Telegrammi. 626



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 626 del 24 luglio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Anche il professor Luigi Piccioni ed altre personalita' aderiscono all'appello affinche' il Parlamento non rifinanzi le guerre e le stragi in Afghanistan

2. Si e' svolto il 21-22 luglio a Viterbo un seminario di riflessione contro la guerra

3. Dal 28 al 31 luglio si svolgera' a Blera l'incontro nazionale della rete degli ecovillaggi

4. Alcuni testi del mese di agosto 2006 (parte seconda)

5. La parola disonesta

6. Parliamo d'altro

7. Il no e il si'

8. Prima di ricominciare la guerra di Troia

9. Un'antica storiella cinese del Settecento francese

10. La politica delle cannoniere e l'alternativa nonviolenta

11. Padri, figlie

12. Lisa Foa, o le avventure della virtu'

13. Tigrin de la Sassetta: Una lettera dalla montagna

14. Segnalazioni librarie

15. La "Carta" del Movimento Nonviolento

16. Per saperne di piu'

 

1. INIZIATIVE. ANCHE IL PROFESSOR LUIGI PICCIONI ED ALTRE PERSONALITA' ADERISCONO ALL'APPELLO AFFINCHE' IL PARLAMENTO NON RIFINANZI LE GUERRE E LE STRAGI IN AFGHANISTAN E IN LIBIA

 

All'appello affinche' il Parlamento non rifinanzi le guerre e le stragi in Afghanistan e in Libia, tra altre illustri personalita' della cultura e dell'impegno civile ha aderito anche il professor Luigi Piccioni, prestigioso storico dell'ambiente e dell'ambientalismo.

Ringraziamo di cuore il professor Piccioni e le altre prestigiose personalita' che hanno gia' aderito. Tra esse segnaliamo anche la cantautrice Agnese Ginocchio, il professor Giorgio Nebbia, la professoressa Annamara Rivera, l'editore Olivier Turquet.

Hanno aderito anche vari movimenti ed associazioni.

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Di seguito riproduciamo il testo integrale dell'appello affinche' il Parlamento non rifinanzi le guerre e le stragi in Afghanistan e in Libia:

"Chiediamo a tutte le persone di volonta' buona e di retto sentire di far sentire la propria voce al Parlamento italiano affinche' non rifinanzi le guerre e le stragi in Afghanistan e in Libia.

La partecipazione italiana a quelle guerre e' illegale, poiche' viola l'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana.

La partecipazione italiana a quelle guerre e' gia' costata troppe morti, tra cui quaranta giovani soldati italiani.

La partecipazione italiana a quelle guerre costituisce anche uno sperpero scellerato ed assurdo di enormi risorse finanziarie dello stato italiano.

Quegli ingenti fondi non siano piu' utilizzati per provocare la morte di esseri umani, e siano utilizzati invece per garantire in Italia a tutti il diritto alla casa, alla scuola, alla salute, all'assistenza.

Chiediamo che il Parlamento ripudi la guerra, nemica dell'umanita'.

Chiediamo che il Parlamento riconosca, rispetti e promuova la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano.

Chiediamo al Parlamento che cessi la partecipazione italiana alle guerre in corso.

Chiediamo al Parlamento che si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana.

Chiediamo al Parlamento che l'Italia svolga una politica internazionale di pace con mezzi di pace, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Solo la pace salva le vite".

 

2. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 21-22 LUGLIO A VITERBO UN SEMINARIO DI RIFLESSIONE CONTRO LA GUERRA

 

Giovedi' 21 e venerdi' 22 luglio 2011 si e' svolto a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace" un seminario di riflessione contro la guerra.

Nel primo incontro, il 21 luglio, il tema e' stato esaminato nei suoi profili generali facendo riferimento a documenti legislativi, testi giuridici, studi filosofici e teologici, politologici e sociologici.

Nel secondo e conclusivo incontro, il 22 luglio, il tema e' stato esaminato con riferimento a specifiche vicende storiche e alla concreta situazione attuale, e ci si e' concentrati altresi' sulla gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti.

A conclusione del seminario i partecipanti rinnovano la richiesta che cessi immediatamente l'illegale partecipazione italiana alle guerre terroriste e stragiste in Afghanistan e in Libia, e che cessi immediatamente nel nostro paese la persecuzione razzista dei migranti.

 

3. INCONTRI. DAL 28 AL 31 LUGLIO SI SVOLGERA' A BLERA L'INCONTRO NAZIONALE DELLA RETE DEGLI ECOVILLAGGI

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Con il patrocinio del Comune di Blera dal prossimo giovedi' 28 luglio a domenica 31 luglio 2011, in localita' il Vignale, presso Civitella Cesi, nel comune di Blera (Vt), la Cooperativa agricola "il Vignale" ospitera' il XV Incontro nazionale della Rete italiana dei villaggi ecologici.

Il tema di quest'anno e': "Ecovillaggi: la transizione fuori e dentro di noi". Quattro giornate dedicate ad incontri tematici e workshop di approfondimento in vari settori: ambiente, energia, qualita' della vita, nonviolenza.

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La cooperativa "Il Vignale" nasce nel luglio 2010 a Blera, dove ha sede, ed ha come scopo fondante generale quello di incoraggiare lo sviluppo e la diffusione di un'agricoltura e cultura coerenti con la natura dell'essere umano e dell'ambiente che lo circonda, e dunque ecologicamente sostenibili.Per realizzare tale scopo si propone di operare secondo principi di preservazione dell'ambiente anche mediante la pratica e la diffusione di agricoltura ed allevamento sostenibili, con metodi naturali, tradizionali ed innovativi, a basso impatto ambientale ed ecoreversibili; ripristino e difesa della biodiversita' anche mediante progetti di rimboschimento, creazione di vivai; tutela delle risorse idriche e del patrimonio genetico vegetale ed animale; utilizzo sostenibile delle risorse ambientali ed energetiche anche tramite l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, il recupero e riutilizzo delle acque e la gestione ecocompatibile dei rifiuti; studio, promozione e diffusione di stili di vita sostenibili, anche tramite didattica, ricezione ed organizzazione di attivita' teatrali, artistiche, creative e anche formative; valorizzazione dei beni ambientali e culturali locali; promozione di attivita' di solidarieta' e accoglienza anche tramite l'agricoltura sociale.

E' da mettere in evidenza l'apprezzamento e il sostegno per le attivita' della cooperativa agricola da parte di associazioni impegnate nella solidarieta' e nella promozione dei diritti umani.

Notevole anche l'impegno in ambito culturale: la cooperativa ha promosso recentemente a Blera alcune conferenze di studio assai apprezzate su acqua e salute, ambiente ed energia, arte e comunicazione, cinema e diritti umani; conferenze cui hanno preso parte autorevoli relatori e relatrici e che sono state anche occasione di approfondita riflessione filosofica e morale.

La cooperativa "il Vignale" e' anche particolarmente impegnata nella formazione alla comunicazione nonviolenta.

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La Cooperativa "il Vignale"

Per informazioni: 3471714294 (Daniele), 3483816391 (Fabiana), 3895864091 (Mauro), e-mail: ilvignale at gmail.com

Blera, 23 luglio 2011

 

4. HERI DICEBAMUS. ALCUNI TESTI DEL MESE DI AGOSTO 2006 (PARTE SECONDA)

 

Riproponiamo alcuni altri testi apparsi sul nostro notiziario nel mese di agosto 2006.

 

5. HERI DICEBAMUS. LA PAROLA DISONESTA

 

Dal punto di vista della responsabilita' per l'uccisione degli afgani il fatto che la componente italiana dell'Isaf (che sotto comando Nato sta facendo la guerra per conto degli invasori americani, del governo di criminali di Kabul e dei narcotrafficanti contro i talebani, i quali beninteso sono non meno - ma neanche piu' - terroristi dei signori della guerra al governo e del neoimperialismo americano) se ne resti acquattata nelle retrovie mentre i soldati di altri paesi della medesima coalizione vanno ad uccidere e a farsi ammazzare al fronte, non e' un merito, ma solo una ulteriore ipocrisia e pusillanimita'.

Dal punto di vista della minore esposizione degli italiani alla risposta armata afgana, certo, le retrovie sono preferibili al fronte.

Ma a questo siamo giunti? Che l'Italia fa la guerra e poi spera che muoiano solo gli altri, e una volta garantito che i "nostri ragazzi" sono un po' meno esposti, allora tutti contenti?

Ci rifiutiamo di credere che siamo diventati delle simili belve.

Ma ci rifiutiamo anche di credere che i mille parlamentari che hanno sostenuto la guerra siano degli idioti.

E allora, ahinoi, delle due l'una: o si rendevano conto di quel che votavano, ed hanno ugualmente deciso di votare per la guerra e le stragi; o sono degli insipienti nelle mani di burattinai senza scrupoli, americani e italiani, che possono manipolarli a piacimento. Scelgano loro come dobbiamo considerarli.

In un caso e nell'altro la decisione governativa e parlamentare di rifinanziare la partecipazione italiana alla guerra afgana e' un crimine e un'infamia. Una violazione della Costituzione e un delitto in se'.

Ne proviamo una vergogna, un disgusto, un dolore che nulla puo' estinguere.

 

6. HERI DICEBAMUS. PARLIAMO D'ALTRO

 

E' calato in Italia il silenzio sull'Iraq, come se non ci riguardasse piu', come se non fossimo ancora li', come se non ci fossimo mai stati, come se anche in quella guerra l'Italia non fosse coinvolta. La guerra? Quale guerra?

L'unica guerra in corso nel mondo e' quella in Libano, ci ripetono ossessivi tutti i mass-media, tutti i politicanti, tutti i galoppini. E certo la guerra intrapresa da Israele teoricamente contro le basi missilistiche  e terroristiche Hezbollah, e di fatto contro il Libano e il suo popolo tutto, e' una follia  e un crimine. Ma sono follia e crimine anche le altre guerre. E ne' l'una ne' le altre sconfiggeranno il terrorismo, poiche' sono esse stesse terrorismo e alimentatrici di terrorismo.

Ma per i mass-media e gli araldi addetti alla propaganda di regime oggi c'e' solo la fornace libanese. E i morti in Iraq non sono piu' nulla. Non sono piu' nulla i morti in Afghanistan. Piu' nulla. Resta quasi solo Cindy Sheehan a serbarne memoria, a denunciare la prosecuzione delle stragi.

Ecco da cosa riconosci i complici di tutte - tutte - le stragi: dall'uso spregiudicato che fanno di una guerra per nascondere le altre, di un cumulo di atrocita' altrui per occultare il cumulo delle proprie. Tutti i guerrieri, tutti i terroristi conducono la stessa guerra: contro l'umanita' intera.

 

7. HERI DICEBAMUS. IL NO E IL SI'

 

"Dov'era il no faremo il si'"

(Franco Fortini, Sull'aria dell'Internazionale)

 

E' buona cosa il cessate il fuoco. Ma non basta, occorre il disarmo.

E' buona cosa l'interposizione. Ma non basta, occorre che sia nonviolenta.

E' buona cosa che cessi la guerra. Ma non basta, occorre costruire la pace.

E' buona cosa la diplomazia. Ma non basta, occorre la giustizia.

E' buona cosa non uccidere. Ma non basta, occorre salvare le vite.

 

8. HERI DICEBAMUS. PRIMA DI RICOMINCIARE LA GUERRA DI TROIA

 

E' cosa buonissima che la guerra tra Israele ed Hezbollah sia stata fermata. E merito sia dato ai soggetti che si sono impegnati in modo efficace ottenendo questo risultato.

Sul prosieguo occorre ragionare con cautela.

*

Una forza internazionale nel Libano meridionale per rafforzare la precarissima pace e' una buona cosa. Una forza internazionale nel Libano meridionale per proseguire e ulteriormente internazionalizzare la guerra no.

Siamo certi che sia una buona idea la presenza di militari italiani nel Libano meridionale quando l'Italia e' uno stato le cui forze armate sono presenti nelle coalizioni che stanno eseguendo guerre e stragi contro popolazioni islamiche in Afghanistan e in Iraq? Noi crediamo di no.

Non sarebbe piu' ragionevole che nella forza di interposizione non ci fossero contingenti di paesi coinvolti in guerre attualmente in corso (e come effettuali aggressori, percepiti anche come stragisti imperialisti e razzisti)? Noi crediamo di si'.

E siamo certi che, laddove e' del tutto evidente che occorre un'interposizione disarmata e nonviolenta, sia una buona idea un'interposizione militare e armata? Noi crediamo di no.

Non sara' il caso di definire con assai maggior precisione il mandato e i vincoli della missione Onu, fin qui tutt'altro che chiari su punti assolutamente decisivi? Noi crediamo di si'.

*

Il cessate il fuoco e' stato ottenuto. Bene, si perseveri, si consolidi.

La possibilita' di recare soccorsi umanitari urgenti a tutte le popolazioni colpite e' finalmente effettiva: li si realizzi subito.

Lo spazio per l'iniziativa politica, diplomatica e umanitaria e' aperto: l'iniziativa politica, diplomatica e umanitaria si dispieghi.

Quanto all'invio di forze armate internazionali, e alla realizzazione di operazioni militari internazionali, si rifletta attentamente prima di combinare ulteriori disastri.

Il disarmo e la smilitarizzazione sono la scelta necessaria e urgente.

La nonviolenza e' la via.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

9. HERI DICEBAMUS. UN'ANTICA STORIELLA CINESE DEL SETTECENTO FRANCESE

[Diversi mesi fa ricevemmo dal nostro vecchio amico Dionigi D. Derotti, di buona famiglia di coltellinai in Langres, di tuttologi in Lutezia e - secondo certi abati - di insorti nelle infinite banlieues del mondo, la seguente sua traduzione di un'antica pergamena - manco a dirlo - di tale Cide Hamete Benengeli, ne' ci risolvemmo fin qui a pubblicarla. Ma ci resto' come una spina nella carne, come sempre quando per non urtare altrui suscettibilita' ci imponiamo di non dire quel che invece ci sta a cuore: che sempre occorre essere solleciti in primo luogo di questo: della vita degli esseri umani; e che solo e' buona quell'azione che parimenti nei mezzi e nei fini quella sollecitudine e quel principio invera (Giobbe Santabarbara)]

 

In quella remota Provincia delle Terre Basse giunse un tempo il signor Li il Benevolente. Veniva dall'illustre Paese del Tramonto e seco recava una mazza, che si era procurato nella Citta' delle Mille Benedizioni. Con essa mazza, penetrato furtivamente nell'accampamento della guardia imperiale, colpi' il carro da guerra volante dell'imperatore. Scampato a immediata uccisione, in ceppi fu tratto, per sentenza degli imperiali giureconsulti.

Fu piu' e piu' volte chiesto al maestro Chi di esprimere il suo giudizio sulla vicenda, e il maestro Chi, che in gioventu' era stato edificatore di citta' future e in vecchiaia cupo indovino di eventi passati, cosi' ebbe ad esprimersi.

*

Ora che e' stata pronunciata la sentenza con la quale Li il Benevolente e' stato condannato a pene assai gravose per la sua azione di danneggiamento di alcune macchine da guerra volanti in un accampamento dell'armata imperiale in quella remota Provincia delle Terre Basse, posso dire cosa di questa vicenda penso senza piu' il timore che l'espressione delle mie opinioni possa danneggiarlo.

E cio' che penso, succintamente espresso, e' questo.

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Non e' nel Lume della Verita' che Fortifica un'iniziativa che per potersi realizzare deve avvalersi del sotterfugio del furtivo introdursi; e non e' nel Lume della Verita' che Fortifica un'iniziativa che per potersi realizzare deve mettere gratuitamente a rischio una vita umana; e non e' nel Lume della Verita' che Fortifica un'iniziativa che per potersi realizzare deve mettere gratuitamente altri esseri umani nella condizione di rischiare di divenire assassini; e non e' nel Lume della Verita' che Fortifica un'iniziativa che mette un gesto, un atto, un simbolo, al di sopra del valore infinito di una umana vita.

*

Tutti coloro che erano stati informati da Li il Benevolente della sua intenzione, e che non lo hanno dissuaso, possono dirsi assai fortunati che lui sia ancora vivo, e che una sentinella dell'accampamento imperiale non lo abbia ucciso, cosa che sarebbe potuta facilmente accadere. Se fosse accaduto, di quel sangue sarebbero or maculate anche le belle mani e le candide vesti loro.

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La Dottrina dell'Innocenza che Combatte e che Salva  sa che ogni vita umana e' un valore infinito, preziosa piu' dell'intero firmamento: la Dottrina dell'Innocenza che Combatte e che Salva si oppone a tutte le uccisioni e mai invita qualcuno a dare o ad esporsi alla morte, mai consente che qualcuno alla morte consegni altri o se stesso.

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La Dottrina dell'Innocenza che Combatte e che Salva sa che ogni gesto deve essere educativo, esemplare, che ogni azione e' per sempre, e che solo e' buona quell'azione che fa il bene e salva le vite. L'azione di Li il Benevolente e' invece, per disdoro suo e nostro, il contrario di quell'omnicrazia cui ci esortava l'antico maestro della Citta' della Dolcezza; sacrificale, ovvero interna a quel sistema vittimario che e' da abolirsi per poter instaurare una civile convivenza; condotta senza quella coerenza tra mezzi e fini che e' caratteristica fondamentale dell'azione nel Lume della Verita' che Fortifica; militarista, ovvero interna a quella modalita' di gestione del conflitto che e' sempre nemica dell'umanita'; diseducativa quindi infine, ed inammissibile pertanto.

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Quel gesto segnala uno scacco e una disperazione. Ci dice che non basta essere indignati contro le armi e le guerre, ma occorre anche saper comprendere, giudicare ed agire in modo adeguato. Ci dice che non basta ritenersi amici della Dottrina dell'Innocenza che Combatte e che Salva perche' le proprie azioni siano ipso facto nel Lume della Verita' che Fortifica. Ci dice che non ci sono scorciatoie, che i mezzi pregiudicano i fini, che nell'essenziale aveva ragione l'antico maestro di Treviri: e' la presa di coscienza della propria condizione da parte degli oppressi la premessa e il motore della lotta per la liberazione dell'umanita'.

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Chiedo mille volte perdono se mi sono permesso di esprimermi con tanta franchezza e senza i convenevoli di rito, ma ho un'eta' e una storia che mi consentono di farlo. Molte e molte volte mi e' capitato che persone che intendevano commettere gesti che potevano recar loro i piu' gravi danni venissero a chiedere il mio consiglio: non ho mai permesso a nessuno di loro di fare il proprio male, non li ho giammai lasciati uscire dalla modesta mia dimora finche' non mi avessero giurato che non si sarebbero esposti alla morte.

Non c'e' bisogno di essere persone amiche della Dottrina dell'Innocenza che Combatte e che Salva per capir questo, basta essere persone oneste.

Di gente che ha fatto morire altra gente, e che ancora, scandalosamente, osa prendere la parola e impancarsi a maestra di verita', troppa ve ne e' per doverne aumentare il numero.

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Tutto questo detto, ai magistrati di quella Provincia delle Terre Basse va chiesto un atto di clemenza nei confronti di Li il Benevolente: per quel che vale la mia persona e la mia parola, anch'io chiedo un atto di clemenza.

Li il Benevolente e' infatti persona buona e generosa, la sua azione era intesa a distruggere strumenti di morte per affermare il diritto alla vita di ogni essere umano, e se anche e' mancata l'adeguazione del mezzo al fine, quel fine e' un valore e la legge lo afferma: un atto di clemenza per Li il Benevolente e' un atto di clemenza verso l'umanita', e per l'umanita' un gesto di speranza.

E se l'azione di Li il Benevolente per come e' stata condotta ci trova non consenzienti, la distruzione delle armi - che era il suo fine - ci trova invece del tutto concordi, poiche' tutte le armi sono nemiche dell'umanita' intera, e quindi di tutte le leggi che sono ordinate a salvaguardare la vita e la dignita' di ogni essere umano e di tutta l'umanita': cosicche' abolire le armi e' non solo anche la nostra persuasione, ma altresi' il mandato di ogni ordinamento giuridico degno di questo nome.

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Questo pensava il maestro Chi, ed aggiungeva mesto e lieve: "invecchio, e divento ogni giorno piu' cieco, e assai ne sono grato al tempo, artefice sovrano, poiche' questo mi impedisce di vedere tanti nuovi orrori, tante nuove stoltezze, tante empieta' ulteriori, e presto avro' pace ove soltanto pace si da'". Questo diceva, e questo ci piacque trascrivere qui.

 

10. HERI DICEBAMUS. LA POLITICA DELLE CANNONIERE E L'ALTERNATIVA NONVIOLENTA

 

Se vi fosse ancora una distinzione tra politica interna e politica estera (ma da tempo vi e' solo una politica internazionale, di cui sono articolazione fin i problemi amministrativi di un quartiere), diremmo che la politica estera italiana attuale e' la versione ritardataria e stracciona della politica delle cannoniere dell'epoca d'oro (dell'oro rapinato lasciando scie di sangue per tutti i continente e i sette mari) del colonialismo e dell'imperialismo.

Una politica estera che privilegia lo strumento militare; una politica estera di guerra e di complicita' con la guerra; una politica estera di potenza, stragista e razzista. La politica delle cannoniere, appunto.

Dopo la squallida cialtronata propagandistica in puro stile berlusconiano della conferenza di Roma, il governo italiano si appresta a mettere a disposizione militari italiani per una missione Onu a parole di interposizione tra israele e Libano, nei fatti di internazionalizzazione ulteriore del conflitto bellico mediorientale.

E si appresta a farlo con il consenso, dichiarato fin qui con minimi ed ipocriti distinguo, della totalita' delle forze politiche totalitarie che gia' unanimi hanno avallato or non e' guari la prosecuzione della scellerata e criminale partecipazione italiana alla guerra afgana in violazione della Costituzione repubblicana e del diritto delle genti.

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No. La partecipazione militare italiana alla missione Onu nel Libano meridionale e' peggio che un errore, e' una follia: se la finalita' dichiarata della missione (di cui tutto il resto e' confuso e inquietante) e' far cessare gli attacchi di Hezbollah contro Israele, ovvero disarmare le milizie di Hezbollah, la cosa piu' irragionevole che si possa fare e' investire di tale compito le forze armate di un paese gia' impegnato nelle coalizioni che stanno facendo guerre e stragi in Afghanistan e in Iraq: ovvero guerre che vengono interpretate da milioni e forse miliardi di esseri umani secondo il paradigma della guerra dell'occidente cristiano, capitalistico, colonialista e imperialista contro i popoli oppressi, contro l'islam, contro il sud del mondo al fine di continuare a rapinare le risorse di quei popoli e quei territori, calpestando la dignita' e l'identita' di persone e popoli che non accettano di farsi schiavizzare.

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Non solo: l'interposizione che occorre deve essere di pace con mezzi di pace. Di piu': deve essere nonviolenta.

E il disarmo di Hezbollah deve avvenire per via politica e di polizia. La via militare ha gia' dimostrato il suo completo fallimento.

E per essere piu' chiari: per quanto attiene a Hezbollah come forza politica presente fin nel governo libanese, e' evidente che l'azione politica - negoziale in senso forte - deve essere condotta dal governo libanese, e sostenuta dalla comunita' internazionale in modo adeguato.

Per quanto attiene a Hezbollah come milizia armata e organizzazione che pratica il terrorismo, e' evidente che l'azione di disarmo deve avere carattere di polizia e non militare; deve essere condotta precipuamente da forze dell'ordine non militarizzate e con il coinvolgimento attivo della societa' civile locale; non deve essere e neppure apparire un intervento che la propaganda terrorista possa denunciare come "operazione dell'occidente per disarmare la resistenza dell'Islam al neocolonialismo e al neoimperialismo" trovando un ascolto di massa; e deve avvalersi di tecniche adeguate e fondamentalmente nonviolente: ad esempio nella campagna brasiliana per il disarmo le istituzioni offrirono compensi in denaro alle persone (anche appartenenti a gruppi criminali) che consegnavano armi - senza doverne dichiarare la provenienza - affinche' fossero pubblicamente distrutte: e' un modello cui si puo' far riferimento per una delle molteplici iniziative da condurre.

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La vicenda libanese, letta nelle sue dinamiche di lungo periodo e valorizzando la spinta di pace e riconciliazione degli ultimi anni, costituisce forse oggi un'occasione privilegiata per cominciare a sperimentare alcune cose che ci stanno molto a cuore:

a) un'Onu che finalmente intervenga come soggetto che esercita un'azione di polizia internazionale contro la guerra, un'azione di pace con mezzi di pace, un'azione autonoma dagli interessi di parte delle maggiori potenza statali;

b) i Corpi civili di pace come soggetto civile e disarmato che esercita un'azione nonviolenta e riconciliativa contro la guerra e per la giustizia;

c) la costruzione di ponti tra persone e popoli nel segno del rispetto dell'altro e della convivenza muovendo dal soccorso a tutte le vittime, dal progressivo disarmo delle parti in conflitto, da pratiche di riconoscimento, solidarieta' e riconciliazione che per cerchi concentrici includano aree sempre piu' vaste di popolazioni e di istituzioni di esse rappresentative;

d) una politica internazionale centrata non su meccanismi punitivi e belligeni ma su incentivi positivi: rovesciando la logica infernale degli embargo e delle guerre, e promuovendo la democrazia nell'unico modo in cui la democrazia si puo' promuovere: facendola crescere dal basso, cessando di rapinare i poveri ed anzi sostenendoli nei loro bisogni e nei loro diritti.

Molto altro vi sarebbe da dire, ma almeno questo deve essere detto.

 

11. HERI DICEBAMUS. PADRI, FIGLIE

 

Padri che uccidono figlie.

Mariti che uccidono mogli.

Fidanzati che fidanzate uccidono.

Il professionista pedofilo. E il prete.

Il proletario razzista a caccia di schiave nere.

Il branco.

Il magistrato comprensivo.

Il branco.

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Banchi, neri, europei, asiatici, consumisti e rigoristi, cattolici e musulmani, del Milan e della Juve, discotecari e filarmonici, austeri padri di famiglia e yuppies senza inibizioni.

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Il patriarcato e' gia' la guerra.

Il maschilismo e' gia' il fascismo.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

La nonviolenza: femminile, plurale.

 

12. HERI DICEBAMUS. LISA FOA, O LE AVVENTURE DELLA VIRTU'

 

Leggendo il suo bel libro di memorie, due cose continuano a non persuaderci: una certa generosa e fin temeraria sbrigativita' nel gettarsi nella mischia, talvolta quasi un buttarsi allo sbaraglio; e in alcune fasi e vicende della sua vita la sottovalutazione della potenza infettante e distruttiva della violenza (atteggiamento quest'ultimo che del resto nella storia della sinistra ha avuto un lunghissimo corso, ed ancora oggi e' una cicatrice che continua a dolere).

*

Ma detto questo, aggiungiamo subito quel che piu' ci commuove: una storia di Resistenza senza cedimenti, certo incardinata anche nelle relazioni personali con alcune delle figure piu' belle ed acute, eroiche ed ironiche, di immensa cultura ma anche di disponibilita' al fare senza tante bizantinerie; certo nutrita di studi appassionati e di esperienze intense e per piu' versi privilegiate; certo con eccessi e coni d'ombra, col gesto volontaristico di chi si butta alle spalle cio' che ieri si e' stati e si e' fatto di revocabile in dubbio e subito s'attuffa nel fare dell'ora e del qui, con un'innocenza ad un tempo contesta di verita' ed errore saldati insieme e non piu' separabili, e forse occorreva talora - e forse sovente - essere piu' cauti, piu' perplessi. Chissa'. E ancora ci commuove quel suo militare e pensare senza rinunciare mai ne' all'una ne' all'altra facolta' che solo nel sinolo loro per certe nature che storia e vicissitudini resero diffidenti verso ogni contemplazione sentita come astensione, rendono una vita degna di essere vissuta. Ed infine la solidarieta' - profondamente sentita e pensata e concretamente, operativamente agita - con i movimenti di opposizione democratica al totalitarismo dei regimi del "socialismo reale" nell'Europa dell'est.

*

Io che scrivo queste righe mi chiedo cosa avrebbe pensato, anzi: cosa avrebbe detto, se qualcuno le avesse accennato che un giorno la sua persona (la sua vicenda e la sua riflessione) sarebbe stata portata ad esempio su un foglio chiamato "Nonviolenza. Femminile plurale". Meglio non pensarci, mi dico.

No, non e' vero che penso che sia meglio non pensarci: penso che ci avrebbe ragionato e avrebbe colto una verita' ulteriore del suo agire e del suo essere, coerente con quanto coscientemente, razionalmente ed esistenzialmente, con la mente e piu' col cuore, scelse una volta per sempre: la parte dell'umanita', la lotta per inverare l'umanita' di tutti e di  ciascuno, la lotta contro l'inumano, l'inerte, le tenebre, la morte. La lotta per la verita' con la forza della verita'. La lotta per la giustizia e la liberta' sapendo che la liberta' e la giustizia consistono nella difesa intransigente della vita e della dignita' delle persone. Appunto: la nonviolenza, femminile, plurale.

 

13. HERI DICEBAMUS. TIGRIN DE LA SASSETTA:  UNA LETTERA DALLA MONTAGNA

[Ringraziamo il nostro poco raccomandabile amico Tigrin de la Sassetta, di rustici costumi solo esperto, per questo intervento]

 

Egregio direttore,

sarebbe il momento di fare buon uso dell'unica virtu' che all'Italia viene internazionalmente riconosciuta: la nostra ben nota codardia.

Mandare soldati italiani in Libano mentre altri soldati italiani sono impegnati nelle coalizioni che conducono illegali e  criminali guerre stragiste, imperialiste e razziste in Afghanistan e in Iraq e' una ulteriore follia.

Una follia certo coerente con la scellerata politica di potenza perseguita dai governi italiani fin dal '99. Ma il fatto che ci sia del metodo in questa follia non la rende meno folle, la rende piuttosto piu' tragica.

Nessuno che avesse un briciolo di discernimento chiederebbe all'Italia di mandare truppe ad occupare il Libano meridionale in una situazione di transizione delicatissima come l'attuale: ma al governo del nostro paese ci sono degli sciagurati che come gli sciagurati del governo precedente si propongono loro stessi di offrire vite di ragazzi italiani al rischio del massacro.

*

Dal '99 la politica internazionale italiana, indipendentemente dal variare dei governi, si fonda sull'idea che suo principale strumento debbano essere le forze armate, che principale modalita' d'intervento sullo scacchiere globale debba essere la partecipazione alle guerre, che principale idea-guida nella definizione della collocazione italiana debba essere la fedelta' pronta e totale - perinde ac cadaver - alla Casa Bianca quale che sia la politica del suo inquilino pro tempore. E tanti saluti alla Costituzione della Repubblica Italiana.

Si', sarebbe il momento di fare buon uso dell'unica virtu' che all'Italia viene internazionalmente riconosciuta: la nostra ben nota codardia.

E questo per quanto concerne la politica politicante.

*

Poi c'e' la politica vera: quella che sa che l'unica forma adeguata di intervento internazionale nel conflitto mediorientale e' e deve essere rigorosamente nonviolenta.

Con tutte le articolazioni e le risorse che la nonviolenza organizzata puo' mettere a disposizione: corpi civili di pace; aiuti umanitari che favoriscano la ricostruzione di economie autocentrate con tecnologie appropriate; assistenza logistica ed infrastrutturale che consenta e promuova il ricostituirsi di una societa' civile garantendo le basi della sussistenza e della promozione del diritto per tutti all'abitazione, all'educazione, alla salute, al lavoro, alla sicurezza e alla dignita' personale; costruzione di ponti tra persone, popoli e culture; disarmo in senso stretto, ma anche disarmo culturale: nella cultura materiale, nei mondi vitali quotidiani, e fin nelle strutture ideologiche e nelle risorse linguistiche; pratiche di reciproco riconoscimento di umanita' e di riconciliazione valorizzando gli insegnamenti e le eredita' delle esperienze sia gia' presenti in Medio Oriente (Parents Circle, ad esempio), sia agite con esiti positivi in altre parti del mondo (la Commissione per la verita' e la riconciliazione in Sudafrica, la campagna di consegna e distruzione delle armi in Brasile), cosi' accompagnando il processo politico (politico e di polizia: non militare; e gestito dal Libano, assolutamente non da truppe straniere d'occupazione) che deve far cessare gli attacchi missilistici sulle citta' israeliane, e che deve disarmare Hezbollah al fine di ottenere quantomeno di consegnare alla sola autorita' statuale il monopolio dell'uso della forza in Libano, monopolio che come e' noto e' caratteristica base dello stato moderno, senza di cui vige solo il bellum omnium contra omnes.

Ma questa politica, anche per inadeguatezza dei soggetti sociali che dovrebbero farsene promotori, stenta a trovare riconoscimento, al punto che anche brave persone che scrivono su autorevoli quotidiani e che in passato sapevano la guerra e gli eserciti e le armi essere nemici dell'umanita', oggi per intima disfatta e disperazione, e per limiti culturali prima ancora che morali e politici, si arrendono all'idea che solo la guerra e gli eserciti e le armi presiedano alla storia: penosissimo spettacolo di una resa inaccettabile.

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Talche' almeno qui e adesso vogliamo dirlo chiaro: no all'intervento militare italiano in Libano. Si' a un intervento rigorosamente di pace con mezzi di pace da parte dell'Onu. No all'ulteriore internazionalizzazione della guerra. Si' a un'azione internazionale in forme rigorosamente nonarmate e nonviolente contro tutte le guerre e i terrorismi. Si' ad aiuti immediati a tutte le vittime. Si' alla ricostruzione. Si' al disarmo. Vi e' una sola umanita'.

 

14. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Marinella Correggia, Zero rifiuti, Altreconomia Edizioni, Milano 2011, pp. 104, euro 5.

- Gene Sharp, Come abbattere un regime. Manuale di liberazione nonviolenta, Chiarelettere, Milano 2011, pp. XVI + 128, euro 10.

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Riedizioni

- Michel Foucault, L'ermeneutica del soggetto. Corso al College de France (1981-1982), Feltrinelli, Milano 2003, 2011, pp. X + 598, euro 16.

- Federica Tammarazio, Chagall, Skira'-Rcs, Milano 2004, 2011, pp. 192, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").

 

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

16. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 626 del 24 luglio 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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