[Nonviolenza] Telegrammi. 2373



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2373 dell'8 giugno 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Da dove cominciare

2. Enrico Peyretti ricorda Nanni Salio

3. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

4. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

5. "Dopo il voto". Un incontro di riflessione a Viterbo

6. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

7. Hic et nunc, quid agendum

8. Nel referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco

9. Referendum: due siti utili per l'informazione

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. IN BREVE. DA DOVE COMINCIARE

 

Da dove cominciare per fermare la deriva antidemocratica in corso nel nostro paese?

Da due provvedimenti indispensabili.

1. Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

2. Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

2. MAESTRI. ENRICO PEYRETTI RICORDA NANNI SALIO

[Ringraziamo Enrico Peyretti per averci messo a disposizione il testo del suo discorso in memoria di Nanni Salio dal titolo "Rispetto verso se stessi, gli altri, la natura, il presente e il futuro" tenuto al Liceo "Gioberti" di Torino il 7 giugno 2016.

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica "Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente", che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.

Su Nanni Salio riproponiamo il seguente profilo steso da Paolo Macina ed apparso sulla Wikipedia, edizione italiana: "Giovanni Salio (Torino, 24 dicembre 1943 - primo febbraio 2016) e' stato un attivista, ambientalista e pacifista italiano. Si e' occupato di ricerca, educazione e azione per la pace, ed e' stato tra le voci piu' autorevoli della cultura nonviolenta in Italia. L'attivismo politico: Giovanni Salio si e' appassionato fin da giovane all'antimilitarismo, aderendo a 19 anni al Movimento Antimilitarista Italiano. Negli anni '70 ha partecipato con altri attivisti del Movimento Internazionale di Riconciliazione e del Movimento nonviolento alle lotte per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza al servizio militare; in seguito ad alcune manifestazioni per le vie del centro di Torino con cartelli che recavano scritte in favore degli obiettori, fu denunciato insieme ai pacifisti Domenico Sereno Regis, Vito Bologna, Giovanni Pellissier, Piercarlo Racca, Alberto Perino, Giuseppe Marasso, Gian Antonio Bottino ed Enrico Vanesia e arrestato il 4 novembre 1971 al termine di una manifestazione di protesta durante l'alzabandiera in Piazza Castello. Il processo nei loro confronti, per vilipendio alle Forze Armate e alla bandiera nazionale, ed istigazione dei militari a disobbedire alle leggi inizio' il 17 ottobre 1972 e riscosse una discreta eco perche' in Parlamento si stava discutendo la legge che regolamentera' l'obiezione di coscienza. Gli imputati furono difesi dagli avvocati torinesi Giampaolo Zancan e Maria Magnani Noya, cui si aggiunse in seguito Bianca Guidetti Serra con il sostegno del magistrato Rodolfo Venditti. Nonostante la promulgazione della legge 772/72 che riconosceva l'obiezione di coscienza al servizio militare, la Corte d'Assise di Torino nel settembre 1975 condanno', con pene dai sei ai nove mesi di carcere, sette dei nove pacifisti (Salio fu scagionato per insufficienza di prove), cui segui' la piena assoluzione per tutti in Corte d'Assise d'appello. Laureatosi in Fisica, divento' ricercatore nella facolta' dell'Universita' di Torino (per la quale fu docente dal 1980 al 2000) e cerco' di coniugare i suoi studi all'impegno politico: erano infatti gli anni della guerra fredda e del pericolo dell'olocausto nucleare. Nel 1982 aderi', insieme al altri 800 scienziati tra cui l'amico Antonino Drago, alla nascita dell'Unione Scienziati Per Il Disarmo (Uspid), che aveva l'obiettivo di fornire informazione e analisi sul controllo degli armamenti e il disarmo. Con Drago pubblico' nel 1983 un libro (Scienza e guerra: i fisici contro la guerra nucleare) destinato a diventare il pamphlet di riferimento degli scienziati contro la bomba atomica. Nel 1982 aderi' anche alla Campagna di obiezione alle spese militari di cui divento' promotore e per la quale subi' un pignoramento. Nel maggio 1985 si candido' per le Liste Verdi al consiglio comunale di Torino. Primo dei non eletti, fece parte del consiglio dopo la rinuncia di Franca Rame e lascio' il posto al secondo dei non eletti un anno dopo, secondo la regola di rotazione concordata all'interno del partito. Il Centro Studi Domenico Sereno Regis: Nel 1982 Salio fondo' a Torino, insieme a Domenico Sereno Regis, Franco Sgroi e Piercarlo Racca, un centro studi e documentazione per l'analisi delle azioni dirette nonviolente. Dopo la morte di Sereno Regis, nel gennaio 1984, il centro venne a lui dedicato e Salio ne divento' presidente, carica che ricopri' fino alla morte. Il Centro studi "Domenico Sereno Regis", diventato punto di riferimento per il mondo pacifista torinese, e' dotato di biblioteca ed emeroteca specializzate su pace, ambiente e sviluppo e nel 2014 ha ottenuto il riconoscimento dalla Soprintendenza per i beni archivistici del Piemonte e Valle d'Aosta, di "Archivio di interesse storico particolarmente importante". Tra le varie attivita', il centro ha sperimentato, dal 1998 al 2008 in collaborazione con il Comune di Torino e l'associazione Telefono Rosa, un servizio di controllo non armato del territorio con l'utilizzo di obiettori di coscienza in servizio civile, chiamato presenza amica, nei luoghi in cui (parco del Valentino e dintorni di Piazza Vittorio Veneto) si erano manifestati casi di aggressione alle donne. Nel 2012 il Centro Studi Sereno Regis ha acquistato e rimesso in funzione i locali che ospitarono, dal 1907, la prima sala cinematografica di Torino. E' nato cosi' Irenea, un luogo in cui il centro propone attivita' inerenti il rapporto tra cinema e pace. Nel corso delle ristrutturazioni sono emersi i resti di una chiesa risalente all'anno Mille, poi chiusa nel XV secolo, dedicata ai santi Simone e Giuda, la cui abside e' visibile dal pavimento vetrato di uno dei locali del cinema. Legato a Irenea e' il Premio cinematografico "Gli occhiali di Gandhi", assegnato dal 2011 al regista che nel corso del Torino Film Festival presenti il miglior film con contenuti culturali nonviolenti. L'attivita' di peace research: In seguito al consolidamento delle attivita' del Centro Studi Sereno Regis e all'acquisto dei locali presso cui viene adibita la nuova sede, Salio approfondi' a livello teorico le attivita' di peace research. Inizio' una collaborazione con la casa editrice del Gruppo Abele per la quale fu membro di redazione e per cui curo' la sezione dedicata all'educazione alla pace dal 1982 al 2012. Grazie a questa collaborazione vennero tradotti in Italia alcuni teorici del pacifismo e dell'ecologismo come Johan Galtung, Theodor Ebert, Gene Sharp e Arne Naess. Salio conobbe Johan Galtung, sociologo e matematico norvegese padre della Peace Research, nel 1982; ne condivise gli approcci tanto da diventare segretario, dal 1991, del Peace Research Institute (Ipri), fondato nel 1977 da Mario Borrelli, Antonino Drago e Giuliana Martirani e affiliato all'Ipra e lo porto' a pubblicare per la Ega le sue opere piu' importanti. Quando Galtung fondo' nel 1996 la rete Transcend per la trasformazione nonviolenta dei conflitti, Salio ne entro' a far parte come membro esperto, mettendo il Centro Studi Sereno Regis a disposizione per le attivita' italiane delle rete. Salio guido' anche la facolta' di scienze politiche dell'Universita' di Torino a conferire al sociologo, nel gennaio 1998, una laurea honoris causa per le sue battaglie in nome della pace. A partire dal quell'incontro, le iniziative sulla peace research cui Salio partecipo' si moltiplicarono: nel 1988 entro' a far parte della segreteria scientifica del "Progetto nazionale di ricerca sulla difesa popolare nonviolenta"; nel 2001 fece aderire il centro Sereno Regis alla creazione del Centro Interateneo di Studi per la Pace (Cisp) fondato dall'Universita' di Torino, dall'Universita' del Piemonte Orientale e dal Politecnico di Torino con la finalita' di promuovere, coordinare e svolgere studi e ricerche sui temi della pace e della guerra; venne chiamato come docente, dal 2006 al 2007, al master internazionale di peacekeeping promosso dall'Onu e attivato dalla facolta' di Scienze Politiche dell'Universita' di Torino; venne inoltre eletto, in qualita' di membro esperto, dal 2008 al 2009, nel Comitato di consulenza per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito dal Ministero della Solidarieta' Sociale. Varie istituzioni che si occupano della formazione degli obiettori di coscienza al servizio militare (Scuola di pace di Boves, Scuola di pace "Ernesto Balducci" di Torino, Universita' Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace di Rovereto, Scuola di Formazione alla Protezione Civile della Regione Piemonte, Coordinamento Comasco per la Pace) lo coinvolsero nelle attivita' di docenza. Nel corso degli anni ha collaborato continuativamente con riviste quali "Azione nonviolenta", "Satyagraha" ed "Ecole". Opere: Giovanni Salio, Difesa armata o difesa popolare nonviolenta?, ed. Movimento Nonviolento, Perugia 1983. Ipri (a cura di Giovanni Salio), Se vuoi la pace educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983. Giovanni Salio, Antonino Drago, Scienza e guerra: i fisici contro la guerra nucleare, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984. Giovanni Salio, Le centrali nucleari e la bomba: un legame pericoloso, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984. Giovanni Salio, Progetto di educazione alla pace (10 fascicoli), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1991. Ipri (introduzione e cura di Giovanni Salio), I movimenti per la pace: vol. I. Le ragioni e il futuro, vol. II. Gli attori principali, vol. III. Una prospettiva mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989. Fritjof Capra, Il Tao della fisica, Adelphi, Milano, 1989 (Traduzione di Giovanni Salio). Giovanni Salio, Le guerre del Golfo e le ragioni della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1991. Giovanni Salio (con altri), Domenico Sereno Regis, ed. Satyagraha, Torino 1994. Giovanni Salio, Il potere della nonviolenza: dal crollo del muro di Berlino al nuovo disordine mondiale, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995. Giovanni Salio, Gandhi. Economia gandhiana e sviluppo sostenibile. Catalogo della mostra (a cura di), Seb27, Torino 2000. Giovanni Salio, Elementi di economia nonviolenta, ed. Movimento Nonviolento, Verona 2001. G. Salio, D. Filippone, G. Martignetti, S. Procopio, Internet per l'ambiente, Utet, Torino 2001. Giovanni Salio, Gianfranco Bologna, Il futuro di noi tutti, saggio introduttivo a Scenari del XXI secolo, Grande Dizionario Enciclopedico Utet, Torino, 2005, e di Sara' il secolo della nonviolenza?, ibidem. Giovanni Salio, Carla Toscana, Gandhi: pensieri sulla civilta' moderna, la religione, la nonviolenza, Red, Milano, 2008. Autore delle voci: Guerra e ambiente e Proliferazione nucleare in Giuseppe Gamba e Giuliano Martinetti, Dizionario dell'ambiente, Isedi, Torino, 1995. Autore della voce: Il futuro dell'ambiente per l'Enciclopedia del XXI secolo, Utet, Torino 1999"]

 

"Di fronte alla morte si aprono domande poco esplorate, anche da chi come noi si propone di costruire una cultura della nonviolenza". Cosi' scriveva Nanni Salio a Giuliano Pontara, all'indomani della morte della sua compagna Daci, in una lettera datata 8 novembre 2015.

Io cerco di stare precisamente al tema proposto: "Rispetto verso se stessi, gli altri, la natura, il presente e il futuro".

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1. Rispetto per la vita

Albert Schweitzer (medico, filantropo, musicista, biblista, Premio Nobel per la Pace 1952), 1875-1965, scriveva: "(...) Il piroscafo procedeva con lentezza, dovevamo affrontare contro corrente le acque del fiume. Inoltre era la stagione delle secche, e dovevamo navigare evitando grossi banchi di sabbia.

Ero seduto su una delle due chiatte che trasportavano la merce. Durante questo viaggio mi ero proposto di riflettere in profondita' sulla formazione di una cultura che fosse capace di maggiore energia e profondita' etica della nostra. Riempivo un foglio dopo l'altro con frasi slegate, con l'unico scopo di non distogliere la mia concentrazione da questo problema. Ero stanco e disorientato, mi sentivo come se la mia mente fosse paralizzata.

La sera del terzo giorno, al tramonto, ci trovammo nei pressi del villaggio di Igendja, e dovevamo costeggiare un isolotto, in quel tratto di fiume largo oltre un chilometro. Sopra un banco di sabbia, alla nostra sinistra, quattro ippopotami con i loro piccoli si muovevano nella nostra stessa direzione. In quel momento, nonostante la grande stanchezza e lo scoraggiamento, mi venne in mente improvvisamente l'espressione "rispetto per la vita", che, per quanto io sappia, non avevo mai sentito ne' letto. Mi resi conto immediatamente che questa espressione aveva in se' la soluzione del problema che mi stava assillando. Mi venne in mente che un'etica che prenda in considerazione soltanto il nostro rapporto con altri esseri umani e un'etica incompiuta e parziale, e percio' non puo' possedere una piena energia.

Soltanto l'etica del rispetto per la vita ha questa possibilita'; essa non ci mette in contatto solo con i nostri simili ma con tutte le creature che si affacciano al nostro orizzonte, e ci da' il compito di occuparci del loro destino, per evitare di recar loro danno, anzi, di esser loro d'aiuto, per quanto ci sia possibile. Compresi subito con chiarezza che quest'etica, elementare e completa, possedeva una profondita' totalmente diversa dall'etica che si occupa soltanto del rapporto fra esseri umani, ed anche una vivacita' completamente diversa ed un'energia totalmente nuova" (Albert Schweitzer, Rispetto per la vita, Claudiana, Torino 1994, p. 15).

Il rispetto (ci insegna chi ne studia l'etimo) e' il guardarsi indietro. Si procede, ed e' avanti che si guarda, tutta avanti e' la nostra attenzione. Ma il rispetto e' quel momento di dubbio, di ricerca, di riflessione che ci ferma un attimo. Voltandoci, abbandonando un istante la prospettiva della nostra corsa, del nostro volo, ci si apre tutto cio' che sta dietro, ci si presenta tutto cio' che viene lasciato indietro, quell'enorme cattedrale di sentimento, di pensiero, di valore che non esiste fuori dalle considerazioni del rispetto [testo originale pubblicato su unaparolaalgiorno.it].

Il termine tedesco usato da Schweitzer tradotto con "rispetto" e' "Ehrfurcht", che possiamo rendere meglio con "riverenza, venerazione, timore reverenziale". Anche l'antico termine biblico "timor di Dio" non significa principalmente timore o paura, ma senso delle proporzioni, intuizione della grandezza e delle qualita' del divino in paragone a noi umani.

Non ricordo se Nanni Salio abbia trattato il tema esplicito del rispetto. Ma certamente la sua ricerca per la nonviolenza e' rispetto profondo per la vita, per tutto cio' che vive ed esiste, dalla terra agli umani.

L'opposto della nonviolenza, cioe' l'offesa, la distruzione, e' in sintesi ogni forma di dominio, di annullamento di quella distanza posta tra noi e gli altri che è il rispetto, per non violare lo spazio altrui, la vita altrui. Ogni forma di dominio e' violenza, e' morte. Abbiamo sentito all'inizio: la domanda sulla morte trova il suo primo orientamento nel rispetto e nell'amore per la vita.

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2. Rispetto per se stessi

Nanni non professava una religione precisa, se non una attenzione per la spiritualita' buddhista, ma aveva un profondo senso della interiorita', come radice personale di ogni azione di pace nonviolenta, di costruttivita' nelle differenze anche conflittuali.

Citava una parola di Etty Hillesum: "Non vedo altre alternative, ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso cio' per cui ritiene di dover distruggere gli altri. E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancor piu' inospitale" (Diario 1941-1943, Adelphi 1985, p. 212; Lettere 1942-1943, Adelphi 1990, p. 51).

E riassumeva il suo impegno in una parola di Gandhi: "Vivere semplicemente per permettere che altri possano semplicemente vivere".

E ancora di Gandhi amava ricordare questo "talismano": "Ti daro' un talismano. Ogni volta che sei nel dubbio o quando il tuo io ti sovrasta,fai questa prova: richiama il viso dell'uomo piu' povero e piu' debole che puoi avere visto e domandati se il passo che hai in mente di fare sara' di qualche utilita' per lui. Ne otterra' qualcosa? Gli restituira' il controllo della sua vita e sul suo destino? In altre parole, condurra' all'autogoverno milioni di persone affamate nel corpo e nello spirito? Allora vedrai i tuoi dubbi e il tuo io dissolversi".

Perche' questi orientamenti morali interiori sono "rispetto di se stessi"? Perche' sono riforma interiore, autoeducazione, autocritica, sono presa di distanza dall'autogiustificarsi statico, immobile. Sono la riforma di se' prima che critica e riforma degli altri, delle culture, dei sistemi sociali. Come quel detto famoso di Gandhi: "Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo".

E sono rispetto di se', perche' sono anche fiducia di poter migliorare, imparando dagli esempi migliori di umanita' e partecipando ad una crescita morale comune.

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3. Rispetto per gli altri, per la natura

La ricerca della pace nonviolenta - che non e' la pace imperiale: "parcere subiectis, debellare superbos" (Eneide VI, 853) - e' nella sostanza rispetto per gli umani, per la natura vivente e per l'ambiente della vita.

La nonviolenza, cultura e azione a cui Nanni ha dedicato la vita e tutte le sue capacita', non e' soltanto il non fare violenza, non e' solo il pacifismo, avversione alla guerra, ma e' l'impegno a ridurre e guarire le altre forme della malattia deformante e degradante che e' la violenza: 1) le forme di violenza strutturale e 2) quelle di violenza culturale.

1) La violenza strutturale e' l'offesa stabilizzata, consolidata, inflitta ai deboli, agli emarginati. E' un sistema di non-rispetto per i vinti in una societa' della competizione esasperata, come se la regola fosse: "chi puo' faccia, chi non puo' taccia". C'e' violenza strutturale quando la società non e' di soci ma quasi solo di rivali, quando si arriva a dire come la Thatcher: "Non esiste la societa', esistono solo gli individui". Kant parlava di "insocievole socievolezza": e' vero, ogni individuo e' unico e insostituibile, non e' fuso nella collettivita', ma ogni individuo e' persona, cioe' relazione essenziale con le altre persone: "Nessun uomo e' un'isola" (Thomas Merton [che cita John Donne]).

In strutture violente non c'e' il rispetto per il patrimonio della vita: una "economia che uccide" (papa Francesco), leggi interne o internazionali che legittimano diseguaglianze o non le affrontano, queste sono violenze meno visibili della guerra, ma piu' profonde e offensive. Oggi l'1% (uno per cento) della popolazione mondiale possiede piu' risorse che il resto del mondo (rapporto Oxfam 18 gennaio: http://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2016/01/Rapporto-Oxfam-Gennaio-2016_-Un-Economia-per-lunopercento). Sessantadue persone possiedono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, la meta' piu' povera dell'umanita'. Il rispetto per la vita oggi esige che queste violenze globali, vergogna di noi tutti, vengano tolte.

2) Ancora piu' profonda e grave e' la violenza installata nelle culture, nelle mentalita': la teoria per cui e' la forza che sopraffa', che vince, che e' la regina della storia umana, la regolatrice dei rapporti e dei conflitti. Il rispetto per la vita, l'amore per ogni tentativo di vivere e sviluppare il proprio essere, di ogni vivente, ripudia quella violenza culturale e costruisce una concezione del valore di ogni essere, da venerare e difendere.

Il rispetto per gli altri e' anche critica corretta, argomentata, di ogni azione e concezione violenta. L'indignazione non e' odio (testimonia ancora Etty Hillesum, davanti ad un o dei piu' atroci sistemi violenti, quello nazista). C'e' rispetto per gli altri quando si criticano azioni e sistemi distinguendo le persone dalle loro azioni, l'errante dall'errore, cioe' dando sempre credito alla possibilita' di ogni persona di essere migliore.

Neppure la giustizia puo' essere violenta: il processo Verita' e Riconciliazione in Sudafrica, dopo la fine del regime razzista, ha dimostrato possibile una giustizia riparativa, correttiva, nella quale criminale e vittima possono riconoscersi come esseri umani, guardarsi in faccia, mettere un termine alla distruttivita'. La giustizia esclusivamente penale - che cioe' infligge una pena, una sofferenza, come se compensasse la sofferenza inflitta alla vittima - dovra' evolvere, nello sviluppo umano, verso forme di riparazione, rieducazione, reinserimento guidato, riconciliazione. Cercare questa crescita di umanita' e' vero rispetto per gli esseri umani e le loro possibili migliori forme di convivenza.

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4. Rispetto per il presente e il futuro

Davanti allo stato presente delle cose, anche con le dolorose immani violenze che soffriamo gia' solo nel vederle, il rispetto per l'umanita' consiste nel non perdere fiducia verso di essa. Nanni Salio e' sempre rifuggito dal catastrofismo e dalle teorie della disperazione. Disperare spegne l'impegno, porta alla rassegnazione e alla resa al male della violenza. Non abbiamo certezze di esito felice del nostro impegno, ma sappiamo che ogni sforzo deve essere speso per la causa giusta della nonviolenza positiva. Il futuro e' incerto, ma e' certo che non c'e' futuro se si lascia campo libero alle mentalita' e ai sistemi distruttivi.

Nanni Salio, nello scritto "Il futuro della nonviolenza", conclude: "Caratteristica saliente della nonviolenza e' il suo carattere omeostatico, che consente di ricercare la verita' senza distruggere quella dell'avversario, imparando dagli errori, con comportamenti altamente reversibili. Non siamo sicuri di essere nel vero, non sappiamo se il corso d'azioni intrapreso, anche con le migliori intenzioni, produrra' i risultati desiderati, ma utilizziamo una metodologia che consente alla ricerca della verita' di dispiegarsi. Questo e' l'atteggiamento filosofico ed epistemologico che sta alla base delle procedure della ricerca scientifica per prova ed errore, nella consapevolezza che in campo sociale le sfide sono di vita e di morte, altamente non reversibili".

Con questa mentalita' seriamente scientifica, di avvicinamento continuo alla verita', mai afferrabile in modo assoluto, quindi mai da imporre agli altri, Nanni Salio ha costruito nei decenni quel Centro Studi intitolato a Domenico Sereno Regis, che vale come struttura e organizzazione per collaborare tra varie persone impegnate, per dare continuita' al lavoro e non disperderlo, per comporre diversi punti di vista, metodi, cammini verso la pace sulla via della nonviolenza attiva e positiva. E' anche una proposta rivolta ai giovani che sentono il bisogno e il diritto dell'umanita' alla pace, che realizza la vita di ognuno insieme agli altri.

Noi siamo grati a Nanni.

 

3. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

4. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

5. INCONTRI. "DOPO IL VOTO". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO

 

Si e' svolto la sera di martedi' 7 giugno 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione critica sulle recenti elezioni amministrative dal punto di vista dell'impegno per la pace, i diritti umani, la difesa della biosfera, la scelta della nonviolenza.

All'incontro ha preso parte Paolo Arena.

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Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato tre cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it

 

6. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

7. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

8. REPETITA IUVANT. NEL REFERENDUM DI OTTOBRE VOTIAMO NO AL GOLPE BIANCO

 

Nel referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco, votiamo no allo stravolgimento della Costituzione, votiamo no alla deriva autoritaria; difendiamo la democrazia, difendiamo l'ordinamento repubblicano nato dalla resistenza antifascista.

 

9. RIFERIMENTI. REFERENDUM: DUE SITI UTILI PER L'INFORMAZIONE

 

Informazioni e materiali utili per il referendum di ottobre per impedire lo stravolgimento della Costituzione sono nel sito del "Coordinamento per la democrazia costituzionale": http://coordinamentodemocraziacostituzionale.net e nel sito del "Comitato per il No nel referendum sulle modifiche della Costituzione": www.iovotono.it

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Piercamillo Davigo, [Interventi ed interviste], in allegato a "Micromega", n. 4, 2016, pp. 112.

- Roberto Scarpinato, [Tre interventi], in allegato a "Micromega", n. 4, 2016, pp. 112.

*

Riletture

- Jan Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, Feltrinelli, Milano 1964, 2002, pp. XXVI + 254.

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2373 dell'8 giugno 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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