[Nonviolenza] Telegrammi. 1981



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1981 del 10 maggio 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Il bambino nella valigia

2. Solidali con il Centro antiviolenza "Erinna"

3. Pochi giorni ancora per firmare la proposta di legge d'iniziativa popolare per la Difesa nonviolenta

4. "Opporsi al razzismo". Un incontro di riflessione e di testimonianza a Viterbo

5. Paolo Arena presenta "Crash" di James Graham Ballard

6. Segnalazioni librarie

7. La "Carta" del Movimento Nonviolento

8. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. IL BAMBINO NELLA VALIGIA

 

Siano abolite le scellerate misure razziste dei governi europei che violano i piu' fondamentali diritti umani.

Sia riconosciuto ad ogni essere umano il diritto di entrare in modo legale e sicuro nel continente europeo.

Sia riconosciuto a tutti gli esseri umani il diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

 

2. REPETITA IUVANT. SOLIDALI CON IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[Nuovamente diffondiamo]

 

Il gruppo di lavoro su "La nonviolenza in Italia oggi" e' solidale con il Centro antiviolenza di Viterbo "Erinna"; sottoscrive ed invita a sottoscrivere un contributo finanziario a sostegno delle sue attivita'.

Sostenere i centri antiviolenza e' oggi piu' che mai necessario; sostenere l'attivita' delle donne che aiutano le donne vittime di violenza e' oggi piu' che mai necessario.

Il Centro antiviolenza "Erinna" e' una risorsa preziosa, un bene comune, un servizio semplicemente indispensabile; chiediamo ad ogni persona di volonta' buona, ad ogni associazione solidale e ad ogni istituzione democratica di sostenere "Erinna".

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I contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

3. INIZIATIVE. POCHI GIORNI ANCORA PER FIRMARE LA PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA POPOLARE PER LA DIFESA NONVIOLENTA

 

Si concludera' il 15 maggio la raccolta delle firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per la "Istituzione e modalita' di funzionamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta" promossa a livello nazionale da varie reti di associazioni pacifiste, nonviolente e di solidarieta'.

Invitiamo chi ci legge a contribuire allo sforzo finale.

Per informazioni e contatti: segreteria nazionale della campagna "Un'altra Difesa e' possibile", c/o Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. e fax: 0458009804, e-mail: info at difesacivilenonviolenta.org, sito: www.difesacivilenonviolenta.org

 

4. INCONTRI. "OPPORSI AL RAZZISMO". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE E DI TESTIMONIANZA A VITERBO

 

Si e' svolto nel pomeriggio di sabato 9 maggio 2015 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione e di testimonianza sul tema: "Opporsi al razzismo: ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'".

L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio per le vittime delle stragi nel Mediterraneo.

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati estratti da fondamentali testi giuridici, documenti, saggi e testimonianze; particolare attenzione e' stata dedicata alla "Carta di Lampedusa".

Ancora una volta e' stato evidenziato che vi e' un modo semplice per far cessare immediatamente le stragi nel Mediterraneo: consentire a tutti gli esseri umani l'ingresso legale e sicuro nel continente europeo.

Ancora una volta e' stato evidenziato che il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.

Ancora una volta e' stato evidenziato che il primo dovere di ogni essere umano e di ogni ordinamento civile e' salvare le vite.

L'incontro si e' concluso con la riaffermazione dell'impegno a proseguire nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; per il disarmo e la smilitarizzazione; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

La nonviolenza e' in cammino.

 

5. LIBRI. PAOLO ARENA PRESENTA "CRASH" DI JAMES GRAHAM BALLARD

[Ringraziamo Paolo Arena per questo articolo.

Paolo Arena, critico e saggista, studioso di cinema, arti visive, weltliteratur, sistemi di pensiero, processi culturali, comunicazioni di massa e nuovi media, e' uno dei principali collaboratori del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che per anni si sono svolti con cadenza settimanale a Viterbo; nel 2010 insieme a Marco Ambrosini e Marco Graziotti ha condotto un'ampia inchiesta sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" con centinaia di interviste a molte delle piu' rappresentative figure dell'impegno nonviolento nel nostro paese. Ha tenuto apprezzate conferenze sul cinema di Tarkovskij all'Universita' di Roma "La Sapienza" e presso biblioteche pubbliche. Negli scorsi anni ha animato cicli di incontri di studio su Dante e su Seneca. Negli ultimi anni ha animato tre cicli di incontri di studio di storia della sociologia, di teoria del diritto, di elementi di economia politica. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio con iniziative di solidarieta' concreta.

James Graham Ballard (Shangai 1930 - Shepperton 2009) e' uno degli scrittori piu' interessanti del secondo Novecento. In Italia le sue opere, pubblicate a suo tempo in riviste e collane di fantascienza, da alcuni anni vengono riproposte da grandi case editrici in collane di letteratura tout court. Opere su James Graham Ballard: fondamentale il volume di "Re/search - edizione italiana", J. G. Ballard, Shake Edizioni, Milano 1994, cui rinviamo. Cfr. anche i vari materiali pubblicati nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" nn. 811-813]

 

James Graham Ballard, Crash (1973)

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1. La storia

Il protagonista della storia (un "Io" narrante chiamato estemporaneamente "Ballard") e' un produttore di spot pubblicitari inglese trovatosi coinvolto in un serio incidente stradale che ha ucciso un uomo e lasciato lui ferito e scosso.

Egli vive con la moglie Catherine, una hostess di volo del vicino aeroporto, con cui ha un rapporto "moderno" aperto ad una certa disinvolta promiscuita' alla ricerca di nuovi stimoli passionali.

A seguito dello scontro rimugina continuamente sulla morte, sulla carne, sulla materia di cui e' fatto il mondo e sull'automobile come microcosmo in cui gli uomini moderni vivono.

Si sente attratto per questo dalla vedova dell'uomo ucciso, dal suo dolore, dalle possibilita' di unione nate dall'impatto tra carne e metallo, dalla straordinaria continuita' tra organico ed inorganico possibile nel mondo meccanizzato che lo circonda; egli avverte la morte come legame erotico con la donna.

Conosce quindi il Dottor Vaughan, strano individuo che si aggira per ospedali, slarghi e svincoli, luoghi di incidenti stradali con una grossa auto ed equipaggiamento cinefotografico.

Vaughan lo si incontra in prima fila sul luogo di uno schianto automobilistico, sul bordo di trafficati cavalcavia quasi a condurre l'immenso traffico come fosse un'orchestra meccanica, nei luoghi deserti dimenticati dall' iperurbanizzazione.

Qualcosa lega "Ballard" a Vaughan ed Helen ed altri: il groviglio inestricabile di morte, eccitazione erotica, senso della deriva, attrazione per la "macchina" ed il suo senso.

Vaughan (e "Ballard") e' attratto dal congiungimento terminale tra carne e fluidi organici, materiali e fluidi sintetici, luoghi dell'urbanita' ipermoderna; Ballard entra quindi nello strano entourage di Vaughan: uno stuntman suicida, una donna gravemente storpiata da un grave incidente, la stessa Helen col suo carico di erotismo luttuoso.

Egli accompagna il Dottore nelle sue esplorazioni tecno-erotiche alla ricerca delle possibilita' di raggiungere finalmente quell'ultimo climax che per Vaughan si potrà verificare solo con la morte/estasi organica e biomeccanica di una divinita'/celebrita'.

Il piano/progetto di Vaughan e' infatti quello di far culminare queste possibilita'/traiettorie a velocita' folle nel corpo di una superstar del cinema (Elizabeth Taylor), quasi a convogliare finalmente ogni energia vitale, sessuale, tecnologica in un solo definitivo centro di questa sconfinata rete stradale e animica che impiglia tutta l'umanita', un centro situato appena oltre una cortina di carne da sfondare con l'acume perfetto del metallo.

I due si addentrano sempre di piu' in una fosca catabasi autostradale che avra' toni sempre piu' inquietanti e oscuramente sublimi (un sublime osceno carnale e sintetico) fino a coronarsi in una epifania iniziatica omoerotica di possesso carnale mediato dall'acciaio che segnera' il compimento della trasformazione di Ballard in Vaughan ed il conseguente passaggio di ruolo nel loro strano rapporto di possesso reciproco. Vaughan trovera' infine una morte rabbiosa e spettacolare nell'ambiente d'asfalto con cui ormai era in inscindibile simbiosi (morte con cui si apre l'opera tra l'altro).

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2. L'opera

Il piccolo disturbante libro di Ballard e' un punto importante raggiunto nella riflessione delle letterature sull'umanita', il mondo, la societa', la tecnologia, gli spazi vitali, la morte e il dolore. Un punto di non ritorno su cui sta in equilibrio l'uomo postmoderno impigliato tra le maglie della Struttura, creata ma ormai autonoma, quasi senziente.

Il racconto e' narrato in una prima persona vagamente estraniata, definito estemporaneamente nel discorso come "Ballard". Il periodare e' ampio, con una sintassi riccamente descrittiva (materica) di dettagli annodati ed incatenati che aggrovigliano la frase come fosse la carcassa di un'auto incidentata da esplorare proprio per rinvenirvi sempre nuove scoperte di frammenti sintetici ed organici, di traiettorie e tracce del fatto appena compiutosi: un "incidente" cioe' un fatto forse casuale di due cose che si trovano a voler essere nello stesso spazio ed allora vi si scontrano cercando di occuparlo e si compenetrano, coesistono, si fanno uno.

Il linguaggio (e la traduzione) e' ricco di fatti crudi, seppur attenuati da una certa terminologia anatomica temperata in maniera vagamente borghese, pudica seppure esplicita per l'epoca, fisiologicamente onesta, senza bisogno di termini gergali.

La prima persona singolare conferisce al testo un tono al di la' dello stile blues o noir che ci si aspetterebbe, giungendo al confine tra meditazione dark e voyerismo da specchietto retrovisore, tra discorso interiore e precipitazione introspettiva.

La lingua pornografica (ob-scena, quasi omettesse dei nondetti fondamentali, ancor piu' eccitanti e dolorosi del narrato) e' una sublime sconcezza e non si ha disagio dei corpi devastati dalle ferite, degli atti di una carnalita' dolcemente brutale - non si ha disagio almeno fino a quando le anime non lasciano questi corpi ibridi ne' vivi ne' morti, fatti di umanita' e macchine compenetrantisi terminalmente - e anche in quell'ultimo momento, dalle carcasse di carne o metallo emana ancora una strana e quieta poesia post-apocalittica, quasi a presagire il mondo a venire vissuto ormai solo dall'inanimato, rimasto padrone di questo pianeta un tempo abitato dai fragili esseri umani e dalle loro cose, congiunti in unione inestricabile e stritolatrice.

Stilisticamente e concettualmente e' un'opera al centro del dibattito dell'epoca sulla societa' iperurbanizzata ed edificata in maniera assoluta, sulla societa' implacabile divoratrice, sulla solitudine, la disintegrazione, la disperazione erotica e tanatologica dell'uomo postmoderno intrappolato in gabbie di cemento, cristallo, acciaio e carne o in gabbie patinate, di cellulosa, catodiche.

Il visibile e' interamente invaso di artefatti quasi non fosse piu' possibile un mondo non costruito (gia' tema del Ballard "scrittore di fantascienza") e l'umanita' incapace a districarsi tra direttrici, interstizi, lotti, cubicoli, grovigli di metallo oliato e parti anatomiche roride di umori.

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3. Una geografia post-umana

Fatto fondamentale dell'opera ballardiana e' la relazione tra l'uomo e lo spazio: l'uomo abita lo spazio che possiede l'uomo; l'uomo manipola lo spazio che fa l'uomo.

Posizionandosi a meta' strada tra la psicogeografia situazionista ed i non luoghi di Marc Auge' (con una certa assonanza a certi temi di Baudrillard), Crash vive sulle immense tangenziali intasate della periferia londinese che e' gia' fantascienza, tangenziali che portano su altre tangenziali, raccordi, rampe di accesso, sterrati, parcheggi, piazzali, "retro" degli imponenti casermoni della societa' del consumo e del controllo; aeroporti, centri commerciali, magazzini, studi cinematografici, templi dell'annientamento umano e del soffocante spreco di spazio vitale.

Immaginiamo dove abitino questi esseri post-umani: case working-class che immaginiamo morte ma invase di telerumore, vecchie di una vecchiaia vampirizzata, i salotti buoni ancora avvolti nel cellofan, le carte da parati claustrofobiche, la frutta finta al centro della tavola, l'atmosfera a meta' tra l'ipocrisia benpensante e l'ultraviolenza hooliganista, a meta' tra la satira surrealista dei Monty Python e quella allucinata di "Arancia Meccanica" (o di certi film di Anderson come "If")  - e case radical chic dove si fuma hascisc, si ascolta musica d'avanguardia, ci sono opere d'arte contemporanea e sgargianti plastiche di design (come il membro di plastica arancio con cui Alex - McDowell in "Arancia Meccanica" commette un omicidio), case di esili bevitori di cocktails di ritorno dall'India, del miglior Jet-Set alternativo londinese.

Questa e' la societa'/mondo di Crash. Luoghi urbani e luoghi umani: l'abitacolo dell'auto come corpo esterno in cui si trascorrono vite diretti verso nessun-dove, macchina corpo che e' eiserner kafig contenente una fleischer kafig, una gabbia di carne a comprimere un universo interiore in espansione, a farlo implodere; milioni di universi che si sfiorano ad alta velocita' ma non si incontrano mai, separati da membrane di vetro ed acciaio attraverso le quali non e' possibile alcuna osmosi di umanita' se non tramite gli orifizi del piacere - siano gli organi genitali o le nuove aperture del dolore schiantate nei corpi umani da qualcosa di inorganico che cerca di uscire dal mondo ed entrare nel corpo/inner-space o viceversa (ricorda l'atto inseminante ed il conseguente parto letale di "Alien").

Luoghi, mappe: la rete demenziale e borgesiana di strade dirette verso altre strade, la trappola semovente che imprigiona tutti e conduce verso le tappe prestabilite della servitu' - ma anche mappe umane incise sulla carne, costellazioni di cicatrici a disegnare un nuovo oroscopo di piaceri possibili impensati dall'anatomia naturale, ma creati dall'individuo post-umano ballardiano che e' gia' in questo un oltreuomo, un cyborg, un mutante - uno che modifica in opera d'arte il proprio o l'altrui corpo (come certi movimenti estremi tipo la "Body Modification Community") mediante la tecnologia degli artefatti.

Corpi come luoghi allora e corpi/luoghi liberati seppure in gabbia, anatomie risensate, spazi della servitu' riusati e temporaneamente liberati da atti di piacere e violenza sovversivi, ancora impigliati in questa griglia certo, ma nei suoi snodi/punti focali (e "nipotini" di Ballard infatti possono considerarsi il Punk, le occupazioni, le T.a.z. di Hakim Bey, il Cyberpunk certo post-situazionismo primi anni '90, certo nuovo nomadismo urbano del movimento dei Free Parties eccetera).

I situazionisti avevano capito bene che viviamo in un mondo costruito per dominarci e cercavano di fendere questa rete con atti di poetica demenziale di rifiuto delle traiettorie imposte: "Voi siete qui, dovete andare li'". Il trasporto privato su gomma alimentato da idrocarburi e' il sistema circolatorio del corpo del dominio. L'uomo ballardiano di "Crash" non lo combatte, ma lo abita alle estreme conseguenze dandovisi e prendendone cio' che tutti sognano, consumare al livello piu' estremo: consumare la carne, il sangue, la vita e persino il divino, seppur sustanziato nella star hollywoodiana.

L'abitacolo quindi come corpo esteso: le minuziose descrizioni degli apparati e delle decorazioni narrate come opere d'arte, come particolari anatomici (parimenti descritti), con amore; l'abitacolo come unico spazio in cui la vita sembra ancora possibile perche' la gabbia imprigiona ma protegge dal mondo, avvolge i corpi come una seconda pelle, comunica, vive una nuova vita tecnorganica in un mondo dove la vita biologica non e' (sara') piu' possibile - il mondo e' un luogo di morte, la vecchia vita di carne e' destinata a morire. Gli spazi inservibili tra un centro commerciale e l'altro sono gli unici spazi rimasti inoccupati e percorrerli e' l'unica possibilita' di movimento (semi)autonomo rimasta all'uomo - a quegli uomini cosi' ispirati e pazzi da andare "off the grid" e incontrarsi in questi spazi annullati per congiungersi in atti di estrema umanita'.

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4. La materia, l'estasi tecnorganica

Questi luoghi appena descritti sono occupati o attraversati dalla materia.

Materia stabile e quasi eterna, costruita dall'uomo ma ad esso sopravvivente, quasi che questo incauto prometeo si fosse messo a giocare con il creato contravvenendone certe regole: ma e' comunque un uomo ordinatore, mai creatore. Anche il piu' elaborato degli artefatti infatti e' composto di materia manipolata, trasmutata, elaborata dalle conoscenze umane da qualcosa in qualcos'altro: materia informe divenuta palazzi, capannoni, tangenziali, automobili, cristalli, spartitraffico. Materia trasferita da un punto all'altro per mezzo dell'atto della velocita', in una frenesia cubofuturista che congela i singoli istanti di esistenza in luoghi diversi e mostra l'istante esatto in cui una cosa esiste in due luoghi diversi contemporaneamente poiche' non e' gia' del tutto in uno e non ancora del tutto in un altro.

Nel racconto di Ballard la materia e' molto importante. Cio' di cui sono fatte le cose e quindi la loro sostanza e quindi il loro senso di esistere perche' la materia e' viva quando e' coerente con la propria natura: il metallo e' duro e veloce; il cristallo aguzza e fragile tempesta tagliente; la plastica ottusa, eterna, aliena nella sua compattezza polimerica; la pelle calda, appiccicosa, facile alle colature di umori; l'asfalto morbido tappeto-lingua su cui tutto rimane invischiato; il cemento la pasta marziale di cui e' fatto il dominio dell'uomo sulla natura e sull'uomo. Una concezione profondamente modernista della materia, descritta con amore ed attenzione questa natura artefatta, e proprio per questo eterna e sopravvivente la vita del proprio creatore quasi a punirlo per la sua arroganza. Gli sterrati, gli alberi sparuti tra una strada e l'altra, i cortili luridi dove sopravvive una striminzita vegetazione sono essi il nuovo inquinamento di questo mondo geometrico e resiliente sul quale sbocciano i lampioni, volteggiano ronzando prostitute, galoppano branchi ordinati di vetture, sorgono imponenti montagne di "concrete" (cemento in inglese), scorrono impetuose le tangenziali e ci si conficcano pezzi di metallo e vetro nel corpo.

Materia raccontata con l'amore con cui si assiste un caro che muore, perche' l'epoca in cui l'organico diviene inorganico e' un'era di trapasso ("Lunga vita alla nuova carne!" dira' Cronenberg in un altro film sul post-umano), il tempo che resta agli uomini per vivere prima che essi stessi siano sostituiti e la loro materia/carne trasmuti in materia sintetica, quasi a dirci che la vita non ha piu' bisogno di essere biologica per potersi definire tale - un preludio quindi alla vita senza carne della fantascienza che sarebbe venuta di li' a pochi anni, anime perse nella griglia/matrice immateriale ma esistente, fatta di puro cogito.

La materia carne esiste in armonia con le altre, organico ed inorganico coesistono ed imparano ad essere in simbiosi, l'uno trasferisce un po' di se' all'altro: la poesia permea le cose e la logica (geometria cartesiana dell'architettura funzionale) protegge l'uomo dalla pazzia somministrandogli una pazzia controllata che e' l'alienazione, il farsi altro da se' per non esplodere la propria umanita' ormai inadeguata all'ultramoderno, ormai retaggio del mondo naturale che si e' estinto il giorno in cui una mano impugno' una pietra e la uso' per spaccarne un'altra (la continuita' apocalittica di "2001 odissea nello spazio").

Ma c'e' anche la materia non solida in "Crash" ed ha molta importanza: il carburante delle vetture, il vino, l'olio lubrificante, i fluidi corporei; questa nuova linfa pseudo-organica (in fondo i composti di sintesi derivati dal petrolio furono vita eoni fa) scorre e schizza, traccia profezie geroglifiche della nuova esistenza, prosciuga la vita dai corpi in orgasmo terminale ed apocalittico, splende in opacita', si fa perla, specchio, percolazione di umore da corpo cavernoso. La liquidita' e' lo stato intermedio della sostanza da cui nasce sollevandosi la vita ed a cui la vita torna, e' melma primordiale, petrolio (propellente "vivo"), liquido amniotico che protegge e sostiene la vita ma da cui la vita deve staccarsi, affogando alla prima aria che entra nei polmoni.

La sintesi materica ballardiana canta un nuovo uomo che per esistere nel mondo artificiale apre il proprio corpo a corpi estranei e crea nuovi orifizi in cui questa materia possa penetrare e nuove possibilità di umanita' vengano ad esistere, si adattino come i Borg della serie "Star Trek": una razza post-organica che assimila parti di inorganico e da' il via alla prossima configurazione della vita.

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5. I cavalieri della tecno-apocalisse

L'umanita' che conosciamo in "Crash" e' un'umanita' completamente travolta dal postmoderno.

Il protagonista "Ballard" e' un adepto nuovo di questo strano culto della tecnomorte e viene accompagnato da Vaughan nel mondo della poesia tangenziale e terminale; accompagnato fino a divenirne una sorta di successore o completamento, essendo il suo tormento interiore piu' temperato. Egli scopre queste nuove possibilita' di dolore e piacere ai confini del mondo della morte e vi rimane invischiato fino a livelli estremi seppure mai letali come il suo maestro; egli immagina le possibilita' in cui la propria moglie possa giungere al limite del piacere e della vita, a non interrogarsi piu' sul senso della vita e della morte ma a cercarlo in prima persona, fino in fondo alle conseguenze. L'atto sessuale tra lui e Vaughan potrebbe essere il completamento di questo viaggio in cui tutto il sapere del maestro e' trasmesso all'allievo che lo possiede carnalmente. Per lui e' abbastanza, le possibilità di quella serie di eventi si sono realizzate ed egli non avverte la stessa urgenza di Vaughan a raggiungere il punto di non ritorno, ma se ne fa premuroso accompagnatore, consapevole della necessita' che l'irreparabile avvenga. Mentre la potenza sessuale di Vaughan esplode senza alcun compromesso, la sua e' mediata dal matrimonio (dal compromesso) e dall'appartenenza ad una certa societa' radical-chic in cui tutto e' trastullo con cui trascorrere qualche serata, salvo poi trasformarsi in una ricerca di senso; per Vaughan invece e' il senso, e' la vita stessa: non e' piu' possibile rientrare nel mondo "normale" perche' Vaughan e' un'avanguardia nel mondo che sara' normale: un mondo dove l'atrocita' e' il quotidiano e cio' non potra' essere negato.

Vaughan e' un anti-apollo, una potenza oscura, un figlio prediletto di questa societa' da cui sara' fagocitato con le carni straziate - forse persino un nuovo Cristo, unto di olio lubrificante, trafitto da una lancia-paraurti e crocifisso tra le lamiere affinche' i tecnopeccati della societa' futura siano rimessi.

Vaughan traghetta Ballard al di la' di questo notturno fiume di auto e gli mostra come un veggente le misteriche geografie del mondo, le segrete ley-lines che pompano energia mistica nelle vene di questa smisurata tecnocrazia abitata di automobili abitate di esseri umani che vanno continuamente, anche se non importa dove.

Le altre figure umane sono abitanti di questo strano mondo: lo stuntman pazzo lanciato in folle corsa contro la morte poiche' ormai intossicato mortalmente dalla velocita' terminale, la donna storpiata da un grave sinistro e divenuta simbolo dell'erotismo biomeccanico della futura umanita', la vedova segnata dalla morte come ultimo atto erotico, la moglie di Ballard coinvolta in una ricerca di sensualita' sempre piu' estrema (ma ignara che cio' per il marito significhi immaginare la sua morte).

E naturalmente Elizabeth Taylor, la divinita'-star con la cui morte l'umanita' potrebbe sollevare lucrezianamente gli occhi dalla sua sottomissione ed avere davanti a se' finalmente una infinita gamma di possibilita' di completezza, essere un uomo nuovo che piu' che liberarsi del divino lo ha riconosciuto di nuovo come creato, l'uomo creatore del proprio creatore; la star la cui immagine e somiglianza e desiderabilita' include nella propria forma iconica la sintesi definitiva di tutta l'umanita' presente e futura, una sublimazione, un unico essere umano la cui esistenza completa renda innecessarie tutte le altre, tanto il suo essere medio. L'icona warholiana delle star luccicanti ma con gli occhi morti, le aristocrazie nonmorte ritratte da Goya, la Taylor schiantata e sanguinante tra i rottami di Ballard: semidei che scopriamo essere fatti di sangue e carne e cio' definisce la loro perfezione divina piu' che annullarla, annuncia la possibilita' di un'assimilazione mediante teofagia.

E' interessante notare come durante le descrizioni degli incidenti reali e possibili l'autore definisca sempre i protagonisti in base al loro ruolo all'interno della societa' (del consumo): una prostituta, una segretaria, una dottoressa, un contabile. E' come se con loro morisse il personaggio che interpretano e quindi si estinguessero le maschere umane della societa' post-fordista; i fluidi organici, la carne, il dolore ed il piacere sono uguali per tutti quanti e tutti nell'atto di spargerne o provarne ritornano ad uno stato di umanita' primordiale permesso dalla santa neutralita' della macchina che ama tutti indistintamente.

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6. I nipotini di Ballard

Scrittore del Novecento, scrittore del futuro e del presente, Ballard vive alcuni anni in Cina con la famiglia (il padre era un dirigente d'azienda) e poi torna in Inghilterra. Iniziati gli studi di medicina (psichiatria) a Cambridge, li abbandona per la scrittura. In questo periodo e' vicino al surrealismo, al confine tra arte e psichiatria. In Canada come militare conosce la science fiction americana ed al ritorno in Gran Bretagna lavora nell'editoria, e' un organizzatore culturale, e' vicino agli ambienti della pop-art e delle avanguardie artistiche. Trasferitosi nel sobborgo Londinese di Shepperton (dove si svolge "Crash") si dedichera' alla scrittura a tempo pieno. "La mostra delle atrocita'" e' uno dei suoi lavori piu' sperimentali e interessanti - che lo accosta ufficialmente al "postmoderno", termine con cui spesso certa critica accademica ha cercato di recuperare alla propria dottrina le letterature estreme ed indomabili come appunto quella ballardiana. Molto noto ed apprezzato il romanzo quasi autobiografico "L'impero del sole" del 1984, da cui Spielberg ha tratto un film: racconta l'esperienza di un giovane occidentale in oriente durante la guerra.

Se "Crash" (assieme a "La mostra delle Atrocita'") e' un'opera nella contemporaneita' letteraria e sociopolitica - come stile e come contenuti, suggerisce anche l'agenda per un dibattito futuro che giunge fino ai giorni nostri ed oltre. La narrativa di anticipazione legge il presente e ne nutre le ramificazioni proiettandosi nei futuri possibili senza tuttavia indicare la strada, come certa fantascienza positivista della cosiddetta eta' dell'oro. Mai didascalica, spesso mostra per contrasto, inversione, paradosso stimolando l'intelligenza del lettore a funzionare in proprio, urticandone la sensibilita', sconvolgendone le certezze. Il modo in cui Ballard canta una strana poesia nera della periferia londinese e' lo sguardo acuto dell'intellettuale affinato da una sensibilita' militante che solo gli autori di opere cosiddette di fantasia riescono a provare nei confronti del mondo e dell'umanità. E' canto degli ultimi/primi, questi prototipi umani che realizzano il mondo che li circonda alle estreme conseguenze ed in questo modo si immolano per il lettore che si e' immedesimato in loro, con una certa fatica.

L'onda lunga della fantascienza, fattasi ormai "sociale" ed ormai in procinto di rientrare sul pianeta terra dopo lunghi e spesso strampalati viaggi negli universi piu' disparati, trascina nella risacca il senso di ottimismo divertito con cui autori del passato si proiettavano nei futuri possibili. Letteratura frattale di universi frantumati e concentrici, molecolare e modulare, universalista ma non generica, comprensibile da tutti nella sua scientificita' comunque rigorosa.

I diversi tentativi di produrre una nuova umanita' nella seconda meta' del Novecento devono tutti qualcosa alla cosiddetta narrativa di anticipazione, le sono anzi organici - cosi' come certa arte attinge appieno agli universi frantumati del secolo breve in cui si e' annullata la distanza, strizzato il tempo, disfatta la materia, sconfitto la tenebra, scisso l'atomo e guardato l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande con occhio fin troppo disincantato; il secolo in cui si e' sconfitto il dio e si e' sterminato il suo popolo eletto.

Ma non e' una letteratura arresa: canta la tenebra ed il degrado dell'umanita' ma ne celebra profondamente la dignita' grazie a protagonisti sempre piu' umani (soprattutto quando non lo sembrano: il cyborg dickiano, le intelligenze artificiali di Gibson eccetera), antieroi partoriti dalla narrativa di genere e cresciuti nell'epoca del sospetto, degli estremismi, delle sperimentazioni lisergiche, della rivoluzione sessuale, di quella cibernetica.

Nel caso di Ballard poi e' una letteratura che spesso si sfalda nell'inquinamento mentale della societa' dei media, nel rumore, nel bombardamento visivo delle periferie metropolitane.

E c'e' anche quella sensazione tipicamente trasmessa dai media che nella modernita' non ci sia altra vita se non quella urbana, che la cosiddetta natura non sia che un peso da eliminare consumando, cosa che ci fa sembrare quasi impossibile una fantascienza "di campagna" relegando il monopolio sulla natura rigogliosa al fantasy, poiche' quando c'e' nella fantascienza - per lo piu' vecchia - e' un rigoglio sempre minaccioso ed inquietante, al limite catastrofico.

Molte subculture e movimenti artistici sembrano aver ereditato da Ballard e da quel tipo di riflessione il proprio tema: il Punk, l'attivismo informatico, i movimenti di riappropriazione degli spazi urbani come le occupazioni, il nomadismo dei cosiddetti travellers (la subcultura techno-rave che ha fatto del riuso della tecnologia di scarto e degli spazi abbandonati il suo principale motivo ispiratore), il transumanesimo, le piu' interessanti riflessioni sulla modernita' (Baudrillard), altri movimenti fondati sull'adunata clandestina che libera provvisoriamente spazi del dominio.

Nell'arte visiva un rapporto d'elezione con la poetica ballardiana lo ha il regista Cronenberg, spesso esploratore di queste nuove possibilita' della carne e della materia inorganica ma animata, dell'elettronica, della videoapocalisse e della biomeccanica. A parte la trasposizione di "Crash", Cronenberg esplora questa narrativa lucida e allucinata con opere come "Videodrome", la trasposizione de "Il pasto nudo" di Burroughs, "Existenz" e altre.

L'accostamento Ballard-Burroughs (altro fuori-casta spesso bollato come postmoderno) e' visibile anche dalla prefazione all'edizione italiana di "La mostra delle Atrocita'" e proprio nello stile di quest'opera il tratto che forse li unisce di piu': la tecnica del cut-up, la prossimita' concettuale con certa videoarte piena di interferenze, interferenze di una mente corrosa dalla droga (Burroughs) o bombardata dalle immagini della "reclame".

Penso pero' anche ad opere estreme come "Tetsuo, the Iron Man" di Tsukamoto, in cui il protagonista sostituisce progressivamente la propria anatomia umana con componenti tecnologiche alla ricerca di un piacere ed un dolore sempre piu' estremi e di uno stato di esistenza successivo all'umanita' organica.

E anche certa cultura del postapocalittico deve molto a questo genere di riflessione, perche' le distese sconfinate di auto e caseggiati altro non sono che i rottami pieni di cadaveri di quell'immaginario, rottami tra i quali ancora forse si aggira qualche nonmorto ansioso di sbranare carne umana.

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7. Ballard l'inglese

In conclusione vorrei riflettere sul fatto che solo un intellettuale di formazione europea, britannica, imperialista (anche in senso internazionalista) avrebbe potuto affrontare una simile riflessione senza degenerare in esaltazione tecnofeticista.

Se l'autore fosse stato americano ci saremmo trovati di fronte ad una scorribanda ad alto numero di ottani celebrante in qualche modo la caduta ed il declino del mondo del capitale (gli Zombies di Romero, i vari postapocalittici ultraviolenti o ecopredicatori), subendo l'americanita' dell'idea di societa' dove l'auto in un modo o nell'altro e' necessaria a tutti essendo una societa' dispersa, ampia, asfaltata. In Inghilterra no: i protagonisti ballardiani sono i cavalieri di una rotonda stradale che hanno abbandonato i cavalli e si fiondano a tutta velocita' alla ricerca di un graal di carne e sangue in una terrasanta piena di offerte speciali e distributori di benzina e fast food e voli low-cost. Ballard europeo (e asiatico) percepisce che c'era un mondo prima di tutto questo, un mondo con la sua poesia; ora ce ne sta un altro e deve avere una poetica propria per quanto decadente, nichilista, tutt'altro che senza macchia e senza paura, fatta di cavalli d'acciaio e castelli di cemento, in cui in sostanza la damigella piu' che issata sul proprio destriero vada investita con l'auto.

 

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- AA. VV., U.S. Confidential, "Limes. Rivista italiana di geopolitica", n. 4, aprile 2015, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2015, pp. 232 (+ 20 tavole fuori testo), euro 14.

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Riletture

- Francesca Maria Corrao (a cura di), Giufa' il furbo, lo sciocco, il saggio, Mondadori, Milano 1991, pp. 192.

 

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

8. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1981 del 10 maggio 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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