Telegrammi. 709



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 709 del 15 ottobre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Dall'indignazione alla nonviolenza

2. Per un 4 novembre di lutto e d'impegno contro la guerra

3. Luciano Capitini: L'aggiunta della nonviolenza

4. Roberto Della Seta: Contro le guerre

5. Gennaro Francione: Treno di luce, treno di pace contro le guerre

6. Giorgio Nebbia: Inutile strage

7. Miria Pericolosi: Una commemorazione nonviolenta delle vittime di tutte le guerre

8. Simonetta Saliera: Mai dimenticare

9. Giulio Vittorangeli: Mio nonno e il 4 novembre

10. Si e' svolto il 13 ottobre a Viterbo un incontro di studio su "La cultura contro la guerra"

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DALL'INDIGNAZIONE ALLA NONVIOLENZA

 

Indignarsi dinanzi ad ogni ingiustizia, ad ogni violenza, e' giusto e necessario.

E qui e adesso soprattutto dinanzi alle due piu' mostruose violenze che lo stato italiano sta commettendo: la guerra terrorista e stragista in Afghanistan e in Libia; la persecuzione razzista dei migranti e dei viaggianti. Violenze assassine.

E' quindi bene manifestare la propria indignazione, e che questa manifestazione sia adeguata, nitida, comprensibile a tutti, orientata al bene di tutti, coerente nei mezzi e nei fini.

Ma l'indignazione non basta: occorre la nonviolenza.

*

Occorre la metodologia della nonviolenza.

Occorre l'epistemologia della nonviolenza.

Occorre la morale della nonviolenza.

Occorre la politica della nonviolenza.

*

Occorre l'azione nonviolenta contro la guerra e contro il razzismo.

Occorre l'azione nonviolenta contro la violenza maschilista e patriarcale.

Occorre l'azione nonviolenta contro la devastazione della biosfera.

Occorre l'azione nonviolenta contro lo sfruttamento economico che opprime e degrada e annienta esseri umani e natura.

*

E questo in primo luogo occorre dire e realizzare oggi.

Che cessi immediatamente la partecipazione dello stato italiano alle guerre assassine in Afghanistan e in Libia.

Che cessi immediatamente la persecuzione razzista dello stato italiano nei confronti di migranti e viaggianti.

Che siano abrogate immediatamente le misure anomiche e disumane del colpo di stato razzista.

Che cessi immediatamente il colossale infame sperpero dei pubblici denari per le armi, gli armigeri, le guerre e le stragi.

Che si dimetta immediatamente il governo della guerra e del razzismo, delle uccisioni e delle persecuzioni.

*

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

2. INIZIATIVE. PER UN 4 NOVEMBRE DI LUTTO E D'IMPEGNO CONTRO LA GUERRA

[Riproponiamo la seguente breve nota. Per contatti con i promotori dell'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele": Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org; Peacelink: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it; Centro di ricerca per la pace di Viterbo: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/]

 

Il Movimento Nonviolento, Peacelink e il Centro di ricerca per la pace di Viterbo propongono a tutte le persone amiche della nonviolenza in tutte le citta' d'Italia l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative proponiamo che si svolgano in orari distanti e ben distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri militari, che quelle vittime fecero morire. E proponiamo che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: deponendo omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, osservando un rigoroso silenzio...

Facciamo ovunque del 4 novembre un giorno di memoria delle vittime di tutte le guerre e un giorno di impegno nonviolento per la pace che salva le vite.

 

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. LUCIANO CAPITINI: L'AGGIUNTA DELLA NONVIOLENZA

[Ringraziamo Luciano Capitini (per contatti: luciano.capitini at gmail.com) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera.

Luciano Capitini e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nell'associazione nazionale "Amici di Aldo Capitini", nella Rete Lilliput e in numerose altre esperienze e iniziative nonviolente; persona di straordinaria mitezza e disponibilita' all'ascolto e all'aiuto, ha condotto a Pesaro una esperienza di mediazione sociale nonviolenta; e' tra i coordinatori della campagna "Scelgo la nonviolenza". Si veda anche la risposta all'ultima domanda dell'intervista pubblicata nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 344: "Ho 77 anni e faccio parte proprio di quei tantissimi che, lontani da azioni eclatanti, hanno cercato di impegnarsi ogni giorno. Forse potrei citare l'esperienza, di mia moglie Anna Maria Semeraro e mia, consistita nell'aprire un primo centro di gestione dei conflitti qui a Pesaro (1998). Sono, inoltre, presidente dell'Anaac, 'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini' di cui e' uscito, in questi giorni, il volume degli atti di una giornata di studi dei giovani studiosi (non solo italiani) sulle opere ed il pensiero di Aldo (Levante editori, Bari)..."]

 

Aderisco convinto alla proposta di "Ogni vittima ha il volto di Abele", che trovo precisa e puntuale.

Il mio impegno sara' di contattare, e cercare di organizzare, i pochi amici di Pesaro, decidendo poi insieme sulla falsariga della proposta, che faro' mia, su cosa fare.

Trovo molto stimolante il fatto che in questi mesi vedo crescere, in Italia, ma forse nel mondo, un desiderio di liberta', di costruzione di nuovi rapporti politici tra i tanti che sono lontani dalla politica.

Mi sembra di percepire, insomma, una grande richiesta per una democrazia diretta, decentrata, che finalmente dia voce e potere "al popolo italiano".

Noi possiamo porgere a tale istanza l'aggiunta della nonviolenza, una aggiunta preziosa, se riuscira' a far percepire a tutti che il popolo italiano e' stato ed e' contrario alla guerra, ogni guerra, ed e' a causa di una cricca di criminali che, invece, siamo divenuti corresponsabili di tante morti...

Fare chiarezza, rimettere le decisioni nelle mani di un popolo informato ed educato ai valori, puo' significare aver compiuto passi avanti sia nella costruzione di una societa' veramente democratica, sia nella diffusione del pensiero nonviolento...

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ROBERTO DELLA SETA: CONTRO LE GUERRE

[Ringraziamo Roberto Della Seta (per contatti: r.dellaseta at partitodemocratico.it) per questo intervento.

Roberto Della Seta, senatore, gia' presidente di Legambiente, e' una delle figure piu' autorevoli dell'impegno ambientalista in Italia. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente voce: "Roberto Della Seta (Roma, 15 agosto 1959) e' un politico e pubblicista italiano, e' stato a lungo dirigente di Legambiente. Dal 2003 al 2007 e' stato presidente nazionale dell'associazione. Giornalista, autore di saggi sulla storia del pensiero e del movimento ambientalisti, nel 2007 e' stato eletto nell'assemblea costituente del Partito Democratico. Membro del primo comitato esecutivo nazionale del Pd, nel 2008 e' stato eletto senatore. Fa parte della Commissione Ambiente del Senato, dove ricopre l'incarico di capogruppo del Pd. Tra le opere di Roberto della Seta: La difesa dell'ambiente in Italia. Storia e cultura del movimento ecologista, Franco Angeli, Milano 1999; (con Daniele Guastini), Dizionario del pensiero ecologico. Da Pitagora ai no-global, Carocci, Roma 2007". Cfr. anche il sito www.robertodellaseta.it]

 

Per mia fortuna non ho mai vissuto direttamente una guerra. Ma l'ho "respirata" in famiglia. Sono nato nel 1959, quindici anni prima dodici componenti della mia famiglia - fratelli e sorelle di mio nonno con le loro famiglie - erano stati prelevati dai nazifascisti, in quanto ebrei, nella loro casa di Pisa e deportati ad Auschwitz, dove all'arrivo furono tutti uccisi. Certo l'Olocausto non fu semplicemente una guerra, pero' quel ricordo e quel dolore cosi' vicini mi hanno aiutato a maturare un rifiuto profondo verso ogni forma di violenza organizzata.

Il 4 novembre e' una data importante nella storia d'Italia, sarebbe bello, utile, giusto celebrarla nel segno e nella memoria di milioni di persone che morirono nella carneficina della prima guerra mondiale e di tutte le vittime di tutte le guerre. Perche' diventi, magari, anche un'occasione per dirci che oggi finalmente e' possibile vincere non nelle guerre, ma contro le guerre.

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GENNARO FRANCIONE: TRENO DI LUCE, TRENO DI PACE CONTRO LE GUERRE

[Ringraziamo Gennaro Francione (per contatti: adramelek at tin.it) per questo intervento.

Gennaro Francione, magistrato, gia' consigliere di Corte di Cassazione e giudice presso la sezione penale del Tribunale penale di Roma, membro del comitato scientifico del Centro Studi Informatica Giuridica di Firenze, e' anche scrittore, saggista, drammaturgo, artista, ricercatore. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente voce: "Gennaro Francione (Torre del Greco, 1 aprile 1950) è uno scrittore italiano. Personaggio poliedrico, ha svolto anche attivita' di attore e regista teatrale, saggista, pittore. Dal punto di vista artistico e' influenzato dalla hacker art, dall'arte neogotica e dalla cosiddetta cyber-cultura. E' stato, inoltre, consigliere di Corte di Cassazione, giudice presso la sezione penale del Tribunale penale di Roma e membro del comitato scientifico del Centro Studi Informatica Giuridica di Firenze. E' stato autore di diverse sentenze che hanno fatto molto discutere. Nel giugno 2000 ha emesso una sentenza che sollevava dubbi di costituzionalita' riguardanti il sistema processuale definito dal giudice "processo indiziario", ed a favore del "processo scientifico popperiano". Nel febbraio 2001 ha assolto quattro venditori di cd contraffatti per "stato di necessita'" dato da "bisogno alimentare non altrimenti soddisfatto", decisione che e' stata poi definita dallo stesso Francione "sentenza anticopyright"; . Il 13 aprile 2007 ha emesso la cosiddetta sentenza della "tv sferica", con l'assoluzione del "disturbatore" televisivo Gabriele Paolini per aver esercitato il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero col media televisivo ex articolo 21 della Costituzione. Francione ha proposto un progetto, chiamato Diritto 2000, che mira a sostituire quello che l'autore definisce il "medievale diritto penitenziale" (basato sulla punizione) con un neoumanistico "diritto medicinale" (cura, sanzioni e misure di sicurezza). Francione e' fondatore e presidente dell'Unione Europea dei Giudici Scrittori ed ha promosso il Movimento Utopista-Antiarte 2000. E' consulente artistico del Museo del Cinema di Roma. Gli e' stato assegnato il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei ministri negli anni 1995, 1997, 2003, 2005". Riportiamo per stralci anche la seguente piu' ampia biografia artistica di Gennaro Francione: "Gennaro Francione e' nato a Torre del Greco (Na) e vive a Roma dove in pensione come magistrato, col grado di Consigliere di Corte di Cassazione, oggi svolge attivita' di artista, drammaturgo e animatore socio- culturale. Come scrittore ha pubblicato numerosi romanzi e saggi. Come autore, attore e regista di teatro internazionale ha rappresentato in Italia e all'estero varie sue opere teatrali. Ha insegnato scrittura drammaturgica in una Scuola di teatro popolare a cura dell'Adramelek Theater e della Corte dei Miracoli. Nel giugno 2001 l'opera in napoletano Alchimia dell'avaro e' risultata tra le vincitrici al premio Ugo Betti. Nel  2003 ha vinto il  premio teatrale "Pirandello in breve" con Doppelganger iudex: teatro da camera con sax per giudice genio e giudice idiota e il primo Concorso per commediografi "Fermento Teatrale" Ideascena con l'opera Ordalia degl'interrati. E' stato indicato dalla Fondazione Betti come il naturale erede del giudice drammaturgo Ugo Betti. Nel campo giuridico ha elaborato un sistema cognitivo emblematico, che nomina di "antropodiritto interdisciplinare", dove ricorre ai metodi interpretativi piu' disparati. Sta elaborando un progetto di Diritto 2000 che sostituisce al   medievale diritto penitenziale (basato sulla punizione) il neoumanistico diritto medicinale (cura, sanzioni e misure di sicurezza). Nel giugno 2000 ha emesso un importante ordinanza contro il processo indiziario, a favore del processo scientifico popperiano. Ha emesso nel febbraio 2001 la famosa sentenza anticopyright assolvendo 4 extracomunitari venditori di cd contraffatti per stato di necessita' (fame) in nome di una costituzionale arte libera e gratuita per tutti sul modello di internet. Il 13 aprile 2007 ha emesso la cosiddetta sentenza della tv sferica, con l'assoluzione dell'inquinatore tv Gabriele Paolini per aver esercitato il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero col media televisivo ex art. 21 della Costituzione. Per la verifica di questi innovativi progetti giuridici ha creato in rete con l'avv. Francesco Elia, il blog Le avanguardie del diritto. Membro accademico dell'Internationale Burckhardt Akademie, nata nella tradizione neorinascimentale italiana, e fondatore dell'Eugius (Unione Europea dei Giudici Scrittori), di cui e' presidente, ha ideato il Movimento Utopista - Antiarte 2000, basato sulla Fratellanza del Libero Spirito Antiartistico, cui hanno aderito anche personalita' della cultura internazionale (come Raul Karelia e Visar Zhiti). E' consulente artistico del Museo del Cinema di Roma e membro del comitato scientifico del Csig (Centro Studi Informatica Giuridica) di Firenze. Gli e' stato assegnato il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli anni 1995-1997-2003-2005. Francione ritiene che il teatro rappresenti la rivoluzione delle coscienze. Va portato ai giovani, agli emarginati, ai devianti, ai carcerati per dar lor con l'emozione (e non solo con la parola spesso arida) la speranza di una vita nuova. "La Bellezza salvera' il mondo" grida in una sua opera Dostoevskij, socialista delinquente, condannato alla Siberia e redento dal carcere del mondo attraverso l'arte". Tra le opere di Gennaro Francione: oltre a vari romanzi, testi teatrali e saggi di vario argomento segnaliamo almeno i seguenti lavori di argomento giuridico: La pirateria informatica, Edizioni D'Agostino, Roma 1995; L'usura. Diritto e Rovescio, Edizioni D'Agostino, Roma 1995; Il patteggiamento, Edizioni D'Agostino, Roma 1995; Tutela dell'intelligenza informatica, Edizioni D'Agostino, Roma; Violenza alle donne, Gee, Roma 2000; Pedofilia, analisi di un problema irrisolto, Edizioni D'Agostino, Roma; Delinquenza giovanile (con F. Scala, G. Scala), Gee, Roma 1992; L'errore del giudice, contro il processo indiziario (con interventi di Enzo Albano, Giuseppe Dante, Ferdinando Imposimato e Angelo Macri), Editrice Ianua, Roma 2002; Processo agli animali (Il bestiario del giudice), Gangemi, Roma 1996; I diritti degli animali, la responsabilita' penale con gli animali, la responsabilita' civile con gli animali (in tre volumetti), Edizioni D'Agostino, Roma 1995; Vademecum del consumatore: contro la pubblicita' ingannevole (con David Gregor De Bono), Lupetti, Milano 1995. Tra i siti in cui compaiono rilevanti contributi di Gennaro Francione: www.antiarte.it/antiarte, www.antiarte.it/adramelekteatro, www.antiarte.it/cyberomanzofrancione, www.antiarte.it/eugius, www.antiarte.it/urobornauta, www.antiarte.it/movimentoutopista, www.antiarte.it/artisti-ka, www.antiarte.it/trenodiluce]

 

Nella notte del  3 marzo 1944, era appena finita la guerra nel sud, quando il Treno 8017 si fermo' nella Galleria delle Armi (poi rinominata Galleria della morte) uccidendo i suoi  600 occupanti con l'ossido di carbonio.

Una tragedia dimenticata, riesumata alla storia da Gennaro Francione e dal papa' Vincenzo (recentemente scomparso: uno degli ultimi testimoni diretto di quei fatti) che in una drammatica trasmissione di "Italia in diretta" con Cocuzza denunziarono la smemoratezza della storia per un incidente che riportava alle gravi responsabilita' del governo italiano e degli alleati.

Gennaro Francione istitui' il gruppo "Treno di Luce 8017" con il compito di riunire i familiari ed amici delle 600 vittime del treno. In questa battaglia di recupero della memoria riusci' a coinvolgere le universita' italiane ma non le istituzioni, che negarono la richiesta dei familiari di istituire a livello nazionale il 3 marzo giorno della memoria dei 600 morti di Balvano.

Il testimone Vincenzo Francione, durante il convegno "Viaggio nella storia: Il treno maledetto", tenutosi presso l'Universita' di Salerno, ebbe a sottolineare di essere sicuro che il presidente Ciampi era  stato reso ignaro intorno a questa faccenda, attribuendo la responsabilita' per la mancata concessione alla burocrazia cieca e oziosa del nostro paese. Come si potevano trascurare le centinaia di firme di amici e parenti delle vittime, la solidarieta' dei cittadini di tutto il territorio colpito dalla tragedia, di tanti operatori del settore ferroviario, culturale, accademico, che stavano battendosi per richiedere che la data del 3 marzo venisse rispettata collettivamente a ricordo dell'evento? Eppure la risposta secca e immotivata dello Stato fu: no!

Per organizzare la memoria del treno e la protesta perenne Gennaro Francione ha istituito il sito "Treno di Luce - Treno di Pace" per trasformare il treno maledetto in simbolo di luce contro tutte le guerre.

Il Treno di Luce non e' solo un convoglio materiale ma un mezzo celeste per ricordare tutti quei morti, vittime di un olocausto inutile, frutto della guerra e della vita cosiddetta civile che sopraffa' i poveri.

Per questo il Treno di Luce vuol viaggiare sulle rotaie del Cyberspazio per portare il suo messaggio di pace contro la guerra e la sopraffazione dei deboli ad opera dei forti.

Valga la democrazia dal basso per ridare reali pari dignita' e diritti ai vivi e ai morti contro le burocrazie immemori, perse nei loro  discorsi sulla costituzione egualitaria vuoti e retorici. Nell'Italia pseudodemocratica non solo i vivi ma anche i morti non sono eguali  davanti alla legge. Parola di giudice...

Dopo le vane richieste alle autorita' di riconoscimento di una giornata alla memoria, il gruppo ha istituito per i poveri morti del Treno 8017 - per lo Stato di serie B -, la Giornata della Dimenticanza: e' il 3 marzo di ogni anno.

*

Gennaro Francione, nipote di Giulietta Brancaccio, 44 anni, perita nel tragico disastro.

Il racconto dei fatti di Balvano fattogli dal suo papa' l'ha trasposto in "Calabuscia" (edito da Aetas Internazionale, Roma 1994, ora in corso di ristampa per i caratteri della Herald editrice di Roma; www.antiarte.it/cyberomanzofrancione/calabusc.htm). Vi si narra della fuga dopo l'armistizio lungo tutto la penisola di due napoletani Gennaro e Vincenzo, padre e figlio, alla ricerca di una salvezza che si rivela una mera chimera. La vita e' un'eterna Calabuscia, una gabbia.

Per altre informazioni sul Treno di Luce: www.antiarte.it/cyberomanzofrancione/calabusc.htm

Sito: www.antiarte.it/trenodiluce

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GIORGIO NEBBIA: INUTILE STRAGE

[Ringraziamo Giorgio Nebbia (per contatti: nebbia at quipo.it) per questo intervento.

Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, docente universitario di merceologia, gia' parlamentare, impegnato nei movimenti ambientalisti e pacifisti, e' una delle figure di riferimento della riflessione e dell'azione ecologista nel nostro paese. Dal sito di Peacelink riprendiamo la seguente piu' ampia scheda: "Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, professore ordinario di merceologia dell'Universita' di Bari dal 1959 al 1995, ora professore emerito, e' stato deputato e senatore della sinistra indipendente. Giorgio Nebbia si e' dedicato all'analisi del ciclo delle merci, cioe' dei materiali utilizzati e prodotti nel campo delle attivita' umane, agricole e industriali. Nel settore dell'utilizzazione delle risorse naturali ha condotto ampie ricerche sull'energia solare, sulla dissalazione delle acque e ha contribuito all'elaborazione dell'analisi del flusso di acqua e materiali nell'ambito di bacini idrografici. Nel corso delle sue ricerche, di ambito nazionale e internazionale, ha studiato il rapporto fra le attivita' umane e il territorio, con particolare riferimento al metabolismo delle citta', allo smaltimento dei rifiuti e al loro recupero, ai consumi di energia. Giorgio Nebbia e' autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche e di alcuni libri divulgativi: L'energia solare e le sue applicazioni (Feltrinelli); Risorse merci materia (Cacucci); Il problema dell'acqua (Cacucci); Sete (Editori Riuniti); La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo (Jaca Book). Si e' occupato inoltre di storia della tecnica ed ha fatto parte di commissioni parlamentari sulle condizioni di lavoro nell'industria. E' unanimemente considerato tra i fondatori e i principali esponenti dell'ambientalismo in Italia". Tra le sue molte pubblicazioni segnaliamo particolarmente: Lo sviluppo sostenibile, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; La merce e i valori. Per una critica ecologica del capitalismo, Jaca Book, Milano; cfr. anche: Il problema dell'acqua, Cacucci, Bari 1965, 1969; La societa' dei rifiuti, Edipuglia, Bari 1990; Sete, Editori Riuniti, Roma 1991; Alla ricerca di un'Italia sostenibile, Tam tam libri, Mestre 1997; La violenza delle merci, Tam tam libri, Mestre 1999; tra le opere recenti: con Virginio Bettini (a cura di), Il nucleare impossibile. Perche' non conviene tornare al nucleare, Utet Libreria, Torino 2009; Ambientiamoci, Nuovi Equilibri, Viterbo 2011. Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 360 (che contiene anche la seguente risposta a una domanda sulla sua biografia: "Sono nato nel 1926 in una famiglia piccolo borghese, ho il diploma di liceo classico, sono laureato in chimica. Dopo la laurea sono stato assunto come assistente di Merceologia, una disciplina che si insegna (sempre meno) nelle Facolta' di Economia, ho avuto quindi l'occasione di vivere una strana esperienza di una persona di educazione naturalistica fra docenti di cultura umanistica (economisti, storici, giuristi). A 32 anni ho "vinto il concorso" alla cattedra di Merceologia nella Facolta' di Economia e Commercio dell'Universita' di Bari dove ho insegnato fino alla pensione, nel 1995. Ho una laurea honoris causa in Discipline economiche e sociali nell'Universita' del Molise e due laurea in Economia e Commercio delle Universita' di Bari e di Foggia. Sono stato coinvolto nei movimenti di difesa dei consumatori, di difesa dell'ambiente, nelle lotte contro l'inquinamento, la caccia e l'energia nucleare, nella protesta contro tutte le forme di armi, a cominciare da quelle nucleari, e contro la guerra. Sono stato impegnato nella diffusione delle conoscenze sulle fonti di energia rinnovabili, soprattutto solare, e mi sono impegnato nell'insegnamento del carattere violento di molte tecnologie, di molte macchine, di molte forme urbane. Sono stato candidato ed eletto al Parlamento come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano e ho fatto parte del gruppo della Sinistra Indipendente alla Camera (1983-1987, collegio di Bari) e al Senato (1987-1992, collegio di Brindisi). Mi sono sposato nel 1955 con una donna che mi ha accompagnato per tutto la vita con una presenza silenziosa e continua anche nelle scelte scomode e che e' morta dopo 54 anni di matrimonio felice nell'agosto 2009. Ho un figlio nato nel 1956, laureato in architettura, impiegato nel campo dell'informatica. Sono un cattolico credente e turbato")]

 

Nessuno celebri la vittoria in una guerra perche' l'unica vincitrice e' la morte, di quelli che vincono e di quelli che perdono. Ogni guerra e' una "inutile strage".

Purtroppo la storia, cosi' come viene raccontata, dall'eta' della fanciullezza a quella adulta, come viene raccontata dai mezzi di comunicazione, e' la storia di chi vince e di chi perde. Chi vince per conquistare terre coltivabili, petrolio, minerali, acqua, potere o ricchezza personale, sempre con qualche scusa di "liberare" il vinto da qualche oppressione. Violenza che viene giustificata con la scusa di togliere violenza. Anche le guerre "giuste" per liberare le minoranze religiose oppresse, per liberare coloro che sono soggetti a dittature, hanno come frutto sempre soltanto la morte.

Se dipendesse da me, la storia andrebbe raccontata spiegando che lo stesso effetto di ogni guerra e di ogni morte si sarebbe potuto ottenere con il negoziato, con la comprensione reciproca. Se gli zar avessero pensato ai morti che sarebbe costata la loro oppressione del popolo russo, avrebbero accettato le riforme necessarie per ristabilire giustizia. Se la Francia e la Germania avessero capito che si potevano "risparmiare" centinaia di migliaia di morti accordandosi per utilizzare insieme le miniere di ferro della Lorena... Se l'Iran e l'Irak avessero pensato alle diecine di migliaia di morti affogati nelle paludi avrebbero potuto accordarsi per usare insieme la ricchezza petrolifera di una comune e contigua terra.

So bene che la storia non si fa con i "se", ma l'educazione, si', puo' essere fatta spiegando che ogni conflitto avrebbe potuto essere evitato, migliaia di morti avrebbero potute essere evitate, con la comprensione e con gli accordi, con la consapevolezza che ogni dio e' buono per chi ci crede, che ogni sangue e' uguale, sia che venga da un corpo con la pelle bianca o nera, che ogni umano ha gli stessi bisogni... allora forse, a cominciare dalla tenera eta', i ragazzi comincerebbero a diventare adulti con l'odio verso l'unica cosa che va odiata, la guerra e la morte di un altro umano.

Forse le testimonianze della nonviolenza e dell'odio alla guerra potrebbero essere fatte con un linguaggio piu' adeguato, con una descrizione delle radici, spesso soltanto economiche e merceologiche, dei conflitti e allora potrebbe apparire piu' chiaro che non "valeva la pena", se cosi' si puo' dire, di uccidere per produrre cotone a piu' basso costo usando gli schiavi, che non valeva la pena di uccidere per avere benzina o acciaio meno costosi, che non valeva la pena di uccidere per stabilire se il dio d'Israele parla per bocca di un papa di Roma o per bocca dei rabbi della Palestina.

Utopie? No certo; proprio la storia mostra come, in qualche modo, l'intolleranza e la violenza sono state, almeno in piccola parte, almeno in alcuni paesi, abbassate, magari per dar vita, nei "paesi civili", ad altre forme di violenza diffuse attraverso film e televisione. Nonviolenza significa cercare in ogni modo di accelerare questo sradicamento dell'odio dal cuore umano, se non altro per salvare la propria vita.

 

7. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MIRIA PERICOLOSI: UNA COMMEMORAZIONE NONVIOLENTA DELLE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE

[Ringraziamo Miria Pericolosi (per contatti: miria.pericolosi at gmail.com) per questo intervento.

Miria Pericolosi, socia del Forum politico delle donne di Verona, e' impegnata in molte iniziative per i diritti, la difesa della bosfera, la pace]

 

Il 4 novembre e' contemporaneamente "festa dell'Unita' Nazionale" - giorno della memoria in ricordo dei caduti in guerra - e "Giornata delle forze armate".

Penso che al giorno d'oggi,  questa contemporaneita' costituisca  una grande contraddizione.

Visto il parlare irresponsabile di secessione della Liga Veneta - Lega Nord Padania comprendo che forse e' opportuno continuare a rammentare, con una festa civile, l'unita' nazionale; e' pero' necessario ricordare, perche' non succeda mai piu', i milioni di morti e le atrocita' devastanti che le guerre, volute dai nazionalismi e dalle dittature del tempo, hanno prodotto.

Non comprendo, pero', perche' celebrare la Giornata delle forze armate, le cui spese sono un costo rilevante per il bilancio del paese. Si sta diffondendo sempre piu' tra le persone l'idea "moderna" che la guerra, per cui servono gli eserciti e le armi, non e' piu' la strada maestra per risolvere i conflitti e che questi debbono essere risolti con metodi nonviolenti (ricordo il successo della marcia Perugia-Assisi). Quindi aprire le caserme alla popolazione e propagandare l'operativita' dell'esercito fra i/le giovani (impiego sicuro in un momento di grave crisi economica) e' propaganda "indiretta" che va contro l'insegnamento alla pace diffuso gia' nelle scuole elementari.

La proposta di realizzare una commemorazione nonviolenta delle vittime di tutte le guerre, distanziata dalle celebrazioni ufficiali,  trova la mia sicura partecipazione e diffusione, come pure, se verra' attuata, saro' all'iniziativa di "accerchiare" le caserme come segno di rifiuto delle spese militari e della "militarizzazione" del territorio.

 

8. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. SIMONETTA SALIERA: MAI DIMENTICARE

[Ringraziamo Simonetta Saliera (per contatti: vicepresid at regione.emilia-romagna.it) per questo intervento.

Simonetta Saliera e' vicepresidente della Regione Emilia-Romagna ed assessora a Finanze, Europa, Cooperazione con il sistema delle autonomie, Valorizzazione della montagna, Regolazione dei servizi pubblici locali, Semplificazione e trasparenza, Politiche per la sicurezza. E' nata a Pianoro (Bologna) nel 1956, dove vive con il marito e il figlio. Ha lavorato dal 1980 come dipendente dell'Unione Montana Valli Savena-Idice. A Pianoro e' stata consigliera comunale (dal 1985), poi assessore ai Servizi sociali, Sanita', Casa (dal 1987), assessore all'Urbanistica e Bilancio (dal 1995 al 1999) e sindaco (dapprima dal 1990 al 1995, e poi successivamente dal 1999 al 2009). Dal 2004 al 2009 e' componente dell'Ufficio di presidenza di "Avviso Pubblico", associazione di Enti locali e regionali contro le mafie. Da luglio 2009 a febbraio 2010 e' stata assessore alla Mobilita' e infrastrutture del Comune di Bologna]

 

Per chi ha la mia eta' l'infanzia e' costellata dei ricordi dei miei genitori sulle atrocita' dell'occupazione nazifascista e dei ricordi dei miei nonni sulla Grande Guerra: storie, queste ultime, fatte di baionette, di pietraie insanguinate, mutilati, atti di eroismo, decimazioni, fame, disperazione, scioperi e orfani.

Sara' per questo che penso di appartenere a una generazione che e' stata ben vaccinata sull'inutilita' della guerra. E che si emoziona ancora quando legge l'articolo 11 della nostra Costituzione repubblicana, che reputa un dovere civile partecipare alla marcia per la Pace, ricordare anche ai piu' giovani le parole dei protagonisti di "Niente di nuovo sul fronte occidentale": "Siamo in guerra perche' la Germania ha offeso la Francia? Ma cosa vuol dire? Che una montagna della Germania ha offeso una montagna della Francia... io non capisco", domandava un soldato francese a un commilitone che cercava di spiegargli perche' erano in trincea.

E' una cultura molto diversa dalla retorica che ci insegnavano a scuola o dall'idea di guerre giuste, guerre preventive, ecc. che hanno costellato l'ultimo decennio della nostra storia. Il problema e' tutto qui: da quando di fianco alla parola guerra si e' cominciato a rimettere degli aggettivi la si e' sdoganata. Fa meno paura, quindi la si vuole rendere piu' socialmente accettabile. Eppure non bisogna mai dimenticare che nelle guerre a pagare il prezzo piu' alto sono gli innocenti.

 

9. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GIULIO VITTORANGELI: MIO NONNO E IL 4 NOVEMBRE

[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento.

Giulio Vittorangeli, nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Donne in America latina, Celleno, luglio 1997; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; La cultura del nuovo impero: l'uomo a dimensione di merce, Celleno, luglio 2002; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003; America Latina: l'alternativa al neoliberismo, Viterbo, aprile 2004; Mulukuku: un progetto di salute mentale in Nicaragua, Viterbo, novembre 2010. Ha coordinando il Gruppo di approfondimento "Vivere nel nord  impegnati nel sud", all'interno del Convegno "Vivere e amare attraverso le contraddizioni", promosso dall'Associazione Ore Undici, e svolto a Trevi nell'Umbria (Pg), 25-30 agosto 2001. Ha partecipato alla trasmissione di "Rai Utile", del 24 gennaio 2006, dal titolo "America Latina e' sviluppo". Ha contribuito alla realizzazione, stesura, pubblicazione e presentazione di tre libri: Que linda Nicaragua!, Associazione Italia Nicaragua, Fratelli Frilli editori, Genova 2005; Nicaraguita, la utopia de la ternura, Terra Nuova, Managua, Nicaragua, 2007; Nicaragua. Noi donne le invisibili, Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, Davide Ghaleb editore, Vetralla 2009. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Attualmente cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]

 

"Catena Treviso. Prima Guerra Mondiale 1915-1918, VII Sezione Aerostatica. Pallone tipo avorio, Comandante Eugenio Codurri", e' la didascalia che documenta la fotografia di mio nonno materno, uno dei soldati (della dimensione di formiche nella foto) che con le lunghe funi sorreggono il pallone.

E' questa foto il mio primo "incontro" con la guerra, legato ad un ricordo personale, quello di mio nonno.

Non amava parlare della prima guerra mondiale, preferiva piuttosto ricordare la seconda guerra mondiale, quella che aveva vissuto come civile, oramai sposato e padre di sei figli e figlie.

Raccontava dei bombardamenti angloamericani, dei rapporti con i tedeschi, delle difficolta' causate dalla nuova situazione di sfollati; e poi delle speranze legate al dopoguerra.

Credo che fu durante le scuole medie, quando ci fu assegnato un tema sulla prima guerra mondiale, proprio in occasione della ricorrenza del 4 novembre, che vidi per la prima volta la foto, quando chiesi a mio nonno di parlarmi della sua esperienza in quella guerra.

Non amava le celebrazioni ufficiali della "Festa del 4 novembre". Diceva che non c'era nulla da festeggiare, quando piuttosto ricordare chi aveva perso la vita (si riferiva alle vittime di entrambi gli eserciti) durante il sanguinoso conflitto, perche' dietro il nemico c'era sempre un essere umano.

Dei soldati della nostra provincia, che aveva conosciuto combattendo in trincea, solo due aveva rintracciato una volta ritornato a Tuscania.

Non credo avesse elaborato una posizione spiccatamente pacifista, ma certamente era lontano dalla retorica militarista; pensava, non a caso, che anche la peggiore delle diplomazie fosse, sempre e comunque, preferibile alla migliore delle guerre.

"La data del 4 novembre - ha scritto Maurizio Ridolfi nel volume "Le feste nazionali" - e' l'unica presente nei calendari civili dei sistemi politici - liberale, fascista, repubblicano - che si sono susseguiti nell'Italia del ventesimo secolo". Naturalmente con diverse caratteristiche e sfumature per ciascuno dei sistemi politici. A partire dal 1949 diventa "Festa delle Forze armate", ritenute quali vere depositarie dei valori della concordia e dell'unita'; e sostanzialmente tale e' rimasta fino ai nostri giorni.

Solo che adesso siamo nel ventunesimo secolo e la guerra e' stata elevata al rango di unico mezzo per ogni azione di politica internazionale, compreso il negoziato.

Il passaggio da un ordine bipolare (Usa ed Unione Sovietica, due superpotenze che si neutralizzavano all'interno di quella che era considerata la "guerra fredda") ad un mondo unipolare (Stati Uniti) ha determinato (in maniera esplicita dopo l'11 settembre) il rientro di nuovo con forza della guerra nel campo delle opzioni della politica su scala mondiale.

Il mondo attuale non ha superpotenze "ordinatrici", ma guerre di incivilta' che malamente dissimulano le convulsioni di un capitalismo che divora se stesso mettendo il pianeta a rischio di sopravvivenza.

In Italia, con una scelta suicida bipartisan, si e' voluto affermare che corrisponde ai valori della Resistenza (art. 11 della Costituzione) la nostra partecipazione, operativa e nei comandi, ai massacri in Iraq, alla "guerra umanitaria" della Nato contro l'ex Jugoslavia, alle stragi dei civili afghani, fino alla Libia.

Questo spiega perche' nonostante la manovra economica governativa "lacrime e sangue", non vengono minimamente tagliate le spese militari, tagli neanche proposti (salve lodevoli eccezioni) nelle cosiddette contromanovre.

La cruda realta' e' che la guerra siamo anche noi, inattivi e immobili spettatori di stragi "lontane"; che il rischio della "barbarie civilizzata" incombe sempre su tutti quanti, nessuno escluso.

E' possibile essere razzisti (o anche peggio), in maniera praticamente inconsapevole, anche in un Paese democratico, facilitato da un sistema economico che schiaccia i piu' deboli e che fa del trionfo sull'altro il suo vessillo. La facolta' dell'uomo di essere umano e' una caratteristica nient'affatto innata, che e' terribilmente facile smarrire. Questo la storia ci insegna.

Non bastera' perciò non votare piu' per partiti di sinistra o per una coalizione di centrosinistra che non rispetti, se non a parole, l'articolo 11 della Costituzione.

Occorre un impegno, sul versante dell'opposizione alla guerra e della lotta al razzismo, ad iniziare proprio dalla scadenza del prossimo 4 novembre; un impegno per ridare senso alla nostra martoriata democrazia.

Perché la democrazia e' il sistema piu' aperto, piu' umano, ma anche piu' fragile.

Quello che funziona solo attraverso l'impegno di tutti.

 

10. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 13 OTTOBRE A VITERBO UN INCONTRO DI STUDIO SU "LA CULTURA CONTRO LA GUERRA"

 

Giovedi' 13 ottobre 2011 si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un incontro di studio su "La cultura contro la guerra".

Nel corso dell'incontro e' stato anche illustrato a che punto e' a Viterbo la preparazione dell'iniziativa del 4 novembre "Ogni vittima ha il volto di Abele".

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 709 del 15 ottobre 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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