Coi piedi per terra. 761



 

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COI PIEDI PER TERRA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 761 del 2 maggio 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di novembre 2000 (parte sesta e conclusiva)

2. Il programma di un corso di educazione alla pace svoltosi a Orte

3. Maestri: Sebastiano Timpanaro

4. Un epigramma di Benito D'Ippolito

5. Il vocabolario di Scarpantibus: esatto

6. Un lutto: ci ha lasciato Roberto

7. Movimento sindacale e tecniche della nonviolenza

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI NOVEMBRE 2000 (PARTE SESTA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di novembre 2000.

 

2. IL PROGRAMMA DEL CORSO DI EDUCAZIONE ALLA PACE TENUTOSI AL LICEO DI ORTE NELL'ANNO SCOLASTICO 1999-2000

[Riportiamo qui il programma del corso di educazione alla pace e ai diritti umani tenutosi presso il liceo scientifico di Orte (VT) tra il febbraio e l'aprile di quest'anno, in incontri pomeridiani nell'ambito delle attivita' previste dal Piano dell'Offerta Formativa. Il corso prevedeva originariamente cinque incontri (di tre ore ciascuno), incontri che sono stati poi portati a nove. E' disponibile per gli interessati la relazione conclusiva di autovalutazione del corso (discussa ed approvata all'unanimita' da tutti i partecipanti utilizzando il metodo del consenso), che puo' essere richiesta alla nostra redazione]

 

Programma del corso presso il liceo scientifico di Orte sul tema:

Pensare la pace e la dignita' umana dopo Auschwitz e Hiroshima

*

Sommario

1. Articolazione del corso: temi che verranno trattati nelle singole lezioni

1.0. Una presentazione in forma di tre serie di premesse

1.0.1. Premesse metodologiche

1.0.2. Premesse assiologiche

1.0.3. Premesse strumentali-comunicative

1.1. Prima lezione: la storia e la shoah

1.2. Seconda lezione: il diritto contro la barbarie

1.3. Terza lezione: per una nuova critica dell'economia politica

1.4. Quarta lezione: alcuni temi cruciali dell'etica pubblica contemporanea

1.5. Quinta lezione: la nonviolenza

2. Modalità delle singole lezioni del corso

2.0. Adempimenti organizzativi

2.1. Presentazione del lavoro ed autovalutazione

2.2. Relazione sul tema

2.3. Discussione di tipo seminariale

2.4. Esercitazione

2.5. Assegnazione di compiti per i'incontro successivo

2.6. Giro di opinioni sulla giornata e autovalutazione

3. Cosa e' richiesto ai partecipanti

*

Nel dettaglio

1. Articolazione del corso: temi che verranno trattati nelle singole lezioni

1.0. Una presentazione in forma di tre serie di premesse

[da svolgersi come esordio del primo incontro]

1.0.1. premesse metodologiche

- rigore logico come premessa per il rigore teorico, argomentativo e morale;

- coerenza tra pensieri, parole, azioni;

- la verita' come ricerca e come impegno: nesso tra coscienza e conoscenza;

- contro l'assolutismo e il dogmatismo: per la razionalita', l'ascolto, la comprensione (con qualche cenno su alcuni temi di teoria della conoscenza: dal rovesciamento materialistico delle ideologie come falsa coscienza, alla "scoperta dell'inconscio", al falsificazionismo, alle ricerche sulla struttura delle rivoluzioni scientifiche);

- nel riconoscimento della propria unicita' di individuo cogliersi come parte dell'umanita'.

Nota Bene: queste premesse metodologiche costituiranno la base condivisa, e per cosi' dire il codice comunicativo e lo strumento ermeneutico per il nostro lavoro.

1.0.2. premesse assiologiche

- muovere dalla propria esistenza al riconoscimento del mondo e dell'alterita';

- il ripudio dell'uccidere, come inferenza necessitata dell'affermazione del proprio diritto ad esistere;

- sulla convivenza come coessenziale al nostro esistere, sul legame sociale come materia dell'identita';

- sull'altro come limite, come scoperta, e come condizione perche' il soggetto non sia ingoiato nel nulla;

- sulla responsabilita': il rispondere a, l'essere responsabili di.

Nota Bene: le cognizioni del presente punto B costituiranno la base di riferimento per l'analisi dei temi successivi; non si richiede che esse siano assunte come tesi, vengono semplicemente proposte come ipotesi di lavoro su cui effettuare successive verifiche concrete.

1.0.3. premesse strumentali-comunicative

- come si prepara un discorso: verra' illustrata la tecnica comunicativa, espressiva e suasoria:

a) secondo la modellistica della retorica classica;

b) secondo le acquisizioni dell'analisi relazionale (pragmatica della comunicazione umana);

- come si scrive un breve testo informativo: verranno illustrate le tecniche giornalistiche fondamentali in base a cui si redige un breve testo scritto di informazione;

- come si lavora in campo bibliografico: verranno illustrati metodi e convenzioni basilari per effettuare ricerche bibliografiche;

- come si discute: una proposta per una gestione non autoritaria del processo democratico;

- come si delibera: la proposta della tecnica deliberativa nonviolenta denominata "metodo del consenso".

Nota Bene: le cognizioni del presente punto C saranno utilizzate per gli esercizi di verifica di ogni lezione.

1.1. Prima lezione: la storia e la shoah

- l'umanita' dopo Auschwitz;

- l'umanita' dopo Hiroshima;

- la guerra oggi;

- le tecnologie, la scienza, la responsabilita';

- l'umanita' e la biosfera sul "crinale apocalittico";

- la peace research;

- di cosa parliamo quando parliamo di educazione alla pace.

1.2. Seconda lezione: il diritto contro la barbarie

- i diritti umani;

- la societa', il diritto, gli ordinamenti giuridici;

- la democrazia;

- il diritto internazionale;

- la pace;

- la biosfera;

- le generazioni future.

1.3. Terza lezione: per una nuova critica dell'economia politica

- centralita' dell'economia, ovvero la produzione e riproduzione come fondamento materiale dell'esistenza dell'umanita', del singolo come della societa' (rapporto tra ambiente, popolazione, risorse);

- la scarsita' delle risorse, l'inquinamento, lo spreco e i rifiuti, il consumo responsabile;

- economia, ecologia, giustizia sociale, dignita' umana;

- la cosiddetta globalizzazione: dal 1492 alla situazione attuale (il "sistema-mondo", il colonialismo, il rapporto Nord/Sud, la finanziarizzazione dell'economia, il mercato globale: prassi e ideologia, l'alternativa tra cosiddetto "neoliberismo" e umanita');

- l'esclusione (la negazione dell'altro e le sue figure: razzismo, sessismo, ideologie e pratiche dell'intolleranza, etc.);

- un'altra economia per la dignita' umana e la salvezza della biosfera.

1.4. Quarta lezione: alcuni temi cruciali dell'etica pubblica contemporanea

Questa lezione avra' piu' delle altre carattere panoramico (e necessariamente cursorio) su alcune questioni fondamentali del dibattito teoretico e scientifico contemporaneo; ovviamente i temi di seguito elencati non costituiscono soltanto materia di studio per studiosi di etica, politica, scienze sociali, teoria del diritto, filosofia della scienza, ma costituiscono alcuni dei problemi decisivi che l'umanita' deve affrontare nel momento storico presente.

- sul rapporto tra riflessione etica, pensiero giuridico e filosofie politiche;

- il secolo del totalitarismo;

- la crisi del soggetto (da Freud a Foucault);

- il principio responsabilita' (Das Prinzip Verantwortung);

- alcune linee di ricerca della teoria morale, giuridica e politica del secondo novecento: ermeneutica ed etica della comunicazione; utilitarismo e contrattualismo; teorie della liberazione;

- un destino comune: le etiche planetarie;

- le implicazioni filosofiche dei diritti umani (e le nuove generazioni di diritti);

- la filosofia delle donne e il pensiero della differenza sessuale;

- l'impatto dell'ecologia sulla riflessione morale;

- profili etici e giuridici della gestione dei mass-media e delle nuove tecnologie della comunicazione;

- l'emersione della bioetica;

- questioni della scienza e della tecnica in rapporto alla conservazione della civilta' umana e della biosfera ed al progresso morale e civile dell'umanita';

- l'impegno contro la discriminazione del diverso e la questione dell'"altro" sul piano teorico e pratico;

- rilevanza etica dell'epistemologia contemporanea;

- etica e generazioni future.

1.5. Quinta lezione: la nonviolenza

- ci sono alternative: il realismo dell'utopia;

- il principio responsabilita' e l'azione collettiva;

- dimensioni della nonviolenza.

2. Modalita' delle singole lezioni del corso

All'interno del corso ciascuna lezione si articolera' in sei momenti distinti (preceduti da alcuni adempimenti organizzativi):

2.0. Adempimenti organizzativi

- firma da parte di tutti i partecipanti del registro delle presenze;

- distribuzione a tutti i partecipanti:

a) di una sinossi della relazione che fara' da base alla lezione del giorno, accompagnata da una bibliografia essenziale per l'approfondimento;

b) di ulteriore materiale di approfondimento relativo al successivo punto 2.5;

- incarico ad uno dei partecipanti (a rotazione) di curare la custodia del registro delle presenze e stendere un sommario verbale dell'incontro.

2.1. Presentazione del lavoro ed autovalutazione

- nel primo incontro vi sara' all'inizio una presentazione del corso da parte del relatore ed un rapido giro di interventi di autopresentazione dei partecipanti con enunciazione delle proprie aspettative rispetto all'iniziativa;

- negli incontri successivi ogni partecipante riferira' sul testo e l'autore assegnatigli al termine della lezione precedente come temi di riflessione ed approfondimento.

2.2. Relazione sul tema

- presentazione e lettura di un breve testo di riferimento;

- analisi del tema proposto;

- indicazione di autori ed opere per l'approfondimento.

2.3. Discussione di tipo seminariale

- dopo la relazione e' prevista una discussione semistrutturata guidata dal relatore sui temi proposti.

2.4. Esercitazione

- in forma di brevi esercizi di verifica (ad esempio: riassunto orale o scritto dell'esito della discussione su un punto specifico; individuazione di esiti aporetici emersi; analisi dei pro e contra rispetto ad una particolare tesi);

- in forma di training (ad esempio: brainstorming; esperimenti di assunzione ed argomentazione del punto di vista opposto a quello che si condivide; role-play; esercizi di decisione rapida in situazioni conflittuali; et similia).

2.5. Assegnazione di compiti per l'incontro successivo

- ad ogni partecipante verra' proposto di effettuare individualmente la lettura di un testo di poche pagine ed il sommario approfondimento di un autore, su cui riferire all'inizio della lezione successiva.

2.6. Giro di opinioni sulla giornata e autovalutazione

- prima di congedarsi ogni partecipante esprimera' la propria opinione sul lavoro svolto nel corso dell'incontro ed eventualmente segnalera' i temi che a suo giudizio sono meritevoli di ulteriore particolare approfondimento.

3. Cosa e' richiesto ai partecipanti

3.1. portare con se' un quaderno o blocco per appunti ed una penna: serviranno sia per prendere appunti, sia per lo svolgimento di esercitazioni scritte, sia come "diario di bordo" individuale del corso;

3.2. una puntualita' assoluta rispetto agli orari: dato il tempo ridotto, e' necessario che chi intende partecipare arrivi puntuale all'ora di inizio e non abbandoni la lezione prima della sua conclusione;

3.3. un impegno sincero: chi volesse esser presente e' vincolato ad astenersi da atteggiamenti che possano essere di disturbo al lavoro altrui;

3.4. un atto di fiducia: poiche' il tempo e' limitato ed i temi da trattare sono molti ed impegnativi, i partecipanti si atterranno rigorosamente alle indicazioni del relatore in ordine alla scansione dei lavori, alla limitazione dei tempi per gli interventi ed alla definizione degli argomenti posti in discussione.

Orte, febbraio 2000

 

3. MAESTRI: SEBASTIANO TIMPANARO

 

Uno studioso di quelli che non finiscono sui teleschermi e i rotocalchi, ed un maestro di rigore ed impegno, e' Sebastiano Timpanaro. Di una famiglia di intellettuali su cui Montale scrisse una notizia umorosa e affettuosa ad un tempo (la si puo' leggere ora in Eugenio Montale, Il secondo mestiere. Prose, tomo I, pp. 910-913), in questi decenni di facile eclettismo e di giuliva superficialita', Sebastiano Timpanaro rappresenta un esempio di quell'antica virtu' che e' l'onesta' intellettuale e morale: la vita come serieta', lo studio come disciplina, l'impegno culturale e quello politico parimenti assunti come dovere civile e dispiegamento ed accrescimento di umanita'. Pensiamo di far cosa giovevole ai nostri interlocutori invitandoli ad accostarsi alla sua opera.

Sebastiano Timpanaro e' nato a Parma nel 1923, studioso di filologia classica, della cultura dell'Ottocento, di questioni inerenti al materialismo e al marxismo, ma anche alla linguistica ed alla psicoanalisi. E' uno dei più acuti interpreti di Leopardi e dei più rigorosi intellettuali della sinistra italiana. Tra le opere di Sebastiano Timpanaro segnaliamo almeno La filologia di Giacomo Leopardi, Laterza; La genesi del metodo del Lachmann; Classicismo e illuminismo nell'Ottocento italiano, Nistri-Lischi; Sul materialismo, Nistri-Lischi, ora Unicopli; Antileopardiani e neomoderati nella sinistra italiana, Ets; Il lapsus freudiano; Aspetti e figure della cultura ottocentesca, Nistri-Lischi; La "fobia romana" e altri scritti su Freud e Meringer, Ets, Nuovi studi sul nostro Ottocento, Nistri-Lischi; segnaliamo anche particolarmente la sua traduzione di Cicerone, Della divinazione, e quella di Holbach, Il buon senso, ambedue presso Garzanti, con eccellente apparato critico.

 

4. UN EPIGRAMMA DI BENITO D'IPPOLITO

[Dal nostro buon amico e compaesano Benito D'Ippolito riceviamo e volentieri pubblichiamo. Segnaliamo che l'e-zine (che poi sarebbe una "rivista elettronica", non stampata ma diffusa nella rete telematica) di Riccardo Orioles, la cui testata e' "Tanto per abbaiare", puo' essere richiesta all'autore scrivendogli una e-mail all'indirizzo ricc at libero.it

Riccardo Orioles, giornalista eccellente, militante antimafia tra i piu' lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti", ha formato al giornalismo d'inchiesta e di impegno civile moltissimi giovani. Tra le persone che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e' un esempio pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido impegno politico). Su Riccardo Orioles due ampi ed intensi profili sono in due libri di Nando Dalla Chiesa, Storie, Einaudi, Torino 1990, e Storie eretiche di cittadini perbene, Einaudi, Torino 1999]

 

* Parla il barone di Munch...

 

Quando voglio respirare

leggo l'e-zine di Riccardo Orioles.

 

Quando voglio infuriarmi col mondo

leggo l'e-zine di Riccardo Orioles.

 

quando con l'umanita' riconciliarmi voglio

leggo l'e-zine di Riccardo Orioles.

 

quando leggo l'e-zine di Orioles

mi passa la stanchezza e dunque torno

alla lotta.

 

5. IL VOCABOLARIO DI SCARPANTIBUS: ESATTO

 

Esatto: molto prima che divenisse un'interiezione da telequiz, era il participio passato del verbo esigere; verbo, va da se', esigente, ed anche inquietante (viene di li' la figura, tra Bergman e Kafka, dell'esattore). Quel participio piaceva a Danilo Dolci, che ne fece una delle parole chiave della sua pratica della nonviolenza come lotta la piu' limpida e creativa contro ogni violenza, contro ogni iniquita', e quindi anche contro confusione, ignoranza, menzogna.

Esatto e' cio' che si deve, sul piano dell'azione e sul piano dell'analisi: l'esattezza e' la decisiva virtu', la prassi fondamentale, di ogni pensare ed agire orientato al bene.

L'esattezza: fondazione etica della pratica sociale e quindi del progetto politico, ed un giudizio morale che tiene dell'arte e della scienza.

L'esattezza: parametro morale dell'attivita' conoscitiva e quindi protocollo di verifica dell'osservazione, dell'interpretazione e del giudizio.

L'esattezza: criterio dunque dell'impegno morale e intellettuale, strumento ed innesco di quella gramsciana riforma intellettuale e morale.

Ma signore, o santi numi, col suo Dolci e il suo Gramsci e il suo Kafka, lei niente niente vorra' dirci che ribellarsi e' giusto? La risposta e' esatta, caro amico, lei vince un bambolotto.

 

6. UN LUTTO: CI HA LASCIATO ROBERTO

 

Ci stringiamo agli amici del centro comunitario di Celleno, agli amici bresciani, agli amici guatemaltechi, nel cordoglio per la scomparsa di Roberto, che ieri ci ha lasciato.

La morte, l'osceno nulla che a nessuno concede scampo, lo ha tratto con se' strappandocelo per sempre. La morte, la nemica grande.

Ma il suo ricordo ci resta, e ci resta finche' noi non lo lasceremo svanire. Il suo ricordo resta. Il suo vivo ricordo, il suo ricordo vivo resta.

E la sua vita, la sua vita si', e' stata una vita bella: di generosita', di condivisione, di costruzione della giustizia e della pace, qui in Italia e la' in Guatemala, per l'umanita' intera, per un'umanita' di liberi ed eguali.

E la sua lotta, la nostra lotta, continua. Quante volte ad ogni morte di un amico e un compagno abbiamo detto queste parole: che la lotta continua. E tutte le volte di queste parole abbiamo avvertito ad un tempo la falsita' e la necessita'. Nulla continua quando un uomo muore: tutto e' finito. Il mondo e' rotto, il tempo e' sfasciato, il cielo si rovescia sulla terra, non si da' tragedia piu' grande. Ma insieme: si compie una vicenda e se questa vicenda e' la vicenda di un uomo buono, essa e' nuvola che reca la pioggia feconda, essa e' parola e seme, essa e' orma e presagio di umanita'. E la lotta, la lotta allora si', continua.

Poiche' nulla e' perduto di quanto e' stato buono, e la parte dello sforzo comune che fin qui Roberto ha recato sulle sue spalle, ora tocca a chi resta e a chi verra' ripartirla sulle proprie spalle, e recarla innanzi ancora lungo il cammino, il cammino (ci sia concesso, in un sussurro, dirlo) di Isaia.

 

7. MOVIMENTO SINDACALE E TECNICHE DELLA NONVIOLENZA

 

Come e' noto il movimento sindacale dei lavoratori e', tra le forme di organizzazione di massa intese a difendere e promuovere diritti attraverso lotte sociali, quella che piu' ampiamente e quasi costitutivamente fa uso di forme di lotta che la nonviolenza ha accolto, tematizzato e fatto proprie.

L'uso delle tecniche di lotta nonviolente nell'esperienza dei movimenti sindacali dei lavoratori e' talmente intimo e per cosi' dire connaturato che raramente si e' data all'interno dei sindacati operai una riflessione adeguata su di esse, proprio per la difficolta' di discernere e distinguere da noi qualcosa che sentiamo come una parte essenziale di noi stessi, che viene quasi a coincidere con il nostro modo di essere, di sentire e di agire.

Sara' invece utile promuovere nel movimento dei lavoratori una riflessione su queste tecniche, sul loro uso, sulla loro funzione, sul loro significato (ovvero sulle ineludibili implicazioni di filosofia morale, di teoria della societa' e di teoria della conoscenza che vi sono connesse: le tecniche, tutte le tecniche, si sa, non sono mai neutrali). A tal fine sono intesi questi appunti.

Ci sembra di poter dire che i seguenti criteri e metodi, caratterizzanti la gran parte delle lotte sindacali, siano tecniche e forme di pensiero specifiche della lotta nonviolenta.

1. Si lotta per obiettivi concreti e verificabili di miglioramento delle condizioni di vita (fisiche, psicologiche, sociali, ambientali) dei soggetti coinvolti nella lotta. Si lotta sempre per affermare un diritto, ma per affermarlo non astrattamente bensi' in concreto; una lotta con obiettivi generici e astratti e' destinata all'impantanamento, all'ambiguita' e alla sconfitta.

2. Prima di iniziare la lotta occorre sempre cercare un accordo con la controparte.

3. Prima di iniziare la lotta occorre analizzare la situazione, promuovere una riflessione partecipata, e fissare obiettivi, metodi decisionali e di azione, progressione e limiti, criteri di valutazione della lotta stessa.

4. Prima di iniziare la lotta occorre pubblicamente annunciarla.

5. Tutta la conduzione della lotta deve essere pubblica; limpida nei metodi di decisione e di azione; rispettosa dell'incolumita' e della dignita' personale di tutti i soggetti coinvolti.

6. Il fine della lotta non e' annientare la controparte, ma indurla ad un accordo.

7. Le forme di lotta adottate devono favorire la partecipazione: quindi devono essere praticabili da parte di tutti, devono essere discusse e condivise da tutti i partecipanti, devono essere sempre adeguate e proporzionate, devono essere razionali e persuasive.

8. La lotta e' rottura della sottomissione e della rassegnazione, ed affermazione di dignita' e diritto.

9. La lotta e' costruzione di solidarieta' tra gli oppressi.

10. La lotta e' anche pratica educativa di massa, esperienza di responsabilita', acquisizione di capacita' di autorganizzazione e di progetto, di proposta e di valutazione, di elaborazione strategica e gestione operativa, di confronto costante e paritetico con la controparte.

11. La lotta e' democrazia diretta: essa si distingue da altre forme di lotta (ad esempio quelle di tipo militare) perche' non prevede che solo pochi abbiano conoscenze e poteri e la massa sia utilizzata come mero strumento, al contrario tutti partecipano alla lotta in quanto persuasi e tutti sono perfettamente al corrente dei mezzi e dei fini e concorrono a definirli; essa non si fonda sulla gerarchia e sull'autoritarismo, al contrario richiede la responsabilita' di tutti e sottopone tutte le decisioni al contributo e alla verifica di tutti, e per tutte le azioni prevede che la partecipazione sia sempre ed unicamente volontaria.

12. La lotta e' comunicazione; ed essendo essa eminentemente interazione, essa e' insieme conflitto e cooperazione; e' riconoscimento nel conflitto di bisogni, diritti, interessi di tutte le parti coinvolte e sforzo di comporli in un nuovo piu' adeguato rapporto; e' conflitto sempre orientato alla sua stessa conclusione; e' conflitto come negoziato che si sforza costantemente di massimizzare i vantaggi e ridurre i danni.

13. Le forme di lotta devono essere progressive e proporzionate; i metodi devono essere coerenti con i fini; ricordare sempre che non e' vero che i fini giustificano i mezzi; e' vero il contrario, che i mezzi pregiudicano i fini.

14. Vi sono fini sovraordinati: valori, bisogni, diritti, interessi su cui le controparti concordano e cooperano anche nel conflitto.

15. Occorre saper concludere una lotta con una valutazione realistica e coerente della situazione e degli esiti: fin dall'inizio della lotta si deve mirare a concluderla, evitando che essa rischi di trascinarsi indefinitamente.

16. Una lotta richiede disponibilita' e disciplina: disponibilita' a rinunciare a qualcosa, disponibilita' a sacrificare qualcosa dei propri interessi immediati a vantaggio di tutti, disponibilita' all'ascolto e all'incontro; e disciplina poiche' una lotta nonviolenta richiede solidarieta' e rispetto, richiede di superare momenti di tensione e di stanchezza, richiede rigore morale e intellettuale, pazienza e creativita'.

17. Regola aurea della lotta nonviolenta e' aderire alla verita': cercare insieme la verita', dire sempre la verita', non pretendere di averne il monopolio. Occorre riconoscere il conflitto, promuovere il conflitto, essere nel conflitto, comporre il conflitto, ma sempre senza omerta', senza vilta', senza acquiescenza; ma anche sempre senza faziosita', senza dogmatismi, senza presunzioni. L'onesta' intellettuale e morale, l'atteggiamento di approfondimento e di ascolto, la disponibilita' al confronto e l'impegno a testimoniare di persona, sono elementi imprescindibili per una lotta nonviolenta.

 

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COI PIEDI PER TERRA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

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Numero 761 del 2 maggio 2013

 

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