[Nonviolenza] Telegrammi. 1698



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1698 del 14 luglio 2014

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Solo la nonviolenza

2. Carlo Sansonetti: Siamo in emergenza

3. "L'architettura bizantina da Costantino a Giustiniano". Un incontro di studio

4. Una bozza di lettera al governo

5. Una bozza di lettera ai parlamentari

6. Una bozza di lettera ai Comuni

7. Francesco Gesualdi: Ripensare il lavoro

8. Alcune pubblicazioni di Francuccio Gesualdi e del "Centro nuovo modello di sviluppo"

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. SOLO LA NONVIOLENZA

 

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Cessi il massacro a Gaza.

Cessino tutte le guerre e tutte le uccisioni.

Vi e' una sola umanita'.

Pace, disarmo, smilitarizzazione dei conflitti.

Rispetto della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. APPELLI. CARLO SANSONETTI: SIAMO IN EMERGENZA

[Riproponiamo il seguente appello dell'Associazione Sulla Strada onlus (per contatti: via Padre Pio da Pietralcina 15, 05012 Attigliano (Tr), tel. 0744992760, sito: www.sullastradaonlus.com, e-mail: info at sullastradaonlus.com).

Carlo Sansonetti e' l'amico che tutti vorrebbero avere per amico nell'ora del bisogno, una delle persone che illuminano il mondo con la loro bonta']

 

Per favore, leggete e condividete questo appello.

Cari amici,

abbiamo bisogno di condividere con voi il dramma che stiamo vivendo in questi giorni: questo mese non sappiamo ancora se riusciremo a garantire ai 300 bambini della scuola in Guatemala il cibo e l'assistenza di cui hanno bisogno.

Lo stesso vale per i bambini della casa-famiglia in Italia: non abbiamo piu' la possibilita' di sostenere le spese per il loro mantenimento, costi che dovrebbero essere sostenuti dalle istituzioni italiane che, come ben sapete, ci hanno abbandonato ormai da tempo.

Abbiamo bisogno di un aiuto urgente.

E' venuto dunque il tempo della notte. E' un tempo naturale che ha certamente il suo termine ("ogni notte e' promessa di una nuova aurora"). Ma noi siamo "figli della luce" e, quando arriva, lottiamo con tutte le nostre forze contro il buio.

Si sa che in tempo di crisi i primi a soccombere sono sempre i piu' deboli e noi percio' vi lanciamo un "help", un'accorata richiesta di aiuto, perche' questo non sia vero per noi: nelle famiglie sane si convogliano tutte le risorse sui figli piu' gracili. E insieme, tutti noi, siamo una meravigliosa famiglia sana che vuole vita e forza per i suoi figli piu' a rischio.

Se ciascuno di noi in questo mese di luglio fara' un bonifico di soli 10 euro a favore dell'Associazione Sulla Strada, io sono certo che bastera' per farci superare indenni questo pericoloso momento, perche' "la somma di tanti pochi fa il molto".

Sono sicuro che sentirete e penserete come me e insieme con voi abbraccio i nostri bambini con la forza dell'amore e della solidarieta',

Carlo Sansonetti, fondatore dell'Associazione Sulla Strada

*

Come aiutare:

c/c postale: n. 12055059

c/c bancario: BANCA POPOLARE ETICA IBAN: IT 56 F 05018 03200 000000 114501

Se vuoi fare una donazione per aiutare i bambini della Casa Famiglia in Italia, le coordinate sono:

BANCA PROSSIMA: IT57W 03359 01600 1000 000 7172 8

*

Associazione Sulla Strada onlus, via Padre Pio da Pietralcina 15, 05012 Attigliano (Tr), tel. 0744992760, sito: www.sullastradaonlus.com, e-mail: info at sullastradaonlus.com

 

3. INCONTRI. "L'ARCHITETTURA BIZANTINA DA COSTANTINO A GIUSTINIANO". UN INCONTRO DI STUDIO

 

Si e' svolto nel pomeriggio di domenica 13 luglio 2014 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio su "L'architettura bizantina da Costantino a Giustiniano", con la partecipazione di Giselle Dian.

*

Giselle Dian, studiosa di fenomeni artistici e comunicazione multimediale, disegnatrice, pittrice, grafica, collaboratrice del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, fa parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta"; nel 2010 ha realizzato un ampio studio su Keith Haring dal titolo "Keith Haring: segno artistico, gesto esistenziale, impegno civile", per il quale ha anche effettuato una serie di interviste a varie personalita' di vari campi del sapere (critici d'arte, filologi, filosofi, psicologi, sociologi, storici, operatori sociali, studiosi dei nuovi linguaggi artistici e dei media...). E' impegnata in esperienze di solidarieta' concreta e di volontariato. Ha pubblicato saggi, interviste e recensioni sul quotidiano telematico "La nonviolenza e' in cammino"; ha tenuto conferenze presso biblioteche pubbliche, mostre in spazi di impegno sociale e culturale, e sta realizzando un progetto artistico sui temi della memoria storica e della dignita' umana.

 

4. PROPOSTE D'INIZIATIVA. UNA BOZZA DI LETTERA AL GOVERNO

 

Al/alla Ministro/a ...

Oggetto: proposta di un impegno suo personale, ovvero collegiale nell'ambito del Consiglio dei Ministri di cui fa parte, per la promozione e l'adozione di un atto normativo che disponga la formazione di tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'addestramento all'uso delle risorse teoriche e pratiche della nonviolenza

Gentile ministro/a ...,

le scrivo per formularle la richiesta di un atto legislativo ovvero regolamentare che disponga la formazione di tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'addestramento all'uso delle risorse teoriche e pratiche della nonviolenza.

Non vi e' bisogno di sottolineare la grande utilita' di tale formazione e addestramento, dovendo le forze dell'ordine intervenire anche in situazioni assai critiche, in cui le risorse della nonviolenza possono essere di insostituibile utilita'.

Distinti saluti,

FIRMA

LUOGO, DATA

Post scriptum: segnalo che una minima documentazione essenziale e' disponibile nella rete telematica, ad esempio nel fascicolo n. 1627 del 4 maggio 2014 dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino", url: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2014/05/msg00003.html

INDIRIZZO COMPLETO DEL MITTENTE

 

5. PROPOSTE D'INIZIATIVA. UNA BOZZA DI LETTERA AI PARLAMENTARI

 

Al/alla senatore/senatrice/onorevole ...

Oggetto: proposta di presentazione di un disegno di legge affinche' tutti gli appartenenti alle forze di polizia statali e locali siano formati alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza

Gentile parlamentare,

le scrivo per formularle una proposta: di voler presentare un disegno di legge affinche' tutti gli appartenenti alle forze di polizia siano formati alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza.

Lei gia' sapra' che un analogo disegno di legge fu gia' presentato nel 2001, dopo la tragedia di Genova, sottoscritto da parlamentari di tutti gli schieramenti politici, ma allora non fu poi "calendarizzato" nei lavori parlamentari e quindi non giunse a buon fine.

Non vi e' bisogno di sottolineare la grande utilita' di tale formazione e addestramento, dovendo le forze dell'ordine intervenire anche in situazioni assai critiche, in cui le risorse della nonviolenza possono essere di insostituibile utilita'.

Distinti saluti,

FIRMA

LUOGO, DATA

Post scriptum: segnalo che una minima documentazione essenziale e' disponibile nella rete telematica, ad esempio nel fascicolo n. 1627 del 4 maggio 2014 dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino", url: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2014/05/msg00003.html

INDIRIZZO COMPLETO DEL MITTENTE

 

6. PROPOSTE D'INIZIATIVA. UNA BOZZA DI LETTERA AI COMUNI

 

Al Sindaco del Comune di ...

e per opportuna conoscenza:

a tutti gli assessori della Giunta Comunale

a tutti i consiglieri del Consiglio Comunale

alla Segretaria generale del Comune

Oggetto: Proposta che il Comune di ... realizzi un corso di formazione alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza per tutti gli operatori del Corpo di Polizia Locale.

Gentile sindaco,

forse sapra' gia' che in varie realta' territoriali, da Milano a Palermo, da diversi anni si svolgono attivita' di formazione alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza per gli operatori dei vari Corpi di Polizia.

La nonviolenza appronta infatti strumenti di grande utilita', anche dal punto di vista comunicativo e relazionale, per gli operatori pubblici che nello svolgimento delle loro delicate funzioni possono trovarsi a dover fronteggiare situazioni complesse e critiche.

Con la presente lettera si avanza la proposta che il Comune di ... realizzi un corso di formazione alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza per tutti gli operatori del Corpo di Polizia Locale.

Distinti saluti

FIRMA

LUOGO, DATA

Post scriptum: segnalo che una minima documentazione essenziale e' disponibile nella rete telematica, ad esempio nel fascicolo n. 1627 del 4 maggio 2014 dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino", url: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2014/05/msg00003.html

INDIRIZZO COMPLETO DEL MITTENTE

 

7. TESTI. FRANCESCO GESUALDI: RIPENSARE IL LAVORO

[Ringraziamo di cuore Francuccio Gesualdi (per contatti: tel. 050826354, fax: 050827165, e-mail: coord at cnms.it, sito: www.cnms.it, blog: http://blog.francescogesualdi.eu/) per averci consentito di ripubblicare il seguente estratto dal suo libro Facciamo da soli. Per uscire dalla crisi oltre il mito della crescita: ripartiamo dal lavoro e riprendiamoci l'economia, Altreconomia edizioni, Milano 2012.

Francuccio Gesualdi e' stato allievo di don Lorenzo Milani nell'esperienza della scuola di Barbiana, e' animatore dell'esperienza del "Centro nuovo modello di sviluppo" di Vecchiano, insieme a padre Alex Zanotelli ha promosso la nascita della "Rete di Lilliput", e' da sempre impegnato in molte iniziative concrete di solidarieta' e di difesa dei diritti umani e dell'ambiente, ha contribuito in misura decisiva a far nascere e crescere in Italia la consapevolezza, l'azione e le reti del consumo critico ed etico, del commercio equo e solidale, degli stili di vita sobri e responsabili, della solidarieta' dei consumatori del Nord del mondo con i lavoratori del Sud contro la violenza sfruttatrice delle multinazionali, dell'impegno contro la trappola del debito che dopo averli rapinati affama e strozza i popoli, dell'azione per garantire a tutta l'umanita' il diritto al cibo, all'acqua, a un ambiente vivibile, alla dignita']

 

La ristrutturazione della produzione comportera' la chiusura di alcuni comparti e il potenziamento di altri. Nella logica dei travasi, il saldo occupazionale finale potrebbe essere pari. Ma rimane l'incognita della riduzione dovuta a uno stile di vita piu' sobrio, alla fine potremmo registrare una perdita massiccia di posti di lavoro. Un problema aggravato dall'avanzare dell'innovazione tecnologica che introduce sempre piu' macchine ed espelle lavoro. Lo stesso fenomeno che ha impedito perfino alla crescita di creare lavoro. In Italia il prodotto lordo e' passato da 300 miliardi di euro nel 1960 a 1.500 nel 2011, praticamente si e' moltiplicato per cinque, ma l'occupazione e' rimasta pressoche' la stessa in rapporto alla popolazione. Se nel 1960 gli occupati rappresentavano il 40% della popolazione, 20 milioni su 50 milioni di abitanti, nel 2011 erano il 38%, 23 milioni su 60 milioni di abitanti (1). Dimostrazione pratica che per creare occupazione, dovremmo avere un tasso di crescita fuori da ogni prospettiva economica e ambientale.

La situazione e' cosi' chiara che la capisce perfino un bambino. Chi invece non la capisce, o forse fa finta di non capirla, sono i sacerdoti del sistema. Economisti, imprenditori, politici, editorialisti, perfino sindacalisti, continuano a dirci che la soluzione dei nostri mali e' la crescita, che pero' non viene da sola. La strada per raggiungerla e' la competitivita', la disponibilita' ad abbassare le mutande per indurre le imprese a correrci dietro.

Questa e' la logica di un governo come quello Monti che ha come unico obiettivo l'aumento del Pil, prima ancora che per creare occupazione per aumentare la ricchezza da mettere a disposizione dello stato affinche' possa onorare i suoi debiti.

L'interesse finanziario e' preminente rispetto all'interesse sociale. E siccome viviamo in un'economia globale, per ottenere la crescita bisogna creare le condizioni affinche' gli investitori presenti in Italia non scappino piu' ed anzi ne arrivino di nuovi, magari cinesi o sudcoreani, non per produrre cio' che serve agli italiani, ma per competere nel grande mercato globale.

E come fare per spronare i capitalisti, quei pochi che ancora investono in attivita' produttive, a investire da noi invece che in Polonia o Ungheria? Garantendo un contesto allettante: basse tasse, basse regole ambientali, mano d'opera facilmente licenziabile.

Di qui la modifica dell'articolo 18, il decreto liberalizzazioni, le esenzioni fiscali alle imprese e tutte le altre misure previste dal progetto "Cresci Italia". Logica disarmante quella di chi prima ha messo in liberta' il capitale globale, permettendogli di seminare il terrore, poi e' costretto ad adeguarsi ai suoi diktat per avere salva la vita.

Ma e' solo un'illusione. Questa strada portera' solo alla distruzione dei diritti, dell'ambiente e alla fine del sistema stesso, perche' continuando a ridurre la massa salariale e la capacita' di spesa dello stato, la domanda sara' sempre piu' bassa. Di conseguenza la produzione invece di crescere si contrarra'.

Dobbiamo metterci in testa che questo sistema di posti di lavoro non ne creera' piu'. Ne' devono trarci in inganno i segnali positivi in questa o quella parte di mondo. Avvengono solo a detrimento di altre.

E' ormai evidente che questo sistema non e' piu' in grado di risolvere i nostri problemi. Se vogliamo trovare delle soluzioni e' altrove che dobbiamo guardare.

Un altrove ancora non sperimentato, ma non impossibile da progettare se solo fossimo capaci di un cambio di prospettiva.

La rivoluzione che ci attende e' infatti di tipo epocale, simile a quella introdotta da Copernico quando annuncio' che non e' il sole a girare attorno alla terra, ma la terra attorno al sole. Con altrettanto coraggio, dobbiamo affermare che il centro gravitazionale del sistema economico non puo' essere il mercante, ma la persona. Quella dell'oggi e quella del domani, quella del Nord e quella del Sud, quella anziana e quella giovane, quella abile e quella inabile, quella di sesso maschile e quella di sesso femminile. Non il profitto, il denaro, la concorrenza, il mercato, devono essere gli elementi propulsori che danno forma e movimento al sistema, ma le esigenze di equita', di dignita', di sostenibilita' del genere umano.

Entrando in questa nuova logica, tutto assumera' una forma diversa e, come ci apparira' naturale attribuire al mercato altre funzioni e altri confini, allo stesso modo ci verra' spontaneo vedere il lavoro sotto un'altra luce.

La domanda dalla quale partire e' a cosa serve il lavoro. Un risvolto del lavoro e' la fatica: se venisse un marziano sulla terra avrebbe tutto il diritto di dire che sul nostro pianeta la gente ama faticare. Ma noi sappiamo che non spasimiamo per la voglia di faticare e neanche per realizzarci nel lavoro, perche' se anche trovassimo un lavoro che ci piace moltissimo, ma non guadagnassimo nulla, lo lasceremmo dov'e'. In realta' la parte che piu' ci interessa del lavoro e' il salario, perche' viviamo in un sistema che ci ha sempre detto che l'unico modo per provvedere ai nostri bisogni e' tramite gli acquisti al supermercato.

Ma se vivessimo in un sistema che ci garantisce in maniera gratuita cibo, acqua, casa, energia, sanita', istruzione, continueremmo a cercare lavoro? Forse si', ma non con la stessa angoscia di oggi. Allora la domanda giusta da porsi, non e' come creare lavoro, ma come costruire una societa' capace di garantire a tutti le sicurezze rispettando tre condizioni. La prima, utilizzando meno risorse possibile. La seconda, producendo meno rifiuti possibile. La terza, lavorando il meno possibile, perche' meno lavoro significa piu' liberta'.

Se smettessimo di concentrarci sul lavoro e puntassimo l'attenzione sulle sicurezze, scopriremmo che il lavoro salariato non e' l'unica via per provvedere ai nostri bisogni. Ne esistono almeno altre due che spesso ignoriamo perche' nella logica mercantile non hanno valore. Si tratta del fai da te e del lavoro comunitario, due forme di lavoro indipendenti dalla crescita perche' non sottomesse ai meccanismi di mercato, ma ai bisogni da soddisfare.

Solo ampliando la nostra concezione del lavoro alle tre forme potremo trovare la strada per garantire a tutti una vita sicura senza bisogno di crescita. L'importante e' tenerle tutte presenti sapendole dosare sapientemente in base alle condizioni esistenti.

Di sicuro, una scelta obbligata e' la riduzione dell'orario di lavoro salariato come Keynes aveva gia' profetizzato in un discorso tenuto a Madrid nel 1930. Parlando del futuro dei pronipoti, pronostico': "Mi sentirei di affermare che di qui a cent'anni il livello di vita dei paesi in progresso sara' da quattro a otto volte superiore a quello odierno". Ma aggiungeva: "Noi, tuttavia, siamo colpiti da una nuova malattia di cui alcuni possono ancora non conoscere il nome, ma di cui sentiranno molto parlare nei prossimi anni: la disoccupazione tecnologica". E concludeva: "Dovremo adoperarci per fare parti accurate di questo 'pane' affinche' il poco lavoro che ancora rimane sia distribuito fra quanta piu' gente possibile. Turni di tre ore, e settimana lavorativa di quindici ore, possono tenere a bada il problema per un buon periodo di tempo. Tre ore di lavoro al giorno, infatti, sono piu' che sufficienti per soddisfare il vecchio Adamo che e' in ciascuno di noi" (2).

La previsione di Keynes rispetto all'orario di lavoro non si e' avverata. Invece di quindici ore a settimana ne lavoriamo ancora quaranta, mentre ci dicono che dobbiamo farne di piu' per costare di meno. Ma appare evidente che il lavoro e' un bene sempre piu' raro, "pane" lo definiva Keynes, e se non vorremo creare una situazione sociale esplosiva, con una massa di disoccupati che organizzano scorribande per ottenere con le maniere forti cio' che non possono ottenere in forma legittima, dovremo trovare il modo per ripartire il poco lavoro salariato che c'e'.

La strada possibile e' una sola: la riduzione dell'orario di lavoro ed eventualmente l'abbassamento dell'eta' pensionabile. A questo proposito fa davvero impressione che in tutta Europa si sia innalzata l'eta' pensionabile senza dedicare un pensiero alla disoccupazione dei giovani. E' la vecchia logica monetaria e mercantilista che continua ad avere la meglio su dignita', equita', qualita' della vita.

Il lavoro e' fatica, e' vero. Ma e' anche elemento di sicurezza, autostima, inclusione sociale. Sapendo che la mancanza di lavoro produce disperazione, umiliazione, vergogna, la nostra Costituzione, all'articolo 4, riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e impegna la Repubblica a promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Un obiettivo che si esprime meglio con l'idea di piena partecipazione lavorativa, piuttosto che con quella di piena occupazione, a rimarcare che la priorita' e' l'equa distribuzione del lavoro, non la saturazione della giornata individuale.

La piena partecipazione produttiva a orario ridotto converrebbe a tutti. Ai vecchi, che godrebbero di un orario piu' adatto alle proprie condizioni fisiche. Ai giovani che conquisterebbero autonomia e dignita'. Alle donne che raggiunta la parita' fuori casa potrebbero imporre anche quella fra le mura domestiche.

Ma converrebbe anche alla qualita' della vita, sempre piu' compromessa dal troppo fare. Abbiamo viaggiato nell'equivoco che la felicita' dipenda dalla ricchezza, abbiamo sacrificato tutto il nostro tempo sul suo altare. Ci si affanna, si corre, si maledice il tempo che scappa. Otto ore di lavoro non bastano piu', e' necessario fare lo straordinario. Le ore passate fuori casa crescono, non c'e' piu' tempo per noi, per il rapporto di coppia, per la cura dei figli, per la vita sociale. Bisogna andare di fretta. Compaiono le insonnie, le nevrosi, le crisi di coppia, i disagi tenuti a bada con le sostanze. Il 39% degli europei dichiara di sentirsi stressato (3). Cresce la microcriminalita' dei giovani abbandonati a se stessi, cresce la solitudine dei bambini che si gettano fra le braccia della televisione.

Ora anche le indagini confermano che la ricchezza non fa la felicita'. Secondo la General Social Survey, i cittadini Usa che si sentono molto felici sono scesi dal 38% del 1972 al 34% del 2006, mentre nello stesso periodo il Pil pro capite e' raddoppiato. In Inghilterra, il numero di persone che si dichiarano molto soddisfatte e' passato dal 52%, nel 1957, al 36% di oggi (4).

Il motivo? Il cuore del problema e' relazionale: per avere di piu' bisogna lavorare di piu', rimane sempre meno tempo per noi, per la nostra famiglia, per la vita sociale.

Se il problema e' l'eccesso di lavoro, la soluzione e' la sua riduzione. Ma meno lavoro salariato significhera' inevitabilmente meno soldi, e nella nostra mente si affaccia una domanda angosciante: di che vivremo?

Premesso che la riduzione dell'orario di lavoro non fa altro che ripartire fra tutti gli adulti lo stesso salario familiare, che magari portava uno solo, si registra vera perdita salariale solo se a livello di sistema diminuisce l'offerta complessiva di lavoro. Ma anche in questo caso sarebbe un errore parlare automaticamente di impoverimento, perche' la perdita salariale puo' essere compensata da altre forme di ricchezza non mercantile. Quella derivante dal fai da te e quella messa a disposizione dalla comunita'.

Il tema dell'economia pubblica e del lavoro comunitario lo rimandiamo al prossimo capitolo, per ora soffermiamoci sul fai da te. Cura dei figli e degli anziani, preparazione dei cibi, pulizia della casa, riparazioni domestiche: le operazioni che gia' oggi facciamo da soli sono innumerevoli, ed anche se non ci procurano denaro sono ricchezza sonante. Ma il disprezzo del sistema per il fai da te e' cosi' alto che non lo conteggia nel Pil. Ci inserisce tutto, perfino i bottoni e gli spilli, ma ignora il lavoro svolto fra le mura domestiche. Lavoro di fondamentale importanza, senza il quale andremmo in giro sporchi, le nostre case sarebbero invase dai topi, ci ammaleremmo di dissenteria, avremmo un esercito di bambini di strada. Eppure e' stato calcolato che il nostro Pil aumenterebbe del 100% se ci aggiungessimo il lavoro fatto in casa (5).

Pane, marmellate, maglioni, orto, riparazioni: sono tantissime le cose che possiamo fare da noi. Fra cercare un lavoro per guadagnare 5.000 euro da passare ad un imbianchino e pitturare la nostra casa da noi, non avrebbe piu' senso la seconda scelta? Ecco un bel corto circuito che ci farebbe recuperare sicurezza e liberta'. Piu' cose riusciamo a fare da soli, meno soldi ci servono, meno abbiamo bisogno di un lavoro retribuito, meno abbiamo bisogno di fare crescere i consumi altrui, piu' siamo indipendenti dal mercato e dalle decisioni di investimento dei mercanti. Finalmente piu' liberi, piu' padroni della nostra vita, ma anche piu' soddisfatti, perche' il fai da te offre sensazioni che non si provano quando si lavora sottoposti. E' il gusto di progettare e di organizzare il lavoro a nostro piacimento. E' il piacere di portare a compimento un progetto. E' la soddisfazione di godere direttamente del frutto delle nostre fatiche.

Chi ha i capelli bianchi ricordera' che nel secondo dopoguerra molte famiglie costruivano da se' perfino le case. Oggi e' diventata una rarita' perche' abbiamo perso manualita'. Ma non sarebbe impossibile rimediare. Basterebbe riformare la scuola. Bisognerebbe che chi fa i programmi scolastici smettesse di disprezzare il lavoro manuale e smettesse di considerarci dei mostri tutta testa e niente mani. Le mani callose in un ragazzo di 15 anni ci fanno inorridire, perche' ci fanno pensare alla scuola che non ha avuto e allo sfruttamento che ha subito. Ma fanno impressione anche le mani esili, pallide, quasi trasparenti, di molti ventenni, perche' trasmettono un senso di morte. Ed e' senz'altro la morte del saper fare perche' molti giovani non sanno tenere in mano neanche un martello. Il che e' una menomazione perche' chi non sa usare le mani e' come se fosse amputato. Tocca alla scuola colmare questa lacuna, perche' il suo ruolo non e' dare nozioni, ma educare i ragazzi ad essere persone libere, sovrane e padrone di se' da tutti i punti di vista, compreso quello di sapere svolgere le funzioni piu' comuni della vita. Ecco perche' dovrebbe dedicare del tempo alla manualita'.

Per la stessa ragione dovrebbe insistere di piu' sui temi sanitari. Molti di noi non hanno consapevolezza del proprio corpo. Non sanno come e' fatto, ne' come funziona. Ci convivono, ma non lo hanno mai scoperto. Si accorgono della sua presenza solo quando qualcosa non va. Allora si rivolgono al medico con atteggiamento di totale sottomissione perche' non capiscono neanche quello che dice.

La salute e' il nostro bene primario, ma prima che dalle prescrizioni del medico, dipende da una sana alimentazione, da una corretta igiene personale, dalla capacita' di leggere precocemente i segnali che ci manda l'organismo. Insomma dipende dalla capacita' di sapersi gestire. Ecco una dimensione tutta particolare di fai da te che si esercita piu' attraverso il sapere che il fare. Quel sapere che tocca alla scuola darci e che ci dara' solo se si pone nell'ottica di servire le persone e non il mercato.

Il messaggio del fai da te e' un desiderio forte di essenzialita', liberta', sostenibilita', tre obiettivi che possono essere potenziati se il fai da te entra in un rapporto di scambio. Il mercato vecchia maniera non fra chi ha potere e chi lo subisce, ma fra pari. Non fra mercante e cliente, ma fra produttori. Uno scambio di vicinato, fra gente che vive nello stesso palazzo, nello stesso rione: tu ripari la bicicletta a me, io regalo una torta a te, tu ripari la lavatrice a me, io regalo della verdura a te. Non solo scambi di oggetti sulla base del baratto, ma anche scambio di servizi sulla formula delle Banche del tempo, come sta succedendo in oltre trecento citta' italiane.

*

Note

1. Istat, L'Italia in 150 anni, gennaio 2012.

2. John Maynard Keynes, Sono un liberale?, Adelphi, 2010.

3. Eurostat, Key figures on health, 2001.

4. World Watch Institute, State of the world, 2008.

5. Alberto Alesina, Andrea Ichino, L'Italia fatta in casa, Mondadori, 2009.

 

8. MATERIALI. ALCUNE PUBBLICAZIONI DI FRANCUCCIO GESUALDI E DEL "CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO"

 

- Franco Gesualdi, Signorno', Guaraldi, Rimini-Firenze 1972.

- Franco Gesualdi, Economia: conoscere per scegliere, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1982.

- Franco Gesualdi e Pierangelo Tambellini del Centro nuovo modello di sviluppo (Vecchiano - Pi), Energia nucleare. Cos'e' e i rischi a cui ci espone, Movimento Nonviolento, Perugia 1987.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Lettera ad un consumatore del Nord, Emi, Bologna 1990, 1994.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Boycott! Scelte di consumo scelte di giustizia. Manuale del consumatore etico, Macro/edizioni, San Martino di Sarsina (Fo) 1992.

- Francuccio Gesualdi, Jose' Luis Corzo Toral, Don Milani nella scrittura collettiva, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1992.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Sulla pelle dei bambini, Emi, Bologna 1994, 1995.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Nord/Sud. Predatori, predati e opportunisti. Guida alla comprensione e al superamento dei meccanismi che impoveriscono il Sud del mondo, Emi, Bologna 1993, 1996.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al consumo critico. Informazioni sul comportamento delle imprese per un consumo consapevole, Emi, Bologna 1996.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Sud-Nord. Nuove alleanze per la dignita' del lavoro, Emi, Bologna 1996, 1997.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Geografia del supermercato mondiale. Produzione e condizioni di lavoro nel mondo delle multinazionali, Emi, Bologna 1996.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Ai figli del pianeta. Scelte per un futuro vivibile, Emi, Bologna 1998.

- Francesco Gesualdi del Centro nuovo modello di sviluppo, Manuale per un consumo responsabile. Dal boicottaggio al commercio equo e solidale, Feltrinelli, Milano 1999.

- Francesco Gesualdi, Giamila Gesualdi, Paola Costanzo, Te', infusi e tisane dal mondo, Sonda, Torino-Milano 2001.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al risparmio responsabile. Informazioni sui comportamenti delle banche per scelte consapevoli, Emi, Bologna 2002.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al telefono critico. Il mondo della telefonia messo a nudo, Terre di mezzo, Milano 2002.

- Willy Mutunga, Francesco Gesualdi, Stephen Ouma, Consumatori del nord lavoratori del sud. Il successo di una campagna della societa' civile contro la Del Monte in Kenya, Emi, Bologna 2003.

- Francesco Gesualdi, Acquisti trasparenti, Emi, Bologna 2005.

- Francesco Gesualdi, Giamila Gesualdi, Tutti i tipi di te', Sonda, Torino-Milano 2005.

- Francesco Gesualdi, John Pilger, Comprare con giustizia, Emi, Bologna 2005.

- Francesco Gesualdi, Centro nuovo modello di sviluppo, Sobrieta'. Dallo spreco di pochi ai diritti per tutti, Feltrinelli, Milano 2005.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Ai giovani figli del pianeta. Scegliamo insieme un futuro per tutti, Emi, Bologna 2005.

- Centro nuovo modello di sviluppo, Guida al vestire critico, Emi, Bologna 2006.

- Francesco Gesualdi, Acqua con giustizia e sobrieta', Emi, Bologna 2007.

- Francesco Gesualdi, Il mercante d'acqua, Feltrinelli Milano 2007.

- Francesco Gesualdi, Lorenzo Guadagnucci, Dalla parte sbagliata del mondo. Da Barbiana al consumo critico: storia e opinioni di un militante, Terre di mezzo, Milano 2008.

- Francesco Gesualdi, Vito Sammarco, Consumattori. Per un nuovo stile di vita, La Scuola, Brescia 2009.

- Francesco Gesualdi, L'altra via. Dalla crescita al benvivere, programma per un'economia della sazieta', Terre di Mezzo, Milano 2009.

- Francesco Gesualdi, Dario Bossi, Il prezzo del ferro. Come si arricchisce la piu' grande multinazionale del ferro e come resistono le vittime a livello mondiale, Emi, Bologna 2010.

- Francesco Gesualdi, Cercatori del regno. Cammino missionario verso la Pasqua 2011. Una Quaresima per crescere nella spiritualita' dei nuovi stili di vita, Emi, Bologna 2011.

- Francesco Gesualdi, I fuorilega del nordest, Dissensi, 2011.

- Centro nuovo modello di sviluppo, I mercanti della notizia. Guida al controllo dell'informazione in Italia, Emi, Bologna 2011.

- Francesco Gesualdi, Facciamo da soli. Per uscire dalla crisi, oltre il mito della crescita: ripartiamo dal lavoro e riprendiamoci l'economia, Altreconomia, Milano 2012.

- Francesco Gesualdi, Le catene del debito. E come possiamo spezzarle, Feltrinelli, Milano 2013.

- Francesco Gesualdi, L'economia del bene comune, Feltrinelli, Milano 2013.

- Francesco Gesualdi, Cambiare il sistema. La storia e il pensiero del padre del consumo critico, fondatore del "Centro nuovo modello di sviluppo", Altreconomia, Milano 2014.

*

Ovviamente cfr. inoltre anche almeno:

- Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1967.

- AA. VV., La Rete di Lilliput. Alleanze, obiettivi, strategie, Emi, Bologna 2001.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1698 del 14 luglio 2014

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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