[Nonviolenza] Telegrammi. 2012



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2012 del 10 giugno 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. In primis

2. "Letteratura, editoria, azione per la pace e la dignita' umana". Un incontro di riflessione a Viterbo

3. In memoria dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, ricorrendo l'anniversario della morte

4. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

5. Un appello per l'uscita dell'Italia dalla Nato

6. Annapaola Laldi: Bertha von Suttner

7. Elisabetta Soro: Zora Neale Hurston

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. IN PRIMIS

 

Innanzitutto salvare le vite.

Innanzitutto riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, alla dignita' alla solidarieta'.

Innanzitutto riconoscere ad ogni persona in fuga dalla fame e dalle guerre, dalle devastazioni e dalle persecuzioni, dagli orrori e dalla morte, il diritto di salvare la propria vita, il diritto di essere soccorsa, accolta, assistita.

Innanzitutto riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di muoversi liberamente nell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Vi e' una sola umanita'.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

2. INCONTRI. "LETTERATURA, EDITORIA, AZIONE PER LA PACE E LA DIGNITA' UMANA". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO

 

Si e' svolto la sera di martedi' 9 giugno 2015 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sul tema: "Letteratura, editoria, azione per la pace e la dignita' umana".

All'incontro ha preso parte Paolo Arena.

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Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato tre cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta.

 

3. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DEI FRATELLI CARLO E NELLO ROSSELLI, RICORRENDO L'ANNIVERSARIO DELLA MORTE

 

Ricorreva ieri, 9 giugno, l'anniversario della morte dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, assassinati da sicari fascisti a Bagnoles-de-l'Orne il 9 giugno 1937, il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo ricorda i due martiri della lotta per la liberazione dell'umanita' con le parole dettate da Piero Calamandrei incise sulla loro tomba:

"GIUSTIZIA E LIBERTA'

PER QUESTO MORIRONO

PER QUESTO VIVONO"

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Carlo Rosselli nacque nel 1899, insieme al fratello Nello - come lui grande intellettuale e limpido antifascista - fu assassinato dai sicari dell'organizzazione fascista dei cagoulards a Bagnoles-de-l'Orne, in Francia, nel 1937. Dal sito www.ossimoro.it riportiamo per estratti la seguente scheda: "16 novembre 1899: Carlo Rosselli nasce a Roma. Il padre Giuseppe Emanuele era compositore e musicologo. La madre, Amelia Pincherle, una scrittrice e autrice affermata di teatro. Sia la famiglia Rosselli che la famiglia Pincherle avevano preso parte al movimento per l'indipendenza e l'unita' nazionale. 1911: Muore il padre. 27 marzo 1916: Il fratello Aldo muore in combattimento nella prima guerra mondiale sui monti della Carnia. Ricevera' la medaglia d'argento alla memoria. 1918: Carlo e' nominato sottotenente e inviato in zona di guerra. 1920: Conosce Claudio Treves, Filippo Turati e Gaetano Salvemini. 1921: Si laurea in scienze politiche con la tesi "Il sindacalismo". 1922: A Roma il XIX congresso del partito socialista decreta l'espulsione dei riformisti di Treves, Turati e Matteotti. Rosselli si schiera con la corrente riformista che da' luogo al partito socialista unitario. Conosce Piero Gobetti e il gruppo di giovani intellettuali che pubblicano il settimanale "La Rivoluzione Liberale". Conosce inoltre Luigi Einaudi, Pasquale Jannacone e Achille Loria. Prende parte alla ristretta attivita' del Circolo di Cultura fiorentino, promosso da Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Ernesto Rossi, Ludovico Limentani, Piero Jahier e l'avvocato Alfredo Nicoli, nel cui studio si tenevano le riunioni. 1923: Conosce Gaetano Mosca. Si laurea in legge discutendo la tesi "Prime linee di una teoria economica dei sindacati". Si trasferisce a Londra qualche mese per approfondire il problema trattato nella tesi di laurea. 1924: All'indomani del delitto Matteotti si iscrive al partito socialista unitario. E' chiamato all'Istituto superiore del Commercio di Genova ad insegnare Istituzioni di Economia Politica. I fascisti devastano la sede del Circolo di Cultura fiorentino. 1925: Fonda con il fratello Nello, Salvemini ed Ernesto Rossi il bollettino clandestino "Non Mollare". Casa Rosselli e' devastata dai fascisti. 1926: Carlo e' aggredito dagli squadristi genovesi. A luglio e' costretto a lasciare l'insegnamento. Sposa l'inglese Marion Cave a cui era legato da molti anni. "Il Quarto Stato" e' soppresso. I dirigenti socialisti si convincono della necessita' di costituire un'organizzazione per l'espatrio. Carlo Rosselli, Ferruccio Parri e Riccardo Bauer preparano la fuga di decine di socialisti, tra i quali Treves, Saragat e Turati. 1927: Carlo Rosselli e Parri vengono arrestati per l'espatrio di Turati. Rosselli viene condannato a cinque anni di confino a Lipari per l'intervento diretto di Mussolini. 1930: Viene fondato a Parigi il movimento rivoluzionario antifascista "Giustizia e Liberta'". Volo Bassanesi. L'episodio che ebbe il Cantone Ticino come centro della vicenda e' all'origine di una splendida Lettera aperta all'onorevole Motta, che Alberto Tarchiani e Carlo Rosselli pubblicarono su "Libera Stampa". Esce a Parigi l'edizione francese di Socialismo liberale. 1930-'32: Numerose attivita' antifasciste tra cui la pubblicazione dei "Quaderni di Giustizia e Liberta'". 29 marzo 1932: Muore Filippo Turati. 11 giugno 1933: Muore Claudio Treves. 1934: A Parigi la Concentrazione antifascista si scioglie a causa del profondo dissidio operativo e ideologico tra Giustizia e Liberta' e il Partito socialista, ormai orientato ad un'alleanza con i comunisti. 1935: La questione abissina e' uno dei temi centrali degli scritti di Rosselli ("Perche' siamo contro la guerra d'Africa?"). 1936: Carlo arriva in Spagna per combattere a fianco delle truppe repubblicane. 9 giugno 1937: Carlo e Nello Rosselli sono assassinati a Bagnoles-de-l'Orne, ad opera di affiliati dell'organizzazione terroristica di destra La Cagoule, su preciso mandato dei vertici supremi del regime fascista italiano. Opere di Carlo Rosselli: Socialismo liberale, Einaudi, Torino 1997; Scritti dall'esilio I. "Giustizia e Liberta'" e la Concentrazione antifascista (1929-1934), a cura di Costanzo Casucci, Einaudi, Torino 1988; Scritti dall'esilio II. Dallo scioglimento della Concentrazione antifascista alla guerra di Spagna (1934-1937), a cura di C. Casucci, Einaudi, Torino 1992; Liberal Socialism, edito da Nadia Urbinati, Princeton University Press 1994; Oggi in Spagna, domani in Italia, Einaudi, Torino 1967; Scritti politici e autobiografici, a cura di Z. Ciuffoletti e V. Caciulli, Lacaita, Manduria 1992; Il "Quarto Stato" di Nenni e Rosselli, SugarCo, Milano 1977; Scritti politici, a cura di Z. Ciuffoletti e P. Bagnoli, Guida, Napoli 1988. Epistolari: I Rosselli. Epistolario familiare, a cura di Zeffiro Ciuffoletti, Mondadori, Milano 1997; Politica e affetti familiari. Lettere dei Rosselli ai Ferrero (1917-1943), a cura di Marina Calloni e Lorella Cedroni, Feltrinelli, Milano 1997; Dall'esilio. Lettere alla moglie 1929-1937, a cura di Costanzo Casucci, Passigli, Firenze 1997; Lettere a Carlo Rosselli e altri scritti di "Giustizia e Liberta'", di Emilio Lussu, a cura di Manlio Brigaglia, Ed. Libreria Dessi', Sassari 1979. Opere su Carlo Rosselli: Aldo Garosci, Vita di Carlo Rosselli, 2 voll., Vallecchi, Firenze 1973; Nicola Tranfaglia, Carlo Rosselli, dall'interventismo a "Giustizia e Liberta'", Laterza, Bari 1968; Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, Torino 1999; Alessandro Levi, Ricordi dei fratelli Rosselli, La Nuova Italia, Firenze 1947; Stanislao G. Pugliese, Carlo Rosselli: Socialist Heretic and Antifascist Exile, Harvard University Press, 1999; Aldo Rosselli, La famiglia Rosselli. Una tragedia italiana, Bompiani, Milano 1983; Franco Invernici, L'alternativa di "Giustizia e Liberta'". Economia e politica nei progetti del gruppo di Carlo Rosselli, Franco Angeli, Milano 1987; Giovanna Angelini, L'altro socialismo, Franco Angeli, Milano 1999; Santi Fedele, E verra' un'altra Italia. Politica e cultura nei "Quaderni di Giustizia e Liberta'", Franco Angeli, Milano 1992; Zeffiro Ciuffoletti, Paolo Bagnoli (a cura di), Il pensiero politico di Carlo Rosselli, Guida, Napoli 1988; Paolo Bagnoli, Rosselli, Gobetti e la rivoluzione democratica. Uomini e idee tra liberalismo e socialismo, La Nuova Italia, Firenze 1996; Giovanni Spadolini, Carlo e Nello Rosselli. Le radici mazziniane del loro pensiero, Passigli, Firenze 1990; Salvo Mastellone, Carlo Rosselli e "la rivoluzione liberale del socialismo", Olschki, Firenze 1999".

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Nello Rosselli nacque nel 1900, insieme al fratello Carlo - come lui grande intellettuale e limpido antifascista - fu assassinato dai sicari dell'organizzazione fascista dei cagoulards a Bagnoles-de-l'Orne, in Francia, nel 1937. Su Nello Rosselli dal sito dell'Anpi di Roma riprendiamo la seguente scheda a cura di Alessandra Campagnan: "Sabatino Rosselli, detto Nello, nacque a Roma il 29 novembre 1900. I genitori, Giuseppe Emanuele e Amelia Pincherle, appartenevano a famiglie della borghesia agiata ebraica con trascorsi risorgimentali: Mazzini era morto sotto il nome di Mr. Brown in casa dei nonni paterni e un nonno materno aveva partecipato alla difesa della repubblica di Venezia nel 1849. Nei primi anni del secolo Amelia coi tre figli, Aldo (morto durante la prima guerra mondiale), Carlo e Nello, si trasferi' a Firenze, entrando ben presto in contatto con gli ambienti culturali piu' vivaci e aperti della citta'. Nel 1917 a Firenze venne fondato, soprattutto per iniziativa di Nello, il giornale per studenti "Noi giovani", sul quale Carlo Rosselli comincio' a scrivere i suoi articoli politici. Nel 1920, insieme ad altri giovani tra i quali il fratello, Piero Calamandrei, Alfredo e Nello Niccoli, Nello fondo' il Circolo di Cultura, luogo di libero dibattito e ricerca sotto l'alto magistero di Gaetano Salvemini. Il Circolo venne chiuso d'autorita' nel 1925. Nel 1923 Nello discusse con Gaetano Salvemini la tesi di laurea "Mazzini e il movimento operaio dal 1861 al 1872", primo passo di quella che avrebbe potuto essere una brillante carriera di studioso del Risorgimento. Studioso di profondi sentimenti liberali, nel 1924 aderi' alla fondazione dell'Unione nazionale delle forze liberali e democratiche promossa da Giovanni Amendola, e nel 1925 partecipo' col fratello Carlo, Gaetano Salvemini, Nello Traquandi e altri alla fondazione del primo giornale antifascista clandestino "Non mollare". Sempre nel 1924 e' da ricordare la sua partecipazione al Convegno Ebraico di Livorno: per Nello Rosselli, ebreo non ortodosso e non osservante, l'ebraismo non si realizzava nel rispetto formale dei riti e delle tradizioni, ma era fondamento del suo impegno di vita, per cui non sentiva contrasto tra l'essere ebreo e l'essere italiano. Continuava intanto la sua attivita' di studioso testimoniata dalla pubblicazione, tra il 1923 e il 1927, di numerosi articoli su riviste storiche italiane e del saggio Mazzini e Bakunin. Il 3 giugno 1927 venne arrestato e condannato a cinque anni di confino a Ustica, ma nel 1928 venne rilasciato, forse perche' le sue idee liberali non venivano considerate troppo pericolose dal regime. Tuttavia nell'estate del 1929, dopo la fuga da Lipari del fratello, venne nuovamente arrestato e condannato a cinque anni di confino a Ustica e Ponza. Da qui trasse ispirazione per le pagine piu' belle del saggio Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano, che fu poi pubblicato nel 1932. Rilasciato, riprese la sua vita di studioso, con la possibilita' di ottenere il passaporto per recarsi all'estero a compiere le sue ricerche. Cosi' avvenne anche nel mese di maggio 1937: il passaporto gli fu dato con una sollecitudine che ad alcuni amici, fra cui Calamandrei, apparve sospetta. Evidentemente attraverso Nello si sperava di arrivare a Carlo che, per curare una flebite contratta durante la guerra di Spagna, si era recato alle terme di Bagnoles-de-l'Orne in Normandia. Insieme col fratello, il 9 giugno 1937, venne assassinato a Bagnoles-de-l'Orne e i loro corpi furono ritrovati l'11 giugno. Nel 1946 la casa editrice Einaudi pubblico' la raccolta di Saggi sul Risorgimento italiano e altri scritti, in cui sono compresi anche gli scritti minori. Accanto all'attivita' di studioso e di antifascista e' da ricordare anche quella di pittore di grande sensibilita', come testimonia la mostra di suoi quadri allestita nella Sala d'Armi di Palazzo Vecchio nella primavera del 1990". Tra le opere di Nello Rosselli: Mazzini e Bakunin (1927); Carlo Pisacane nel Risorgimento Italiano (1932); Saggi sul Risorgimento e altri scritti (postumo, 1946). Epistolari: I Rosselli. Epistolario familiare, a cura di Zeffiro Ciuffoletti, Mondadori, Milano 1997; Politica e affetti familiari. Lettere dei Rosselli ai Ferrero (1917-1943), a cura di Marina Calloni e Lorella Cedroni, Feltrinelli, Milano 1997. Opere su Nello Rosselli: ovviamente cfr. anche Aldo Garosci, Vita di Carlo Rosselli, 2 voll., Vallecchi, Firenze 1973; Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, Torino 1999; Alessandro Levi, Ricordi dei fratelli Rosselli, La Nuova Italia, Firenze 1947; Aldo Rosselli, La famiglia Rosselli. Una tragedia italiana, Bompiani, Milano 1983; Giovanni Spadolini, Carlo e Nello Rosselli. Le radici mazziniane del loro pensiero, Passigli, Firenze 1990.

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Nel ricordo di Carlo e Nello Rosselli proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; per il disarmo e la smilitarizzazione; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

4. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

5. REPETITA IUVANT. UN APPELLO PER L'USCITA DELL'ITALIA DALLA NATO

[Nuovamente diffondiamo il seguente appello del Comitato promotore "No guerra, no Nato" (per contatti: e-mail: noguerranonato at gmail.com, sito: www.noguerranonato.it) "per l'uscita dell'Italia dalla Nato, per un'Italia neutrale, per portare l'Italia fuori dal sistema di guerra, per attuare l'articolo 11 della Costituzione"]

 

L'Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro al giorno secondo i dati ufficiali della stessa Nato, cifra in realta' superiore che l'Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace (Sipri) quantifica in 72 milioni di euro al giorno.

Secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell'Alleanza, la spesa militare italiana dovra' essere portata a oltre 100 milioni di euro al giorno.

E' un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, per un'alleanza la cui strategia non e' difensiva, come essa proclama, ma offensiva.

Gia' il 7 novembre del 1991, subito dopo la prima guerra del Golfo (cui la Nato aveva partecipato non ufficialmente, ma con sue forze e strutture) il Consiglio Atlantico approvo' il "Nuovo concetto strategico", ribadito ed ufficializzato nel vertice dell'aprile 1999 a Washington, che impegna i paesi membri a condurre operazioni militari in "risposta alle crisi non previste dall'articolo 5, al di fuori del territorio dell'Alleanza", per ragioni di sicurezza globale, economica, energetica, e migratoria. Da alleanza che impegna i paesi membri ad assistere anche con la forza armata il paese membro che sia attaccato nell'area nord-atlantica, la Nato viene trasformata in alleanza che prevede l'aggressione militare.

La nuova strategia e' stata messa in atto con le guerre in Jugoslavia (1994-1995 e 1999), in Afghanistan (2001-2015), in Libia (2011) e le azioni di destabilizzazione in Ucraina, in alleanza con forze fasciste locali, ed in Siria. Il "Nuovo concetto strategico" viola i principi della Carta delle Nazioni unite.

Uscendo dalla Nato, l'Italia si sgancerebbe da questa strategia di guerra permanente, che viola la nostra Costituzione, in particolare l'articolo 11, e danneggia i nostri reali interessi nazionali.

L'appartenenza alla Nato priva la Repubblica italiana della capacita' di effettuare scelte autonome di politica estera e militare, decise democraticamente dal Parlamento sulla base dei principi costituzionali.

La piu' alta carica militare della Nato, quella di Comandante supremo alleato in Europa, spetta sempre a un generale statunitense nominato dal presidente degli Stati Uniti. E anche gli altri comandi chiave della Nato sono affidati ad alti ufficiali statunitensi. La Nato e' percio', di fatto, sotto il comando degli Stati Uniti che la usano per i loro fini militari, politici ed economici.

L'appartenenza alla Nato rafforza quindi la sudditanza dell'Italia agli Stati Uniti, esemplificata dalla rete di basi militari Usa/Nato sul nostro territorio che ha trasformato il nostro paese in una sorta di portaerei statunitense nel Mediterraneo.

Particolarmente grave e' il fatto che, in alcune di queste basi, vi sono bombe nucleari statunitensi e che anche piloti italiani vengono addestrati al loro uso. L'Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato.

L'Italia, uscendo dalla Nato e diventando neutrale, riacquisterebbe una parte sostanziale della propria sovranita': sarebbe cosi' in grado di svolgere la funzione di ponte di pace sia verso Sud che verso Est.

 

6. MAESTRE. ANNAPAOLA LANDI: BERTHA VON SUTTNER

[Dal sito www.austriacult.roma.it riprendiamo il seguente articolo apparso su "Sapere", ottobre 2013, col titolo "Quando Bertha gridava: 'Giu' le armi!".

Annapaola Laldi e' laureata in lingue e traduttrice.

Bertha von Suttner (Praga, 9 giugno 1843 - Vienna, 21 giugno 1914), scrittrice, straordinaria militante pacifista, ricevette il premio Nobel per la pace nel 1905. Opere di Bertha von Suttner: Giu' le armi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989; Abbasso le armi! Storia di una vita, Centro stampa Cavallermaggiore (Torino) 1996; Alfred Nobel, Bertha von Suttner. Un'amicizia disvelata - Carteggio 1883-1896, Moretti & Vitali, Bergamo 2013. Opere su Bertha von Suttner: Nicola Sinopoli, Una donna per la pace, Fratelli Palombi, Roma 1986. Su Bertha von Suttner segnaliamo anche i testi di Marta Galli (comprensivo di un'utile sitografia) e di Rosangela Pesenti apparsi rispettivamente nei nn. 850 e 845 de "La nonviolenza e' in cammino", l'ampio saggio di Verdiana Grossi ripubblicato in "Voci e volti della nonviolenza" n. 483, la voce di Giancarla Codrignani nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 514, l'articolo di Isabella Bresci in "Voci e volti della nonviolenza" n. 708]

 

"All'inizio non [lo] volevo accettare perche' era tassa a carico. Tuttavia l'ho preso. Ne valeva la pena". A scrivere queste scarne parole e' Bertha von Suttner e l'oggetto che stava per rifiutare e' il telegramma con cui le veniva conferito il premio Nobel per la Pace nel 1905. Era una notizia che Suttner attendeva dal 1901: priva di ogni falsa modestia, sapeva di avere molti meriti nel movimento della pace, e poi era certa che il suo amico Nobel, istituendo quel premio, avesse pensato a lei. Quale altra donna, infatti, poteva avere in mente l'inventore svedese quando le aveva scritto, nel gennaio 1893, di voler disporre nel testamento l'assegnazione di un premio (ogni cinque anni e per sei volte sole) "a colui o colei che avra' fatto fare il piu' grande passo avanti alla pacificazione dell'Europa"? Non a torto Suttner si sentiva coinvolta da quel pronome femminile.

Benche' all'epoca l'assegnazione del premio non venisse motivata, e' facile capire le basi su cui esso poggia: la dedizione ventennale alla causa, espressa anche nell'invenzione di una incisiva parola d'ordine (Giu' le armi!), e l'efficace opera di propaganda svolta da Suttner a favore del disarmo e dell'arbitrato internazionale.

La dedizione di Suttner per il movimento pacifista ebbe inizio nell'inverno 1886-87 trascorso a Parigi col consorte. Li' venne a sapere dell'esistenza della International Peace and Arbitration Association di Londra, un movimento che sosteneva l'istituzione dei Tribunali arbitrali per dirimere i conflitti tra le nazioni prima che la parola passasse alle armi. La notizia la elettrizzo'. Fece subito suo l'appello del britannico Hodgson Pratt, che invitava a "formare una grande lega con ramificazioni in tutte le citta' europee" per superare la frustrante frammentazione del movimento. Tornata a Vienna, comincio' la sua opera di informazione (era gia' una saggista affermata) e di "apostolato", scrivendo il romanzo che doveva dare a lei enorme fama e al movimento per la pace la sua suggestiva parola d'ordine: "Giu' le armi!". Che e' proprio il titolo del libro pubblicato nel 1889, in cui l'io narrante, una giovane nobildonna austriaca, a causa delle sue drammatiche esperienze personali legate alle guerre del 1859 e del 1866, matura una lucida e razionale avversione per la guerra. Il libro, ancora oggi godibile, ebbe un immediato strepitoso successo e fu subito tradotto in molte lingue, fra cui russo, inglese, danese, francese, italiano (Abbasso le armi!). Alfred Nobel, che lo lesse all'inizio del 1890, parla, in una lettera, di "uno stupendo capolavoro" e aggiunge che non vi era una lingua "nella quale la Vostra eccellente opera non dovrebbe essere tradotta, letta e meditata". E Leone Tolstoj, nel 1891, le scrisse addirittura: "L'abolizione della schiavitu' e' stata preceduta dal libro famoso [La capanna dello zio Tom] di una donna, la signora Beecher-Stowe; Dio conceda che l'abolizione della guerra lo sia grazie al vostro".

Alla base dell'efficacia della sua propaganda pacifista ci fu quindi la fama internazionale venutale dal romanzo, che Suttner impiego' per creare, mediante un vasto scambio epistolare, una fitta rete di relazioni con personalita' appartenenti alla politica e alla cultura, molte delle quali erano nobili e quindi suoi pari, discendendo dalla famiglia dei conti Kinsky di Praga. Suttner riusci' cosi' a fondare diverse Societa' per la pace: a Venezia (1890), a Vienna (1891), a Berlino (1892), a Budapest (1895), porto' il suo incisivo contributo a quasi tutti i congressi mondiali per la pace (preveggente la mozione firmata con Moneta e Capper nel 1892 a Berna, che metteva in evidenza la necessita' di una "Federazione degli Stati" europei), dette, nello stesso anno, alla societa' viennese della pace un organo di stampa, il mensile "Die Waffen nieder!" (Giu' le armi!), pubblicando su di esso, e sulla rivista successiva, le sue ancora oggi interessantissime "Glosse a margine della storia contemporanea".

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Amici per la pace

Tra il chimico svedese inventore della dinamite e la nobildonna austriaca si dispiego' un'amicizia profonda, devota, per certi versi trepida. Lo testimoniano le oltre 90 lettere, superstiti di un certamente piu' vasto carteggio, appena pubblicato in traduzione italiana (1). A quanto si sa, queste due spiccate personalita' si incontrarono solo tre volte nella vita: a Parigi nell'autunno 1875 e nell'inverno 1886-87, e infine, nell'agosto 1892, a Zurigo, a margine del Congresso mondiale della pace di Berna. La loro fu dunque un'amicizia epistolare, come del resto si usava all'epoca. Anche se l'inizio dell'amicizia fu singolare: si puo' dire che l'allora trentaduenne Bertha Kinsky attraverso' come una meteora la vita di Nobel: aveva cercato e accettato il posto di segretaria da lui offertole, trovato simpatico il datore di lavoro, ma, dopo una settimana, torno' a Vienna per sposare in segreto il venticinquenne barone Arthur Gundaccar von Suttner e rifugiarsi con lui nel Caucaso in fuga dall'ira della famiglia del partner. Non e' dato sapere come, ma Nobel deve avere superato il voltafaccia della segretaria, se, nella prima lettera conservataci, dell'aprile 1883, ha potuto scriverle: "degnateVi di accettare, con i miei rispettosi omaggi, la profonda devozione che ispirano un ricordo e un'ammirazione incancellati e incancellabili".

Questa amicizia fu senz'altro feconda per il movimento della pace, anche nella forma del sostegno economico che Nobel assicuro' a Suttner, in perenni difficolta' finanziarie, e alla Societa' di Vienna, di cui divenne presto socio; e perenne fu la riconoscenza della nobildonna, come si legge in una lettera scritta pochi giorni prima della morte dell'inventore; rispondendo a un elogio di Nobel, ella riconosce di avere contribuito al movimento per la pace, "ma", aggiunge, "se vado piu' lontano nelle investigazioni, devo dire che niente io avrei potuto fare di tutto cio' senza l'aiuto che voi mi avete fornito, e che avete continuato, fino a oggi, a fornire alla nostra opera".

Nelle lettere si rinviene pure un costante confronto sui modi per ottenere la pace, che parte da posizioni diametralmente opposte: Nobel vede la via migliore in quella che oggi si chiama la "deterrenza": piu' raccapriccianti si facevano gli esiti della guerra, piu' in fretta sarebbe stata bandita. Suttner, invece, punta sulla richiesta di disarmo e sulla istituzione delle Corti internazionali di arbitrato. Ma Nobel si mette anche sul piano di Suttner e le da' consigli, come accade alla vigilia del congresso di Roma (ottobre 1891), quando le scrive che e' controproducente chiedere subito il disarmo e la costituzione delle Corti di arbitrato: "Per riuscire", osserva, "occorrerebbe contentarsi di inizi piu' modesti", come una "moratoria" della guerra di un solo anno, in cui cercare vie alternative alla soluzione degli eventuali conflitti. E tuttavia a Suttner restera' un'amarezza: quello che Nobel andava facendo era "per l'amicizia che mi portate - non e' per l'irresistibile entusiasmo per la causa [...] e se io scomparissi?", gli scriveva nel gennaio 1896. E nel marzo, sempre con un presentimento di morte: "Se non avessimo avuto voi! Se non vi avessimo piu'! Mi avete scritto un giorno che avreste destinato un lascito considerevole all'opera della pace... Si', fatelo - ve ne prego seriamente. Che io ci sia o non ci sia piu', cio' che avremo dato, voi ed io, continuera' a vivere". A questo ardente desiderio Nobel aveva gia' corrisposto, stilando, il 25 novembre 1895, il suo sorprendente testamento. La causa della pace, forse, l'amava davvero anche lui.

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Note

(1) Alfred Nobel, Bertha von Suttner. Un'amicizia disvelata - Carteggio 1883-1896, Moretti & Vitali, Bergamo 2013, a cura di Edelgard Biedermann, postfazione di Paola Maria Filippi, traduzione di Annapaola Laldi.

 

7. PROFILI. ELISABETTA SORO: ZORA NEALE HURSTON

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Elisabetta Soro, appassionata di letteratura afroamericana, e' una preparatrice linguistica presso l'Universita' degli Studi di Cagliari. Laureata in Letterature Straniere ha presentato una tesi in letteratura anglo-americana dal titolo "The Florida Federal Writers' Project". Si occupa anche di traduzioni e di scrittura creativa]

 

Zora Neale Hurston (Notasulga 1891 - Fort Pierce 1960).

Una tra le scrittrici afroamericane piu' influenti nel panorama statunitense, Zora Neale Hurston fu una figura determinante durante la Harlem Renaissance, un movimento di grandi fermenti creativi che coinvolse non solo scrittori, ma anche musicisti, pittori e attori. E' a questo periodo che risale una crescente presa di coscienza da parte degli autori della ricchezza dell'eredita' africana. E proprio la Hurston fu una delle prime a raccogliere e includere nel suo copioso lavoro racconti folclorici e tradizioni legate alle sue origini, ravvivando la letteratura con la forza e l'espressivita' del dialetto afroamericano.

Zora Neale Hurston era la sesta degli otto figli del reverendo battista John Hurston e dell'insegnante Lucy Ann Potts. Sebbene la Hurston dicesse di essere nata a Eatonville, in Florida, nel 1901, in realta' nacque nel 1891 a Notasulga, in Alabama, e solo quando lei compi' tre anni la sua famiglia si trasferi' a Eatonville, la prima citta' degli Stati Uniti abitata interamente da afroamericani. Suo padre fu eletto sindaco della citta' per tre mandati e qui Zora inizio' a ricevere la sua prima educazione. La vibrante tradizione folclorica della sua citta' e le incredibili storie narrate dagli anziani del paese nel porticato del negozio di Joe Clarke ebbero un forte impatto su Zora che inizio' presto a inventare lei stessa delle storie. Quando sua madre mori' suo padre si risposo' e Zora fu mandata in collegio a Jacksonville dove senti' parlare per la prima volta di segregazione razziale. Scrisse piu' tardi: "Jacksonville mi ha fatto rendere conto di essere una ragazza di colore".

Sola e senza denaro, Zora inizio' a lavorare come guardarobiera per una compagnia itinerante di operetta che la condusse a Baltimora dove decise di fermarsi. Determinata a proseguire gli studi, si reco' alla Morgan Academy, una scuola superiore per afroamericani, e illustro' la sua situazione al preside che la accetto' nell'istituto trovandole anche un lavoro come badante. Fu in questo periodo che la ventiseienne Hurston, probabilmente per avere i requisiti necessari a iscriversi al corso, dichiaro' di essere nata nel 1901, togliendosi cosi' dieci anni.

Zora si dimostro' subito una studentessa brillante. "Ogni cosa nuova che imparavo a scuola mi rendeva felice", scrisse poi nella sua autobiografia. "Jump at the Sun", le aveva sempre ripetuto sua madre Lucy e lei era risoluta a puntare in alto e a proseguire gli studi al Morgan College. Ma l'incontro con una studentessa della Howard University che la defini' "materiale da Howard", le fece cambiare idea e quell'estate del 1918 Zora si trasferi' a Washington D.C. dove trovo' ospitalita' a casa di un'amica. Dal 1918 al 1924 la Hurston studio' alla Howard University guadagnandosi da vivere facendo la manicurista in un negozio da barbiere per soli bianchi.

Anche qui la Hurston si fece ben presto notare per le sue capacita' e gli insegnanti iniziarono a spronarla a scrivere. Utilizzo' i racconti che aveva sentito a Eatonville come parte della sua prima storia "John Redding Goes to Sea" che vinse il concorso annuale di "Stylus", la rivista del circolo letterario del campus creata da Alain Locke. Era il 1921 e Zora aveva gia' trent'anni, pur passando per una ventenne. Charles Johnson, editore del giornale "Opportunity: Journal Of Negro Life", lesse il racconto e chiese a Zora di inviargli un po' di materiale. Nel 1924, Zora gli invio' "Drenched in Light" che fu pubblicato. L'anno seguente Alain Locke scelse un'altra delle storie di Zora, "Spunk", da includere nel numero speciale della rivista "Survey Graphic, The New Negro". Incoraggiata da tanto apprezzamento Zora decise di spedire quest'ultimo racconto e la commedia "Color Struck" al primo concorso letterario indetto dalla rivista "Opportunity". Vinse con entrambi i pezzi. La carriera di Zora inizio' a brillare. Charles Johnson la incoraggio' a raggiungerlo a New York per perfezionare la sua scrittura e per finire gli studi. Mentre studiava antropologia al Barnard College, scrisse poesie, opere teatrali, articoli e racconti brevi e nel 1925 ricevette diversi riconoscimenti dalla "Opportunity".

Dopo la laurea alla Barnard, la Hurston continuo' i suoi studi alla Columbia University dove ebbe la possibilita' di studiare con l'illustre antropologo tedesco Franz Boas che ne condiziono' profondamente il lavoro. Nel 1926 inizio' a fare ricerca sul campo per Boas ad Harlem e nel 1927 a Eatonville, raccogliendo materiali che avrebbe inserito nelle sue collezioni e nei suoi romanzi. Parti' poi alla volta di Haiti e della Jamaica producendo al rientro due importanti collezioni di folclore: Mules and Men e Tell my Horse. Da questo momento la sua carriera fu inarrestabile. Scrisse diversi romanzi tra cui Jonah's Gourd Vine e Their Eyes Were Watching God; commedie: Mule Bone, From Sun to Sun, The First One, e racconti brevi: The gilded Six-Bits, Story in Harlem Slang. La sua autobiografia, Dust Tracks on the Road, fu pubblicata nel 1942.

Hurston aveva una personalita' complessa. Il suo biografo letterario, Robert Hemenway, la descriveva come "appariscente eppure vulnerabile, egocentrica ma premurosa, una repubblicana conservatrice e una nuova nazionalista nera". I critici afroamericani obiettarono che gli elementi folclorici nel suo lavoro erano umilianti per la loro gente e monotematici. Alla ricerca spasmodica dell'approvazione da parte del pubblico bianco, gli scrittori neri temevano che l'evocazione della Hurston dell'esperienza rurale dei loro padri vanificasse i loro sforzi tesi all'integrazione. Pochi di loro diedero credito allo straordinario lavoro della Hurston. La critica d'arte Judith Wilson fa notare che la Hurston "aveva compreso qualcosa che nessun altro autore nero del suo periodo sembra avere capito o apprezzato cosi' bene - cioe' che i detentori delle tradizioni popolari e la cosmologia della porta accanto sono altrettanto preziosi come la grammatica e la filosofia della cultura occidentale".

Convinta della vitalita' e delle potenzialita' della comunita' nera, la Hurston si oppose alla legislazione che forzava l'integrazione, e la sua posizione la isolo' dagli altri afroamericani che al contrario premevano per l'assimilazione alla cultura bianca. La sua perorazione in difesa della vitalita' della cultura africana precede i movimenti culturali che iniziarono a fiorire negli anni Sessanta.

In tutto questo susseguirsi di eventi, la Hurston trovo' solo in un'occasione spazio per l'amore. Il 19 maggio del 1927 sposo' il suo compagno di studi alla Howard, Herbert Sheen, dal quale divorzio' quattro anni dopo.

Durante gli ultimi anni della sua vita i lavori della Hurston furono ignorati ed ella piombo' in uno stato di estrema poverta'. Lavoro' per un periodo come donna di servizio, bibliotecaria, supplente ed editorialista per il "Fort Pierce Chronicle". Alla fine del 1959 venne ricoverata al St. Lucie Welfare Home dove mori' il 28 gennaio 1960 per un grave disturbo cardiaco. Fu sepolta in una tomba senza nome nel cimitero di Fort Pierce. Nell'agosto del 1973 la scrittrice Alice Walker, determinante nel ristabilire la reputazione della Hurston, fece erigere una lapide con la scritta: "Zora Neale Hurston - A Genius of the South - 1901-1960 - Novelist - Folklorist - Anthropologist".

Zora Neale Hurston e' oggi conosciuta come una delle più importanti scrittrici afroamericane del XX secolo. Pochi sono i college e le universita' che non includono la lettura di almeno uno dei suoi libri. Il suo capolavoro, Their Eyes Were Watching God, scritto in sole sette settimane ad Haiti, e' stato favorevolmente paragonato al Native Son di Richard Wright ed e' tenuto oggi in grande considerazione.

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Fonti

Zora Neale Hurston, Dust Tracks on a Road - an autobiography, Harper Perennial, New York, 1996.

Deborah G. Felder, The 100 Most Influential Women of All Time, Carol Publishing Group, Orlando, 1996.

A.P. Porter, Jump at de Sun: the Story of Zora Neale Hurston, Carolrhoda Books, Inc. Minneapolis, Minnesota, 1992.

Robert E. Hemenway, Zora Neale Hurston, a Literary Biography, Champaign-Urbana: Illinois U. P., 1977.

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Giacomo Leopardi, Tutte le opere, Sansoni, Firenze 1969, 1988, 2 voll. per pp. CLVIII + 1488 (vol. I) e pp. IV + 1500 (vol. II).

- Giacomo Leopardi, Tutte le poesie e tutte le prose, Newton Compton, Roma 1997, pp. 1472.

- Giacomo Leopardi, Zibaldone, Newton Compton, Roma 1997, pp. 1200.

- Giacomo Leopardi, Poesie e prose (volume primo: Poesie), Mondadori, Milano 1987, 2003, 2006, pp. XCIV + 1114.

- Giacomo Leopardi, Poesie e prose (volume secondo: Prose), Mondadori, Milano 1988, 2006, pp. XIV + 1506.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2012 del 10 giugno 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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