Telegrammi. 496



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 496 del 16 marzo 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Per il diritto all'acqua e contro il crimine nucleare. Vincere i referendum per difendere la civilta' umana

2. Il nucleare e' un crimine contro l'umanita'

3. Mao Valpiana: Quattro idee sul nucleare

4. Arsenico nell'acqua. La linea di condotta adeguata

5. Marilena Salvarezza: Pensieri di nuovo genere

6. Per sostenere il Movimento Nonviolento

7. "Azione nonviolenta"

8. Segnalazioni librarie

9. La "Carta" del Movimento Nonviolento

10. Per saperne di piu'

 

1. APPELLI. PER IL DIRITTO ALL'ACQUA E CONTRO IL CRIMINE NUCLEARE. VINCERE I REFERENDUM PER DIFENDERE LA CIVILTA' UMANA

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Per il diritto all'acqua e contro il crimine nucleare occorre vincere i referendum che si svolgeranno tra alcune settimane.

Per l'acqua come bene comune e per l'accesso all'acqua potabile come diritto umano.

E contro il crimine nucleare onnidistruttivo, nemico dell'umanita'.

Occorre vincere i referendum per difendere la civilta' umana, per la biosfera casa comune, per le future generazioni.

*

Il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti

Viterbo, 15 marzo 2011

Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org

 

2. EDITORIALE. IL NUCLEARE E' UN CRIMINE CONTRO L'UMANITA'

[Riproponiamo il seguente testo]

 

Ogni persona ragionevole sa che la produzione nucleare militare e' un crimine contro l'umanita'.

Ed ogni persona ragionevole sa anche che il nucleare cosiddetto civile e' strettamente legato al nucleare militare.

E sa anche quali e quanto gravi siano le implicazioni ulteriori del nucleare civile: dalla necessaria militarizzazione del territorio e della societa' per prevenire attentati alle centrali, alla questione irrisolta perche' irrisolvibile delle scorie, alle conseguenze potenzialmente apocalittiche finanche del piu' banale incidente, all'inquinamento patogeno che l'utilizzo di tale tecnologia inevitabilmente provoca.

*

L'alternativa necessaria alla guerra e alle armi e' la scelta della nonviolenza.

L'alternativa necessaria alle fonti energetiche fossili altamente inquinanti ed in via di esaurimento e' la scelta delle fonti pulite e rinnovabili: il solare innanzitutto.

Il nucleare, militare e civile, e' un crimine contro l'umanita'.

 

3. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: QUATTRO IDEE SUL NUCLEARE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

La tragica realta' ci impone di discutere di nucleare, a pochi mesi dal referendum.

Il governo italiano vuole "tirare dritto", ma noi del popolino vogliamo vederci chiaro.

1) Le centrali nucleari forniscono energia elettrica. In Italia non ne abbiamo bisogno: negli ultimi anni la potenza installata e' aumentata, mentre la domanda e' diminuita: la domanda e' di circa 60 GW (gigawatt). La potenza elettrica installata in Italia all'inizio 2010 e' pari a 94 GW. Quindi non c'e' nessun bisogno reale di nuova energia elettrica (per trasporti e riscaldamento usiamo petrolio o gas).

2) Si dice che le centrali nucleari ci garantiranno l'indipendenza energetica. Falso. Le centrali utilizzano come combustibile l'uranio. Le principali miniere di uranio sono in Australia e in Africa, oggi sotto controllo cinese, o in Ucraina, Uzbekistan, Kazakistan, oggi sotto controllo russo. Quindi il nucleare e' una fonte che crea dipendenza da Cina o da Russia.

3) Ma quanto costa l'energia prodotta dalle centrali? Troppo. Il costo Kwh (kilowatt/ora) del nucleare e' maggiore di  quello di ogni altra fonte (i costi ufficiali in centesimi di dollaro sono: nucleare: 10,2; eolico: 9,9; carbone: 9,8; gas: 8,2), questo perche' oltre agli investimenti per la costruzione di una centrale, bisogna calcolare anche il costo di smantellamento, che puo' persino raddoppiare.

4) Il governo italiano ha previsto 4 nuove centrali nucleari, con un costo di 30 miliardi di lire. Queste 4 centrali, se tutto va bene, entrerebbero in funzione fra 15/20 anni, e produrrebbero il 5% dell'energia nazionale. E' del tutto evidente la sproporzione tra investimento e risultato. Il 5% e' quanto si puo' ottenere da subito con una seria politica di risparmio e di efficienza degli impianti gia' esistenti.

Bastano queste quattro cifre per dimostrare che il nucleare in Italia non ha senso e serve solo ad assicurare affari ad un ristretta lobby. A questo aggiungiamo che il governo propone il nucleare senza aver presentato al paese un serio piano energetico (fabbisogno, previsioni, consumi, costi, ecc.) e che il problema delle scorie radioattive non e' ancora stato risolto.

La conclusione e' semplice, ed e' la stessa di tanti anni fa: Energia nucleare? No, grazie.

 

4. RIFLESSIONE. ARSENICO NELL'ACQUA. LA LINEA DI CONDOTTA ADEGUATA

 

Essendo ormai a tutti chiaro cio' che a tutti doveva essere chiaro da molto tempo: ovvero che l'arsenico e' un veleno e che nell'acqua potabile non ce ne deve essere.

Essendo ormai a tutti chiaro cio' che a tutti doveva essere chiaro da molto tempo: che l'acqua e' un bene comune, e che l'accesso all'acqua e' un diritto umano.

Essendo ormai a tutti chiaro cio' che a tutti doveva essere chiaro da molto tempo: ovvero che le istituzioni responsabili del servizio pubblico dell'approvvigionamento idrico potabile devono garantire acqua salubre alla popolazione, agli esercizi, ai servizi.

*

Tutto cio' essendo finalmente a tutti chiaro, ed avrebbe dovuto esserlo da molto tempo, necessariamente ne consegue quanto l'associazione "Respirare" ha ancora una volta evidenziato pochi giorni fa, ovvero che in tutti i Comuni in cui l'acqua erogata nelle case supera la concentrazione di arsenico di 10 microgrammi per litro di acqua (ovvero supera il limite massimo consentito dalla legge in vigore), le amministrazioni comunali devono fare quattro cose:

1. emettere ordinanze di non potabilita', affinche' i cittadini non si avvelenino;

2. realizzare al piu' presto impianti di dearsenificazione che dearsenifichino alla fonte tutte le acque che giungono nelle case come potabili; e' possibile farlo con risultati adeguati, in tempi brevi e con costi contenuti;

3. durante la realizzazione dei dearsenificatori fornire acqua con autobotti all'intera popolazione, agli esercizi produttivi, ai servizi;

4. informare finalmente in modo onesto la popolazione: l'arsenico e' un veleno; la legge e' tassativa nel vietare l'erogazione di acqua con presenza di arsenico superiore a 10 microgrammi per litro; e l'obiettivo finale delle istituzioni deve essere fornire acqua del tutto priva di arsenico.

 

5. RIFLESSIONE. MARILENA SALVAREZZA: PENSIERI DI NUOVO GENERE

[Ringraziamo Marilena Salvarezza (per contatti: marilena.salvarezza at fratellidelluomo.org) per questo intervento.

Per un profilo di Marilena Salvarezza cfr. l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 261 da cui estraiamo la seguente brevissima notizia: "Mi sono occupata e mi occupo (come insegnante, come formatrice, come operatrice di educazione allo sviluppo in "Fratelli dell'uomo") di educazione, intercultura, educazione ai diritti e alla pace, sostenibilita'"]

 

L'otto marzo e' passato ma non la costellazione di questioni che in quella data trovano il loro precipitato simbolico. La stessa celebrazione e' parte di quell'ambivalenza che accompagna "la questione femminile".

Ai festeggiamenti dell'otto marzo non ci si puo' sottrarre, ma nello stesso tempo avvertiamo il rischio di una "monumentalizzazione" che impedisce di entrare nella carne viva delle contraddizioni aperte. Stesso effetto fanno altri provvedimenti (come le quote rosa) che per via burocratica cercano di imporre pari opportunita', necessari senz'altro, ma che non risanano il terreno di coltura in cui germinano discriminazione e violenza contro le donne.

Societa' complesse e frantumate come la nostra con la distruzione sistematica del tessuto democratico e della coesione, dove crescono disuguaglianza ed esclusione, dove una parte sempre piu' marcata di popolazione si vede negato l'accesso alla "cittadinanza" stessa, mentre aumenta in modo esponenziale il privilegio per pochi, riflettono le loro storture anche sui processi di costruzione dell'identita' maschile e femminile. L'ideologia "della prestazione e della prestanza" considera fragilita', debolezza e limite vergogne da nascondere, avidita', ignoranza, prepotenza "valori" da affermare. L'individualismo e la competizione che determinano un nuovo darwinismo sociale colonizzano mentalita' collettive e psiche. Dove il senso d'inadeguatezza ha sostituito quello di colpa, sono in misura maggiore gli uomini a pagarne il prezzo, stretti tra la necessita' di presentare un'immagine pubblica vincente, e la realta' di un io fragile e spaventato. Prezzo che viene scaricato a sua volta sulle donne, come dimostra il tasso di violenza intrafamiliare.

D'altro lato le donne sono attraversate da analoghi imperativi sociali, scambiando i desideri profondi e trasformativi con l'adesione a valori dominanti, questi si' ancora profondamente "maschili".

La mercificazione di tutto, compresi i beni comuni inalienabili, porta a considerare anche il corpo come merce; cadono i confini tradizionali tra chi si "prostituisce" e chi no, introducendo anche un lessico nuovo che, come sempre fa la lingua, riflette la visione del mondo. Cosi' come diventano merce le emozioni e i sentimenti esibiti, con la perdita della differenza tra la dimensione del se' pubblico e del se' privato, tra "interno" ed "esterno".

E' un'ideologia che si appropria di corpi e menti in un'ambigua vicinanza anche con una sfaccettatura del pensiero femminista relativo all'autodeterminazione. Diventa tabu' esprimere un giudizio su altre donne, perche' la liberta' e' "agire come si vuole". Tutto cio' che puo' configurarsi come giudizio, suscita diffidenza anche in ambiti maschili e femminili che pure si dicono critici. L'ideologia dominante spaccia per libertario un uso profondamente strumentale del corpo femminile, contrapponendolo ai modelli vigenti in altre culture, in particolare quella islamica, considerata un tutto unico e senza sfumature. Se il burka rappresenta il simbolo della sottomissione, a quale ordine simbolico risponde il disvelamento ammiccante del corpo femminile spacciato come liberta' e autodeterminazione? A quale ordine simbolico risponde una maternita' (e anche una paternita') che incoraggia le figlie a vendere giovinezza e bellezza, come unica strada di emancipazione? Come non vedere la collusione tra una societa' che non permette piu' scelta, emancipazione e dignita' attraverso il lavoro e questa visione di apparente libertinaggio sociale? Apparente perche' e' in realta' una visione profondamente retrograda, tipica di un modello che mitizza la "modernita'" mentre ripropone forme di arcaismo psichico e culturale. Tutti i poteri tendenzialmente antidemocratici si fondano su una rigidita' e poverta' di ruoli sociali, in primo luogo di ruoli sessuali.

E' in questo quadro che dovrebbe inserirsi una riflessione sul femminile, ma anche sul maschile. Un pensiero all'altezza di societa' complesse non puo' piu' limitarsi alla semplice esaltazione della differenza di genere quasi essenzializzata, ma riflettere su "un meticciato di genere", che porti a contaminare le identita', ad aiutare maschi e femmine ad accettare processi trasformativi, che possono ridisegnare nuovi modelli di relazione, di paternita' e maternita'.

E insieme, forse, si puo' provare a decostruire un immaginario sociale che all'impotenza di fatto, contrappone il rifiuto del limite, dell'incertezza, del dubbio, dello scacco, della mortalita' stessa, in una parola di tutto cio' che ci rende umani/e. Insieme si puo' lottare perche' ci siano nuovamente strade di autodeterminazione che passano attraverso l'educazione, il lavoro, la creativita' sociale.

I movimenti di donne, tante e diverse, degli ultimi tempi, cominciano forse a tracciare una strada in questo senso?  Forse tra differenza e uguaglianza, entrambe necessarie, ci puo' essere il ponte della relazione?

 

6. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

8. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Gianni Alioti, Chico Mendes. Un sindacalista a difesa della natura, Edizioni Lavoro, Roma 2009, pp. 158, euro 13.

- Vladimir Jankelevitch, Il non-so-che e il quasi-niente, Einaudi, Torino 2011, pp. XXXII + 448, euro 28.

 

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

10. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 496 del 16 marzo 2011

 

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