[Nonviolenza] Telegrammi. 2107



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2107 del 15 settembre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Un incontro a Viterbo contro il razzismo e per la pace

2. Verso la "Giornata internazionale della nonviolenza" del 2 ottobre

3. Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo: Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"

4. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

5. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

6. In memoria di Wolfgang Abendroth, di Herman Gorter, di Franca Ongaro Basaglia, di Giuseppe Puglisi

7. Massimo Gaggi presenta "Babel" di Zygmunt Bauman ed Ezio Mauro

8. Umberto Galimberti presenta "Babel" di Zygmunt Bauman ed Ezio Mauro

9. Gian Enrico Rusconi presenta "Babel" di Zygmunt Bauman ed Ezio Mauro

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. UN INCONTRO A VITERBO CONTRO IL RAZZISMO E PER LA PACE

 

Si e' svolto nel pomeriggio di lunedi' 14 settembre 2015 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione e di testimonianza contro il razzismo e per la pace.

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni testi di Hannah Arendt, di Nelson Mandela, di Bertrand Russell, di Vandana Shiva, di Tiziano Terzani (del quale ricorreva l'anniversario della nascita) ed e' stato rivolto ancora una volta un appello al Parlamento italiano affinche' legiferi il diritto di ogni essere umano ad entrare in modo legale e sicuro nel nostro paese, cosi' facendo cessare la strage dei migranti nel Mediterraneo e contrastando le mafie schiaviste e assassine sottraendo loro il lucroso mercato del traffico di esseri umani (mercato illegale che esiste per responsabilita' dei governi europei che insensatamente e scelleratamente impediscono l'ingresso legale e sicuro in Europa agli esseri umani in fuga dalla fame e dalla morte che hanno pieno diritto ad essere soccorsi, accolti e assistiti).

*

Al termine dell'incontro e' stato letto altresi' il documento che di seguito si trascrive.

Minimo un programma nonviolento per salvare le vite

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

2. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA" DEL 2 OTTOBRE

 

Occorre fare del 2 ottobre una manifestazione mondiale contro tutte le guerre e contro tutte le uccisioni.

La Giornata internazionale della nonviolenza, indetta dall'Onu nell'anniversario della nascita di Gandhi, e' infatti la migliore delle occasioni per far emergere nitida e forte la volonta' dell'umanita' cosciente che chiede pace, disarmo, smilitarizzazione, democrazia, giustizia, solidarieta', rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, tutela dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.

La nonviolenza ci convoca ad assumerci le nostre responsabilita'.

In ogni citta', in ogni paese, in ogni consesso civile, in ogni scuola, il 2 ottobre si celebri la Giornata internazionale della nonviolenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK E CENTRO DI RICERCA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI DI VITERBO: UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

[Riproponiamo l'appello promosso gia' negli scorsi anni da Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Movimento Nonviolento, per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink, per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, per contatti: e-mail: nbawac at tin.it e centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

4. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

5. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

6. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI WOLFGANG ABENDROTH, DI HERMAN GORTER, DI FRANCA ONGARO BASAGLIA, DI GIUSEPPE PUGLISI

 

Ricorre oggi, 15 settembre, l'anniversario della scomparsa di Wolfgang Abendroth (Elberfeld, 2 maggio 1906 - Francoforte, 15 settembre 1985), della scomparsa di Herman Gorter (Wormerveer, 26 novembre 1864 - Sint-Joost-ten-Node, 15 settembre 1927), della nascita di Franca Ongaro Basaglia (Venezia, 15 settembre 1928 - 13 gennaio 2005), della nascita e dell'uccisione di Giuseppe Puglisi (Palermo, 15 settembre 1937 - 15 settembre 1993).

*

Anche nel ricordo di Wolfgang Abendroth, di Herman Gorter, di Franca Ongaro Basaglia, di Giuseppe Puglisi, proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

 

7. LIBRI. MASSIMO GAGGI PRESENTA "BABEL" DI ZYGMUNT BAUMAN ED EZIO MAURO

[Dal sito del "Corriere della Sera" riprendiamo questo articolo del primo luglio 2015]

 

"Internet ha cambiato la storia perche' sul web tutto e' contemporaneo, ha cambiato la geografia perche' in rete tutto e' ubiquo, ha cambiato l'economia creando societa' digitali che hanno un valore superiore a quello di imprese secolari, ha cambiato il costume con un'inversione della conoscenza tra noi e i nostri figli". Trasformando anche, "vertiginosamente, la nostra possibilita' di essere informati", con un flusso continuo di notizie che si accavallano e "si autosostituiscono prima di poter produrre un'idea". Tutto questo mentre l'incrocio tra la crisi economica, gli effetti della globalizzazione e dell'automazione dei processi produttivi e l'estrema mobilita' del capitale finanziario, produce un'accentuazione delle diseguaglianze che corrode i meccanismi sociali e mette alle corde una politica impotente, che arretra sotto i colpi del neopopulismo. E' un mondo che pare diventato una vera Babele, quello di cui discutono il grande sociologo polacco Zygmunt Bauman e un giornalista dello spessore di Ezio Mauro, direttore da ormai quasi vent'anni di "Repubblica", in un libro intitolato, appunto, Babel, pubblicato di recente da Laterza. Un dialogo ambizioso, che passa da un tema universale all'altro, nel quale i due intellettuali si scambiano analisi e moltissime domande, alle quali ammettono di faticare a trovare risposte. Un dialogo che a tratti appare addirittura sussiegoso, nei tanti riconoscimenti reciproci. In realta', pur condividendo molti tratti essenziali dell'analisi della crisi che stiamo vivendo, Bauman e Mauro seguono due approcci abbastanza diversi.

Certo, comune a tutti e due e' la preoccupazione per lo "scivolare verso un territorio sconosciuto", mentre dubitiamo perfino della democrazia. Ci chiediamo quale sia il valore d'uso di una politica che non e' piu' in grado di incidere sulla nostra vita quotidiana, sempre piu' confinata al ruolo di puro gestore del monopolio della forza per garantire un po' d'ordine pubblico. Una "politica ridotta a evento che vive solo nell'immediato" senza piu' percorsi, mentre il leader diventa un performer.

Ma poi le analisi di Bauman e Mauro divergono quando discutono della trasformazione del cittadino in cittadino-consumatore e di accentuazione delle diseguaglianze, dei cui effetti deleteri, a partire dalla demolizione del ceto medio, si discute da almeno dieci anni. Erede dell'azionismo piemontese, Mauro e' preoccupato soprattutto dalla polarizzazione dei redditi, che "sta diventando la cifra di un'epoca, spacca in due la societa'". Tollerabili finche' c'era un'offerta diffusa di opportunita', le diseguaglianze diventano una bomba sociale a orologeria ora che "la democrazia fondata sul lavoro e sui diritti e' una porta chiusa" e che "la scala della crescita sociale e' stata confiscata".

Ma a Mauro, che sfiora la deriva apocalittica quando arriva a parlare di "fine del progresso, almeno come processo unitario", Bauman oppone un'analisi che non e' centrata sulle diseguaglianze ne' sulla rottura del vincolo tra ricchi e poveri, ma sulla opposizione tra mobilità e fissita': per lui e' cruciale il venir meno del rapporto tra capitale e lavoro, figlio della globalizzazione produttiva e finanziaria che ha segnato la fine della "fase solida della modernita' capitalista, quella dell'interdipendenza tra datori di lavoro e lavoratori". E' il Bauman che ricorre alle sue classiche categorie della modernita' "liquida". Un quadro incerto di strutture che si decompongono e ricompongono sulle ceneri di un'era ormai archiviata: quella del capitale fisso che veniva investito in impianti non trasferibili.

I due convergono, pero', nell'analizzare lo spiazzamento della politica e lo sfaldamento dell'opinione pubblica. Cambia il nostro modo di pensare politicamente perche' siamo davanti a una decostruzione del contesto. E "in un mondo senza contesto mille informazioni non fanno una conoscenza". Come uscirne? La risposta di Bauman e' liquida come la sua visione sociologica: continuare a interrogare gli altri per cambiare se stessi e il mondo. Quella di Mauro e', soprattutto, la risposta pragmatica del giornalista: in un mondo di "solitari interconnessi", nel quale la connessione ha sostituito la partecipazione, la risposta non puo' essere che quella di continuare a fare un buon giornale, capace di organizzare l'informazione, darle una gerarchia, smontando ed esaminando i fatti. Contrastando la tendenza della rete a far emergere un pensiero preselezionato, che nega la gerarchia delle notizie e la verticalita' dell'informazione in nome di un'astratta orizzontalita' della comunicazione.

 

8. LIBRI. UMBERTO GALIMBERTI PRESENTA "BABEL" DI ZYGMUNT BAUMAN ED EZIO MAURO

[Dal sito de "La Repubblica" riprendiamo questo articolo del 6 giugno 2015]

 

Da sette anni siamo immersi in una crisi che per non angosciarci troppo riteniamo solo economica. Zygmunt Bauman ed Ezio Mauro, pur riconoscendola, non si fermano qui, perche' nella crisi economica vedono un sintomo della vera malattia, che e' il collasso della democrazia come abbiamo tentato di costruirla o ricostruirla dopo la seconda guerra mondiale.

Questa diagnosi convincente e insieme allarmante viene da loro discussa in Babel, un libro di cui almeno alcune pagine dovrebbero essere lette nelle scuole, affinche' i giovani, a cui spetta di diritto il futuro, abbiano chiara la mappa dell'avvenire che li attende senza perdersi per vie errabonde.

La crisi economica ci e' stata spiegata in tutti i suoi aspetti, che sono culminati nell'assunzione del denaro come unico generatore simbolico di tutti i valori. E siccome il denaro si accumula piu' velocemente con le operazioni finanziarie che con la produzione agricola e industriale, il lavoro, che era anche il luogo dove era possibile riconoscere la propria identita' e la propria appartenenza sociale, e' stato esportato in paesi dove i diritti umani sono meno riconosciuti, e da noi sostituito da innovazioni tecnologiche che inesorabilmente riducono l'intervento umano.

Con il primato sempre piu' incontrastato dell'economia, destra e sinistra, che un tempo indicavano due diverse visioni del mondo, l'una piu' attenta alla liberta' d'impresa, l'altra piu' attenta alla solidarieta' sociale, hanno perso significato, determinando quell'apatia politica ben evidenziata dalla crescita dell'astensione a ogni tornata elettorale, da parte di cittadini, che piu' non credono nella possibilita' di modificare le cose.

Questa sfiducia corrode la partecipazione democratica, favorendo quello che Ezio Mauro chiama "neopopulismo", dove il cittadino e' ridotto a spettatore di una "politica ridotta a evento". In un simile contesto i giovani, per non assaporare quotidianamente la loro insignificanza sociale, vivono l'assoluto presente, perche' l'avvenire, che a loro appare se non minaccioso certo imprevedibile, non si offre piu' come una promessa capace di motivare l'impegno.

Bauman chiama "interregno" questa crisi democratica e quindi lascia intendere che si approdera' a un nuovo governo del mondo, ma se e' vero che "nel 2050 meta' della popolazione del nostro continente sara' di origine extracomunitaria", un nuovo regno sara' ricostruibile non con gli strumenti che l'Europa finora continua a utilizzare mediando tra gli interessi degli Stati nazione. Perche' se a partire dagli Stati nazione l'Europa ha finora scritto la storia dell'Occidente, e l'Occidente ha scritto o tentato di scrivere la storia del mondo, come scrive Ezio Mauro, oggi che "lo straniero un tempo distante e' diventato vicino, l'universalita' perduta o immaginaria dei nostri valori deve lasciare il posto a una faticosa compatibilita'".

Ne saremo capaci? Non abbiamo altra via, perche' se la storia accelera i processi avviati nel segno della de-territorializzazione, non saranno certo i nostri confini e le nostre leggi a mettere in salvo democrazia e futuro, ma solo la capacita' di rendere compatibile la nostra storia con la storia che altre genti stanno scrivendo accanto alla nostra.

 

9. LIBRI. GIAN ENRICO RUSCONI PRESENTA "BABEL" DI ZYGMUNT BAUMAN ED EZIO MAURO

[Dal sito de "La Stampa" riprendiamo questo articolo del 17 maggio 2015]

 

Babel, il libro di Zygmunt Bauman e Ezio Mauro mantiene la promessa del suo titolo. Descrive cioe' "un paese vertiginoso dove la lotteria e' parte principale della realta'". Sono parole tratte da un racconto di Jorge Luis Borges che parla di Babilonia come metafora di un "infinito gioco d'azzardo". Il regno della incertezza, della insicurezza, di un inaudito disordine.

Cosi' e' il nostro tempo e la nostra societa', vivisezionata dai due autori in un orizzonte amplissimo che va dalle diseguaglianze materiali ed esclusioni sociali sino al nesso tra rivoluzione tecnologica e sistema dell'informazione organizzata, passando attraverso una spietata critica della politica.

"Il sistema politico mima la partecipazione, la trasparenza, la rappresentanza; mentre il cittadino sembra aver smarrito la leva del cambiamento, della connessione, dell'interpellanza dal privato al pubblico, il senso della piena legittimita' - cioe' il diritto a fare domande al potere e pretendere le risposte".

Sin dalle prime righe del suo intervento, Mauro, chiedendosi dove portera' politicamente la mutazione imposta dalla crisi atto, non esita a rispondere: "Il governo democratico e' precario perche' tutto e' fuori controllo". Alcune righe piu' avanti anticipa un motivo che sara' sviluppato a lungo nel corso del lavoro. "Non siamo piu' capaci di una opinione pubblica pur facendo un gran commercio gratuito di opinioni private ridotte in pillole e lanciate ovunque tra mille tweet al giorno, pur immersi in un mare di commenti e di spezzoni di giudizio trasformati in battute, calembour, invettive, aforismi". Verso la fine del saggio questo motivo e' ripreso come un "sesto senso" promosso dalla cultura di internet che sembra preludere ad una mutazione genetica.

"Il 'sesto senso' consente sempre di esser sulla cresta dell'onda che ci scegliamo, da' la facolta' di frequentare mondi diversi, entrando e uscendo quando si vuole, ci lascia la suggestione di esercitare un giudizio su ogni cosa, quindi di dominare l'insieme, sedendo a capotavola. Salvo poi alzare lo sguardo e accorgersi che tutti sono a capotavola, quindi quel tavolo e' rotondo come un'illusione".

Il lettore si trova davanti a pagine dense di argomentazioni e controargomentazioni, tutte orientate alla tesi che "i principi che hanno sostanziato l'ethos repubblicano, quel sistema di regole che ha orientato i rapporti d'autorita' e le modalita' della loro legittimazione, i valori condivisi sino al nostro comportamento e stili di vita, devono essere ripensati alla radice", di fronte ad un mondo che "ha subito la piu' travolgente dilatazione spaziale e al contempo una inedita connessione globale". Da qui un'analisi impietosa, radicale e appassionata.

Qualche lettore, colpito dalla perentorieta' delle tesi sostenute, si chiedera' perche' e come siano uscite dalla penna del direttore di uno dei piu' influenti giornali italiani, in contrappunto con uno dei piu' noti sociologi internazionali. O meglio, che cosa significa e dove porta questo radicalismo critico in termini pratici, politici? Tanto piu' che Ezio Mauro si esprime sui temi concreti della governance, delle diseguaglianze sociali, della irresponsabilita' politica del ceto politico. Certo, non fa nomi e cognomi, tanto meno quelli nostrani (salvo insistere con particolare energia sui difetti della Unione Europea), ma il lettore non fatica a identificare i politici di cui si parla.

"Piu' che di discorso pubblico dovremmo parlare di un nuovo sistema di relazione tra il leader e le masse che si sta proponendo all'insegna della Grande Semplificazione". "Mancano i grandi soggetti capaci di trasformare una corrente in cultura, una tendenza in movimento, un gesto individuale in un valenza generale. Si e' spezzata l'idea di destino comune". Siamo giunti al cittadino ridotto a cliente-consumatore.

A questo punto, viene spontaneo chiedersi dove porta questo tipo di diagnosi. Certo, sarebbe ingenuo o sbagliato attendersi ricette o soluzioni politiche dai due autori, il cui intento e' innanzitutto critico-riflessivo. Ma non a caso proprio Baumann si chiede esplicitamente "perche' continuiamo a porci domande senza essere in grado apparentemente di sfuggire al circolo vizioso del puzzle?".

E' un quesito impegnativo. Rivolto al suo interlocutore, Baumann esce in una affermazione a prima vista sorprendente: "Condivido la tua visione pessimistica del presente, ma credo che cio' che ci tiene in vita e in azione (contro ogni atteggiamento di resa) e' l'immortalita' della speranza".

Non so quanto sia convincente questo tentativo di spostare ad un livello etico e teorico "alto" un discorso che fa i conti con la cruda concretezza del quotidiano.

Per la verita' nell'analisi di Ezio Mauro e' sempre sotteso il richiamo alle pratiche dell'ethos repubblicano. Si tratta in fondo di riattivare quei valori. Ma - giustamente - e' un invito fatto con discrezione.

Molto stimolante e' la parte del libro intitolata "Solitari interconnessi", che affronta la problematica della comunicazione sociale. Dinanzi al "pulviscolo informativo" e al tentativo di riempire con Facebook e con "il mercato delle identita' illimitate" il vuoto lasciato dal dissolvimento dei legami sociali. "Cio' che in rete funziona subito vale piu' di cio' che convince attraverso un ragionamento complesso. In questo c'e' la spinta davvero rivoluzionaria nel senso di sovvertitrice quasi di una presa di potere. Mentre decade il privilegio riconosciuto al professionismo, cade infatti anche il pulpito, la postazione privilegiata che attribuisce e garantisce di per se' autorita' riconosciuta".

Ebbene proprio in questo contesto Mauro scrive due paginette in positivo su come deve essere la vera e buona comunicazione, identificata ancora nel giornale tradizionale basato su discorsivita' e riflessivita'. Non credo sia una anacronistica nostalgia, ma il tentativo di ricuperare attraverso il classico medium del giornale la capacita' critica di ragionare e di giudicare. E' anche un modo concreto di dare corpo alle riflessioni piu' sofisticate sulla "manipolazione delle probabilita'/possibilita'" che si contrappongono ad ogni tentazione di determinismo e fatalismo del destino del mondo.

L'epilogo del libro non e' catastrofistico: "perche' in ogni tempo non siamo che all'inizio di un lungo viaggio tutto da organizzare. E allora chiediamoci quanto e' aperto e contendibile lo spazio del nostro orizzonte?". Appoggiandosi ancora una volta ad una citazione (questa volta tolta da Bulgakov), gli autori assicurano: "Lo spazio che conserviamo incognito, ancora contendibile, e' il sentiero d'uscita da Babel. L'orizzonte e' aperto".

Alla fine dunque al lettore e' lasciato un messaggio di "apertura di orizzonte" che e' sua responsabilita' concretizzare.

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Umberto Eco e Riccardo Fedriga (a cura di), Storia della filosofia, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2015, vol. I. Dai presocratici ad Aristotele, pp. 406, euro 9,90.

- Lorenzo Gagliardi (a cura di), Roma e l'eta' della repubblica, Rcs, Milano 2015, pp. 168, euro 5,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

*

Riletture

- Daniela Padoan, Le pazze. Un incontro con le Madri di Plaza de Mayo, Bompiani-Rcs, Milano 2005, pp. 432.

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2107 del 15 settembre 2015

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