Telegrammi. 1235



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1235 del 5 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Nella Giornata mondiale contro le mine

2. In memoria di Martin Luther King nell'anniversario dell'uccisione

3. Un incontro di riflessione a Viterbo su "Locale e globale: un programma politico per l'alternativa nonviolenta"

4. Alcuni testi del mese di ottobre 2002 (parte terza e conclusiva)

5. A Erasmo da Rotterdam, nell'anniversario della nascita

6. Una postilla biobibliografica su Erasmo da Rotterdam

7. La nonviolenza e' piu' forte

8. Un discorso a Terni per la liberta' e i diritti del popolo palestinese

9. Una legge razzista ed incostituzionale

10. Viaggiando in treno

11. Un appello per un 4 novembre di memoria e di pace

12. Un incontro di educazione alla pace a Tuscania

13. La "Carta" del Movimento Nonviolento

14. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. NELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO LE MINE

 

Da anni l'Onu ha dichiarato il 4 aprile "Giornata mondiale contro le mine" e sollecita l'impegno di tutti i paesi per la messa al bando di queste armi.

In questa giornata e' giusto e necessario non solo sostenere l'iniziativa contro le mine, ma anche ribadire la necessita' dell'impegno di tutti i paesi e di tutte le persone di volonta' buona contro tutte le guerre, tutti gli eserciti, tutte le armi.

Tutte le armi uccidono.

Solo la pace salva le vite. Solo la pace rispetta i diritti umani. Solo la pace costruisce la giustizia.

Vi e' una sola umanita' ed un'unica biosfera casa comune dell'umanita' intera.

Pace, smilitarizzazione, disarmo. L'unica politica adeguata ai compiti dell'ora e' la scelta della nonviolenza. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI MARTIN LUTHER KING NELL'ANNIVERSARIO DELL'UCCISIONE

 

Si e' svolto giovedi' 4 aprile 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione in memoria di Martin Luther King nell'anniversario dell'uccisione avvenuta il 4 aprile 1968.

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni scritti e discorsi del grande testimone della nonviolenza, simbolo della lotta contro il razzismo e per la dignita' umana.

*

Il responsabile della struttura nonviolenta viterbese, Peppe Sini, ha riassunto conclusivamente alcuni dei temi fondamentali dell'operato di Martin Luther King e li ha messi in relazione con i compiti attuali delle persone amiche della nonviolenza impegnate per la pace, i diritti umani, la difesa della biosfera.

La lotta nonviolenta contro il razzismo, ovvero in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, consapevoli dell'unita' del genere umano e della sua concreta esistenza incarnata nei singoli esseri umani tutti uniti dal reciproco dovere di riconoscersi ed offrirsi liberta', giustizia, solidarieta'.

La lotta nonviolenta contro la guerra. Lotta contro la guerra che e' anche lotta contro il totalitarismo e contro l'imperialismo, contro il militarismo e il riarmo, contro tutte le uccisioni, le persecuzioni, le oppressioni.

E quindi anche la lotta nonviolenta contro le ingiustizie sociali, l'oppressione di classe, lo sfruttamento distruttivo delle persone e della natura.

La scelta della nonviolenza quindi come nesso tra morale e politica, e tra ragione e persuasione, tra analisi concreta della situazione concreta e fiducia nella possibilita' di cambiare, di affermare il bene contro il male.

La riflessione e la testimonianza di Martin Luther King, come quelle di Mohandas Gandhi e di Nelson Mandela, di Aldo Capitini e di Danilo Dolci, di Rosa Luxemburg e di Hannah Arendt, di Virginia Woolf e di Simone Weil, ed oggi ancora di Vandana Shiva, ci sostengono nell'indispensabile impegno odierno contro il razzismo in Italia e in Europa, e contro l'apartheid planetario; nell'indispensabile impegno odierno contro la guerra, gli eserciti e le armi, contro tutte le uccisioni, le persecuzioni, le devastazioni; nell'indispensabile impegno odierno contro l'onnidistruttivo ed apocalittico "modello di sviluppo" della insostenibile crescita illimitata, della sanguinaria massimizzazione del profitto, del consumismo sfrenato ed onnidivoratore.

E traducendo hic et nunc in impegni concreti quella testimonianza e quell'appello: occorre impegnarsi innanzitutto affinche' cessi immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti; ed occorre impegnarsi innanzitutto affinche' siano abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti.

L'esempio di Martin Luther King ci sostiene e ci conforta nell'impegno in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, nell'impegno in difesa della biosfera casa comune dell'umanita' intera; ci sostiene e ci conforta nella costruzione dell'alternativa nonviolenta.

Solo la nonviolenza invera gli impegni della Costituzione della Repubblica Italiana; solo la nonviolenza invera gli impegni della Dichiarazione universale dei diritti umani; solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. INCONTRI. UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO SU "LOCALE E GLOBALE: UN PROGRAMMA POLITICO PER L'ALTERNATIVA NONVIOLENTA"

 

Si e' svolto nella serata di giovedi' 4 aprile 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sul tema "Locale e globale: un programma politico per l'alternativa nonviolenta".

 

4. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI OTTOBRE 2002 (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni altri testi apparsi sul nostro foglio nel mese di ottobre 2002.

 

5. A ERASMO DA ROTTERDAM, NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA

 

Nel secolo che uccidere era il primo

mestiere, un uomo sorse, fiero e fermo

a dire no alla guerra, e in tanto limo

di concave retoriche, il suo sermo

 

fu chiaro e saldo: no alla guerra, fimo

dei vizi tutti e divorator vermo,

fomento a tutti i vizi e manto opimo

sol di carnefici e ai malvagi schermo.

 

Ah, Desiderio Erasmo, la parola

che fu piu' tua, il motto no alla guerra

ancora e' nostra, ancora in alto vola

 

chiama a raccolta ovunque sulla terra

chi no alla guerra dice, e fa che fola

la pace non sia piu', ma man che afferra.

 

6. UNA POSTILLA BIOBIBLIOGRAFICA SU ERASMO DA ROTTERDAM

[Riportiamo una notizia biobibliografica su Erasmo stesa dal responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo come postilla alla sua introduzione a una nuova edizione italiana della Querela Pacis, uno dei capolavori dell'umanista]

 

* Una cronologia essenziale

Nacque Erasmo tra il 1466 e il 1469 da genitori non uniti in matrimonio, fanciullo frequenta a Deventer una scuola dei Fratelli della Vita Comune; nel 1479 la peste uccide la madre, poi il padre; spinto dai tutori Erasmo entra nel convento di Steyn, presso Gouda, e abbraccia la vita religiosa.

Negli anni di Steyn studia alacremente e si segnala come latinista. Nel 1492 e' ordinato prete.

Nel 1492 lascia Steyn per entrare al servizio di Enrico di Berghes, vescovo di Cambrai. Nel 1495 ottiene di andare a studiar teologia a Parigi, l'anno dopo lascia il collegio Montaigu e si guadagna da vivere facendo il precettore. La sua sara' una vita di andirivieni per l'Europa, con prevalente residenza nell'area tra Lovanio, Basilea e Friburgo, ma con fondamentali protratti soggiorni in Inghilterra, ed un operoso viaggio in Italia.

Nel 1499 compie il suo primo soggiorno in Inghilterra, e vi conosce Thomas More e John Colet. Nel 1500 a Parigi pubblica la prima edizione degli Adagia; nel 1501 pubblica il De Officiis di Cicerone ed inizia cosi' la sua fondamentale attivita' di editore di classici; nello stesso anno studia il greco. Nel 1502 muore Enrico di Berghes, Erasmo va a Lovanio. Nel 1503 pubblica l'Enchiridion militis christiani, nel 1504 il Panegyricus ad Philippum Austriae ducem (uno dei primi importanti testi pacifisti di Erasmo); nel 1505 edita le Annotazioni sul Nuovo Testamento di Lorenzo Valla, compie il suo secondo soggiorno in Inghilterra.

Dal 1505 al 1509 e' in Italia: a Venezia presso Aldo Manuzio svolge un'attivita' editoriale cospicua. Lasciando l'Italia medita l'Elogio della follia, che pubblichera' nel 1511 dedicandola a Thomas More.

Dal 1509 al 1514 e' perlopiu' in Inghiltera. Nel 1513 muore Giulio II, e viene pubblicato il libello Julius exclusus e coelis, violento attacco alla figura del papa-guerriero: un testo attribuito ad Erasmo, sebbene egli sempre abbia negato di esserne autore.

Nel 1514 e' a Basilea ed inizia il sodalizio editoriale con lo stampatore ed amico Johann Froben. E presso Froben nel 1515 pubblica tra l'altro un'edizione di Seneca. Nel 1516 pubblica la prima edizione critica del Nuovo Testamento. Inizia anche a pubblicare raccolte del suo epistolario.

Nel 1516 gli viene attribuita la carica onoraria di consigliere di Carlo d'Asburgo (il futuro imperatore Carlo V, che gia' nel corso dell'anno diverra' re di Spagna), e pubblica l'Institutio principis christiani. Sempre quest'anno pubblica la sua edizione dell'Opera omnia di Girolamo, e un'edizione della Grammatica institutio di Teodoro di Gaza. Pubblicazione dell'Utopia di Thomas More.

Nel 1517 (che e' anche l'anno delle novantacinque Tesi di Lutero) pubblica la Querela Pacis, Carlo si trasferisce in Spagna ma Erasmo non lo segue. Dal 1517 al 1522 sara' prevalentemente a Lovanio.

Nel 1518 pubblica tra l'altro l'Encomium matrimonii. Nel 1519 pubblica la seconda edizione del Nuovo Testamento, un'edizione di Cipriano, ed esce un'edizione delle Familiarum colloquiorum formules, che diverranno i Colloquia; Carlo viene eletto imperatore. Muore John Colet. Nel 1520 pubblica gli Antibarbari. E' l'anno della bolla papale Exurge Domine, che Lutero da' pubblicamente alle fiamme.

Nel 1521 pubblica il De contemptu mundi. Nel 1522 si trasferisce da Lovanio a Basilea; viene pubblicata da Froben la prima edizione autorizzata dei Colloquia, la terza edizione del Nuovo Testamento, vari altri lavori (tra cui l'edizione di Arnobio).

Nel 1523 alle edizioni e commenti di testi neotestamentari e patristici (Ilario) aggiunge anche le Tuscolane di Cicerone (e nel 1525 l'Historia Naturalis di Plinio il Vecchio). Declina l'invito di Francesco I a trasferirsi in Francia.

Nel 1524 esce il Libero arbitrio cui Lutero replichera' col Servo arbitrio, al quale Erasmo rispondera' con l'Hyperaspistes nel '26. Sempre nel '26 pubblica l'Institutio matrimonii christiani e l'edizione di Ireneo. Nel 1527 la quarta edizione del Nuovo Testamento e l'edizione delle opere di Ambrogio. E' l'anno del sacco di Roma. Nel 1528 pubblica il Ciceronianus.

Nel 1529 pubblica il De pueris statim ac liberaliter instituendis, e l'Opera omnia di Agostino.

Dal 1529 al 1533 e' prevalentemente a Friburgo. Nel '30 cura l'edizione di Giovanni Crisostomo e pubblica la sua Consultatio de bello turcis inferendo.

Nel '31 edizione di Aristotele, Livio, Gregorio Nazianzeno, e Paraphrasis in Elegantias L. Vallae. Nel '32 edizioni di Demostene e Terenzio. Nel '33 pubblica la De sarcienda Ecclesiae concordia. Nel 1534 la Preparazione alla morte.

Nel 1535 a Basilea, quinta edizione del Nuovo Testamento. Decapitazione di Thomas More, imprigionato l'anno prima. Erasmo rifiuta l'offerta del cappello cardinalizio. Nel 1536 cura l'edizione di Origene. Muore a Basilea tra l'11 e il 12 luglio.

* Una bibliografia orientativa

I. Le opere di Erasmo

L'opera omnia di Erasmo si legge ancora nell'edizione di Leida (Lugduni Batavorum) del 1703-1706 a cura di Jean Leclerc (Joannes Clericus), ristampata nel 1961 a Hildsheim.

Dal 1969 e' in corso ad Amsterdam l'edizione critica, di cui sono gia' usciti vari volumi.

Il monumentale e fondamentale epistolario di Erasmo e' stato edito da P. S. Allen e collaboratori e prosecutori ad Oxford tra il 1906 e il 1958.

II. Alcune opere di Erasmo disponibili in italiano

Per la Querela Pacis segnaliamo le edizioni curate da Luigi Firpo (Erasmo, Il lamento della pace, Utet, Torino 1967; poi Tea, Milano); da Franco Gaeta (Erasmo, Contro la guerra, Japadre, L'Aquila 1968, che reca anche il Dulce bellum inexpertis); da Eugenio Garin (nella sezione di testi erasmiani inclusa nella sua monografia Erasmo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole 1988, di cui diremo piu' avanti).

Ovviamente quasi non c'e' casa editrice, grande o piccola, che non abbia pubblicato l'Elogio della follia, sovente arricchito da perspicue introduzioni e prefazioni di preclari studiosi. Dall'edizione a cura di Benedetto Croce per Laterza (Elogio della pazzia e Dialoghi, Laterza, Bari 1914), a quella a cura di Tommaso Fiore per Einaudi (Elogio della pazzia, Einaudi, Torino 1943), a quella a cura di Eugenio Garin (Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, Serra e Riva, Milano 1984, poi Mondadori, Milano 1992) ad innumerevoli altre: tra le recenti segnaliamo quella di Luca D'Ascia con un saggio di Bainton, per Rizzoli.

Dei Colloquia dopo la traduzione parziale di Gian Piero Brega (Erasmo, I colloqui, Feltrinelli, Milano 1959, poi in edizione rivista 1967; e adesso Garzanti, Milano 2000) finalmente e' stata pubblicata una traduzione integrale con testo a fronte: Erasmo da Rotterdam, Colloquia, Einaudi, Torino 2002 (progetto editoriale e introduzione di Adriano Prosperi, traduzione, cura e apparati di Cecilia Asso).

Degli Adagia segnaliamo la pregevole edizione di un piccolo ma prezioso saggio di essi a cura di Silvana Seidel Menchi: Erasmo, Adagia. Sei saggi politici in forma di proverbi, Einaudi, Torino 1980.

Una segnalazione particolare vogliamo fare anche per L'Institutio principis christiani, nella traduzione italiana a cura di Margherita Isnardi Parente: Erasmo da Rotterdam, L'educazione del principe cristiano, Morano, Napoli 1977.

Va letto anche almeno il Libero arbitrio nell'utile edizione a cura di Roberto Jouvenal: Erasmo, Il libero arbitrio (testo integrale); Lutero, Il servo arbitrio (passi scelti), Claudiana, Torino 1969, seconda edizione del 1973. Una nuova edizione del solo testo erasmiano (ma con una prefazione di Sergio Quinzio) e' nella traduzione di Italo Pin: Erasmo da Rotterdam, Sul libero arbitrio, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1989.

Ovviamente vari altri testi di Erasmo sono disponibili in traduzione italiana.

E' opportuno avvertire che sovente gli apparati critici e informativi che accompagnano le traduzioni italiane dei testi erasmiani sono assai approssimativi.

III. Alcune opere su Erasmo

Chiunque si accosti alla letteratura critica novecentesca su Erasmo non puo' non notare la presenza tra i suoi studiosi di un elevato numero di persone che hanno dato  buona prova di se' nell'opporsi al fascismo: scorrendo i nomi dei traduttori, dei curatori, degli autori di studi e ricerche erasmiane trovi alcune delle figure piu' nitide ed alte dell'antifascismo e della Resistenza. Pensiamo che non avvenga per caso. Ed anche se in questa nota non citiamo che pochi autori di contributi maggiori, vorremmo qui idealmente ricordarli tutti, con ammirazione ed affetto.

Tra le principali monografie disponibili in italiano che ricostruiscono vita, personalita', riflessione ed opera di Erasmo segnaliamo particolarmente le seguenti: Johan Huizinga, Erasmo, Einaudi, Torino 1941 (piu' volte ristampata); Roland H. Bainton, Erasmo della Cristianita', Sansoni, Firenze 1970; Pierre Mesnard, Erasmo, Accademia Sansoni, Milano 1971; Cornelis Augustijn, Erasmo da Rotterdam. La vita e l'opera, Morcelliana, Brescia 1989; Leon E. Halkin, Erasmo, Laterza, Roma-Bari 1989.

Fondamentale e' anche Hugh R. Trevor-Roper, Protestantesimo e trasformazione sociale, Laterza, Bari 1969 e piu' volte ristampato; il primo saggio del volume è specifico su Erasmo, ma - scrive l'autore nella prefazione all'edizione italiana, e dice bene - "la figura e le idee di Erasmo dominano il libro. Se questi saggi, come spero, hanno una loro unita', mi sembra che il filo conduttore sia appunto la sconfitta delle prospettive aperte da Erasmo".

Su Erasmo e la pace cfr. Eugenio Garin, Erasmo, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1988 (che reca anche i seguenti testi erasmiani: il Dulce bellum inexpertis, dagli Adagia; la Querela Pacis; e tre testi dai Colloquia: la Confessio militis, Militis et Cartusiani, il Charon). Per una puntuale collocazione di Erasmo nella tradizione (ed alle radici) del pensiero pacifista moderno si veda anche l'eccellente antologia a cura di Ernesto Balducci e Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un'utopia, Principato, Milano 1983.

Per la bibliografia cfr. (in francese) gli ottimi lavori specifici di Jean-Claude Margolin.

Su Erasmo e l'erasmismo fondamentali sono gli studi di Augustin Renaudet, Marcel Bataillon, e per l'Italia Silvana Seidel Menchi, Erasmo in Italia. 1520-1580, Bollati Boringhieri, Torino 1987. Su Erasmo e l'Italia cfr. anche i classici studi (che non ci risulta siano stati tradotti in italiano) di P. De Nolhac, Erasme en Italie. Etude sur un episode de la Renaissance, Paris 1888; ed Augustin Renaudet, Erasme et l'Italie, Geneve 1954, nuova ed. 1998.

Vari studiosi italiani nel corso degli ultimi decenni hanno dedicato ad Erasmo studi talvolta perspicui, rinunciamo a darne qui un elenco rinviando alle bibliografie contenute nei volumi sopra segnalati.

Degli autori gia' citati vorremmo ricordare altri libri a nostro parere utili a lumeggiare le premesse, il contesto o l'eredita' erasmiana: di Johan Huzinga cfr. anche L'autunno del Medioevo (Sansoni) e La civiltà olandese del Seicento (Einaudi); di Pierre Mesnard si veda anche almeno l'eccellente Il pensiero politico rinascimentale, 2 voll., Laterza, Bari 1963-1964; di Eugenio Garin e di Ernesto Balducci si dovrebbero ricordare qui innumerevoli opere, basti aver reso omaggio ai loro nomi di maestri.

IV. Su Thomas More

Ovviamente non si puo' parlare di Erasmo e tacere di Thomas More, l'amico fraterno, l'autore dell'Utopia, il testimone del primato della coscienza e della dignita' umana; su More si legga almeno introduttivamente il volume di Cosimo Quarta, Thomas More, Edizioni Cultura della Pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1993.

V. Et coetera

Sul XVI secolo un utile testo introduttivo e' quello di H. G. Koenigsberger e G. L. Mosse, L'Europa del Cinquecento, Laterza, Bari 1969 (ma noi abbiamo sotto gli occhi l'edizione del 1974); cfr. anche almeno Gerhard Ritter, La formazione dell'Europa moderna, 2 voll., Laterza, Bari 1964, 1968 (ma noi abbiamo letto l'edizione del  1976).

Sulla figura di Carlo V resta ancora insostituibile come compendio biografico Karl Brandi, Carlo V, Einaudi, Torino, 1961, in nuova edizione del 2001.

Sulla cultura del Rinascimento bastera' il rinvio alle molte eccellenti opere di Eugenio Garin; come e' noto hanno sviluppato negli ultimi decenni nuove prospettive, ed hanno lumeggiato aspetti prima sottovalutati, i lavori di Frances Amelia Yates.

Sulle vicende della Riforma e della Controriforma (o della Riforma protestante e di quella cattolica, se si preferisce) per un avvio cfr. almeno J. Lortz ed E. Iserloh, Storia della Riforma, Il Mulino, Bologna 1974; Roland H. Bainton, La Riforma protestante, Einaudi 1958, 1974; Hubert Jedin, Riforma cattolica o Controriforma?, Morcelliana, Brescia, 1957, 1987.

 

7. LA NONVIOLENZA E' PIU' FORTE

 

Passare dal pacifismo alla nonviolenza e' il salto di qualita' reso necessario dagli eventi cruciali del XX secolo: Auschwitz, Hiroshima, i Gulag, la globalizzazione della fame e del terrore.

Un pacifismo generico che lasci indisturbati gli esecutori della Shoah non e' neppure pacifismo, ma solo complicita' con i carnefici.

Un pacifismo generico che distingua tra armi buone e guerre giuste da una parte e armi cattive e guerre ingiuste dall'altra, nell'eta' atomica non e' piu' pacifismo, ma irresponsabilita' che coopera alla fine della civilta' umana.

Un pacifismo generico che si preoccupi di quello che accade qui e dimentichi quello che accade altrove, dove la fame e la violenza opprimono popoli interi, non e' affatto pacifismo ma un egoismo che coopera a che l'umanita' intera sia travolta.

Occorre passare dal pacifismo alla nonviolenza: ovvero opporsi a tutti gli eserciti e a tutte le guerre, a tutte le dittature e a tutti i terrorismi; opporsi lottando con la forza della nonviolenza, con gli strumenti del diritto, con l'affermazione concreta della solidarieta' con le vittime.

Disarmando gli oppressori, i devastatori, i criminali; opponendo forza a forza: la nonviolenza e' piu' forte.

Cosa e' infatti la nonviolenza? E' la lotta - la lotta - piu' forte, piu' limpida e piu' intransigente contro la violenza; o non e' nulla.

 

8. UN DISCORSO A TERNI PER LA LIBERTA' E I DIRITTI DEL POPOLO PALESTINESE

[Il 25 ottobre si e' svolta a Terni in largo Villa Glori una iniziativa pubblica sul tema "Liberta' e diritti per il popolo palestinese", promossa dal Terni Social Forum. Ad essa sono intervenuti come relatori Bassam Saleh, portavoce della comunita' palestinese di Roma, e Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo; riportiamo una sintesi della relazione svolta da quest'ultimo]

 

1. Tra i maestri che ho avuto due mi sono assai cari, defunti ormai da anni; si chiamavano - si chiamano, poiche' la memoria non muore - Primo Levi e Vittorio Emanuele Giuntella. Entrambi erano superstiti dei lager nazisti.

Primo Levi credo sia il piu' grande testimone della dignita' umana; e forse grazie a lui piu' che a ogni altro noi serbiamo memoria dell'orrore di Auschwitz; da lui piu' che da ogni altro abbiamo ereditato la consegna di impedire che Auschwitz ritorni. Non possiamo dimenticare.

Vittorio Emanuele Giuntella fu uno degli ufficiali italiani nei Balcani che dopo l'8 settembre 1943 dovettero scegliere tra continuare la guerra al servizio dei nazisti, o il lager. Scelse il lager, scelse quella che Alessandro Natta ha chiamato "l'altra Resistenza", la Resistenza dimenticata ma non meno eroica di migliaia e migliaia di soldati italiani che dissero di no a Hitler e Mussolini, e subirono il lager: migliaia e migliaia di uomini spesso molto giovani che posti per la prima volta in vita loro di fronte a una concreta e cogente possibilita' di scelta tra diventare complici dei carnefici ed avere garantita la vita, o essere fedeli all'umanita' e subire ogni sorta di angherie ed essere esposti alla morte, seppero fare la scelta giusta, la scelta metuenda e sublime di donare interamente se stessi alla causa dell'umanita'. Non possiamo dimenticare.

2. Ho fatto questa premessa per due motivi:

a) il primo: la Shoah, e a monte di essa e intorno ad essa la bimillenaria bestiale persecuzione antiebraica, e' per me, per la mia esistenza, nel mio vissuto di essere umano, un nodo storico e morale ed esistenziale decisivo: non tradiro' mai i miei maestri vittime del lager.

b) Il secondo: Primo Levi e' anche l'uomo, il giusto, il saggio, che nel 1982 levo' la sua voce che risuono' in tutto il mondo come la voce stessa dell'umanita' contro i rsponsabili e i complici dei massacri di Sabra e Chatila, e tra essi c'era anche Ariel Sharon. Ed e' nel ricordo e nel nome di Primo Levi e delle sue parole che qui io oggi ripeto: "Sharon deve dimettersi".

3. E un altro ricordo mi affiora alla mente: molti anni fa come molti altri adottai a distanza un bambino palestinese. Non so se e' ancora vivo, oggi sarebbe un uomo. Vorrei che almeno lui, Muatez, possa vedere quel giorno che tarda tanto a venire, in cui due popoli in due stati possano vivere da vicini in fraternita'.

4. Ma perche' questo accada, e mentre la tragedia e' in corso, occorre, io credo, un agire consapevole per la giustizia e quindi la pace e quindi la riconciliazione; un agire che per essere consapevole, di questa tragedia, di questo conflitto, deve cercare e cogliere le radici, le piu' profonde radici, e queste radici stanno qui, in Europa.

Siamo noi europei i responsabili di cio' che accade cola' dal '48; e quindi prima di fare la predica agli altri, facciamo un esame di coscienza a noi stessi.

In due forme l'Europa e' responsabile:

a) per il colonialismo: lungo cinque secoli, e che continua tuttora; rapporto Nord/Sud e' un eufemismo che occulta e insieme dice questa rapina che da cinque secoli le elites del quinto piu' ricco dell'umanita' compiono ai danni dei quattro quinti dell'umanita' impoveriti perche' rapinati.

b) per il razzismo: che oggi raggiunge forme parossistiche e nuovamente atrocemente invade fino le legislazioni; e nell'alveo del pregiudizio e della persecuzione razzista quella sua manifestazione la piu' prolungata e feroce, la persecuzione antiebraica: persecuzione compiuta dai romani prima con l'invasione, la distruzione del tempio, la deportazione, il disconoscimento di dignita'; dalle chiese cristiane poi, con una crudelta' superiore a quella stessa dei romani; al delirante razzismo scientista delle epoche illuminista e romantica; fino al culmine dei pogrom come arma politica e tecnica amministrativa stragista, fino all'orrore assoluto della Shoah. L'antisemitismo che e' ancora cosi' diffuso, pervasivo e virulento in Europa e nel nostro paese, l'antisemitismo che contamina oscenamente anche tante persone che pure si credono sinceramente democratiche ed antifasciste.

Come possiamo, noi che sappiamo questo, non capire le forti autentiche ragioni della maggioranza della popolazione di Israele e dell'ebraismo della diaspora nella difesa di Israele come ultimo, estremo rifugio per le vittime di duemila anni di persecuzione, per i sopravvissuti dei campi di sterminio e i loro figli?

La nostra sodarieta' con il popolo palestinese, ed affinche' cessi la persecuzione, l'occupazione, l'iniquita' mostruosa che esso subisce, e' anche la nostra solidarieta' con la popolazione di Israele e con entrambe le diaspore: affinche' mai piu' alcun essere umano debba temere la persecuzione e la morte; affinche' mai piu' colonialismo e razzismo terrorizzino, opprimano, massacrino, neghino il diritto stesso ad esistere ad alcuna cultura e ad alcun essere umano.

5. Solo recuperando la memoria di tutte le vittime si puo' operare per una strategia nonviolenta di liberazione, per un'azione di pace che costruisca riconoscimento di diritti e convivenza.

6. Ma il conflitto israelo-palestinese va contestualizzato non solo lungo l'asse del tempo ma anche nel campo spaziale, ovvero - come si usa dire oggi - geopolitico. Rispetto al paradigma interpretativo consueto e consunto che vede solo un conflitto tra due soggetti peraltro assimmetrici, uno stato occupante e una popolazione disperata; o all'altro paradigma anch'esso consueto e consunto che vede solo un conflitto tra un popolo perseguitato per millenni e circondato da stati dittatoriali ostilissimi; credo occorra un modello ermeneutico piu' complesso rispetto agli approcci banalizzanti e disutili che in quanto si prestano alla propaganda piu' irriflessa divengono complici degli errori ed orrori ideologici e pratici che ne conseguono.

Da tempo propongo un approccio per cosi' dire "a scatole cinesi": quel conflitto - che pure ha le sue assolute peculiarita' - intendendo come spicchio (ma per molti versi olografico) del conflitto regionale, che a sua volta e' spicchio e specchio del conflitto nord/sud, luogo di precipitazione di cruciali nodi economici, strategici, politici: ovvero del sistema di dominazione di quella che oggi si usa chiamare globalizzazione neoliberista ma che in termini di modellistica economica dovremmo chiamare espansione su scala quasi planetaria del modo di produzione capitalistico nelle forme tipiche dello stadio neoimperialistico - ma mi rendo ben conto che anche questi termini perdono molto della loro capacita' euristica se intesi come etichette ideologiche invece che come indicazioni metodologiche per la riflessione, la ricerca, l'analisi (ed ovviamente per l'azione contro l'ingiustizia e in difesa ed a promozione dell'umanita', ovvero del riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani).

7. Ed anche la memoria delle vittime ha le sue dialettiche (Tzvetan Todorov ha scritto delle pagine indimenticabili ed imprescindibili su questo cruciale argomento), ed occorre quindi avere memoria delle vittime nella prospettiva della liberazione e della riconciliazione (penso all'esperienza dalla Commissione per la verita' e la riconciliazione in Sudafrica, un'esperienza non solo morale e politica, ma giuridica e giuriscostituente che porta la nonviolenza al cuore dell'organizzazione delle istituzioni, dello stato, della societa' e della cultura, proprio a partire dal recupero della memoria e dal riconoscimento della verita' e dei crimini subiti e commessi); la memoria quindi che salva e che libera e che riconcilia, che fonda convivenza; non quella dell'infinitizzazione degli odi e delle faide, del disprezzo e del rancore gentilizio e razzista, degli egoismi di massa e delle abominevoli "pulizie etniche".

8. E allora una strategia di solidarieta' e di liberazione che tenga conto di cio' io credo debba avere due caratteristiche, o - se si preferisce - debba muovere da due persuasioni (come tali indimostrabili):

a) che l'indipendenza dei popoli oppressi o sara' socialista, democratica e libertaria o non sara'; intendendo con il decisivo aggettivo "socialista" purtroppo cosi' abusato e deturpato nel corso del Novecento l'impegno ad una organizzazione sociale che sia intesa al fine della giustizia e della solidarieta', che non permetta la riproduzione sotto mentite spoglie della dominazione oppressiva dei pochi sui piu', ma tutti chiami a cooperare per il comune benessere: la storia delle decolonizzazioni del XX secolo ci rivela come il non essere riusciti a dotare i paesi di nuova indipendenza di autentiche caratteristiche socialiste, democratiche e libertarie abbia provocato la degenerazione delle esperienze di liberazione e il permanere o il riaffermarsi di forme di dominazione ferocissime e sostanzialmente neocoloniali;

b) che la strategia e la prassi della lotta di liberazione dei popoli oppressi o sara' tendenzialmente sempre piu' e sempre piu' unicamente nonviolenta, o quella liberazione non sara'; intendendo con questo aggettivo la scelta intellettuale e morale della lotta piu' nitida ed intransigente contro l'ingiustizia e l'oppressione, la lotta che della violenza della dominazione tutto ripudia e rigetta, nei fatti e nei metodi; la scelta che caratterizzo' la grandissima parte delle esperienze storiche di Resistenza e di liberazione da quando l'umanita' e' in lotta per il diritto a vivere e la dignita'. Di contro ad una storiografia sempre "dalla parte dei vincitori" ed affascinata e fin ipnotizzata dalla violenza, occorre affermare che le lotte piu' grandi e le piu' grandi conquiste di liberta', di diritto, di solidarieta', hanno avuto precipue e decisive caratteristiche nonviolente; e che anche quel grandioso fenomeno di cui tutti noi siamo figli riconoscenti che e' la Resistenza vittoriosa dei popoli contro il nazifascismo e' stata nella sua massima parte una esperienza di lotta nonviolenta, come testimoniano le memorie e le analisi di moltissimi eroici protagonisti dell'antifascismo e della stessa lotta partigiana.

9. Perche' questa e' la mia convinzione: che la nostra solidarieta' con il popolo palestinese oppresso deve essere concreta e nonviolenta, rigorosa ed esigente, esigente nei cofnronti di noi stessi e degli altri; e che in quanto questa solidarieta' svolgiamo, dobbiamo chiedere a chi lotta per il diritto ad esistere di voler vivere, di non darsi alla morte, e di accostarsi sempre di piu' alla nonviolenza. Come ci hanno insegnato nel loro estremo agire e nelle loro ultime parole i condannati a morte della Resistenza al nazifascismo; come ci ha insegnato Gandhi; come ci ha insegnato Nelson Mandela; come ci ha insegnato il movimento delle donne, la piu' grande esperienza storica di lotta nonviolenta, la lotta che ha promosso il piu' grande cambiamento positivo della storia, una lotta nel corso della quale le protagoniste di essa non hanno mai ucciso una sola persona.

10. Questa scelta implica altresi' il il rifiuto della menzogna e di ogni atteggiamento totalitario. Implica il rifiuto di ogni ideologia sacrificale.

Implica la scelta di quel principio che e' alla base di tutte le grandi tradizioni di pensiero religiose e laiche: non uccidere.

Implica la solidarieta' piena con tutte le vittime (ha scritto una volta - e per sempre - Heinrich Boell che "ogni vittima ha il volto di Abele").

Implica la condanna di ogni terrorismo: di stato, di gruppo e individuale.

Implica l'affermazione del diritto del popolo e dello stato palestinese a esistere; ed implica il diritto del popolo e dello stato di Israele a esistere. Verra' forse un tempo in cui l'umanita' riuscira' a superare le divisioni di stati e di classi, ma per preparare quel tempo, per muovere in quella direzione, per uscire da questo nostro terribile tempo che quel geniale pensatore defini' "la preistoria dell'umanita'", occorre intanto, qui e adesso, riconoscere il diritto di ogni popolo ad esistere, ad avere la sua cultura, la sua terra in cui vivere liberamente, il suo stato.

11. Ocorre che cessi l'occupazione dei territori palestinesi da parte dell'esercito dello stato di Israele.

Occorre che cessino gli insediamenti coloniali nei territori palestinesi.

Ocorre il riconoscimento immediato della nascita dello stato palestinese.

Ed occorre un piano internazionale di aiuti al popolo e allo stato palestinese per lo sviluppo, la democrazia, la sicurezza e la convivenza; ed occorre altresi' un piano di aiuti al popolo e allo stato di Israele per lo sviluppo, la democrazia, la sicurezza e la convivenza.

Ed occorre sconfiggere il terrorismo, innanzitutto cessando di mettergli a disposizione armi e pretesti, risorse economiche ed esseri umani disperati.

12. E per contrastare il terrorismo occorre altresi' bandire la guerra dal novero delle azioni lecite; le leggi vigenti lo dicono gia': e' scritto nella Carta delle Nazioni Unite; e' scritto anche nei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.

Poiche' di tutti gli atti di terrorismo la guerra e' il piu' grande; consistendo essa, come osservava Gandhi, della ripetuta commissione di omicidi di massa di esseri umani del tutto innocenti.

Nessun motivo puo' giustificare una guerra, che invece di sconfiggere il terrorismo ne prosegue e ingigantisce la spirale.

Ne' e' ammissibile l'idea di una guerra contro un paese perche' questo detiene armi di sterminio di massa: da questo punto di vista i sostenitori di tale teoria - in primis il presidente degli Usa - dovrebbero allora muover guerra innanzitutto contro il loro stesso paese.

Ne' e' ammissibile l'idea di una guerra contro un paese sulla base dell'accusa di aver fornito sostegno a gruppi terroristici: sotto questo punto di vista mentre non e' dimostrato che ad esempio il governo dell'Iraq abbia sostenuto i terroristi autori delle stragi dell'11 settembre 2001, e' invece dimostrato che ad esempio il governo degli Usa abbia sostenuto i terroristi autori del golpe cileno dell'11 settembre 1973.

Come si vede le pretese ragioni in pro della guerra si rovesciano contro chi le propone.

Una guerra nell'epoca aperta dall'orrore di Hiroshima e' una guerra che mette in pericolo la sopravvivenza stessa della specie umana: e - per dirlo con le parole di don Lorenzo Milani - noi dovremmo star qui a discutere se sia lecito distruggere l'umanita' intera?

13. Siamo quindi solidali con il popolo palestinese, e siamo altresi' solidali con il popolo israeliano; siamo solidali con il popolo iracheno, e

siamo altresi' solidali con il popolo statunitense.

Siamo contrari al governo dello stato di Israele come a quello dell'Iraq come a quello degli Usa, come a quei decisori in sede Onu che da dieci anni portano la responsabilita' della catastrofe umanitaria in corso in Iraq, l'immane strage determinata dell'embargo.

Siamo contro il terrorismo di stato come contro il terrorismo dei gruppi e dei singoli.

Siamo contro la guerra sempre.

Siamo donne e uomini di pace: ma perche' questa nostra posizione sia credibile dobbiamo fare la scelta della nonviolenza, dobbiamo praticare la solidarieta' concreta, dobbiamo prendere sul serio la nostra comune umanita'.

In questo incontro di oggi qui a Terni di solidarieta' con il popolo palestinese abbiamo sentito le luminose parole del nostro fratello rappresentante palestinese: parole di calda umanita', di eroica dignita', di rivendicazione del proprio diritto ad esistere come essere umano e come popolo, e ad avere un proprio stato; ed insieme parole di sincera fraternita' con il popolo israeliano, di riconoscimento dello stato di Israele, di condanna incondizionata di ogni terrorismo e di ogni forma di razzismo e di antisemitismo.

Ebbene, che anche questo incontro odierno possa essere un piccolo contributo all'affermazione di un'umanita' di liberi ed eguali: si', la Palestina vivra', e vivra' Israele. Che cessi l'occupazione, che cessino tutte le stragi, e che sia impedita la guerra.

 

9. UNA LEGGE RAZZISTA ED INCOSTITUZIONALE

 

La magistratura viterbese pochi giorni fa ha rimesso la legge Bossi-Fini sull'immigrazione nelle mani della Corte Costituzionale, individuando palesi profili di incostituzionalita' in un atto legislativo che viola tra l'altro un diritto inalienabile: quello a potersi difendere in un'aula di giustizia di cio' di cui si viene accusati.

E' da sperare che la Corte Costituzionale si pronunci al piu' presto e faccia cessare d'autorita' la vigenza di una legge crudele e scellerata, criminale e criminogena.

La legge Bossi-Fini e' infatti una legge razzista. E bene sarebbe che senza attendere l'ovvio pronunciamento della suprema istanza adita, vi fosse una resipiscenza in Parlamento, una riconquista di senso della dignita' e del diritto, e l'organo legislativo procedesse motu proprio a cancellare una legge che disonora esso Parlamento, il governo che l'ha proposta, il capo dello Stato che l'ha avallata.

Ma sarebbe bene che anche la societa' civile, le forze democratiche, le persone di volonta' buona, senza attendere Corte Costituzionale e Parlamento, attuassero un'azione, anzi una serie di azioni collegate in una vera e propria campagna per la Costituzione e i diritti umani, di difesa della democrazia e della dignita' umana con la richiesta semplice ed inequivocabile: abolire la legge razzista.

E questo e' il compito nostro.

Poi, certo, sappiamo bene che questa legge non e' scaturita dal nulla ma e' il frutto di progressivi e sempre piu' abissali cedimenti al razzismo da parte dei precedenti governi; che gia' la legge Turco-Napolitano aveva follemente ferocemente mostruosamente reintrodotto in Italia i campi di concentramento di fascista memoria. Ma proprio perche' tanto a lungo e tanto a fondo e da tante parti in passato si e' ceduto su cio' su cui non si puo' cedere: il diritto alla vita e alla dignita' di ogni essere umano, scocca infine l'ora in cui resistere bisogna, per riconquistare democrazia e umanita', giustizia e liberta'. Per noi e per tutti.

La legge razzista deve essere abolita.

 

10. VIAGGIANDO IN TRENO

 

Un ragazzino in canottiera nera

e sulla canottiera una scritta

che non riesco a leggere, e una croce

celtica.

 

E' biondo, roseo, ha gli occhiali

lo sguardo da miope, gentili

i lineamenti del volto.

 

Lo guardo e mi chiedo se sa

che quella maglietta che indossa mi dice

che mi destinerebbe ai forni ancora.

 

Suadente la voce che risuona

dall'alto per tutto il vagone

(voce da commesso di grandi magazzini)

ci avverte della prossima fermata.

 

11. UN APPELLO PER UN 4 NOVEMBRE DI MEMORIA E DI PACE

 

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell).

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo alcune settimane fa ha formulato la proposta che il 4 novembre in tutta Italia si realizzino cerimonie di commemorazione per le vittime di tutte le guerre da parte delle istituzioni, delle associazioni e delle persone impegnate per la pace; la legalita', la democrazia e la nonviolenza.

Cerimonie semplici e silenziose, austere e rispettose del sentire di tutti, di rigoroso impegno al rispetto e alla promozione della dignita' umana di tutti gli esseri umani.

Di solidarieta' con l'umanita' intera: contro la violenza e la morte; in applicazione non solo del dettato della coscienza illuminata dalla ragione, ma anche dei principi giuridici e morali espressi nella Carta delle Nazioni Unite, nella Costiuzione della Repubblica Italiana, nella Dichiarazione universale dei diritti umani.

E quindi di opposizione nitida ed intransigente all'uccidere, al terrorismo, alle dittature, alla guerra e ai loro strumenti e apparati.

La proposta ha ottenuto gia' apprezzamenti e sostegni significativi; confidiamo che altri apprezzamenti ed altre adesioni si aggiungano di qui a quel giorno. Poi ogni istituzione, associazione, persona, trovera' secondo la sua sensibilita' e il modo di agire ad essa conforme, come appropriatamente manifestare in modo rigorosamente rispettoso di tutti, sobrio, leale, democratico e nonviolento, il suo cordoglio per le vittime, il suo amore per l'umanita' e il suo impegno contro tutte le violenze.

*

Il 4 novembre e' l'anniversario della conclusione per l'Italia della prima guerra mondiale, l'orribile "inutile strage" che fu non solo ecatombe di tanti innocenti, ma altresi' seminagione di nuovo odio e nuove crudelta' che ebbero come esito dittature disumane e una seconda immane conflagrazione mondiale.

Che il 4 novembre nel ricordo di tutte le vittime delle guerre sia anche monito ed impegno contro le guerre presenti e future, contro tutte le violenze e contro tutti gli strumenti e gli apparati di morte.

Questa data non deve piu' essere strumentalizzata dai comandi militari che con il loro festeggiare se stessi e le macchine belliche - potere e apparato inteso ad addestrare a uccidere, a preparare la guerra, ed in guerra ad irrogare la morte ad altri esseri umani - offendono le vittime delle guerre nel modo piu' tragico e osceno.

Questa data deve divenire giornata di lutto e di memoria, e di solenne impegno affinche' mai piu' degli esseri umani perdano la vita a causa di guerre, e quindi affinche' mai piu' si facciano guerre.

Il 4 novembre non si facciano sciocche esibizioni, gesti inappropriati, strumentalizzazioni provocatorie. Da parte di nessuno. Si abbia rispetto per la memoria delle vittime, si abbia rispetto per il lutto.

*

Il 4 novembre, in silenzio e dignita', le istituzioni democratiche, le associazioni e i movimenti umanitari, le persone di volonta' buona, vadano a meditare in silenzio e a deporre un fiore dinanzi alle lapidi che ricordano coloro che furono assassinati, ne rimemorino i nomi e l'umanita', le vite assurdamente orribilmente estinte, e ci si impegni tutti a contrastare le guerre presenti e future.

E sia infine cancellata la vergogna della macabra festa degli apparati di morte; si affermi il diritto alla vita per l'umanita' intera.

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell).

 

12. UN INCONTRO DI EDUCAZIONE ALLA PACE A TUSCANIA

 

Mercoledi 30 ottobre si e' svolto presso il liceo scientifico di Tuscania (Vt) un incontro del corso di educazione alla pace.

Nelle tre ore di intenso lavoro (che aveva avuto una anticipazione in altra classe con un'altra ora di conversazione centrata sul ricordo della figura di Primo Levi) si e' riflettuto sul tema "La violenza contro l'umanita'" e su come opporsi ad essa con l'azione nonviolenta.

L'incontro si e' aperto con la lettura e la discussione dello stupendo passo biblico del Genesi, capitolo 18, versetti 22-26, in cui Abramo colloquia con l'Eterno per salvare la vita degli esseri umani di Sodoma. E' un testo capitale, indipendentemente dalla fede religiosa o dalla visione del mondo laica di ognuno di noi.

Si e' poi letto ed analizzato il salmo 137 (o 136, a seconda della diversa numerazione, come e' noto), quello "Presso i fiumi di Babilonia", e se ne sono analizzate le interne dialettiche alla luce della dinamica dell'oppressione che devasta le vittime e che si riproduce nell'invocazione della vendetta.

Si e' poi letta e commentata la nota poesia di Salvatore Quasimodo, Alle fronde dei salici, che mutuando quel modulo biblico rievoca il percorso storico ed esistenziale della scelta della Resistenza; di Quasimodo si sono poi letti e commentati altri due testi, Uomo del mio tempo (nella stessa raccolta Giorno dopo giorno del '47), e In questa citta' (dalla sezione Ancora dell'Inferno ne La terra impareggiabile del '55-'58). Naturalmente si e' altresi' brevemente presentata la figura di Quasimodo e le vicende storiche e culturali del suo tempo.

Si e' poi letta e commentata una poesia di Ernesto Cardenal, Presso i fiumi di Babilonia, che nuovamente adotta il modulo del medesimo salmo adattandolo alla realta' dell'oppressione imperialista di cui e' vittima l'America Latina (ovviamente alla lettura e al commento si e' fatta precedere un'ampia presentazione della figura di Cardenal e della storia del Nicaragua, ma anche della "poesia conversazionale" tipica di tanti poeti americani, del nord e del sud, con riferimento anche ai poeti statunitensi impegnati nelle esperienze della cultura alternativa e del pacifismo).

Si e' poi tradotta e commentata un'altra grande poesia di Cardenal, Oracion por Marilyn Monroe, servendosi di una bellissima edizione illustrata nicaraguense arricchita dal commento di Dorothee Soelle e non disponibile in edizione italiana).

Si e' poi passati ad una esercitazione di lettura ad alta voce, come esperimento di controllo della voce e della respirazione, utilizzando - dopo una breve esposizione di essenziali nozioni tecniche sulla fonazione, sulla musica, sul linguaggio e sulla lettura - come testi di riferimento alcune delle Poesie di Svendborg di Bertolt Brecht (ella traduzione di Franco Fortini); tutti i parrtecipanti si sono esercitati alla lettura, ed ogni lettura e' stata anche occasione di commento ed approfondimento.

Infine e' stato ricordato padre Ernesto Balducci, della cui figura ed opera il coordinatore dell'incontro ha ricordato alcuni elementi salienti, aggiungendo poi il racconto commosso di alcuni episodi di vita su cui ha potuto dare una personale diretta testimonianza; l'intendimento dei corsisti era di leggere poi alcuni testi balducciani, ma la fine delle tre ore ha impedito che l'esercitazione proseguisse, cosicche' i testi di Balducci proposti sono stati distribuiti ai partecipanti proponendo loro di leggerseli ognuno per proprio conto a casa.

Il prossimo incontro del corso di educazione alla pace al liceo scientifico di Tuscania e' tra due settimane.

 

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

14. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1235 del 5 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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