Archivi. 122



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 122 del 27 febbraio 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di gennaio 2003 (parte quinta e conclusiva)

2. Spezzare una lancia

3. Della memoria del dolore e del dolore della memoria

4. Traccia di una riflessione e ricerca su antisemitismo e Shoah

5. Caparbiamente cinque cose da fare contro la guerra

6. Un esposto nei confronti del Ministro della Difesa e del Governo

7. Roderigo Castiglion de' Trastulloni: i soliti cialtroni

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GENNAIO 2003 (PARTE QUINTA E CONCLUSIVA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di gennaio 2003.

 

2. SPEZZARE UNA LANCIA

 

Occorre spezzare le lance, per evitare che siano spezzate persone.

*

Contro la guerra

Molti amici si vanno orientando verso la presa di responsabilita' personale e l'azione diretta nonviolenta per difendere la legalta' costituzionale e il diritto internazionale, per salvare innumerevoli vite umane e contrastare una minaccia gravissima all'intera famiglia umana e all'unica terra che abbiamo, per impedire la guerra.

Bene.

Molte le iniziative, a diversi livelli di impegno e di efficacia, ma tutte utili purche' limpide, purche' intransigenti.

Scrivere e telefonare a tutti i decisori politici ed i rappresentanti istituzionali per ricordare loro che il potere che amministrano in tanto e' legittimo in quanto e' inteso a salvare le vite e non a distruggerle, e che la guerra e' un crimine sempre, e di tutti i crimini il piu' grande.

Scrivere a tutti i mezzi d'informazione affinche' diano notizia della volonta' di pace e non dimentichino che pace significa vita, e guerra morte.

Promuovere informazione, riflessione, discussione, coscientizzazione insomma, ovunque e fra tutti, con la pazienza e l'umilta' necessarie a tal fine: la pace si costruisce ascoltando le altrui ragioni, riconoscendo l'umanita' di tutti e di ognuno, avendo a cuore la vita e la dignita' di ogni essere umano.

Render visibile l'opposizione alla guerra anche attraverso le forme comunicative meno ovvie e piu' creative: le bandiere di pace sono un esempio, ogni giorno altre nuove e ritrovate se ne aggiungono.

Bene.

Ma occorre dell'altro ancora.

- Occorre l'accostamento alla nonviolenza, perche' solo la nonviolenza puo' contrastare la guerra in modo limpido ed intransigente, in modo non mistificabile, poiche' alla guerra si oppone senza ambiguita'; e dire che occorre l'accostamento alla nonviolenza da parte di quanti alla guerra intendono opporsi nell'unico modo che puo' essere efficace, perche' persuaso, significa anche che occorre la formazione e l'addestramento alla nonviolenza di quanti alla guerra opporsi vogliono. Non sara' impegno dappoco, e non si puo' procrastinare oltre.

- Occorre preparare l'azione diretta nonviolenta con cui contrastare operativamente, sul terreno, la macchina bellica: per noi qui in Italia significa mettere in scacco e rendere inoperanti le strutture militari italiane, Nato e Usa che nella guerra illegale e criminale operativamente venissero coinvolte: in primo luogo le basi aeree militari. E' possibile farlo con la nonviolenza, e solo con la nonviolenza: ma anche per questo occorre una intensa preparazione all'azione diretta nonviolenta, una preparazione morale e civile prima ancora che tecnica, organizzativa ed operativa. Non sara' impegno dappoco, e non si puo' procrastinare oltre.

- Occorre preparare una campagna di disobbedienza civile di massa che miri a paralizzare la catena di comando e il potere operativo dei criminali golpisti e stragisti che alla guerra illegale e criminale aderissero. Ed anche per questo occorrera' un impegno grande e grande una riflessione comune, una ricerca condivisa, una responsabilizzazione diffusa, e ancora un consapevole accostamento alla nonviolenza. Non sara' impegno dappoco, e non si puo' procrastinare oltre.

- Occorre preparare lo sciopero generale ad oltranza contro la guerra, che in caso di scatenamento della guerra contrasti i golpisti stragisti e ne imponga la cacciata dal potere. E preparare davvero un'impresa del genere richiede uno sforzo vasto e profondo. Non sara' impegno dappoco, e non si puo' procrastinare oltre.

- Ed occorre denunciare alla magistratura i golpisti stragisti che violando la legge l'Italia in guerra precipitassero: occorre denunciarli, ed occorre chiedere l'intervento delle forze dell'ordine affinche' siano messi in condizioni di non nuocere, siano "assicurati alla giustizia", siano tratti in giudizio, siano giudicati e puniti secondo la legge.

Naturalmente sperando che non occorra arrivare a  questo, sperando cioe' di riuscire a impedire che la guerra scoppi. Ma se essa dovesse scoppiare, ad agire con la forza della nonviolenza, con la nonviolenza dei forti, dobbiamo pur predisporci. Ed e' bene saperlo fin d'ora, e fin d'ora prepararci alla bisogna.

*

Per uno, anzi molti, provvedimenti di clemenza

Poiche' per entrare in visita piu' volte in queste settimane nel carcere di Viterbo ho dovuto sottoscrivere un impegno a non fare "uso giornalistico" di cio' che li' ho visto e sentito, nulla ne scrivero'. Ma scrivero' qui che ritengo iniqua e irragionevole quella imposizione, e che non per la forza di essa imposizione, ma per l'impegno che ho preso - come dire: sul mio onore di cavaliere errante -, nulla dunque scrivero' qui di cio' che in queste visite ho constatato.

Ma poiche' da decenni mi occupo di istituzioni totali, e delle concrete esistenze di chi in esse subisce cruda oppressione, e' sulla base di una prolungata amara cogitazione frutto di  studio, esperienze e verifiche antiche e recenti che qui scrivero' le poche parole seguenti.

Auspico dal profondo del cuore non uno solo, ma molti atti di clemenza.

E ad esempio auspico sia un'amnistia, che un indulto e finanche il cosiddetto "indultino"; auspico che si faccia oggi quello che un parlamento pusillanime e cinico fare non volle in occasione del Giubileo del Duemila.

E ad esempio auspico la liberazione immediata di tutti gli immigrati che sono in carcere perche' non hanno avuto adeguata difesa nei loro fondamentali diritti umani.

E ad esempio auspico la cessazione della persecuzione dei tossicodipendenti e dei consumatori di sostanze psicotrope vittime di una legge assassina.

E ad esempio auspico che nessuna madre che abbia un figlio piccolo sia giammai detenuta quali che siano i reati commessi, in forza del diritto di quel bambino innocente.

Ed auspico che finche' l'umanita' non riuscira' a liberarsi dalla necessita' del carcere, il carcere sia almeno quel che la Costituzione prevede, ed offra a chi vi si trova riconoscimento di dignita', una condizione intesa e adeguata a una prospettiva di diritto e di liberazione, di civile convivenza, di sconfitta del male e salvataggio delle persone.

*

Ancora una ballata del vecchio marinaio

Da anni questo foglio propugna la tesi che ci sia un solo modo per mettere fine alle stragi dei migranti in mare.

E quel modo e' riconoscere a tutti il diritto di entrare nel nostro paese; e garantire un servizio di trasporto pubblico e gratuito a chi nel nostro paese vuole entrare in fuga dalla fame, le dittature, le guerre, la morte, e ne ha pieno diritto secondo quanto disposto dall'articolo 10, comma III, della Costituzione della Repubblica Italiana.

Non ci stancheremo di ripeterlo: tutte le vite di tutte le vittime delle "carrette del mare" possono essere salvate, con un semplice provvedimento amministrativo, necessario ed urgente.

*

Un distico di Danilo Dolci

Di Danilo anche questi due versi ricordo a memoria: "Auschwitz sta figliando nel mondo / non sentite l'odore del fumo?".

La realizzazione in Italia, con la legge Turco-Napolitano, di nuovi campi di concentramento e' stato uno degli orrori piu' grandi degli ultimi anni nel nostro paese, ed il viatico piu' efficiente alla vittoria culturale e quindi elettorale della destra oltranzista ed eversiva, la premessa gia' razzista di quella apoteosi del razzismo che e' l'attualmente in vigore legge Bossi-Fini.

Noi siamo di quelli che non confondono: campo di concentramento non significa campo di sterminio; l'Italia di Prodi e D'Alema, come quella di Berlusconi, non sono la Germania hitleriana. Ma su quella strada si avviano.

Cosi' come Heine diceva che dove si bruciano libri poi si bruceranno persone, ugualmente dove si priva dei fondamentali diritti umani anche un solo essere umano, li' gia' si e' incistato il fascismo.

I Centri di Permanenza Temporanea (in sigla CPT), effettuali campi di concentramento, luoghi di denegazione di fondamentali diritti umani, annichilimento dei termini minimi necessari perche' si dia civilta' giuridica, devono essere aboliti.

*

Questo volevamo almeno dire, questo abbiamo almeno detto.

Occorre spezzare le lance, per evitare che siano spezzate persone.

 

3. DELLA MEMORIA DEL DOLORE E DEL DOLORE DELLA MEMORIA

 

I.

Quando ricordi il dolore

aggiungi un dolore ancora. E la memoria

del dolore infinito e' infinito

protrarsi del dolore. Tutto ne geme,

ne scricchiola il mondo, e l'anima.

 

Quando ricordi il dolore

un nuovo dolore sopporti

ma non dissemini nuovo dolore

il vecchio cerchi d'addomesticare

che meno ti graffi lo sguardo

t'incrini meno la voce, il cuore

nel raccontare un poco si disserri.

 

Ma quando ricordi quel dolore

frutto del male innominabile, quel male

ancora ti strazia e smarrisce.

Non puoi dartene ragione, non puoi

domesticarlo, no, non puoi.

Cosa ti accade allora?

 

II.

Si puo' raccontare l'inenarrabile?

e si puo' razionalizzare cio' che sfugge

alla ragione? e si puo'

fare memoria di cio' che dovrebbe

per sempre sprofondare nel pozzo dell'oblio?

 

Ma quel dolore resta e ancor piu' resta

quel male se non trovi chi ti ascolta

quel male se non trovi le parole

atte ad espellerlo dacche' giu' in fondo all'anima

forte a calcarlo ebbero i torturatori.

 

Dire l'indicibile.

Lottare ancora.

Convocare l'intera umanita'

al cospetto dell'unica, la duplice

Shoah.

Lottare ancora

dire l'indicibile

salvare le vittime future.

 

Pesante assai fardello di scorpioni

e di frustate che sul dosso grava

troppo perche' lo possa sostenere

persona.

 

E tuttavia recare testimonio

e dire l'indicibile e lottare

ancora, ancora salvare

le vittime, l'umanita' intera.

 

III.

Non accadde in una notte di tempesta

non accadde tra capanne e dentro grotte

non accadde in terre barbare e deserte.

 

Fu nel cuore colto e vivo dell'Europa

conficcato come stocco fino all'elsa.

 

Non accadde in tempi oscuri e remotissimi

ma nel secolo ricco e portentoso

della tecnica, la crescita, il progresso.

 

Nel cuore colto e vivo dell'Europa

nero chiodo che trapassa e infetta l'albero.

 

IV.

Mi chiedo quali ricordi io ricordi

e di quali ricordi io parlo in questi giorni

ai miei ragazzi, qui, seduti in cerchio.

 

E cosa coli e filtri tra parole

nelle anime loro che non voglio insozzare

ridicendo dell'inferno di Auschwitz.

 

Questo dovere di fedelta'

ai maestri piu' grandi che ho avuto

e questa paura di essere strumento

inconsapevole e nolente ancora

alla propagazione dell'orrore

col solo dirne.

 

E in lacrime ogni volta ancor rompendo.

 

V.

Mi chiedo questa voce che qui scrive

di cosa testimoni e donde trovi

la forza di levarsi voce ancora.

 

Mi dico non sei tu non sei non sei

tu in diritto di parlar di questo

solo potrebbero coloro che son morti

o pochi vecchi che i giorni del male

tutte le notti devono tornare

ad affrontare in buio e solitudine.

 

Cosa ne sai, non eri li', non puoi

dar la tua voce alle parole altrui

ed al silenzio altrui, e non vi sono

parole che possano dire la cosa

che con la parola Shoah tentiamo invano

di esorcizzare, di stornar dal mondo.

 

VI.

Mi dico: pure devo ricordare

che questo e' stato e ricordare ad altri

di ricordare che cio' che gia' e' stato

ancora puo' tornare se non veglia

quella ragione che contende ai mostri.

 

Mi dico, trattieni del ploro

l'impulso e dei singulti

e parla con voce chiara e piana

racconta di Primo Levi, racconta di Vittorio

Emanuele Giuntella, racconta

quel che da loro hai imparato e tramanda

la verita', l'appello e anche il fardello.

 

Mi perdonino i giovani cui parlo

alla cui innocenza m'inchino

mi perdonino se l'eco dell'orrore

reco alle loro orecchie, se traggo

penoso un carico e lo consegno loro

di angoscia inestinguibile.

 

VII.

Ma ricordate che questo e' stato

ma ricordate che all'inumano

occorre resistere, ma ricordate

che ogni persona e' fragile, e difendila

tu.

Ricordati che tu devi salvarlo

il mondo tutto, la vita di ciascuno.

 

4. TRACCIA DI UNA RIFLESSIONE E RICERCA SU ANTISEMITISMO E SHOAH

[Il testo seguente e' la traccia di una riflessione e ricerca che ho condotto lo scorso anno con gli studenti di alcune scuole medie superiori del Lazio e dell'Umbria, alcuni dei quali su questi argomenti hanno poi realizzato delle "tesine" per gli esami di maturita'; la presento qui come materiale di lavoro forse non disutile. Ringrazio le studentesse e gli studenti, gli e le insegnanti, e le altre persone amiche con cui ho avuto la fortuna di collaborare e riflettere insieme su questi temi]

 

Parte prima: Le ipotesi di ricerca alla base del presente lavoro

1. L'antisemitismo, ideologie e pratiche della persecuzione antiebraica nella storia

2. L'antisemitismo come una delle forme del razzismo

3. La shoah come unicum e come modello dell'ideologia e della pratica dello sterminio

4. La memoria della shoah come impegno contro tutte le teorie e le prassi razziste, genocide, disumananti

*

Parte seconda: la persecuzione antiebraica nella storia ed il costituirsi e manifestarsi dell'ideologia antisemita fino alla shoah

1. La conquista della Palestina da parte dell'impero romano, la distruzione del tempio di Gerusalemme, la diaspora

- il pregiudizio antiebraico nell'ellenismo e a Roma (alcune letture: Tacito, Storie, V, 1-13 [come esempio di propalazione delle piu' grossolane diffamazioni antiebraiche]; Flavio Giuseppe, Contro Apione [come esempio di replica alle diffamazioni])

2. Ebraismo e cristianesimo

3. La persecuzione degli ebrei da parte dei cristiani

- diffamazione e persecuzione

- il caso spagnolo

- i ghetti

4. Modernità ed ideologie razziste

- ideologia ed economia

- colonialismo, genocidi ed etnocidi, pretesa "civilizzatrice"

5. L'antisemitismo

- nell'illuminismo

- nel romanticismo

- i principali temi della propaganda antisemita

- nessi tra razzismo, autoritarismo, imperialismo

6. Da Gobineau e Chamberlain a Rosenberg e l'hitlerismo, all'apartheid

- come il razzismo da delirio e fantasticheria ossessiva si fa programma politico, movimento politico-militare, ideologia di ricambio e macchina di consenso, progetto sociale e ordinamento statuale

7. I pogrom

- la presenza ebraica nell'Europa orientale

- i pogrom, etc.

8. L'affaire Dreyfus

- la presenza ebraica nella cultura francese

- l'affaire

- la mobilitazione degli intellettuali

9. La nascita del sionismo come risposta alla persecuzione antisemita e come ideologia e movimento nazionale risorgimentale

10. L'hitlerismo e  la presa del potere

- la presenza ebraica nella cultura europea di area linguistica tedesca

- dalla prima guerra mondiale alla presa del potere hitleriana

11. La persecuzione degli ebrei in Germania dalle leggi di Norimberga alla "soluzione finale"

12. La persecuzione degli ebrei in Italia dalle leggi del 1938 all'occupazione nazista

*

Parte terza: la shoah

*

Parte quarta: la riflessione dopo la shoah e sulla shoah

1. I testimoni sopravvissuti

- Levi, Antelme, Rousset, Langbein, Wiesel, Bruck, etc.

2. La ricerca storiografica

- Hilberg, Mosse, Poliakov, Browning, Goldhagen, Vidal-Naquet, etc.

3. La riflessione filosofica

- Levi, Arendt, Anders, Adorno e Horkheimer, Jankelevitch, Elias, Bauman,

Levinas, Jonas, Canetti, Sofsky, etc.

*

Parte quinta: antisemitismo, razzismo e neonazismo dopo la shoah

1. La persistenza dell'antisemitismo, del razzismo e del neonazismo

- ideologia e pratica

- il cosiddetto "revisionismo" e il negazionismo

- l'hitlerismo come modello per le pratiche genocide

- banalita' del male, societ' amministrata, muta

2. L'analisi di Sartre

3. La riflessione di alcuni studiosi impegnati contro il razzismo

- Memmi, Wieviorka, Taguieff, etc.

*

Parte sesta: totalitarismo, ideologie "fondamentaliste" e genocidi dal Novecento ad oggi

- Arendt, Todorov, etc.

*

Parte settima: la situazione mediorientale

- le radici europee

- il contesto dalla caduta dell'impero ottomano

- vittime (Morris, Said, etc.)

*

Parte ottava: la memoria della shoah come elemento di lotta contro il razzismo

- memoria e dignita' umana

- i diritti umani contro il razzismo

 

5. CAPARBIAMENTE CINQUE COSE DA FARE CONTRO LA GUERRA

 

Tutte le iniziative che vadano nel senso dell'opposizione alla guerra, alle dittature, al terrorismo, alla violenza, sono apprezzabili: ma perche' esse siano tali devono essere contemporaneamente contro la guerra, le dittature, il terrorismo e la violenza: poiche' altrimenti si rischia che in nome dell'opposizione a uno di quei mali se ne favoreggino o promuovano o realizzino altri.

Tutte le iniziative che vogliono opporsi alla guerra (e alle dittature, al terrorismo, alla violenza) devono essere altresi' costruttrici di pace e di riconciliazione, nel metodo e nel merito.

Perche' sia efficace l'azione contro la guerra (e contro le dittature, il terrorismo, la violenza), e quindi essa sia effettuale azione per la pace e di pace, occorre che sia qualificata dalla scelta della nonviolenza.

Abbiamo gia' scritto con caldo apprezzamento di come molti amici si vadano orientando verso la presa di responsabilita' personale e l'azione diretta nonviolenta per difendere la legalta' costituzionale e il diritto internazionale, per salvare innumerevoli vite umane e contrastare una minaccia gravissima all'intera famiglia umana e all'unica terra che abbiamo, per contrastare la guerra (e le dittature, il terrorismo, la violenza). E questa e' cosa buona.

Ma la presa di responsabilita' personale e l'azione diretta nonviolenta richiedono chiarezza e rigore intellettuale e morale; e la pratica della nonviolenza richiede un impegno che non si improvvisa, richiede una scelta nitida e persuasa, criticamente vagliata, consapevole, sperimentale ed aperta.

*

E' certo utile - e  lo abbiamo gia' detto - "scrivere e telefonare a tutti i decisori politici ed i rappresentanti istituzionali per ricordare loro che il potere che amministrano in tanto e' legittimo in quanto e' inteso a salvare le vite e non a distruggerle, e che la guerra e' un crimine sempre, e di tutti i crimini il piu' grande. Scrivere a tuti i mezzi d'informazione affinche' diano notizia della volonta' di pace e non dimentichino che pace significa vita, e guerra morte. Promuovere informazione, riflessione, discussione, coscientizzazione insomma, ovunque e fra tutti, con la pazienza e l'umilta' necessarie a tal fine: la pace si costruisce ascoltando le altrui ragioni, riconoscendo l'umanita' di tutti e di ognuno, avendo a cuore la vita e la dignita' di ogni essere umano. Render visibile l'opposizione alla guerra anche attraverso le forme comunicative meno ovvie e piu' creative: le bandiere di pace sono un esempio, ogni giorno altre nuove e ritrovate se ne aggiungono".

*

Ma occorre anche qualcosa di piu', e vorremmo riassumerlo ancora una volta come segue (e ci scusiamo per la ripetitivita'):

a) occorre l'accostamento alla nonviolenza, perche' solo la nonviolenza puo' contrastare la guerra in modo limpido ed intransigente; e per questo occorre la formazione e l'addestramento alla nonviolenza di quanti alla guerra vogliono opporsi;

b) occorre preparare l'azione diretta nonviolenta con cui contrastare operativamente, sul terreno, la macchina bellica: per noi qui in Italia significa mettere in scacco e rendere inoperanti le strutture militari italiane, Nato e Usa che nella guerra illegale e criminale operativamente venissero coinvolte: in primo luogo le basi aeree militari; abbiamo una sola esperienza storica significativa di riferimento: l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, con cui occupare lo spazio aereo antistante e sovrastante le basi dell'aviazione militare ed impedire i decolli dei bombardieri;

c) occorre preparare una campagna di disobbedienza civile di massa che miri a paralizzare la catena di comando e il potere operativo dei criminali golpisti e stragisti che alla guerra illegale e criminale aderissero;

d) occorre preparare lo sciopero generale ad oltranza contro la guerra, che in caso di scatenamento della guerra contrasti i golpisti stragisti e ne imponga la cacciata dal potere;

e) occorre denunciare alla magistratura i golpisti stragisti che violando la legge l'Italia in guerra precipitassero: occorre denunciarli, ed occorre chiedere l'intervento delle forze dell'ordine affinche' siano messi in condizioni di non nuocere, siano "assicurati alla giustizia", siano tratti in giudizio, siano giudicati e puniti secondo la legge.

Naturalmente sperando che non occorra arrivare a  questo, sperando cioe' di riuscire a impedire che la guerra scoppi (ed e' possibile, e possiamo riuscirci). Ma fin d'ora e' bene chiarire, a noi stessi, alla pubblica opinione, ai decisori politici, ai comandi militari, che se la guerra dovesse scoppiare noi agiremo per contrastarla (e contrastare altresi' dittature, terrorismo, violenza) con la forza della nonviolenza. Senza illusioni, senza pusillanimita', senza subalternita': in difesa della vita umana, della civilta' umana, del diritto internazionale, della legalita' costituzionale, della nostra stessa dignita' di esseri umani.

 

6. UN ESPOSTO NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DELLA DIFESA E DEL GOVERNO

[Il 29 gennaio 2003 il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha presentato alla magistratura il seguente esposto]

 

Oggetto: esposto nei confronti del Ministro della Difesa, on. Martino, e del Governo italiano nella sua collegialita', per violazione dell'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana

Con la presente... si espone all'autorita' giudiziaria quanto segue e si richiede un immediato intervento in meriito.

1. Il Ministro della Difesa, on. Martino, avrebbe annunciato, secondo quanto concordemente riferito oggi dalle principali agenzie di stampa e dai media radiotelevisivi, che "il governo italiano ha dato il via libera all'utilizzo delle basi sul nostro territorio agli aerei USA... in caso di un eventuale attacco all'Iraq" (cosi' la notizia e' riportata dal televideo della televisione di Stato).

2. E' del tutto evidente che tale decisione, se effettivamente presa dal governo, confligge flagrantemente con l'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana che "ripudia la guerra".

3. Tale decisione implica di fatto la partecipazione dell'Italia ad una guerra manifestamente illegale e criminale tanto per la nostra Costituzione quanto alla luce del diritto internazionale.

4. Lo stesso annuncio e' gia' un atto illegale, non essendo in potere ne' del ministro, ne' del governo, assumere simili decisioni e quindi neppure propalare simili notizie, quand'anche fossero false.

5. Il semplice annuncio e' gia' evidentemente sufficiente per costituire "notitia criminis", e per l'attuazione di tutti i provvedimenti necessariamente conseguenti da parte della competente autorita' giudiziaria, delle competenti autorita' di pubblica sicurezza, e ragionevolmente finanche di ogni pubblico ufficiale che ne venisse a conoscenza.

6. Qualora la decisione annunciata fosse stata effettivamente presa saremmo in presenza di una gravissima violazione della legalita' costituzionale da parte non solo del Ministro della Difesa ma dell'intero Governo (che pure nella sua interezza ed in ogni suo singolo membro alla Costituzione ha giurato fedelta'), violazione che configura un atto di eversione della legalita' costituzionale, un vero e proprio tentativo di colpo di stato.

7. Data la gravita' del reato e della situazione, si richiede il piu' tempestivo intervento dell'autorita' giudiziaria e delle autorita' di pubblica sicurezza.

8. Si richiede altresi' un immediato intervento del Capo dello Stato quale supremo garante della Costituzione della Repubblica Italiana.

 

7. RODERIGO CASTIGLION DE' TRASTULLONI: I SOLITI CIALTRONI

[Con un nome cosi'...]

 

Coloro che dicono di volersi accostare alla nonviolenza (o peggio, se ne dichiarano amici e fin maestri) e che subito si affrettano a distinguere tra una nonviolenza "pragmatica" ed una "ideologica", pontificando che e' alla prima che fanno riferimento (mentre la seconda - caricatura da loro medesimi inventata e che viene sbrigativamente attribuita a quelli che si considerano amici della nonviolenza e ad essa si accostano in umilta' e rigore - sarebbe roba da perdigiorno o paranoici), ebbene, sono delle persone confuse nella migliore delle ipotesi, ambigue in un'ipotesi meno favorevole, cialtrone a volerli vedere nella luce piu' sfavorevole ma forse piu' chiara.

Poiche' cosi' come non esiste una nonviolenza "ideologica" (la nonviolenza non e' un'ideologia, ma piutosto una "aggiunta", e comunque una teoria-prassi, un riflettere sperimentale e un agire pensandoci, sempre aperta e inconclusa, con varie visioni del mondo compatibile e combinabile), e cosi' come non esiste neppure una nonviolenza meramente "teorica" o ideale" (poiche' la scelta nonviolenta o e' lotta limpida e intransigente contro la violenza, prassi di resistenza all'inumano, azione che invera la dignita' umana propria ed altrui, o non e' nulla), parimenti non esiste neppure una nonviolenza "pragmatica" ovvero meramente strumentale: si puo' certo far uso di tecniche nonviolente senza essere amici della nonviolenza (anche hitleriani e stalinisti seppero farlo quando veniva loro utile) ma questo non e' accostarsi alla nonviolenza, non e' nonviolenza.

E quindi coloro che inventano a bella posta tale pretesa distinzione per potersi esonerare da quella rigorizzazione intellettuale e morale che la scelta della nonviolenza richiede ed e', e per poter continuare in atteggiamenti ambigui e corrivi (si pensi a quanti si colmano la bocca della parola nonviolenza e poi sono complici degli adoratori della violenza i piu' spregevoli), solo questo rivelano: il proprio obnubilamento, ed una furberia, o perfidia, per la quale il buon vecchio Gramsci aveva gia' una formula definitiva: machiavellismo degli stenterelli.

Ed ecco che ci siamo fatti qualche altro amico, e' cosi' facile.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

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Numero 122 del 27 febbraio 2013

 

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