La domenica della nonviolenza. 272



 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 272 del 6 novembre 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: La memoria e l'impegno

2. Un appello del Movimento Nonviolento, dell'Associazione per la pace, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Luciano Capitini: Un volantino diffusa a Pesaro: "Perche' siamo qui stasera"

4. Paolo D'Arpini: Eliminare dalla nostra vita quotidiana ogni forma di violenza

5. Alessio Di Florio: Per la pace, contro le guerre e gli eserciti

6. Mimma Ianno' Latorre: L'alternativa nonviolenta

7. Anna Pascuzzo: Una processione in cui al posto del santo ci trovi un cannone

8. Laura Tussi: La scuola interculturale, per un futuro di pace

9. Severino Vardacampi: Aprire gli occhi, scegliere la nonviolenza, lottare contro le uccisioni e le persecuzioni

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: LA MEMORIA E L'IMPEGNO

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Si concludono oggi le celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell'unita' d'Italia. Di questa storia tormentata, contraddittoria, segnata da due conflitti mondiali, dal fascismo, dal terrorismo di stato e dell'anti-stato, dalla violenza delle mafie, ma anche dalle lotte di liberazione degli antifascisti, delle donne, dei democratici, restano alcune date simbolo, per noi fondamentali e fondanti:

- il 27 gennaio, giorno della memoria, per non dimenticare la shoah, le leggi razziali (di ieri e di oggi) e tutte le infamie naziste;

- il 25 aprile, festa della liberazione dal fascismo;

- il primo maggio, festa dei lavoratori, e dei loro diritti;

- il 2 giugno, festa della Repubblica, fondata sul lavoro e sul ripudio della guerra;

- il 2 ottobre, giornata della nonviolenza, la piu' grande forza dell'umanita';

- il 4 novembre, giorno del ricordo di tutte le vittime della guerra, il piu' grande crimine contro l'umanita'.

 

2. DOCUMENTAZIONE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DELL'ASSOCIAZIONE PER LA PACE, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Associazione per la pace

per contatti: e-mail: luisamorgantini at gmail.com, sito: www.assopace.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

3. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. LUCIANO CAPITINI: UN VOLANTINO DIFFUSO A PESARO: "PERCHE' SIAMO QUI STASERA"

[Ringraziamo Luciano Capitini (per contatti: luciano.capitini at gmail.com) per averci inviato il testo del volantino diffuso a Pesaro il 4 novembre dalle persone amiche della nonviolenza.

Luciano Capitini e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nell'associazione nazionale "Amici di Aldo Capitini", nella Rete Lilliput e in numerose altre esperienze e iniziative nonviolente; persona di straordinaria mitezza e disponibilita' all'ascolto e all'aiuto, ha condotto a Pesaro una esperienza di mediazione sociale nonviolenta; e' tra i coordinatori della campagna "Scelgo la nonviolenza". Si veda anche la risposta all'ultima domanda dell'intervista pubblicata nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 344: "Ho 77 anni e faccio parte proprio di quei tantissimi che, lontani da azioni eclatanti, hanno cercato di impegnarsi ogni giorno. Forse potrei citare l'esperienza, di mia moglie Anna Maria Semeraro e mia, consistita nell'aprire un primo centro di gestione dei conflitti qui a Pesaro (1998). Sono, inoltre, presidente dell'Anaac, 'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini' di cui e' uscito, in questi giorni, il volume degli atti di una giornata di studi dei giovani studiosi (non solo italiani) sulle opere ed il pensiero di Aldo (Levante editori, Bari)..."]

 

Perche' siamo qui stasera

Ecco i nostri motivi: noi, amici della nonviolenza, vogliamo dare un cenno ad una parte della popolazione che oggi ha visto una esibizione militare, nel senso di una riflessione che vada oltre...

Vogliamo ricordare, a noi stessi, che tanti nostri fratelli sono a suo tempo morti (ma continuano a morire anche in questi giorni) per una ragione assurda, chiamata guerra.

Vogliamo rivolgere un pensiero non superficiale a chi ha tanto sofferto, come per dire loro che sappiamo quanto dolore li colpi', in maniera ingiusta e atroce.

Ma soprattutto vogliamo scuotere i nostri animi, per generare una coscienza di come, ancora oggi, sia nelle nostre mani il destino che invece affidiamo ad altri: e' certamente tempo di reagire, proprio per rispetto delle vittime, anche di quelle attuali, anche di quelle che causiamo noi italiani.

Vogliamo riflettere sul fatto che oggi, in un momento di una crisi tanto profonda, ci permettiamo di dissipare cifre enormi per obiettivi che non abbiamo scelto, anzi, che ripudiamo.

Speriamo che qualcuno si affianchi a noi, praticando un silenzio costruttivo, recuperando certezze e prospettive, scrutando nel profondo delle proprie coscienze.

Grazie di aver accettato questo volantino.

 

4. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. PAOLO D'ARPINI: ELIMINARE DALLA NOSTRA VITA QUOTIDIANA OGNI FORMA DI VIOLENZA

[Ringraziamo Paolo D'Arpini (per contatti: circolovegetariano at gmail.com) per questo intervento.

Paolo D'Arpini e' presidente del Circolo vegetariano di Calcata (in provincia di Viterbo), referente della Rete Bioregionale Italiana, impegnato nel Comitato per la spiritualita' laica, e animatore di rilevanti esperienze ecologiste, di spiritualita', di solidarieta', di incontro tra le persone, le culture, con la natura vivente; "scrittore bioregionale, esperto di erbe selvatiche, dinamizzatore di eventi culturali ed ecologisti", un suo profilo autobiografico e' nel sito www.circolovegetarianocalcata.it]

 

Vittoria inutile quella in una guerra che segue l'altra... Vera vittoria e' dove si vede la fine di ogni guerra, nella consapevolezza dell'unitarieta' della vita.

Da qualche parte bisogna pur cominciare per arrivare alla Vittoria in questa nostra societa'. Una "vittoria nonviolenta e laica", a tutto campo, in cui si considera l'unitarieta' della vita in tutte le sue forme.

Questo e' il dettame dell'ecologia profonda e della spiritualita' laica che intravvede nelle pieghe della rete esistenziale una quantita' di interconnessioni celate alla vista superficiale. Le relazioni nel vivente sono inscindibili dal vivente stesso e comprendono anche il pensiero, oltre all'inorganico ed all'organico.

Per questa ragione, noi del Circolo vegetariano, quest'anno durante le ricorrenze per i defunti sino al 4 novembre, in cui si ricorda la fine della prima guerra mondiale, abbiamo cercato di analizzare e comprendere i valori della nonviolenza inserendoli nel contesto di un sistema di vita, vegetariano, ecologista e rispettoso dell'altrui pensiero. "Praticando l'utopia di speranza, chiamata nonviolenza, che ci permette di vivere meglio nell'orizzonte storico, troppo tormentato e troppo deluso, del nostro tempo. In questa prospettiva, prende forma un'aspirazione epocale, orientata ad uscire dal ciclo della negativita' che spesso rischia di sommergerci", affermo' il filosofo Aurelio Rizzacasa.

Ad esempio nel ricordare il 4 novembre, definito il giorno della "vittoria" abbiamo considerato l'inutilita' di una guerra, che si dice sia stata combattuta per ottenere l'integrazione del suolo patrio ancora parzialmente occupato dallo straniero. Ma quella ragione fu menzognera, anche dal punto di vista politico. Infatti l'impero austro-ungarico e quello tedesco (nostri precedenti alleati) si erano impegnati a restituirci i territori contesi in cambio della nostra astensione dalla belligeranza.

Purtroppo prevalse un calcolo politico diverso, che andava oltre l'ottenimento di quei benefici territoriali, e l'Italia fu coinvolta in un conflitto che costo' enormemente in vite umane, distruzioni, perdita di credibilita'... cose che avrebbero poi contribuito alla costituzione del fascismo e di conseguenza alla seconda e piu' rovinosa guerra mondiale. Ogni guerra e' sempre in qualche modo collegata a quella che la precede: causa ed effetto. E potrebbe avvenire ancora se non si interrompe il meccanismo diabolico.

Lo possiamo osservare nelle scusanti "democratiche" e fintamente pacifiste che stanno spingendo l'umanita' verso una piu' rovinosa guerra mondiale. I sentori ci sono stati con l'invasione dell'Iraq e dell'Afghanistan, con la scusa delle armi occulte e del terrorismo. Lo vediamo oggi nella ragioni "libertarie" che sono alla base della distruzione della vicina Libia, dal costo altissimo in vite umane e persino in denari. Infatti con il costo delle bombe e dei missili dei nostri arsenali bellici, che abbiamo sganciato sui libici inermi, avremmo potuto pareggiare il bilancio dello Stato, ed invece ora gli arsenali dovranno essere nuovamente riempiti con nuove bombe, nuovi aerei e nuovi missili; e questo andra' a scapito dell'assistenza sociale, del lavoro, della sanita', della cultura... insomma di tutto cio' che e' necessario alla vita. E non e' finita: gia' ci sono avvisaglie ed ammonimenti per la futura guerra di "liberazione" ,quella contro la Siria e contro l'Iran... e chissa' poi chi.

Le bugie hanno perp' le gambe corte, si spera, e la verita' sui retroscena delle varie guerre "democratiche" stanno sempre piu' venendo a galla. Il popolo si informa, non sui giornali e sui piccoli schermi, che sono venduti al potere, ma su internet e per passaparola. Occorre percio' essere molto critici nell'esaminare le notizie che ci vengono propinate dalla informazione ufficiale e soprattutto occorre mantenere una posizione laica ed imparziale poiche' in qualsiasi forma ideologica, economica o religiosa si nasconde un mascheramento della Verita'.

E per affermare la Verita' occorre sempre partire da noi stessi. Indagando sulla nostra verita' interiore. Una volta un cercatore della verita' chiese al saggio Nisargadatta: "C'e' un modo di porre fine agli orrori della guerra e delle prevaricazioni?". Ed il saggio rispose: "Quando sempre piu' persone riusciranno a riconoscere la loro vera natura, la loro influenza, per quanto sottile, prevarra' e l'atmosfera emotiva del mondo si addolcira'. La gente segue i suoi capi, e quando tra questi ne appariranno alcuni con un grande cuore ed una grande mente, assolutamente indifferenti al loro tornaconto, il loro esempio sara' sufficiente ad impedire le brutalita' ed i crimini dell'epoca attuale".

Per questa ragione e' cosi' importante cercare di eliminare dalla nostra vita quotidiana ogni forma di violenza ed e' per questa ragione che e' importante prendere coscienza dell'unitarieta' della vita e del come rapportarci gli uni e gli altri, in perfetta armonia simbiotica, senza dover predare quel che non ci appartiene e che e' bene comune di tutti i viventi.

In questo filone ricordo le parole del professor Osvaldo Ercoli che, il 6 giugno 2010 a Viterbo, disse: "Pertanto e' nostro dovere assumere comportamenti che non compromettano l'equilibrio ecologico della terra nonche' i diritti fondamentali e la sopravvivenza delle altre specie e di tutta l'umanita'. Nessun essere umano ha il dritto di invadere lo spazio ecologico di altre specie o di altri individui, ne' di trattarli con crudelta' e violenza. Le biodiversita' sono ricchezze da mantenere e difendere. La democrazia della comunita' terrena unisce tutti i popoli e i singoli individui sostenendo valori quali la cooperazione e l'impegno disinteressato, anziche' separarli attraverso la competizione, il conflitto, l'odio ed il terrore. In alternativa ad un mondo fondato sull'avidita', sulla disuguaglianza e sul consumismo sfrenato, questa democrazia si propone di globalizzare la solidarieta', la giustizia e la sostenibilita'".

La competizione, il conflitto, l'odio ed il terrore... e' questa la maschera che ancora oggi stiamo cercando di strappare, e certo: dovremmo essere piu' numerosi di quanti si sia, e poter e saper gridare assai piu' forte di quanto si faccia. A quanti, ancora oggi e nonostante quello che accade, restano inerti si puo' ricordare la poesia scritta da un pastore evangelico, Martin Niemoeller: "Prima vennero per gli ebrei, e io non dissi nulla perche' non ero ebreo. Poi vennero per i comunisti, e io non dissi nulla perche' non ero comunista. Poi vennero per i sindacalisti e io non dissi nulla perche' non ero sindacalista. Poi vennero a prendere me. E non era rimasto piu' nessuno che potesse dire qualcosa".

Vorrei ora concludere questo intervento con le parole di un altro maestro della nonviolenza, Nelson Mandela, che scrisse: "La nostra paura piu' profonda non e' di essere inadeguati. La nostra paura piu' profonda e' di essere potenti ogni oltre limite. E' la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di piu'. Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? In realta', chi sei tu per non esserlo? Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo. Non c'e' nulla di illuminato nello sminuire se stessi cosi' che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che e' dentro di noi... E quando ci liberiamo delle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri".

 

5. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. ALESSIO DI FLORIO: PER LA PACE, CONTRO LE GUERRE E GLI ESERCITI

[Ringraziamo Alessio Di Florio (per contatti: ciranovagabondo at peacemail.it) per questo intervento.

Alessio Di Florio e' nato nel 1984 in Abruzzo dove vive tutt'ora. Sostenitore del Movimento Nonviolento e di associazioni e movimenti impegnati nella solidarieta' internazionale, pacifista e ambientalista impegnato negli ultimi anni in campagne contro il razzismo e la violenza istituzionale in Italia (a partire dai Cie), nella denuncia della devastazione e della speculazione industriale ed edilizia e del business del malaffare e della malagestione del ciclo dei rifiuti, per la nascita del Parco Nazionale della Costa Teatina e la difesa dell'ambiente della costa abruzzese, contro l'infiltrazione mafiosa in Abruzzo, e in associazioni e movimenti come Pax Christi, l'Arci, il Wwf, l'Associazione antimafie "Rita Atria", alcune cooperative del commercio equo e solidale, l'Abruzzo social forum, Noi siamo Chiesa, Libera ed altri. Collabora con Peacelink, del cui nodo abruzzese e' responsabile, Unimondo, Girodivite, Censurati.it, Il Dialogo ed altri. Alcuni suoi articoli sono comparsi anche in altre riviste e siti internet d'informazione alternativa. Cfr. anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 294]

 

Il 4 novembre e' da sempre una giornata importante per i pacifisti e i persuasi della nonviolenza. E' la giornata che ci ricorda, ogni anno, l'importanza dell'impegno per la pace, contro le guerre e gli eserciti. Un impegno di cui l'umanita' avra' necessita' fin quando esisteranno giornate che inneggiano alle stragi (vero nome di ogni guerra) e al militarismo. Il 4 novembre di quest'anno e' apparso assumere una forza e un valore come in poche altre occasioni. Sono confluite quest'anno ricorrenze importanti (il decimo anniversario dell'attentato delle Torri Gemelle e dell'avvio della guerra permanente da parte di Bush, il centesimo anniversario della prima guerra italiana in Libia, il cinquantesimo della prima marcia-Perugia-Assisi) e la riflessione sulla crisi economica e sull'insostenibilita'  dello stile di vita portato avanti dal 20% dell'umanita'(una percentuale che si sta assottigliando sempre piu', perche' il capitalismo sta dividendo ulteriormente l'umanita' in una torre d'avorio di ricchi privilegiati sempre meno numerosa e sempre piu' persone impoverite e spogliate dei propri diritti essenziali anche nell'Occidente piu' ricco del pianeta e difeso sempre piu' da armamenti sempre piu' costosi).

Sin dall'avvio della campagna "Ogni vittima ha il volto di Abele" mi e' sembrato di vedere maggior fermento, piu' numerose iniziative di altri anni. Che, quest'anno, ha coinvolto anche il "mio" Abruzzo.

La mattina di fronte a molte scuole di Pescara ragazze e ragazzi hanno distribuito il volantino dell'Abruzzo Social Forum "Non c'e' nulla da festeggiare" (il cui testo e' disponibile nel sito www.abruzzosocialforum.org).

Nel pomeriggio a Vasto (provincia di Chieti) e' stato allestito un gazebo in piazza. Sono state distribuite centinaia di volantini, si e' cercato di coinvolgere le persone incontrate (alcune si sono fermate anche a discutere, a condividere sensazioni, riflessioni, idee, altre addirittura hanno voluto collaborare al volantinaggio), si e' voluto denunciare lo scandalo dell'acquisto dei cacciabombardieri F-35 e chiedere a gran voce che il 4 novembre "cessi di essere il giorno in cui gli assassini irridono gli assassinati".

Ed e' stato bellissimo, commovente, vedere che l'iniziativa e' stata nelle mani di ragazzi e ragazze che, in alcuni casi, addirittura per la prima volta si accostavano a tematiche cosi' importanti per la storia e l'avvenire dell'umanita'. Aprono un varco nel futuro, costruiscono mattoni di un presente migliore. Mentre gli adulti rimanevano nelle loro "tiepide case" o si preparavano alla retorica e militarista parata che si e' tenuta la mattina successiva, loro si son volute impegnare per la pace, la nonviolenza, per chiedere che la loro scuola (si', la loro, perche' queste ragazze e questi ragazzi sentono l'istruzione come un loro diritto e l'istituzione che la dona come un patrimonio indispensabile dell'esistenza) non venga demolita dai tagli. E' l'"I care" di don Milani che rivive generazioni dopo Barbiana. La nonviolenza e' la via, la strada in costruzione. Da loro l'umanita' torna a sognare, e impegnarsi perche' diventi realta' che "si svuotino gli arsenali e si riempiano i granai" com'ebbe a dire il Presidente Pertini.

 

6. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. MIMMA IANNO' LATORRE: L'ALTERNATIVA NONVIOLENTA

[Ringraziamo Domenica Ianno' Latorre (per contatti: lkian at tin.it) per questo intervento.

Mimma Ianno' Latorre e' insegnante, impegnata per la pace e i diritti, partecipe di molte esperienze di intercultura e solidarieta', referente del Cem (Centro di educazione alla mondialita'). "Sono, da un anno, una insegnante di scuola primaria in pensione. Spero di riuscire a continuare a dare il mio modesto contributo nel sociale e nell'adesione al movimento Cem. Amo la letteratura italiana e straniera e scrivo poesie e racconti. Alcuni editi, altri in lavorazione... sostengo il movimento della nonviolenza in cammino, appoggiando tutte le campagne che vengono proposte". Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 248]

 

L'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" a mio parere dovra' nel tempo sostituire definitivamente la "festa" trionfalistica degli oppressori sugli oppressi. Quando un fratello o una sorella muoiono uccisi dall'odio e dalla violenza assassina del "nemico" non c'e' proprio nulla da festeggiare!

Noi tutte e tutti dobbiamo senza sosta continuare a credere nella nonviolenza e continuare a costruire reti di solidarieta' glocali. Tentare di inserirci, soprattutto nelle scuole, nelle universita', nelle associazioni e nei gruppi che sono ancora lontani dal mondo dei pacifisti. La capacita' di coinvolgere le nuove generazioni e' il compito etico imprenscindibile al quale dobbiamo dare una svolta decisiva, in particolare continuando a potenziare l'informazione a livello nazionale e internazionale.

Sarebbe utile  riuscire a lavorare piu' da vicino con il "mondo delle televisioni" per realizzare un capovolgimento pacifico attraverso progetti e proposte  di programmi formativi, Solo cosi' si potrebbe dare piu' visibilita' alle azioni dei gruppi che amano la pace. Ai programmi parolai e superficiali, all'esaltazione morbosa dei gossip e ai salotti della falsa politica, proporre in alternativa programmi che curano gli aspetti culturali e informativi in modo onesto e rispettoso. Chiediamoci, in modo concreto, come e cosa si puo' fare per entrare in modo efficace in questi circuiti? E soprattutto diamoci una risposta. Il pubblico inquieto, distratto, occupato e pre-occupato che assiste e si lascia imbonire dai falsi profeti attende una parola di liberazione che scuota il torpore delle loro menti assuefatte all'angoscia del nulla.

Alla violenza istituzionale, contrapporrre la nonviolenza della cittadinanza che sogna un degno futuro; di contro alla diffusa volgarita' delle immagini e dei linguaggi urge diffondere il culto della bellezza e della corretta comunicazione; di contro alla prevaricazione di un genere sull'altro bisogna dare messaggi di rispettosa reciprocita'.

Lo scopo primario di un cittadino e di una cittadina e' credere tenacemente di far parte di uno Stato che garantisca la liberta' e la giustizia, e' necessario percio' portare avanti la nonviolenza, da offrire come valida e autentica alternativa alla politica dei nostri rappresentanti al Parlamento perche' non esprime piu' la volontà del popolo, come demagogicamente qualcuno continua a ripetere per confermare il suo mandato...

Migliaia di cittadini, figli e figlie di quella patria-madre/matrigna che prima li educa al rispetto dell'altro e poi contro quell'Altro/Abele li prepara nell'esercito a farne scempio, devono diventare invece i veri protagonisti del cambiamento. Se i nostri ragazzi  e le nostre ragazze non si arruolassero nell'esercito, spesso con lo scopo di guadagnare o di fare una carriera prestigiosa, e se si riuscisse ad educare la nuova generazione al rispetto del volto dell'altro, dando le adeguate opportunita' lavorative, rispetto alle loro competenze acquisite, forse molti giovani non accetterebbero di indossare una divisa e odiare su comando il prossimo.

Boicottare l'orrore della militarizzazione e acquisire la consapevolezza che solo la nonviolenza salvera' il mondo e' il compito di questi prossimi anni, che ogni persona amante della pace deve avere come priorita' nel suo taccuino degli impegni giornalieri. Lavorare per diffondere l'impegno al disarmo e al rispetto dei diritti umani  e all'educazione alla pace e all'interculturalita'.

La cittadinanza intera deve assumersi il compito etico imprescindibile di partecipare alla vita politica. La politica vera e' la politica del servizio come diceva don Tonino Bello, non la politica dei privilegi personali e della lotte intestine per il potere.

Non vogliamo piu' innalzare monumenti al milite ignoto proprio perche' non vogliamo che alcuna persona debba diventare "milite" e perdere la propria identita'.

 

7. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. ANNA PASCUZZO: UN PROCESSIONE IN CUI AL POSTO DEL SANTO CI TROVI UN CANNONE

[Ringraziamo Anna Pascuzzo (per contatti: a.duepascuzzo at tiscali.it) per questo intervento.

Anna Pascuzzo (Catanzaro, 1974), laureata in Lettere moderne con indirizzo psicopedagogico presso la Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' degli Studi della Calabria (con una tesi di laurea su "Il ruolo dell'educazione nella formazione alla diversita', il valore della differenza), master in "Lavoro, famiglia e leadership femminile" ed ulteriori titoli di studio post-laurea su "Stereotipi femminili fra diritti e discriminazioni ", "Schiavitu' e democrazia: media e politiche a confronto", "Il mercato della prostituzione indoor", "La rappresentanza di genere negli organi politici decisionali. Profili giuridici e sociologici". Tra le sue pubblicazioni scientifiche il libretto informativo "Io consapevole, io libera" sulla legge 194/1978, pubblicato nell'ottobre 2009 con il patrocinio della Commissione per le Pari Opportunita' di Catanzaro. E' stata ideatrice e docente del corso di scrittura creativa "Io scrivo" presso gli Istituti scolastici superiori della citta' di Catanzaro e associazioni di aggregazione giovanile dal 2005 ad oggi; ideatrice e docente del "Laboratorio di lettura creativa"; docente "esperta" nel progetto Pon "Laboratorio di scrittura creativa" tenuto presso l'Istituto Comprensivo di San Vito sullo Ionio dal 18 marzo al 27 maggio 2011; docente di lingua italiana nel "Corso di formazione Shukran" per migranti tenuto a Maida a Marzo 2011; autrice e docente della lezione letteraria "l'Italia unita dalle donne e dagli uomini" (rappresentata per la celebrazione dei 150 anni dell'unita' d'Italia negli istituti scolastici regionali e nei teatri cittadini dal 16 dicembre 2010); docente nel "corso per mediatori transculturali" promosso dall'Asp di Catanzaro, e referente sulla "metodologia di accoglienza" presso i centri antiviolenza delle donne abusate; docente e relatrice sulla "violenza ai minori e psicologia infantile" nell'ambito del "corso per mediatori transculturali"; autrice e interprete (dal 2007) della lezione-spettacolo "Contro i diritti negati" per gli allievi degli istituti scolastici di primo e secondo grado. Autrice dei romanzi: "Storia d'amore, di lotta e liberta'" e "Le colonne di Emma" pubblicati rispettivamente nel 2006 e nel 2008 dalle case editrici Rubbettino e Altromondoeditore. Autrice e interprete del testo teatrale "Contro i diritti negati" premiato da Amnesty International come migliore spettacolo sui diritti umani nell'anno 2008. Fondatrice del movimento antirazzista di Catanzaro (nato il 4 ottobre 2008). Componente della Commissione per le Pari Opportunita' del Comune di Catanzaro (dal 6 giugno 2007). Tra i riconoscimenti ricevuti: vincitrice della Prima edizione del Premio di Poesia "Vivarium"  con la pubblicazione dell'opera "Che fare?" il 14 luglio 2005; vincitrice di un attestato di benemerenza al concorso di poesia "Voci di donne" il 28 giugno 2005; vincitrice del Premio Letterario "Il ramuscello d'ulivo", II edizione 2007, Menzione d'onore - Sezione Narrativa con il romanzo "Storia d'amore, di lotta e liberta'"; vincitrice del Premio di Poesia "Per Giulia", I edizione 2011, con la lirica "A te" (concorso promosso dalla Regione Lazio); presente dal 2006 alla Fiera Internazionale del Libro di Torino con entrambi i romanzi sopra citati. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 292]

 

Da anni ormai mi chiedo come sia andare in quella piazza, vedere sfilare carri armati, militari orgogliosi con le loro pistole nella fondina o altre armi ben in mostra. Mi domando come si possa creare un evento "armato" e poi fingere di inneggiare alla pace. Quanta ipocrisia in quelle "passerelle" per le quali si spendono centinaia di migliaia di euro, quanta ipocrisia in quelle marce perfette, all'unisono e assordanti come assordante e' l'applauso dei presenti intorno. Donne uomini e bambini, soprattutto i bambini, portati per mano ad assistere a quel macabro spettacolo, a quella parata fatta di divise e armi da fuoco, una processione in cui al posto del santo ci trovi un cannone.

Il 4 novembre e' diventato nel mio Paese la piu' brutta delle celebrazioni, quella piu' inappropriata, inadeguata e irrispettosa perfino della Costituzione Italiana che all'articolo 11 recita "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".

Mi piacerebbe che ogni 4 novembre si festeggiasse la fine di una delle tante guerre ancora in atto nel mondo e contro le quali la mia Italia non muove un dito.

Io sono antimilitarista e contro la guerra; alle parate militari non partecipero' mai.

 

8. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. LAURA TUSSI: LA SCUOLA INTERCULTURALE, PER UN FUTURO DI PACE

[Ringraziamo Laura Tussi (per contatti: laura.tussi at istruzione.it) per questo intervento.

Laura Tussi, docente, giornalista e scrittrice. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Ha conseguito vari Master di carattere pedagogico. Collabora con diverse riviste telematiche come www.peacelink.it, www.politicamentecorretto.com, www.ildialogo.org Autrice dei libri: Sacro (Emi 2009); Memorie e Olocausto (Aracne 2009); Il disagio insegnante (Aracne 2009); Il dovere di ricordare (Aracne 2010); Il pensiero delle differenze (Aracne 2011); Educazione e pace (Mimesis 2011). Collabora con l'Istituto Comprensivo Prati Desio (Mb) e con diverse riviste di settore, tra cui: Rassegna dell'Istruzione (Le Monnier, Mondadori - Miur), Scuola e Didattica (La Scuola), Education 2.0 (La Nuova Italia), Rivista dell'Istruzione (Maggioli). Cfr. anche l'ampia intervista in "Coi piedi per terra", nn. 291-292]

 

L'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele", promossa da importanti istituti di ricerca per la pace, nella sua assoluta compostezza ed addolorata austerita' ha costituito, nel ricordo e nel nome delle vittime, un esplicito appello all'impegno per la cessazione delle guerre, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per la pace, la democrazia, la legalita' che salva le vite; per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani. A mio avviso questi nobili e alti ideali devono essere trasmessi in primis dall'istituzione scolastica.

La scuola deve promuovere l'altro come punto di incontro tra le diversita', quale principio attivo di scambio vicendevole e di integrazione solidale, dove l'alterita' venga accettata e accolta in quanto ricchezza e risorsa per conoscere il mondo circostante e se stessi.

L'istituzione scolastica e' chiamata a promuovere e trasmettere i valori della pace, al fine di pensare, concepire e progettare una societa' senza guerre, dove si mobilitino meccanismi positivi di cultura della nonviolenza in un ambiente ecosostenibile, in cui le risorse delle ricchezze naturali siano spartite equamente tra i gruppi sociali, nella civilta' delle relazioni tra popoli, genti e minoranze, per un'utopia attuale e realizzabile concretamente nel qui ed ora, nell'attualita' del presente.

Un futuro senza conflitti armati e' generato dalla condivisione della coesistenza tra culture aperte nel tessuto sociale e collettivo, che deve promuovere e progettare un processo civile orientato alla pace e al dialogo tra culture e religioni, dove l'altro divenga meta di condivisione, scambio e confronto pacifico, evitando ogni affronto sprezzante e violento.

L'altro e' un microcosmo di conoscenza in un pluriverso di differenze che permettono di avvicinarsi all'attualizzazione concreta del concetto di pace tra popoli, a partire da ogni singolo individuo, chiamato ad entrare in relazione con il diverso da se', al fine di porre in comunicazione molteplici entita' ed identita' che racchiudono ciascuna un microcosmo di idee, valori, sentimenti, pensieri, progetti da spartire collettivamente nella quotidianita', all'interno degli ambiti comunicativi e sociali, dove poter imparare a convivere e ad accogliere i caratteri identitari e impliciti nel soggetto che aiuta o chiede aiuto, che soccorre chi soffre o e' soccorso.

La societa' intera e' chiamata a promuovere i valori e a rivendicare i diritti umani contro ogni intenzione basata sul conflitto armato, nella pretesa di prevaricazione sull'altro, in quanto occorre immaginare, ipotizzare, inverare e realizzare l'utopia contemporanea di un mondo senza guerre, dove il piu' debole venga aiutato e accolto e non sottomesso da pretese prepotenti di sfruttamento, prevaricazione e riduzione in schiavitu' dei piu' bisognosi.

Il dialogo e' una risorsa pedagogica che consente di mettere in discussione i propri assunti, le certezze e i presupposti nel confronto con gli altri, come atteggiamento positivo tramite cui la pluralita' delle esperienze puo' agire come arricchimento reciproco e non come volonta' di sopraffazione e prevaricazione, promuovendo invece comportamenti equilibrati tra il prestare la giusta attenzione nei riguardi dell'alterita' e il riconoscimento delle differenze.

La scuola e' il luogo dove si genera un nuovo orientamento umanitario per trasformare gli atteggiamenti negativi di non accettazione e condivisione, che nascono da pregiudizi razziali molto diffusi nella societa', in idealita' e comportamenti positivi e costruttivi.

La presenza nella scuola di persone immigrate rappresenta uno stimolo a impegnarsi e a interrogarsi sui valori di cui siamo tutti portatori, in prima persona, perche' l'educazione interculturale rappresenta per la scuola un elemento innovativo e critico, che comporta la trasmissione di idealita' e valori di pace, accoglienza e dialogo con l'altro.

Il sistema educativo e' attualmente piu' che in altri periodi storici sollecitato a cambiare le prospettive pedagogiche e le impostazioni didattiche che non rispondono ai mutamenti inevitabili delle pratiche educative, nella manifesta necessita' di aprire la pedagogia a una dimensione interculturale, per una filosofia del dialogo, dell'incontro, dello scambio vicendevole nei messaggi educativi e valoriali di apertura alle culture altre e di valorizzazione delle differenze, nella pace.

Attualmente e' necessario aprire l'Italia, l'Europa, il mondo all'accoglienza dello straniero, non solo per integrarlo, ma soprattutto per riconoscerne e accettarne il valore, nella critica al dogmatismo totalitario, nel rispetto delle diversita', nella valorizzazione della specificita', della minoranza, della singolarita', con l'opposizione al razzismo, al nazionalismo, alla xenofobia, alla guerra.

La scuola puo' insegnare il percorso di un'interazione che consideri l'apporto delle culture, cercando di leggerle in una sintesi globale, in modo che l'espansione di se' non sia basata sull'annientamento dell'altro, riconoscendo invece la pluralita' dei contesti culturali, favorendo la costruzione di identita' flessibili. La scuola e' responsabile, in quanto istituzione preposta all'educazione, di attivare iniziative per estirpare i pregiudizi sugli altri e le paure del diverso, facendo in modo di evitare che le incomprensioni si radicalizzino nel razzismo, nell'omofobia, nella xenofobia, nella guerra.

La scuola deve promuovere la pedagogia dell'incontro, dell'accoglienza reciproca, del dialogo costruttivo, per evitare il conflitto a livello individuale e collettivo, per incentivare una predisposizione alla pace in un mondo che si concepisca privo di guerre e di scontri armati.

 

9. DOPO IL 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DELLE VITTIME. SEVERINO VARDACAMPI: APRIRE GLI OCCHI, SCEGLIERE LA NONVIOLENZA, LOTTARE CONTRO LE UCCISIONI E LE PERSECUZIONI

 

Il 2011 in Italia e' stato soprattutto l'anno orribile della guerra libica che si e' aggiunta col suo carico di ulteriori massacri alla perdurante partecipazione italiana alla guerra afgana e al perdurante colpo di stato razzista.

Ma negli ultimi mesi vi sono tuttavia state in Italia alcune iniziative che potrebbero avviare una ripresa dell'opposizione alla guerra, una ripresa dell'opposizione al colpo di stato razzista, una ripresa della lotta per salvare le vite; e quindi una ripresa di dignita', di legalita' e democrazia.

Queste iniziative sono state la marcia Perugia-Assisi del 25 settembre, la Giornata internazionale della nonviolenza del 2 ottobre (che in verita' e' stata piuttosto schiacciata dal necessario concentrarsi dell'impegno sulla marcia Perugia-Assisi che la precedeva di appena una settimana) e l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" del 4 novembre.

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Particolarmente l'enorme ed appassionata partecipazione alla marcia Perugia-Assisi prima, e poi la diffusa, persuasa e corale adesione alla commemorazione nonviolenta delle vittime della guerra il 4 novembre in nitida opposizione all'oscena "festa" dei poteri assassini, hanno avuto un impatto notevole, anche perche' queste due iniziative sono state valorizzate altresi' per promuovere lungo alcuni mesi una riflessione, una presa di parola, che ha visto partecipi non solo molte e molti militanti dei movimenti ecopacifisti, femministi e nonviolenti, della sinistra socialista e libertaria, delle esperienze sia laiche che religiose impegnate per la pace, la giustizia e la salvaguardia della biosfera, ma anche studiose e studiosi con rilevanti ruoli pubblici, e pubbliche amministratrici e pubblici amministratori di molte Regioni, e Province e Comuni, ed alcuni - pochi, in verita' - parlamentari (essendo purtroppo oggi il parlamento il luogo pubblico in cui e' piu' ampia la complicita' con l'eversione dall'alto bellicista e razzista praticata dal governo corruttore e golpista).

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Si tratta ora di valorizzare quanto queste iniziative hanno suscitato, promosso, unificato: dando continuita' all'azione contro la guerra e contro il razzismo, ma anche facendo quel salto di qualita' indispensabile per uscire dalla subalternita' e dalla marginalita', e per liberarsi da tante ambiguita', ingenuita', stupidaggini, infantilismi e peggio che purtroppo sovente in passato hanno maculato il dibattito e l'operato di molte persone ed esperienze organizzate che pur si dicono amiche della nonviolenza.

Si tratta ora di premere fortemente perche' vi sia la piu' vasta mobilitazione nonviolenta del popolo italiano per ottenere la cessazione dei crimini piu' scellerati, per ottenere il ritorno del nostro paese al rispetto della legalita' che salva le vite, al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Ed in particolare - ripetiamolo ancora una volta - affinche':

- cessi immediatamente la partecipazione dello stato italiano alle guerre assassine;

- cessi immediatamente la persecuzione razzista dello stato italiano nei confronti di migranti e viaggianti;

- siano abrogate immediatamente le misure legislative ed amministrative anomiche e disumane in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista;

- cessi immediatamente il colossale infame sperpero dei pubblici denari per le armi, gli armigeri, le guerre e le stragi;

- si dimetta immediatamente il governo della guerra e del razzismo, delle uccisioni e delle persecuzioni;

- si torni immediatamente al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana che ripudia la guerra e riconosce e sostiene la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

La nonviolenza e' la politica necessaria.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA

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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 272 del 6 novembre 2011

 

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