Archivi. 155



 

==================================

ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

==================================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 155 del primo aprile 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di dicembre 2003 (parte prima)

2. Le cause e gli effetti

3. Una lettera dalla Procura

4. L'8 dicembre a Venezia con Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta

5. Sull'urgenza di un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta

6. neutralita' versus belligeranza (un contributo all'iniziativa promossa da Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta)

7. da Simone Weil a Lidia Menapace passando per Nelson Mandela e Desmond Tutu. La nonviolenza giuriscostituente

8. Aschenbach, Venezia, l'Europa

9. Da Verona a Venezia

10. Europa antifascista, Europa nonviolenta

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI DICEMBRE 2003 (PARTE PRIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di dicembre 2003.

 

2. LE CAUSE E GLI EFFETTI

 

Parce sepultos.

Pieta' per le vittime. Ma anche verita' per le vittime.

E la verita' e' che in Iraq la guerra continua, e che di essa, e degli orrori di cui consiste, i responsabili primi sono i governi aggressori e gli eserciti invasori: anche il nostro governo, anche le nostre forze armate; anche il nostro paese e' nel campo degli assassini, anche noi in quanto non siamo riusciti a impedirlo ne siamo complici, anche le nostre mani sono lorde di sangue. Ne provo orrore e vergogna.

Non c'e' nessuna missione di pace in Iraq, ma la guerra, la guerra che e' terrorismo e generatrice di altro terrorismo.

Se non cessa l'occupazione degli eserciti invasori, le stragi non finiranno.

Anzi.

E presto, tutti lo sappiamo, il teatro di guerra si estendera', raggiungera' anche il territorio del nostro paese.

Possiamo chiudere gli occhi, e attendere le bombe in casa nostra.

Oppure possiamo aprire gli occhi: e far cessare subito la partecipazione italiana alla guerra illegale e criminale, stragista e terrorista; rientrare nella legalita' costituzionale e nel diritto internazionale, e quindi operare per la pace. Prima che sia troppo tardi.

Prima che sia troppo tardi: poiche' il mondo e' davvero sul crinale apocalittico di cui ci parlava l'indimenticabile padre Balducci, e quindi o l'umanita' abolira' la guerra o la guerra distruggera' l'umanita'. E' l'ultima verita' della tragedia di Hiroshima, chi la dimentica tutti ci trascina al baratro.

Solo la scelta della nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

3. UNA LETTERA DALLA PROCURA

 

Dalla Procura della Repubblica di Viterbo mi perviene, nella mia qualita' di "persona offesa" (e mai termine mi parve piu' adeguato), l'ennesimo avviso della richiesta di archiviazione da parte del pm al gip di un mio esposto in cui denunciavo l'illegalita' e la criminosita' della partecipazione italiana alla guerra in Iraq.

Riconosco che la motivazione - il reato che denunciavo non si e' compiuto nel territorio viterbese, e il procuratore segnala che io stesso avevo gia' provveduto ad inviare quell'esposto anche ad altre sedi giurisdizionalmente competenti - ha una sua logica, e mi pare di intendere che il sostituto procuratore che ha redatto l'atto ritenga che ad altre procure da me interpellate possa incombere la responsabilita' dell'azione penale che ho sollecitato.

Non mi e' invece ancora giunta alcuna notizia in ordine alla mia opposizione ad analoga richiesta di archiviazione da parte della Procura di Pisa (in relazione ai trasporti di armi destinate alla guerra cola' transitate).

Ne' ho ricevuto risposta alcuna dalla magistratura romana cui pure mi sono ripetutamente rivolto.

*

Provo a riassumere i termini della questione, per l'ennesima volta:

a) la Costituzione della Repubblica Italiana all'articolo 11 e' inequivocabile nello stabilire che l'Italia non puo' prendere parte a una guerra come quella in corso in Iraq;

b) in flagrante violazione della Costituzione il governo, la maggioranza parlamentare e il capo dello stato hanno coinvolto l'Italia in una guerra illegale e criminale, violando la Costituzione cui pure avevano giurato fedelta' e commettendo il massimo dei crimini loro ascrivibili: appunto la violazione della Costituzione, scilicet un vero e proprio golpe per il quale dovrebbero essere arrestati e mandati dinanzi a una corte di giustizia per risponderne a termini di legge;

c) in conseguenza della loro violazione della Costituzione costoro hanno altresi' provocato la morte di numerosi italiani inviati nell'Iraq in guerra come truppe occupanti al servizio del potere degli invasori terroristi e stragisti;

d) che in Iraq sia in corso una guerra e' di una tale evidenza che solo degli idioti o dei mascalzoni possono continuare a negarlo;

e) che l'Italia sia una potenza militare occupante, quindi una parte belligerante a tutti gli effetti - e schierata dalla parte degli invasori terroristi e stragisti -, e' altrettanto innegabile;

f) che questo esponga anche il nostro paese e la nostra popolazione a divenire bersaglio di atti di guerra, cioe' di terrorismo (poiche' la guerra e' gia' terrorismo), cioe' di attentati stragisti, e' cosa talmente evidente che solo governanti e manutengoli scellerati, stolti e irresponsabili possono fingere di non capirlo;

g) in tale contesto continuo a chiedere: il potere giudiziario puo' restare inerte? I responsabili primi della morte dei nostri connazionali a Nassiriya devono restare impuniti? Gli sciagurati che hanno violato la Costituzione e hanno precipitato il nostro paese in un crimine e in un pericolo immani potranno continuare nella loro azione criminosa? Quanto sangue ancora dovra' essere versato prima che la legge intervenga per fermare i golpisti, per ripristinare la vigenza della legalita' costituzionale e del diritto internazionale, per imporre il ritiro immediato del nostro paese da una guerra illegale e criminale?

*

Possibile che dinanzi a tutto cio' ne' la magistratura ne' l'opinione pubblica abbiano nulla da fare e nulla da dire?

Possibile che pubblici ufficiali, istituzioni democratiche, movimenti della societa' civile, intellettuali e mass-media pronti a insorgere come un sol uomo quando si tratti di piccinerie come le miserabili censure a spettacolini comici, non si rendano conto che col loro silenzio stanno avallando un effettuale colpo di stato che fa strame della legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico, una guerra terrorista che puo' aver esiti catastrofici per l'umanita' intera, ed anche - ineludibile conseguenza  - il concreto pericolo di nuove stragi di nostri connazionali non solo in Iraq ma anche in territorio italiano?

Mi guardo intorno, lancio nel buio una voce.

 

4. L'8 DICEMBRE A VENEZIA CON LIDIA MENAPACE PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA

 

La prossima tappa del percorso della proposta di Lidia Menapace e della "Convenzione permanente di donne contro le guerre" per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta, dopo l'incontro di Verona dell'8 novembre da cui e' scaturito l'appello che abbiamo riportato nei giorni scorsi, sara' a Venezia l'8 dicembre: quando verra' presentata pubblicamente nella solenne cornice del terzo salone dell'editoria di pace promosso dalla Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, e diventera' "centro" (ancora un termine capitiniano) per la riflessione e l'azione dei movimenti per la pace non solo italiani ma di tutta Europa che all'appuntamento veneziano guardano con attenzione e che dall'appello di Verona, dalla proposta di Lidia, sono convocati al dialogo e all'iniziativa comune per affermare la nonviolenza come proposta giuriscostituente e fondativa per un'Europa che voglia essere soggetto di pace promotrice di pace con mezzi di pace.

 

5. SULL'URGENZA DI UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA

 

Da Ginevra viene un appello all'Europa: a un'azione di pace con mezzi di pace, a scegliere il dialogo e la nonviolenza come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, a un'inveramento dei diritti umani di tutti gli esseri umani: viene un appello a costruire un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta.

Dalla tragedia della guerra in Iraq viene un appello all'Europa: a cessare ogni complicita' con i nuovi barbari delle guerre imperiali e terroristiche, a scegliere una politica internazionale fondata sulla cooperazione e la solidarieta' e non piu' sulle armi e gli eserciti che sempre recano e attraggono stragi e di nuove stragi e nuovi odii fanno seminagione, alla politica grande della pace che costruisce e risana e che alla guerra che annienta si oppone: viene urgente terribile un appello a costruire un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta.

Dalle iniziative dei movimenti per la pace, dalle voci autentiche delle grandi istituzioni e culture laiche e religiose, dal timore di tutti e dalla persuasione delle persone di volonta' buona un appello all'Europa viene: che solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita', e che urge, urge, urge che l'Europa faccia la scelta della nonviolenza come traduzione concreta dei grandi principi di liberta' e di giustizia e di fraternita' e sorellanza che sono la parte migliore e l'unica non ignobile della sua vicenda storica folta di ombre e di luci: viene, si', l'appello a costruire un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta.

*

La proposta di Lidia Menapace, rilanciata dall'appello di Verona dell'8 novembre, per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta, e' qui e ora l'esigenza e il varco.

Perche' propone la nonviolenza giuriscostituente, come base legislativa per un'Europa che non sia piu' quella dei roghi, delle guerre di religione, del colonialismo e della Shoah, ma quella che memore delle vittime si impegni per salvare la vita di ogni essere umano, dell'umanita' intera; che memore dei disastri commessi e subiti (los desastres de la guerra, che Goya ha descritto una volta per sempre) si impegni a promuovere e rendere efficaci istituzioni sovrannazionali che l'incontro fra tutti e la pace per tutti promuovano, come e' mandato primo ed ultimo dell'Onu - che trovera' realizzazione quando l'Onu sara' finalmente l'Onu dei popoli, il parlamento del mondo, e tu affrettalo quel tempo, avvicinala quell'ora.

Perche' propone disarmo e smilitarizzazione come scelta necessaria e unica praticabile per contrastare il terrorismo, quello nostro e quello altrui, e per costruire relazioni politiche, civili, umanizzanti, che riconoscano l'umanita' di tutti gli esseri umani, la prossimita' e la solidarieta' dell'umanita' intera.

Perche' propone la scelta del servizio civile, dei diritti sociali, dell'accoglienza: la scelta della difesa popolare nonviolenta, incardinando legalita' e convivenza sulla difesa e promozione della dignita' di tutti, sul rispetto della biosfera, sulla condivisione e non piu' sulla rapina e lo sperpero delle risorse, sulla cultura che e' frutto d'incontro e colloquio corale anziche' sulla barbarie dell'esclusione, dello sfruttamento, della negazione dell'altro e dell'altra.

Perche' propone i Corpi civili di pace come istituzione e forma di intervento nei conflitti e nelle emergenze: invece di moltiplicare il dolore e le morti, recare pace, ascolto, soccorso: questa e' la via: e' uno sviluppo, a noi pare, di quella grande estrema idea di Simone Weil, che la rintracciava in una lunga tradizione di intervento di pace delle donne nella storia belluina del potere maschilista, e la proponeva nel vivo e nel cuore della Resistenza europea contro l'orrore assoluto del nazismo.

Perche' afferma nitida e luminosa l'idea che la pace si puo' costruire solo con mezzi di pace, con istituzioni di pace, con interventi di pace, e tutto il resto viene dal demonio.

Perche' sa che o si affermano tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, o nessuno si salvera' dalla catastrofe.

E' l'ora della nonviolenza, o non vi sara' Europa. E' l'ora della nonviolenza, o non vi sara' piu' mondo. E' l'ora della nonviolenza, o l'umanita' verra' schiantata.

Il movimento delle donne tutto questo ha saputo percepire, e saputo pensare, e saputo dire, e saputo praticare, mentre la politica dei maschi ancora una volta si arrovesciava, e tuttora si arrovescia, in drago.

*

A tutte le persone di volonta' buone, a tutte le persone amiche della nonviolenza, questo dovere incombe: di dare una mano affinche' questa proposta delle donne, della "Convenzione permanente di donnne contro le guerre", di Lidia Menapace, delle donne e degli uomini che l'8 novembre si sono incontrate e incontrati nella gentile Verona per parlare al mondo, possa raggiungere e persuadere sempre piu' cuori pensanti, e possa prevalere subito nella Costituzione europea, possa divenire criterio e progetto e principio strutturante dell'Unione Europea, possa essere il programma vincolante dei candidati tutti al prossimo parlamento europeo.

E sia il programma costruttivo delle lotte nonviolente piu' necessarie ed urgenti: le lotte nonviolente che nei mezzi e nei fini, nel loro stesso farsi concreto oltre che nei programmi, affermino e costruiscano nelle coscienze, nei tessuti civili, nelle istituzioni legittime, quell'Europa di pace che e' il compito dell'ora.

Il programma costruttivo delle lotte nonviolente piu' necessarie ed urgenti: a cominciare dal ritiro delle forze armate dall'Iraq, a cominciare dalla denuncia della Nato come associazione a delinquere, a cominciare dal ripudio del terrorismo che i nostri stati ed i nostri potentati economici (e la nostra rapina e il privilegio iniquo e scandaloso di cui usufruiamo) continuano a compiere e fomentare.

Solo la nonviolenza contrasta il terrorismo, solo la nonviolenza che si oppone a tutte le guerre e a tutte le uccisioni. The rest is silence.

 

6. NEUTRALITA' VERSUS BELLIGERANZA (UN CONTRIBUTO ALL'INIZIATIVA PROMOSSA DA LIDIA MENAPACE PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA)

 

Nel diritto internazionale (al di fuori del quale nelle relazioni tra gli stati c'e' solo la legge della giungla, ovvero il divoratore arbitrio del piu' forte) in riferimento alla tragedia della guerra sono possibili solo due posizioni: la belligeranza, cioe' la partecipazione alla guerra, oppure la neutralita', ovvero l'estraneita' o anche l'opposizione alla guerra.

Chi si oppone a tutte le guerre ipso facto si oppone in via assoluta alla posizione della belligeranza. L'opposizione a tutte le guerre in termini giuridici si chiama neutralita'. Termine equivoco nel linguaggio comune, ma nitido in quello giuridico (e qui stiamo parlando di definire una posizione giuridica, poiche' stiamo proponendo la nonviolenza anche in quanto giuriscostituente).

Chi sostiene una posizione nonviolenta con cio' stesso sostiene la neutralita'.

*

E' vero: e' possibile anche una neutralita' come ignavia, come menefreghismo, come - non ricordo piu' quale gazzettiere fautore dell'"inutile strage" a irridere il pacifismo cosi' onomaturse - "panciafichismo".

Ma qui e adesso i vili sono proprio coloro che alla guerra onnipervasiva e onnidistruttiva ripugnanti e ubriachi inneggiano mobiltando a fini di sterminio e dominazione e rapina delle altrui risorse quell'ideologia del patriottismo che, come ebbe a dire il dottor Johnson, e' l'ultimo rifugio delle canaglie. Avere paura della distruzione della civilta' umana, ha scritto Guenther Anders, e' sentimento non ignobile. Ed Ernesto Balducci in quel memorabile discorso fiorentino che molti di noi non hanno piu' dimenticato chiari' che l'ultima delle tre verita' di Hiroshima era che tra guerra e umanita' vi era ormai un'incompatibilita' assoluta, e o l'umanita' abolisce la guerra o la guerra cancellera' l'umanita' tutta.

C'e' una poesia di Ingeborg Bachmann, che molto ci e' cara, Alle Tage, che ci chiede la diserzione dalle bandiere, il valore di fronte all'amico, il tradimento dei segreti obbrobriosi, l'inosservanza di tutti gli ordini. E' la richiesta che fu di Lorenzo Milani, di Luce Fabbri, ed e' ancora il nostro programma.

*

Opporsi alla guerra, a tutte le guerre; soccorrere le vittime, tutte le vittime; contrastare tutte le uccisioni, costruire la convivenza. Questo e' neutralita'. Questa e' nonviolenza.

 

7. DA SIMONE WEIL A LIDIA MENAPACE PASSANDO PER NELSON MANDELA E DESMOND TUTU. LA NONVIOLENZA GIURISCOSTITUENTE

 

La nonviolenza giuriscostituente: ovvero non solo campo di scelte logiche e morali, non solo metodologia ermeneutica, deliberativa ed operativa, non solo repertorio di tecniche e di relazioni, non solo testimonianza e movimento e campagne, progetto di liberazione e principio responsabilita' (e intreccio e sviluppo del principio speranza di Ernst Bloch con il principio disperazione di Guenther Anders); ma anche fondatrice di diritto e istituzioni, di regole pubbliche e pubblica amministrazione, proposta istitutiva di una convivenza che intrecci e inveri diritti civili e diritti sociali, gestione consiliare e legalita' codificata, liberta' individuali e cura comune del pubblico bene, le ragioni della giustizia con quelle della liberta' e della solidarieta': omnicrazia, per dirla con il denso concetto di Aldo Capitini.

Nel momento piu' tragico della storia d'Europa Simone Weil penso' e propose idee luminose per la ricostruzione d'Europa su basi nonviolente; ma propose anche interventi nonviolenti nel vivo e nel fuoco e nel cuore del conflitto: che sconcertarono allora i capi della Resistenza per la loro audacia nonviolenta, ma che oggi possiamo cogliere con maggior chiarezza nella loro apertura e profondita'.

In quella esperienza cruciale che fu la Resistenza europea contro la barbarie nazifascista era impegnata anche la giovane partigiana Lidia Menapace: che si trova ad essere oggi il punto di riferimento di questa proposta che a noi pare inveri il senso e il fine della Resistenza: la proposta appunto di un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta. La proposta della nonviolenza giuriscostituente.

La nonviolenza giuriscostituente ha gia' avuto manifestazioni storiche rilevantissime: la piu' nitida e' forse quella della Commissione per la verita' e la riconciliazione che in Sud Africa ha saputo essere realizzazione nonviolenta nell'ambito del diritto penale (l'ambito apparentemente piu' refrattario alla nonviolenza nella teoria e nella pratica dello stato hobbesianamente e weberianamente inteso come detentore - idealtipicamente, va da se', che' nella pratica assai piu' complessa e caotica e tragica e' la situazione - del monopolio della violenza): se quell'esito e' stato possibile e' stato certo anche perche' nella lotta contro l'apartheid una lunga tradizione vi e' stata di nonviolenza: dalle prime prove di Mohandas Gandhi, dall'indimenticabile Albert Luthuli al Nelson Mandela che per decenni dal carcere ha resistito, fino alla vittoria.

E in quella vittoria, e in quei metodi nonviolenti, e in quella scelta della convivenza (nitida gia' nel discorso di Mandela al processo di Rivonia nel 1964: "... Ho combattuto contro la dominazione bianca e ho combattuto contro la dominazione nera. Ho accarezzato l'ideale di una societa' democratica e libera in cui tutte le persone vivono insieme in armonia e con pari opportunita'..."), era gia' inscritta anche la possibilita' che poi si e' schiusa e dispiegata con la Commissione per la verita' e la riconciliazione, presieduta da un altro eroe della lotta antiapartheid, Desmond Tutu.

Simone Weil, Nelson Mandela, Desmond Tutu, Lidia Menapace: la nonviolenza in cammino, la nonviolenza giuriscostituente.

La proposta di Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta, e' qui e adesso non solo un'aspirazione, ma un'esigenza, e un'urgenza.

Ci pare che essa possa costituire il quadro di riferimento per un'azione comune dei movimenti di pace e di solidarieta' che non intendono delegare la politica europea a ristrette oligarchie economiche e burocratiche; ci pare che essa possa costituire, nella chiarezza delle affemazioni di principio ("L'Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" senza equivoci o sotterfugi) come nelle sue articolazioni concrete (difesa popolare nonviolenta, corpi civili di pace, servizio civile, disarmo, smilitarizzazione, riconversione ad usi civili dell'industria bellica, eccetera), un "programma costruttivo" persuasivo per molte e molti.

L'8 dicembre a Venezia la proposta verra' pubblicamente presentata da Lidia Menapace, dalla "Convenzione permanente di donne contro le guerre", dalle donne e dagli uomini di volonta' buona che l'8 novembre si sono incontrate e incontrati nella Casa della nonviolenza di Verona ed hanno steso l'appello che sta gia' circolando in Italia e in Europa.

Che anche a Venezia sia un felice incontro; e buon lavoro a tutte e tutti.

 

8. EDITORIALE. ASCHENBACH, VENEZIA, L'EUROPA

 

La morte di Aschenbach a Venezia ci e' sempre parsa una delle piu' cupe ed insieme piu' profonde metafore della crisi della cultura europea.

E proprio a Venezia lunedi' 8 dicembre alcune persone che di Thomas Mann hanno amato non solo i Buddenbrook e la Montagna incantata, ma anche le Storie di Giuseppe, proporranno alla coscienza europea una via d'uscita dalla decadenza e dalla crisi, dal "decline and fall" iniziato nel 1914.

Questa via d'uscita, questo "varco attuale della storia" (per usare la densa formula di Aldo Capitini) e' la nonviolenza, questa tradizione e questo progetto che dal Sud Africa e dall'India Mohandas Gandhi ha pensato, praticato, promosso, lanciato come appello all'umanita': la nonviolenza come grande proposta non solo morale, ma politica, istitutiva non solo di un ordine e un rigore interiore, ma di civile convivenza, di relazioni sociali liberanti e solidali.

La nonviolenza come movimento storico, come proposta politica, e fin giuridica ed istituzionale; la nonviolenza come rottura della subalternita' alla violenza dello sfruttamento, dell'inquinamento, della guerra, del terrore, della paura che isola e disgrega; la nonviolenza come opposizione la piu' nitida e la piu' intransigente alla violenza sia dispiegata che cristallizzata nell'oppressione che denega il volto dell'altro e dell'altra e l'umanita' tutta offende ed aliena, e dimidia e degrada ed annichilisce; la nonviolenza come colloquio corale, azione collettiva, riconoscimento di umanita' fraterna e sororale; la nonviolenza come solidarieta' fra tutte e tutti, e come liberazione di tutte e tutti.

Ed e' con la scelta della nonviolenza che puo' riemergere dai flutti ed infine pienamente inverarsi quell'Europa del diritto e della dignita' umana che anche Thomas Mann presenti' e per cui volle battersi dall'esilio contro la barbarie nazista; quell'Europa prefigurata nelle testimonianze dei martiri della Resistenza antifascista europea, le cui ultime lettere l'autore della Morte a Venezia presentava rivendicando con pietas ed orgoglio ad un tempo "l'impulso ad avvicinare la vita umana al bene, a cio' che e' conforme alla ragione e voluto dallo spirito" (dalla prefazione di Thomas Mann alle Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea, Einaudi, Torino).

L'Europa di Rosa Luxemburg, di Virginia Woolf, di Simone Weil, di Etty Hillesum, di Edith Stein, di Hannah Arendt, di Margarete Buber Neumann, di Laura Conti, di Ginetta Sagan, di Luce Fabbri, di Darina Silone.

L'Europa costruttrice di pace con mezzi di pace che vogliamo edificare come soggetto storico attivo e spazio civile condiviso e accogliente ed aperto, luogo politico nel senso forte arendtiano. Un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta.

 

9. DA VERONA A VENEZIA

 

Il giorno 8 dicembre 2003 a Venezia muove un passo ulteriore la proposta, formulata da tempo da Lidia Menapace e dalla "Convenzione permanente di donne contro le guerre" e tradotta in appello lo scorso 8 novembre a Verona, di un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta.

Una proposta aperta e inclusiva che vuole chiamare l'intero "popolo della pace" europeo ad uscire dalla subalternita' e dalle ambiguita', a non delegare piu' a ristrette oligarchie le decisioni che tutti riguardano, ad essere soggetto attivo non solo culturale e sociale, ma politico in senso pieno e forte: a prendersi la responsabilita' di dire quale Europa vogliamo costruire, con quali regole e quali strutture, quali programmi e quali istituti; a prendersi la responsabilita' di fare della nonviolenza una scelta decisa e decisiva, non solo assiologica e metodologica, ma politica e giuriscostituente; a proporre un proprio programma costruttivo nonviolento per l'Europa su cui chiamare alla riflessione e al dialogo e alla lotta, su cui costruire un confronto con tutti gli altri soggetti - politici ed istituzionali, su cui spostare i rapporti di forza verso la scelta della pace con mezzi di pace, verso la scelta dell'affermazione di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani, verso la scelta della nonviolenza.

*

Un'Europa neutrale e attiva: vale a dire che rifiuti la belligeranza, ripudi ogni guerra, ed a tutte le guerre si opponga, si opponga attivamente con politiche, istituti e interventi di pace.

Un'Europa disarmata e smilitarizzata: poiche' senza disarmo e senza smilitarizzazione non si contrasta la guerra, non si sconfigge il terrorismo, non si difende la democrazia, non si salva l'umanita' dalla catastrofe.

Un'Europa solidale e nonviolenta: che accolga tutti, che cooperi con tutti, che dialoghi con tutti, che a tutti offra ascolto e aiuto, a tutti riconosca diritti, informi il suo agire alla solidarieta'; che si impegni per relazioni internazionali e un diritto internazionale cosi' come definiti nel preambolo della carta delle Nazioni Unite - le Nazioni Unite dei popoli, e nella Dichiarazione universale dei diritti umani; che faccia della nonviolenza il principio informatore delle sue enunciazioni giuridiche ma anche delle sue strutture operative e della sua politica concreta.

*

Un'Europa spazio politico di donne e di uomini di volonta' buona, della partecipazione di tutti al bene comune, della difesa della biosfera, del rispetto dei diritti delle generazioni presenti e di quelle future (e dell'eredita' delle passate), di relazioni coi popoli e le culture del sud del mondo non piu' fondate sulla rapina e la denegazione, ma sulla restituzione di quanto sottratto e sperperato lungo secoli e secoli, e sul riconoscimento della comune preziosa irriducibile inalienabile umanita'.

Un'Europa della democrazia e dell'umanesimo integrale. Della gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti. L'Europa della difesa popolare nonviolenta e dei corpi civili di pace. L'Europa della scelta socialista e libertaria che presagi', penso', propose Aldo Capitini, e con lui, come lui, alcune delle figure piu' belle - piu' nitide e piu' luminose - della contraddittoria storia di questo martoriato continente: da Rosa Luxemburg a Simone Weil.

 

10. EUROPA ANTIFASCISTA, EUROPA NONVIOLENTA

 

Nell'usura e nello svuotamento del linguaggio che consente anche ai neofascisti di dirsi antifascisti, anche ai golpisti di dirsi legalitari, anche ai totalitari di dirsi liberali, anche ai rapinatori di dirsi socialisti, l'appello "per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta", ha un merito grande, anzi due.

Il primo merito: la chiarezza del linguaggio, il rigore delle idee, la concretezza e inequivocabilita' delle proposte. Non e' casuale che questa riflessione e questo progetto nascano dal pensiero e dalla pratica del movimento delle donne, ed abbiano trovato la principale elaboratrice e quasi figurale individuazione in Lidia Menapace, che della storia dei movimenti di liberazione in Italia - dalla Resistenza al movimento delle donne - e' una sorta di monumento vivente (che alla monumentalita' sa sottrarsi con l'ironia e la leggerezza, la tenerezza e l'agilita' con cui sa porsi all'ascolto e rimettersi in gioco, sempre costruendo ponti e relazioni, aprendo spazi di liberta' ed incontro, nuovi suscitando movimenti e pensieri nuovi suscitando).

Il secondo merito: l'eredita' piu' rilevante dell'antifascismo, ed il suo piu' nitido inverarsi - lo si avverte con sempre maggior chiarezza - e' la nonviolenza. La nonviolenza e' il cuore della Resistenza che si prolunga in processo-progetto di liberazione asintotico e aperto, cogente e creativo: e non e' casuale che Aldo Capitini - l'antifascista apostolo della nonviolenza in Italia - sia stato all'origine e nel cuore di una delle esperienze piu' limpide e preziose dell'antifascismo, e non e' casuale che nell'Italia repubblicana volle proporre ancora altre vie, altre forme, altri varchi di partecipazione popolare, di inveramento degli ideali dell'antifascismo e della Resistenza, di spinta al passaggio dalla mera cornice formale della democrazia all'integrale espressione di essa nella concretezza e nella pienezza del "potere di tutti". Questa nonviolenza non solo e' la "nonviolenza del forte" di gandhiana memoria, e' anche la nonviolenza che ci piace chiamare giuriscostituente: ovvero un progetto e una ricerca e un'azione - una scelta logica e morale e un movimento storico - non solo testimonale, pedagogica, sociale, ma anche propriamente politica nel senso piu' ampio e piu' forte: capace cioe' di essere fondativa non solo di generica socialita' ma anche di costumi, e di leggi, e di istituzioni: quel che forma la civile convivenza, il libero federarsi delle persone e delle comunita', l'ordinamento giuridico nel senso piu' universale.

Ci pare che la proposta di Lidia Menapace abbia il merito quindi di cogliere e proporre questo significato della nonviolenza, e di tradurlo in proposta ed azione politica con un riferimento concreto: l'Europa, che oggi si trova davvero ad un bivio. Come Ercole in quel luogo classico.

*

Ed ineludibili vi sono oggi tre questioni che costituiscono altrettante sfide cui le persone amiche della nonviolenza sottrarsi non possono:

- l'azione affinche' si ottenga il ritiro dall'Iraq delle forze armate di invasione e occupazione: azione necessaria ed urgente per contrastare i terrorismi tutti, ripristinare il criterio fondativo del diritto internazionale (e per quanto riguarda il nostro paese anche per rientrare nella legalita' costituzionale violata dai poteri golpisti dell'eversione dall'alto), riaprire spazi di gestione e risoluzione politica ai conflitti internazionali, fermare una processione di crimini, una crescente valanga di stragi che possono travolgere ed annichilire l'umanita' intera;

- una sostanziale modifica del testo della cosiddetta Costituzione europea: affinche' in essa si affermi con chiarezza l'impegno dell'Europa ad essere soggetto costruttore di pace con mezzi di pace; e quindi vi si dichiari il ripudio della guerra, si scelga la neutralita', si indichino nella difesa popolare nonviolenta e nei corpi civili di pace le forme appropriate di intervento nell'ambito della politica "di sicurezza e cooperazione" (insieme, ovviamente, ad altre iniziative costruttrici di dialogo e di pace, di riconoscimento dei diritti umani per tutti gli esseri umani), si operi senza indugi per il disarmo e la smilitarizzazione;

- che alle ormai prossime elezioni europee tutti i candidati e tutti gli schieramenti debbano pronunciarsi pubblicamente e pubblicamente impegnarsi su quell'insieme di proposte che nella proposta di Lidia Menapace, nei punti di convergenza del dibattito che ne e' seguito, nell'appello di Verona dell'8 novembre e in interventi ulteriori sono emerse come criteri e impegni condivisi tra le persone che hanno raggiunto la consapevolezza della necessita' e dell'urgenza che l'Europa scelga la nonviolenza e che la nonviolenza dia forma all'Europa, alle sue leggi, alle sue istituzioni, alla sua amministrazione pubblica, alla politica sua.

*

Non era scontato il fatto che questo dibattito abbia saputo in questi mesi interessare e coinvolgere soggetti anche molto variegati: e qui non diciamo soltanto dell'impegno di personalita' eminenti del movimento delle donne, degli storici movimenti nonviolenti, di persone ed associazioni in vario modo impegnate nei movimenti per la pace e i diritti, ma anche di autorevoli figure istituzionali come ad esempio il vicepresidente del Parlamento Europeo che su questo stesso foglio e' recentemente intervenuto.

Non era scontato: ma prevedibile si': poiche' a noi sembra che vi sia un bisogno e un'attesa; che molte coscienze ed intelligenze percepiscano come matura ed esigano come urgente una proposta nonviolenta per l'Europa.

Perche' e' necessaria la scelta della nonviolenza all'Europa, ed e' necessaria l'azione persuasa dell'Europa alla nonviolenza.

 

==================================

ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

==================================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 155 del primo aprile 2013

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it