Telegrammi. 685



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 685 del 21 settembre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Con Alfio Pannega contro la guerra e il razzismo

2. L'appello del Movimento Nonviolento per la Marcia Perugia-Assisi del 25 settembre 2011 per la pace e la fratellanza dei popoli

3. Sette domande a Gabriele Cascino

4. Tonio Dell'Olio: Da Perugia ad Assisi

5. Sette domande a Mario Galasso

6. Sette domande a Rita Monari

7. Pierluigi Ontanetti: Dal palco della Perugia-Assisi

8. Maria G. Di Rienzo: Medico, cura te stesso

9. Paola Gianturco: Teatro Acquario

10. Segnalazioni librarie

11. La "Carta" del Movimento Nonviolento

12. Per saperne di piu'

 

1. MEMORIA. CON ALFIO PANNEGA CONTRO LA GUERRA E IL RAZZISMO

[Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i  motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti. Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul nostro foglio, da ultimo negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265]

 

Alfio Pannega ci ha lasciato il 30 aprile 2010.

Oggi sarebbe stato il suo compleanno: era nato il 21 settembre del 1925.

Per tutta la sua vita lotto' per la dignita' e la liberazione di tutti gli esseri umani; per la liberta', l'uguaglianza, la fraternita' strette in un sinolo; per la difesa della biosfera; per affermare l'amore che tutti gli esseri congiunge.

Per tutta la sua vita lotto' contro la guerra e contro il razzismo.

Anche nel suo ricordo la lotta continua.

 

2. REPETITA IUVANT. L'APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO PER LA MARCIA PERUGIA-ASSISI DEL 25 SETTEMBRE 2011 PER LA PACE E LA FRATELLANZA DEI POPOLI

[Riproponiamo l'ultimo appello del Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per la partecipazione alla marcia Perugia-Assisi]

 

Finalmente ci siamo. Mancano pochi giorni alla "Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli" che il 25 settembre vedra' sfilare migliaia e migliaia di persone da Perugia ad Assisi.

E' il popolo della pace che si mette in cammino per smobilitare la guerra di oggi, attraverso il ritiro dell'esercito dall'Afghanistan e dalla Libia, e quella di domani, attraverso il disarmo e il taglio drastico delle spese militari. Cio' potra' cominciare solo se ciascun marciatore di pace assumera' questa esigenza come impegno personale.

Il Movimento Nonviolento ha convocato questa Marcia nel cinquantesimo anniversario della prima, voluta ed organizzata da Aldo Capitini nel 1961, come risposta popolare alla folle corsa agli armamenti in un'Europa divisa fra Est ed Ovest. Nei cinquant'anni che ci separano da quella Marcia, pur con la conclusione della "guerra fredda", le spese per gli armamenti sono incredibilmente lievitate a livelli astronomici, portando gli investimenti militari a diventare, di gran lunga, il primo spreco pubblico nel bilancio di uno Stato che, invece, sottrae continuamente risorse alle "spese di pace" (sanita', scuola, cultura, servizi sociali, ricerca, servizio civile, ecc.).

I governanti, da vent'anni, impegnano costantemente il nostro Paese in "guerre calde" in giro per il mondo, che uccidono in nome del popolo italiano. La nostra Costituzione repubblicana che "ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali" e' ripetutamente, a sua volta, ripudiata!

Ci sono, oggi, ancora piu' ragioni di cinquant'anni fa per marciare in maniera consapevole e determinata affinche', percorrendo i 24 chilometri che da Perugia portano ad Assisi, il popolo della pace torni ad essere un soggetto autonomo ed indipendente per aiutare il Paese ad uscire dalla grave crisi sociale, politica, economica, morale nella quale e' precipitato.

La Marcia della pace non e' un rito, e' un impegno. Non e' una passeggiata, e' un'azione politica. E' un'azione nonviolenta. Questo era chiaro ad Aldo Capitini quando nel 1961 dalla Rocca di Assisi disse: "la pace e' troppo importante perche' possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti".

Dunque, mettiamoci in marcia per ripudiare le guerre di domani avviando da oggi la politica del disarmo.

L'appuntamento e' ai Giardini del Frontone di Perugia, alle ore 9, o lungo il percorso fino alla Rocca di Assisi, dietro al grande striscione "Nonviolenza".

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Il Movimento Nonviolento

Verona, 19 settembre 2011

 

3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A GABRIELE CASCINO

[Ringraziamo Gabriele Cascino (per contatti: ass.sport.personale at regione.liguria.it) per questa intervista.

Gabriele Cascino e' assessore allo Sport e Tempo libero, Organizzazione e Personale della Regione Liguria. E' nato a Praia a Mare (Cs) il 24 maggio 1973. E' laureato in Giurisprudenza. Nel 1978 all'eta' di cinque anni, si trasferisce con la sua famiglia in Liguria, a Taggia, dove ancora risiede. Dopo aver completato il praticantato, supera l'esame per l'abilitazione alla professione di avvocato presso il proprio studio di Sanremo. Dal 2003 Gabriele Cascino e' iscritto all'Italia dei Valori e dal 2005 e' segretario provinciale di Imperia. Dal 2008 e' membro del consiglio di amministrazione di Secom spa]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Gabriele Cascino: Il significato piu' rilevante assunto dalla cinquantennale marcia Perugia-Assisi credo sia quello di aver costretto a riflettere sulle parole pace e nonviolenza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Gabriele Cascino: Spero un no deciso alle missioni militari in Afghanistan e Libia che, oltre a partorire il classico topolino dalla montagna, costano pure moltissimo ed hanno portato i bilanci degli Stati partecipanti sull'orlo del collasso totale.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Gabriele Cascino: Poco confortevole: il modello arrivista degli ultimi trent'anni ha portato ad una societa' violenta dove predominano i disvalori dell'esclusione, della diffidenza verso chi ha una pelle dal colore diverso, verso chi proviene dagli stati dell'Europa piu' poveri, verso chi ha un altro orientamento sessuale rispetto alla maggioranza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Gabriele Cascino: Un ruolo capillare di educazione del popolo con incontri, banchetti e seminari da tenersi soprattutto nelle scuole e nelle strade delle periferie piu' misere delle citta' italiane, laddove maggiormente alligna il razzismo, e nei paesini delle campagne piu' retrive del Paese.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Gabriele Cascino: Piu' che concentrarmi su singole iniziative, vorrei sottolineare come a favore della nonviolenza operi soprattutto quel costante, silenzioso, quotidiano ed umile servizio che associazioni laiche e religiose quotidianamente offrono ai piu' bisognosi. Nella citta', Sanremo, in cui opero e lavoro, per esempio, ai margini della citta' vecchia opera in via continuativa un ambulatorio medico, voluto ed allestito dal volontariato cristiano ma aperto a  tutti, che offre gratuitamente prestazioni sanitarie ai piu' miseri e bisognosi siano essi autoctoni che immigrati. E' un modo di diffondere il verbo della nonviolenza con letizia.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Gabriele Cascino: Sull'amore preferenziale per i poveri e gli esclusi siano essi connazionali che migranti. Non e' solamente un impegno evangelico ma come sosteneva don Lorenzo Milani, uno dei padri della teoria della nonviolenza, e' soprattutto un impegno civile, degno di un Paese democratico e maturo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Gabriele Cascino: La nonviolenza e' il rispetto dell'avversario, che mai e' un nemico da abbattere, ma una persona con la quale interloquire pacificamente. Ad essa ci si accosta tramite una lenta e continua pratica quotidiana, un educazione permanente.

 

4. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. TONIO DELL'OLIO: DA PERUGIA AD ASSISI

[Dalla newsletter "Mosaico dei giorni" (per contatti: tondello6 at gmail.com) riprendiamo il seguente intervento del 20 settembre 2011.

Su Tonio Dell'Olio dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Tonio Dell'Olio (Bisceglie - Bt -, 6 febbraio 1960) e' membro dell'ufficio di presidenza e responsabile del settore internazionale di Libera - associazioni nomi e numeri contro le mafie. E' direttore della rivista Caposud. In passato e' stato coordinatore nazionale (1993-2005) e membro del consiglio nazionale (1993-2009) di Pax Christi - movimento cattolico internazionale per la pace. Attualmente e' membro dei direttivi del Cipax (Centro Interconfessionale per la pace) e della Tavola della pace. Suoi scritti sono apparsi su numerose testate (tra cui Jesus, Famiglia Cristiana, Micromega, Aggiornamenti Sociali, Carta, Confronti, Rinascita. Per la rivista mensile Solidarieta' internazionale cura la rubrica Agnelli e lupi e per il quindicinale Rocca cura Camineiro. Ha scritto editoriali per il quotidiano Liberazione. E' redattore di Mosaico di Pace - rivista promossa da Pax Christi e fondata da don Tonino Bello, di cui e' stato direttore. Per Mosaico di pace pubblica una rubrica quotidiana online dal titolo Mosaico dei giorni. Cura una rubrica sul mensile Diventare persone. Rivista per educatori. Per la Emi (Editrice Missionaria Italiana) dirige la collana Zoom Italia. Ha contribuito a dar vita a Medlink, una rete di associazioni italiane impegnate nel tessere intrecci e reti di conoscenza, di scambio e di promozione dei diritti nel bacino del Mediterraneo con altre realta' della societa' civile. Sacerdote della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, fra il 1985 e il 1993 ha avuto modo di collaborare con don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. E' stato cappellano del carcere di massima sicurezza di Trani (Ba) e in quel contesto ha approfondito sul campo le dinamiche legate alla cultura delinquenziale e alle grandi famiglie criminali. Ha operato in quartieri segnati da degrado e marginalita' come i Quartieri Spagnoli di Napoli, dedicandosi ai minori e al recupero dei tossicodipendenti, anche attraverso la fondazione del Centro Giovanile Metropolis a Bisceglie. Diventato coordinatore di Pax Christi nel 1993, e' stato tra i promotori di molte campagne, attivita' e iniziative sui temi dell'economia di giustizia e del disarmo. Ha coordinato, tra le altre, la mobilitazione per la difesa della legge 185/90 per il controllo del commercio delle armi, e' stato portavoce della Campagna per la pace in Sudan, ha promosso la Rete Disarmo e tra i promotori della Campagna italiana contro le mine. Ha organizzato incontri e momenti di dialogo tra rappresentanti di diverse tradizioni religiose come contributo delle fedi alla costruzione della pace, fra cui il forum "Il cammino di liberazione delle fedi del Mediterraneo" tenutosi a Bari nel dicembre 2005. Ha contribuito all'organizzazione di molte mobilitazioni in difesa dei diritti umani, contro la guerra e per il disarmo. Come membro della Tavola della Pace, ha contribuito a organizzare le edizioni dell'Assemblea dell'Onu dei popoli e la Marcia per la pace Perugia-Assisi dal 1993. Come responsabile dell'area internazionale di Libera, partecipa spesso a incontri internazionali anche presso le istituzioni comunitarie europee e presso le Nazioni Unite (in particolare l'agenzia United Nations Office Drugs and Crime) dove Libera ha lo status consultivo. In questo contesto nel 2007 ha tenuto una relazione sul contributo della societa' civile nel contrasto alla criminalita' organizzata. Ha promosso la costituzione di una rete europea di organizzazioni di societa' civile contro le mafie denominata Flare - Freedom Legality And Rights in Europe. Dell'Olio ha pubblicato per le Edizioni Paoline Parola a rischio: alla scuola di Bartimeo (2005), pubblicato anche in Francia col titolo A l'ecole de Bartimee, e per la Emi ha pubblicato Pace nella collana Le parole delle fedi (2009). Ha inoltre contribuito a Dizionario di teologia della pace (Edb 1997), New global (Zelig 2003), Il coraggio di cambiare (Cittadella 2004), No alla guerra (Piemme 2005), Quaderno africano (Frassinelli 2005), Strappare un abbraccio difficile (Cittadella 2006), Chiesa del Concilio dove sei? (Cittadella 2009), Quale sicurezza nella citta' degli uomini (Cittadella 2010) e scritto le prefazioni di Profeta... abbastanza (di Tonino Bello, La Meridiana), Nei sandali degli ultimi (N. Capovilla ed E. Tusset, Paoline 2005), Per una solidarieta' intelligente (A. Sala, Emi 2007) e Il fuoco della pace (T. Bello, Romena 2007)"]

 

Camminare. Un passo dopo l'altro. Per costruire la pace e' necessario camminare. Come per vivere e' indispensabile respirare. Con un punto di partenza e una meta. Pronti ad ascoltare la vita che ci sorprende con i cambiamenti di rotta senza distrarci dal senso, ovvero dal significato e dalla direzione.

Quel maestro profondo che fu Aldo Capitini genero' la Perugia-Assisi come una figlia. Non un'esercitazione ma un percorso festoso e sofferto. Non solo uno sforzo ma il fascino del camminare insieme. Perche' la pace non e' sfida per eroi solitari e vive nei mille e mille volti di chi ama la vita. Si nutre dei respiri di chi non si e' fermato. Danza nella fantasia di chi si sente corresponsabile del tutto.

Camminare come un esodo. Innanzitutto da se stessi e dalle proprie certezze per incontrare l'altro, la sua vita, le sue ragioni, il suo grido. Da Perugia ad Assisi e' troppo poco. Per questo il sentiero si inerpica ancora silenzioso fino al cuore dei giorni. Di tutti i giorni.

 

5. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A MARIO GALASSO

[Ringraziamo Mario Galasso (per contatti: M.Galasso at provincia.rimini.it) per questa intervista.

Mario Galasso e' assessore ai Servizi sociali, Immigrazione, Protezione civile, Sistema informativo e reti telematiche, Pace e Cooperazione internazionale della Provincia di Rimini. E' nato a Rimini il 23 novembre 1964 e risiede a Riccione. Sposato con due figli, svolge la professione di coordinatore di servizi educativi e socio sanitari della Cooperativa C.A.D. Nel mondo del volontariato (scout Agesci, Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids "Lila", Progetto Citta' - Cantiere Sociale - Associazione Oscar Romero) ha posto le radici del suo impegno nel sociale, per la difesa dei diritti e dell'ambiente. Da queste esperienze e' nata la sua nomina, nella scorsa legislatura, di assessore all'Ambiente del Comune di Riccione]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Mario Galasso: Sicuramente quello di aver acceso i riflettori su temi che sono scomparsi dalle agende politiche e mediatiche ma non dalla realta' quotidiana di milioni di persone. Grazie al lavoro svolto dalla Tavola della Pace e dagli Enti Locali per la Pace il dibattito non si e' spento ma, faticosamente, ha cercato di segnalare strade possibili e opportunita', di denunciare situazioni e accadimenti, di mettere in rete realta' diverse, di rendere protagonisti i popoli. Partecipare alla Marcia ti fa sentire meno solo, ti da' speranza per un futuro possibile, ti fa capire che, contrariamente a quanto vorrebbe l'informazione corrente, c'e' un popolo che non si lascia condizionare ma che mette al centro le persone e i territori dove queste vivono.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Mario Galasso: Quella di quest'anno e' una Marcia importante non tanto per la ricorrenza nella ricorrenza (cinquantenario della Marcia, 150 anni dell'unita' d'Italia) ma per la situazione di crisi globale che investe anche quella parte di mondo che pareva intoccabile da problemi di questa natura. Il pianeta e' in lotta per la sopravvivenza: in guerre piu' o meno conosciute, in intere popolazioni che muoiono di fame - vedi Corno d'Africa -, in vaste parti del globo violentate per l'interesse di pochi. La Marcia diventa il modo per dire che non ci stiamo a questo scempio, che non vogliamo essere conniventi con questi Governi, che abbiamo proposte alternative per le quali, in modo nonviolento, siamo disposti ad aprire un fronte di lotta permanente per la giustizia sociale e la salvezza dell'umanita'. Sara', inoltre, una grande manifestazione civile contro il degrado politico, sociale e morale in cui e' precipitata l'Italia.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Mario Galasso: Mi verrebbe da dire "la nonviolenza questa sconosciuta". E' sotto gli occhi di tutti la violenza quotidiana nella quale siamo immersi, basta pensare a quando guidiamo in mezzo al traffico e, al semaforo, non abbiamo una partenza scattante. Cosi' come nella comunicazione, la violenza verbale e' sempre piu' diffusa: se non si alzano i toni, se non si urlano slogan, se non si offende qualcuno, non si fa notizia. Viviamo nella societa' della comunicazione e la nonviolenza, cosi' come le buone notizie, non hanno voce, non hanno attrattiva. Della lotta della Val di Susa conosciamo la parte violenta e non Il fatto che il movimento popolare No Tav dei valligiani della Val di Susa ha sempre agito con metodi nonviolenti. Pochi facinorosi coprono l'impegno del popolo nonviolento.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Mario Galasso: Sicuramente nel testimoniare la concretezza di una proposta in grado di garantire un futuro possibile per tutti. Una proposta dirompente che parte dall'agire quotidiano di ognuno di noi, dalla responsabilita' che ha ognuno, nessuno escluso, nel costruire un mondo migliore. Proprio perche' parte dalla responsabilita' individuale e' rivoluzionaria: oggi siamo abituati a dare la colpa sempre a qualcun altro.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Mario Galasso: Purtroppo, come dicevo sopra, la nonviolenza non fa notizia. Delle manifestazioni ci fanno vedere, e di conseguenza noi ricordiamo, solo gli atti violenti compiuti da pochi fanatici e non lo scendere in piazza, il manifestare della moltitudine.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Mario Galasso: La situazione e' molto grave. Il comportamento irresponsabile del nostro governo e di tanta parte della politica ha trascinato l'Italia ai margini della scena internazionale al punto da mettere in serio pericolo la nostra capacita' di difendere e promuovere i nostri legittimi interessi e di far crescere il nostro paese. Noi non ci occupiamo del mondo e il mondo ci sta scaricando. E noi non possiamo restare a guardare. La Marcia della Pace sara' anche l'occasione per rialzare la testa, riaprire gli occhi sul mondo e ripensare al nostro rapporto con gli altri popoli. Nessun giovane ha la certezza che il lavoro che ha oggi lo avra' fra due, cinque o dieci anni. Non siamo piu' cosi' sicuri che lo Stato possa continuare ad aiutarci nei momenti di difficolta'. Studi, merito, comportamenti etici, buona volonta' non possono piu' assicurarci un futuro roseo. Penso che questa sara' la vera sfida: garantire il futuro a tutti.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Mario Galasso: La nonviolenza e' un modo di essere concreto che ti fa vivere in pienezza con te stesso, con gli altri e con la natura. E' un modo per prendersi in carico ed essere protagonista del nostro futuro che dipende dalla giustizia sociale, dalle scelte che facciamo quotidianamente, dalla liberta', dalla leadership di comunita'. Vivere in modo nonviolento significa godere della bellezza dei rapporti, della natura, dello stare insieme. Nonviolenza e' liberta' e dignita' per tutti i popoli. Gli consiglierei di cercare qualche associazione o gruppo vicino a casa e di fare qualche lettura. Mohandas K. Gandhi, Martin Luther King, Aldo Capitini, l'Abbe' Pierre, Carlo Cassola, Ivan Illich, Lanza del Vasto, Danilo Dolci... solo per citarne alcuni.

 

6. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A RITA MONARI

[Ringraziamo Rita Monari (per contatti: r.monari at provincia.pistoia.it) per questa intervista.

"Nasco 45 anni fa a San Marcello Pistoiese, un piccolo paese nel cuore dell'Appennino pistoiese. Ho iniziato a lavorare dopo le scuole dell'obbligo come apprendista calzaturiera, successivamente ho frequentato le scuole serali presso l'Istituto Tecnico Commerciale "Pacini" di Pistoia diplomandomi nel 1994. Dopo la maturita' ho lavorato nel settore turistico-alberghiero fino al 2005, prestando la mia attivita' in vari luoghi del Nord Italia. Dal 2006 lavoro come assistente amministrativo presso l'Arpat (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana). Iscritta al Partito della Rifondazione Comunista, nominata nel 2007 nel cda di Spes (Societa' edilizia residenziale pubblica), nel 2009 eletta nel Consiglio provinciale di Pistoia e qui presidente della III Commissione consiliare (lavoro, attivita' produttive, formazione, istruzione, agricoltura). Impegnata fortemente nel sociale e nel rispetto dell'ambiente, a sostegno della nonviolenza e particoarmente a favore dei diritti del popolo palestinese e del popolo saharawi"]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Rita Monari: Senz'altro il significato maggiore e' stato quello di dare visibilita' al movimento nonviolento, che cosi' ha potuto dimostrare al mondo di non essere un raggruppamento di persone che passive rifiutano la violenza e l'intolleranza non prendendovi parte, ma effettivamente e' un movimento di azione, lotta e denuncia, impegnato giornalmente per l'affermazione dei principi nonviolenti espressi da Aldo Capitini.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Rita Monari: Consideando che il tema di quest'anno e' lo stesso della prima marcia "Per la pace e la fratellanza dei popoli" ritengo che alla luce di una sempre crescente intolleranza e razzismo, la caratterizzazione maggiore sara' proprio quella di affermare quanto la conoscenza delle diverse culture dei popoli sia un'opportunita' di crescita come creazione di valore sia personale che collettivo, e dalla quale puo' scaturire anche la nascita di un'economia umanistica che contrasti e abbatta l'economia di guerra.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Rita Monari: Ritengo, purtroppo, che siamo ancora alle prime battute, il lavoro da fare e' molto e sicuramente non e' uno scopo condiviso da chi detiene il Potere e decide della formazione delle giovani generazioni. Il Mercato vuole persone violente, distruttive. La nonviolenza e', per me, uno stato vitale nel quale ognuno prende atto che chiunque, essere umano, animale e/o vegetale che sia, e' degno di rispetto, che nessuno si puo' assumere il ruolo di detentore della ragione a danno degli altri. Nonviolenza e' condivisione alla pari del mondo che ci circonda, e' essere consapevoli che siamo ospiti di un universo abitato da molte altre forme di vita che hanno diritti pari ai tuoi, e che la nostra vita ed il nostro benessere dipendono dalla vita ed il benessere degli altri, benessere che non e' quello economico ma soprattutto e' benessere morale, diritto di cittadinanza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Rita Monari: Il ruolo delle associazioni, ma anche dei partiti che si dichiarano nonviolenti, a parer mio e' principalmente quello di creare occasioni di approfondimento e formazione alla nonviolenza partendo dalle azioni giornaliere della vita di ogni individuo, creare valore attraverso la cultura e la conoscenza.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Rita Monari: In questi ultimi periodi senz'altro sono significative le mobilitazioni di piazza del Nord Africa; ma sicuramente la mobilitazione "silenziosa" che ha portato l'Islanda alla riappropriazione dei propri diritti, in maniera del tutto democratica e nonviolenta e' un esempio importante. Infatti sono riusciti a sconfiggere le pressioni dell'intero sistema finanziario internazionale, avviando un processo di democrazia diretta e partecipata...

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Rita Monari: Indubbiamente cultura e informazione.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Rita Monari: La nonviolenza, come ho gia' detto, e' per me uno stato vitale nel quale ognuno e' consapevole che l'altro, inteso come individuo e ambiente, e' degno di rispetto ed e' parte integrante ed indispensabile della tua stessa vita. Partendo da questo concetto ognuno di noi deve avviare una propria rivoluzione umana, e mantenendo questo obiettivo andare avanti senza scoraggiarsi.

 

7. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. PIERLUIGI ONTANETTI: DAL PALCO DELLA PERUGIA-ASSISI

[Dalla newsletter di Pax Christi "Verba volant" n. 14 del settembre 2011, riprendiamo il seguente intervento di Pierluigi Ontanetti.

Pierluigi Ontanetti, formatore alla nonviolenza, gia' responsabile nazionale dell'Agesci sui temi "pace, nonviolenza, solidarieta'", e' attualmente particolarmente impegnato nella Rete "Verso i Corpi civili di pace", nel Movimento Nonviolento e nella "Fucina per la nonviolenza" di Firenze]

 

Quest'anno dal palco della Perugia-Assisi vorrei sentire pronunciare queste parole:

1. Disarmo: una delle parole d'ordine che caratterizzarono la marcia Perugia-Assisi di cinquant'anni fa.

2. Ritiro delle forze armate da tutti i fronti a partire da Libia e Afghanistan.

3. Drastica riduzione delle spese militari.

4. Chiusura delle basi e servitu' militari Nato e Usa sul territorio italiano, e loro esclusiva riconversione civile.

5. Riconversione civile dell'industria bellica.

6. Istituzione dei Corpi civili di pace, con conseguenti progetti operativi.

7. Rinuncia alle "grandi opere" in quanto inutili, dannose, fortemente dispendiose e portatrici della militarizzazione del territorio.

8. Revisione completa dei contenuti e degli obiettivi della legge sul Servizio civile.

9. Rilancio della lotta nonviolenta e della Difesa popolare nonviolenta.

Chiedo troppo? Se non ora, quando?

 

8. RIFLESSIONE. MARIA G. DI RIENZO: MEDICO, CURA TE STESSO

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento.

Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005; (a cura di), Voci dalla rete. Come le donne stanno cambiando il mondo, Forum, Udine 2011. Cfr. il suo blog lunanuvola.wordpress.com Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81; si veda anche l'intervista in "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 250, e quella nei "Telegrammi" n. 425]

 

Il signor Ali Khamenei, guida spirituale suprema dell'Iran, ha qualche giorno fa definito pubblicamente l'Italia un "regime criminale". E' difficile dargli torto: dalle violazioni della Costituzione e dei diritti umani all'occupazione in stile militare delle emittenti di stato; dalle leggi razziali al disfacimento della rete del welfare, della tutela del lavoro, della sanita', della scuola; dallo sperpero di soldi e contratti pubblici per soddisfare vizi privati allo scaricare la crisi economica sui lavoratori dipendenti e sulle donne, la parola "criminale" e' un buona sintesi di tutto cio'.

Khamenei ha solo dimenticato di finire la frase. Completa e corretta sarebbe stata: "L'Italia e' un regime criminale, esattamente come il nostro".

Cosa fa infatti Khamenei se dei registi indipendenti iraniani girano un documentario, testimoniando i giochi di potere a cui e' ricorso per ottenere la propria nomina alla morte di Khomeini? Li ficca nella famosa prigione di Evin (20 settembre 2011) sezione 209, controllata dai servizi segreti. La prigione di Evin e' un faro della tutela dei diritti umani per tutta l'umanita': un luogo dove si tortura, si stupra, si uccide ma sempre in nome della rivoluzione e per il bene del popolo. Ma anche il centro di detenzione di Tabriz non e' male.

Lo sa bene, ad esempio, Faranak Farid. Cinquantenne, giornalista, attivista per i diritti delle donne, membro della "Campagna per un milione di firme", e' stata portata la' il 3 settembre scorso, dopo essere stata arrestata da ufficiali in borghese: senza che le fosse contestato reato alcuno. Stava in qualche modo minando le magnifiche e progressive sorti della repubblica islamica? Non sono certa di cio', quando l'hanno arrestata stava facendo la spesa: e' probabile che se emana una fatwa al proposito Ali Khamenei ci spieghi qual e' il giusto modo islamico di scegliere le melanzane e come la signora l'ha violato.

Quello di cui invece sono certa - dalle testimonianze provenienti dall'Iran, dai rapporti di Amnesty International e di Human Rights Watch - e' che Faranak Farid a Tabriz e' stata picchiata cosi' brutalmente da aver perso l'uso di un braccio e (si spera temporaneamente) l'udito dall'orecchio sinistro. Dopo di che sara' processata aver "insultato il supremo leader", aver fatto "propaganda contro il sistema" et similia. Potrebbe essere, invece, che Farid sia stata punita non solo per essere un'attivista per i diritti umani, ma per aver chiesto assieme ad altri, da mesi, che le autorita' iraniane rimuovano le dighe dai fiumi che alimentano il lago Oroumieh, che grazie a quelle stesse dighe si sta prosciugando.

Il lago Oroumieh (che troverete scritto anche come: Urmia, Urumieh, Oroumiye) e' un lago salato che si trova nell'Iran nord-occidentale, fra le province dell'Azerbaijan dell'est e quella dell'ovest. E' il terzo fra i maggiori laghi salati della Terra. Piu' di quaranta dighe sono state costruite sui tredici fiumi che alimentano il lago. La salinita' dell'acqua e' salita vertiginosamente in proporzione alla sua diminuzione ed i disastri ecologici nella regione sono ormai all'ordine del giorno.

Al regime iraniano non importa molto: la regione e' popolata da una minoranza (sebbene tale minoranza ammonti al 25% della popolazione) che parla turco e che di recente si e' fatta seccante chiedendo sempre di piu' il riconoscimento di diritti culturali, fra cui il permesso di usare la propria lingua in scuole e uffici, e protestando per l'abuso della terra in cui vive. Ah gia', ma forse le loro manifestazioni sono terribili e violente, per questo il buon governo della repubblica islamica e' costretto ad usare la forza (non chiamiamola violenza, via, e' ragion di stato). Esistono le fotografie e le riprese cinematografiche delle manifestazioni anti-dighe tenutesi in aprile e fra agosto e settembre: i biechi ecologisti dell'Azerbaijan, prima che la polizia li assalti, versano simbolicamente bicchieri d'acqua nel lago. Forse Khamenei ci illuminera' su quale insulto all'Islam cio' comporti, nel frattempo io ho solo questo consiglio da dargli: "Medico, cura te stesso".

 

9. ESPERIENZE. PAOLA GIANTURCO: TEATRO ACQUARIO

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente estratto dal libro "Women who light the dark" (Donne che illuminano l'oscurita') di Paola Gianturco.

Paola Gianturco e' una giornalista e fotografa che negli ultimi 15 anni ha documentato le vite delle donne in quaranta diversi paesi. Tutti i suoi libri sono progetti di solidarieta', in cui i diritti d'autore sono devoluti ad ong nonprofit legate ai temi dei libri stessi. I diritti di "Women who light the dark" vanno al 100% al Global Fund for Women, che sostiene e difende i diritti umani delle donne]

 

Nel 1994, Naima Zitan, marocchina diplomata dell'Istituto d'Arte Drammatica, fondo' il Theatre Aquarium e produsse il suo primo lavoro teatrale, "Litigi". Scelse il nome Theatre Aquarium per suggerire la rappresentazione della vita reale all'interno di quella "boccia per pesci" che e' un palcoscenico.

"Non era mia intenzione, all'inizio, creare un'associazione di attivisti", ammette, ma lei e la sua partner Naima Oulmakki, e il fratello di quest'ultima Abdullatif Oulmakki, cominciarono a pensare che "Otto o dieci rappresentazioni a Rabat non erano sufficienti. Lavoravamo tutti in associazioni di donne, e decidemmo di creare testi teatrali che parlassero delle donne marocchine e che potessero essere rappresentati nelle grandi citta' come nei piccoli villaggi".

"Abdullatif lavorava nelle associazioni di donne?", mi meraviglio io.

"Certo!", annuisce lui, "Sono femminista al 100%".

Sua sorella ride: "Se non lo fosse, non riuscirebbe a lavorare con noi".

"Nel 2000", continua Naima Zitan, "collaborammo con un'ong, Joussour, per difendere il Piano d'azione nazionale. Il nostro lavoro si chiamava 'Storie di donne'. Abbiamo tenuto rappresentazioni di fronte a migliaia di gruppi. Le opposizioni organizzarono manifestazioni contro di noi. In questo periodo, apprendemmo che il 60% delle marocchine sono analfabete. Ne fummo scioccati, e decidemmo di portare a loro le nostre rappresentazioni. Fra il 2000 ed il 2002 presentammo 'Storie di donne' cinquanta volte nelle zone rurali, nei suk, nei mercati e nelle moschee. Le riforme favorevoli alle donne sono anche il risultato delle nostre azioni. Il cambiamento del Codice di Famiglia e' stata una cosa fantastica, ma ben poche persone analfabete sapevano che era avvenuto e ancor meno, fra quelle che sapevano, capivano cosa era avvenuto. Cosi' nel 2004 creammo una nuova piece, 'Coquelicot', per spiegare la nuova legge".

Abdullatif salta su dalla sedia e mi indica il computer, dove ha realizzato una mappa con in dati dell'alfabetizzazione nazionale: "E' stato un lavoro duro ottenere le informazioni, perche' il governo vuole che queste statistiche restino confidenziali. In queste aree", dice mostrandomi le sezioni rosse sullo schermo, "piu' dell'85% della popolazione e' analfabeta. E' qui che portiamo le nostre performance: nelle prigioni, nelle fabbriche, negli orfanotrofi e, ovviamente, nei teatri".

"La nostra missione e' spiegare alle donne a che punto sono i loro diritti. Se non li capiscono non li richiedono, e se non li richiedono le nuove leggi sono inutili", spiega la visionaria Naima Zitan, presidente e direttrice artistica.

"Prima di cominciare la rappresentazione chiediamo agli spettatori cosa sanno del nuovo Codice di Famiglia. Di solito ci danno informazioni e definizioni sbagliate. Alla fine chiediamo loro se hanno appreso qualcosa, o se qualcosa e' stato chiarito. Per noi, e' la tecnica utile a valutare l'efficacia della rappresentazione. E questa e' la mia parte di lavoro, perche' io sono quella che parla di piu'", ride ancora, Naima Oulmakki, il cui titolo e' "Direttrice per le pubbliche relazioni".

E' il primo pomeriggio, e le due Naima, Abdullatif, Mbarka El Ouazzani di "Joussour", Sheherazade la mia interprete, ed io, ci stringiamo in un'automobile e ci dirigiamo verso i sobborghi di Temara. Naima Zitan e' appena uscita dal suo lavoro al Ministero della Cultura e, bisognosa di un momento rigenerante, si addormenta lungo la strada. Naima Oulmakki mi dice: "Lei ed io ci siamo incontrate quando io lavoravo per 'Joussour' e in quell'occasione decidemmo di tentare il teatro sociale. Lei ha 38 anni, e' una berbera del nord e un'artista. Io ne ho 42, sono un'araba del sud e un'archeologa. Entrambe abbiamo impieghi regolari, e lavoriamo al Theatre Aquarium solo per amore".

Sembrano opposte, le due Naima: l'introversa e l'estroversa, Zitan fumatrice e Oulmakki no, Zitan che beve solo acqua e Oulmakki a cui piace la birra. "Ma quello che ci importa", spiega quest'ultima, "sono le stesse questioni esistenziali: perche', quando, dove? In cio', siamo esattamente identiche".

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Thomas Mann, Altezza Reale, Newton Compton, Roma 1993, pp. 288.

- Thomas Mann, Cane e padrone, Newton Compton, Roma 1995, pp. 988.

- Thomas Mann, Confessioni del cavaliere d'industria Felix Krull, Mondadori, Milano 1955, 1965, pp. 360.

- Thomas Mann, Doctor Faustus, Mondadori, Milano 1956, 1957, pp. 568.

- Thomas Mann, I Buddenbrook, Mondadori, Milano 1949, Rcs, Milano 2006, pp. 720. Traduzione di Ervino Pocar.

- Thomas Mann, I Buddenbrook, Garzanti, Milano 1983, pp. XXXIV + 718. Traduzione di Furio Jesi e Silvana Speciale Scalia.

- Thomas Mann, I Buddenbrook, Newton Compton, Roma 1992, pp. XX + 476. Traduzione di Maria Cristina Minicelli.

- Thomas Mann, La montagna incantata, Dall'Oglio, Milano 1930, 1988, 2 voll. per pp. 382 + 414.

- Thomas Mann, La morte a Venezia, Einaudi, Torino 1991, L'arca, Roma 1996, pp.II + 110. Traduzione di Paola Capriolo.

- Thomas Mann, La morte a Venezia, Newton Compton, Roma 1990, 1993, pp. 98. Traduzione di Brunamaria Dal Lago Veneri.

- Thomas Mann, Le storie di Giacobbe, Mondadori, Milano 1933, 1993, pp. 352.

- Thomas Mann, Il giovane Giuseppe, Mondadori, Milano 1954, 1993, pp. XX + 268.

- Thomas Mann, Giuseppe in Egitto, Mondadori, Milano 1954, 1993, pp. 512.

- Thomas Mann, Giuseppe il nutritore, Mondadori, Milano 1954, 1993, pp. 464.

- Thomas Mann, Pace mondiale e altri scritti, Guida, Napoli 2001, pp. 184.

- Thomas Mann, Racconti, Bompiani, Milano 1968, 1984, pp. XXX + 474.

- Thomas Mann, Romanzi brevi, Mondadori, Milano 1977, 2005, pp. LVI + 774.

- Thomas Mann, Romanzo di un romanzo e altre pagine autobiografiche, Mondadori, Milano 1952, Il Saggiatore, Milano 1972, pp. 272.

- Thomas Mann, Saggi. Schopenhauer, Nietzsche, Freud, Mondadori, Milano 1980, pp. XIV + 160.

- Thomas Mann, Carlo Kerenyi, Dialogo, Il Saggiatore, Milano 1973, pp. 240.

 

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

12. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 685 del 21 settembre 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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