' politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra nel proprio campo" (Gaudium et Spes, n. 76). Che poi su questo terreno la Costituzione sia stata malamente attuata, e possa essere anche rivista, e' un altro discorso e riguarda le nostre responsabilita' di domani. Inoltre la Carta anticipa la fine della cristianita' perche' nessun diritto o valore costituzionale e' dedotto a partire dalla fede, nonostante la sollecitazione di La Pira che voleva aprire la Costituzione in nome della Santissima Trinita'.

Pero' la Costituzione in molteplici modi, e proprio grazie anche all'apporto di culture e di storie diverse, marxiste, cattoliche, liberali, ritrova la forza sovversiva del cristianesimo. Il fatto che essa all'art. 1 dichiari la Repubblica fondata sul lavoro, realizza il rovesciamento cristiano dei servi in signori. Nella societa' signorile, dall'antichita' fino all'eta' moderna, il lavoro era esclusivamente addossato al servo, e di fatto era un lavoro schiavo. Nemmeno il cristianesimo paolino era riuscito a ribaltare questa antropologia. Ma nella Costituzione il lavoro diventa sovrano. Altro che fine dei sindacati! Cosi', il fatto di mettere all'art. 2 i diritti inviolabili della persona umana, singola e associata, vuol dire che nulla puo' essere anteposto all'uomo, immagine di Dio; cosi', dire all'art. 3 che la Repubblica rimuove gli ostacoli, anche economici e sociali, che impediscono alla vita di realizzarsi come umana, vuol dire vincolare il potere non solo alla giustizia ma alla misericordia; c'e' infatti un "pieno sviluppo della persona umana", quale e' voluto dalla Costituzione, che a una democrazia formale non interessa, ma che una democrazia sostanziale ha il compito di promuovere, con una politica che prenda a cuore la sorte di tutti, a cominciare dai poveri, in forza di quella solidarieta' che e' un altro nome della misericordia.

I cattolici sentono dunque la Costituzione come una cosa loro e vogliono anche come cristiani difenderla, perche' essa ha anticipato la fine della cristianita' senza perdere il cristianesimo.

Ma nulla di tutto questo sarebbe possibile se la Costituzione nella sua seconda parte, non approntasse gli strumenti della democrazia atti a realizzare i suoi obiettivi: elezioni, Parlamento, partiti, proporzionale sempre presupposta, fiducia, organi di garanzia, indipendenza della magistratura, democrazia diretta e quant'altro. Questa e' la ragione per cui il progetto reazionario prende di petto la seconda parte, e lascia stare la prima, si vanta di dimezzare, tagliare e neutralizzare gli strumenti della democrazia e i soggetti della politica. Ed e' proprio per questa ragione che noi col No al referendum dobbiamo impedirlo.

Ma non si tratta solo di salvare la Costituzione. Si tratta di attuarla, perche' in questo senso e' ancora una Costituzione di domani. E si tratta di attrezzarla per il futuro, con riforme non riesumate dagli scarti del passato, ma che guardino avanti, verso la nuova societa' da costruire. Pensate per esempio che cosa sarebbe una riforma che invece di fare un Senato delle regioni erede dei vecchi localismi, facesse un Senato dei popoli, in cui fossero rappresentate tutte le lingue e le etnie confluenti e residenti in Italia, comunitarie e non comunitarie, e facesse da laboratorio e da anticipazione per la pace del Mediterraneo e del mondo.

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Note

1. Antonio Spadaro, Lo sguardo di Magellano, L'Europa, Papa Francesco e il Premio Carlo Magno, in "Civilta' Cattolica", 11 giugno 2016, II, pp. 477-478.

2. v. in Paolo Prodi, Giuseppe Dossetti e le officine bolognesi, il Mulino, Bologna 2016, pp. 139 sg.

3. Antonio Spadaro, La diplomazia di Francesco, La misericordia come processo politico, in "Civilta' Cattolica", 13 febbraio 2016, I, pp. 218-219.

 

3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

4. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

5. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

6. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

7. REPETITA IUVANT. NEL REFERENDUM DI OTTOBRE VOTIAMO NO AL GOLPE BIANCO

 

Nel referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco, votiamo no allo stravolgimento della Costituzione, votiamo no alla deriva autoritaria; difendiamo la democrazia, difendiamo l'ordinamento repubblicano nato dalla resistenza antifascista.

 

8. RIFERIMENTI. REFERENDUM: DUE SITI UTILI PER L'INFORMAZIONE

 

Informazioni e materiali utili per il referendum di ottobre per impedire lo stravolgimento della Costituzione sono nel sito del "Coordinamento per la democrazia costituzionale": http://coordinamentodemocraziacostituzionale.net e nel sito del "Comitato per il No nel referendum sulle modifiche della Costituzione": www.iovotono.it

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Miguel de Cervantes Saavedra, Tutte le opere, Mursia, Milano 1972, 1978, 2 voll. rispettivamente di pp. XII + 1310 e pp. VI + 1266.

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2380 del 15 giugno 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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