Telegrammi. 682



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 682 del 18 settembre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Tu opponiti alla guerra e al razzismo

2. Sette domande a Giuliano Falco

3. Sette domande a Danilo Zolo

4. Annamaria Rivera: Diario di una notte romana

5. "Via Dogana"

6. Segnalazioni librarie

7. La "Carta" del Movimento Nonviolento

8. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. TU OPPONITI ALLA GUERRA E AL RAZZISMO

 

Tu opponiti alla guerra e al razzismo.

Il resto viene da se'.

 

2. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A GIULIANO FALCO

[Ringraziamo Giuliano Falco (per contatti: giulianofalco at gmail.com) per questa intervista.

Giuliano Falco nasce da una famiglia operaia e contadina, di estrazione cattolica, in un paese vicino a Savona. Ha militato per anni nel movimento libertario. Insegnante impegnato in attivita' di sostegno, si occupa di interazione culturale, di incontro interreligioso (pur definendosi non credente o diversamente credente) e di nonviolenza. Cura il blog "Nessuno escluso" (http://giulianofalco.blogspot.com) e collabora saltuariamente a diversi siti. Cfr. anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 371]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Giuliano Falco: La situazione sociale e politica e' sicuramente cambiata dalla prima Marcia. Eppure la Marcia non ha perso il suo significato e la sua valenza per molte persone, al di la' di quelle che fisicamente partecipano. Come mai? Il mondo e' cambiato eppure le persone hanno sempre bisogno di eventi come questi, che sono al tempo stesso simbolo e gesto concreto. A mio parere, la Marcia ha un'importanza specifica, soprattutto ora che sono cadute le "grandi narrazioni", come le chiamava Ricoeur. Non solo: in un mondo sempre piu' in preda alla follia bellicista, e basta guardare un tg per rendersene conto, il movimento pacifista deve dare un segnale forte di presenza. Ovviamente non deve fermarsi alla Marcia: io stesso non amo molto le grandi manifestazioni perche' rischiano di essere un momento pregnante ma poi di perdersi nella quotidianita'. Noi pacifisti e nonviolenti dovremmo far si' che la nonviolenza impregni la vita quotidiana di ciascuno. Altrimenti si rischia di far la fine dell'antifascismo di facciata che si rinverdisce ogni 25 aprile, per assopirsi sino all'anno successivo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Giuliano Falco: Non lo so: spero una visibilita' delle tematiche nonviolente, da un lato contro le guerre che ci vedono impegnati direttamente (e anche laddove siamo presenti per motivi "umanitari"), dall'altro contro il bellicismo strisciante o meno (le diverse iniziative che vedono, ad esempio, l'esercito nelle scuole o altre simili del ministro La Russa). Dall'altro ancora, la violenza che colpisce il dissenso (dal G8 di Genova alle manifestazioni contro la Tav, con i violenti che si infiltrano), alla violenza diffusa (ma di cui poco si parla: i morti sul lavoro, i Centri di Identificazione ed Espulsione, il carcere, le servitu' militari - caso eclatante, la Sardegna con i suoi poligoni militari - e via dicendo). Dobbiamo far parlare le persone comuni di queste tematiche di solito censurate sui mass media.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Giuliano Falco: La nonviolenza mi sembra sia un genere di nicchia, senza voler togliere nulla a coloro che se ne occupano quotidianamente, in primis al Mao Valpiana e al Movimento Nonviolento. Dobbiamo uscire dalla nicchia: far sentire la nostra voce ove sia possibile, utilizzare tutti gli strumenti possibili (e qui Internet puo' darci una mano). Si potrebbe, ad esempio, creare una sorta di network tra i vari siti, riviste, blog che trattano il tema. Ricordo che qualche anno fa si parlava di un giornale nazionale, se non ricordo male. Un sito e' molto piu' semplice e si puo' creare a costo zero.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Giuliano Falco: Lo dicevo prima: creiamo un network che amplifichi la nostra presenza; organizziamo iniziative di formazione e informazione per il mondo della scuola, per le associazione no profit di varia natura (sociale, religiosi, culturali, ecc.). Le strutture gia' presenti, oltre a quelle gia' citate, e penso, che so, al Centro Sereno Regis, al notiziario "La nonviolenza e' in cammino", ecc. possono contribuire a diffondere la cultura della nonviolenza, pero' dovrebbero essere coordinate tra loro, fatta salva la propria autonomia.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Giuliano Falco: Ritengo prioritarie non solo le iniziative contro le varie guerre che vedono impiegate le "nostre" forze armate, ma tutte quelle che possano contrastare il razzismo, la violenza, il bellicismo sotto qualunque forma essi si presentino. La difesa dei non aventi diritti, la difesa dell'ambiente, la costruzione di una societa' tollerante e aperta, il contrasto ad una politica che baratta i posti di lavoro con la salute delle popolazioni e degli stessi lavoratori, la battaglia contro le servitu' militari e il nucleare, la corruzione e via dicendo. C'e' solo l'imbarazzo della scelta. Lo so che le nostre forze sono deboli, che siamo in pochi. Ma non c'e' alternativa. Il problema, ancora una volta, e' come uscire dalla nicchia, rompendo la logica di "parrocchia" che temo avveleni anche il nostro ambiente, uscire dalla logica "purista" in base ad una legge matematica e sociale in base alla quale finche' si e' in pochi, il movimento puo' essere puro, quando questo si sviluppa e cresce, la purezza si diluisce...

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Giuliano Falco: Ritengo di aver appena risposto. Compito nostro dovrebbe anche essere quello di (contro)informare la popolazione: come e' possibile sottomettersi alla politica dei sacrifici richiesti dalle varie manovre e/o leggi finanziarie e, contemporaneamente, permettere che lo stato spenda barcate di euro nell'acquisto di aerei da guerra? E questo e' solo un esempio.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Giuliano Falco: Di leggere libri, di consultare Internet e di ragionare con la propria testa. Uno dei mali del nostro tempo, e' banale affermarlo, e' l'eclissi del pensiero critico. Se fossi ignaro di tutto, proverei a digitare nonviolenza (magari scriverei "non violenza" invece della dizione capitiniana) e visiterei i siti cosi' rintracciati. Personalmente, consiglierei di leggere la Lettera ai giudici di don Lorenzo Milani (o la biografia del Priore scritta da Neera Fallaci, Dalla parte degli ultimi). Non mi sembra male, come inizio. Lo so, a un giovane (mi e' gia' accaduto) la lettura dei libri del Priore puo' apparire "vetero". Pazienza, meglio essere vetero che ignoranti... E questo potrebbe essere un altro campo di intervento: come scriveva James Baldwin, "Il vero delitto e' l'ignoranza"...

 

3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A DANILO ZOLO

[Ringraziamo Danilo Zolo (per contatti: Zolo at tsd.unifi.it) per questa intervista.

Danilo Zolo (Rijeka, 1936) ha insegnato filosofia del diritto e filosofia del diritto internazionale nella Facolta' di giurisprudenza dell'Universita' di Firenze. Dal 2004 ha tenuto il corso di Politica della globalizzazione nella Facolta' di economia dello stesso ateneo. Ha insegnato storia delle dottrine politiche, dottrina dello Stato, filosofia politica e sociologia del diritto nelle universita' di Sassari, Firenze e Siena. E' stato Visiting Fellow presso universita' inglesi e americane, fra le quali Cambridge, Harvard, Pittsburgh e Princeton. Nel 1993 gli e' stata assegnata la Jemolo Fellowship presso il Nuffield College di Oxford. E' stato Visiting Professor presso l'Universita' Federale del Paraiba, Joao Pessoa (Brasile) ed ha tenuto corsi di lezioni presso sedi universitarie dell'Argentina, del Brasile, della Colombia e del Messico. Ha condotto ricerche in Corea del Nord, Afghanistan, Palestina e Colombia. Ha fondato e dirige il centro Jura Gentium. Center for Philosophy of International Law and Global Politics e la rivista elettronica internazionale Jura Gentium Journal,  www.juragentium.unifi.it. E' autore di numerosi saggi apparsi su riviste italiane e straniere, riguardanti la filosofia politica, la teoria della complessita' sociale, la teoria delle relazioni internazionali. I suoi attuali interessi di ricerca si concentrano sulla filosofia del diritto internazionale, i processi di globalizzazione, la teoria dello Stato di diritto e dei diritti soggettivi. Fra le sue opere piu' recenti: La democrazia difficile, Roma, Editori Riuniti, 1989 (ed. messicana: Azcapotzalco, Alianza Editorial, 1994); Reflexive Epistemology, Boston Studies in the Philosophy of Science, Boston, Kluwer Publishers, 1989; Democracy and Complexity, Cambridge, Polity Press, 1992 (ed. statunitense: University Park (Pen), The Pennsylvania State University Press, 1992; ed. it.: Il principato democratico, Milano, Feltrinelli 1992, 1996; ed. argentina: Buenos Aires, Nueva Vision, 1994; ed. tedesca: Goettingen, Steidl Verlag, 1997, 1998); (a cura di), La cittadinanza. Appartenenza, identita', diritti, Roma-Bari, Laterza, 1994, 1999; Cosmopolis. La prospettiva del governo mondiale, Milano, Feltrinelli, 1995 (ed. inglese: Cambridge, Polity Press, 1996; ed. statunitense: New York, Blackwell, 1997; ed. spagnola: Barcelona, Paidos, 2000); I signori della pace. Una critica del globalismo giuridico, Roma, Carocci Editore, 1998, 2000, 2002 (ed spagnola: Madrid, Dykinson, 2005); Chi dice umanita'. Guerra, diritto e ordine globale, Torino, Einaudi, 2000 (ed. angloamericana: Continuum International, London-New York, 2001); (a cura di, in collaborazione con P. Costa), Lo Stato di diritto. Teoria, storia, critica, Milano, Feltrinelli, 2001 (ed. brasiliana: Sao Paulo, Martins Fontes, 2006; ed. inglese: Dordrecht, Springer, 2007; ed. cinese, Shanghai, Shanghai Joint Publishing Company, 2009); Globalizzazione. Una mappa dei problemi, Roma-Bari, Laterza, 2004 (ed. spagnola: Bilbao, Ediciones Mensajero, 2006; ed. inglese: Colchester: European Consortium for Political Research, 2007; ed. brasiliana: Campinas, Conceito Editorial, 2009); (a cura di, in collaborazione con F. Horchani), Mediterraneo. Un dialogo fra le due sponde, Roma, Jouvence, 2005; La giustizia dei vincitori. Da Norimberga a Baghdad, Roma-Bari, Laterza, 2006 (ed. spagnola: Madrid, Trotta, 2007; ed. argentina: Buenos Aires, Edhasa, 2007; ed. inglese, London-New York, Verso, 2009; ed. francese: Paris, Actes Sud, 2009); Da cittadini a sudditi. La vanificazione della cittadinanza politica, Milano, Edizioni Punto Rosso-Carta, 2007; (a cura di, in collaborazione con F. Cassano), L'alternativa mediterranea, Milano, Feltrinelli, 2007; L'alito della liberta'. Su Bobbio. Con 25 lettere inedite di Norberto Bobbio a Danilo Zolo, Milano, Feltrinelli, 2008; Terrorismo umanitario. Dalla guerra del Golfo alla strage di Gaza, Reggio Emilia, Diabasis, 2009; Tramonto globale. La fame, il patibolo, la guerra, Firenze, Firenze University Press, 2010; Sulla paura. Fragilita', aggressivita', potere, Milano, Feltrinelli, 2011]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Danilo Zolo: Non e' certo facile giudicare il significato di una cerimonia pacifista che si ripete da molti decenni. Quello che si puo' dire e' semplicemente che si tratta di una cerimonia che ha conservato a lungo il suo significato e alla quale hanno preso parte migliaia di persone con uno spirito pacifista tendenzialmente autentico. Molto meno facile, ovviamente, e' giudicare il rilievo che la cerimonia ha avuto sulla cultura e sulla politica italiana.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Danilo Zolo: No saprei dire con precisione. Se dipendesse da me la marcia dovrebbe denunciare severissimamente la partecipazione del nostro paese alle guerre in Afghanistan e in Libia. Si tratta in entrambi i casi di una violazione della Costituzone italiana oltre che del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. E si tratta di una sanguinaria violazione del diritto alla vita di migliaia di persone.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Danilo Zolo: Direi che lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia sia prossimo allo zero. Le autorita' religiose, a cominciare dell'attuale pontefice, sembrano ignorare la tragedia delle guerre in corso. E non ci sono personalita' di valore come un tempo sono stati Giorgio La Pira, Ernesto Balducci, Lorenzo Milani, che hanno coraggiosamente lottato per la pace in nome dei principi evangelici e subendone le conseguenze. E non conosco movimenti pacifisti, religiosi o meno, che oggi abbiano in Italia una funzione pacifista di un qualche rilievo e la manifestino pubblicamente.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Danilo Zolo: Mi pare di averlo implicitamente gia' detto. Il rilievo e' di fatto inesistente, nonostante che Aldo Capitini venga tutt'oggi ricordato con grande rispetto e stima. Ricordo che Norberto Bobbio - del quale io sono stato discepolo e amico - aveva una grandissima stima di Capitini e lo citava spesso affettuosamente. Bobbio era un pacifista molto impegnato, pur non essendo un credente. Non so individuare altri movimenti, associazioni o gruppi nonviolenti che in Italia svolgano una funzione di qualche rilievo contro la guerra e a favore della pace globale.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Danilo Zolo: Non ne saprei indicare uno solo. Oggi nel mondo domina la logica del dominio e si tratta di un dominio anzitutto di carattere economico-finanziario che si traduce nel progetto delle grandi potenze occidentali - anzitutto gli Stati Uniti d'America - di imporre al mondo la logica di un neo-imperialismo globale. E questo comporta ovviamente una battaglia per l'acquisizione di beni preziosi come lo sono anzitutto il petrolio e il gas naturale. La guerra della Nato oggi in corso in Libia la si deve in massima parte a questa finalita' tutt'altro che "umanitaria".

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Danilo Zolo: Se il riferimento e' non solo alla situazione italiana ma anche a quella europea in generale, l'augurio e' che emergano forze politico-culturali che siano capaci di un profondo cambiamento. E questo dovrebbe comportare una qualche autonomia dell'Europa dallo strapotere della grande potenza americana. Ma tutto questo e' semplice speranza, mentre io sono purtroppo un rigoroso pessimista. Il mondo occidentale, a mio parere, sta tramontando: tramonta la dottrina dei diritti umani, tramontano le istituzioni democratiche, tramonta la speranza della pace. Penso in questo momento alla persecuzione israeliana del popolo palestinese, per un verso, e, per un altro verso, alla tragedia delle popolazioni dell'Africa meridionale. Sono migliaia e migliaia le donne, i bambini e gli anziani che stanno morendo di fame, in questo momento anzitutto in Somalia. E purtroppo non riesco a immaginare iniziative di un qualche rilievo che nei prossimi mesi possano affermarsi in Europa e tantomeno in Italia. L'Italia e' il settimo paese piu' ricco del mondo, governato indegnamente.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Danilo Zolo: Risponderei che non so bene che cosa sia la nonviolenza. Nel mondo in cui vivo trionfa la violenza, lo sfruttamento, il dominio, la guerra, il terrorismo, lo spargimento del sangue, la ricchezza dei pochi e la poverta' estrema di milioni e milioni di persone. Vorrei essere ottimista, ma non lo sono. In un mio libro recente ho scritto che "Il pessimismo e' la saggezza degli uomini coraggiosi che amano intensamente la propria vita e la vita altrui, guardano la morte in faccia e non sanno che farsene del paradiso. Sono cristiani senza dio". Io sono un cristiano "nonviolento" senza dio.

 

4. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: DIARIO DI UNA NOTTE ROMANA

[Dal blog di Annamaria Rivera nel sito di "MicroMega" (blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it) riprendiamo il seguente articolo del 12 settembre 2011 dal titolo "A quando la rivolta? Diario di una notte romana".

Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009; La Bella, la Bestia e l'Umano. Sessismo e razzismo senza escludere lo specismo, Ediesse, Roma 2010]

 

A Roma, la notte fra sabato e domenica, in una sala privata presa in affitto grazie a una colletta, un gruppo numeroso di migranti da un paese subsahariano tiene una veglia per commemorare la morte, in patria, del congiunto di uno di loro. Si ricorda il defunto, si cena, si fa musica. Il rito serve a onorare il morto nell'unico modo possibile: tornare in patria sarebbe costoso, per alcuni anche pericoloso, interdetto in assoluto per chi non ha il permesso di soggiorno in regola. Il rito e' anche occasione d'incontro, convivialita', amicizia. La sala sta nell'estrema periferia romana, isolata da ogni agglomerato di case. Quindi non c'e' il rischio di disturbare il vicinato. Eppure un'ora dopo, inesorabile come la morte, arriva una pattuglia di carabinieri a interrompere la veglia funebre. Quasi tutti se la svignano in fretta, non solo gli "irregolari": le visite delle forze dell'ordine di solito non sono di cortesia se si ha la pelle scura e un accento straniero. La veglia e' ormai compromessa. Onorare i morti, cioe' l'atto sociale basilare che ha fondato la civilta' umana, sembra diventato anch'esso un privilegio dei "bianchi", tanto meglio se nazionali, cattolici, benestanti.

La stessa sera, nella capitale, gli "indignati" hanno piantato le tende in piazza San Giovanni. Ci andiamo sul tardi per osservare e capire. Con la speranza di constatare che la rivolta di massa - che dilaga dal Maghreb al Mashrek, da Madrid a Tel Aviv - stia approdando in Italia. E che scuota finalmente il piedistallo precario che regge il nostro despota, la sua famelica corte, scombinata e grottesca, le sue politiche indecenti, la manovra dissennata e iniqua: "antipopolare", come si diceva un tempo. Leggiamo cartelli e slogan. Ci piace molto il richiamo alla pratica della democrazia partecipativa. Ma ci colpisce il numero di divieti: da "Vietato sporcare la piazza" (giusto) a "Vietato introdurre simboli di partito" (?).  Ci viene in mente "Vietato vietare", slogan di una rivolta che ormai si perde nella notte dei tempi. Proviamo un pizzico di delusione: si sa, se si coltiva l'utopia, la prova della realta' non e' mai alla sua altezza. Di radicale, almeno nel senso in cui l'intendiamo noi, ne vediamo pochino; di graffiante, ancor meno; di indignato, qualche allusione al despota nostrano. Dato lo stile prevalente, ci accontenteremmo di qualcosa come "L'immaginazione al potere". Troviamo invece, vergato su un cartello: "+ cuore - mente", completato da un cuoricino rosa. Sara' che, vecchi come siamo, non capiamo che l'indignazione puo' esprimersi come leggerezza? Ci diciamo: non e' obbligatorio che un movimento di protesta esprima il massimo di effervescenza, creativita', radicalita' nella fase nascente. Questa e' roba dei tempi nostri. Forse questo movimento scoprira' la politica poco a poco e sapra' dirla in modi inediti ed efficaci.

Continuiamo a sperare. Che la Fiom, la Cgil, i sindacati di base, quel che resta della sinistra-sinistra, il movimento per i beni comuni, le galassie antirazzista, femminista, gay-militante e altre, i tanti focolai di lotta disseminati per la Penisola finalmente in qualche modo convergano, abbiano un sussulto decisivo e comprendano davvero: se non ora, quando? Di una cosa siamo certi: non si sconfiggera' il despota e la sua corte se a tenere le piazze saranno solo indignati, popolo viola e grillini. A proposito di questi ultimi: ci si puo' aspettare molto da gente che, se dici che vanno difesi i diritti fondamentali di tutti, anche dei migranti e dei rom, ti risponde: "Se ti piacciono, portateli a casa tua"? Noi, che a casa nostra ce lo siamo portato, qualcuno di quei reietti che dispiacciono a Beppe Grillo, ai grillini vorremmo chiedere: ora che siete cresciuti, siete disposti a difendere, per dirne una, il diritto dei migranti di onorare i propri morti? E anche gli altri diritti spettanti a tutti, alla vita, al lavoro, alla salute, all'istruzione, al rispetto, alla dignita'?

A coltivare troppo la speranza, si sa, si rischiano delusioni cocenti. Che ci tocca vedere, la stessa notte, tornando a casa da piazza San Giovanni? Sul muro di un intero isolato, una serie di manifesti enormi e ben piu' funerei della veglia dei migranti riportano il programma dell'ultima giornata della festa di Giovane Italia, l'organizzazione giovanile del Pdl. Il nome non allude a Mazzini, ma al versante giovanile del defunto Msi: erano fascisti dichiarati, giovanotti esuberanti, autentici mazzieri, per dirla tutta. Nei manifesti giganteschi c'e' spazio anche per le citazioni. Al povero Martin Luther King tocca stare fra Junger e D'Annunzio. E non solo. La sua frase sulla rivolta come lingua degli inascoltati annuncia un dibattito fra ben noti ribelli inascoltati: Calderoli, Brunetta, Storace, Mario Sechi. Notiamo che a parlare del "senso della Patria" c'e' anche Luciano Violante. Che se la faccia con gli eredi dei "ragazzi di Salo'" ci sembra del tutto normale. A lasciarci stupefatti e', invece, il nome di Giuliano Pisapia nell'ultima tavola rotonda. Stupore e delusione: avevamo caldeggiato vivamente, anche su questo blog, la sua vittoria come sindaco di Milano. Da ingenui pensavamo che si sarebbe atteggiato secondo un codice almeno rigorosamente antifascista...

Ma noi continuiamo a sognare che una risata seppellira' il despota e la sua corte, sorgendo dalle piazze fragorosa e corale. E che la stessa risata continuera' a risuonare quando i Violante, Bersani, Veltroni, Pisapia o chiunque altro diranno o faranno idiozie. Lasciateci almeno sognare...

 

5. RIVISTE. "VIA DOGANA"

[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente annuncio]

 

E' uscito il numero 98 di 2Via Dogana", settembre 2011, Nessuno perde quando vincono le donne, con i seguenti articoli: Guardare indietro, di Vita Cosentino; Anno 2011, di Luisa Muraro; Ma i dati non dicono solo questo, di Linda Laura Sabbadini; Tremate tremate le farfalle son tornate, di Laura Milani; La folla nel cuore nessuna polizia puo' disperdere, di Maria Cristina Mecenero; Pausa lavoro: Il senso e il conflitto; Genova, dieci anni dopo: parla una protagonista; L'Aquila. Ce l'hai fatta... di Anna Tellini; Leggero', di Francesca Graziani; Due mascolinita', di Milagros Rivera; Piccolo grande schermo, di Silvana Ferrari; Le palestinesi e la cooperazione. Con il cinema, di Carla Pagano; Una lettera di Clarice Lispector alla sorella Tania; Barbara Kruger, di Anna Di Salvo; Sul lago di Mergozzo ho incontrato Carla Lonzi, di Margherita Morgantin.

La rivista si trova presso la Libreria delle Donne di Milano e nell'elenco indicato nel sito www.libreriadelledonne.it

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"Via Dogana" n. 98, settembre 2009

Nessuno perde quando vincono le donne

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Da Guardare indietro, rubrica di Vita Cosentino

Senza cadere in facili trionfalismi, appare sempre piu' evidente che il 2011 sta portando cambiamenti a lungo aspettati e desiderati, da chi, come questa rivista, ha scommesso e scommette su una politica che e' una pratica di vita, con relazioni che ti fanno esistere e mantengono vivi i luoghi in cui si e' e si opera. L'abbiamo chiamata politica prima e la riaffermiamo ora che vibra nel corpo sociale, anche se qualche intellettuale si ostina a definirla impolitica. "Nessuno perde quando vincono le donne" ragiona attorno a questi cambiamenti, a partire da fatti salienti degli ultimi mesi come la vittoria ai referendum e le nuove giunte di Milano e Napoli, come la ripresa del movimento delle donne e i suoi appuntamenti di Siena e dell'Aquila. Il numero considera che i giochi sono tutti aperti e non privi di trabocchetti, trappole, vicoli ciechi su cui necessita attenzione critica.

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Da Luisa Muraro, Anno 2011

Che ci sia una politica in cui le donne sono piu' avanti, sta diventando visibile. C'e' un cambiamento in corso che fa vedere cose che prima non venivano viste. Il femminismo e' vivo, si sono accorti molti, quest'anno. Non c'entra soltanto l'ovvia visibilita' delle manifestazioni di piazza, secondo me. Un commentatore, alla vigilia dell'incontro organizzato da "Se non ora quando" a Siena (9-10 luglio) ha scritto: si muovono "finora senza una struttura definita di comando" con una "certa virtuosa incompiutezza del disegno politico". Che e' un parlare di uomo che tenta di capire e ci arriva vicino. Conclude, con un filo di supponenza: "Forse riusciranno anche a portare parole nuove per un discorso pubblico dissanguato".

Il sentimento che qualcosa e' cambiato, ha portato alcuni nuovi sindaci ad applicare il principio del 50/50 nella ripartizione dei posti fra donne e uomini. Bravi, mi sento di commentare, dimostrano cosi' di avere registrato che c'e' stato un cambiamento (era ora) e di volerlo assecondare. Ma a una condizione: sia chiaro che si tratta di una risposta propria di un linguaggio politico mutilato, quello dei numeri e delle maggioranze. La politica delle donne e' sempre stata di tipo qualitativo: piu' del numero contano la partecipazione e la presenza, piu' della carica conta l'autorita' liberamente riconosciuta.

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Da Linda Laura Sabbadini, Ma i dati non dicono solo questo

Il 9 e 10 luglio a Siena circa 2000 donne hanno partecipato all'incontro promosso da "Se non ora quando". L'incontro ha avuto un'ampia eco mediatica, testate giornalistiche nazionali e locali, radio, web e qualche tg hanno seguito l'evento e riferito di quanto le donne si sono dette, e hanno detto al Paese, in quei giorni.

Fra gli interventi di spicco (quelli oltre i 3 minuti) c'e' la relazione di Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale dell'Istat, che ha illustrato la situazione delle donne in Italia.

Il suo ampio intervento ha cercato di fotografare le donne nel lavoro, nell'istruzione, nella rappresentanza, nel sistema di welfare. I media hanno dato risalto alla prima parte dell'intervento, quella che descrive le criticita' piu' evidenti, in quanto piu' conforme all'idea di femminismo che piace ai giornali, fatto di denunce e discriminazioni. Hanno riconfermato invece la loro distrazione (o ignoranza) per la scommessa piu' importante del movimento delle donne, ossia quella di non ridursi alla denuncia ma di guardare attivamente alla forza e al contributo che le donne riescono a mettere in atto per lo sviluppo, non solo economico, di questo Paese.

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Da Laura Milani, Tremate tremate le farfalle son tornate

C'e' una politica diffusa che in questi anni, e soprattutto in questi ultimi mesi, e' riuscita a mobilitare e incidere con fantasia e liberta' nella vita politica del nostro paese.

Passa da internet, dalle migliaia di messaggi che in poco tempo riescono a convogliare persone e idee verso un'impresa comune, spesso un appuntamento di piazza, talvolta una performance, una critical mass o altre invenzioni. Nel tempo abbiamo visto che questi contatti non sfociano nella creazione di un movimento riconoscibile, identificato con un nome e un programma. Tutte le volte che hanno provato a uscire dalla fluidita' per darsi regole e strutture l'impresa ha perso forza e capacita' di coinvolgimento, con qualche significativa eccezione in fieri.

E' una politica leggera che non si fa ingabbiare, anche se molti cercano di metterci il cappello, di impadronirsi dei risultati - talvolta sorprendenti - che produce. Ma e' il grandangolo che riesce a cogliere i veri protagonisti, riuscendo a rendere il grande desiderio di partecipazione e di attenzione crescente alla realta' in cambiamento. Cosi' e' stato, per esempio, per la manifestazione del 13 febbraio e per le amministrative di qualche citta', Milano per dirne una.

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Da Maria Cristina Mecenero, La folla nel cuore nessuna polizia puo' disperdere

E' la terza volta che incontro Flaviana e Assunta, una maestra e una mamma di via Rubattino, per ascoltare la loro storia. Via Rubattino e' una strada di Milano che e' diventata celebre perche' le maestre e le mamme si sono opposte efficacemente a piu' tentativi di sgombero di un campo nomadi. Sono narratrici appassionate: la loro e' una testimonianza della vita imprevista e pensante che c'e' giu' nelle piazze della citta' dove vivo, tra le strade delle esistenze di donne comunemente straordinarie. E sottolineo: maestre. Viaggiatrici tra territori lontani-vicini (la citta' e i campi), culture, bisogni, sono partite "per caso", dicono, a muoversi in aiuto delle bambine e dei bambini rom e presto si sono trovate, sorprese, a condividere qualcosa di un ordine speciale.

Flaviana: Sai cos'e' entusiasmante, Cristina? Che le cose che hanno cambiato Milano sono queste qui: le coperte, soccorri uno, lo ospiti in casa, gli dai da mangiare. Noi non abbiamo fatto grandi cose, neanche grandi discorsi, se non sempre lo stesso martellamento sugli sgomberi, la scuola, i diritti, i bambini. Eppure, le piccole cose... C'e' stato un toccare la coscienza piu' profonda. Io sono convinta, da cattolica, che c'e' una parte civile, buona, solidale, dentro chiunque, in qualcuno di meno, in altri di piu'. E questa parte civile si e' entusiasmata: le centinaia di telefonate che abbiamo ricevuto, i soldi che abbiamo ricevuto, gente che ti mette in mano duecento euro al mese...

Assunta: Alla fine di febbraio, una coppia di anziani dalla Svizzera, settantenni, hanno preso il treno per conoscere una famiglia che hanno visto al telegiornale, e hanno aiutato questi bambini, e ancora oggi mandano loro il cioccolato...

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Il senso e il conflitto. Considerazioni e domande sul femminismo oggi a partire dall'agora' e da altri accadimenti

C'e' fame di senso, di luoghi in cui riuscire a far luce sulla realta' che e' violenta nella sua invadenza e insieme incontrollabile. Dal lavoro al debito pubblico, tutto e' deciso altrove, fuori portata, ma contemporaneamente modella in modo imperioso il quotidiano delle nostre vite.

C'e' voglia di riprendere il controllo, di farsi vedere, di fronteggiare una politica imbalsamata nella propria autodifesa, di disobbedire ai diktat (vedi referendum), di trovare altri modi (ironia, immaginazione), di spegnere la tv, di connettersi in reti insieme piu' ampie e piu' vicine.

Come Gruppo lavoro, a partire dagli ultimi mesi delle scorso anno ci siamo concentrate sul progetto Agora' che si inserisce bene in questo contesto: prima abbiamo immaginato che il lavoro potesse essere altro dal noto e gia' detto, poi abbiamo immaginato che a Milano accadesse qualcosa di inedito.

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Citazioni. Cio' che facciamo

"Quello che io propongo, percio', e' molto semplice: niente di piu' che pensare a cio' che facciamo" (Hannah Arendt, Vita activa).

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Da Anna Tellini, Ce l'hai fatta...

La malattia di mia sorella mi aveva resa folle a sufficienza. Non sarebbero state quattro scosse a piegarmi, a mutare il mio modo di vivere. Di cui, si', ero davvero insoddisfatta...

Ce l'hai fatta... Ora siamo io, e l'evidenza scandalosa del terremoto.

Il lampadario si frantuma sulle mie gambe

L'angolo della parete mi si apre davanti

Una polverosa luce lunare invade la mia stanza

Non capisco da che parte sia condotto il mio corpo, come neanche in certi luna-park

Io sono fuori da me stessa come un coniglio scorticato e rovesciato

E da li' osservo tutto come un film dell'orrore

Ma sono anche dentro, e questa me regredisce alle caverne, e si chiama panico

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Da Francesca Graziani, Leggero'

Non possiamo affermarlo con certezza, ma forse anche Patricia Highsmith - che si oppose strenuamente a qualsiasi tentativo di scrivere una sua biografia mentre era in vita e aveva affidato ai suoi esecutori testamentari "di tenere lontani i biografi sbagliati quando saro' morta" - avrebbe apprezzato Il talento di Miss Highsmith di Andrew Wilson (Alet Edizioni, pp. 575, euro 19) che per questo libro ha vinto l'Edgar Allan Poe Award.

Lavoro corposo e affascinante (disturbano solo i diversi refusi!) perche' l'autore, oltre che avvalersi delle testimonianze di chi ha conosciuto la scrittrice, ha potuto consultare i taccuini dove lei era solita fin dall'adolescenza registrare compulsivamente la propria vita di ogni giorno. Se e' vero per ogni scrittore che c'e' un legame tra biografia e creazione letteraria, in questo caso diari e romanzi, vita e arte di Patricia Highsmith - come recita il sottotitolo del libro - sono, a volte proprio alla lettera, lo specchio gli uni degli altri (alcune parti dei taccuini sono travasate tali e quali nei romanzi).

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Da Milagros Rivera, Due mascolinita'

Queridisima Clara:

Mi e' piaciuto molto il tuo articolo "Si balla", in "Via Dogana" 97, anche se leggendolo se te cae el alma a los pies, il morale va a terra, o forse per questo. Ma c'e' una cosa su cui non sono d'accordo, o non del tutto. E' l'idea che "il protagonismo maschile e' cosi' solidale nella distruzione". Io credo che non sia piu' cosi'. Quello che penso e' che nelle guerre dei nostri giorni (Libia soprattutto) si stesse e si stia dirimendo un'altra guerra: una guerra tra due forme di mascolinita' nate dalla fine del patriarcato, quantunque i suoi protagonisti non siano sempre molto giovani. Una mascolinita' e' quella di coloro che vogliono essere meno bellicosi anche ai vertici del potere, come Rodriguez Zapatero, Obama, o anche il rettore della mia universita', uomini di cui mi sono fidata al momento della loro elezione (non a quella del mio rettore, di cui non sapevo quasi nulla) proprio perche' si proponevano, e poi lo fecero, di ritirare le truppe da posti da cui pareva impensabile ritirarle. L'altra e' la mascolinita' di quelli di sempre, tra cui la maggior parte degli uomini del '68, i patriarcali. Costoro, i patriarcali, quest'anno hanno sconfitto gli altri, quelli che vivono gia' l'altra mascolinita'. Non credo nemmeno che questi ultimi siano cambiati, semplicemente sono stati sconfitti. Ma il gioco continua. In generale, pensare ogni cosa della politica degli uomini tenendo conto che in essa si dirimono forme di mascolinita' mi aiuta.

Un abbraccio forte da

Milagros Rivera

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Da Silvana Ferrari, Piccolo grande schermo

Ci sono storie che fin dalle prime battute portano dentro di se' il segno della loro fine; una sensazione percepita e sovente temuta di fronte alla visione di film a regia femminile. Nella recente produzione una simile impressione sembra verificarsi meno: le registe, riservando alle protagoniste possibilita' e destini inaspettati, danno la misura del cambiamento in atto e fanno girare al contrario quanto e' posto nelle premesse. Questo accade in Angele et Tony, primo lungometraggio di fiction della regista indipendente Alix Delaporte presentato alla Settimana della Critica del Festival del Cinema di Venezia 2010.

E' la storia di Angele, una giovane donna dal passato difficile, appena uscita dal carcere, in liberta' provvisoria, condannata per aver provocato in un incidente la morte del marito. Ha un figlio, affidato ai nonni paterni, che vuole riavere con se'. Da questo desiderio urgente e dal bisogno, ancora confuso, di voler tornare a una vita ordinaria, nasce l'impianto del film.

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Da Carla Pagano, Le palestinesi e la cooperazione. Con il cinema...

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Da Una lettera di Clarice Lispector alla sorella Tania

Mio fiorellino,

ho ricevuto la tua lettera da questo strano Bucsky, datata 30 dicembre. Come sono stata contenta, sorellina mia, per certe tue frasi. Non dire pero': ho scoperto che c'e' ancora molto di vivo in me. Ma no, mia cara! Tu sei tutta viva! Solo hai condotto una vita irrazionale, una vita che non ti somiglia. Tania, non pensare che una persona abbia tanta forza da poter condurre una vita e continuare a essere la stessa. Persino eliminare i propri difetti puo' essere pericoloso - non si sa mai qual e' il difetto che sostiene il nostro intero edificio.

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Da Anna Di Salvo, Barbara Kruger

Barbara Kruger e' un'artista che con le sue opere ama parlare chiaro e andare direttamente al cuore delle questioni. Nata nel 1945 a Newark, vive e opera tra New York e Los Angeles. Sin dagli anni Settanta i suoi lavori hanno mostrato l'origine e il taglio di un'arte nata dal femminismo che sa mettere a nudo con ironia e inventiva le forme di abuso e potere che individua nella cultura maschilista, nei pregiudizi razziali, nel consumismo e nella logica di guerra. E' stata tra le prime artiste a immettere le sue immagini nello spazio urbano e a pensare spazi espositivi alternativi a quelli tradizionali, come ad esempio la stazione della metropolitana di Strasburgo o il palazzo delle Papesse a Siena, dove e' intervenuta con slogan e figure anche sugli autobus circolanti in citta'.

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Da Margherita Morgantin, Sul lago di Mergozzo ho incontrato Carla Lonzi

Ho incontrato i libri di Carla Lonzi sul lago di Mergozzo a casa di Renata Gessner, tardi rispetto alla mia formazione, per la diffidenza sviluppata in forma di disagio, in un sistema culturale che sembrava l'unico possibile; e per la presunzione di sapere gia' tutto anche se non potevo dirlo a parole.

Lavoro a una ricerca artistica da dieci anni, studiando le immagini e il loro rapporto con le parole; il loro rapporto intimo intendo, e il loro rapporto ufficiale (ad esempio in relazione a un testo critico). Nessuno come Lonzi, gia' da Autoritratto, dava fiducia a un percorso di pensiero autonomo attraverso i linguaggi visivi (gli artisti producono pensiero attraverso la propria lingua); la base di una nuova estetica: il desiderio di essere all'altezza di un universo senza risposte.

 

6. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Fedor Dostoevskij, Delitto e castigo, Edizioni Paoline Famiglia  Cristiana, Cinisello Balsamo (Mi) - Milano 1992, 2 voll. per complessive pp. VI + 646.

- Fedor Dostoevskij, I demoni, Rizzoli, Milano 1980, Club italiano dei lettori, Milano 1981, pp. 784.

- Fedor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Vallecchi, Firenze, Edipem, Novara 1974, 2 voll. per pp. II + 350 (vol. I) + II + 378 (vol. II).

- Fedor Dostoevskij, Il giocatore, Bompiani, Milano 1987, pp. 160.

- Fedor Dostoevskij, Il sogno di un uomo ridicolo. La mite, Newton Compton, Roma 1995, pp. 96.

- Fedor Dostoevskij, Il sosia. Poema pietroburghese, Rizzoli-Rcs, Milano 1962, 1992, pp. XXX + 212.

- Fedor Dostoevskij, L'adolescente, Garzanti, Milano 1981, 1989, 2 voll. per complessive pp. XXXIV + 702.

- Fedor Dostoevskij, L'adolescente, Editoriale Opportunity Book, Milano 1995, pp. 480.

- Fedor Dostoevskij, Le notti bianche, Newton Compton, Roma 1994, pp. 98.

- Fedor Dostoevskij, L'eterno marito, Einaudi, Torino, Editrice L'Unita', Roma 1992, pp. XIV + 178.

- Fedor Dostoevskij, L'idiota, Garzanti, Milano 1973, 1994, pp. XXXII + 712.

- Fedor Dostoevskij, Povera gente, Mondadori, Milano 1993, pp. XXVIII + 178.

- Fedor Dostoevskij, Racconti, Mondadori, Milano 1991, pp. XXXIV + 870.

- Fedor Dostoevskij, Ricordi dal sottosuolo, Vallecchi, Firenze 1961, Rizzoli, Milano 1975, pp. 160.

- Fedor Dostoevskij, Ricordi della casa dei morti, Utet, Torino 1968, pp. VI + 412.

- Fedor Dostoevskij, Romanzi, Garzanti - Gruppo Editoriale L'Espresso, Milano 2005, 3 voll. per pp. XXVI + 1326 (vol. I) + 1414 (vol. II) + 1214 (vol. III). Comprende I fratelli Karamazov, Il giocatore, Delitto e castigo, L'idiota, I demoni, Umiliati e offesi.

- Fedor Dostoevskij, Saggi, Mondadori, Milano 1997, pp. XXIV + 392.

- Fedor Dostoevskij, Umiliati e offesi, Mondadori, Milano 1957, 1996, pp. XXX + 402.

- Anna Dostoevskaja,  Dostoevskij mio marito, Bompiani-Rcs, Milano 1939, 2006, pp. XIV + 290.

- AA. VV., Fedor Dostoevskij: il mistero dell'uomo, Cittadella, Assisi 1985, pp. 120.

- Michail Bachtin, Dostoevskij. Poetica e stilistica, Einaudi, Torino 1968, 1995, pp. 356.

- Sante Graciotti (a cura di), Dostoevskij nella coscienza d'oggi, Sansoni, Firenze 1981, pp. IV + 234.

- Romano Guardini, Il mondo religioso di Dostojevskij, Morcelliana, Brescia 1951, 1980, pp. 336.

- Fausto Malcovati, Introduzione a Dostoevskij, Laterza, Roma-Bari 1992, 2001, pp. VI + 182.

- Gianlorenzo Pacini, Fedor M. Dostoevskij, Bruno Mndadori, Milano 2002, pp. XII + 196.

- George Steiner, Tolstoj o Dostevskij, Garzanti, Milano 1995, pp. 360.

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Riedizioni

- Yogesh Chandra, Gandhi. Il rivoluzionario disarmato, Mondadori, Milano 1998, 2011, pp. VI + 544, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori).

 

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

8. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 682 del 18 settembre 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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