[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 593



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

Numero 593 del 21 giugno 2014

 

In questo numero:

1. "Operazione Colomba": Dal 22 giugno al primo luglio la marcia internazionale per la pace in Albania

2. "Operazione Colomba": Appello per la marcia internazionale per la pace in Albania

3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Gennaro Abele Avalimi (2010)

 

1. INIZIATIVE. "OPERAZIONE COLOMBA": DAL 22 GIUGNO AL PRIMO LUGLIO LA MARCIA INTERNAZIONALE PER LA PACE IN ALBANIA

[Dalle amiche e dagli amici dell'Operazione Colomba (per contatti: tel. 054129005, cell. 328.5857263, e-mail: albania at operazionecolomba.it, operazione.colomba at apg23.org, web: www.operazionecolomba.it, www.operazionecolomba.com, www.operazionecolomba.it/marciapaceinalbania) riceviamo e diffondiamo]

 

Quando? Il periodo di realizzazione della marcia e' dal 22 giugno al primo luglio 2014.

Dove? In Albania, da Bajrami Curri a Tirana.

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Un popolo si muove contro le vendette di sangue

Abbiamo pensato di organizzare una marcia per la pace che percorra l'Albania toccando le localita' piu' significative al fine di sensibilizzare e coinvolgere la societa' civile presente in tutto il territorio nazionale e contare anche sulla partecipazione di realta' (singoli, associazioni...) internazionali.

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Iniziative di sensibilizzazione in Albania

Nel marzo 2013 i volontari di Operazione Colomba hanno promosso una campagna di raccolta di firme contro il perpetrarsi delle vendette di sangue, rivolta a tutti i cittadini, denominata "5.000 firma per Jeten", conclusasi nel settembre 2013, nel corso della quale sono state raccolte e consegnate alle principali autorita' albanesi quasi 6.000 firme affinche' fossero prese misure efficaci per contrastare il fenomeno della gjakmarrja.

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Chi e' Operazione Colomba

Operazione Colomba e' il corpo nonviolento di pace dell'associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII. Fanno parte del progetto tutti coloro che vogliono sperimentare in maniera diretta che la nonviolenza e' la via per ottenere una pace giusta e duratura. I componenti sono volontari che danno una disponibilita' piu' o meno lunga, scegliendo di condividere la vita con le vittime su diversi fronti del conflitto, in maniera disinteressata. Attualmente e' presente e opera in Israele/Palestina, Colombia e Albania, e si sta cercando di aprire una presenza stabile anche in Libano. Dal 2010 Operazione Colomba e' presente in Albania, a Scutari, con una presenza anche a Tropoja, per sostenere il lavoro che la Comunita' Papa Giovanni XXIII svolge dal 2004 sul tema delle "vendette di sangue". I volontari, insieme ai membri della Comunita' e ai volontari del servizio civile internazionale, condividono la quotidianita' con le famiglie in situazioni di vendetta, anche attraverso sostegni nell'assistenza medica e scolastica, con l'obiettivo di giungere a percorsi di riconciliazione (Pajtimi) e perdono fra queste famiglie in primis, ma anche con l'intento di portare all'attenzione dell'opinione pubblica albanese (e non) questo fenomeno drammatico, al fine di contribuire ad avviare percorsi virtuosi tra le genti e con le associazioni, in vista di una riconciliazione a livello nazionale.

 

2. APPELLI. "OPERAZIONE COLOMBA": APPELLO PER LA MARCIA INTERNAZIONALE PER LA PACE IN ALBANIA

[Dalle amiche e dagli amici dell'Operazione Colomba (per contatti: tel. 054129005, cell. 328.5857263, e-mail: albania at operazionecolomba.it, operazione.colomba at apg23.org, web: www.operazionecolomba.it, www.operazionecolomba.com, www.operazionecolomba.it/marciapaceinalbania) riceviamo e diffondiamo]

 

Cambiare? Si puo'. Un popolo si muove per la pace, contro le vendette di sangue.

Marcia internazionale per la pace in Albania, 22 giugno - primo luglio 2014, Bajram Curri - Tirana

La gjakmarrja (vendetta di sangue) e' un fenomeno estremamente lesivo dei diritti fondamentali degli esseri umani, a partire dal piu' importante, quello alla vita. Tale pratica mina, inoltre, l'unita', la stabilita' e il futuro di tutta l'Albania.

Il suo superamento puo' avvenire solo attraverso la promozione di una cultura di pace e nonviolenza che favorisca sia percorsi di riconciliazione tra le famiglie in vendetta, sia percorsi di riconciliazione collettiva: i cittadini albanesi non dovranno mai piu' sentire la necessita' di farsi giustizia da soli, perche' lo Stato sara' presente e in grado di tutelare i loro diritti.

Per fare questo e' indispensabile la mobilitazione della societa' civile nazionale (in primo luogo) ed internazionale, pertanto chiediamo alle Istituzioni albanesi, sottoscrivendo questo appello, di impegnarsi: a dotare il Paese di un sistema giuridico/istituzionale adeguato a sostenere un processo di superamento del fenomeno; ad applicare immediatamente la legge 9389 del 4/5/2005 per la creazione e il funzionamento del Consiglio di coordinamento per la lotta contro le "vendette di sangue", previsto dalla stessa; a rendere certa la pena per quanti si macchieranno di crimini legati alle "vendette di sangue"; a promuovere una cultura di pace e rispetto dei diritti umani, prima di tutto il diritto alla vita.

Come attori della societa' civile (singoli o associati) nazionale ed internazionale, sottoscrivendo questo appello, ci impegniamo: a non usare la violenza in caso di conflitto e a rispettare sempre la vita umana; a promuovere tra i nostri associati/amici/parenti la prassi della risoluzione nonviolenta dei conflitti e della riconciliazione; a ricordare le vittime di ogni violenza, delle gjakmarrje e hakmarrje; a diffondere la storia e le esperienze delle persone che al posto della vendetta hanno scelto di riconciliarsi perdonando; a sostenere la creazione in Albania di un movimento popolare che promuova la cultura della vita, del rispetto dell'altro e della riconciliazione (pajtimi) e che sensibilizzi le istituzioni locali affinche' garantiscano il rispetto e la promulgazione delle norme tese a contrastare il fenomeno delle "vendette di sangue".

Anche chi non puo' partecipare fisicamente alla marcia puo' sottoscrivere questo appello inviando una e-mail a: albania at operazionecolomba.it con scritto: "nome cognome aderisce all'appello per la vita contro le 'vendette di sangue' in Albania".

Per maggiori informazioni (modalita' di partecipazione, percorso, adesioni...): www.operazionecolomba.it/marciapaceinalbania

Operazione Colomba e' il corpo nonviolento di pace dell'associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII. Dal 2010 Operazione Colomba e' presente in Albania, a Scutari e a Tropoja, per sostenere il lavoro che la Comunita' Papa Giovanni XXIII svolge dal 2004 sul tema delle "vendette di sangue".

I volontari, insieme ai membri della Comunita' e ai volontari in servizio civile internazionale, condividono la quotidianita' con le famiglie in situazioni di vendetta, offrendo loro anche assistenza medica e scolastica, ma con l'obiettivo principale di promuovere percorsi di riconciliazione (Pajtimi) e perdono fra queste famiglie.

Operazione Colomba promuove inoltre iniziative di sensibilizzazione dell'opinione pubblica (albanese e non) su questo drammatico fenomeno, affinche' si avviino anche processi virtuosi che portino a percorsi di riconciliazione nazionale.

 

3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GENNARO ABELE AVALIMI (2010)

[Riproponiamo la seguente intervista gia' apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 328. Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta". Gennaro Abele Avalimi e' un vecchio amico di questo foglio]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Gennaro Abele Avalimi: Non mi hanno convinto generose prediche, ma lo spettacolo orribile ed infame della violenza dispiegata, contro la quale iniquita' fin da giovane decisi di impegnarmi; e la valutazione realistica degli esiti delle esperienze rivoluzionarie che avevano adottato vie militari di rottura del disordine costituito. La scelta della nonviolenza e' stata per me una conseguenza logica dell'impegno politico nella sinistra egualitaria e antitotalitaria (e con terminologia dei decenni successivi: ecopacifista ed equosolidale).

Un radicale pessimismo e materialismo e l'ineludibile consapevolezza del dovere morale di contrastare l'ingiustizia e la menzogna, di affermare l'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani, mi hanno portato ad accostarmi alla nonviolenza; senza fedi, senza illusioni, senza entusiasmi: come scelta razionale e dovere morale, come rigorizzazione dell'agire politico, come illimpidimento del rapporto tra sapere e potere, come gestione adeguata del conflitto necessario. Opporsi all'oppressione, dirsi la verita': il resto viene da se'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Gennaro Abele Avalimi: Soprattutto il movimento delle donne, la cui teoria-prassi mi ha cambiato la testa e la vita. E' il movimento delle donne la massima esperienza storica della nonviolenza in cammino.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Gennaro Abele Avalimi: Al giovane: mi pare che L'obbedienza non e' piu' una virtu', gli atti del processo a don Milani, siano una lettura sempre efficace per iniziare, cosi' come le vignette antimilitariste di Scalarini; e insieme Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti, e Manicomio perche'? di Franca Ongaro Basaglia; una piu' distesa lettura - ed imprescindibile, direi - e' Teoria e pratica della nonviolenza, l'eccellente antologia gandhiana curata da Giuliano Pontara; sono assai suggestive anche le poesie di Danilo Dolci, ad esempio la capitale raccolta Creatura di creature. E ancora: l'antologia Le filosofie femministe, a cura di Adriana Cavarero e Franco Restaino; Il bene comune della Terra, di Vandana Shiva; I sommersi e i salvati, di Primo Levi.

Per le biblioteche scolastiche: forse la prima cosa da fare sarebbe di renderle realmente fruibili; la mia impressione e ' che raramente i libri che contengono vengano realmente messi a disposizione di tutti gli studenti.

Per le biblioteche pubbliche: si potrebbe cominciare citta' per citta', biblioteca per biblioteca, facendo una ricognizione di quanti classici della nonviolenza vi siano, e richiederne l'acquisto tramite il registro dei "desiderata", e meglio ancora comprare "motu proprio" quei libri e alla biblioteca donarli (premendo poi tenacemente affinche' vengano al piu' presto inseriti nel catalogo e quindi messi a disposizione dei fruitori tutti).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Gennaro Abele Avalimi: Ovunque: le iniziative in difesa dell'ambiente e dei diritti umani, particolarmente quelle promosse e guidate da donne.

In Italia: l'opposizione alla guerra e al colpo di stato razzista.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Gennaro Abele Avalimi: Ognuno dovrebbe impegnarsi laddove si trova, portare la nonviolenza nelle cose che fa e nel come le fa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Gennaro Abele Avalimi: Il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini; tutte le esperienze femministe e di autoaiuto delle donne, e particolarmente i centri antiviolenza, le case delle donne maltrattate, le esperienze di lotta contro la schiavitu' e il traffico di esseri umani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Gennaro Abele Avalimi: Faccio propria la definizione piu' volte riproposta su questo foglio, da ultimo nell'intervista a Osvaldo Caffianchi nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 289.

"I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.

Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.

II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).

Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.

III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.

4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Gennaro Abele Avalimi: L'esperienza attualmente (e dagli anni Settanta) maggiore a mio avviso e' quella del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Il precedente storico specifico piu' rilevante e' naturalmente l'esperienza di Danilo Dolci. Molte cose buone fa da anni l'associazione di associazioni "Libera" promossa dal Gruppo Abele di don Luigi Ciotti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Gennaro Abele Avalimi: Una buona riflessione e' quella consegnata al volume a cura di Ernesto Balducci e Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, che da un punto di vista concretamente nonviolento tratteggia una storia (e propone un'antologia) del pensiero pacifista dal Rinascimento al Novecento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Gennaro Abele Avalimi: La nonviolenza essendo anche una riconciliazione con se stessi ed un illimpidimento del proprio sentire e condursi, ha anche un valore psicoterapeutico; e quindi essa trova strumenti ed esempi anche nella "cassetta degli attrezzi" delle psicoterapie. Beninteso: laddove esse psicoterapie siano autenticamente ordinate al benessere delle persone e non al loro mero adattamento a una realta' che puo' realmente essere intollerabile.

Inoltre, alcune delle esperienze piu' grandi della nonviolenza proprio in questo ambito si sono date: in particolare nella lotta contro l'istituto manicomiale (lotta che ha illuminato e promosso anche altre lotte contro le altre istituzioni totali). Un riferimento imprescindibile e' Franco Basaglia e l'esperienza del movimento della psichiatria democratica.

A questo si aggiunga che molte figure del pensiero psicologico e dell'attivita' psicoterapeutica sono state anche figure della nonviolenza o comunque alla tradizione nonviolenta hanno apportato ed apportano utili strumenti teorici ed operativi, ed utili termini di confronto.

Qualche ulteriore riferimento: Binswanger, Minkowski e la tradizione della psichiatria fenomenologico-esistenziale; Bateson e la scuola di Paolo Alto; Fromm; ma si vedano anche le ricerche di Foucault; tra i libri che offrono panoramiche complessive restano assai utili la Storia della psicoanalisi di Silvia Vegetti Finzi, la Storia della psicologia del Novecento di Luciano Mecacci, la "garzantina" di Psicologia di Umberto Galimberti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Gennaro Abele Avalimi: A mio parere sarebbe ora di promuovere un'edizione nazionale realizzata con criteri filologicamente adeguati delle opere di Aldo Capitini e di Danilo Dolci (qualche passo nella giusta direzione si e' fatto negli ultimi anni: per Capitini e' iniziata la pubblicazione dell'epistolario per impulso e sotto la direzione di Mario Martini; per Dolci si puo' partire dalla bibliografia curata da Giuseppe Barone). Mi pare che ve ne sia effettivo, urgente bisogno.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Gennaro Abele Avalimi: Servirebbe un quotidiano diffuso in edicola.

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XV)

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Numero 593 del 21 giugno 2014

 

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