[Nonviolenza] Telegrammi. 2320



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2320 del 16 aprile 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Oggi a Firenze l'ultimo saluto a Piero Pinna

2. Sam Biesemans ricorda Piero Pinna

3. Alberto L'Abate ricorda Piero Pinna

4. Daniele Lugli ricorda Piero Pinna

5. Vittorio Pallotti ricorda Piero Pinna

6. Un comizio aristotelico

7. Al referendum del 17 aprile voteremo si'

8. Dieci ragioni piu' una per il si' al referendum del 17 aprile

9. Due siti utili per l'informazione sul referendum del 17 aprile

10. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

11. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

12. Hic et nunc, quid agendum

13. Segnalazioni librarie

14. La "Carta" del Movimento Nonviolento

15. Per saperne di piu'

 

1. LUTTI. OGGI A FIRENZE L'ULTIMO SALUTO A PIERO PINNA

 

Oggi a Firenze l'ultimo saluto a Piero Pinna.

Veglia di incontro nonviolento: sabato 16 aprile 2016, ore 14-15,30, Centro Comunitario Valdese, via Manzoni 19.

Funerale religioso aperto: sabato 16 aprile 2016, ore 16,30, Chiesa di San Francesco, Piazza Savonarola.

I due luoghi sono vicini, a venti minuti di distanza a piedi. Stazione di riferimento: Firenze Campo di Marte.

 

2. COMPRESENZA. SAM BIESEMANS RICORDA PIERO PINNA

 

Saluti a tutti gli amici nonviolenti italiani da parte del Bureau Europeen de l'Objection de Conscience (www.ebco-beoc.org) in lutto per la morte del nostro vecchio amico pacifista Pietro Pinna.

Grazie al suo coraggio, il diritto all'obiezione di coscienza al servizio militare e' stato vincente in Italia.

Saluti da Bruxelles.

Sam Biesemans, vicepresidente del Bureau Europeen de l'Objection de Conscience

 

3. COMPRESENZA. ALBERTO L'ABATE RICORDA PIERO PINNA

 

Pietro Pinna, familiarmente detto Piero, caro maestro ed amico, ha lasciato la vita terrena mercoledi' 13 aprile. Con lui perdiamo uno dei piu' stretti collaboratori di Aldo Capitini, che nel 1960 ha fondato il Movimento Nonviolento italiano. Piero ha insegnato magistralmente a tutto il mondo di coloro che credono e lottano con la nonviolenza, che questa, oltre al progetto costruttivo, che abbiamo imparato soprattutto da Gandhi, si basa anche  sull'azione diretta nonviolenta e la noncollaborazione al male.

Nel settore dell'azione diretta nonviolenta ricordiamo la sua ottima organizzazione, in Italia, dei Gruppi di Azione Nonviolenta che, in varie citta' d'Italia, senza autorizzazione delle questure, hanno portato avanti, negli anni '60, azioni dirette, in luoghi molti frequentati, per promuovere l'approvazione anche in Italia di una legge che riconoscesse l'obiezione di coscienza al servizio militare.

Piero e' stato anche l'organizzatore principale della Marcia Catania-Comiso in Sicilia, che ha coinvolto, per lottare contro l'impianto a Comiso di missili Cruise (di primo colpo, e percio' contrari all'art. 11 della nostra Costituzione) circa 600 persone, di molti i paesi del mondo. Queste si sono mosse, dal Natale 1982 al 3 gennaio 1983, facendo molte azioni dirette in varie localita' della Sicilia, e compiendo, alla fine, una invasione pacifica della base "Magliocco" di Comiso, dove i missili sarebbero poi stati impiantati. Questo tipo di azione diretta nonviolenta contro l'impianto dei missili a Comiso e' continuato, finita la marcia, per vari anni, malgrado molti processi e molte azioni repressive della polizia che hanno portato molti pacifisti ad essere feriti o arrestati. L'impianto dei missili e' stato fatto, ma dopo l'accordo Inf tra Reagan e Gorbaciov i missili di Comiso sono stati smantellati, ed accanto ai resti della base militare, c'e' ora un aeroporto civile. Secondo la propaganda ufficiale questo accordo, ed il conseguente smantellamento dei missili a lungo raggio, come quelli di Comiso, e' stato merito dello stesso impianto dei missili, ma studi approfonditi dell'Universita' di New York hanno mostrato invece che questo e' stato dovuto proprio alle strenue lotte nonviolente dei pacifisti, non solo in Italia ma in molti paesi del mondo.

Oltre all'azione diretta nonviolenta, Piero ci ha insegnato l'importanza di un altro pilastro della nonviolenza, la noncollaborazione al male, e percio' l'importanza di rifiutare, con l'obiezione di coscienza, la partecipazione alle guerre ed agli eserciti, che di queste sono l'agente principale, che, come le armi, uccidono anche se non scoppia una guerra perche' sottraggono molti fondi economici che, se usati civilmente, permetterebbero molto piu' sviluppo economico e molti piu' posti di lavoro, e meno morti per fame. Per questo e' stato molto importante il suo gesto di obiezione di coscienza al servizio militare che ha visto Piero sopportare anni di carcere, come esempio di noncollaborazione al male da parte di un laico.

Grazie Piero per quello che ci hai insegnato. Ci proponiamo di continuare a percorrere questa strada.

 

4. COMPRESENZA. DANIELE LUGLI RICORDA PIERO PINNA

 

Propongo un piccolo ricordo di Pietro Pinna, per me un fratello maggiore, scomodo e amato. E' morto un obiettore vero, mentre di obiezione si parla non sempre a proposito.

I funerali sono sabato a Firenze dove abitava da molti anni. E' sempre rimasto legato a Ferrara, la nostra, e sua, citta', dove ha sorella e nipoti. Pietro Pinna, per tutti noi Piero, obiettore di coscienza al servizio militare fin dal 1948, fondatore del Movimento Nonviolento con Aldo Capitini, animatore e protagonista delle iniziative che lo caratterizzano, ancora direttore responsabile di "Azione nonviolenta".

Il suo processo sollevo' nel dopoguerra il tema del riconoscimento dell'obiezione, con proposte di legge che non ebbero buon esito. Per sua principale iniziativa ed azione il piccolo Movimento Nonviolento appena nato avvio', nel 1963, una campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza. Un piccolo numero di persone, inizialmente solo otto in tutta Italia, con l'impegnativo nome di Gruppo di azione nonviolenta, da Pinna coordinato, promosse iniziative e manifestazioni, spesso vietate dalla polizia, affrontando processi tutti vittoriosi. La piccola, ma costante azione del Gruppo porto' attenzione al tema e a un piu' ampio sostegno fino alla legge di riconoscimento del 1972. Non manco' l'apporto di giovani della nostra citta' nel sostegno e nella pratica dell'obiezione.

In questo impegno per la nonviolenza, fatto di disobbedienza civile, marce antimilitariste, azioni dirette, studio e pratiche rivolte al disarmo unilaterale, Piero ha speso tutta la sua esistenza, coerente e rigoroso soprattutto con se stesso, sempre aperto all'incontro con l'altro, nella tensione e familiarita', nella ricerca della verita'. Sempre costruttivo, e non solo disobbediente, nel processo davanti ai giudici militari chiese di essere addestrato a operazioni di ritrovamento e disattivazione di mine e bombe inesplose.

La vita lo ha sottoposto a prove terribili, il suo corpo e' stato colpito duramente, ma il suo animo non si e' mai  piegato. Oggi, i giovani, che tanto a cuore stavano a Piero, e si affacciano all'esperienza del servizio civile, anche nella nostra citta', e' bene sappiano che la loro esperienza, importante se ben affrontata, e' possibile in gran parte grazie all'impegno della vita difficile e generosa di Pietro Pinna.

 

5. COMPRESENZA. VITTORIO PALLOTTI RICORDA PIERO PINNA

 

Ho conosciuto Pietro nei primissimi anni '80, nel corso delle lotte contro l'installazione dei missili a Comiso. Da allora e fino agli anni '90 l'ho incontrato piu' volte nel corso delle iniziative della Campagna per l'obiezione di coscienza alle spese militari e delle marce antimilitariste, a cominciare dalla Perugia-Assisi del 1979.

Rimangono ancora vivi nella mia memoria i discorsi e le discussioni che ci coinvolgevano nelle assemblee e negli incontri a tu per tu sui treni e nelle marce. Per me sono stati momenti importanti nella mia formazione alla nonviolenza.

Ringrazio Pietro per questo dono che mi ha dato e che conservero' per sempre nel cuore e nella mente.

 

6. INIZIATIVE. UN COMIZIO ARISTOTELICO

 

Con un intervento del responsabile Peppe Sini si e' conclusa nel pomeriggio di venerdi' 15 aprile a Viterbo, con un'iniziativa nel quartiere di Santa Barbara, la campagna di informazione promossa dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" per il si' al referendum di domenica.

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Ricordo di un maestro

Il responsabile della storica struttura nonviolenta ha innanzitutto ricordato Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza nonviolento in Italia, che e' deceduto due giorni fa. "Da Pietro Pinna abbiamo tutti appreso che non basta dichiarare che uccidere e' un male: occorre opporsi all'uccidere; e poiche' le armi e le organizzazioni armate servono a uccidere, occorre opporsi a tutte le armi ed a tutte le organizzazioni armate. Il primo passo per difendere la vita, la dignita' e i diritti delle persone e' opporsi alla guerra, agli eserciti, alle armi, a tutti i poteri e gli strumenti assassini. Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza".

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Un appello e le sue ragioni

Il responsabile del centro per la pace viterbese ha poi nuovamente illustrato l'appello per il si' al referendum sottoscritto insieme a Osvaldo Ercoli, Antonella Litta, Emanuele Petriglia ed Alessandro Pizzi, appello che ha avuto ampia circolazione in citta' e nell'alto Lazio.

Successivamente ha riassunto le "dieci ragioni piu' una" per votare si' questa domenica.

Ed ha poi evidenziato come le inchieste della magistratura abbiano definitivamente smascherato i sordidi crimini e lo squallido "modus operandi" della lobby del petrolio e del regime della corruzione suo manutengolo.

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Una replica aristotelica

La parte finale del discorso si e' concentrata su una replica "in termini di logica aristotelica" alle ultime illusionistiche e fraudolente dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri (e dei suoi ecolalici cortigiani).

"Il presidente del consiglio dichiara che il referendum non cambia niente: se cosi' fosse non si spiega perche' con tanto strepito si adoperi per cercar di impedire che raggiunga il quorum ed il suo esito abbia valore cogente.

Il presidente del consiglio dichiara che e' meglio non andare a votare: bizzarro concetto del diritto di voto dei cittadini e della democrazia che proprio su quel diritto innanzitutto si regge.

Il presidente del consiglio dichiara che il referendum non ha a che vedere con le scelte energetiche: forse non lo hanno informato che invece proprio di questo si tratta.

Il presidente del consiglio dichiara che il referendum e' "una bufala": e poiche' come sapevano gli illuministi "lo stile e' l'uomo", e' sufficiente considerare con quale linguaggio un signore si esprima per capire come non sia in grado di produrre argomenti decenti (tutti i prepotenti quando in una controversia non dispongono di argomenti adeguati passano agli insulti, fin dai tempi della favola di Fedro).

Ma il presidente del consiglio non si ferma qui.

Dopo aver giurato e spergiurato che il referendum di domenica non cambia niente, che e' meglio non andare a votare, che non ha a che vedere con le scelte energetiche, che e' "una bufala", nella sua escalation di cattiva retorica di colpo passa al registro apocalittico: e dichiara che col referendum si perdono innumerevoli posti di lavoro, si aumenta la dipendenza italiana dall'estero, si danneggia l'economia italiana, e chi piu' ne ha piu' ne metta.

Ma come? Se il referendum e' una bazzecola, una quisquilia, una perdita di tempo, come e' possibile che sia insieme anche la catastrofe delle catastrofi? Non si accorge il signor presidente della contraddizione in cio' che dice? Nessuno gli ha mai rivelato che una cosa non puo' essere contemporaneamente il contrario di se stessa? Se il referendum e' una inutile perdita di tempo non puo' essere contemporaneamente la fine del mondo.

La banale, sgradevole verita' e' che il presidente mente sapendo di mentire; e non e' una bella cosa.

E tutti i sofismi del presidente del consiglio e dei suoi maldestri cortigiani non riescono a nascondere che il referendum e' una cosa seria; che il referendum danneggia i rapinatori e gli avvelenatori (ed i loro complici), ma salvando i beni comuni aiuta l'economia italiana; che il referendum imponendo il ripristino di regole certe e limiti invalicabili difende la legalita', e non aumenta la dipendenza dall'estero ma promuovendo una adeguata politica energetica fondata su fonti pulite e rinnovabili mira a rendere finalmente autosufficiente il nostro paese; che a parita' di impegni di spesa il passaggio dal fossile alle rinnovabili non riduce ma aumenta i posti di lavoro; infine, che solo la scelta promossa dal referendum e' coerente con l'impegno a ridurre il disastro ambientale globale (impegno che anche il governo italiano nei consessi internazionali dichiara di condividere).

E non occorre aggiungere che difendere l'ambiente significa anche difendere la salute delle persone; e che non votare significa lasciare decisioni che tutti riguardano, e beni che sono di tutti, proprio nelle mani - nelle grinfie - di quei signori che giustamente la magistratura in questi giorni ha incriminato ed ha condannato per gravi reati.

Il presidente del consiglio queste cose le sa; per quale perversione finge di ignorarle?".

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Il cuore oltre l'ostacolo

Concludendo il suo discorso il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha ricordato le vicende di passati referendum sui temi ambientali: di quelli vittoriosi, come i due contro la follia atomica, come quello in difesa dell'acqua; ma anche di quelli in cui non si ottenne un risultato valido. Il rischio del prevalere dell'astensione e' reale: molte persone ormai non vanno a votare in nessun caso; se ad esse si sommano le persone condizionate dalla lobby dell'economia rapinatrice ed avvelenatrice e dal regime della corruzione suo complice, o anche solo frastornate, ipnotizzate, narcotizzate dalla propaganda ad un tempo "apocalittica e integrata" di retori mentitori e fraudolenti, ebbene, la possibilita' che non si raggiunga il quorum e' reale, e con cio' prevarrebbe ancora una volta il potere occulto delle minoranze organizzate a danno di tutti i cittadini, a danno dell'umanita'.

Oggi si conclude la campagna referendaria, domenica si vota: in queste ore che restano ogni persona di volonta' buona sollecita del pubblico bene informi amici, parenti, colleghi di studio e di lavoro, conoscenti con cui condivide un comune ragionare; e li inviti a non rinunciare al proprio diritto, li inviti ad andare a votare, a votare si' "per difendere le coste italiane dalle devastazioni, dal degrado e dai pericoli provocati dalle trivellazioni; per difendere dall'inquinamento l'ambiente marino e tutte le sue forme di vita; per difendere il diritto di tutte le persone alla salute e a un ambiente salubre; per difendere il diritto delle generazioni future a un mondo vivibile; per difendere la bellezza della natura, un bene comune prezioso e insostituibile; per sostenere l'approvvigionamento energetico da fonti pulite e rinnovabili; per far cessare lo sfruttamento dissennato e distruttivo delle risorse naturali; per far prevalere la ragione, la responsabilita', il diritto, la solidarieta'; con la forza della verita', con la forza della democrazia, per il bene comune".

 

7. REPETITA IUVANT. AL REFERENDUM DEL 17 APRILE VOTEREMO SI'

 

Al referendum del 17 aprile voteremo si'.

Per difendere le coste italiane dalle devastazioni, dal degrado e dai pericoli provocati dalle trivellazioni.

Per difendere dall'inquinamento l'ambiente marino e tutte le sue forme di vita.

Per difendere il diritto di tutte le persone alla salute e a un ambiente salubre.

Per difendere il diritto delle generazioni future a un mondo vivibile.

Per difendere la bellezza della natura, un bene comune prezioso e insostituibile.

Per sostenere l'approvvigionamento energetico da fonti pulite e rinnovabili.

Per far cessare lo sfruttamento dissennato e distruttivo delle risorse naturali.

Per far prevalere la ragione, la responsabilita', il diritto, la solidarieta'.

Con la forza della verita', con la forza della democrazia, per il bene comune.

Al referendum del 17 aprile voteremo si'.

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Osvaldo Ercoli, Antonella Litta, Emanuele Petriglia, Alessandro Pizzi, Peppe Sini

 

8. REPETITA IUVANT. DIECI RAGIONI PIU' UNA PER IL SI' AL REFERENDUM DEL 17 APRILE

 

La prima ragione

La prima ragione e' quasi ovvia: con il referendum si chiede che le concessioni a trivellare in mare nei pressi delle coste italiane in cerca di combustibili fossili non abbiano di fatto una durata pressoche' illimitata, ma limiti certi e insormontabili, come ogni legittimo negozio giuridico.

Votare si' a regole certe e limiti rigorosi e' quindi un atto di puro e semplice buon senso.

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La seconda ragione

La seconda ragione e' che l'unico quesito referendario su cui si vota (gli altri proposti - e proposti non solo da movimenti di cittadini, ma da istituzioni dello stato italiano come le Regioni che si affacciano su ambienti marini devastati dagli impianti di trivellazione) assume obiettivamente un significato piu' ampio: esso ha infatti il valore di difesa dell'ecosistema marino, delle coste italiane, dei legittimi interessi e dei diritti soggettivi delle popolazioni (e delle istituzioni di esse rappresentative) che nelle aree immediatamente interessate dalle conseguenze delle trivellazioni vivono e lavorano.

Votare si' per difendere legittimi diritti e interessi collettivi di primaria rilevanza e' un dovere ineludibile di impegno per la legalita', per la civilta' giuridica, per il bene comune della popolazione (e delle istituzioni democratiche) del nostro paese.

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La terza ragione

La terza ragione e' che il referendum pone in termini stringenti un caso concreto di difesa dell'ambiente, e quindi del diritto degli esseri umani a un ambiente vivibile, non inquinato, non devastato.

Votare si' per proteggere la natura, il mondo vivente che e' la casa comune dell'umanita', e' un diritto e un dovere di tutte le persone ragionevoli e responsabili.

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La quarta ragione

La quarta ragione e' che il referendum pone quindi anche - per il medesimo motivo - un caso concreto di difesa della salute, ovvero del diritto di tutti gli esseri umani a vivere in un ambiente salubre, ergo non inquinato e non devastato; giacche' il benessere psicofisico delle persone e' ovviamente correlato all'ambiente in cui vivono.

Votare si' significa quindi difendere il diritto di tutti alla salute e al benessere.

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La quinta ragione

La quinta ragione e' che su cio' che tutti riguarda - le questioni concernenti l'ambiente, la salute, la civile convivenza, la sicurezza comune - e' giusto e necessario che tutti possano e debbano esprimersi; e che se devono essere prese delle decisioni importanti e impegnative, esse siano prese da tutti insieme: e' la democrazia come metodo e come sistema, e' la democrazia come potere del popolo. Chi invita a non votare, ad astenersi, in realta' vuole che decisioni che riguardano tutti siano prese solo da pochi avidi potentati economici e politici a danno della stragrande maggioranza della popolazione.

Votare al referendum e' quindi un atto di democrazia e di difesa della democrazia.

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La sesta ragione

La sesta ragione e' che le trivellazioni sono finalizzate ad estrarre fonti energetiche fossili. Ma l'umanita' ormai sa che le fonti energetiche fossili non solo sono perlopiu' altamente inquinanti ma anche esauribili, e sa anche che tanta parte della crisi ambientale globale che minaccia l'intera umanita' e' legata a un'economia fondata sulle fonti fossili; e sa quindi che e' necessario ed urgente passare a fonti pulite e rinnovabili, in primis l'energia solare.

Votare si' al referendum e' un modo concreto per sostenere il passaggio da un modello di approvvigionamento energetico - e da un modello di sviluppo -  ecologicamente insostenibile a uno sostenibile, da una societa' dell'avvelenamento e della devastazione della biosfera ad una societa' solidale e responsabile.

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La settima ragione

La settima ragione e' che la scelta referendaria implica anche una scelta su quale modello di economia debba presiedere al presente e al futuro dell'umanita': se si debba perseverare in un'economia predatoria, dello sfruttamento fino all'esaurimento delle risorse, dell'avvelenamento del mondo vivente fino alla desertificazione, della violenza dell'uomo sull'uomo per l'accaparramento di beni che dovrebbero essere e restare comuni, del primato dell'arricchimento individuale ai danni della vita, della dignita' e dei diritti della generalita' degli esseri umani viventi, o se invece si debba finalmente uscire da questa preistoria e sviluppare la civilta' umana nella direzione di una economia (etimologicamente: le regole condivise della casa comune) - ovvero ecologia (etimologicamente: la conoscenza condivisa della casa comune) - della solidarieta', della responsabilita', dell'eguaglianza di diritti, della condivisione dei doveri, della cura reciproca, del rispetto per il mondo vivente, del bene comune.

Votare si' al referendum significa impegnarsi per far cessare l'economia della rapina, della sopraffazione e della devastazione, e per costruire insieme l'economia della condivisione, del rispetto, della responsabilita'.

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L'ottava ragione

L'ottava ragione e' la difesa dei diritti delle generazioni future: poiche' decederemo noi se lasciare loro un mondo vivibile o irreversibilmente devastato; giacche' le generazioni future ancora non esistono, non hanno potere di voto: cosicche' ogni volta che si vota per decisioni pubbliche di interesse collettivo dobbiamo saperci porre anche dal punto di vista dei loro diritti e dei loro interessi: dobbiamo essere noi oggi a rappresentare e salvaguardare i diritti e gli interessi degli esseri umani che verranno. E ponendoci la domanda di come difendere i diritti dell'umanita' futura noi in realta' ci poniamo anche la domanda su come essere fedeli all'umanita' passata: poiche' se noi lasceremo un mondo vivibile all'umanita' futura allora un'umanita' futura vi sara', e l'esistenza delle generazioni passate avra' ancora un senso e un valore nell'impresa comune dell'umanita'; ma se noi distruggiamo oggi il mondo vivente cosi' da mettere a rischio non solo il benessere ma la vita stessa dell'umanita' futura, allora con la fine dell'umanita' futura sara' annichilita per sempre tutta la storia, tutta la memoria, tutta la civilta' umana dalle sue origini.

Votare si' al referendum significa agire nell'interesse delle generazioni future, e quindi nell'interesse dell'umanita' intera: siamo una sola famiglia umana, ogni persona si senta quindi responsabile per l'umanita' intera ed agisca di conseguenza.

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La nona ragione

La nona ragione e' che ogni essere umano in quanto capace di pensare ha il dovere di dire la verita'. Coloro che stanno cercando di indurre la popolazione a non partecipare al referendum mentono sapendo di mentire, e con la loro menzogna offendono e umiliano l'intelligenza e quindi la dignita' delle persone a cui si rivolgono, delle persone che vogliono ingannare per meglio sottometterle ai loro voleri. Ci indigna un governo che mente alla popolazione. Dire la verita' e' la condotta indispensabile per la civile convivenza.

Votiamo si' al referendum anche per questo: per affermare il diritto alla verita', per opporci a chi ci mente e pretende ingannarci, ed ingannandoci vuole aggredire e diminuire la nostra umana dignita'.

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La decima ragione

La decima ragione e' relativa a quel criterio epistemologico noto come principio di precauzione, che afferma che anche se non si avesse certezza che un'attivita' provochera' dei danni, e' sufficiente il dubbio che essa possa provocarli per opporvisi. Noi sappiamo che le trivellazioni marine producono gravi danni; noi sappiamo che l'utilizzo delle fonti fossili produce gravi danni; noi sappiamo che il modello di sviluppo fondato sul profitto privato a detrimento del bene comune dell'umanita' e della biosfera produce gravi danni; noi sappiamo che questa logica predatrice, questo sistema di potere sfruttatore e devastatore, sono la stessa e lo stesso che presiedono alle guerre (e non solo a quelle per il petrolio), all'ecocidio (fino al disastro ambientale globale che ormai tutti i governi sono costretti a riconoscere), alla riduzione alla fame e alla schiavitu' di tanta parte dell'umanita': ed a questa logica e a questo sistema dobbiamo e vogliamo opporci in difesa dell'umanita' e del mondo vivente. Ma anche se non sapessimo tutto cio', ed avessimo solo il fondato dubbio che queste attivita' estrattive, questo modello di sviluppo, questa logica di dominio e questo sistema di sopraffazione possano essere - come in effetti sono - dannosi per l'umanita', ebbene, basterebbe questo ragionevole dubbio a persuaderci all'impegno per contrastare queste attivita', questo modello, questa logica e questo sistema in nome del principio di precauzione che convoca ogni essere umano a fare e permettere solo quello che non danneggia gli esseri umani.

Votiamo si' al referendum anche per questo: per il principio di precauzione, per esercitare la virtu' della prudenza, per l'amore e il rispetto che dobbiamo all'umanita' e al mondo, per il principio responsabilita'.

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L'undicesima ragione

L'undicesima ragione e' che le trivellazioni deturpano e distruggono la bellezza dei nostri mari e delle nostre coste. Ed anche la bellezza e' un bene comune e tanta parte della felicita' accessibile agli esseri umani. Difendere la bellezza significa difendere il mondo e la civilta' umana - in questo senso "la bellezza salvera' il mondo".

Votiamo si' al referendum anche per difendere la bellezza e quindi l'esistenza del mondo vivente e dell'umanita' in esso.

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Ergo

Votiamo si' al referendum del 17 aprile in difesa del vero, del bello, del bene.

Votiamo si' al referendum del 17 aprile perche' vi e' una sola umanita' in unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Votiamo si' al referendum del 17 aprile per far prevalere il bene comune con la forza della verita', con la forza della ragione, con la forza della democrazia.

 

9. STRUMENTI. DUE SITI UTILI PER L'INFORMAZIONE SUL REFERENDUM DEL 17 APRILE

 

Per l'informazione e la riflessione sul referendum del 17 aprile molti utili materiali sono disponibili sui siti internet www.fermaletrivelle.it e www.notriv.com

 

10. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

11. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

12. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Jorge de Montemayor, Los siete libros de la Diana, Espasa Calpe, Madrid 1993, pp. 420.

 

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

15. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2320 del 16 aprile 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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