[Nonviolenza] Telegrammi. 2016



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2016 del 16 giugno 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Il piano

2. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

3. Enrico Peyretti: Traccia di una relazione su Ernesto Balducci (2012)

4. Paolo Arena presenta "Le sirene di Titano" di Kurt Vonnegut

5. Segnalazioni librarie

6. La "Carta" del Movimento Nonviolento

7. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. IL PIANO

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di entrare in modo legale e sicuro in Italia e in Europa.

Garantire soccorso, accoglienza e assistenza a tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalla guerra, dalle persecuzioni e dagli orrori, dalla violenza e dalla morte.

Cessare di sperperare scelleratamente ogni giorno 72 milioni di euro del popolo italiano per le armi, gli armigeri e la guerra, ed utilizzare invece questi ingentissimi fondi pubblici per salvare innumerevoli vite.

Vi e' una sola umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

2. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

3. MAESTRI. ENRICO PEYRETTI: TRACCIA DI UNA RELAZIONE SU ERNESTO BALDUCCI (2012)

[Dal sito di Peacelink riprendiamo questa traccia di una relazione su Ernesto Balducci tenuta da Enrico Peyretti a St Jacques, Baita Albese, l'11 agosto 2012.

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.

Ernesto Balducci e' nato a Santa Fiora (in provincia di Grosseto) nel 1922, ed e' deceduto a seguito di un incidente stradale nel 1992. Sacerdote, insegnante, scrittore, organizzatore culturale, promotore di numerose iniziative di pace e di solidarieta'. Fondatore della rivista "Testimonianze" nel 1958 e delle Edizioni Cultura della Pace (Ecp) nel 1986. Oltre che infaticabile attivista per la pace e i diritti, e' stato un pensatore di grande vigore ed originalita', le cui riflessioni ed analisi sono decisive per un'etica della mondialita' all'altezza dei drammatici problemi dell'ora presente. Opere di Ernesto Balducci: segnaliamo particolarmente alcuni libri dell'ultimo periodo: Il terzo millennio (Bompiani); La pace. Realismo di un'utopia (Principato), in collaborazione con Lodovico Grassi; Pensieri di pace (Cittadella); L'uomo planetario (Camunia, poi Ecp); La terra del tramonto (Ecp); Montezuma scopre l'Europa (Ecp). Si vedano anche l'intervista autobiografica Il cerchio che si chiude (Marietti); la raccolta postuma di scritti autobiografici Il sogno di una cosa (Ecp); la raccolta postuma di scritti su temi educativi Educazione come liberazione (Libreria Chiari); il manuale di storia della filosofia, Storia del pensiero umano (Cremonese); ed il corso di educazione civica Cittadini del mondo (Principato), in collaborazione con Pierluigi Onorato. Opere su Ernesto Balducci: cfr. almeno i fondamentali volumi monografici di "Testimonianze" a lui dedicati: Ernesto Balducci, "Testimonianze" nn. 347-349, 1992; ed Ernesto Balducci e la lunga marcia dei diritti umani, "Testimonianze" nn. 373-374, 1995; un'ottima rassegna bibliografica preceduta da una precisa introduzione biografica e' il libro di Andrea Cecconi, Ernesto Balducci: cinquant'anni di attivita', Libreria Chiari, Firenze 1996; cfr. anche il libro di Bruna Bocchini Camaiani, Ernesto Balducci. La Chiesa e la modernita', Laterza, Roma-Bari 2002; cfr. anche almeno Enzo Mazzi, Ernesto Balducci e il dissenso creativo, Manifestolibri, Roma 2002; e AA. VV., Verso l'"uomo inedito", Fondazione Ernesto Balducci, San Domenico di Fiesole (Fi) 2004. Per contattare la Fondazione Ernesto Balducci: www.fondazionebalducci.it]

 

Sarebbe ingratitudine dimenticare che non siamo soli, ma abbiamo padri, maestri, guide. In questo capannone, il "prefabbricato", sento risuonare voci che ancora ci animano e incoraggiano: Michele Do, Umberto Vivarelli, David Turoldo, Raimon Panikkar, per dire solo alcuni "andati avanti", ma a noi piu' presenti; voci che leggono i segni dei tempi, voci che pregano con la voce del cielo e della terra. Oggi in particolare ascoltiamo qualcosa di Ernesto Balducci.

Ri-cordare padri e maestri vuol dire non solo "tenere in cuore", ma "riprendere il loro cuore", percio' ritrovare, riascoltare, raccogliere il loro cuore intelligente, e intelligenza cordiale, che e', in Balducci come in Turoldo, "ragione-con-passione", e "passione-con-ragione"; assumere il loro compito, nella misura delle nostre possibilita', nella situazione nuova.

Non si tratta di ripetere, ma di proseguire il lavoro che ci hanno consegnato: "fallo tu!". Un aneddoto su Balducci: gli chiesi di fare nelle Edizioni Cultura della Pace (Ecp) una storia delle lotte nonviolente. Mi disse: "Falla tu!". Io non ero ne' sono in grado! Ma ho raccolto una bibliografia ampia, "Difesa senza guerra", da cui altri possono costruire una storia alternativa a quella delle potenze violente. Fare noi oggi.

Quali parole indicative di Balducci raccogliere fra le tante, quali scegliere?

Del suo libro "Francesco d'Assisi" mi scrisse (lettera del 4 dicembre 1989): "Sono convinto, senza narcisismo, che si tratti, nel suo genere, di un libro importante, per la nostra causa intra ed extraecclesiale".

*

Un umanesimo francescanamente spogliato dalla violenza, dalla superbia

Allora, forse, il legato di Balducci, politico, culturale ed ecclesiale, e' un umanesimo spogliato.

Francescanamente spogliato 1) dalla violenza e 2) dalla superbia:

1) Un umanesimo spogliato dalla violenza (di cui vediamo almeno 4 tipi):

I. violenza diretta (la legge delle armi);

II. violenza strutturale (il sistema dell'ingiustizia, della relazione umana ridotta a mercato finanziario = oggi l'impero del denaro senza legge, che genera e nutre denaro, invece di nutrire la vita, e invece la divora);

III. violenza culturale (la teoria della ineguaglianza);

IV. violenza filosofica o metafisica:

a) nell'antropologia: la teoria della natura necessariamente egoista e violenta dell'uomo (Balducci lo chiama il "sofisma machiavellico");

b) nella razionalita': la "ragione armata" dell'Occidente (Panikkar);

c) nella religione: la religione impegnata piu' sul male che sul bene, quindi una teologia violenta. Queste sono tre negativita' fondative.

2. Un umanesimo spogliato dalla superbia:

- superbia della potenza tecnologica e finanziaria, che domina la vita;

- superbia del potere sacralizzato e dal sacro imperializzato (Costantino, editto del 313, anniversario l'anno prossimo);

- superbia dell'autosufficienza culturale e religiosa, che seleziona l'umanita'.

Umanesimo spogliato, percio' povero, di quella poverta'-verita', che ci riconduce all'immagine originaria dell'uomo, ricomparsa in Cristo, "immagine visibile e trasparente dell'invisibile volto di Dio, immagine alta e pura del volto dell'uomo come lo ha sognato il cuore di Dio" (Credo, di Michele Do).

*

Tre parole

Di Balducci raccolgo ora tre parole: 1) Non sono che un uomo; 2) La Chiesa e' umanita'; 3) Dio viene nel diverso.

1. Non sono che un uomo (Pietro in Atti 10, 26 a Cornelio, il pagano che vide un angelo)

"Chi ancora si professa ateo, o marxista, o laico e ha bisogno di un cristiano per completare la serie delle rappresentanze sul proscenio della cultura, non mi cerchi. Io non sono che un uomo" (Balducci, L'uomo planetario, Camunia 1985, p. 203 [ultime parole del libro]).

Cioe':

I. non rinnega certo l'essere cristiano; lo riconduce all'essere umano, al diventare umano. Vangelo: "diventare (non 'ritornare'!) bambini" = ritrovare le origini dell'uomo, la genuinita'. Perche' sorridiamo ai bambini, per strada? Perche' riconosciamo in loro cio' che eravamo e potremmo essere! La nostra vera immagine intatta. Non che la vita sia condanna alla decadenza, ma puo' resistere alla decadenza e disperazione e tristezza della vecchiaia solo se continua ad attingere all'origine;

II. "Non sono che un uomo" = Pietro a Cornelio: non "Santita', Santo Padre, Pontefice" ma uomo come te, a Cornelio, che si prostra davanti ai suoi piedi = il cristiano diventa uomo, nella somiglianza a Cristo, teso a lui, cioe' teso all'umanita'-immagine-somigliante al Vivente; uomo planetario, insieme a tutti, plurale, inedito, uomo "u-topico";

III. "Svolta antropologica": Balducci, dopo il Concilio, deluso dal mancato rinnovamento della Chiesa (i suoi libri: Papa Giovanni, 1964; La Chiesa come eucaristia, 1969 ), si distacca dalla prospettiva ecclesiocentrica e anche eurocentrica (L'uomo planetario, 1985), si spende per la pace (difesa degli obiettori; guerra Vietnam; convegni fiorentini di "Testimonianze" sulla pace, anni '80; nel 1986 fonda le Edizioni Cultura della Pace).

Ora il suo problema e' un nuovo ordine mondiale umano, la ricomposizione dell'umanita' nella pace fra Le tribu' della terra (1991) (con Garaudy e Boff), e la prospettiva profonda sulla "transizione di epoca" nel grande ultimo libro La terra del tramonto, superamento dell'occidentalismo unico e conquistatore (libri postumi: Montezuma scopre l'Europa, 1992, nel cinquecentenario della Conquista, genocidio culturale; L'Altro, un orizzonte profetico, 1996).

Il centro prospettico de "La terra del tramonto", a mio parere, e' il capitolo L'uomo inedito (pp. 42-59). Impegno e occasione e necessita' e' la "mutazione antropologica" dalla competizione alla collaborazione, in una evoluzione propria dell'uomo aperto a cio' che lo trascende. Un uomo piu' vero e' nascosto, inedito, dentro l'uomo attuale, storico. Questa mutazione non e' un sogno fantasioso, ma una necessita' e possibilita' vitale: una delle "verita' di Hiroshima" e' che il destino umano e' comune, la vita di tutti e' la vita di ciascuno, la pace non e' un bel miglioramento, ma condizione vitale.

2. La Chiesa e' l'umanita'

- "La chiesa non e' che quella porzione di umanita' in cui si e' illuminata la coscienza delle promesse messianiche e del loro adempimento in Gesu' Cristo. Le sue radici sono nel contesto dell'umanita'".

- "Il popolo di Dio e' il luogo in cui cio' che avviene nell'umanita' nel suo insieme acquista una consapevolezza messianica.

- "L'ordine del giorno del popolo di Dio non lo detta il popolo di Dio, lo detta l'umanita'. Questo e' un concetto importante".

- "Quando parlo del regno di Dio in maniera laica, come del regno della fraternita', dell'uguaglianza, della condivisione dei beni della terra, non riduco l'annuncio messianico, lo traduco". (Balducci, Il cerchio che si chiude, Intervista autobiografica a cura di Luciano Martini, Marietti 1986, p. 145, 151).

- "Da anni conservo in me (...) la nostalgia degli anni in cui i cristiani non sapevano di essere cristiani. Si comincio' ad usare questo appellativo nel 43 d.C. in Antiochia (Atti 11,26). Dopo la risurrezione, i discepoli di Gesu' non si dicevano cristiani, essi erano paghi di chiamarsi fratelli, sorelle, discepoli, credenti. (...) Coloro che utilizzarono questo termine 'cristiani' per la prima volta furono gli impiegati o i militari romani che, per motivi di ordine pubblico, consideravano i discepoli di Gesu' come i membri di un partito politico con retroterra giudaico. Fu insomma il potere ad inventare questo nome! Cio' mi basta perche' possa sentirmi libero di coltivare la nostalgia dei giorni durante i quali i cristiani non lo erano affatto [non erano un potere], in attesa di un tempo in cui i cristiani non lo saranno piu'".

- "La nostra identita' di cristiani si iscrive nella crisi del cristianesimo che dobbiamo comprendere ormai nel senso piu' radicale e dunque come morte del cristianesimo. (...) Per me, credente, e' l'entrata del cristianesimo con tutta la sua identita', nelle tenebre del venerdi' santo in cui, come in un oscuro crogiolo, si consumano le teologie, le istituzioni giuridiche, i patrimoni culturali. La mia stessa identita' di cristiano si dissolve nella Croce. Io non voglio restare cristiano se questo significa rimanere chiuso nella determinazione che un tale nome esprime per l'utopista poeta, per il marxista, per l'agnostico, per il commissario di polizia e forse anche per l'impiegato della Curia. No, io non sono un cristiano, sono soltanto un uomo, come diceva Pietro a Cornelio. Io sono un uomo che considera tutti gli uomini come suoi fratelli e che vuole essere considerato da tutti come fratello perche' e' in questo atmosfera fraterna il luogo del cristianesimo. Il cuore del cristianesimo non e' costituito da 'nuovi riti religiosi' ma semplicemente da un uomo chiamato Gesu' che ha vissuto la realta' banale della condizione umana" (postfazione al libro di Paul Gauthier, Vangeli del terzo millennio, Edizioni Qualevita 1992, passim, pagine 243-249).

Cioe', la Chiesa non e' un recinto, una rocca esclusiva di salvezza, ma e' seme, lievito, sale, luce che viene da Cristo destinata in modi vari a tutta l'umanita', come il sole da' ad ogni cosa il suo particolare colore, non lo stesso colore. Anche Michele Do: "La Chiesa e' l'umanita', e' il cosmo" (Amare la Chiesa, p. 29 e 80).

3. Dio viene nel diverso, nell'ospite, nello straniero

"Ecco cosa mi dico: il Cristo viene a te sotto le specie sacramentali del diverso: la donna, l'operaio, il nero, il musulmano, il buddista ecc. Il Dio di Gesu' Cristo e' nascosto in ogni diversita', egli e' il Santo.

La "mutazione antropologica" attesa e intravista da Balducci albeggia in questo triplice [Non sono che un uomo; Chiesa-umanita'; Dio viene nel diverso] spogliamento, semplificazione, poverta' che avvicina all'umanita' di tutti, e non permette piu' di contrapporsi e sovrapporsi.

Questa "conversione evangelica della religione" (Chiesa povera, Concilio) in Balducci e' un forte antidoto al quarto tipo di violenza detto sopra, cioe' la violenza filosofica, metafisica (piu' profonda della violenza militare, culturale, economica):

I. al "sofisma machiavellico" (anche Hobbes, Schmitt) risponde "l'uomo inedito", della cooperazione e della pace;

II. alla "ragione armata" risponde l'intelligenza del riconoscimento e dell'amore per l'Altro;

III. alla religione impegnata piu' sul male che sul bene, alleata del potere, risponde l'annuncio di bene che e' l'eu-angelion.

Balducci profeta non certo "di sventura", pur nel tempo tragico, ma di speranza impegnata. Ci chiama e ci muove.

 

4. LIBRI. PAOLO ARENA PRESENTA "LE SIRENE DI TITANO" DI KURT VONNEGUT

[Ringraziamo Paolo Arena per questo articolo.

Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato tre cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta.

Kurt Vonnegut (Indianapolis, 1922 - New York, 2007) e' uno dei maggiori scrittori del Novecento; nel 1944 prigioniero di guerra in Germania assistette alla distruzione di Dresda. Per tutta la vita ha lottato contro la guerra e contro ogni fascismo con le armi della poesia. Opere di Kurt Vonnegut: romanzi: Player Piano,1952; The Sirens of Titan, 1959; Mother Night; 1961; Cat's Cradle, 1963; God Bless You, Mr. Rosewater or Pearls Before Swine, 1965; Slaughterhouse-Five or the Children's Crusade, 1969; Breakfast of the Champions or Goodbye Blue Monday!, 1973; Slapstick or Lonesome No More, 1976; Jailbird, 1979; Deadeye Dick, 1982; Galapagos, 1985; Bluebeard, 1987; Hocus Pocus, 1990; Fates worse than death, 1991; Timequake, 1997; God Bless You, Dr. Kevorkian, 1999; raccolte di racconti: Welcome to the Monkey House, 1968; raccolte di saggi: Wampeters, Foma & Granfalloons, 1974; Palm Sunday: An Autobiographical Collage, 1981; A Man without a Country, 2005; opere di Kurt Vonnegut in traduzione italiana: Mattatoio n. 5 o la crociata dei bambini, Mondadori, 1970, Feltrinelli, 2003; La colazione dei campioni. Ovvero addio triste lunedi', Rizzoli, 1974, Eleuthera, 1992, 1999, Feltrinelli 2005; Le sirene di Titano, Nord, 1981, Eleuthera, 1993, Feltrinelli, 2006; Un pezzo da galera, Rizzoli, 1981, Feltrinelli 2004; Madre notte, Rizzoli, 1984, Bompiani 2000, Feltrinelli 2007; Il grande tiratore, Bompiani, 1984, 1999; Ghiaccio nove, Rizzoli, 1986, Feltrinelli, 2003; Comica finale. Ovvero non piu' soli, Eleuthera, 1990, 1998; Galapagos, Bompiani, 1990, 2000; Perle ai porci. Ovvero Dio la benedica Mr. Rosewater, Eleuthera, 1991, 1998, poi col titolo Dio la benedica, Mr Rosewater o perle ai porci, Feltrinelli, 2005; Benvenuta nella gabbia delle scimmie, SE, 1991; Hocus pocus, Bompiani, 1991, 2001; Il potere, il denaro, il sesso secondo Vonnegut, Eleuthera, 1992; Barbablu', Bompiani, 1992; Piano meccanico, Mondadori, 1994, SE, Feltrinelli, 2004; Catastrofi di universale follia, Mondadori, 1994; Buon compleanno Wanda June, Eleuthera, 1995; Cronosisma, Bompiani, 1998; Dio la benedica dott. Kevorkian, Eleuthera, 2000; Divina idiozia. Come guardare al mondo contemporaneo, E/O, 2002; Destini peggiori della morte. Un collage autobiografico, Bompiani, 2003; Un uomo senza patria, Minimum Fax, 2006. Nel nostro notiziario cfr. anche "Minime" n. 64, 570 e 585, "La domenica della nonviolenza" n. 108, "Voci e volti della nonviolenza" n. 58; "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 2008]

 

La storia

"Le sirene di Titano" racconta una storia ambientata sulla Terra e nel sistema solare nel corso di diversi anni e con diversi protagonisti, oppure con protagonisti che nelle diverse fasi dell'opera sono persone diverse.

Winston Niles Rumfoord e' un ricco imprenditore americano con una moglie, Beatrice, elegante ed annoiata. Durante un viaggio privato verso Marte Winston ed il suo cane finiscono in un certo fenomeno cosmico, l'infundibolo cronosinclastico, che causa loro due strani effetti: il primo e' quello di essere partecipi dello strano punto di vista di cui si gode dall'infundibolo, un luogo dove avvengono tutte le cose possibili, presenti, passate, future; il secondo e' quello di essere proiettati lungo un asse di traslazione spaziale che li trasferisce periodicamente in vari luoghi del sistema solare tramite smaterializzazioni e rimaterializzazioni.

Il fatto ha avuto un certo peso sulla vita coniugale di Rumfoord e sulle sue idee riguardo l'umanita', lo spazio, la storia e la vita; egli vive le smaterializzazioni con un certo imbarazzo e non gradisce che la folla incuriosita vi assista. La moglie vorrebbe che egli usasse la sua conoscenza di "tutto" per avere vantaggi economici, ma il suo atteggiamento verso le cose materiali e' sempre piu' distaccato. Rumfoord invita Malachi Constant, un famoso quanto rude playboy miliardario, ad assistere alla sua rimaterializzazione e gli elargisce una previsione/imposizione: Constant si congiungera' a Beatrice e i due avranno un figlio.

I due sono alquanto disturbati da questa imposizione/vaticinio e fanno di tutto per evitare che avvenga.

Constant e' a capo di una strana azienda imprenditoriale ereditata dal padre assieme ad uno strano metodo di condurre gli affari: in base alle lettere con cui iniziano certi passi della bibbia si comprano titoli o aziende il cui nome inizi con quelle lettere; finora ha funzionato: Constant e' ricchissimo, possiede aziende che sbocciano sotto il suo controllo, accumula proprieta' - ma poi cade in rovina.

Beatrice finisce in rovina anch'ella.

Tutti e due poi incontrano strane persone che fanno strani discorsi.

Su Marte (tempo dopo, come scopriamo) "lo Zio" e' un soldato telecomandato, come tutti i soldati di Marte. Egli ha appena ucciso un suo amico condannato a morte, ma la cancellazione della memoria lo privera' anche di questo ricordo; possiede pero' una lettera segreta che cerca di aiutarlo a ricostruire una parte di memoria degli eventi grazie ad una lista di fatti accertati dall'estensore della lettera. L'estensore della lettera e' "lo Zio" stesso: egli ha anche scoperto che alcuni dei militari di Marte non sono telecomandati o ridotti all'amnesia e sono i veri comandanti di tutto l'esercito, anche se si nascondono tra i soldati semplici.

L'esercito marziano si prepara (goffamente) ad invadere la terra, "lo Zio" scopre di avere una moglie ed un figlio su Marte e di doverli portare via; un amico dello Zio, Boaz, vuole essere con lui quando iniziera' l'invasione della Terra per potersi andare a divertire per locali. Boaz e' uno dei veri ufficiali dell'esercito.

Il capo supremo dell'esercito e l'organizzatore di tutta la vita marziana e del piano di invasione e' Rumfoord, che periodicamente appare col suo cane per dare ordini.

Lo Zio incontra la compagna ed il figlio: lui e' un ragazzino selvaggio che ha uno strano portafortuna ed eccelle nel gioco della "pallamazza tedesca" (il preferito di Rumfoord), lei insegna respirazione per ambienti ostili ai futuri soldati marziani. Vengono pero' separati dagli eventi.

All'inizio dell'invasione la navicella di Boaz e dello Zio e' riprogrammata per seguire un'altra rotta: Mercurio; questo per tenere al sicuro lo Zio, per cui Rumfoord ha grandi piani, conoscendo il futuro; essi torneranno sulla Terra solo dopo la fine della guerra marziana; Mercurio, scopriremo, e' un altro dei pianeti sulle rotte della traslazione di Rumfoord.

Boaz e lo Zio arrivano su Mercurio, la navicella li deposita nei tunnel sotterranei del pianeta, abitabili e popolati dagli Armonium, sorta di amebe fluttuanti che si nutrono di suono. I due resteranno diversi anni e poi si divideranno: Boaz decidera' di trattenersi sul pianeta mentre lo Zio vuole ricongiungersi alla compagna ed al figlio e ripartira' per la Terra, grazie anche agli ambigui messaggi di istruzioni che Rumfoord lascia sul pianeta.

Nel frattempo sulla Terra c'e' stata la guerra contro gli invasori marziani: l'esercito di Marte era esiguo, male armato, male addestrato e facile alla rotta perche' composto di soldati telecomandati che una volta perso il collegamento coi comandanti andavano allo sbando; e poi composto di donne, bambini, malati e vecchi. E' stato un massacro che i terrestri hanno vissuto con un'allegria unificante impegnandosi tutti nello sterminio delle forze di occupazione - che scopriamo composte di ex terrestri arruolati in momenti di fallimento delle loro vite.

Rumfoord ha organizzato la guerra sacrificando i marziani per unire i terrestri, unirli anche nell'odio per cio' che rappresenta il fallimento: Malachi, simbolo della fortuna immeritata (di ispirazione divina); per questo ha anche fondato la "Chiesa del Dio del tutto indifferente" e scritto dei testi sacri, organizzato liturgie e ritualita' contro l'inuguaglianza che si faccia superiorita' dell'uno sull'altro.

Al ritorno sulla terra lo Zio si trova accolto come l'uomo predetto da una profezia e viene portato in trionfo.

Egli incontra Rumfoord, la compagna Bee, il figlio Crono.

Rumfoord svela tutto il piano e racconta i retroscena delle vicende: lo Zio era Malachi Costant, Bee sua moglie era Beatrice Rumfoord: entrambi hanno avuto la memoria cancellata e sono stati inviati su Marte; Malachi ha il compito di incarnare la negativita' dei terrestri e portarla in esilio su Titano per liberare la terra dal fatalismo, dalla differenza, dalla violenza.

Lo Zio/Malachi scopre di aver ucciso, mentre era telecomandato, il proprio migliore amico Stony e di non aver piu' un ruolo su questo pianeta; accetta l'imposizione dell'esilio e parte con Bee/Beatrice e Crono, anch'essi non piu' terrestri, non piu' marziani, fuori luogo ed al centro di sguardi spiacevoli.

Su Titano li attende Salo, un abitante meccanico del pianeta Tralfamadore, amico di Rumfoord e bloccato su Titano per un'avaria della sua astronave. Salo ha fornito a Rumfoord i progetti per le astronavi marziane, il carburante (la VUDD, volonta' universale di diventare) e aspetta da centinaia di migliaia di anni il pezzo di ricambio necessario per riparare la sua astronave e ripartire.

L'alieno conosce i nuovi arrivati ed incontra Rumfoord, che accusa il suo popolo di aver manipolato da lunghe epoche la vita nel sistema solare per inviare messaggi al naufrago spaziale: tutta la storia dell'umanita' e le sue costruzioni e le civilta' sviluppate potrebbero infatti essere stati solo pretesti per scrivere con le architetture dei messaggi che Salo avrebbe potuto vedere sul suo monitor puntato sulla Terra.

Rumfoord scompare: la sua instabilita' e' aggravata ed egli e' proiettato ormai in altre galassie senza possibilita' di tornare indietro, ma lui accetta il fatto come una nuova avventura. Bee, Malachi e Crono si sistemano. Salo dapprima e' distrutto, ma poi si ricompone e sta per ripartire: il portafortuna che Crono ha custodito per anni altro non e' che il pezzo di ricambio dell'astronave, cosa che avvalorerebbe la tesi che tutta la storia dell'umanita' sia stato un mezzo orientato a questo fine (Tralfamadore e' molto lontano).

Le vite della famiglia di ex terrestri/marziani proseguono: Bee muore di vecchiaia dopo diversi anni, Crono si integra con la popolazione di uccelli azzurri di Titano, Constant ritorna sulla terra con l'astronave di Salo riparata: morira' assiderato in inverno, appena arrivato, godendo di una visione post-ipnotica donatagli dall'alieno che lo ricongiungera' all'amico Stony che aveva ucciso anni prima su Marte.

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Linguaggio e stile

Opera dalla scrittura piana e apparentemente semplice, scritta col solito tono confidenziale di Vonnegut che mescola metanarrativa, canzoni, finte citazioni di testi, cambi di punto di vista, esortazioni dirette al lettore, terminologia a volte bizzarra e pseudoscientifica. Il romanzo si cela dietro un paravento di fantascienza classica (hard: viaggi spaziali, tecnologie astruse, creature strane, alieni, questioni multidimensionali) e sbaraglia l'attenzione del lettore catapultandolo qua e la' nei contesti piu' disparati con disinvoltura che sfiora l'ovvieta'.

Il linguaggio e' di nuovo chiaro, amicale, con sconfinamenti nell'allegra sconcezza, negli infantilismi piu' liberatori, soprattutto quando i temi trattati si fanno seri, finanche malinconici. Il colore della pennellata e' sgargiante, moderno eppure sporco, mai netto e definito, proprio come la vita.

Le descrizioni sono suggestive, l'agire dei personaggi e' ben diretto anche nei momenti piu' fantasiosi, le trame sono ingarbugliate quanto basta per invitare il lettore ad un piccolo sforzo di immaginazione, per condurlo a comprendere da solo la risoluzione dei temi.

Quando le trame si complicano e le realta' e linee temporali si intrecciano Vonnegut non da' mai spiegazioni didascaliche e non fa mai sfoggio di complicati artifici letterari, anzi ricompensa il lettore per la sua intelligenza e gli da' quello che aveva promesso: una storia che diverte ed accresce, racconta ma non dimostra scientificamente (e per questo piega anche la legge scientifica, spesso trattata alla stregua di una fede).

C'e' spesso un groviglio al centro di certe storie di Vonnegut e tirarne i fili non fa che stringerlo ancora di piu': occorre delicatamente tirarne alcuni, snodarli con buona pazienza e scoprire cosa e' nascosto al centro del gomitolo: niente, come prevedibile; come quelle verdure a foglia che non hanno nessun cuore succoso, ma noi per cercarlo ci siamo persi la verde freschezza di cio' che pensavamo fosse solo un involucro; perche' al centro dei grandi misteri del cosmo e della vita raccontati da Vonnegut non c'e' altro che gli stessi misteri del cosmo e della vita; essi sono il cosmo e la vita; il senso della vita e' il senso della vita e spesso i piccoli uomini che sanno anche fare grandi cose se ne dimenticano e cercano, cercano qualcosa che e' sotto i loro occhi.

Come raccontare questo, con quale lingua? Leggendo Vonnegut penso sempre di piu' che non sia possibile farlo in un altro modo: con leggerezza, affetto, disponibilita' a ricucire gli strappi che spesso creiamo in questo tessuto cosmico; raccontarlo dicendolo, non salendo in cattedra, con una lingua che sia comprensibile a tutti, una sapiente distribuzione di momenti leggeri (ma mai inutili, grevi, di pancia) e momenti seri ed impegnativi, ma travestiti da qualcos'altro, proposti con una chiara dolcezza e mai filosofeggiando arcigni come certi scrittori di fantascienza tendono a fare. Una lingua ed uno stile senza le pretese da grande saga: una favola con le radici nell'epica e le ramificazioni conficcate con arguzia nella contemporaneita', nell'umanita' di oggi che ha gli stessi problemi di quella di ieri, di quella di altrove e di quella di nessun dove.

Un tono di esortazione che non e' imposizione, ma proposta a guardare tutti insieme, a guardarci reciprocamente e poi parlare di quello che ci unisce piu' che di quello che ci divide.

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Temi

I temi raccontati da Vonnegut con questa lingua chiara e bella e questo tono caratteristico sono i grandi temi dell'umanita' trattati con la leggerezza che meritano tutte le cose della massima importanza. Una necessita' di sdrammatizzare e di alleggerire il peso spesso insostenibile della vita, dividendolo tra noi.

Mette alla berlina la grande imprenditoria finanziaria dei "guru", qui trattata alla stregua di una mantica del tutto priva di radicamento nella realta'. Ride degli estremismi religiosi, del degenerare di una fede che ispiri al bene in fanatismo meccanico e brutale.

Pone l'uomo al pacifico cospetto di un irrazionale (laico) a cui e' inutile cercare di dar forme ma che occorre accettare come parte del Mistero (laico) che verra' progressivamente, ma mai del tutto a svelarsi; come a dire che certe cose accadono e basta e cio' non ci giustifica ad abbandonarci alla stupidita' ed alla violenza.

Parla di una natura che e' oltre la Terra, una natura che non e' una madre, non e' un avversario, non e' insomma impersonata in costrutti logici umani ma e' un fatto, di cui l'umanita' e' parte e non fatto a se': l'umanita' spogliata di ogni suo accessorio e di ogni animalita' e di ogni costruzione e ricondotta al semplice fatto dell'esistenza - inspiegabile, meravigliosa e da prendere di buon grado, con un pizzico di buona volonta', tanta pazienza, curiosita' e voglia di capire, capire cosa sia questo bene cui tutti aspiriamo e che spesso ci ritroviamo a perseguire nelle maniere piu' strambe, persino sottraendolo agli altri.

Gli uomini di Vonnegut sono spesso piccoli di fronte alla vastita' del cosmo: pretendono di padroneggiare le grandi forze dell'universo ma finiscono sopraffatti da cose a cui non sono neanche in grado di dare un nome e che spesso anzi non sono neanche "cose", e che anzi a volte neanche "sono", manifestandosi ai sensi umani forse per pura cortesia universale, reputando il "manifestarsi" l'unico modo per consentire alla limitata ragione umana di avere un qualche ruolo in questo infinito spettacolo di cui essa non e' affatto unica protagonista.

Cosi' l'alieno Salo che esiste da un numero vertiginoso di anni e proviene da una distanza quantificata per puro desiderio di sbalordire (eppure egli e' incredibilmente simile all'uomo): i tralfamadoriani hanno costruito macchine per fare cose al posto loro, cosi' tante cose e di cosi' tanti tipi che persino l'esistenza si e' rivelata piu' conveniente ed efficiente se svolta direttamente da esse; pasticcioni e sfortunati Prometeo spaziali che eoni fa crearono cio' che li avrebbe sostituiti, ma sostituiti naturalmente, senza alcun risentimento, come fatto naturale.

E cosi' la complicata rete dello spazio-tempo a cui Rumfoord ha potuto dare una sbirciata, credendo di averla compresa meglio di quanto in realta' sia possibile: cose che sono causa di se stesse, consequenzialita' ingarbugliate in cui la logica sottomette la fisica e poi nega se stessa lasciando la lingua a dover esprimere pensieri impensabili e fatti impossibili, fatti possibili solo per il fatto che possano essere detti, fattibilita' fatte di lingua, come nella vuota congestione del tutto (che nel suo essere totalita' include anche la totalita' stessa, cioe' se stessa, cioe' qualcosa che include se stesso fino ad implodere, includere anche l'implosione eccetera) tutto riuscisse a trovare il modo di scontrarsi alla cieca e di collidere, generando tutto (quindi un tutto che si auto-genera, e lo stesso definirlo "tutto" e' solo per praticita' anche perche' questo indicibile ed informe esiste prima della possibilita' di una parola e di un concetto come "tutto").

In pratica, sembra dirci Vonnegut, l'universo e' un casino e non e' l'unico: ne' l'unico universo, ne' l'unica cosa ad essere un casino. Quindi stiamo calmi, facciamo i bravi, ragioniamo a braccio, non facciamoci male, costruiamo quello che ci serve, eliminiamo il superfluo, semplifichiamo invece di complicare qualcosa che e' gia' complicato ben oltre l'impossibile; complicato perche' lo spazio che c'e' tra il dicibile e l'indicibile (pensabile e impensabile forse, se riconosciamo noi pensanti come protagonisti di questa faccenda, usando l'accetta cartesiana: tra l'esistente e l'inesistente).

Ma dietro tutte queste complicazioni non c'e' forse sempre la stessa storia? Malachi/Zio/Odisseo non vuole tornare dai suoi cari dopo una guerra ed un viaggio pieno di avventure (con tanto di Sirene)? Rumfoord non e' intrappolato e diviso tra legge morale, legge naturale, regole umane, titanismi redentori come un eroe classico? Non c'e' anche qui quello smarrimento eneade che poi viene risolto da un misto di intraprendenza e intervento misterioso?

Il Caso dei fatti di Vonnegut e' forse meno intelligente del Progetto divino o della predestinazione? Forse sono la stessa cosa Caso e Volonta' e persino quando sembrano contrapporsi uno include sempre l'altra (almeno in dialettica): "Contravvenire il caso non e' forse corroborarlo?" mi sembra dicesse Borges in un racconto.

Questo e' l'universo di Vonnegut, questa la pazza pazzia che genera Beethoven e i nazisti, i venditori di auto usate, i ragazzini ribelli, la stupidita' degli eserciti e la bellezza delle stelle, la fede e la religione, le astronavi, i cagnoni, gli infundiboli cronosinclastici, le ex-mogli, gli alieni robot e chissa' cos'altro.

E ci sono, per Vonnegut, dei non-luoghi dove tutto esiste contemporaneamente, tutto e' gia' successo ma deve ancora sprigionarsi ed invadere il campo del reale o quanto meno del possibile: l'infundibulo cronosinclastico, questo pozzo di possibilita' invisibile nell'universo dove tutto sembra generarsi (o forse solo dove tutto e' conservato, ma da chi?) prima che si dispieghi nello spazio e nel tempo nella nostra (e magari in altre) realta'. Ma se tutto e' gia' deciso perche' agire? Come puo' Rumfoord farsi agente organizzatore di qualcosa che lui stesso ha gia' visto che accadra'? Non puo' sottrarvisi? E se fosse proprio cercando di sottrarvisi che inverasse quanto visto in potenza? La faccenda si fa complessa, forse incomprensibile; meglio occuparci, sottintende Vonnegut, di quello che e' alla nostra portata: non ammazzare il prossimo, ama i tuoi vicini, abbi cura di quel pezzo di universo su cui ti tocca vivere, fa' il bene.

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La fantascienza contro la solitudine

In "Le sirene di Titano" c'e' anche spazio per temi come la tristezza, la solitudine, la sensazione fatalista di non poter agire liberamente, la spinta al male che soggiace in ogni uomo. E' proponendo un punto di vista fantastico e iperbolico che Vonnegut ridimensiona certi grandi temi riportandoli a dimensioni sopportabili, esortandoci a preoccuparci di cio' di cui possiamo occuparci ed accettare cio' che e' al di fuori della nostra portata, senza ricorrere al fanatismo, alla sragione, senza arrenderci ma godendoci la vita e lasciando agli altri la possibilita' di godersela.

La vita puo' sembrare brutta perche' ci sono cose come la morte, il dolore: occorre tenere a mente quando possiamo essere felici, dirlo; e occorre superare cio' che ci fa male, aiutarci l'un l'altro ma senza piani grandiosi e grandi capovolgimenti rivoluzionari: costruendo di giorno in giorno la nostra piccola felicita' da sommare alla felicita' di chi ci sta accanto: forse saremo meno soli, forse no; non si capisce mai quando l'ottimismo di Vonnegut si fermi di fronte a certi innegabili fatti della vita: ma proprio perche' inevitabili non diventino un'ossessione, non ci fermino, non ci spingano alla pazzia anche quando ci sembra, come diceva Lester Bangs, che la confusione sia "l'unica cosa rimasta ad aver senso". Per Vonnegut forse l'uomo non sara' il protagonista di questo "tutto", ma avendone la percezione deve comportarsi come se lo fosse, averne cura, migliorarlo e non dispiacersi in caso dovesse restituirlo al legittimo proprietario, che ironicamente potrebbe restarsene in disparte a guardare - come un vecchio sporcaccione piu' che come uno scienziato osservatore; da qui l'idea del "Dio del tutto indifferente" e della Fortuna come caso piu' che come premio o come superiorita' congenita di certi esseri su altri; e quindi proprio perche' e' il Caso a dominare le nostre vite non lasciamo che sia il Caso a dominare le nostre vite: non sapremo mai se siano la nostra ragione e la nostra volonta' a guidarci; l'idea del carburante della nave di Salo, la Vudd, la "volonta' universale di diventare" che io immagino come una sostanza insostanziale fatta di pura volonta', di pura intenzione logica di innescare un meccanismo di causa-effetto che si manifesti al di la' della fisica; una volonta'-cogito e quindi un dominio dell'intelligenza su ogni cosa, dell'intelligenza di ogni cosa, dell'intelligenza di cui e' fatta ogni cosa. Caso e intelligenza, le materie machiavelliane (Fortuna e Virtu') di cui e' fatto l'uomo: Vonnegut e' un umanista ed impasta di queste due (e della loro tensione dialettica e spesso conflittuale) il suo universo, con un pizzico di ironia e con la consapevolezza che possa anche esserci qualche altra cosa a cui ancora non siamo in grado, adamiticamente, di dare un nome.

E alla fine un po' triste e dolce, completa e soddisfacente del libro "Le sirene di Titano" ci sentiamo meno soli: tutto forse e' gia' deciso, ma noi non lo sappiamo; al mondo c'e' tanto male, ma anche tanto bene; due persone sole nell'esser due non lo sono piu'; si nasce, si muore e tutto il resto; l'universo e' un posto fantastico pieno di gente interessante che in fondo ci somiglia (a tal punto che ha guasti all'auto); vogliamo bene alla nostra famiglia; ci piace fare l'amore; riteniamo sbagliato che un uomo ne uccida un altro; ci piace il buon cibo e la buona musica; un bel cagnone puo' essere un buon amico; il tempo scorre (ci sembra); la terra gira (a volte troppo in fretta); i soldi danno alla testa; e soprattutto tutto e' caso, anche il caso.

 

5. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Harald Weinrich, La lingua bugiarda, Il Mulino, Bologna 2007, pp. 130.

- Harald Weinrich, Lete. Arte e critica dell'oblio, Il Mulino, Bologna 1999, 2010, pp. X + 324.

- Harald Weinrich, Piccole storie sul bene e sul male, Il Mulino, Bologna 2009, pp. 124.

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Riedizioni

- Roger Zelazny, Il signore dei sogni, Mondadori, Milano 2015, pp. 266, euro 6,50.

 

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

7. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2016 del 16 giugno 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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