Nonviolenza. Femminile plurale. 322



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 322 del 13 aprile 2011

 

In questo numero:

1. Sylvie Coyaud: Rachel Carson

2. Chiara De Servi: Susan Fenimore Cooper

3. Chiara De Servi: Sarah Jewett Orne

4. Chiara De Servi: Leslie Marmon Silko

5. Chiara De Servi: Terry Tempest Williams

6. Silvia Magnavacca: Mercedes Doretti

7. Silvia Magnavacca: Juana Manso

8. Silvia Magnavacca: Eugenia Sacerdote de Lustig

9. Annalisa Zabonati: Anna Bonus Kingsford

10. Annalisa Zabonati: Anne Finch Conway

 

1. PROFILI. SYLVIE COYAUD: RACHEL CARSON

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Sylvie Coyaud "Nata a Parigi, residente a Milano, parla di scienza alla radio dal 1987 e ne scrive su D. La Repubblica delle Donne, Il Sole - 24 Ore, varie testate on-line (e non); e anche sul suo blog. Va fiera di premi, medaglie e riconoscimenti per la divulgazione, in particolare che nel 2003 degli astronomi abbiano dato il suo nome a un asteroide e nel 2009 degli entomologi a un bel buprestide verde dai grandi occhi rossi, l'Agrilus coyaudi. Ultimo libro: La scomparsa delle api, Mondadori, 2008. Penultimo: Lucciole e Stelle, brevi storie di ricerche serie e no, La Chiocciola, 2006"]

 

Rachel Carson (Springdale (Pennsylvania) 1907 - Rockville (Maryland) 1964).

Grande lettrice gia' dall'infanzia, comincia a scrivere, per il giornale della scuola alle medie, storie di animali che osserva perlustrando i 26 ettari della fattoria dei genitori. Al college femminile della Pennsylvania, sceglie di studiare biologia. Ammessa alla John Hopkins University, si mantiene facendo da assistente di laboratorio e si laurea nel 1932, ma non ha i mezzi per conseguire un dottorato. Insegna alla scuola estiva dell'universita', fa ricerca al dipartimento di zoologia dell'universita' del Maryland, ma alla morte del padre nel 1934 deve mantenere la madre e una sorella, e trova un terzo lavoro al Bureau of Fisheries dove si cerca una persona che scriva 52 sceneggiature di 7 minuti l'una per una rubrica radiofonica educativa. Dopo il successo della serie, e degli articoli per i giornali che lei ne trae, viene assunta, seconda donna nella storia del Bureau, come biologa acquatica, anche se i suoi compiti sono di controllare i dati scientifici e di trarne opuscoli per il grande pubblico. Collabora stabilmente con un quotidiano di Baltimora, e pubblica un saggio sulla rivista culturale "Atlantic Monthly". E' una giornalista ben pagata, e quando nel 1937 muore anche la sorella maggiore, riesce a mantenerne i due figli - il cognato non versa gli alimenti, e suo fratello Robert si fa vedere di rado, di solito per chiedere denaro. Nel 1941 pubblica il suo primo libro Under the Sea Wind, seguito nel 1951 da The Sea around us (Il mare intorno a noi). Nel frattempo e' diventata direttrice delle pubblicazioni del Bureau, ma Mary Rodell, la sua agente letteraria, la incoraggia a scrivere a tempo pieno. Con le vendite del Mare attorno a noi, pluripremiato e il cui adattamento per il cinema - indegno, a suo avviso - vince l'Oscar del miglior documentario, nel 1953 si compra un potente microscopio e un cottage a Southport Island, nel Maine, a due passi dalla riva che descrive in The Edge of The Sea (1955). Oggi l'area e' il Rachel Carson National Wildlife Refuge.

A Southport, incontra Dorothy Freeman, una vicina sposata con figli, che la assecondera' nelle sue imprese. Amicizia intensa o amore discreto, non si sa. Dalla corrispondenza fitta e tenera pubblicata a cura di una nipote di Dorothy e dalla quale mancano le lettere che entrambe avevano distrutto quando Rachel stava per morire, e' pero' evidente che si sentono unite dalla passione per la natura e dalla volonta' di intervenire nella vita pubblica, per riuscire a proteggerla.

Era l'epoca delle morie ricorrenti di pesci nel Mississippi, del fiume Cuyahoga che, coperto d'idrocarburi, s'incendia nel centro di Cleveland, degli aerei che per conto del Ministero dell'agricoltura o di aziende agro-alimentari, spargono nubi di insetticidi per fermare un'invasione di formiche, e pazienza se le nubi si posano sulle abitazioni e i giardini. La liberta' d'inquinare e' garantita dall'assenza di leggi a difesa dell'ambiente e dei suoi abitanti, e gli effetti sulla flora e la fauna sono evidenti. La maggioranza degli scienziati e' allarmata, ma una minoranza ritiene che i benefici per l'agricoltura prevalgano su una tossicita' "ancora da dimostrare" e sulla quale "non c'e' consenso" (frasi di attualita' anche a proposito dei cambiamenti climatici). "Epitome della studiosa gentile, timida e riservata" dira' poi il "New York Times", Rachel Carson si butta nella mischia. "Mi sono accorta di aver camminato per tutta la vita, inconsapevolmente, verso questa battaglia" scrive a Dorothy.

Prima si fa costruire una casa confortevole a Silver Spring in cui si trasferisce con la madre e Roger, figlio di una nipote, che aveva adottato dopo che era rimasto orfano. Poi va nelle biblioteche e i laboratori, fa alcuni esperimenti e altri ne commissiona, complici gli ex colleghi che la mettono in contatto con altri ricercatori. Le e' chiaro che le tossine che uccidono i parassiti s'accumulano negli organismi che di questi si nutrono, con una concentrazione maggiore via via che si sale nella catena alimentare. Le e' altrettanto chiaro che le occorrono prove solide prima di denunciarlo: l'industria chimica non l'avrebbe certo presa bene.

Spera di concludere l'inchiesta in pochi mesi, ma si ammala ripetutamente, e di cancro al seno proprio mentre scrive i due capitoli sulle sostanze cancerogene. La aiutano a finire il libro decine di scienziati. Per evitare attacchi personali, un redattore suggerisce a Miss Carson di usare uno pseudonimo come ha fatto Barry Commoner, l'americano che gli europei considerano il padre dell'ambientalismo. Invece l'ambientalismo ha una madre senza paura. Insieme a Dorothy Freeman, Marie Rodell, i direttori dei giornali sui quali sarebbero uscite le anticipazioni e i legali della casa editrice, organizza la propria difesa. Negli anni precedenti era stata invitata a tenere conferenze in college, universita', fondazioni, circoli di lettori e lettrici, innumerevoli club e associazioni sparse dalla California ai Grandi Laghi, animate da estimatori di Thoreau, John Muir, Walt Whitman, per propagare l'ideale (e l'ideologia qualche volta) dei grandi, meravigliosi spazi americani. Avrebbero ricevuto il libro in anteprima e deciso se mobilitarsi per sostenerlo.

Nell'estate 1962 il "New Yorker" pubblica le prime puntate di Primavera silenziosa e la bagarre ha inizio. I produttori di pesticidi ("biocidi", li chiama lei) minacciano di querelare i media che ne parlano. Un loro comitato di scienziati denuncia l'inaffidabilita' dell'autrice. Parte una campagna denigratoria contro quella "zitella" frustrata, isterica e forse comunista, che vuol privare i figli altrui dei vantaggi del progresso. Indebolita dalla chemioterapia ma fresca di parrucchiere, lei testimonia davanti alla commissione del Congresso e al comitato di esperti convocati dal presidente Kennedy per accertare la validita' delle sue affermazioni. Il rapporto degli esperti esce nel maggio 1963 e le da' ragione.

Primavera silenziosa e' subito un best-seller, sempre ristampato da allora negli Stati Uniti come in Europa. Porta a leggi contro l'inquinamento, alla fondazione dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente per farle applicare, e dell'Agenzia per la ricerca sugli oceani e l'atmosfera. Per sostenerne le tesi, si organizzano le forze sparse che avrebbero generato poi i Verdi di varie sfumature, Greenpeace, la World Conservation Union, il Wwf e altre Ong intente a ripulire il mondo. Inizia il movimento per bandire il Ddt e altri composti chimici come il defoliante detto Agent Orange che aerei americani avrebbero sparso lo stesso sulle foreste del Vietnam e del Laos durante la guerra, nonostante gli effetti cancerogeni e teratogeni fossero noti.

Oggi come allora, il degrado dell'acqua, dell'aria e del suolo e' il "prezzo del benessere", secondo i fautori della liberta' di inquinare in cambio dello sviluppo economico, ma una causa di malessere e di sottosviluppo innanzitutto per i piu' poveri, secondo le associazioni umanitarie e ambientaliste. Percio' gli oppositori a nuove misure contro l'inquinamento, questa volta per frenare il riscaldamento globale, riparlano di Rachel Carson. La accusano di aver fatto bandire il Ddt e di aver contribuito cosi' alla morte per malaria di milioni di africani e denunciano come altrettanto efferate le riduzioni dei gas serra chieste dai suoi "seguaci". Tra i quali l'ex vicepresidente Al Gore, reo d'aver commesso nel 1992 una bella prefazione all'edizione del trentennale di Primavera silenziosa. Rachel Carson, pero', non ha chiesto il bando del Ddt, solo di farne un uso "saggio". Era contro la spietatezza del progresso cosi' come lo intendevano le grandi industrie, non contro quello della scienza onesta di cui si sentiva portavoce. E il mondo deve essere un po' rinsavito perche' mentre il Ddt e' stato vietato in agricoltura, viene ancora autorizzato per rallentare la progressione della zanzara che trasmette la malaria.

Bibliografia: Rachel Carson, Under the Sea Wind, New York, Simon & Schuster 1941; Rachel Carson, The Sea Around Us, New York, Oxford University Press 1951 (trad. it. Il mare attorno a noi, Einaudi 1973); Rachel Carson, The Edge of the Sea, New York, Houghton Mifflin - Mariner Books 1955; Rachel Carson, Silent Spring, New York, Houghton Mifflin 1962 (trad. it. Feltrinelli 1963); Rachel Carson, The Sense of Wonder, New York, Harper Collins 1965; Martha Freeman (a cura di), Always, Rachel: The Letters of Rachel Carson and Dorothy Freeman 1952-1964, New York, Beacon Press 1995; Linda Lear, Rachel Carson: Witness for Nature, New York, Henry Holt, 1997 (biografia; altre biografie in inglese sono consultabili sul sito di Linda Lear).

 

2. PROFILI. CHIARA DE SERVI: SUSAN FENIMORE COOPER

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Chiara De Servi, "appassionata di letteratura ambientale e gender studies, e' una consulente di marketing e comunicazione online. Laureata in Letterature americane con master in editoria, ha collaborato con diverse case editrici. Si occupa inoltre di progetti di comunicazione online per il non profit"]

 

Susan Fenimore Cooper (Scarsdale, New York 1813 - Cooperstown, New York 1894).

Susan Fenimor Cooper e' stata per molto tempo ricordata solo come la segretaria del famoso padre, James Fenimore Cooper, primo autore di romanzi americano a guadagnarsi fama internazionale. In realta' Susan e' una figura letteraria di primo piano: la sua opera Rural Hours (1850) e' infatti il primo significativo esempio di letteratura ambientale americana scritto da una donna.

Cresciuta tra Cooperstown - il villaggio fondato dal nonno paterno - e la citta' di New York, a tredici anni si trasferisce con la famiglia in Europa, vivendo tra Francia, Svizzera, Italia e Inghilterra; riceve un'educazione letteraria e in parte anche scientifica (fondamenti di biologia e zoologia), e apprende quattro lingue straniere. Tornata negli Stati Uniti nel 1833, diventa la copista e in seguito la redattrice del padre, che la incoraggia a sua volta a pubblicare i suoi racconti. La scelta di Susan di non sposarsi dipende molto probabilmente dalla disapprovazione da parte del padre di tutti i suoi pretendenti. A partire dal 1846, con il suo primo romanzo Elinor Wyllys, la sua vita letteraria si fa copiosa e intensa: articoli letterari e non per diverse riviste, saggi storici e naturalistici, introduzioni alle opere del padre, racconti per bambini, un saggio filosofico contro il diritto di voto alle donne, una antologia di poesie sulla natura. Ma e' con Rural Hours che entra in un campo che non aveva precedenti tra le autrici donne, quello della storia naturale e dell'ambiente. L'opera, sotto forma di diario, segue i cambiamenti delle stagioni nell'arco di un anno, ed e' basata sulle sue annotazioni raccolte durante le escursioni compiute intorno a Cooperstown. Descrivendo i mutamenti della societa' rurale e osservando come la natura incontaminata receda per far posto all'industrializzazione, Susan suggerisce l'idea che la conoscenza dei luoghi naturali incoraggi la popolazione a rispettare la terra. Il suo e' un tentativo di formare una nuova identita' nazionale americana, segnata da un'etica consapevole e rispettosa del valore della natura e degli animali. Rural Hours riscuote molto successo per tutto il XIX secolo, ma dopo la morte di Susan, la fama del libro e dell'autrice vengono del tutto oscurate da quella del padre. Nonostante la sua visione sia permeata dei valori conservatori dell'epoca vittoriana, e' stata in grado di esprimere con le sue opere riflessioni innovative in un campo fino ad allora inesplorato dalle scrittrici.

Grazie a lei la letteratura ambientale americana dell'Ottocento non si riduce alla sola voce di Henry David Thoreau.

Bibliografia: Rochelle Johnson - Daniel Patterson, Susan Fenimore Cooper: new essays on Rural hours and other works, University of Georgia Press 2001.

 

3. PROFILI. CHIARA DE SERVI: SARAH JEWETT ORNE

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Sarah Jewett Orne (South Berwick (Maine, Usa) 1849 - 1909).

Il ruolo delle donne nella societa' americana alla fine del XIX secolo, la contrapposizione tra la vita di citta' e campagna, la relazione con la Natura. Sono questi i temi cari a Sarah Jewett Orne, scrittrice considerata un'antesignana della letteratura ambientale.

Pur discendendo da una ricca famiglia del Maine, sviluppa una prospettiva sul New England rurale diversa da quella della borghesia cittadina da cui proviene. Il padre, medico di South Berwich, la porta spesso con se' nelle sue visite ai pazienti: cresce cosi' imparando a rispettare la comunita' di pescatori e operai e a riconoscere la forza e la dignita' delle loro vite, cosi' come ad apprezzare il paesaggio rurale. Il successo letterario giunge presto, quando Sarah ha solo 20 anni, e i suoi racconti vengono pubblicati sull'"Atlantic Monthly". Frequenta spesso i circoli letterari di Boston, dove e' in contatto con molti scrittori dell'epoca, da Henry James a Thoreau; la sua vita e le sue opere pero' rimangono sempre legate alla sua South Berwick, un porto in declino dal quale la guerra civile allontana molti uomini, che si avventurano nel West alla ricerca dell'oro (l'esplorazione dell'Ovest e' infatti un fenomeno prevalentemente maschile). La comunita' marittima della costa del Maine rimane abitata da anziani e donne, che diventano le protagoniste del suo romanzo The Country of Pointed Firs (1896). Questa piccola comunita' armoniosa e' fondata sull'amicizia femminile e sul rispetto condiviso per la Natura. Ogni abitante del villaggio, paragonato a una pianta del luogo, e' descritto come parte integrante della natura vivente, allo stesso livello delle piante. L'idea di tempo che regola le loro vite e' ciclica, induttiva, comunitaria, in contrapposizione con quella lineare, deduttiva e gerarchica.

Le donne dei suoi racconti svolgono attivita' considerate maschili come la pesca, partecipano attivamente alla vita sociale della comunita', si guadagnano da vivere in modo autonomo; ben oltre la sfera domestica e separata che la morale corrente riserva alle donne. Anche la vita personale di Sarah riflette questo superamento. Disinteressatasi fin dall'adolescenza al matrimonio (allora considerato l'unica ambizione per una donna adulta), intreccia importanti relazioni femminili, tra cui quella con Annie Fields - con la quale vive per trenta anni fino alla morte, avvenuta nel 1909.

Bibliografia: Paula Blanchard, Sarah Orne Jewett: Her World and Her Work, Addison-Wesley, 1994.

 

4. PROFILI. CHIARA DE SERVI: LESLIE MARMON SILKO

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Leslie Marmon Silko (Albuquerque (New Mexico, Usa) 1948 - vivente).

Con le sue opere di narrativa in lingua inglese Leslie Marmon Silko contribuisce a riscoprire l'identita' nativa americana attraverso la riscrittura delle storie tradizionali e a comprendere la relazione culturale dei nativi con la Terra e la Natura.

Silko ha origini native americane (della tribu' Laguna Pueblo del New Mexico), messicane ed europee, ma in lei prevale la relazione con il mondo dei Laguna Pueblo, presso il quale e' cresciuta. ll fatto di essere di sangue misto crea problemi alla sua famiglia, che non vive integrata alla comunita' della riserva. Impara comunque le storie della tradizione orale dalle donne della sua famiglia. Le donne sono centrali nella struttura familiare nativa, non patriarcale. Laureatasi all'universita' del New Mexico, pubblica il suo primo lavoro nel 1969 e scrive molti racconti brevi e poesie negli anni successivi. La maggior parte dei nativi produce forme di scrittura poetiche, perche' piu' vicine al racconto orale tradizionale; Silko e' la prima scrittrice ad adattare la narrazione delle storie native alla prosa e al genere occidentale del romanzo. Il risultato e' Ceremony (1977), un'opera pionieristica di ecofiction e un testo di riferimento per gli studi sulla letteratura nativa americana. Il protagonista Tayo, un Laguna Pueblo di origini miste, reduce della seconda guerra mondiale, intraprende un percorso di guarigione fisica e spirituale dagli orrori della guerra e dall'alienazione che prova al ritorno nella riserva, attraverso un lunga cerimonia rituale. Riappropriandosi delle storie antiche della sua tribu', la cerimonia gli permette di trovare un equilibrio tra le due tradizioni. Nell'opera emerge dirompente la critica nei confronti della societa' moderna americana che ha cancellato il rapporto tra gli individui e la Terra e guarda alla Natura solo come risorsa da sfruttare, dimenticando la sua dimensione spirituale: "they see no life/ When they look/ they see only objects./ The world is a dead thing for them" (Ceremony).

Dopo aver vinto una borsa letteraria nel 1981, lascia l'insegnamento universitario e si dedica alla scrittura del suo secondo monumentale romanzo, Almanac of the Dead (1991). Frutto di un lavoro di ricerca durato un decennio, rappresenta in modo brutale il conflitto di civilta' tra nativi americani ed europei. Le narrazioni delle vite di una serie di personaggi si intrecciano a sottolineare i crimini e le perversioni degli "uomini bianchi" contro se stessi e contro la Terra, che in molti casi si ribella conducendoli alla morte. Nel suo successivo romanzo Gardens in the Dunes (1999), la storia delle donne sia native che europee si intreccia con i temi dello schiavismo e del colonialismo. Tra le altre sue opere citiamo: Laguna Woman - Poems (1974), Storyteller (1981), Yellow Woman and a Beauty of the Spirit - Essays on Native American Life Today (1996).

Bibliografia: Lawrence Buell, The Environmental Imagination: Thoreau, Nature Writing, and The Formation of American Culture, Harvard University Press 1995.

 

5. PROFILI. CHIARA DE SERVI: TERRY TEMPEST WILLIAMS

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Terry Tempest Williams (Salt Lake City 1955 - vivente).

"I was born in the arid West. I'm distrustful of trees. The stillness I have come to love and rely on in the desert is the stillness I recognize within my own heart".

Attivista e scrittrice ambientale, Terry Tempest Williams ha avuto un ruolo fondamentale nel portare l'attenzione della societa' americana verso la necessita' di proteggere la Natura nell'Ovest, considerato a Est come una terra di nessuno utile solo per essere scavata, bombardata e riempita di scorie tossiche. E' volutamente difficile incasellare la sua vita e le sue opere con una etichetta. E' stata arrestata per un atto di disobbedienza civile (come Thoureau), ha testimoniato al Congresso americano sui problemi di salute nella vita delle donne, e' stata nominata nel 1991 da "Newsweek" "one of the leading movers and shakers in the West, one of the Western most striking new writers".

Questo profilo puo' sembrare improbabile per una donna che discende da una delle famiglie che hanno fondato la comunita' mormone dello Utah, e non rinnega affatto la sua provenienza. Pur essendo la religione mormone fortemente patriarcale, Terry e' una femminista che ha a cuore il ruolo delle donne nella societa'; i mormoni considerano l'obbedienza all'autorita' civile e religiosa come un principio fondamentale, mentre il suo atto di civil disobedience va nella direzione opposta; la famiglia e i figli sono un pilastro nella comunita' mormone, mentre Terry e' sposata senza figli per scelta, per poter coltivare il suo desiderio di scrivere e vivere nella natura in solitudine. Resta una ribelle in seno ai luoghi della sua famiglia e della sua tradizione.

Il suo interesse nei confronti della Natura risale all'infanzia, alle visite insieme alla nonna materna al rifugio per gli uccelli migratori del Bear River. Cresciuta a Salt Lake City e attratta dalla bellezza del deserto, si laurea all'universita' dello Utah in biologia e inglese, e si specializza con un master in educazione ambientale. Il legame fisico con la terra e i luoghi amati dello Utah e il modo in cui questi si legano alla sua famiglia e' il tema centrale del suo Refuge - An Unnatural History of Family and Place (1991), considerata un classico della letteratura ambientale americana. Il libro annota settimana dopo settimana la crescita del livello del Grande Lago Salato, che minaccia di distruggere il rifugio per gli uccelli migratori a cui e' da molti anni legata; ogni capitolo e' dedicato a un uccello, ed e' datato con il livello raggiunto dal lago. Mentre il lago cresce, anche il ventre di sua madre si gonfia; le viene infatti diagnosticato un tumore alle ovaie che la portera' alla morte. I livelli del lago in salita corrispondono ai crescenti livelli emotivi della sua famiglia, che lotta contro la malattia e la morte della madre, dimostrando lo stretto legame tra le nostre vite e la Natura. Nell'ultimo capitolo "The Clan of One-Breasted Women", la sua storia personale diventa politica quando rivela che l'alta incidenza di tumori e quindi di mastectomie nelle donne della sua famiglia (anche entrambe le nonne muoiono) puo' essere posta in relazione all'esposizione dello Utah alla contaminazione radioattiva dovuta ai test atomici, compiuti nel deserto negli anni Cinquanta e Sessanta. Il libro si chiude con l'arresto della Williams insieme ad altre donne per aver protestato contro i continui test nucleari del governo americano nel deserto del Nevada.

Come attivista ambientale, uno dei suoi successi e' stato raccogliere i saggi di venti scrittori americani intorno all'importanza di proteggere le aree incontaminate in Testimony: Writers speak On Behalf of Utah Wilderness (1996). Il libro riesce ad arrivare fino alla Casa Bianca e sara' tra le mani del presidente Clinton nel 1997 alla cerimonia di dichiarazione di monumento nazionale di una parte del gran Canyon: "questo libro", dichiaro' Clinton in quella occasione, "ha fatto la differenza".

Tra gli altri suoi romanzi ricordiamo: The Secret Language of Snow, 1984, Pieces of White Shell: A Journey to Navajoland, 1984, Between Cattails, 1985, Coyote's Canyon, 1989, Leap, 2000, Illuminated Desert, 2008, Finding Beauty In A Broken World, 2008.

Tra i saggi: An Unspoken Hunger: Stories from the Field, 1994, Desert Quartet: An Erotic Landscape, 1995, Red: Passion and Patience in the Desert, 2001, The Open Space of Democracy, 2004.

Bibliografia: George Hart - Scott Slovic, Literature and the environment, Greeenwood; Anna Re (a cura di), Letteratura e ambiente, Milano, Edizioni Ambiente, 2009. Sito ufficiale: www.terrytempestwilliams.com

 

6. PROFILI. SILVIA MAGNAVACCA: MERCEDES DORETTI

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Silvia Magnavacca "e' ordinario di Storia della Filosofia Medievale all'Universidad de Buenos Aires. Dirige la collana Lejos y cerca (Madrid - Buenos Aires) su temi del pensiero medievale. Ha pubblicato il Lexico tecnico de Filosofia Medieval. Ultimo libro: Filosofos medievales en la obra de Borges, Buenos Aires, Mino y Davila 2009"]

 

Mercedes Doretti (Buenos Aires 1959 - vivente).

Non appena riconquistata la democrazia in Argentina, mentre sua madre, la giornalista Magdalena Ruiz Guinazu', e' impegnata nella Comision Nacional sobre la Desaparicion de Personas (Conadep), Mercedes conclude gli studi di Antropologia all'Universita' di Buenos Aires. E' il 1984. Il titolo della relazione finale di quel Comitato sara': "Nunca mas" (Mai piu').

Ma affinche' questo monito si trasformi in un progetto reale occorre raccogliere il coraggio e guardare il passato senza esitazioni. Come tanti altri argentini allora, sempre piu' consapevole delle dimensioni dell'orrore dei desaparecidos perpetuato dalla Giunta militare, Mercedes pensa alla giustizia e alla necessita' di immaginare una impossibile riparazione. Una cosa, nonostante tutto, si puo' ancora fare per le famiglie che domandano le circostanze della tragica fine dei propri cari: bisogna riesumare, letteralmente, la verita'. Da un lato, cio' dimostrera' a tutta la societa' la realta' di quanto e' accaduto e, dal punto di vita giuridico, contribuira' a riunire le prove sulle responsabilita' piu' gravi. Dall'altro, localizzare i resti mortali, individuarli, permettera' ai sopravvissuti, particolarmente alle molte madri dei desaparecidos, di seppellire con dignita' i propri figli e affrontare un dolore che, quantunque permanente, possa cominciare a cicatrizzarsi, poiche' non sara' piu' inquinato dall'incertezza.

Con quel traguardo Doretti si riunisce con altri cinque colleghi di studio appena laureati per costituire l'Eaaf, Equipo Argentino de Antropologia Forense. La materia richiede una enorme responsabilita': piu' che mai in questo caso il dovere civile esige l'eccellenza professionale. Un esperto in antropologia forense, Clyde Snow, viene convocato dalla Conadep per assistere il gruppo e sostenerne la formazione. Nell'arco di cinque anni, e sotto la guida di Snow, il team completa la ricerca su cento esumazioni. Quando Snow torna nel suo paese per lavorare sui resti, anteriori al 1950, dei prigionieri di un carcere di Arkansas, lascia in Argentina non piu' degli assistenti bensi' dei colleghi.

Mercedes Doretti assume la direzione dell'Eaaf e diventa, con l'andar degli anni, una delle piu' note esperte mondiali in questa scienza applicata alla pietas, poiche' lavora solo a richiesta di Ong e delle famiglie delle vittime di violazioni ai diritti umani. Secondo i principi guida del gruppo, devono essere i parenti i primi a ricevere le conclusioni delle ricerche, che soltanto dopo o contemporaneamente vengono comunicate al magistrato o ad un eventuale comitato di ricerca.

Le fasi del durissimo compito assunto dal gruppo sono quattro. Nella prima si punta sulla ricerca dei dati storici: si fanno indagini negli schedari dei cimiteri, letture dei giornali dell'epoca, interviste a testimoni, ecc. Nella seconda fase si studia l'area delle fosse e si raccolgono tutte le informazioni che riguardano il corpo della vittima, le sue caratteristiche fisiche e si consultano, per esempio, i registri odontologici. Nella terza fase si fa appello alle tecniche dell'archeologia e della criminalistica per il recupero di evidenze, come proiettili, vestiti e tutto quanto circonda i resti nella scena del crimine. Infine giunge la fase di laboratorio, quella della medicina forense e della genetica, scienza quest'ultima naturalmente fondamentale, ma non unica e sufficiente. Come si vede, si tratta di un approccio multidisciplinare di grande complessita': mentre la giovane Mercedes s'iniziava nell'antropologia forense, Alec Jeffreys stava pubblicando le sue scoperte sulle impronte genetiche attraverso il Dna.

Negli ultimi quindici anni le conclusioni di Doretti e del suo team sono state usate dalle Nazioni Unite per confermare o meno la fondatezza di numerose denunce di massacri. Cosi', lei ha dovuto lasciare parecchie volte e per lunghi periodi quella che e' ormai la sua base a New York per dirigere ricerche in piu' di trenta paesi, dall'Etiopia fino a El Salvador, dalla Bosnia al Messico, dove ha svelato il femminicidio di Ciudad Juarez. Ha collaborato con gruppi nazionali, per esempio, nell'indagine dei crimini commessi in Africa durante l'apartheid. Una cosa ha scoperto comune ai parenti dei desaparecidos in tutto il mondo: la paralisi che deriva loro dal non sapere cosa e' successo alla figlia, al figlio, al fratello, alla sorella. Nessun riconoscimento pubblica ne', tanto meno, indennizzo da parte dei nuovi governi puo' cicatrizzare la ferita quanto il recupero dei resti e della loro storia particolare. Ma cio' implica un lungo processo che richiede quello che e' forse l'aspetto piu' difficile del lavoro di Mercedes e del suo gruppo: l'accompagnare i congiunti, il contenere la loro ansieta', il garantire al di la' di ogni dubbio l'identita' di quella mano, le cui ossa finalmente possono carezzare. L'aspetto piu' pericoloso invece e' quello di lavorare in paesi dove la transizione verso un governo democratico non e' arrivata alla sua fine, e dove quindi riesce difficile stimare se l'intervento dell'Eaaf sia fattibile. In questi casi, molto dipende dal sostegno internazionale e della cittadinanza locale. Al contrario, in quei paesi dove il recupero dello stato di diritto e' rapido, l'ansia di riparazione puo' condurre ad un'esumazione frettolosa durante la quale si perdono prove importanti.

Per svolgere un compito cosi' delicato e difficile si impiegano, in ogni caso, molti anni, durante i quali non e' possibile per il team rimanere sempre nello stesso paese. Percio', in una fase piu' recente del suo lavoro, Mercedes Doretti si e' concentrata nella formazione di gruppi di antropologi forensi nazionali.

Nel 2007, Mimi', come la chiamano gli amici, ha ricevuto il premio concesso dalla McArthur Foundation a chi abbia dimostrato un'eccezionale creativita' nel suo lavoro. Ma niente puo' onorare di piu' Mercedes che la sua vicinanza alla figura di donna scelta da lei per dare titolo al film, prodotto da Mercedes Doretti, dedicato alla relazione fra antropologia forense e diritti umani: Sulle tracce di Antigone.

Fonti, risorse bibliografiche, siti: Conadep, Nunca mas, 8va. ed., Buenos Aires, Eudeba, 2006; Doretti, M., - Burrell, J., Gray Spaces and Endless Negotiations, in Field, L.W. - Fox, R.G. (ed.), Anthropology put to work, Berg Publishers, 2007; Doretti, M., Commingled Remains and Human Rights Investigations, in Adams, B., Byrd - J., (ed.), Recovery, Analysis, and Identification of Commingled Human Remains. Springer, 2008 (film); Following Antigone: Forensic Anthropology and Human Rights Investigations (Eaaf Witness production 2002), Mercedes Doretti co-producer. Il sito dell'Equipo Argentino de Antropologia Forense (Eaaf): www.eaaf.org

 

7. PROFILI. SILVIA MAGNAVACCA: JUANA MANSO

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Juana Manso (Buenos Aires 1819 - 1875).

Juana Paula Manso e' stata per l' Argentina uno straordinario esempio di come l'educazione sia l'arma piu' potente per la difesa della liberta'.

Gli anni della sua formazione sono quelli difficili, in cui in Argentina si definisce l'organizzazione politica nazionale: il paese e' diviso tra i "federales", che difendevano l'autonomia delle province e la cultura popolare e gli "unitarios", progressisti, ispirati dalle idee dell'illuminismo e filoeuropei, che auspicano un forte governo centrale. Da bambina Juana Manso puo' conoscere una delle prime scuole gratuite e pubbliche argentine volute dal presidente "unitario" Bernardino Rivadavia, con il quale collabora il padre di Juana, tenace avversario di Juan Manuel de Rosas nelle cui mani si era concentrato un grande potere. La persecuzione di Rosas costringe i Manso all'esilio a Montevideo, dove la giovane Juana conosce e frequenta gli intellettuali piu' brillanti - anche loro esuli - della cosiddetta "generazione del '37", che avevano fondato l'Asociacion de la joven generacion argentina, ispirata alla Giovane Italia di Mazzini. Sotto la loro influenza, nel 1841, a soli 22 anni, Juana crea un Ateneo Femminile per l'istruzione delle giovani argentine in esilio. Un anno dopo pero' la minaccia incalzante di Rosas arriva anche a Montevideo e i Manso devono emigrare in Brasile.

A Rio de Janeiro Juana sposa un violinista portoghese, Francisco de Saa' Noronha, e con il marito parte per gli Stati Uniti. Mentre, purtroppo, l'attivita' artistica del marito non riscuote molto successo, il nuovo orientamento dell'educazione americana appassiona Juana: i criteri pedagogici, il movimento femminista e quello antischiavista incidono definitivamente sui suoi interessi intellettuali, sociali e politici. Nasce la sua primogenita, Eulalia, e i problemi economici spingono Juana e Francisco a stabilirsi all'Avana, dove ottengono successo artistico e stabilita' economica. Pochi anni dopo la nascita della seconda figlia, Herminia, i coniugi tornano nel Brasile, dove Juana pubblica il "Jornal das Senhoras", che mira a rendere le donne consapevoli del loro diritto all'educazione e all'emancipazione.

Il biennio 1852-53 e' decisivo in molti sensi per Juana. Abbandonata dal marito, dopo la caduta del governo di Rosas, torna finalmente a Buenos Aires, dove il suo lavoro intellettuale e politico acquista nuovo slancio. Collabora con "La ilustracion literaria" e pubblica il primo romanzo storico argentino: La familia del Comendador. Fonda nella sua citta' l'"Album de Senoritas", nella stessa linea del "Jornal das Senhoras", sulle cui pagine sostiene anche la liberta' di culto religioso. L'ostilita' sociale la costringe a un soggiorno a Rio de Janeiro dove continua a insegnare, impegnandosi per i diritti delle donne.

Il 1859 e' un altro anno chiave nella vita di Juana, poiche' segna non solo il suo rientro definitivo a Buenos Aires ma anche l'incontro con Sarmiento, il padre dell'educazione pubblica argentina, che si ispira alle idee di Horace e Mary Mann. Juana condivide pienamente il motto, "Educar al [pueblo] soberano", di Sarmiento che le affida la direzione della prima scuola primaria comune per bambine e bambini. Juana Manso svolge la sua attivita' pedagogica ispirata ad alcuni principi essenziali: la formazione integrale sin dalla prima infanzia; l'abolizione delle punizioni fisiche e dell'apprendimento mnemonico; lo stimolo all'osservazione e allo sviluppo delle capacita' critiche. Diffonde queste idee, insieme alle ultime tecniche pedagogiche, dalla direzione degli "Anales de la Educacion Comun" e, nel 1871, diventa la prima donna membro della Comision Nacional de Escuelas, motivo di scandalo per i conservatori, che si accaniscono contro Juana anche a proposito della sua conversione alla chiesa anglicana.

Decisiva la collaborazione con Sarmiento - diventato Presidente della Repubblica - nella creazione delle Scuole Normali, base di un nuovo metodo di educazione che raggiunge ogni angolo del Paese. "La scuola e' democrazia. I maestri sono i soli che possono segnare la fine della barbarie, dei demagoghi e dei fannulloni. Dobbiamo trasformare tutta la repubblica in una scuola, perche' un popolo ignorante sceglie sempre il tiranno. Bisogna educare il popolo sovrano".

Juana Paula Manso, maestra, scrittrice, pedagoga, giornalista, che aveva lungamente lottato contro ogni forma di sottomissione e d'ignoranza, muore il 24 aprile 1875, a soli 55 anni. E' sepolta a Buenos Aires nel Cimitero dei Dissidenti.

Bibliografia: Felix Luna, Sarmiento y sus fantasmas. Encuentros imaginarios, Buenos Aires, Atlantida 1997; Silvia Miguens, "Como se atreve?" Una vida de Juan Paula Manso, Buenos Aires, Sudamericana 2004; Estela Parodi, Juana Manso: luchadora por los derechos femeninos, Rosario, La Capital 2010; Ricardo Rojas, Genesis de la literatura argentina, Historia de la Nacion Argentina, cap. 13, vol. VIII, Buenos Aires, El Ateneo 1962.

 

8. PROFILI. SILVIA MAGNAVACCA: EUGENIA SACERDOTE DE LUSTIG

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Eugenia Sacerdote de Lustig (Torino 1910 - vivente).

Torino, 1929. Scandalo in famiglia: due cugine coetanee, appena terminati i corsi di un frustrante "Liceo Femminile", sognano di realizzare un progetto insolito in quei tempi: iscriversi alla Facolta' di Medicina. Studiano giorno e notte per superare come privatiste l'esame che aprira' loro le porte dell'universita'. E ci riescono. Sono Rita Levi Montalcini ed Eugenia Sacerdote. Vi sono solo quattro ragazze tra cinquecento studenti maschi non propriamente gentili con la minoranza femminile. "Eravamo cinque mosche bianche tra cinquecento ragazzi, soggette ad ogni sorta di scherzi pesanti e gli stessi professori ci guardavano con un certo disprezzo" ricorda la Sacerdote.

E' questa una piccola prova fra le molte che dovranno affrontare. Il Nobel dara' fama alla prima nel 1986, anno in cui sara' candidata anche la seconda. Meno noto di quello della cugina Rita, il percorso d'Eugenia e' forse piu' arduo anche se gli inizi sono ugualmente difficili per tutte e due. Sono donne ed ebree. Lo e' anche Herta Meyer che, scappando dalla Germania ormai nazista, arriva all'universita' torinese, assistente alla cattedra del professore Giuseppe Levi, e insegna alle due cugine a lavorare in vitro con cellule vive. Sara' il punto di partenza comune delle due diverse linee di ricerca alla quale si applicheranno Rita ed Eugenia. Nel 1938 le leggi razziali fasciste costringono le due donne a abbandonare l'Italia: il destino di Herta sara' il Brasile; quello di Rita, gli Stati Uniti d'America, quello di Eugenia l'Argentina.

Eugenia arriva a Buenos Aires con il marito, Maurizio Lustig, ingegnere della Pirelli, la loro prima figlia di un anno e una grammatica spagnola. Dovranno trascorrere tre anni prima che Eugenia possa frequentare il corso della cattedra di Istologia all'universita' di Buenos Aires, nella cui biblioteca studia nel frattempo. Ma il suo lavoro e' umile e precario: deve aver cura per quanto e' possibile delle provette e degli strumenti del laboratorio percependo come compenso soltanto cio' che resta dei fondi destinati alla sostituzione dei "vetri".

Per preparare le cellule vive da coltura Eugenia usa embrioni di pollo le cui giovani cellule si dividono e si sviluppano piu' facilmente. Scopre i fattori che contribuiscono alla velocita' di crescita di quel tipo di cellula embrionale, oggi chiamata "cellula madre". Le applicazioni di questo procedimento vengono usate nella preparazione di tessuti per trattare le ferite gravi, nella creazione di vaccini, nello studio dei virus e del cancro.

Collabora con Bernardo Houssay, Premio Nobel nel 1947. Ma nello stesso anno Peron allontana Houssay dall'Universita' ed Eugenia perde la possibilita' di continuare il suo lavoro. Per fortuna e' chiamata all'Istituto Oncologico Angelo Roffo, il primo in quel campo in America Latina, e li' continuera' le sue ricerche sino alla fine della sua attivita' scientifica.

Nel 1952 scoppia anche in Argentina come in altre parti del mondo una epidemia di poliomielite ed Eugenia viene chiamata dall'Istituto Malbran per diagnosticare le possibili vittime della terribile malattia che colpisce soprattutto i bambini. Ogni giorno compie un pellegrinaggio quotidiano fra i reparti ospedalieri di maternita' per raccogliere i tessuti degli aborti e l'istituto Malbran dove lavora sempre col terrore di contagiarsi ed infettare i propri figli. L'Organizzazione Mondiale della Sanita' la invita negli Stati Uniti, dove svolge ricerche sulle scimmie per confermare i risultati di un vaccino promettente, creato dal professore Salk. Tornata a Buenos Aires, affronta non solo lo scetticismo verso il vaccino delle autorita' ma anche e specialmente il timore e la diffidenza della popolazione. Davanti ai giornalisti vaccina i propri figli per dimostrare la innocuita' del siero e puo' cosi' avviare la campagna di vaccinazione che vincera' l'epidemia.

Cinque anni dopo Risieri Frondizi diventa rettore dell'Universita' di Buenos Aires e promuove nuovi concorsi per i docenti inaugurando una fase favorevole agli studi universitari. Finalmente Eugenia ottiene dall'universita' argentina la convalida della laurea italiana e vince il concorso per la cattedra di biologia cellulare. L'ambiente universitario era difficile, soprattutto per le condizioni di lavoro e il trattamento riservato agli stranieri, ma ricorda la Sacerdote "non c'erano discriminazioni nei confronti delle donne nell'Universita' argentina" diversamente dalla sua esperienza di Torino. La sua carriera accademica tuttavia non durera' a lungo: nel 1966 i professori antiperonisti, il fior fiore degli intellettuali, vengono allontanati dall'Universita' e molti di loro imprigionati. Eugenia si salva per puro caso e continua il suo lavoro all'Istituto oncologico; dopo centinaia di articoli scientifici noti in tutto il mondo pubblica un testo che diventera' un classico dell'Istologia, il Manual de cultivo de tejidos.

Nell'ultimo periodo della sua attivita' di laboratorio studia la crescita delle cellule nervose coinvolte nei processi dell'Alzheimer.

Negli anni la sua vista si indebolisce e oggi riesce a percepire solo ombre. "Se riuscissi a vedere, continuerei ad andare in laboratorio", afferma in una delle biografie a lei dedicate.

Circondata dall'affetto dei suoi tre figli, dei nove nipoti e della cugina Rita Levi Montalcini che le telefona ogni domenica, onorata da molti premi e onorificenze - che le importano poco -, ascolta gli amici che leggono per lei saggi su riviste della sua specialita' e anche libri di storia, materia della quale e' appassionata. "Sono stata cacciata via molte volte dai posti nei quali lavoravo", ricorda quasi ridendo dimostrando di aver risposto alla stupidita' con magnanimita'. Fra poco, questa italiana, cittadina illustre di Buenos Aires, compira' cent'anni. Non ha mai dimenticato cio' che suo padre era solito ripeterle quando era piccola: Eugenia vuol dire "la ben nata".

Bibliografia: L. Rozenberg, Eugenia Sacerdote de Lustig, una pionera de la ciencia argentina, Buenos Aires, Asoc. Dante Alighieri 1993; E. Sacerdote de Lustig, De los Alpes al Rio de la Plata, Buenos Aires, Leviatan 2005; C. Etcheverry, Eugenia Sacerdote de Lustig, Buenos Aires, CI 2008. Cfr. anche la scheda nel sito Scienza a Due voci - Le donne nella scienza italiana dal Settecento al Novecento.

 

9. PROFILI. ANNALISA ZABONATI: ANNA BONUS KINGSFORD

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it

Annalisa Zabonati, "psicologa, psicoterapeuta, antropologa, vegana. Si occupa di psicologia e antropologia di genere e delle differenze. Studiosa di storia delle donne e di ecofemminismo e veg(etari)anismo, sta conducendo ricerche sulle relazioni tra animali umani e non umani e sulle implicazioni sociali, culturali e politiche del veg(etari)anismo"]

 

Anna Bonus Kingsford (Maryland Point, Stratford (Essex) 1846 - Londra 1888).

Anna, inglese, e' una delle prime donne a laurearsi in medicina, a Parigi, nel 1880. La sua tesi sostiene i benefici del vegetarianismo (verra' pubblicata nel 1881 con il titolo The Perfect Way in Diet) e proclama il rifiuto a svolgere esperimenti su alcun animale.

A quell'epoca era gia' madre di una bambina (nata nel 1868) e nonostante suo marito fosse un pastore protestante, si era convertita al cristianesimo nel 1872.

Nel 1873 conosce lo scrittore Edward Maitland che diventera' suo collaboratore e compagno di viaggio durante il suo soggiorno di studi a Parigi, e i viaggi di militanza vegetariana e antivivisezionista. Non sono gli unici ambiti in cui Anna dispiega il proprio impegno: partecipa anche al movimento per i diritti delle donne e lavora nel movimento teosofico inglese di cui diviene presidente nel 1883. L'intensita' delle sue attivita' contrasta con la sua salute cagionevole, che lei imputava alla cattiva alimentazione dei suoi progenitori; fatto sta che, a soli 42 anni, Anna muore di tubercolosi.

La teoria portante della sua tesi e' che solo attraverso una dieta vegetariana la specie umana potesse aspirare alla pace universale. I suoi studi di medicina confermavano che la fisiologia umana era di natura frugivora, anche se questa originaria natura era stata contaminata dall'abitudine carnea. Anna si interrogava sulle ragioni che spingevano le persone a piantare i loro coltelli nella carne che era stata corpo di animali immolati, scannati da macellai che lavoravano per un pasto "civilizzato", e riscontrava un cambiamento positivo nelle persone che, come lei, adottavano un'alimentazione vegetariana. Le sue numerose, affollate conferenze e letture antivivisezioniste in Svizzera e in Inghilterra culminarono con l'International Health Exhibition a Londra, nel 1884, che ebbe grande impatto di critica e di pubblico, forse per la lungimiranza della sua visione ambientalista ed ecologista.

Anna Kingsford considerava il proprio tempo maturo per una evoluzione personale e collettiva in termini di civilta' e di affrancamento dalla cruda necessita', ed esprimeva con i propri studi un'enorme speranza per un futuro differente, che passava anche per la scelta vegetariana.

Allevamenti industrializzati e intensivi, trasporti, macellazioni, maltrattamenti, vivisezione, caccia, pellicce erano i punti salienti della sua critica serrata al vigente sistema carneo e antropocentrico: se si fossero convertiti in giardini, orti, campi coltivati tutti i pascoli usati per gli animali da allevamento, ci sarebbe stato sufficiente cibo per tutti.

Nel 1885 perora la causa di una petizione da presentare a Papa Leone XIII, con la richiesta di ottenere maggiore attenzione e sensibilita' verso gli animali da parte dei cattolici, ma tale petizione non avra' successo. Gia' ammalata, nel 1887 scrive alla "Pall Mall Gazette" per sostenere la causa delle foche massacrate ogni anno per la loro pelliccia.

Bibliografia: Anna Bonus Kingsford, The Perfect Way in Diet. A Treatise Advocating a Return to the Natural and Ancient Food of our Race, Kegan Paul, Trench & Co., London (Prima ed. 1881, seconda ed. 1906); Anna Bonus Kingsford, Edward Maitland, Addresses and Essays on Vegetarianism, John M. Watkins, London, 1912.

 

10. PROFILI. ANNALISA ZABONATI: ANNE FINCH CONWAY

[Dal sito www.enciclopediadelledonne.it]

 

Anne Finch Conway (Londra 1631 - Ragley Hall 1679).

Il padre, Sir Heneage Finch (Ufficiale Recorder of London, e Speaker della House of Commons sotto il regno di Charles I), mori' la settimana prima della sua nascita. La madre, Elizabeth Crodock (figlia di William Cradock di Staffordshire), vedova di Sir John Bennet, era la seconda moglie di Sir Finch.

La sua istruzione venne affidata a degli istitutori che le trasmisero la conoscenza di latino, greco ed ebraico. Quando il fratellastro John entro' al Christ's College dell'Universita' di Cambridge, Anne, non potendo frequentare l'universita' in quanto donna, intrattenne una lunga corrispondenza con Henri More, filosofo e latinista ed esponente di primo piano del platonismo di Cambridge che manifesto' enorme stima della sua interlocutrice.

Nel 1651 sposo' Edward Conway, Pari d'Inghilterra e Terzo Visconte Conway, Segretario di Stato del Dipartimento del Nord. Anche il marito era un appassionato di filosofia, e divenne allievo di More. Il loro unico figlio, Heneage, mori' in giovane eta'.

La loro dimora era fornita di una fornita e colta biblioteca, divenendo un "centro intellettuale dove si tenevano vivaci discussioni cui partecipavano filosofi come More, Ralph Cudworth, Joseph Glanvill, Benjamin Whichcote e van Helmont" (Carolyn Merchant, La morte della natura, tr. it., Garzanti, Milano 1988, p. 316).

Soffri' fin da giovane di forti emicranie, che la costrinsero a una costante osservazione medica e svariate cure. Francis Mercury van Helmont, figlio dell'alchimista fiammingo Jan Baptiste van Helmont, fu suo medico curante per molti anni. Grazie a lui Anne si interesso' di Qabbala ebraica - studio che determino' una presa di distanza dal cartesianesimo - e di quaccherismo, che piu' di altre sette protestanti riconoscevano alle donne uguali diritti, a cui si converti' nel 1677, dimostrando coraggio e determinazione, in un'epoca in cui i Quaccheri erano discriminati e perseguitati.

Il suo trattato Principles of the Most Ancient and Modern Philosophy, fu pubblicato postumo e anonimo nel 1690, in latino a cura del suo amico e medico curante Franciscus Mercurius van Helmont (Principia philosophiae antiquissimae et recentissimae), e pubblicata in inglese nel 1692.

Il trattato fu pertanto pubblicato in assenza delle referenze della sua autrice, che in quanto donna (come afferma Carolyn Merchant) non comparve nel frontespizio dell'opera. Questo fu fonte di errori di attribuzione del concetto filosofico fondamentale per il suo pensiero, la monade, intesa quale infinitesima forza vitale attiva, e che Leibniz riprendera'. Peraltro van Helmont nel 1696 rimase per un lungo periodo ad Hannover dove si incontrava tutte le mattine con Leibniz. Durante queste visite van Helmont descriveva la storia e la straordinarieta' del pensiero della Viscontessa. Leibniz stesso, in una lettera del 1697 a Thomas Burnet, dichiaro' di aver letto il libro di Anne Conway e di riscontrare delle similitudini tra le sue visioni filosofiche e quelle della studiosa. Anne Conway fu senz'altro per lui fonte di ispirazione e di influenza per la stesura della sua Monadologia (1714).

Anne Conway aveva una visione filosofica di tipo monista, in cui spirito e corpo erano interconvertibili e senza differenze essenziali. Spirito e materia avevano un intrinseco legame e una unita' organica. Anima e corpo erano formate dalla stessa sostanza e dalla stessa natura, anche se l'anima aveva delle eccellenze quali rapidita' e penetrabilita'. Si affermava anticartesiana, in quanto riteneva un errore considerare il corpo quale massa inerte, oltre che distinto dallo spirito, negandone cosi' ogni principio di vita e di senso. Invece, secondo Conway, anima e corpo differivano solo nel modo di essere e non nella sostanza. Il corpo allora inteso come parte grossolana e lo spirito invece quale parte impalpabile, ma entrambi considerabili come interpenetrantisi. Questo la portava a pensare che materia e spirito fossero pertanto due aspetti della stessa sostanza. Era convinta che la Creazione si basasse su una catena evolutiva, che nonostante la distanza dall'essenza di dio poteva pero' produrre un'ascesa nella scala dell'essere. In questo senso, le varie specie erano collocate su una scala con distanze finite e non infinite, quindi tra loro raggiungibili. La Viscontessa riteneva pertanto che non solo le acque e la terra su ordine del Creatore avessero prodotto gli animali, ma che gli spiriti trasmigrassero, idea che invece Leibniz non approvava. Tale convinzione era collegata all'idea che la morte era un mutamento di genere e di grado della vita.

Per Anne Conway l'intera creazione era viva e questo comportava che ogni suo moto fosse vitale: "in ogni creatura, sia essa uno spirito o un corpo, c'e' un'infinita' di creature, ciascuna delle quali contiene un'infinita' di altre creature, e lo stesso vale per ciascuna di queste, e cosi' all'infinito» (cit. in Carolyn Merchant, op. cit. p. 323).

Il suo impegno filosofico fu all'insegna di una tradizione scientifica postcartesiana, che indicava due categorie basilari della realta', quella dei viventi e quella dei non-viventi. Il suo cagionevole stato di salute e l'adesione al quaccherismo, come rifugio spirituale disponibile verso le donne, furono elementi importanti per il suo impegno verso lo spirito, quale soluzione al dualismo (Carolyn Merchant, op. cit.).

Bibliografia: Conway, Anne, Principia philosophiae antiquissimae et recentissimae de Deo, Christo et Creatura id est de materia et spiritu in genere, Amsterdam, 1690; Conway, Anne, The Principles of the Most Ancient and Modern Philosophy, London, 1692; Conway, Anne, The Principles of the Most Ancient and Modern Philosophy, trans. Taylor Corse and Allison Coudert, Cambridge, 1996; Conway, Anne, The Conway Letters: the Correspondence of Anne, Viscountess Conway, Henry More and their Friends, 1642-1684, ed. Marjorie Nicolson and Sarah Hutton, Oxford, Clarendon Press, 1992; Hutton, Sarah, Anne Conway. A Woman Philosopher, Cambridge, Cambridge University Press, 2004. Marcialis, Maria Teresa, "La parificazione di tutte le creature nella filosofia di Anne Conway", in Vilma Baricalla (a cura di), Animali ed ecologia in una rilettura del mondo al femminile, Perdisa, Bologna 2009; Merchant, Carolyn, "The Vitalism of Anne Conway: its Impact on Leibniz's Concept of the Monad", in "Journal of the History of Philosophy", 17 (1979) pp. 255-69; Popkin, R.H., "The Spiritualistic Cosmologies of Henry More and Anne Conway", in S. Hutton (ed.), Henry More (1614-1687): Tercentenary Studies, Dordrecht, Kluwer Academic Publishers.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Numero 322 del 13 aprile 2011

 

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