Voci e volti della nonviolenza. 501



 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 501 del 18 gennaio 2012

 

In questo numero:

1. Il 19 gennaio la Regione Lazio accolga le proposte dell'Afesopsit

2. Il 17 gennaio si e' svolto a Viterbo un nuovo incontro su "La nonviolenza in Italia oggi"

3. Il programma del convegno e della festa per i cinquant'anni del Movimento Nonviolento il 20-22 gennaio 2012 a Verona

4. Alcuni testi dell'agosto 2011 (parte terza)

5. Luciano Bonfrate: Felicia Bartolotta Impastato

6. Luciano Bonfrate: Olympe de Gouges

7. Luciano Bonfrate: Billie Holiday

8. Luciano Bonfrate: Miriam Makeba

9. La notte che le cose ci nasconde

 

1. EDITORIALE. IL 19 GENNAIO LA REGIONE LAZIO ACCOLGA LE PROPOSTE DELL'AFESOPSIT

 

Si svolgera' domani, giovedi' 19 gennaio, presso la Prefettura di Viterbo l'incontro tra la Regione Lazio e l'associazione viterbese dei sofferenti psichici e dei loro familiari e sostenitori (Afesopsit) che dall'inizio dell'anno sta conducendo un impegnativo sit-in in piazza del Comune in difesa del diritto alla salute e all'assistenza.

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L'incontro e' un primo risultato ottenuto dal sit-in: da molti mesi l'associazione lo aveva chiesto ma la Regione Lazio era restata sorda; il presidio giorno e notte in piazza e la solidarieta' unanime della popolazione e delle istituzioni viterbesi con l'Afesopsit hanno costretto la Regione a prendere atto delle segnalazioni e delle proposte dell'associazione e ad accettare un confronto sulla base del documento in nove punti che l'associazione ha predisposto e diffuso.

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Nel suo documento l'associazione Afesopsit descrive la gravissima situazione in cui si trovano i servizi socio-sanitari pubblici territoriali e formula proposte precise e adeguate per garantire il diritto all'assistenza e il rispetto e l'applicazione di quanto previsto dalla legislazione vigente.

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L'incontro del 19 gennaio puo' e deve concludersi con l'accoglimento da parte della Regione Lazio delle proposte legittime e ragionevoli formulate dall'associazione dei sofferenti psichici e dei loro familiari e sostenitori, ed i conseguenti provvedimenti amministrativi necessari per garantire diritti fondamentali altrimenti disattesi.

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L'intera popolazione viterbese, le organizzazioni della societa' civile, le istituzioni locali, sono unanimemente solidali con l'associazione Afesopsit e si uniscono alla richiesta che la Regione Lazio ne accolga le proposte per garantire l'esistenza e il funzionamento dei servizi pubblici territoriali socio-sanitari che svolgono un'opera indispensabile a tutela della salute e dei diritti di persone che ne hanno assoluto bisogno.

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Anche il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo e' solidale con l'Afesopsit e chiede che la Regione Lazio ne accolga le ragionevoli proposte.

 

2. INCONTRI. IL 17 GENNAIO SI E' SVOLTO A VITERBO UN NUOVO INCONTRO SU "LA NONVIOLENZA IN ITALIA OGGI"

 

Martedi' 17 gennaio 2012 si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un nuovo incontro del gruppo di lavoro su "La nonviolenza in Italia oggi".

Il gruppo di lavoro sta concludendo la seconda fase dell'attivita' di ricerca iniziata con l'inchiesta che nel secondo semestre del 2010 coinvolse centinaia dei piu' autorevoli e rappresentativi studiosi ed attivisti della nonviolenza in tutta Italia.

Prossimamente verranno presentati i primi risultati della ricerca svolta.

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Nel corso dell'incontro il gruppo di lavoro su "La nonviolenza in Italia oggi" ha nuovamente espresso la sua piena solidarieta' al sit-in in corso in piazza del Comune a Viterbo promosso dall'associazione dei sofferenti psichici e dei loro familiari e sostenitori in difesa del diritto alla salute e all'assistenza.

 

3. INIZIATIVE. IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO E DELLA FESTA PER I CINQUANT'ANNI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO IL 20-22 GENNAIO 2012 A VERONA

[Riproponiamo il seguente invito dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org)]

 

Il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini, compie 50 anni.

La festa di compleanno si terra' nei giorni 20-21-22 gennaio 2012 a Verona, al Teatro Camploy (zona Porta Vescovo).

Sono invitati tutti gli amici, le persone, le associazioni, i gruppi, i movimenti dei piu' diversi ambienti culturali, politici, artistici, religiosi, intellettuali, e comunque tesi verso l'orizzonte nonviolento, che in questi cinque decenni hanno conosciuto, collaborato, condiviso, sostenuto il Movimento Nonviolento.

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Venerdi' 20 gennaio 2012

Ore 21: Spettacolo-concerto con archi, fiati e attore. Magical Mystery Orchestra. Qualita', classicita', poetica. Le canzoni che i Beatles non hanno mai eseguito dal vivo: un'orchestra di dodici elementi con una musicalita' propria, realizza una personale interpretazione che unisce all'estremo rigore filologico una vena compositiva essenziale, attenta alla logica e allo spirito dei brani e dell'epoca in cui furono concepiti. Cinquant'anni di musica vitale. (Entrata libera, contributo gradito).

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Sabato 21 gennaio 

Introduce e coordina Mao Valpiana (Presidente del Movimento Nonviolento).

Ore 10: Convegno "50 anni di nonviolenza". Goffredo Fofi: "Il contesto culturale e politico nel quale e' nato il Movimento Nonviolento"; Gianni Sofri: "L'influenza del pensiero di Gandhi nel Movimento Nonviolento di Aldo Capitini"; Daniele Lugli: "Il Movimento Nonviolento alla prova della visione di Capitini e delle sfide di oggi".

Ore 13: pausa pranzo.

Ore 15: Film "In marcia. Elementi di un'esperienza nonviolenta" di Roberta Mani e Roberto Rossi.

Presentazione dell'Archivio (1962-2011) del Movimento Nonviolento, Andrea Maori

Presentazione del fondo Manifesti storici del Movimento Nonviolento, Caterina Del Torto.

Vignette, disegni, illustrazioni, fumetti, immagini, satira... in diretta con Mauro Biani.

Letture da Gandhi, Capitini, Langer, con le voci di Margherita Sciarretta e Sandra Ceriani.

Ore 17: Prima sessione "L'obiezione alla guerra": Giancarla Codrignani (gia' presidente Lega Obiettori di Coscienza), Sam Bieseman (Ufficio Europeo Obiezione di Coscienza) , Gerry Condon (US Veterans for Peace).

Ore 18: E se la patria chiama... Dalla Marcia del '61 ad oggi, conversazione in musica con Fausto Amodei, padre  della canzone civile, satirica, antimilitarista italiana. Conduce Enrico de Angelis.

Cantiamo insieme, con la chitarra di Paolo Predieri.

Degustazione, con Christoph Baker, dei tre vini (Nebbiolo, Botticino, Cesanese), alla presenza dei produttori nonviolenti Beppe Marasso, Adriano Moratto, Mariano Mampieri.

Ore 19: Buffet aperi/cena.

Ore 21: Mille papaveri rossi. La pace nella canzone italiana. Reading-concerto curato e condotto da Enrico de Angelis. Cantano Raffaella Benetti, Giuliana Bergamaschi, Claudia Bidoli, Grazia De Marchi, Laura Facci, Deborah Kooperman, Veronica Marchi, Ilaria Peretti, Alice Ronzani, Terry Veronesi. Suonano Enrico Breanza, Marco Pasetto, Gianni Sabbioni. Arrangiamenti di Enrico Breanza, Marco Pasetto, Enrico Terragnoli. Letture di Sandra Ceriani. (Entrata libera, contributo gradito).

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Domenica 22 gennaio

Introducono e coordinano Raffaella Mendolia e Pasquale Pugliese (Segretari del Movimento Nonviolento).

Ore 9: Seconda sessione "L'apertura": Angela Dogliotti (educazione/conflitti), Fulvio Cesare Manara (comunicazione/filosofia).

Saluto a cura del gruppo giovani del Movimento Nonviolento, con Daniele Taurino.

Saluto con messaggio video di Alberto Perino (resistenza No Tav).

Terza sessione: "l'Omnicrazia - il potere di tutti":

Gianni Tamino (ecologia e politica), Luisa Morgantini (donne in nero).

Ore 11,30: Le "reti" alle quali il Movimento Nonviolento partecipano: Rete Ipri-Corpi Civili di Pace, Carla Biavati; Comitato italiano per una cultura di pace e nonviolenza, Sergio Bergami; Servizio Civile, Francesco Spagnolo; Rete Italiana Disarmo, Massimo Paolicelli.

ore 15: proposta di una campagna comune per il disarmo e contro le spese militari

ore 16: la festa e' finita...

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Informazioni logistiche: il Teatro Camploy si trova in via Cantarane 32, nella zona di Porta Vescovo. Alla stazione ferroviaria di Porta Vescovo fermano solo i treni regionali della linea Milano-Venezia. Dalla Stazione di Verona Porta Nuova autobus n. 11, 12, 13, 51, 510 (serale e festivo n. 90, 91, 92, 98).

Vi chiediamo di contribuire alle molte spese sostenute per quest'iniziativa, con un contributo di sostegno (graditissimo) fiscalmente detraibile, sul conto corrente postale n.18745455 intestato a Movimento Nonviolento o bonifico bancario con codice Iban: IT 35 U 07601 11700 000018745455.

Per informazioni: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org

 

4. ALCUNI TESTI DELL'AGOSTO 2011 (PARTE TERZA)

 

Riproponiamo alcuni testi gia' apparsi su "La nonviolenza e' in cammino" nell'agosto 2011.

 

5. LUCIANO BONFRATE: FELICIA BARTOLOTTA IMPASTATO

[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.

Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato (1948-1978), il militante antimafia di Cinisi (Pa) assassinato dalla mafia; Felicia Bartolotta Impastato lo ha sostenuto nella sua lotta, che ha proseguito dopo l'uccisione del figlio. E' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Opere su Felicia Bartolotta Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005; di lei ovviamente si parla ampiamente nei libri dedicati alla figura di Peppino Impastato. Cfr. anche il profilo scritto da Anna Puglisi per l'Enciclopedia delle donne e ripubblicato anche in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 311]

 

No, non soltanto mater dolorosa

ma combattente per la liberta'

con quella forza della verita'

ch'e' altro nome della nonviolenza.

 

6. LUCIANO BONFRATE: OLYMPE DE GOUGES

[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.

Su Olympe de Gouges dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Olympe de Gouges (Montauban, 7 maggio 1748 - Parigi, 3 novembre 1793) e' stata una drammaturga francese che visse durante la rivoluzione francese; i suoi scritti femministi e abolizionisti ebbero grande risonanza. Nel 1788 pubblico' le "Riflessioni sugli uomini neri" in cui prendeva posizione contro la schiavitu', e nel 1791 la "Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina" in cui dichiarava l'uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna. Nel 1793 fu ghigliottinata perche' si era opposta all'esecuzione di Luigi XVI e aveva osato attaccare Robespierre. Con la sua morte si avvia non solo la repressione spietata di ogni dissidenza (si veda anche Condorcet), ma un'involuzione liberticida. Nata il 7 maggio 1748 a Montauban, Marie Gouze e' dichiarata figlia di Pierre Gouze e di Anne-Olympe Mouisset, sposata nel 1737, ma ella apprende ben presto, dalla madre, di essere la figlia naturale del poeta Jean-Jacques Lefranc de Pompignan, padrino di sua madre. Nel 1765, sposa Louis-Yves Aubry e si trova subito madre di un bambino e quasi subito vedova. Delusa dalla sua esperienza coniugale, rifiuto' in seguito sempre di risposarsi considerando il matrimonio come la tomba della fiducia e dell'amore. Si fara' chiamare col nome di Marie-Olympe o piu' semplicemente di Olympe, ed aggiunse la particella "de" al suo patronimo Gouze o piuttosto Gouges. Verso il 1770 lascia Montauban col figlio Pierre - futuro generale dell'esercito della Repubblica - per andare a Parigi a raggiungere la sorella sposata con un medico a Parigi, dove sognava di dare al figlio un'educazione adeguata. A Parigi si lega con un alto funzionario della marina, direttore di una potente compagnia di trasporti militari che lavorava con lo Stato. Egli le domanda di sposarlo, lei rifiuta, ma il loro legame dura fino alla Rivoluzione. Dal 1778 inizio' a cimentarsi nello scrivere delle commedie dato che il teatro era la passione di tutta la sua vita. Indipendentemente dal suo teatro politico che e' stato rappresentato ai tempi della Rivoluzione, la commedia che l'ha resa celebre ai suoi tempi e stata L'Esclavage des Noirs pubblicata nel 1792 e inserita nel repertorio della Comedie Francaise col titolo di Zamore e Mirza, o il felice naufragio. Questa commedia e un'altra intitolata Le Marche' des Noirs (1790), come anche le sue Riflessioni sugli uomini neri (1788) le hanno permesso di farsi ammettere alla Societa' degli Amici dei Neri - la lobby degli abolizionisti - creata nel 1788 da Brissot. Nel 1788, si fa notare pubblicando due opuscoli politici che sono stati notati e dibattuti in quel periodo, in particolare sul "Journal general de France" ma anche in altri giornali. Olympe sviluppa allora un progetto d'impostazione patriottica nella sua celebre Lettera al Popolo proponendo un vasto programma di riforme sociali e societarie nelle sue Osservazioni patriottiche. Questi scritti sono seguiti da altri nuovi opuscoli indirizzati ai rappresentanti delle tre principali legislature della Rivoluzione, ai club patriottici e a diverse personalita' tra cui Mirabeau, La Fayette e Necker da lei ammirato particolarmente. Le sue posizioni sono sempre molto vicine a quelle degli ospiti del salotto di Auteuil di Madame Helvetius, moglie del filosofo Adrien Helvetius. In questo luogo di incontri culturali, dove si difendeva il principio di una monarchia costituzionale, venivano discussi anche molti altri argomenti concernenti l'emancipazione della societa' francese e in particolare del ruolo in essa della donna. In relazione con il marchese de Condorcet e con sua moglie Sophie de Grouchy, la Gouges si unisce alle posizioni dei Girondini nel 1792. Frequenta anche Talma, il marchese de Villette, Louis-Sebastien Mercier e Michel de Cubieres, segretario generale della Comune dopo il 10 agosto. Grazie a loro, Olympe diviene repubblicana come del resto molti dei membri della societa' d'Auteuil e tutti si opposero alla condanna a morte di Luigi XVI. Il 16 dicembre 1792 Olympe de Gouges si offre di assistere Malesherbes nella difesa del re davanti alla Convenzione, ma la sua richiesta e' rigettata con disprezzo. Ella sostiene che le donne sono capaci di assumere delle responsabilita' tradizionalmente riservate agli uomini e, praticamente in tutti i suoi scritti, chiede che le donne vengano ammesse ai dibattiti politici e sociali. Scrive: "La donna ha il diritto di salire sul patibolo; ella dovra' anche avere il diritto di salire sulla tribuna". Per prima cosa, ottiene che le donne siano ammesse a una cerimonia a carattere nazionale, "la festa della legge" del 3 giugno 1792, poi alla commemorazione della presa della Bastiglia il 14 luglio 1792. Olympe de Gouges fa della difesa dei diritti delle donne un compito che assolve con ardore. Rivolgendosi a Maria Antonietta redige la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, ricalcata dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789, nella quale afferma l'uguaglianza dei diritti civili e politici tra i due sessi, insistendo perche' si restituiscano alla donna quei diritti naturali che la forza del pregiudizio le ha sottratto. In quell'epoca il suffragio era basato sul censo (a un operaio il voto costava tre giornate di lavoro) e la maggioranza del popolo francese non poteva permettersi di andare al voto. Olympe chiede la possibilita' di sciogliere un matrimonio e l'instaurazione del divorzio (ammesso all'indomani della Rivoluzione). Avanza l'idea di un contratto firmato tra conviventi e milita per la libera ricerca della paternita' e il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio. E' anche tra i primi promotori di un sistema di welfare, formulando - a grandi linee - un sistema di protezione materna e infantile e raccomanda la creazione di opifici nazionali per combattere la disoccupazione. Analogamente propone la creazione di alloggi per i non abbienti e quella di ricoveri dignitosi per i mendicanti. Nel 1793 ella assume l'accusa contro i responsabili delle atrocita' del 2 e 3 settembre 1792, indicando tra questi in particolare Marat. Sospettando poi che Robespierre aspiri alla dittatura, lo interpella con numerosi scritti che le valgono una denuncia al club dei Giacobini. Dopo la messa sotto accusa del partito dei girondini alla Convenzione, il 2 giugno 1793, indirizza una lettera piena di energia e di coraggio indignandosi di una misura presa contro i principi democratici (9 giugno 1793). La lettera e' censurata gia' nel corso della lettura di essa in una pubblica assemblea. Opponendosi a una legge del marzo 1793 sulla repressione degli scritti denuncia il fatto che essa confligge con i principi repubblicani. Redige poi un manifesto di ispirazione federalista dal titolo "Le tre urne o il Saluto della patria, da parte di un viaggiatore aereo". Viene arrestata e deferita al tribunale rivoluzionario il 6 agosto 1793 dove viene messa sotto accusa per le posizioni assunte. Benche' ammalata e' rinchiusa nella prigione dell'abbazia di Saint-Germain-des-Pres, richiedendo invano cure adeguate. Inviata nella Petite Force deve dividere la cella con una condannata a morte - Madame de Kolly - per quanto incinta. Nell'ottobre seguente, ottiene il trasferimento nella pensione di Madame Mahay, una sorta di prigione per ricchi dove il regime carcerario era piu' blando e tollerante e dove, si dice, avrebbe avuto una relazione con un altro prigioniero. Questi la convince a tentare l'evasione, ma ella preferisce seguire le vie legali contrastando le pesanti accuse contro di lei, reclamando pubblicamente il processo con due manifesti molto coraggiosi che riusci' a far uscire clandestinamente di prigione. Tradotta in tribunale il mattino del 2 novembre, appena 48 ore dopo l'esecuzione dei suoi amici girondini, viene condannata a morte. Contrariamente a quello che il biografo postumo Jules Michelet scrisse nel secolo successivo, le testimonianze dell'epoca affermano che ella sali' sul patibolo senza alcun timore, con grande coraggio e dignita'. La sua ultima lettera e' per suo figlio, l'aiutante generale Aubry de Gouges, che la disconobbe per paura di essere inquisito. Nella sua Dichiarazione dei Diritti della Donna, aveva ribadito: "Come la donna ha il diritto di salire sul patibolo, deve avere altresi' il diritto di salire alle piu' alte cariche". Ma il procuratore della Comune di Parigi, Pierre-Gaspard Chaumette, nel suo discorso ai repubblicani, aveva irriso le sue dichiarazioni e manifestato compiacimento per la condanna a morte, meritata, secondo lui, se non altro perche' aveva "dimenticato le virtu' che convenivano al suo sesso". Nella sua vita Olympe de Gouges ha spesso subito pregiudizi (si diceva, per esempio, che non sapesse scrivere e qualcun altro scrivesse per lei). Bisognera' attendere la fine della seconda guerra mondiale perche' Marie-Olympe de Gouges esca dalla caricatura e dell'aneddoto. Studiata, discussa, particolarmente negli Stati Uniti, in Giappone e in Germania, la sua originalita', la sua indipendenza di spirito, i suoi scritti coraggiosi e la sua generosita' senza fine, la sua onesta' intellettuale, ne fanno una delle piu' belle figure della fine del Settecento. In Francia, nei preparativi delle manifestazioni per il bicentenario della Rivoluzione, i testi di Olympe de Gouges sono stati letti, editi, assicurandole una prima e modesta forma di riconoscimento. Dopo l'ottobre 1989, grazie all'iniziativa della storica Catherine Marand-Fouquet, molte petizioni sono state indirizzate alla presidenza della Repubblica per chiedere che le ceneri di Olympe de Gouges fossero portate al Pantheon. Nel novembre 1993, la stessa Catherine Marand-Fouquet inizio' una manifestazione davanti al Pantheon per commemorare il bicentenario dell'esecuzione di Olympe. Tra le opere di Olympe de Gouges: L'Esclavage des Noirs ou l'heureux naufrage (1786); L'Homme genereux (1786); Les Democrates et les aristocrates, ou les curieux du champ de Mars (1790); La Necessite' du divorce (1790); Le Couvent, ou les voeux forces (1790); Mirabeau aux Champs Elysees (1791); La France sauvee, ou le tyran detrone' (1792); L'Entree de Dumouriez a' Bruxelles, ou les vivandiers (1793); Declaration des droits de la femme et de la citoyenne (1791)". In italiano cfr. anche Olympe de Gouges, Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791), in 1789-1989. Donne e Rivoluzione: un cammino di liberta', Udi, Circolo "La Goccia", Roma 1989; Olympe de Gouges, la tribuna, il patibolo, fascicolo monografico di "Dall'interno", n. 101, aprile 1989. Su Olympe de Gouges, cfr. anche U. Gerhard, "Sulla liberta', uguaglianza e dignita' delle donne: il 'differente' diritto di Olympe de Gouges", in G. Bonacchi e A. Groppi (a cura di), Il dilemma della cittadinanza. Diritti e doveri delle donne, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 37-58; V. Fiorino, "Essere cittadine francesi: una riflessione sui principi dell'89", ivi, pp. 59-86]

 

Cosi' le vollero tagliar la testa

ma quella testa aveva gia' parlato:

per l'uguaglianza e contro il patriarcato.

E quella sua parola ancora resta.

 

7. LUCIANO BONFRATE: BILLIE HOLIDAY

[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.

Su Billie Holiday riproponiamo la seguente scheda biobibliografica scritta da Bianca Madeccia ed apparsa sul sito www.arabafelice.it, scheda che abbiamo gia' riprodotto de "La domenica della nonviolenza" n. 247: ""Mi hanno detto che nessuno canta la parola fame e la parola amore come la canto io. Forse e' perche' so cosa hanno voluto dire queste parole per me e quanto mi sono costate". Billie Holiday, una delle piu' grandi cantanti jazz e blues di tutti i tempi, nasce nel 1915 a Baltimora. Il suo vero nome e' Eleonora Fagan Gough. Questa grande cantante jazz non conosce l'apprendistato consacrato delle chiese. Non ha alle spalle cori gospel come Bessie Smith o Aretha Franklin. La sua iniziazione musicale, come racconta lei stessa nella sua biografia "Lady sings the blues", avviene a sette anni in un bordello. "A quel tempo facevo le pulizie in un casa chiusa e non accettavo incarichi da nessuno per meno di dieci cents ma per Alice e le sue ragazze correvo dappertutto gratis. Bastava che mi lasciassero andare di la' nel salottino a sentire i dischi di Louis Armstrong e di Bessie Smith. In certi casi la musica mi rendeva triste, cosi' triste che piangevo lacrime a fiumi, in altri casi riusciva a farmi dimenticare tutto. Era la prima volta che sentivo cantare musica senza parole. Quel "ba ba ba" con tutto il resto significava un'infinita' di cose per me, quanto e piu' delle parole vere di cui spesso non capivo il significato. Non sono la sola ad aver ascoltato per la prima volta del buon jazz in un bordello. Tanti bianchi la conobbero in case come quella di Alice ed e' per questo che continuarono a chiamarla musica da casino". Apollo, Morocco, Spider Web: i locali di Harlem dove Billie comincio' a cantare, e che preferi' sempre alle grandi platee, nati grazie al proibizionismo, stavano in zone dove ogni sera le fuoriserie erano parcheggiate davanti a catapecchie. Le signore in ermellino, correndo tra i bidoni della spazzatura e le casse di carbone, facevano a gara a chi s'infilava per prima nel locale piu' alla moda. E' l'America degli "speakeasies", gli spacci clandestini di alcool. Il gin in questi posti sa di vernice ma non importa. L'importante era pronunciare la parola d'ordine sulla porta, entrare di nascosto e temere da un momento all'altro l'incursione della polizia. Le "flappers" (le maschiette) invadono le citta', danno scandalo con le loro calze trasparenti e le zazzere corte (bobs) e truccatissime vanno negli "speakeasy" e li' fumano e beveno in pubblico. Faulkner ha appena diciotto anni, Hemingway diciassette e Gershwin tredici. Billie vive con la madre che lavora come domestica presso famiglie bianche nel ghetto nero del Maryland. A cinque anni si infila nei cinematografi dall'uscita posteriore per assistere ai film dell'attrice Billie Dove e di Billie diventa un'ammiratrice fino al punto di decidere di chiamarsi come lei. Inizia piccolissima a pulire per pochi centesimi i gradini delle case signorili di Baltimora. "Mi piaceva andare ai grandi magazzini. Entravo di nascosto e agguantavo velocemente dei calzerotti da sopra il banco e poi scappavo. E perche' no? Tanto anche se avessi avuto i soldi non me li avrebbero lasciati comprare. Il mondo in cui ci toccava vivere era regolato dai bianchi ma loro facevano razza a parte". A dieci anni subisce una violenza carnale da un vicino di casa. Denuncia lo stupro ma non viene creduta. Accusata di adescamento, finisce in un riformatorio cattolico. Siamo nel '26. Chicago significa guerra tra le bande e "famiglie" della malavita organizzata. Al Capone gira su di un'auto blindata e va a teatro con una guardia del corpo di diciotto uomini in abito da sera. Billie, uscita dal riformatorio, va a fare la prostituta in una casa di tolleranza. Finisce di nuovo in prigione. Una condanna scontata nella fetida e sovraffollata prigione di Welfar Island. Ha quattordici anni. Uscita dal carcere segue la madre ad Harlem. Riescono a trovare una sistemazione provvisoria. Il suo debutto come cantante avviene per caso. Nel 1929 la borsa di Wall Street crolla. In America ci sono piu' di 17 milioni di disoccupati. Billie e la madre rischiano di essere sfrattate. Per racimolare qualche dollaro bussa a tutti i locali di Harlem in cerca di lavoro. Dopo aver girato a lungo sulla 133sima, la strada dello swing, arriva al locale Pod's and Jerry's. Cerca inutilmente di essere assunta come ballerina. "Facevo e rifacevo quei miei due poveri sgambetti finche' il pianista mi urlo' di piantarla, volevano mandarmi via ma io li supplicai di darmi un lavoro". E' proprio il pianista a intenerirsi. Le chiede se sa cantare e lei risponde di si'. "Improvvisamente nella sala si fece un gran silenzio. Se qualcuno avesse lasciato cadere uno spillo sarebbe sembrata l'esplosione di una bomba. Quand'ebbi finito tutti stavano lacrimando nelle loro birre". Inizio' a lavorare il giorno dopo. A quel tempo le soubrette passavano da un tavolo all'altro alzando la gonna e stringendo la banconota tra le gambe. Lei si rifiuta. La gente inizia a chiamarla ironicamente "Lady" (la signora). Non l'avevano ancora battezzata "Lady Day", nomignolo che l'avrebbe accompagnata tutta la vita e che il musicista Lester Young creo' per lei in seguito aggiungendo al lady dei tempi del Pot's and Jerry's l'ultima sillaba del suo cognome. Porta sempre una gardenia bianca tra i capelli e quello diventa il suo tratto distintivo. Comincia a cantare in altri locali finche' nel '31 arriva all'Apollo, un locale famosissimo. Ora puo' lavorare con i piu' grandi e famosi musicisti dell'epoca, da Duke Ellington a Louis Armstrong. Il pianista Mal Waldron dira' di lei: "suonare per Billie non era come suonare per una cantante, era come suonare con un altro musicista". E' il periodo in cui il cinema americano si impone all'estero. Sono grandi anni anche per il jazz. Gershwin in questo periodo compone "Rapsody in blue". Escono "Tropico del cancro" di Henry Miller e "Furore" di John Steinbeck. Tra il '37 e il '38 iniziano le tournee, un duro apprendistato "on the road" con le maggiori orchestre del tempo. Nel '37 lavora con l'orchestra di Count Basie. Malgrado fosse nera come tutti gli altri musicisti, il colore della sua pelle al pubblico sembra troppo chiara. Una notte Billie e' costretta a scurirsi il viso con il cerone nero. Nel 1938 lavora con la "Artie Shaw Big Band", un'orchestra di bianchi. Per mesi e' costretta ad entrare dalla porta di servizio mentre i suoi colleghi bianchi entravano dalla porta principale. Nel '39 canta al "Cafe' Society" nel Greenwich Village una canzone che diventa un successo e un simbolo musicale della protesta contro la discriminazione razziale: "Strange fruit", che racconta di un "frutto strano" che pende da un albero. "Danno strani frutti, gli alberi del Sud, sangue sulle foglie e sangue sulle radici / Corpi neri che dondolano nella brezza del Sud, strani frutti che pendono dai rami dei pioppi". Il "frutto strano" e' il corpo di un nero linciato. La Columbia non volle incidere questo pezzo per paura che le alienasse il mercato meridionale. Nel 1951 incide "Gloomy Sunday" una triste ballata di origine ungherese. Qualcuno pensa che questa canzone possa in qualche modo essere collegata ad un'ondata di suicidi che colpisce l'America. Viene proibita alla radio. E' il periodo in cui Billie precipita nella droga e nell'alcool. Nel 1947 viene arrestata a Filadelfia per detenzione di stupefacenti. Entra e esce dalla prigione e le viene proibito di cantare nei club newyorchesi. Si ammalera' sempre piu' spesso. La voce si incrina, diventa meno flessibile. Il pubblico continua ad adorarla. Nel 1954 pubblica la sua biografia "Lady sings the blues". In questi ultimi anni ha la possibilita' di esibirsi in una serie di concerti dal vivo. Nel maggio '59 fa la sua ultima apparizione in pubblico al Phoenix Theatre di New York. Il 31 maggio viene ricoverata in ospedale. Sul letto di morte riceve un'altra condanna per detenzione di stupefacenti. Muore dieci settimane dopo di cirrosi epatica con due poliziotti al capezzale. Links: www.cmgww.com/music/holiday/ (sito ufficiale in inglese)"]

 

Con quella voce che incantava i cuori

degli alberi del sud lo strano frutto

diceva al mondo. Possa esser distrutto

l'orco razzista e tutti i suoi orrori.

 

8. LUCIANO BONFRATE: MIRIAM MAKEBA

[Ringraziamo il nostro buon amico Luciano Bonfrate per questa quartina.

Su Miriam Makeba dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Miriam Makeba anche nota come Mama Afrika (Johannesburg, 4 marzo 1932 - Castel Volturno, 9 novembre 2008) e' stata una cantante sudafricana di jazz e world music. E' nota anche per il suo impegno politico contro il regime dell'apartheid e per essere stata delegato alle Nazioni Unite. Miriam Makeba nacque a Johannesburg; sua madre era una sangoma di etnia swazi e suo padre, morto quando lei aveva sei anni, era uno xhosa. Inizio' a cantare a livello professionale negli anni Cinquanta, con il gruppo Manhattan Brothers per poi fondare una propria band, The Skylarks, che univa jazz e musica tradizionale sudafricana. Nel 1959 canto' nel musical jazz sudafricano King Kong insieme a Hugh Masekela, che poco dopo divenne il suo primo marito. Miriam comincio' ad ottenere un notevole successo ma questo si tradusse nell'esilio imposto dal governo di Pretoria dopo il suo primo tour negli Stati Uniti del '60. Non potevano tollerare che fosse diventata il simbolo di un popolo oppresso. Restera' lontana dal suo paese per ben trent'anni, una sofferenza enorme per lei, cosi' legata alla propria terra. Nel 1960 partecipo' al documentario anti-apartheid "Come Back, Africa" e fu invitata al Festival del cinema di Venezia; una volta in Europa decise di non rimpatriare. Si trasferi' a Londra, dove conobbe Harry Belafonte, che la aiuto' a trasferirsi negli Stati Uniti e farsi conoscere come artista. In America incise molti dei suoi brani di successo, come Pata Pata, The Click Song ("Qongqothwane" in lingua xhosa) e Malaika. Nel 1966 Miriam Makeba ricevette il Grammy per la migliore incisione folk per l'album An Evening with Belafonte/Makeba, inciso insieme a Belafonte. L'album trattava esplicitamente temi politici relativi alla situazione dei neri sudafricani sotto il regime dell'apartheid. Nel 1963 porto' la propria testimonianza al comitato contro l'apartheid delle Nazioni Unite. Il governo sudafricano rispose bandendo i dischi di Miriam Makeba e condannandola all'esilio. Nel 1968 sposo' l'attivista per i diritti civili Stokely Carmichael; l'evento genero' controversie negli Stati Uniti, e i suoi contratti discografici furono annullati. La Makeba e Carmichael si trasferirono in Guinea, dove divennero amici del presidente Ahmed Sekou Toure' e di sua moglie. Si separo' da Carmichael nel 1973, e continuo' a cantare soprattutto in Africa, Sudamerica ed Europa. Svolse anche il ruolo di delegata della Guinea presso le Nazioni Unite, vincendo il Premio Dag Hammarskjold per la Pace nel 1986. Dopo la morte della sua unica figlia Bongi (1985), si trasferi' a Bruxelles. Nel 1987 collaboro' al tour dell'album Graceland di Paul Simon. Poco tempo dopo pubblico' la propria autobiografia, Makeba: My Story. Nel 1990 Nelson Mandela convinse la Makeba a rientrare in Sudafrica. Nel 1992 recito' nel film "Sarafina! Il profumo della liberta'", ispirato alle sommosse di Soweto del 1976, nel ruolo della madre della protagonista. Nel 2002 prese parte anche al documentario "Amandla!: A Revolution in Four-Part Harmony", ancora sull'apartheid. Nel 2001 ricevette la Medaglia Otto Hahn per la Pace. L'anno successivo vinse il Polar Music Prize insieme a Sofia Gubaidulina e nel 2004 si classifico' al 38mo posto nella classifica dei "grandi sudafricani" stilata da Sabc3. Nel 2005, ormai malferma in salute (a causa dell'artrite reumatoide che le era stata diagnosticata in gioventu') si dedico' a un tour mondiale di addio alle scene, cantando in tutti i paesi che aveva visitato nella sua carriera. Il 16 ottobre 1999, Miriam Makeba e' stata nominata Ambasciatrice di buona volonta' dell'Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura delle Nazioni Unite (Fao). Miriam Makeba e' morta nella notte fra il 9 e il 10 novembre 2008 per un attacco cardiaco a Castel Volturno dove, qualche ora prima, nonostante forti dolori al petto, si era esibita in un concerto contro la camorra dedicato allo scrittore Roberto Saviano. In molti, tra i quali lo stesso Saviano, hanno denunciato un grave ritardo nei soccorsi. Discografia: quanto segue e' un elenco parziale della produzione discografica di Miriam Makeba. Album: Something New from Africa (1959); New Sounds of Africa (1959); The Many Voices of Miriam Makeba (1960), pubblicato anche col titolo Le monde de Miriam Makeba e ripubblicato insieme a Pata Pata; Miriam Makeba (1960), ripubblicato insieme a The World of Miriam Makeba; The World of Miriam Makeba (1963), ripubblicato insieme a Miriam Makeba; The Voice of Africa (1964); Makeba Sings (1965); An Evening with Belafonte/Makeba (1965), con Harry Belafonte, ripubblicato insieme a The Magic of Makeba; The Magic of Makeba (1966), ripubblicato insieme a An Evening with Belafonte/Makeba; The Magnificent Miriam Makeba (1966); All About Miriam (1967); Pata Pata (1967), ripubblicato insieme a Makeba! e Miriam Makeba in Concert, e insieme a The Many Voices of Miriam Makeba; Makeba! (1968), ripubblicato insieme a Pata Pata e Miriam Makeba in Concert; Keep Me in Mind (1970); A Promise (1974); Miriam Makeba & Bongi (1975); Country Girl (1978), pubblicato anche col titolo Meet Me at the River; Comme une symphonie d'amour (1979), pubblicato anche col titolo Malaisha; Sangoma (1988); Welela (1989); Eyes on Tomorrow (1991); Sing Me a Song (1993); Homeland (2000); Reflections (2003); Forever (2006). Album dal vivo: Miriam Makeba in Concert (1967), ripubblicato insieme a Pata Pata e Makeba!; Live in Tokyo (1968); Live in Conakry (1974), pubblicato anche col titolo Appel a l'Afrique; Live in Paris - Theatre des Champs-Elysees (1977); Kilimanjaro - Live in Conakry (1990), pubblicato anche col titolo Live au Palais du Peuple de Conakry; Live in Paris and Conakry (1996); Live at Berns Salonger, Stockholm, Sweden, 1966 (2003), registrazione di una esibizione del 1966 a Stoccolma. Raccolte: The Best of Miriam Makeba (1968); Click Song (?); Forbidden Games (1973); Miriam Makeba and the Skylarks vol. 1 (1991), raccolta di registrazioni da 45 giri e 78 giri del periodo 1956-1959; Africa (1991); The Queen of African Music (1991); Miriam Makeba and the Skylarks vol. 2 (1991), raccolta di registrazioni del periodo 1956-1959; Folk Songs from Africa (1994); Hits and Highlights (1997); Legend (2001); Mama Africa: The Very Best of Miriam Makeba (2001); The Guinea Years (2001); The Definitive Collection (2002); The Early Years (2002); The Best of Miriam Makeba & The Skylarks (2003), raccolta di registrazioni del periodo 1956-1959; Her Essential Recordings (2006); Harry Belafonte and Miriam Makeba (?). Video: Live at Berns Salonger, Stockholm, Sweden, 1966 (2003), registrazione di una esibizione del 1966 a Stoccolma. Collaborazioni: Album: Harry Belafonte, Belafonte Returns to Carnegie Hall (1960); Harry Belafonte, Jump Up Calypso (1961), Makeba canta in Sweetheart from Venezuela; Harry Belafonte, The Many Moods of Harry Belafonte (1961), Makeba canta in Bamotsweri; Harry Belafonte, Folk Songs from the World (1998), contiene brani estratti da Belafonte Returns to Carnegie Hall. Video: Paul Simon, Graceland: The African Concert (1999). In Italia: nel 1990 Miriam Makeba partecipo' come concorrente al Festival di Sanremo 1990 (un'edizione che prevedeva l'abbinamento con i cantanti stranieri) presentando Give Me a Reason, traduzione di Bisognerebbe non pensare che a te, cantato da Caterina Caselli. Bibliografia: Miriam Makeba - Nomsa Mwamuka, La storia di Miriam Makeba, Edizioni Goree, Iesa 2009 (autobiografia); Miriam Makeba, Makeba: My Story (autobiografia); Roberto Saviano, "Miriam Makeba: la rabbia della fratellanza" in La bellezza e l'inferno, Mondadori, Milano 2009". Cfr. anche "Voci e volti della nonviolenza" n. 261]

 

Contro il razzismo e contro la camorra

visse, lotto', mori' Miriam Makeba.

Mai piu' ci siano servi della gleba,

che ogni persona ogni altra soccorra.

 

9. LA NOTTE CHE LE COSE CI NASCONDE

 

"La notte che le cose ci nasconde"

(Dante, Par., XXIII, 3)

 

Sei mesi di guerra neocoloniale, imperialista e razzista in Libia.

Sei mesi di bombardamenti, di stragi, di devastazioni.

Sei mesi di ritorno dell'Italia al fascismo.

*

E noi?

Dico quei pochi di noi che digiunarono contro la guerra i primi giorni e i primi mesi.

Dico quei pochi di noi che hanno almeno dichiarato la propria opposizione a questo crimine.

Cosa abbiamo fatto noi? Ben poco, in verita'.

Cosa attendiamo ancora a insorgere, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, in difesa della Costituzione della Repubblica Italiana, in difesa della legalita' che salva le vite, in difesa della civilta' e del diritto?

Cosa attendiamo ancora a insorgere, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per cacciare il governo golpista e assassino che ha reso lo stato italiano corresponsabile dei quotidiani massacri di esseri umani in Libia come in Afghanistan?

Cosa attendiamo ancora a insorgere, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per cacciare il governo golpista e assassino che perseguita i migranti in fuga da guerre, dittature e fame?

Cosa attendiamo ancora a insorgere, con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, per ottenere che le risorse pubbliche siano utilizzate per salvare le vite anziche' per sopprimerle?

Vi e' una sola umanita'.

Solo la pace salva le vite.

 

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 501 del 18 gennaio 2012

 

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