[Nonviolenza] Telegrammi. 2317



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2317 del 13 aprile 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Sempre

2. Peppe Sini: il 18 brumaio 2016

3. "Ugo Foscolo poeta e critico, intellettuale e militante". Un incontro di studio a Viterbo

4. Al referendum del 17 aprile voteremo si'

5. Dieci ragioni piu' una per il si' al referendum del 17 aprile

6. Due siti utili per l'informazione sul referendum del 17 aprile

7. Andrea Tarquini intervista Agnes Heller (23 giugno 2015)

8. Andrea Tarquini intervista Agnes Heller (25 agosto 2015)

9. Andrea Tarquini intervista Agnes Heller (3 settembre 2015)

10. Benedetta Tobagi intervista Agnes Heller (17 novembre 2015)

11. Andrea Tarquini intervista Agnes Heller (17 febbraio 2016)

12. Segnalazioni librarie

13. La "Carta" del Movimento Nonviolento

14. Per saperne di piu'

 

1. IN BREVE. SEMPRE

 

Opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, sempre.

Soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone bisognose di aiuto, sempre.

 

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: IL 18 BRUMAIO 2016

 

La riforma costituzionale che una Camera dei Deputati dimezzata ha teste' approvato per quanto in suo potere in via definitiva, diciamolo chiaro, e' un golpe.

Che fa strame di fondamentali elementi della Costituzione repubblicana del nostro paese, e che porta a compimento una nuova tappa dell'attivita' eversiva dei gruppi dominanti che alla repubblica democratica intende sostituire un regime autoritario.

*

Per respingere questo golpe resta adesso il referendum di ottobre.

Li' sara' il popolo italiano - il corpo elettorale per esso - ad esprimere il suo consenso o la sua opposizione a questo degrado; ad asservirsi vieppiu' o a resistere.

Nel referendum di ottobre occorre votare "no" al golpe dei piccoli epigoni di Napoleone il piccolo.

*

E frattanto, il 17 aprile, occorre votare "si'" al referendum per difendere i beni comuni e contrastare l'economia illecita e venefica, i poteri vampiri e criminali, il regime dell'abuso e della corruzione.

 

3. INCONTRI. "UGO FOSCOLO POETA E CRITICO, INTELLETUALE E MILITANTE". UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

Si e' svolto la sera di martedi' 12 aprile 2016 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema: "Ugo Foscolo poeta e  critico, intellettuale e militante".

All'incontro ha preso parte Paolo Arena.

*

Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato tre cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta. Cura il sito www.letterestrane.it

 

4. REPETITA IUVANT. AL REFERENDUM DEL 17 APRILE VOTEREMO SI'

 

Al referendum del 17 aprile voteremo si'.

Per difendere le coste italiane dalle devastazioni, dal degrado e dai pericoli provocati dalle trivellazioni.

Per difendere dall'inquinamento l'ambiente marino e tutte le sue forme di vita.

Per difendere il diritto di tutte le persone alla salute e a un ambiente salubre.

Per difendere il diritto delle generazioni future a un mondo vivibile.

Per difendere la bellezza della natura, un bene comune prezioso e insostituibile.

Per sostenere l'approvvigionamento energetico da fonti pulite e rinnovabili.

Per far cessare lo sfruttamento dissennato e distruttivo delle risorse naturali.

Per far prevalere la ragione, la responsabilita', il diritto, la solidarieta'.

Con la forza della verita', con la forza della democrazia, per il bene comune.

Al referendum del 17 aprile voteremo si'.

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Osvaldo Ercoli, Antonella Litta, Emanuele Petriglia, Alessandro Pizzi, Peppe Sini

 

5. REPETITA IUVANT. DIECI RAGIONI PIU' UNA PER IL SI' AL REFERENDUM DEL 17 APRILE

 

La prima ragione

La prima ragione e' quasi ovvia: con il referendum si chiede che le concessioni a trivellare in mare nei pressi delle coste italiane in cerca di combustibili fossili non abbiano di fatto una durata pressoche' illimitata, ma limiti certi e insormontabili, come ogni legittimo negozio giuridico.

Votare si' a regole certe e limiti rigorosi e' quindi un atto di puro e semplice buon senso.

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La seconda ragione

La seconda ragione e' che l'unico quesito referendario su cui si vota (gli altri proposti - e proposti non solo da movimenti di cittadini, ma da istituzioni dello stato italiano come le Regioni che si affacciano su ambienti marini devastati dagli impianti di trivellazione) assume obiettivamente un significato piu' ampio: esso ha infatti il valore di difesa dell'ecosistema marino, delle coste italiane, dei legittimi interessi e dei diritti soggettivi delle popolazioni (e delle istituzioni di esse rappresentative) che nelle aree immediatamente interessate dalle conseguenze delle trivellazioni vivono e lavorano.

Votare si' per difendere legittimi diritti e interessi collettivi di primaria rilevanza e' un dovere ineludibile di impegno per la legalita', per la civilta' giuridica, per il bene comune della popolazione (e delle istituzioni democratiche) del nostro paese.

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La terza ragione

La terza ragione e' che il referendum pone in termini stringenti un caso concreto di difesa dell'ambiente, e quindi del diritto degli esseri umani a un ambiente vivibile, non inquinato, non devastato.

Votare si' per proteggere la natura, il mondo vivente che e' la casa comune dell'umanita', e' un diritto e un dovere di tutte le persone ragionevoli e responsabili.

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La quarta ragione

La quarta ragione e' che il referendum pone quindi anche - per il medesimo motivo - un caso concreto di difesa della salute, ovvero del diritto di tutti gli esseri umani a vivere in un ambiente salubre, ergo non inquinato e non devastato; giacche' il benessere psicofisico delle persone e' ovviamente correlato all'ambiente in cui vivono.

Votare si' significa quindi difendere il diritto di tutti alla salute e al benessere.

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La quinta ragione

La quinta ragione e' che su cio' che tutti riguarda - le questioni concernenti l'ambiente, la salute, la civile convivenza, la sicurezza comune - e' giusto e necessario che tutti possano e debbano esprimersi; e che se devono essere prese delle decisioni importanti e impegnative, esse siano prese da tutti insieme: e' la democrazia come metodo e come sistema, e' la democrazia come potere del popolo. Chi invita a non votare, ad astenersi, in realta' vuole che decisioni che riguardano tutti siano prese solo da pochi avidi potentati economici e politici a danno della stragrande maggioranza della popolazione.

Votare al referendum e' quindi un atto di democrazia e di difesa della democrazia.

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La sesta ragione

La sesta ragione e' che le trivellazioni sono finalizzate ad estrarre fonti energetiche fossili. Ma l'umanita' ormai sa che le fonti energetiche fossili non solo sono perlopiu' altamente inquinanti ma anche esauribili, e sa anche che tanta parte della crisi ambientale globale che minaccia l'intera umanita' e' legata a un'economia fondata sulle fonti fossili; e sa quindi che e' necessario ed urgente passare a fonti pulite e rinnovabili, in primis l'energia solare.

Votare si' al referendum e' un modo concreto per sostenere il passaggio da un modello di approvvigionamento energetico - e da un modello di sviluppo -  ecologicamente insostenibile a uno sostenibile, da una societa' dell'avvelenamento e della devastazione della biosfera ad una societa' solidale e responsabile.

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La settima ragione

La settima ragione e' che la scelta referendaria implica anche una scelta su quale modello di economia debba presiedere al presente e al futuro dell'umanita': se si debba perseverare in un'economia predatoria, dello sfruttamento fino all'esaurimento delle risorse, dell'avvelenamento del mondo vivente fino alla desertificazione, della violenza dell'uomo sull'uomo per l'accaparramento di beni che dovrebbero essere e restare comuni, del primato dell'arricchimento individuale ai danni della vita, della dignita' e dei diritti della generalita' degli esseri umani viventi, o se invece si debba finalmente uscire da questa preistoria e sviluppare la civilta' umana nella direzione di una economia (etimologicamente: le regole condivise della casa comune) - ovvero ecologia (etimologicamente: la conoscenza condivisa della casa comune) - della solidarieta', della responsabilita', dell'eguaglianza di diritti, della condivisione dei doveri, della cura reciproca, del rispetto per il mondo vivente, del bene comune.

Votare si' al referendum significa impegnarsi per far cessare l'economia della rapina, della sopraffazione e della devastazione, e per costruire insieme l'economia della condivisione, del rispetto, della responsabilita'.

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L'ottava ragione

L'ottava ragione e' la difesa dei diritti delle generazioni future: poiche' decederemo noi se lasciare loro un mondo vivibile o irreversibilmente devastato; giacche' le generazioni future ancora non esistono, non hanno potere di voto: cosicche' ogni volta che si vota per decisioni pubbliche di interesse collettivo dobbiamo saperci porre anche dal punto di vista dei loro diritti e dei loro interessi: dobbiamo essere noi oggi a rappresentare e salvaguardare i diritti e gli interessi degli esseri umani che verranno. E ponendoci la domanda di come difendere i diritti dell'umanita' futura noi in realta' ci poniamo anche la domanda su come essere fedeli all'umanita' passata: poiche' se noi lasceremo un mondo vivibile all'umanita' futura allora un'umanita' futura vi sara', e l'esistenza delle generazioni passate avra' ancora un senso e un valore nell'impresa comune dell'umanita'; ma se noi distruggiamo oggi il mondo vivente cosi' da mettere a rischio non solo il benessere ma la vita stessa dell'umanita' futura, allora con la fine dell'umanita' futura sara' annichilita per sempre tutta la storia, tutta la memoria, tutta la civilta' umana dalle sue origini.

Votare si' al referendum significa agire nell'interesse delle generazioni future, e quindi nell'interesse dell'umanita' intera: siamo una sola famiglia umana, ogni persona si senta quindi responsabile per l'umanita' intera ed agisca di conseguenza.

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La nona ragione

La nona ragione e' che ogni essere umano in quanto capace di pensare ha il dovere di dire la verita'. Coloro che stanno cercando di indurre la popolazione a non partecipare al referendum mentono sapendo di mentire, e con la loro menzogna offendono e umiliano l'intelligenza e quindi la dignita' delle persone a cui si rivolgono, delle persone che vogliono ingannare per meglio sottometterle ai loro voleri. Ci indigna un governo che mente alla popolazione. Dire la verita' e' la condotta indispensabile per la civile convivenza.

Votiamo si' al referendum anche per questo: per affermare il diritto alla verita', per opporci a chi ci mente e pretende ingannarci, ed ingannandoci vuole aggredire e diminuire la nostra umana dignita'.

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La decima ragione

La decima ragione e' relativa a quel criterio epistemologico noto come principio di precauzione, che afferma che anche se non si avesse certezza che un'attivita' provochera' dei danni, e' sufficiente il dubbio che essa possa provocarli per opporvisi. Noi sappiamo che le trivellazioni marine producono gravi danni; noi sappiamo che l'utilizzo delle fonti fossili produce gravi danni; noi sappiamo che il modello di sviluppo fondato sul profitto privato a detrimento del bene comune dell'umanita' e della biosfera produce gravi danni; noi sappiamo che questa logica predatrice, questo sistema di potere sfruttatore e devastatore, sono la stessa e lo stesso che presiedono alle guerre (e non solo a quelle per il petrolio), all'ecocidio (fino al disastro ambientale globale che ormai tutti i governi sono costretti a riconoscere), alla riduzione alla fame e alla schiavitu' di tanta parte dell'umanita': ed a questa logica e a questo sistema dobbiamo e vogliamo opporci in difesa dell'umanita' e del mondo vivente. Ma anche se non sapessimo tutto cio', ed avessimo solo il fondato dubbio che queste attivita' estrattive, questo modello di sviluppo, questa logica di dominio e questo sistema di sopraffazione possano essere - come in effetti sono - dannosi per l'umanita', ebbene, basterebbe questo ragionevole dubbio a persuaderci all'impegno per contrastare queste attivita', questo modello, questa logica e questo sistema in nome del principio di precauzione che convoca ogni essere umano a fare e permettere solo quello che non danneggia gli esseri umani.

Votiamo si' al referendum anche per questo: per il principio di precauzione, per esercitare la virtu' della prudenza, per l'amore e il rispetto che dobbiamo all'umanita' e al mondo, per il principio responsabilita'.

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L'undicesima ragione

L'undicesima ragione e' che le trivellazioni deturpano e distruggono la bellezza dei nostri mari e delle nostre coste. Ed anche la bellezza e' un bene comune e tanta parte della felicita' accessibile agli esseri umani. Difendere la bellezza significa difendere il mondo e la civilta' umana - in questo senso "la bellezza salvera' il mondo".

Votiamo si' al referendum anche per difendere la bellezza e quindi l'esistenza del mondo vivente e dell'umanita' in esso.

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Ergo

Votiamo si' al referendum del 17 aprile in difesa del vero, del bello, del bene.

Votiamo si' al referendum del 17 aprile perche' vi e' una sola umanita' in unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Votiamo si' al referendum del 17 aprile per far prevalere il bene comune con la forza della verita', con la forza della ragione, con la forza della democrazia.

 

6. STRUMENTI. DUE SITI UTILI PER L'INFORMAZIONE SUL REFERENDUM DEL 17 APRILE

 

Per l'informazione e la riflessione sul referendum del 17 aprile molti utili materiali sono disponibili sui siti internet www.fermaletrivelle.it e www.notriv.com

 

7. MAESTRE. ANDREA TARQUINI INTERVISTA AGNES HELLER (23 GIUGNO 2015)

[Dal sito del quotidiano "La Repubblica" riprendiamo la seguente intervista del 23 giugno 2015 dal titolo "Agnes Heller: Da profughi a nuovi cittadini, l'Europa impari dal sogno americano" e il sommario "La filosofa ungherese: Serve una svolta come quella di Obama, che ha regolarizzato tre milioni di migranti. Noi invece li temiamo".

Agnes Heller, illustre filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929, sopravvissuta alla Shoah, allieva e collaboratrice di Lukacs, allontanata dall'Ungheria, ha poi insegnato in Australia e in America. In Italia e' particolarmente nota per la "teoria dei bisogni" su cui si ebbe nel nostro paese un notevole dibattito anche con riferimento ai movimenti degli anni '70. Su posizioni democratiche radicali, e' una interlocutrice preziosa anche laddove non se ne condividessero alcuni impianti ed esiti teorici. Dal sito della New school for social research di New York (www.newschool.edu) presso cui attualmente insegna traduciamo questa breve notizia biografica essenziale aggiornata al 2000: "Nata nel 1929 a Budapest. Sopravvissuta alla Shoah, in cui ha perso la maggior parte dei suoi familiari morti in diversi campi di concentramento. Allieva di Gyorgy Lukacs dal 1947 e successivamente professoressa associata nel suo dipartimento. Prima curatrice della 'Rivista ungherese di filosofia' nel dopoguerra (1955-'56). Destituita dai suoi incarichi accademici insieme con Lukacs per motivi politici dopo la rivoluzione ungherese. Trascorse molti anni ad insegnare in scuole secondarie e le fu proibita ogni pubblicazione. Nel 1968 protesto' contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, e subi' una nuova persecuzione politica e poliziesca. Nel 1973, sulla base di un provvedimento ad personam delle autorita' del partito, perse di nuovo tutti gli incarichi accademici. 'Disoccupata per motivi politici', tra il 1973 e il 1977 lavoro' come traduttrice. Nel 1977 emigro' in Australia. A partire dall'enorme cambiamento del 1989, attualmente trascorre parte dell'anno nella nativa Ungheria dove e' stata designata membro dell'Accademia ungherese delle scienze. Nel 1995 le sono stati conferiti il 'Szechenyi National Prize' in Ungheria e l''Hannah Arendt Prize' a Brema; ha ricevuto la laurea ad honorem dalla 'La Trobe University' di Melbourne nel 1996 e dall'Universita di Buenos Aires nel 1997". Da una scheda apparsa sul quotidiano "Il manifesto" nel 2008 riportiamo i seguenti dati: "Nata a Budapest nel 1929, espulsa una prima volta dal Partito comunista ungherese nel 1949, allieva e poi collaboratrice di Lukacs, dopo il '56 Agnes Heller venne destituita dai suoi incarichi accademici. Tra i principali animatori del gruppo che si raccolse attorno al filosofo ungherese negli ultimi anni della sua vita, dal 1963 al 1973 ha lavorato come ricercatrice presso l'Istituto di Sociologia della capitale ungherese. Nel 1973, colpevole di 'negare la qualita' rivoluzionaria vera e propria delle rivoluzioni socialiste', Agnes Heller perse di nuovo il lavoro e quattro anni dopo decise di trasferirsi in Australia, insegnando sociologia a Melbourne. Nel 1986 arrivo' a New York e oggi ricopre la cattedra intitolata a Hannah Arendt alla New School for Social Research. Dal 1989 insegna sia a New York che a Budapest. Tra i suoi numerosi libri, tradotti in molte lingue: Per una teoria marxista del valore (Editori Riuniti 1974), La Teoria dei bisogni in Marx (Feltrinelli 1974), Sociologia della vita quotidiana (Editori Riuniti 1975), L'uomo del Rinascimento (La Nuova Italia 1977), La filosofia radicale (Il saggiatore 1979). Le sue ultime opere sono dedicate all'estetica: The Concept of the Beautiful (1999); The Time is Out of Joint: Shakespeare as Philosopher of History (2000); Immortal Comedy: The Comic Phenomenon in Art, Literature, and Life (2005)". Dalla Wikipedia riportiamo la seguente bibliografia minima: "L'uomo del rinascimento (1963); Sociologia della vita quotidiana (1970); La teoria marxista della rivoluzione e la rivoluzione della vita quotidiana (1972); La teoria dei bisogni in Marx (1973); Struttura familiare e comunismo (1973); Per una teoria marxista del valore (1974); Il futuro dei rapporti tra i sessi (1974); Movimento radicale e utopia radicale (1974); L'irriducibile antagonismo dei bisogni (1977); Istinto e aggressivita'. Introduzione a un'antropologia sociale marxista (1978); Teoria dei sentimenti (1978); Le forme dell'uguaglianza (1978); L'ideale del lavoro dal punto di vista della vita quotidiana (1978); Morale e rivoluzione (1979); La filosofia radicale (1979); Il simposio di San Silvestro. Il principio d'amore (1981); Teoria della storia (1982); Il potere della vergogna (1983); Le condizioni della morale. La questione fondamentale della filosofia morale (1985); La condizione politica postmoderna (1988); Etica generale (1994); Filosofia morale (1997); Una teoria della modernita' (1999); La bellezza della persona buona (2009)". Piu in dettaglio tra le opere di Agnes Heller, nella sua vastissima ed articolata produzione, segnaliamo almeno: Per una teoria marxista del valore, Editori Riuniti, Roma 1974; La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli, Milano 1974, 1978; Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma 1975; L'uomo del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1977; La teoria, la prassi e i bisogni, Savelli, Roma 1978; Istinto e aggressivita'. Introduzione a un'antropologia sociale marxista, Feltrinelli, Milano 1978; (con Ferenc Feher), Le forme dell'uguaglianza, Edizioni aut aut, Milano 1978; Morale e rivoluzione, Savelli, Roma 1979; La filosofia radicale, il Saggiatore, Milano 1979; Per cambiare la vita, Editori Riuniti, Roma 1980; Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980, 1981; Teoria della storia, Editori Riuniti, Roma 1982; (con F. Feher, G. Markus), La dittatura sui bisogni. Analisi socio-politica della realta' est-europea, SugarCo, Milano 1982; (con Ferenc Feher), Ungheria 1956, Sugarco, Milano 1983; Il potere della vergogna. Saggi sulla razionalita', Editori Riuniti, Roma 1985; Le condizioni della morale, Editori Riuniti, Roma, 1985; (con Ferenc Feher), Apocalisse atomica. Il movimento antinucleare e il destino dell'Occidente, Milano 1985; Oltre la giustizia, Il Mulino, Bologna, 1990; (con Ferenc Feher), La condizione politica postmoderna, Marietti, Genova 1992; Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994; Filosofia morale, Il Mulino, Bologna, 1997; Dove siamo a casa. Pisan Lectures 1993-1998, Angeli, Milano 1999; Per un'antropologia della modernita', Rosenberg & Sellier, 2009; Gesu' l'ebreo, Mimesis, 2010; Il simposio di San Silvestro, Mimesis, 2010; Sociologia della vita quotidiana, Pgreco 2012; I miei occhi hanno visto, Il Margine, 2012; Solo se sono libera, Castelvecchi, 2014; (con Zygmunt Bauman), La bellezza (non) ci salvera', Il Margine, 2015; La filosofia radicale, Pgreco, 2015; Persone perbene, Edb, 2015. Tra le opere su Agnes Heller: Nino Molinu, Heller e Lukacs. Amicus Plato sed magis amica veritas: topica della moderna utopia, Montagnoli, Roma 1984; Giampiero Stabile, Soggetti e bisogni. Saggi su Agnes Heller e la teoria dei bisogni, La Nuova Italia, Firenze 1979; la rivista filosofica italiana "aut aut" ha spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare gli studi di Laura Boella. Un'ampia bibliografia essenziale sulla riflessione politica di Agnes Heller, curata da Brenda Biagiotti, e' in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 58]

 

Budapest. "Quando vedo quei poveretti esausti, penso a me giovane, perseguitata perche' ebrea. Le democrazie ci negarono l'asilo, papa' mori' ad Auschwitz". Agnes Heller, filosofa ungherese, ci parla dei migranti e della grande paura dell'Europa.

- Andrea Tarquini: Professoressa Heller, l'ondata dei migranti investe e spaventa anche il suo Paese. Lei che cosa ne pensa?

- Agnes Heller: Primo, distinguiamo tra rifugiati e migranti. E' dovere morale d'ogni cittadino d'Europa accettare almeno temporaneamente i rifugiati: nei Paesi d'origine la loro vita e' in pericolo. Proprio noi europei abbiamo esperienze atroci di rifugiati cui l'asilo fu negato. Vissi gli anni in cui la meta' dei 640.000 ungheresi vittima della Shoah avrebbe potuto salvarsi, se abbastanza democrazie li avessero accolti. Quella dei migranti e' un'altra storia.

- Andrea Tarquini: E come affrontarla?

- Agnes Heller: Primo, occorre determinare chi puo' restare e chi no. Pensando a una nuova etica: e' giusto forse favorire le famiglie giovani con figli. L'Ue e ogni suo Paese membro devono elaborare principi-guida. Secondo: smettiamola di vedere nei migranti potenziali terroristi. E' falso. I terroristi entrati in azione negli Usa e in Europa non lo hanno mai fatto come rifugiati o come migranti, erano legalmente residenti. Quello del terrorismo e' un timore infondato, usato da certi governi, quello ungherese ma non solo, contro lo straniero o chi e' diverso da noi. Terzo, il migrante deve poter sperare di divenire cittadino. E' indispensabile pero' porgli condizioni chiare.

- Andrea Tarquini: Quali?

- Agnes Heller: Rispettare le leggi del Paese d'arrivo. Non possono praticare tradizioni che contraddicano le leggi dello Stato d'accoglienza. Devono capire che da noi e' un crimine grave che un padre uccida una figlia decisa a scegliersi da sola il compagno. Devono assumere le nostre regole e abitudini d'igiene e comportamento a casa e in strada. Ma il vero problema e' l'Europa, non i migranti. Obama ha dato cittadinanza a tre milioni di immigrati illegali. Ora si sentono patrioti americani. In Europa i migranti hanno uno status diverso.

- Andrea Tarquini: Perche'?

- Agnes Heller: L'Europa non sa cogliere il successo dell'integrazione di tanti migranti con le loro energie, perche' e' composta di Stati nazionali. L'America e' Stato nel senso di comunita' di cittadini. Lo Stato nazionale fu fondato, e vinse definitivamente nel 1918, inventando il nazionalismo e l'esclusione, lo sciovinismo. Prima dei fascismi e del totalitarismo comunista, quei valori vinsero sull'internazionalismo dei movimenti operai e sulla borghesia cosmopolita. E ci portarono a due guerre mondiali. I migranti divenuti americani amano l'America. In Europa, tanti migranti divenuti francesi odiano la Francia. Per l'America sei un buon cittadino anche se non parli inglese ma spagnolo o cinese. L'Europa chiede di assimilarsi, non solo d'integrarsi.

- Andrea Tarquini: Non le sembra che l'Unione Europea abbia cambiato questo approccio?

- Agnes Heller: La Ue conduce una guerra contro l'egoismo degli Stati nazionali, e' la prima grande svolta. Ma non puo' trattare i migranti da stranieri alieni come fecero gli Stati nazionali con Stefan Zweig, che trovo' asilo solo in Brasile e poi si tolse la vita, lui narratore del Mondo di ieri mitteleuropeo.

- Andrea Tarquini: Non c'e' un umore antistranieri un po'ovunque?

- Agnes Heller: Si', innanzitutto per motivi economici. Quasi tutte le democrazie liberali europee sono giovani, alle spalle hanno dittature. Solo Usa, Regno Unito e Paesi scandinavi non hanno mai sentito bisogno d'un uomo forte. La crisi economica accende negli europei la paura di perdere, a causa dello straniero, non solo il lavoro, anche l'identita'. La Francia terra d'asilo e' divenuta Paese del rifiuto reciproco tra francesi e migranti. Troppi partiti e governi europei pescano voti nelle emozioni della gente. La democrazia liberale rischia derive autocratiche, e nuovi barbari: "noi" europei, "loro" migranti. Deve reinventarsi accettando culture che non la contraddicano.

- Andrea Tarquini: Non teme per l'anima dell'Europa?

- Agnes Heller: I nuovi nazionalisti minacciano la tradizione democratica europea. Non e' la prima minaccia nel Dopoguerra: terrorismo rosso o nero, Berufsverbot a Bonn, dittature a Lisbona, Madrid, Atene... le idee fondate sull'esclusione non sono mancate. Ora il rifiuto dei migranti e' la nuova sfida. La democrazia liberale produce sempre minacce a se stessa, dobbiamo rifondarla ogni volta: ora tocca farlo rapportandoci con milioni di persone in fuga. Guai quando i partiti democratici cercano consenso copiando gli slogan xenofobi. Devono anche porre condizioni severe ai migranti, ma non ispirarsi ai populisti per contendere loro il consenso.

 

8. MAESTRE. ANDREA TARQUINI INTERVISTA AGNES HELLER (25 AGOSTO 2015)

[Dal sito del quotidiano "La Repubblica" riprendiamo la seguente intervista del 25 agosto 2015 dal titolo "Agnes Heller: Sono d'accordo con Juncker, l'Europa perdera' la sua anima se continuera' ad alzare Muri" e il sommario "La filosofa ungherese apprezza l'appello del presidente della Commissione Ue: Odio e ostilita' devono soccombere davanti alla solidarieta' per chi fugge da fame e guerra"]

 

Berlino. "Juncker ha ragione, l'Europa rischia di perdere la sua anima. Un'Europa nella quale paura e diffidenze della vecchia cultura degli Stati nazionali vinca sulla cultura moderna della globalizzazione solidale e' votata alla sconfitta. E al populismo, pericolo mortale ". Cosi' ci dice Agnes Heller, massima intellettuale marxista vivente.

- Andrea Tarquini: Professoressa Heller, che pensa dell'articolo di Juncker?

- Agnes Heller: Tocca il problema di fondo. L'Europa e' prigioniera della sua Weltanschauung di Stati nazionali. L'America ha capito che integrare differenti culture e' difficile ma vantaggioso, e ha una crescita doppia di quella Ue.

- Andrea Tarquini: Pero' l'Europa e' affollata di migranti, la gente ha paura, come reagire?

- Agnes Heller: Il problema esiste, ma come Juncker mi sembra dire la peggiore reazione e' quella europea: odio, ostilita' vittoriosi sui valori europei di solidarieta' e accoglienza. L'Ungheria di Orban e' il caso limite ma contagioso: propaganda d'odio e d'idea di esclusione degli altri. L'America con tutti i suoi difetti e' l'Arca di Noe' che accoglie e integra migranti a suo vantaggio, l'Europa non sa essere Arca di Noe' e si danneggia da sola. Guai a ignorare il monito di Juncker.

- Andrea Tarquini: Juncker condanna l'Europa dei nuovi Muri, che ne dice?

- Agnes Heller: Nell'Europa dei nuovi Muri rivive l'Europa degli Stati nazionali che si combatterono nella prima guerra mondiale, uscendone chi vincitore chi sconfitto. Purtroppo questa Ue che trema per i migranti senza saper trovare soluzioni comuni a un'emergenza reale e' un'Europa di Stati nazionali, non di cittadini. Stati nazionali egoisticamente incapaci di accettare nuovi cittadini di altre culture, al contrario dell'America. La fine dell'Europa degli Imperi - austroungarico e germanico, britannico e russo - ci porto' piu' sovranita' nazionali ma anche meno multiculturalita' e una nuova incapacita' di pensare a come essere nazioni moderne, comunita' di valori capaci di accogliere a loro vantaggio chi vuole integrarsi.

- Andrea Tarquini: Ma come rispondere alla paura della gente comune per la "criminalita' importata" e le maree umane?

- Agnes Heller: Guardi, la maggioranza dei profughi viene da Siria, Afghanistan o altri paesi in guerra. Fuggono da bombardamenti, massacri, terrore e morte, e spesso sono qualificati. E non erano criminali a casa. Se li integri, se tendi loro la mano, possono ricambiare. Fiorello La Guardia figlio di poveri migranti da sindaco fece decollare New York come metropoli globale. Ma se li respingi con la cultura dei Muri, diventano ostili, cominciano a odiarti, e arriva il peggio, da ogni parte.

- Andrea Tarquini: Eppure la marea dei migranti rafforza i populisti: minaccia alla democrazia?

- Agnes Heller: Sono un filosofo, non mi chieda rimedi. Ma presto o tardi l'Europa perdera' la sua identita' di somma di Stati nazionali, che lo voglia o no. Internet, la cultura globale, informano tutti: sulle retribuzioni e i diritti umani in Germania o altrove nella Ue ben diversi per i qualificati in fuga da paesi derelitti in guerra. Continueranno ad arrivare. L'America lo ha capito, integra meglio e cresce di piu', in economia scienza cultura ed eccellenze.

- Andrea Tarquini: Insisto, tanti emigranti producono tanti populisti, e allora?

- Agnes Heller: E' il pericolo piu' grave: che la cultura dell'odio e dell'esclusione conquisti l'Europa. Rischio tragico: per secoli l'Europa fu un continente di stranieri, gente che tra guerre, Stati finiti e nuovi Stati o Imperi, cambiava cittadinanza o nazionalita' o cultura di riferimento. Quell'Europa delle tragedie fu anche l'Europa della cultura europea piu' vitale, dall'Illuminismo alle belle arti a ogni campo. Oggi l'avversione allo straniero non ci difendera' dagli arrivi in massa, ma ci impoverira' nell'animo. Certo, occorre porre loro condizioni severe d'integrazione, ma i Muri creano solo nuovi nemici, ostilita' a casa nostra. Chi e' accolto come nemico diventa nemico, nel nostro territorio. Chi e' integrato diventa patriota come i nuovi americani.

- Andrea Tarquini: Balcani ventre molle della marea umana, dice Juncker. Vero o falso?

- Agnes Heller: Vero, ma anche l'America ha il suo ventre molle al confine messicano. Pero' integra e da' cittadinanza, e insisto cresce il doppio della Ue. In Europa, non solo nella mia Ungheria, troppi parlano contro "chi ha un altro colore della pelle". I migranti sono una sfida, ma come dice Juncker la risposta deve essere europea, non nazionale. Purtroppo ci manca persino una Costituzione europea, servirebbe anche nell'emergenza migranti.

 

9. MAESTRE. ANDREA TARQUINI INTERVISTA AGNES HELLER (3 SETTEMBRE 2015)

[Dal sito del quotidiano "La Repubblica" riprendiamo la seguente intervista del 3 settembre 2015 dal titolo "Agnes Heller: L'Europa dell'Est ostaggio del bisogno di odio" e il sommario "La filosofa ungherese: Mentre la Germania e' cambiata, in molti Paesi di questa area i fantasmi della storia non sono mai andati via. E se continua cosi', tanti rischiano di non poter essere salvati"]

 

"Numeri sulle braccia di adulti e anziani, donne e bambini? E' orribile, risveglia i ricordi piu' atroci, e non solo in me sopravvissuta alla Shoah. L'Europa centro-orientale, con l'eccezione polacca, non si e' mai liberata dal suo bisogno di odio, di esclusione del diverso, di ostilita' razzista contro i diversi percepiti come nemici necessari. L'altro ieri gli ebrei, ieri i Rom, oggi i migranti. E' una ferita profonda nel mio cuore". Ecco il giudizio durissimo di Agnes Heller, la grande filosofa, madre storica del dissenso dell'Est che nell'Ungheria di Orban e' rimasto dissenso.

- Andrea Tarquini: I profughi marchiati sul braccio dalla polizia ceca, che sensazioni le suscitano?

- Agnes Heller: E' un gesto orribile: marchiare chi vuoi escludere per riconoscerlo, e con un numero che si riferisce al treno su cui devo viaggiare. Via, davvero ho bisogno di essere più esplicita per chiamare per nome le Memorie che cio' evoca?

- Andrea Tarquini: Tutto questo nella Repubblica ceca, paese civile, avanzato, parziale erede dell'ex Cecoslovacchia democratica...

- Agnes Heller: Purtroppo non significa molto che un paese sia civile, colto, avanzato. La Germania era coltissima, avanzata, civile e con una cultura tra le piu' vivaci del mondo quando poi nel '33 Hitler vinse le elezioni. La Germania, dalla catarsi della disfatta, del Sessantotto e oggi di Angela Merkel coi suoi discorsi antirazzisti, e' cambiata. Ma qui da noi nella nuova Europa i fantasmi dell'orrore e dell'odio razziale non sono tornati: si sono semplicemente risvegliati, non erano mai andati via. E certo sullo sfondo c'e' la propaganda del governo Orban in Ungheria, e la tragedia che egli infligge ai migranti ammassati qui, bloccati con stazioni chiuse sulla via di Berlino pronta ad accoglierla. Mi lasci raccontarle due episodi rivelatori.

- Andrea Tarquini: Quali?

- Agnes Heller: Primo, le parole pronunciate l'altro ieri dal capogruppo parlamentare del partito di Orban: "Non abbiamo alcun bisogno di questa gente, siamo noi la nazione". Se l'America avesse ragionato così non sarebbe mai divenuta la prima potenza mondiale. Secondo, l'altro giorno ero a Praga per una conferenza, e in taxi...

- Andrea Tarquini: Cosa l'ha colpita?

- Agnes Heller: Le parole del tassista. Mi ha detto di averne abbastanza dei migranti, che arrivino o che siano di passaggio, "perche' se non li fermiamo finiremo per trovarci in un califfato dell'Europa centrale". Ho provato a spiegargli con termini chiari quanto fosse insensata la sua frase, ma e' rimasto della sua opinione. Vede, si comincia dagli incubi deliranti d'un tassista e si finisce con la polizia d'uno Stato di diritto che registra i migranti con numeri sul braccio.

- Andrea Tarquini: Oggi tornano i fantasmi del passato?

- Agnes Heller: Penso agli anni '30 e '40, a quando almeno tre dei sei milioni di ebrei vittime della Shoah avrebbero potuto essere salvati se il mondo non avesse sbattuto loro in faccia la porta di frontiere chiuse. E mi chiedo, se qui continuera' cosi', quanti migranti col numero sul braccio in Cechia o respinti a Budapest dai treni per Berlino pur avendo pagato il biglietto, non potranno essere salvati?

- Andrea Tarquini: Cosa ti aspetti per il futuro?

- Agnes Heller: Vorrei non temere il peggio. Merkel parla chiaro. Spiega anche, rischiando di perdere elettori, che un'Europa che quasi non fa piu' figli, senza i migranti non avra' piu' nessuno per pagare contributi di pensioni welfare e sanita'. Ma a parte lei, sono politici professionali quasi solo quelli che come Orban e altri - all'est ma non solo - scelgono di cavalcare la tigre del risorto bisogno di odio, esclusione, emarginazione e persecuzione verso l'altro, il diverso. Quelli che come lui e altri gridano in manifesti elettorali "volete nutrire i migranti o i vostri figli?".

- Andrea Tarquini: Eppure proprio i cechi avevano in Vaclav Havel un eroe al vertice dell'etica...

- Agnes Heller: Vaclav era un grande intellettuale europeo, ma non seppe farsi ascoltare. Lo hanno dimenticato. Cosi' come oggi cechi e molti altri esteuropei non hanno ancora fatto i conti con il modo criminale, brutale, con cui dopo il '45 espulsero milioni di tedeschi. Insisto, manca all'Est e in molte parti altrove la memoria della catarsi, della resa dei conti con le proprie colpe. L'Ungheria, complice dell'Olocausto senza ammetterlo, oggi punisce col diritto penale i cittadini che ospitano migranti. In Cechia, Slovacchia, Bulgaria, i Rom vengono emarginati alzando muri o abbattendo le loro case con le ruspe. A parte la Polonia grazie a Solidarnosc, a parte la Germania che ha assimilato i valori costitutivi postbellici, la democrazia da molte parti in Europa e' giunta come regalo di eserciti liberatori, non come conquista interna. E se non assimili il regalo ma torni ai secolari istinti d'odio dei nazionalismi, come con quei numeri sulle braccia, prima o poi la Storia ti presenta il conto.

 

10. MAESTRE. BENEDETTA TOBAGI INTERVISTA AGNES HELLER (17 NOVEMBRE 2015)

[Dal sito del quotidiano "La Repubblica" riprendiamo la seguente intervista del 17 novembre 2015 dal titolo "Agnes Heller: E' un nuovo totalitarismo, la sua ideologia e' il terrore" e il sommario "Secondo la filosofa ungherese l'unico modo per sconfiggere la jihad e' scalfirne sul terreno l'alone magnetico, da grande potenza: 'Per riuscirci e' necessario coinvolgere la Russia'"]

 

La filosofa ungherese Agnes Heller, allieva di Lukacs, tra le pensatrici piu' feconde del dopoguerra in campo di filosofia politica e morale, a 87 anni trabocca ancora passione politica e intellettuale. Dopo l'11 settembre, vissuto da vicino come titolare della cattedra Hannah Arendt alla New School for Social Research di New York, in 911: Modernity and Terror (2002) introdusse un'analogia, discussa ma stimolante, tra terrorismo islamista e sistemi totalitari (ebrea scampata all'Olocausto e poi dissidente perseguitata dal regime socialista ungherese, li ha conosciuti da vicino).

- Benedetta Tobagi: Ne e' ancora convinta?

- Agnes Heller: L'islamismo e' il nazismo contemporaneo e va combattuto allo stesso modo. Tutti i governi dovrebbero unirsi in una causa comune. Senza ignorare la realta': naturalmente Assad e' un orribile dittatore, ma contro questi terroristi accetterei anche lui. Obama, da buon politico, ha parlato di attacco "al mondo civilizzato": cosi' include la Russia, che non e' una democrazia liberale. Ma dev'essere coinvolta nella lotta al terrorismo. Penso abbia ragione, anche se disprezzo il governo di Putin, come il mio (quello ungherese di Viktor Orban, ndr). Ma contro Hitler, Churchill e Roosevelt si allearono con Stalin, mentre i gulag erano pieni.

- Benedetta Tobagi: Nel 2003, con altri intellettuali (Hitchens, Berman, Ignatieff) appoggio' l'attacco all'Iraq per rovesciare Saddam. Guardando indietro, ha cambiato idea?

- Agnes Heller: Aristotele dice che siamo responsabili delle conseguenze prevedibili delle nostre scelte. Quanto e' accaduto dopo era imprevedibile, per me. Mi dispiace. Ero in errore.

- Benedetta Tobagi: Scrive che la guerra al terrorismo non e' una guerra culturale.

- Agnes Heller: Non e' una "culture war". Ma il terrorismo e' una cultura. Un'ideologia, un modo di vita, un insieme di convinzioni e doveri, non solo atti di violenza. Per i terroristi e' "virtu'", perche' uccidono i "crociati", il nemico assoluto - questo e' tipicamente totalitario. Ma ci sono elementi di novita' assoluta. Per esempio, l'Is non rappresenta nessuna nazionalita' e non e' propriamente uno Stato, sebbene si proclami tale: un'orda di fondamentalisti volontari che odia il resto del mondo.

- Benedetta Tobagi: C'e' il rischio di cadere in semplificazioni che demonizzano tutto l'Islam?

- Agnes Heller: Islamismo non e' Islam, come il leninismo non era il pensiero di Marx, e il nazismo non era Wagner o Nietzsche. Nel XX secolo ci furono essenzialmente ideologie secolari alla base dei totalitarismi, e' la prima volta che un fondamentalismo religioso ne diventa il vettore. E' basato sull'Islam, lo usa come un'arma - le ideologie sono armi. Le democrazie liberali, i diritti umani e di cittadinanza sono il nemico piu' grande, piu' di ebrei e cristiani.

- Benedetta Tobagi: Andre' Glucksmann nel libretto "Dostoevskij in Manhattan" ha scritto che il terrorismo moderno e' la piena realizzazione del nichilismo. Con gli omicidi di massa afferma "uccido, dunque sono". E' d'accordo?

- Agnes Heller: Credo sia un'idea condivisibile. Siamo nel campo del nichilismo radicale: uccidere e' un fine in se'. Una fede assoluta nelle loro verita' si sposa con il nichilismo. Talvolta si crede siano in totale contrasto, ma in qualche modo i due estremi finiscono per toccarsi.

- Benedetta Tobagi: In un video, un mujaheddin dichiara "la cura per la depressione e' la jihad". La violenza colma un vuoto di senso. Cosa possiamo fare?

- Agnes Heller: Combattere l'Is. E' una lezione che ci viene dalla storia. Alla gente piace stare dalla parte del piu' forte, ama i vincenti, quelli che "fanno le cose". L'immagine di forza e' un fattore d'attrazione magnetico.

- Benedetta Tobagi: Ricorda quanto accadde in Italia con le Brigate Rosse: abbattere il mito della "geometrica potenza" fu essenziale.

- Agnes Heller: Se combatti gli islamisti, se perdono il loro potere, ne scalfisci l'immagine e la forza d'attrazione viene meno. Il male e' una pestilenza. E' potere, ed e' contagioso.

- Benedetta Tobagi: Si porra' anche in Europa la tentazione del Patriot Act?

- Agnes Heller: In Europa sono spaventata piuttosto da Marine Le Pen. Anche Orban gioca sull'odio, non per gli islamisti, ma per "gli stranieri", chiunque sia diverso e' "nemico". La sua tradizione, l'estremismo nazionalista, al momento e' il pericolo piu' grande presente in Europa.

- Benedetta Tobagi: Ha insegnato a generazioni di studenti. Lo stato di salute della filosofia oggi?

- Agnes Heller: Questa e' una generazione di filosofi deboli. Per la mia generazione ci sono state molte prove: l'Olocausto, poi le dittature. Per porre domande filosofiche originali, devi avere esperienze storiche e sociali intense. L'orrore terrorismo, i dilemmi che pone, possono innescare riflessioni filosofiche originali. Non si puo' piu' rispondere al problema del male solo con Hannah Arendt.

 

11. MAESTRE. ANDREA TARQUINI INTERVISTA AGNES HELLER (17 FEBBRAIO 2016)

[Dal sito del quotidiano "La Repubblica" riprendiamo la seguente intervista del 17 febbraio 2016 dal titolo "Agnes Heller: L'Europa dei diritti e' in pericolo, Orban e i suoi alleati: il nuovo Asse" e il sommario "La filosofa ungherese: Varsavia, Budapest, Bratislava e Praga non sono unite dai valori ma dall'avere un nemico comune. E' la sfida degli egoismi nazionalisti contro la solidarieta' dei veri europei"]

 

"I quattro paesi di Visegrad sono il nuovo Asse. Il nemico e' Angela Merkel, simbolo forte dell'Europa liberale ". Lo dice Agnes Heller, filosofa ungherese che e' stata il massimo esponente della Scuola di Budapest e rimane la leader storica dell'intellighenzia critica del centro-est europeo.

- Andrea Tarquini: Questi no all'Europa raccolgono ampi consensi in patria: che cosa sta succedendo nel centro-est dell'Europa?

- Agnes Heller: Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia ricordano il vecchio Asse. Non sono uniti da valori ma dall'identificare un nemico comune: il cuore della Ue, soprattutto la Germania, contro cui sono in guerra per imporre le loro ideologie illiberali e prendere la guida dell'Europa insieme a forze a loro affini. E' una sfida lanciata a liberal, progressisti, conservatori, a tutti i veri europei.

- Andrea Tarquini: Il no ai migranti non e' l'obiettivo principale?

- Agnes Heller: E' piuttosto strumento della loro guerra: criminalizzano migranti e profughi per criminalizzare Angela Merkel che, dicono, accogliendoli sul suolo europeo distrugge la loro idea d'Europa. E' guerra tra diverse parti dell'ex impero sovietico e le democrazie dell'Europa occidentale e meridionale. Vincera' chi avra' il controllo della Ue.

- Andrea Tarquini: Merkel primo bersaglio, dunque: perche'?

- Agnes Heller: Perche' e' e rimane il personaggio piu' forte, centrale, dell'Unione europea. Nella partita in corso, lei e' come il Re negli scacchi. Devono riuscire a darle scacco per trasformare la Ue in una "Europa delle patrie" rette da sistemi illiberali nazionali, di cui Orban e i suoi migliori alleati, i governanti polacchi, parlano. Scacco al re, anzi regina in questo caso, nel nome di nazionalismo e onnipotenza degli Stati nazionali, il vero male del Ventesimo secolo, a mio modo di vedere.

- Andrea Tarquini: Ma sono comunque popolarissimi in patria: perche'?

- Agnes Heller: Perche' gli elettori da noi sono frustrati e depressi, sebbene non manchi chi scende in piazza per protestare contro questi governi antiliberali. E' sempre facile in Europa orientale, dove esistono persino opposizioni a destra di Orban o del PiS polacco, giocare la carta del nazionalismo, dire che occorre resistere ai diktat in arrivo da fuori. Il potere e' cosi' forte da creare oligarchi che poi lo sostengono.

- Andrea Tarquini: I cittadini condividono dunque il no alla solidarieta' europea dei loro politici?

- Agnes Heller: Purtroppo, giocando la carta della resistenza nazionalista contro presunti ricatti di Bruxelles o Berlino, hanno distrutto il principio stesso della solidarieta', legame e valore fondamentali dell'Europa. Vogliono tutto dalla Ue, ma non danno nulla in cambio. La gente dimentica gli ingenti aiuti e investimenti europei. E l'egoismo degli Stati nazionali, definiti da Nietzsche "bruti che si servono da se'", distrugge i valori costitutivi europei. Ma in patria slogan e propaganda convincono.

- Andrea Tarquini: Quanto e' pericoloso tutto questo?

- Agnes Heller: Molto, perche' le democrazie occidentali si stanno mostrando deboli a fronte di questi semi-dittatori. Germania, Francia, Italia, in quanto Stati liberali, non sono portati ad assumere linee dure o sanzioni. Se resteranno deboli, l'Asse e i suoi potenziali seguaci potranno davvero mettere a rischio la Ue e i suoi principi.

- Andrea Tarquini: L'Europa democratica dovrebbe reagire piu' duramente?

- Agnes Heller: Non so come dovrebbe reagire, ma so che deve mostrarsi forte. Difendere i suoi valori. E capire la serieta' della sfida illiberale di cui Orban e' l'ideatore: lui invita tutti a non sentirsi piu' innanzitutto europei. Nel futuro non temo certo guerre europee, ma sostengo che il virus illiberale e demagogico potra' diffondersi e minare le fondamenta democratiche dell'Europa, contando sulla capacita' di condizionare l'elettorato con un messaggio forte e populista.

 

12. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Stefano Versace, Chomsky. Linguaggio, conoscenza e liberta', Hachette, Milano 2016, pp. 144, euro 9,99.

*

Riletture

- Marisa Bonazzi, Umberto Eco, I pampini bugiardi. Indagine sui libri di testo delle scuole elementari, Guaraldi, Rimini-Firenze 1972, 1975, pp. XXIV + 158.

*

Riedizioni

- Umberto Eco, Diario minimo, Rcs, Milano 2016, pp. 156, euro 9,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

14. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2317 del 13 aprile 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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