Telegrammi. 434



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 434 del 13 gennaio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Contro l'acquisto da parte dell'Italia dei cacciabombardieri F-35

2. Ashley Bates: Asma Al-Ghoul nella citta' dell'amore e dei tabu'

3. Giovanna Providenti presenta un film di Nora Bateson sul pensiero di suo padre Gregory Bateson

4. Ferdinando Imposimato presenta "Ultimi" di Rita Pennarola

5. Per sostenere il Movimento Nonviolento

6. "Azione nonviolenta"

7. Segnalazioni librarie

8. La "Carta" del Movimento Nonviolento

9. Per saperne di piu'

 

1. RIFLESSIONE. CONTRO L'ACQUISTO DA PARTE DELL'ITALIA DEI CACCIABOMBARDIERI F-35

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Le persone partecipanti all'incontro di formazione alla nonviolenza svoltosi domenica 9 gennaio 2011 presso il centro sociale "Valle Faul" di Viterbo confermano il loro pieno sostegno alle iniziative nonviolente contro il riarmo, e particolarmente contro l'acquisto da parte dell'Italia dei cacciabombardieri F-35.

E' mostruoso che lo stato italiano tagli la spesa pubblica destinata ai bisogni primari degli esseri umani - la salute, l'abitare, l'istruzione, l'assistenza, un ambiente vivibile - e sperperi invece miliardi di euro - miliardi di euro - per acquistare cacciabombardieri predisposti per recare armamento nucleare, apocalittici strumenti di morte.

E' inammissibile che i pubblici denari, i soldi di tutti, siano utilizzati da chi governa il paese per acquistare armi onnicide.

E' immorale e illegale che si neghi il diritto alla salute e allo studio, alla casa e all'assistenza, e che si devolvano ingentissime risorse a fini di male, a fini di morte, a fini di strage.

Sia revocata la decisione dell'acquisto dei cacciabombardieri F-35.

*

Le persone partecipanti all'incontro di formazione alla nonviolenza svoltosi domenica 9 gennaio 2011 presso il centro sociale "Valle Faul" di Viterbo

Viterbo, 12 gennaio 2011

Per comunicazioni: partecipanti agli incontri di formazione alla nonviolenza presso il centro sociale "Valle Faul", strada Castel d'Asso snc, 01100 Viterbo, e-mail: viterbooltreilmuro at gmail.com

 

2. TESTIMONI. ASHLEY BATES: ASMA AL-GHOUL NELLA CITTA' DELL'AMORE E DEI TABU'

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Ashley Bates apparso su "Mother Jones" il 16 dicembre 2010.

Ashley Bates e' una giornalista, testimone e attivista per  diritti umani che scrive le sue corrispondenze da Gaza]

 

La femminista palestinese Asma Al-Ghoul arriva al nostro appuntamento a Gaza, in un caffe', in blue jeans e maglietta a maniche corte, in forte contrasto con i fazzoletti da testa ed i vestiti a forma di tenda indossati dalla maggioranza delle donne di Gaza. Non e' solo l'abbigliamento a singolarizzare questa ventottenne laica. In passato ha ripreso pubblicamente un anziano leader di Hamas, suo zio, che aveva minacciato di ucciderla, e continua a pubblicare articoli che fanno discutere, a leggere libri banditi e a sfidare le politiche discriminatorie. "Gaza ha bisogno che i laici e i libertari restino qui", insiste quando le chiedo perche' ha declinato l'opportunita' di vivere all'estero.

Per tre anni, Israele ha imposto un blocco devastante della Striscia di Gaza che mirava ad isolare Hamas, il gruppo islamista militante che ha vinto le elezioni parlamentari nel 2006 e che ha ottenuto il controllo di questo territorio palestinese con una guerra civile nel 2007 (Fatah, una organizzazione politica palestinese piu' moderata, mantiene il controllo della West Bank). Da allora, Hamas ha introdotto nuove leggi restrittive, incluse la proibizione per le donne di servirsi di parrucchieri di sesso maschile o di fumare la pipa ad acqua in pubblico. La polizia di Hamas proibisce i concerti ed interroga le coppie che ritiene sospette. I presidi delle scuole governative fanno pressioni perche' anche le ragazze cristiane indossino l'hijab.

Nonostante tutto questo, Asma e' rimasta fedele alla sua laicita', e di recente ha vinto un prestigioso premio conferitole da Human Rights Watch per il suo "impegno per la liberta' di espressione ed il suo coraggio di fronte alla persecuzione politica". Ma riuscira' a costruire la societa' civile inclusiva che sogna? Primogenita di nove figli in una famiglia "laica ma non borghese", uno dei primi ricordi di Asma e' il suono dei tonfi degli stivali dei soldati israeliani che venivano a perquisire casa sua durante la notte. Rafah, la sua citta' vicina al confine egiziano, e' una delle comunita' piu' deprivate e conservatrici di Gaza, ed e' un bersaglio frequente di bombardamenti ed incursioni da parte di Israele.

Dopo aver frequentato l'universita' a Gaza, Asma ha trovato lavoro come reporter in un quotidiano locale, "Al-Ayaam". I suoi articoli, i suoi post sul blog e su twitter, hanno rendicontato cio' che lei chiama "la corruzione di Fatah ed il terrorismo di Hamas". Sulla fine del 2003 Asma sposo' un poeta egiziano (in contrasto con la tradizione dei matrimoni combinati largamente praticata a Gaza) e ando' a vivere ad Abu Dhabi. La coppia ebbe un figlio, Naser, ma divorzio' dopo un anno e mezzo. Asma ed il bambino si trasferirono nella famiglia di lei a Gaza City, dove la donna ha continuato a lavorare come giornalista. Con grande sconcerto di alcuni parenti ed amici, nel 2006 Asma decise di rimuovere permanentemente il fazzoletto da testa: "Non volevo essere due persone, una laica e l'altra islamica". I parenti piu' prossimi, incluso suo padre, professore di ingegneria all'Universita' islamica di Gaza, hanno sostenuto il suo diritto all'autonomia. "Pare che solo se tuo padre o tuo marito sono laici tu possa essere libera", dice Asma.

Durante la guerra civile del 2007, Asma frequentava un corso di giornalismo in Corea del Sud, da dove pubblico' un impressionante articolo in arabo intitolato "Caro zio, e' questa la patria che vogliamo?". L'articolo richiamava affettuosi ricordi d'infanzia del fratello di suo padre, un leader di Hamas, e poi lo attaccava per essersi rivoltato contro il suo stesso popolo e perche' usava la casa della famiglia per interrogare e bastonare attivisti di Fatah. In risposta, lo zio minaccio' di ucciderla. Un anno piu' tardi, Asma scrisse del trauma della guerra fra Israele ed Hamas (2008-2009) che privo' della vita 13 israeliani e circa 1.400 abitanti di Gaza. Spesso dorme in ufficio, per timore di essere uccisa sulla via di casa: un percorso che si fa a piedi in cinque minuti.

"Sembrava che gli aerei israeliani fossero ciechi", ricorda Asma, "Attaccavano qualsiasi cosa, chiunque. Ho visto i bambini morti... Come donna e come essere umano io non credo nella vendetta, perche' porta solo altro sangue. Ma la gente mi diceva, durante la guerra: Vedi? E' questa la tua pace". Sebbene abbia amici attivisti ebrei, Asma non e' mai entrata in Israele. Nel 2003, e poi ancora nel 2006, il governo israeliano le ha negato il permesso di viaggiare attraverso il paese per raggiungere la West Bank dove doveva ricevere premi per i suoi scritti.

Asma Al-Ghoul riceve l'attenzione dei media anche per i suoi "incidenti" con la polizia di Hamas. Nell'estate del 2009, ha passeggiato sulla spiaggia pubblica di Gaza con un gruppo misto (uomini e donne) ed ha fatto visita ad un collega di sesso maschile ed alla sua famiglia che abitano presso la spiaggia. Asma ed i suoi amici furono interrogati dalla polizia di Hamas ed i membri maschi del gruppo furono costretti a firmare dichiarazioni in cui promettevano di non ripetere le loro "interazioni inappropriate" con donne. In relazione a questo fatto, Asma ricevette anonime minacce di morte e fu pedinata e controllata ripetutamente dalla polizia (le accuse della polizia per Asma erano, letteralmente: vesti inappropriate e risate inadeguate, ndt).

Ma forse ci sono segni di speranza. L'agosto scorso, 2010, Asma e tre attivisti forestieri hanno fatto un giro in bicicletta lungo la costa di Gaza, sfidando il bando che Hamas ha messo sulle donne cicliste. Sorprendentemente, la locale polizia di Hamas ha contrastato due motociclisti che avevano inseguito e molestato il gruppo, e la maggioranza dei civili e' stata di sostegno: "Erano sorpresi, ma in modo divertito. Dicevano: E vai! Brava! E mi chiedevano: Stai digiunando per il Ramadan? E io rispondevo: Si', sto digiunando". L'avventura su due ruote di Asma l'ha condotta a concludere che le leggi discriminatorie verso le donne sono "flessibili". Crede che Hamas si trovi "tra due fuochi: come mantenere soddisfatta la societa' civile, e come soddisfare i gruppi estremisti".

Ma Asma ha anche altri problemi. Suo fratello Mustafa e' stato arrestato ed imprigionato dalla polizia di Hamas la prima settimana del dicembre 2010, per aver partecipato ad una manifestazione di protesta in strada contro la recente chiusura, da parte di Hamas, del "Forum della gioventu' Sharek". L'organizzazione nonprofit in questione, che organizza campeggi e doposcuola per piu' di 60.000 bambini di Gaza, e' accusata di avere pornografia sui propri computer. Asma non ha mai lavorato per Sharek, ma ne ammira il lavoro. L'organizzazione e' forse piu' conosciuta per gli annuali giochi estivi per bambini tenuti in spiaggia (segregati per genere) e sponsorizzati dalle Nazioni Unite. Durante l'estate scorsa, alle tende erette per questi giochi e' stato ripetutamente dato fuoco da uomini armati mascherati, e membri delle Nazioni Uniti sono stati minacciati di morte. Volantini diffusi prima degli incendi dicevano che le Nazioni Unite e Sharek "insegnano alle scolarette la danza e l'immoralita'".

"E pensare che io ero solita criticare Sharek per il suo conservatorismo, per il fatto ad esempio che non permette a chi ci lavora di ascoltare musica", dice Asma con un sospiro colmo di fatica, "Sharek e' un piccolo esempio di cosa Hamas vuole fare di questa societa'. Con il tempo ce ne saranno di piu' grandi". In questi giorni, quando non e' travolta dalla preoccupazione per il suo fratello imprigionato, Asma legge, scrive, e segue le notizie di attualita', incluso il fallimento dei negoziati di pace fra Israele e Fatah. Vede questi colloqui come "una fiaba triste, di cui tutti sanno la fine". Ha acquistato di contrabbando una copia in arabo di "Midnight's Children" di Salman Rushdie: "Dobbiamo leggere, prima di giudicare", insiste.

Asma sta anche terminando il suo romanzo, intitolato "Citta' dell'amore e dei tabu'", dove esplora l'islamizzazione di Gaza. Spera di riuscire a pubblicarlo in arabo e in inglese. "Qualsiasi cosa e' tabu', ora, a Gaza", dice spiegando il titolo del libro, "Eppure, allo stesso tempo, le persone ancora toccano con le proprie mani, hanno emozioni, amano".

 

3. RIFLESSIONE. GIOVANNA PROVIDENTI PRESENTA UN FILM DI NORA BATESON SUL PENSIERO DI SUO PADRE GREGORY BATESON

[Dal sito www.noidonne.org rirpendiamo il seguente articolo dal titolo "Ecologia della mente. Un'amica delicata e rigorosa" e il sommario "Incontro con il pensiero di Gregory Bateson attraverso il film-documentario realizzato da Nora Bateson, figlia di Gregory e Lois Cannack".

Giovanna Providenti (Messina, 1965) e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's and gender studies, saggista, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Collabora alle attivita' del Centro studi Montessori e partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha", Firenze-Pisa 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004; il suo libro piu' recente e': La porta e' aperta. Vita di Goliarda Sapienza. Scrive anche racconti, di cui alcuni pubblicati sulla rivista "Marea"; sta preparando un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori. Si veda anche l'intervista in "Coi piedi per terra" n. 399.

Nora Bateson e' una cineasta americana.

Gregory Bateson e' nato nel 1904 a Grantchester, Cambridge, in Inghilterra, figlio di un eminente scienziato; compie studi naturalistici ed antropologici, di logica, cibernetica e psichiatria; un matrimonio con la grande antropologa Margaret Mead; Bateson ha dato contributi fondamentali in vari campi del sapere ed e' uno dei pensatori piu' influenti del Novecento; e' scomparso nel 1980 a San Francisco, in California. Opere di Gregory Bateson: Naven, Einaudi, Torino 1988; Verso un'ecologia della mente, Adelphi, Milano 1976, 1990; Mente e natura, Adelphi, Milano 1984, 1995; Una sacra unita', Adelphi, Milano 1997; (in collaborazione con la figlia Mary Catherine Bateson), Dove gli angeli esitano, Adelphi, Milano 1989, 1993. Si vedano anche i materiali del seminario animato da Bateson, "Questo e' un gioco", Raffaello Cortina Editore, Milano 1996. Opere su Gregory Bateson: per un avvio cfr. AA. VV. (a cura di Marco Deriu), Gregory Bateson, Bruno Mondadori, Milano 2000; Sergio Manghi (a cura di), Attraverso Bateson, Raffaello Cortina Editore, Milano 1998; Sergio Manghi, La conoscenza ecologica. Attualita' di Gregory Bateson, Raffaello Cortina Editore, Milano 2004. Cfr. anche Rosalba Conserva, La stupidita' non e' necessaria, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1996, 1997, particolarmente sulle implicazioni educative e la valorizzazione in ambito pedagogico della riflessione e dell'opera di Bateson. Una bibliografia fondamentale e' alle pp. 465-521 di Una sacra unita', citato sopra. Indicazioni utili (tra cui alcuni siti web, ed una essenziale bibliografia critica in italiano) sono anche nel servizio con vari materiali alle pp. 5-15 della rivista pedagogica "Ecole", n. 57, febbraio 1998. Altri numeri monografici di riviste a Bateson dedicati: "Oikos", n. 1, 1990; "Aut aut", nn. 251 (1992), 269 (1995), 282 (1997); "Rivista di psicoterapia relazionale", n. 8, 1998. Tra i frutti e gli sviluppi del lavoro di Bateson c'e' anche la "scuola di Palo Alto" di psicoterapia relazionale: di cui cfr. il classico libro di Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson, Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1971; Carlos E. Sluzki, Donald C. Ransom, Il doppio legame, Astrolabio - Ubaldini, Roma 1979, Fabbri - Rcs Libri, Milano 2007; e su cui cfr. Edmond Marc, Dominique Picard, La scuola di Palo Alto, Red Edizioni, Como 1996. Una bibliografia aggiornata di e su Bateson e' nel sito del "Circolo Bateson", da cui estraiamo anche alcune ulteriori segnalazioni: G. Bateson, J. Ruesch, La matrice sociale della psichiatria, Il Mulino, Bologna 1976; Gregory Bateson, Perceval. Un paziente narra la propria psicosi, 1830-1832, Bollati Boringhieri, 2005; Gregory Bateson, L'umorismo nella comunicazione umana, Raffaello Cortina Editore, Milano 2006; AA.VV., Legami con G. Bateson, Libreria editrice universitaria, Verona 2006; Bagni G., Conserva R., Insegnare a chi non vuole imparare. Lettere dalla scuola, sulla scuola e su Bateson, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2005; Bateson M. C., Our own metaphor: a personal account of a conference on conscious purpose and human adaptation, Knopf, New York 1972, Smithsonian Institution Press, Washington-London 1991; Bateson M. C., Con occhi di figlia, Feltrinelli, Milano 1985; Bertrando Paolo, Bianciardi Marco (a cura di), La natura sistemica dell'uomo. Attualita' del pensiero di Gregory Bateson, Raffaello Cortina Editore, Milano 2009; Brockman J. (a cura di), About Bateson. Essays on Gregory Bateson, Wilwood House, London 1978; Brunello S., Gregory Bateson, Edizioni G. B., Padova 1992; Casadio Luca, Tra Bateson e Bion. Alle radici del pensiero relazionale, Antigone Edizioni, Torino 2010; Cotugno A., Di Cesare G. (a cura di), Territorio Bateson, Meltemi, Roma 2001; De Biasi R., Gregory Bateson, Cortina, Milano 1996; Greppi Olivetti A., Moietta E., Giochi con carte truccate. La tautologia in Gregory Bateson, Pellicani, Roma 1994; Lipset D., Gregory Bateson. The Legacy of a Scientist, Beacon Press, Boston 1982; Madonna G., La psicoterapia attraverso Bateson, Bollati Boringhieri, Torino 2003; Pauze' R., Gregory Bateson, itineraire d'un chercheur, Eres, Ramonville Saint-Agne 1996; Sala M., Il volo di Perseo, Junior, Bergamo 2004; Tamburini P. (a cura di), Gregory Bateson, maestro dell'ecologia della mente, Universita' Verdi, Bologna 1987; Winkin Y. (a cura di), Bateson: premier etat d'un heritage, Seuil, Parigi 1988; Zoletto D., Pensiero e scrittura del doppio legame, Edizione Universita' di Trieste, Trieste, 2001; Zoletto D., Il doppio legame. Bateson Derrida, Bompiani, Milano, 2003]

 

Nora Bateson e' una bella quarantenne, che e' nata in Florida e vive in Canada, di professione film-maker, madre di due figli e moglie del batterista jazz Dan Brubeck. Suo padre e' lo scienziato Gregory Bateson, tra i fondatori della cibernetica e autore di molti testi importanti, tra cui il noto "Verso un'ecologia della mente". Quando Nora e' nata suo padre aveva 64 anni, quando lui muore lei ne ha solo 12. Gregory sapeva come parlare ai bambini interagendo con il loro modo di pensare. Per questo non e' andato perso lo sforzo degli ultimi anni di vita (aveva gia' un tumore): consegnare alla ricettiva mente in crescita di Nora l'enorme sapere di cui era portatore, acquistato in una vita trascorsa per la scienza, attraverso l'osservazione dei sistemi viventi e un pensare complesso che prevedesse piu' punti di vista.

Nel mese di novembre 2010 a Roma e Milano si sono svolti due importanti convegni, organizzati da Circolo Bateson, Lega ambiente e Facolta' di Scienze della Formazione di Milano Bicocca.

Nel bellissimo film-documentario dal titolo "An ecology of mind", diretto da Nora, proiettato a entrambi i convegni, ecco come Nora racconta l'educazione ricevuta dal padre: "Le cose non erano mai 'cose'. La mappa non era il territorio. E qualsiasi cosa fosse, poteva essere leggermente rigirata e riesaminata, apparentemente all'infinito, come un cubo di Rubik, solo con diverse risposte e configurazioni valide. Lui l'avrebbe rigirato un poco e rivisto le regole a partire da li', e poi l'avrebbe rigirato ancora per essere sicuro di non rimanere vincolato ad un solo modo di pensare".

Per far comprendere perche' l'ecologia della mente e' "un'amica delicata e rigorosa", il film e' diviso in alcune parole chiave. La prima di queste e' relazione: ogni cosa fa parte di un sistema olistico e considerarne solo una parte ne limiterebbe la comprensione. Un esempio? Serve a poco sapere com'e' composta l'emoglobina senza considerare che la sua funzione e' di entrare in relazione con l'ossigeno. Forse, in un altro pianeta, questa stessa relazione, fondamentale per ogni essere vivente, la adempie una molecola di tutt'altro tipo. Ogni sistema vivente e' composto da un nido di relazioni complesse. Accorgersene, e' un importante momento verso l'ecologia della mente: "tutto il problema del possesso comincia a sembrare completamente differente. E' facile raccogliere molte banane. Potete ammassarne in molti modi, contarle, dire ai vostri vicini quante ne avete raccolte e cosi' via... ma, non so quante relazioni, e relazioni di relazioni, e relazioni di relazioni di relazioni, fanno elegante questo oggetto qui...".

Altra parola chiave e' cibernetica, la scienza che descrive i processi che avvengono in sistemi complessi.

Poi cambiamento: "il cambiamento avviene anche senza che ce ne accorgiamo. Viviamo su una palla e turbiniamo insieme con sistemi dentro sistemi che interagiscono continuamente. Ogni tentativo di bloccare alcuni elementi di questo processo e' un'astrazione e causa squilibrio, come succederebbe al funambolo sulla corda se avesse un arto legato".

Una parola-chiave molto importante, nel pensiero batesoniano, e' "doppio vincolo": una situazione senza via di fuga che impone un obbligo creativo. Un esempio? Viviamo in un sistema economico, dove una crescita sempre piu' rapida, ritenuta auspicabile, peggiora le condizioni della popolazione, creando disuguaglianza, poverta' e impatto sul clima globale. Lo sforzo creativo per uscire da questo genere di doppio vincolo richiede un vero e proprio salto di qualita' verso un livello piu' alto, fatto di improvvisazione e creativita'.

Un aiuto puo' provenire da una mente poetica ed estetica (altra parola chiave), che riesca a cogliere molte e diverse relazioni. "L'esperienza che avete nel leggere una poesia, o nel guardare un quadro, e' un'esplorazione inconscia delle molte e diverse relazioni che l'artista e' riuscito a cogliere" (da un'intervista a Mary Catherine Bateson).

Nel cercare finanziamenti per il film, Nora ha rinunciato a fondi di alcuni dipartimenti universitari perche' non ha voluto cedere alle proposte di potenziali finanziatori che volevano si raccontasse il "loro" Bateson: l'antropologo o lo psichiatra o il naturalista, etc. Lei ha preferito raccontare lo scienziato complesso, che aborriva ogni tipo di divisione settoriale, tipica della nostra cultura e di un modo di pensare semplicistico, in cui tutti noi tendiamo a ricadere. Persino Gregory! Come lui stesso dice nel film: "... e' inculcato dalle nostre importanti universita', che credono che ci sia questa 'cosa' detta psicologia, e che sia differente dalla sociologia, e quell'altra, chiamata antropologia, diversa dalle prime due, e l'estetica o la critica artistica, ancora diverse, e cosi' via; e credono che il mondo sia fatto di pezzi separabili di conoscenza su cui, se siete studenti, potete essere esaminati sulla base di una serie di domande scollegate, dette test di vero/falso, o quiz, [...] Credere che ci sia una tale divisione influisce sulla nostra condotta in un sacco di modi. Influisce su tutto il nostro sistema etico, sul nostro concetto di salute, di malattia, di crimine... tutto si impernia su quella che credo sia una dicotomia senza senso, per cui, se ce ne liberiamo il prima possibile cosi' da non averla piu' nel nostro vocabolario e da nessun altra parte, saremo piu' felici... o un po' piu' felici. Questo e' il tipo di mondo in cui vivo e in cui mi auguro che voi viviate, tutti voi, e per sempre - ma neanche io ci vivo per tutto il tempo... Ci sono delle volte in cui mi scopro a credere che ci sia qualcosa che e' separato da qualcos'altro".

L'incontro col pensiero di Gregory Bateson e' per molti una sorta di sfida e provocazione riguardo il proprio modo di pensare. Accettarla significa procedere verso una modalita' piu' ecologica di pensare. Il primo passo e' la consapevolezza dei condizionamenti culturali cui tutti siamo sottoposti. Il secondo passo e' imparare a osservare le cose: avvicinandosi a esse, ponendosi delle domande. Come funzionano? Funzionano insieme con qualcos'altro? Quali sono le loro relazioni? Come interagiscono? Come apprendono? E, ovviamente, come pensano?

Secondo Nora in questa modalita' di pensiero vi e' una speranza per il futuro del nostro pianeta. Ma la speranza e' imprevedibile. E' un giro di ruota. Non si puo' ne' calcolarla ne' programmarla. Suo padre le ha insegnato a spingersi un po' piu' avanti dei sentieri gia' tracciati da altri. Oggi lei lo insegna ai suoi figli. E le capita spesso di stupirsi dalla loro capacita' di comprendere e guardare oltre le contingenze. Le sorprese che ci riservano le generazioni future sono un esempio di speranza.

*

Nota

Tutte le citazioni sono tratte dal film "An ecology of Mind", non ancora in distribuzione.

 

4. LIBRI. FERDINANDO IMPOSIMATO PRESENTA "ULTIMI" DI RITA PENNAROLA

[Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo la prefazione di Ferdinando Imposimato al libro di Rita Pennarola, Ultimi. Inchiesta sui confini della vita, Tullio Pironti, Napoli 2010,

Ferdinando Imposimato, giudice istruttore dei piu' importanti casi di terrorismo (caso Moro, attentato al papa, omicidio del presidente del Csm Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione), si e' occupato anche di processi contro mafia e camorra e di sequestri di persona; eletto al Senato della Repubblica (1987 e 1994) e alla Camera dei Deputati (1992), per tre legislature e' stato membro della Commissione Antimafia. E' presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riportiamo per stralci la seguente scheda: "Ferdinando Imposimato (Maddaloni - Caserta -, 9 aprile 1936), avvocato penalista, magistrato, senatore ed attualmente Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Si e' impegnato nella lotta alla mafia e camorra, nella lotta contro il terrorismo: e' stato il giudice istruttore dei piu' importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro (1978), l'attentato a papa Giovanni Paolo II (1981), l'omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet, e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Si occupa anche della difesa dei diritti umani. Dopo essersi laureato in giurisprudenza all'Universita' di Napoli nel 1959, nel 1962 diventa vicecommissario di Polizia e viene destinato prima a Brescia e poi a Forli'. Un anno dopo torna a Roma come funzionario del Ministero del Tesoro, ove lavora per un anno. Nel 1964 diventa magistrato. Quale giudice istruttore istruisce alcuni tra i piu' importanti casi di terrorismo tra cui il processo Aldo Moro, l'attentato al papa, l'omicidio dei presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Vittorio Bachelet, la strage di Piazza Nicosia. E' lo scopritore della pista bulgara in Europa e delle connessioni internazionali del terrorismo. E' il primo a parlare delle connessioni del terrorismo italiano con servizi segreti stranieri e della presenza nel caso Moro del Kgb. Si occupa di processi contro mafia e camorra. Tra gli altri istruisce il caso di Michele Sindona, il banchiere siciliano legato a Cosa Nostra, accusato di bancarotta fraudolenta per il fallimento di banche italiane e straniere. Nel 1981 istruisce il processo alla banda della Magliana, una agenzia criminale legata a Cosa Nostra, al terrorismo, a finanzieri, a usurai, costruttori, politici ed amministratori. Nel 1983, il fratello Franco viene ucciso per vendetta trasversale. Nel 1984 viene designato come rappresentante dell'Italia a Strasburgo per i problemi del terrorismo internazionale con abuso delle immunita' diplomatiche e redige la mozione finale approvata all'unanimita' dai rappresentanti dei 16 paesi dell'Europa. Nel 1986, lasciata la magistratura, diviene consulente legale delle Nazioni Unite nella lotta alla droga. Si reca piu' volte, per incarico dell'Onu, nei paesi dell'America Latina per i programmi di rafforzamento del sistema legale dei paesi afflitti dal narcotraffico. Prepara per conto delle Nazioni Unite diversi programmi di addestramento dei giudici colombiani, boliviani, peruviani ed ecuadoriani. Ad un programma che si svolge in Italia, partecipano, tra gli altri, Giovanni Falcone, Gianni De Gennaro, Rosario Priore, Giancarlo Caselli ed il generale dei Carabinieri Mario Mori. Si occupa di diritti umani e dei principi del giusto processo in America Latina, ove svolge una importante missione in Peru'. Nel 1987, come indipendente di sinistra, Imposimato viene eletto al Senato della Repubblica, e nel 1992 alla Camera dei Deputati. Nel 1994 viene eletto di nuovo al Senato. Per tre legislature e' membro della Commissione Antimafia. Presenta numerosi disegni di legge sulla riforma dei servizi segreti, sugli appalti pubblici, sui trapianti, sui sequestri di persona, sui pentiti, sul terrorismo, sulla dissociazione. E' stato membro della Suprema Corte di Cassazione, dove raggiunge il grado di Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte. E' direttore dell'osservatorio dell'Eurispes sulla criminalita' organizzata in Italia. E' impegnato in attivita' di volontariato e di solidarieta'. Nel 1984 viene designato dalla rivista francese 'Le Point' Uomo dell'anno - giudice coraggio, e riceve il premio dedicato a Carlo Alberto Dalla Chiesa per avere proseguito le sue battaglie al servizio della giustizia nonostante le minacce ricevute e l'assassinio del fratello. Nel 1985 il 'Times' di Londra gli dedica una intera pagina definendolo 'lo scudisciatore della mafia'. La rivista 'Reader's digest' gli dedica un servizio per le sue inchieste su terrorismo e mafia. Nel 1985 un libro dell'Onu lo sceglie, nell'Anno della gioventu', come 'simbolo della giustizia'. Nel 1986 scrive sei soggetti cinematografici per la Rai, radiotelevisione italiana. I film vengono prodotti da una coproduzione tra le televisioni di Italia, Francia, Germania, Austria e Spagna. Si tratta di sei storie giudiziarie, dal titolo Il giudice istruttore, che raccontano alcune delle inchieste condotte da Imposimato. In esse e' ricorrente il problema della fallacia della giustizia per la inafferrabilita' della verita' reale e la contraddizione tra verita' processuale e verita' reale. Tra gli interpreti, diretti dal regista Florestano Vancini, ci sono Erland Josephson, l'attore prediletto dal regista Ingmar Bergman, che interpreta la parte del giudice Imposimato, Daniel Gelin, Horst Bucholz, Capucine e Vittorio Gassman. Federico Fellini, amico fraterno del giudice, gli propone di scrivere soggetti cinematografici su temi giudiziari. Ma il progetto non va a termine per la morte del regista. Ha pubblicato diversi libri tra cui: Terrorismo internazionale; Corruzione ad alta velocita'; Vaticano. Un affare di Stato; La grande menzogna. Alcuni libri non sono stati editi in Italia, ma sono stati tradotti e diffusi all'estero, come: Un juge en Italie. Il blog di Ferdinando Imposimato e': http://ferdinandoimposimato.blogspot.com/". Tra le opere recenti di Ferdinando Imposimato: (con Giuseppe Pisauro e Sandro Provvisionato), Corruzione ad alta velocita'. Viaggio nel governo invisibile, Koine' Nuove Edizioni, 1999; Terrorismo internazionale. La verita' nascosta, Koine' Nuove Edizioni, 2002; Vaticano. Un affare di Stato, Koine' Nuove Edizioni, 2003; La grande menzogna, Koine' Nuove Edizioni, 2006; (con Sandro Provvisionato), Doveva morire, Chiare lettere, Milano 2008.

Rita Pennarola, giornalista professionista, mediattivista, condirettrice de "La voce delle voci", e' autrice di vari libri di inchiesta giornalistica]

 

Il libro di Rita Pennarola sui confini della vita e' semplicemente sconvolgente e affascinante: esso ci introduce con la maestria di una grande investigatrice nel mondo sconosciuto della bioetica, dal quale i piu' sono rimasti lontani per i limiti culturali e, forse, per il timore di prendere posizione su temi cosi' scottanti. Si tratta di materia difficile e complessa. Eppure questo libro - che tratta magistralmente i temi ardui degli aborti, dei trapianti e del fine vita - riesce a colmare, in modo semplice ed efficace, almeno in parte, le immense lacune su argomenti che tutti dovrebbero conoscere, specie coloro che hanno compiti speciali come legiferare o esercitare i mestieri del medico o del giudice, del poeta o del giornalista. Pier Paolo Pasolini, il piu' laico e progressista di tutti i poeti ed artisti italiani del '900, posto di fronte al dilemma aborto si' / aborto no e di fronte alla legge sull'aborto - voluta dalla stragrande maggioranza degli italiani - non ebbe incertezze, e scrisse: "Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto, perche' la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio" (Pier Paolo Pasolini, "Corriere della Sera", 19 gennaio 1975).

Rita ci offre un insieme di conoscenze empiriche, di dati statistici, di episodi sconosciuti, ma anche di informazioni scientifiche precise, con la semplicita', il rigore, la convinzione morale della persona che non segue la comoda corrente conformista degli abortisti o degli anti-abortisti, quasi sempre ignari di cio' che tali scelte significhino. E ci dice come la crescente conoscenza dei risvolti etici ed esistenziali che la scelta dell'aborto comporta, per le pazienti e per coloro che l'aborto praticano legalmente, stia provocando una rivolta crescente contro questa pratica, che spesso diventa condotta criminale, come emerge dai ripetuti casi di cronaca nera. Sicche' in Italia, a trent'anni dal varo della legge 194, il numero di medici e paramedici obiettori di coscienza risulta in crescita esponenziale.

Il punto di partenza dell'analisi di Rita e' l'aborto e il problema della natura del feto, per molti un ammasso di cellule, un individuo solo "potenziale": ma se e' cosi' - si chiede Rita - perche' domandarsi se sia o meno lecito che in qualche Paese del mondo i feti vengano utilizzati nei laboratori di ricerca per preparare costosissimi elisir di lunga vita ai nababbi? E quando si verifica la morte cerebrale che legittima il trapianto di organi? Eppure, fino a quando si continuera' a sorvolare sulla indeterminatezza del principio di "morte cerebrale", la popolazione sara' ancora quotidianamente "nutrita della fuorviante convinzione che gli organi vengano espiantati da un 'cadavere' e non da un vivente caldo che urina, suda, se e' donna ha le mestruazioni, puo' concepire e partorire"; il trapianto diventa allora un assassinio, come l'aborto per Pasolini. Di qui l'esigenza che la legge preveda, per gli anestesisti dei trapianti, una obiezione di coscienza.

"Fermare questo viaggio", scrive Pennarola, "e' impossibile, dal momento che qui le ragioni del business s'intrecciano con quelle della conoscenza. Ma riflettere sui metodi della navigazione risulta, proprio per questo, piu' che mai necessario". Ad evitare le degenerazioni che portano all'assassinio di bambini e adulti, organizzati e legalizzati in alcune cliniche della Turchia (e non solo), attrezzate per gli espianti e i trapianti senza regole.

"Oggi", si legge nel libro, "anche negli Usa il metodo abortivo piu' adottato nel secondo trimestre di gestazione e' quello di 'Dilatazione ed Evacuazione' (D&E). Questo sistema, che noi chiamiamo 'raschiamento', implica un allargamento dell'apertura dell'utero sufficiente a inserire i ferri, dilaniare il feto ed estrarlo pezzo per pezzo. Ma ancora piu' agghiacciante e' la pratica del 'partial-birth abortion' ('aborto a nascita parziale') su cui si e' giocata negli Usa una decisiva partita in vista delle presidenziali, con l'allora candidata democratica Hillary Clinton schierata (come suo marito Bill) a favore di questa metodica abortiva". La descrizione del "partial-birth abortion" e' quella di un vero e proprio assassinio.

Altrettanto drammatica e' la situazione in Italia dove, il 22 maggio del 1978, il parlamento varo' la legge 194, sulla tutela sociale della maternita' e sull'interruzione volontaria della gravidanza. Ricorda Rita che nella pratica le cose vanno in modo contrario ad alcuni diritti inviolabili sia della donna che del concepito: secondo la 194, alla donna che chiede di abortire i consultori devono fornire alcune informazioni: "sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio", ma anche "sulle modalita' idonee a ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante". Se non esiste una condizione di urgenza, i medici le danno anche sette giorni per pensarci. Qui l'autrice denunzia una carenza della legge contro i diritti del feto. "Niente, nemmeno una parola su come e' e cosa sta facendo quell'"ammasso di cellule". Non un rigo di semplice informazione alla donna e' previsto, nella legge, su quella bocca che già distingue i sapori o su quegli occhi che a 90 giorni dal concepimento già stanno per aprirsi. Su quel cervello che viaggia a 250.000 nuove cellule al minuto".

Come spesso accade, la totale ignoranza degli aspetti biologici impliciti nelle questioni su cui si legifera, diventa una condizione imprescindibile per ottenere il consenso generale. La 194 all'articolo 6 prevede la possibilita' di abortire ben oltre il termine del novantesimo giorno dal concepimento. Dal "serio pericolo per la vita della donna" previsto per l'aborto nei primi tre mesi, si passa al "grave pericolo per la vita della donna", lasciando alla sola differenza - assai sottile ed opinabile - fra due aggettivi (serio e grave) tutto il peso di scelte che cambiano l'esistenza. "Se considero il pericolo grave e non solo serio, posso far raschiare e aspirare un feto anche a cinque, sei mesi di gravidanza, quando il suo cervello e' quasi completo e il cuore batte forte. Sente, annusa, ascolta".

"Proviamo a pensare", si chiede Rita, "cosa succederebbe se la 194 non avesse sbarrato la porta ad ogni dubbio, escludendo l'ipotesi che quel 'nascituro' possa non essere un'escrescenza del corpo femminile, ma un essere in se', uno di noi. E se, considerandolo tale, la legge avesse reso obbligatorio l'allestimento di strutture idonee che potessero prendersi cura del piccolo quando i genitori non possono o non vogliono. Un principio civile, che invece viene lasciato alla buona volonta' di pochi, costretti ad operare in privato e senza alcun sussidio dallo Stato".

Il libro espone con rigore alcuni abusi nella applicazione della pur permissiva legge 194. E ricorda che a marzo 2007, nell'ospedale fiorentino di Careggi, un piccolo di ventidue settimane di gestazione era sopravvissuto all'aborto terapeutico richiesto dalla madre. Ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale pediatrico Meyer, e' morto per complicazioni cardiocircolatorie. "Il bambino aveva un peso di 500 grammi e un'altezza di una ventina di centimetri. La malformazione all'esofago diagnosticata dall'ecografia, che aveva indotto la madre all'aborto, si era rivelata inesistente. Il piccolo era sano e ha provato a lottare nell'incubatrice per quasi una settimana, poi ha smesso di vivere". "A fine agosto 2007 una donna di quarant'anni incinta di due gemelli, uno sano e l'altro con malformazioni, decide di abortire il feto malato. Ma per errore i medici eliminano quello sano. E' successo all'ospedale San Paolo di Milano, duemila parti l'anno e settecento Ivg. Le analisi fatte dopo l'aborto sono da choc: in pancia e' rimasto quello malato. Con ogni probabilita', la donna ha fatto, nei giorni seguenti, un'ulteriore interruzione di gravidanza. Questa volta sul feto con malformazioni".

Il libro tratta anche il tema scabroso e orripilante della mafia dei feti. E ricorda che "a maggio 2007 l'inviato del 'Corriere della Sera' Andrea Nicastro mostro' per la prima volta agli italiani il volto macabro del traffico di feti in Ucraina, cui si aggiunge l'ancor piu' allucinante ipotesi del massacro di bambini per ricavarne incomparabili principi attivi di natura biologica da utilizzare nella farmacologia e nella preparazione di cosmetici, compresi gli 'elisir di lunga vita'".

Poi Rita parla - ed e' questo un aspetto propositivo della sua ricerca straordinaria - della "Terra promessa" offerta dalle cellule staminali. E racconta che nel 1964, studiando il teratocarcinoma, i ricercatori hanno spalancato una delle piu' esaltanti frontiere della biologia moderna, identificando per la prima volta le cellule staminali, fino ad allora soltanto conosciute come quel gruppetto di cellule (da due, a quattro, a sei, a otto) che dopo l'unione tra ovulo e spermatozoo formano la blastocisti, vale a dire il primo nucleo dell'embrione.

A questo punto del racconto, dobbiamo porci un interrogativo: materie cosi' delicate possono essere lasciate all'arbitrio dei medici, dei politici o degli affaristi? Che dicono le convenzioni internazionali e le Costituzioni sui temi del concepito e del feto? Cosa e' permesso e cosa e' vietato? Ed ecco le risposte.

Diversamente dalla Convenzione americana dei diritti dell'uomo, il cui articolo 4 prevede la protezione della vita a partire dal concepimento (ma Hillary e Bill Clinton lo ignoravano), la Convenzione europea, come spiega la professoressa Andreana Esposito in un prezioso libro sui diritti umani e il diritto penale, non indica il momento iniziale della vita e non definisce la nozione di persona la cui vita e' protetta dall'articolo 2, paragrafo 1. Nelle sue prime decisioni la Commissione europea non ha mai affrontato nel merito la questione, dichiarando l'inammissibilita' dei ricorsi. Nel caso X contro Regno Unito, per la prima volta ha chiaramente affermato che l'espressione "ogni persona, di cui all'articolo 2, non puo' applicarsi al nascituro. Tuttavia anche nell'ipotesi in cui dovesse riconoscersi che il diritto alla vita sia garantito al feto dal concepimento, tale diritto dovra' subire una limitazione implicita che consente una interruzione della gravidanza per salvaguardare la vita o la salute della madre" (Andreana Esposito, Il diritto penale "flessibile". Quando i diritti umani incontrano i sistemi penali, Torino, Giappichelli, 2008, pp. 177-178). Con molta prudenza, tuttavia, la giurisprudenza della Corte non ha mai specificato se la Convenzione garantisca un diritto all'aborto, o se il diritto alla vita di cui all'articolo 2 si estenda anche al feto, riconoscendo un ampio potere discrezionale agli Stati in un settore cosi' delicato. Sulla questione, infatti, la Corte, pur riconoscendo che "la vita del feto era intimamente legata a quella della madre e che poteva essere protetta indirettamente attraverso la madre", ha tuttavia escluso la possibilita' di incriminare il medico di omicidio colposo per la morte del feto, cioe' per feticidio colposo. Andreana Esposito ha criticato questa decisione della Corte, osservando che "il ragionamento non e' coerente e non e' in linea con i suoi precedenti". E ricordando che nel caso predetto "vi era una condivisione di interessi tra la madre (diritto alla vita) ed il feto (diritto a nascere), che comportava un interesse alla prosecuzione della gravidanza" (op. cit., pp. 189-191).

Nella seconda parte il libro di Rita Pennarola tratta del difficile tema dei trapianti di organi, di cui sono stato e sono un convinto assertore. Ma non posso chiudere gli occhi di fronte alle degenerazioni e agli abusi che, come nel campo degli aborti, vengono compiuti in tutto il mondo.

Rita affronta uno dei temi piu' controversi ed oscuri in quella nebulosa nella quale navighiamo. E ricorda che la dicitura "morte cerebrale", presupposto di un espianto legittimo, compare per la prima volta sulla scena medica americana nel 1968, dopo il primo trapianto di cuore effettuato da Christian Barnard a Citta' del Capo. Fu allora che la Harvard Medical School introdusse i criteri per la definizione di "morte cerebrale" su soggetti vivi, in coma definito irreversibile, dando di fatto l'avvio all'era del trapianto-espianto. Si puo' dire che si tratta di "morti, ma solo in parte". "Il corpo del donatore, perche' il trapianto possa riuscire, deve possedere infatti un cuore pulsante ed una temperatura simile in tutto a quella dell'uomo sano. Se tale precondizione viene a mancare, anche solo per pochi minuti, il rapidissimo deperimento degli organi ne rendera' impossibile il riutilizzo. Per questo risultano centrali gli interrogativi che riguardano non la morte come tradizionalmente intesa, ma la cosiddetta 'morte cerebrale': un cervello morto in un corpo vivo. E qui il confine, finora labilissimo, diventa quasi invisibile. Basti pensare che i criteri legali per la diagnosi di morte cerebrale variano da paese a paese. Per via di queste differenze un paziente puo' essere dichiarato clinicamente morto in una nazione, ma non in un'altra".

"Insomma - e' la sostanza del ragionamento - prima di dichiarare chiusa definitivamente una vita per affrettarci a 'riciclarne' le parti migliori, dovremmo indirizzare la ricerca verso le possibilita' di salvezza e riabilitazione di chi la vita ce l'ha ancora. Situazioni che in moltissimi casi esistono, ma non vengono piu' esplorate a fondo dalla gran parte della comunita' scientifica internazionale dopo l'avvento dei trapianti. Prima di guardare solo a chi 'aspetta' un organo, volgiamo attentamente la nostra attenzione e diamo ancora una possibilita' a chi quell'organo lo possiede, vivo e pulsante, nel suo corpo. E, forse, potrebbe ancora mantenerlo".

Con la parola "morte" - ricorda Rita - si accomuna il paziente vivo sotto ventilazione, dichiarato in "morte cerebrale" sulla base dei protocolli di Stato, e il morto tradizionale in arresto cardiocircolatorio e respiratorio. Nel passato il morto era sempre un cadavere, nel presente il "morto cerebrale" non e' un cadavere.

Il libro affronta infine il tema drammatico ed insoluto del testamento biologico e dei limiti di scelte difficili che sono al confine con il problema dell'eutanasia. I sostenitori del testamento biologico ritengono "prioritario il rispetto della dignita' dell'uomo in ogni fase della sua vita". Ma il Senato ha approvato il disegno di legge del centrodestra sulle dichiarazioni anticipate di volonta': "piu' che dar vita al testamento biologico - osserva il professor Ignazio Marino - il centrodestra lo ha ucciso sul nascere".

Ho gia' ribadito piu' volte la mia contrarieta' a una norma sbagliata, ideologica e approvata senza ascoltare nessuno sull'onda della drammatica vicenda di Eluana Englaro. Sancire che la volonta' del paziente non sara' vincolante per il medico e che trattamenti sanitari come l'idratazione e l'alimentazione artificiale saranno imposti al paziente, significa andare contro la liberta' personale e calpestare il diritto costituzionale all'autodeterminazione del cittadino.

Sul punto l'autrice assume una posizione critica, tanto della pratica dei trapianti quanto del testamento biologico, mettendo in evidenza le speculazioni economiche che possono ispirare gli assertori della necessita' di tale testamento e della donazione di organi. A proposito dal caso Englaro, molti hanno sostenuto che a quella infelice ragazza sia stata praticata l'eutanasia, in contrasto con la legge e le convenzioni internazionali. Ricorda la professoressa Andreana Esposito che "e' stato il caso Pretty contro Regno Unito a mettere i giudici europei nella posizione di dovere decidere se l'articolo 2 della Convenzione europea, accanto al diritto alla vita, consacri anche il diritto al non vivere", che Ignazio Marino chiama "diritto costituzionale alla autodeterminazione del cittadino". Secondo Andreana Esposito "si pone la questione della legittimita' convenzionale della legalizzazione dell'eutanasia. E quindi la responsabilita' dello stato nel caso di non incriminazione di un medico o di un congiunto che abbia praticato la 'dolce morte'". In mancanza di puntuali decisioni della Corte, si ripropongono le due tradizionali e contrastanti posizioni sul suicidio assistito e sul diritto di morire con dignita'. Nel caso Pretty i giudici europei hanno escluso in modo netto che dal generale diritto alla vita garantito dall'articolo 2 della Convenzione possa derivare un riconoscimento del suo esatto contrario, vale a dire il diritto a morire. E di conseguenza la Corte non ha ritenuto di poter fare discendere dall'articolo in esame un diritto all'autodeterminazione del momento in cui porre fine alla propria esistenza.

Concludendo dobbiamo riconoscere che Rita Pennarola nel suo libro-inchiesta ha coraggiosamente richiamato l'attenzione dei cittadini su problemi di estrema attualita' che riguardano i diritti inviolabili dell'uomo; problemi che non hanno trovato ancora soluzione nella legislazione internazionale e interna, ne' nella giurisprudenza oscillante della Corte Europea. Ammonendo che l'incertezza e la non chiarezza delle leggi sono la causa prima degli abusi gravissimi e delle degenerazioni da parte di potenti lobby, di ricchi nababbi pronti a sopravvivere a scapito dei piu' deboli, di organizzazioni criminali decise ad arricchirsi con le pratiche piu' abiette e di scienziati senza scrupoli pronti a salvaguardare solo i propri privati interessi e non il diritto alla vita, specialmente quella degli ultimi.

 

5. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

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6. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

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7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Paul Ginsborg, Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi. Societa' e politica 1943-1988, Einaudi, Torino 1989, 1993, pp. XIV + 624.

- Paul Ginsborg, L'Italia del tempo presente. Famiglia, societa' civile, Stato 1980-1996, Einaudi, Torino 1998, pp. XVIII + 648.

- Enzo Santarelli, Storia critica della Repubblica. L'Italia dal 1945 al 1994, Feltrinelli, Milano 1996, pp. XX + 372.

 

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

9. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 434 del 13 gennaio 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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