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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XII)

Numero 1 del primo gennaio 2011

 

In questo numero:

1. Quel che segue

2. Poiche'

3. Mille cadaveri e di mosche un pugno

4. Luciano Bonfrate: Ed i massacri della guerra afgana?

5. Osvaldo Caffianchi: Parole

6. Benito D'Ippolito: Eis eauton

7. Benito D'Ippolito: Una tenzone

8. Benito D'Ippolito: In lode di Maria G. Di Rienzo

9. Consunte sono tutte le parole

10. A Osvaldo Ercoli, in occasione del suo genetliaco

11. Osvaldo Caffianchi: Il superstite

12. Osvaldo Caffianchi: Lungo il cammino

13. Osvaldo Caffianchi: Righe in omaggio al professor Pontara per la sua antologia gandhiana del '73

14. Cencio Cicorioni: La ronna

15. Romano Sacrimperi: A norma del pacchetto sicurezza

16. Luciano Bonfrate: Cantata dell'Internazionale dei morti di fame

17. Di cedimento in cedimento

18. Omero Caiami Persichi: Superstite un distico

19. La stagione

20. Il partito dello stupro. Un oratorio

21. Al telefono. Una palinodia

22. Parla il senator Benito Adolfo Caligolari

23. Progetto di circolare del Somministro della sanita'

24. Fosco Funesti: Da un frammento apocrifo di Autottico Autontimorumeno, scoliasta bizantino. Un volgarizzamento, ovvero una versione

25. Benito D'Ippolito: Et non inveni

26. Dal Ministero della Cultura Popolare

27. L'ammazzatoio. Un proclama ministeriale

 

1. EDITORIALE. QUEL CHE SEGUE

 

Riproponiamo qui alcuni interventi in versi apparsi nel nostro notiziario nei primi mesi del 2009 e successivamente raccolti in "Voci e volti della nonviolenza" n. 324 del 17 aprile 2009.

 

2. POICHE'

 

Poiche' i razzi e le bombe non crescono sugli alberi

qualcuno li produce e li fornisce

a chi li usa.

 

Poiche' aggiustare una macchina e' facile

ma riportare in vita gli ammazzati invece no

dovrebbe esser chiaro cio' che ne consegue.

 

Poiche' ogni persona a non essere uccisa ha diritto

ne deriva un reciproco dovere

e chiunque sa quale sia.

 

Nel frigorifero i teschi surgelati

dalla lattina aperta spuma sangue

e dalla televisione sempre e solo

parlano gli assassini.

 

Non affondarla tu la lama nella gola.

Non spingerlo tu il bottone del telecomando

che toglie il respiro.

Non dargli fuoco tu alla carne viva.

 

Tu opponiti a tutte le guerre

a tutti gli eserciti opponiti

tu opponiti a tutte le armi.

 

Vi e' una sola umanita'. E solo

la nonviolenza puo' tutti salvarci.

 

3. MILLE CADAVERI E DI MOSCHE UN PUGNO

 

Un sangue nero fumigante scola

un volto nero e' come legno attorto

non esce dalla gola una parola

il vivo e' arrovesciato e fatto morto.

 

Qui mira la scintilla e qui la mola,

come dal cielo piovve giu' sull'orto

di bronzo e fiamma l'orrida carola,

qual bastimento giunse infine in porto.

 

Dall'alto della rocca catafratto

chi tesse questa trama si protende

a contemplar che resta di tal bugno

 

e calcolare il prezzo del misfatto

e compitar quali frutto' prebende:

mille cadaveri e di mosche un pugno.

 

4. LUCIANO BONFRATE: ED I MASSACRI DELLA GUERRA AFGANA?

 

Ed i massacri della guerra afgana?

su quelli ancora l'omerta' prevale

giacche' l'Italia in quella si' lontana

terra e' tra quanti seminano il male

 

e fan raccolto della disumana

messe di sangue e d'odio, un infernale

rosario di delitti che si sgrana

e che s'irradia e il mondo inonda e assale.

 

Non e' anche quella una guerra stragista?

Non sono le sue vittime persone?

Non alimenta l'orgia terrorista?

 

Non muovono quei morti a compassione

l'illustre movimento pacifista?

Nessuno a questo crimine si oppone?

 

5. OSVALDO CAFFIANCHI: PAROLE

 

Le stragi "difensive", l'ammazzare

"umanitario", il massacrare masse

"collaterale effetto", le piu' basse

imprese sa la lingua mascherare.

 

Se solo per un'ora si lasciasse

la finta lingua che non fa pensare

altre sarebbero da pronunciare

parole amare in gravi e tristi lasse.

 

Questa menzogna che corrompe tutto

questa ferocia che tutto devasta

quest'empia pira d'infinito lutto

 

e questo fumo che tutto sovrasta

di carni umane che la fiamma ha strutto:

cos'altro ancora occorre per dir basta?

 

6. BENITO D'IPPOLITO: EIS EAUTON

 

Non frutta gran raccolto dell'ascolto

la pallida virtu', ne' il ben assolto

dovere frutta molto, e piu' lo stolto

gode la vita di chi mesto volto

 

tiene per abito da poi che ha colto

che niun di duolo ne' d'affanno e' sciolto

e che se bene v'e', cosi' e' sepolto

che saria meglio che gli fosse tolto

 

ogni desire ed ogni speme ed ogni

miraggio di belta' e di nobil sogni

sicche' del nudo vero e dei bisogni

 

inesauribili non si vergogni

e resti forte e giammai s'incarogni

ma solo di esser giusto per se' agogni.

 

7. BENITO D'IPPOLITO: UNA TENZONE

 

I. A parla a B

Sempre credetti soltanto nelle spade

e nelle candele.

Le spade che rossa traggono dalle carni acqua

le candele che piangono e fanno luce

divorate dal fuoco.

Sempre credetti solo nella morte.

 

II. B risponde ad A

Come la notte volli esser tutto orecchio.

Solo silenzio, solo respiro.

Solo la voce del mare e delle foglie.

Solo il ritorno del giorno e delle tenebre.

E la vita, la vita infinita.

 

III. Questo specchio

Questo vetro e' un cavallo di pietra.

Questo vetro non sa benedizioni.

Uno solo sono i due volti

i due lati sono un lato solo.

 

IV. A Gaza

Era tuo figlio che bruciava il tuo fuoco.

Era tua madre che si scioglieva in sangue.

La tua arma squartava le tue carni.

Finche' non cessi di uccidere uccidi

te stesso. Amico mio assassino,

unico nostro volto.

 

8. BENITO D'IPPOLITO: IN LODE DI MARIA G. DI RIENZO

 

Sa tutto questa donna, e le parole

conosce che rivelano gli arcani.

Mille dispone l'oppressor tagliole

e lei le smonta con le proprie mani.

 

E smaschera gli inganni nelle fole

dell'ipnotizzatore, e rende vani

i trucchi di chi rapinare vuole

i sogni, le anime, le stelle, i pani.

 

Sa contrastare il male, e modulare

il luminoso canto che guarisce

le egre cure del profondo mare

 

nero del cuore, e la danza tornisce

che reca le soavi gioie e rare

in questa vita che presto finisce.

 

9. CONSUNTE SONO TUTTE LE PAROLE

 

Consunte sono tutte le parole

a dire l'eruzione di quel male

e come ancora l'anima ti assale

e come ancora morda nelle gole

 

e laceri le carni. E ancora duole

come piaga frugata dal pugnale

inestinguibile che nulla vale

a risanare. E ne' luna ne' sole

 

possono illuminare questa greve

tenebra sempiterna, e questa brace

fermenta ancora, e non vi sono leve

 

che rompano si' crudo carapace

e possano un soccorso recar lieve

alla memoria che non trova pace.

 

10. A OSVALDO ERCOLI, IN OCCASIONE DEL SUO GENETLIACO

 

Qui vedi un uomo buono, il cui rigore

morale e logico con gran vigore

si oppone ad ogni errore ed ogni orrore

e dona a tutti verita' ed amore.

 

Di matematiche buon professore

e di onesta' maestro ancor migliore

contrasta ogni torpore e ogni timore

recando aiuto ovunque sia dolore.

 

In questa breve vita la cui danza

sovente pare folle, e d'incostanza

e d'ignoranza e tracotanza e' stanza,

 

di Osvaldo Ercoli la vicinanza,

la vigilanza, la testimonianza

e' fonte di conforto e di speranza.

 

11. OSVALDO CAFFIANCHI: IL SUPERSTITE

 

Immedicabile e' questo dolore

insuperabile questa stanchezza

e non c'e' cuore, non c'e' fiore o amore

che possa dar sollievo, ne' allegrezza.

 

Passano gli anni come fosser ore

e ti ritrovi qui, in questa vecchiezza

con il medesimo colore e odore

con la medesima bruna grevezza.

 

Ogni parola ancora ti ferisce

ogni silenzio ancora ti e' di scherno

non vi son cose per te lievi e lisce

 

ma tutte ti riportano all'inferno

ove nulla di umano piu' schiarisce

questo infinito nudo vuoto inverno.

 

12. OSVALDO CAFFIANCHI: LUNGO IL CAMMINO

 

Nel candido silenzio della luna

lenta, gravata di un dolore cupo

in lunga fila va una schiera bruna

in questa landa del drago e del lupo.

 

Ovunque e' notte e non s'adocchia cruna

per aguzzar di ciglia, ed un dirupo

ed un deserto e' qui ove si rauna

fiaccata la teoria del crudo strupo.

 

E in questo andare unico barlume

di speme e' la carezza che conforta

chi e' insieme tratto in questo triste fiume

 

e il vivo volto che alla cosa morta

sa fare fronte e reca il buon costume

della pieta' che lotta e che sopporta.

 

13. OSVALDO CAFFIANCHI: RIGHE IN OMAGGIO AL PROFESSOR PONTARA PER LA SUA ANTOLOGIA GANDHIANA DEL '73

 

Non giunsi a scegliere la nonviolenza

seguendo Gandhi o King o Capitini

ma Leopardi e Marx, tra mezzi e fini

stringendo il nesso, all'intima esigenza

 

di agire e di pensare in coerenza

dando sviluppo, e cercando cammini

che contrastasser tutti i belluini

errori e orrori in scienza ed in coscienza.

 

L'antologia gandhiana di Pontara

fu a molti e a me strumento e specchio e pietra

d'inciampo e paragone, e non avara

 

limpida fonte e di dardi faretra

colma - all'arciere zen visione chiara -

per contrastar violenza cieca e tetra.

 

14. CENCIO CICORIONI: LA RONNA

 

Grazzi'ar governo de la giovinezza

co' mi' compari mo' ffamo la ronna

e sse trovamo 'n mezzo a 'sta monnezza

o 'n affricano, o uno de l'artra sponna

 

mo' vegghi 'sto bastone se battezza

mo' ssenti se la zucca te se sfonna

te bbecchi 'sto pacchetto sicurezza

e mo' lecchete er sangue che te gronna.

 

Ah che goduria d'arifa' le squadre

com'a li tempi de faccetta nera,

e le capocce tonne falle quadre

 

e quelle quadre tonne oppure a ppera

a martellate, e sia gloria a ddiopadre

che io te meno e tu ce vai in galera.

 

15. ROMANO SACRIMPERI: A NORMA DEL PACCHETTO SICUREZZA

[Dal console in pensione Romano Sacrimperi riceviamo per opportuna conoscenza il seguente esposto recante la richiesta urgente di arresto e deportazione in Libia dei ministri extracomunitari della Padania clandestinamente infiltratisi nel governo italiano in carica]

 

Illustre Presidente del Consiglio,

con la presente vengo a denunciare

qualcosa che non si puo' tollerare:

Lei tiene qual ministro e qual famiglio

 

certuni, e molto me ne maraviglio,

di razza longobarda! Al nostro lare

italico non s'hanno da accostare!

ch'io gli darei di piglio col runciglio.

 

A norma del pacchetto sicurezza

esigo li si arresti e poi deporti

in Libia o in altro loco ove si spezza

 

questa pretesa di venire ai porti

e agli orti nostri, e cessi la sconcezza

di essere invasi da 'sti beccamorti.

 

16. LUCIANO BONFRATE: CANTATA DELL'INTERNAZIONALE DEI MORTI DI FAME

 

Non le catene, ma il fiore vivo.

Non la barbarie: la civilta'.

 

Abbiamo scritto sulla nostra rossa

bandiera le parole pane e rose.

 

Siam la sinistra degli sfruttati

che sa che la vita non e' la morte

sa che la forza di tutte piu' forte

e' sempre e solo la verita'.

 

Abbiamo scritto sulla nostra rossa

bandiera: giustizia e misericordia.

 

Siam la sinistra degli storpiati

che sa che la vita e' una lotta infinita

e questa lotta e' la gioia stupita

cui diamo nome di fraternita'.

 

Abbamo scritto sulla nostra rossa

bandiera: uguaglianza di diritti.

 

Siam la sinistra dei carcerati

che sa che la morte e' comune nemica

e contrastarla e' suprema fatica

ma e' la nostra unica liberta'.

 

Abbiamo scritto sulla nostra rossa

bandiera: a ciascun secondo i suoi bisogni.

 

Siam la sinistra dei fucilati

che sa che resistere occorre al male

ed aiutare il piu' debole e frale

e' la speranza della pieta'.

 

Abbiamo scritto sulla nostra rossa

bandiera: salvare le vite.

 

Non le catene, ma il fiore vivo.

Non la barbarie: la civilta'.

 

17. DI CEDIMENTO IN CEDIMENTO

 

Di cedimento in cedimento

senza un sussulto, senza un lamento

i nonviolenti di complemento

hanno accettato la guerra e il tormento,

il povero ucciso, il debole spento,

dell'armamento il potenziamento

e delle stragi ingente l'aumento

all'ingrosso e al minuto, con cuore contento.

 

A produrre un mutamento

tanto spinto e si' spietato

certamente avra' aiutato

qualche buon finanziamento.

 

18. OMERO CAIAMI PERSICHI: SUPERSTITE UN DISTICO

 

Sempre bizzarra mi parve la pieta'

per gli uccisori e mai per gli uccisi.

 

19. LA STAGIONE

 

Cominciarono erigendo nuovi campi.

Consegnando il fuggiasco all'aguzzino

tra le risa. Anni passarono.

 

Poi l'ingresso nel paese al fischio del padrone

la schiavitu' sui bordi delle strade

le salme in pasto ai pesci

le mazzate dei caporali

il sangue che si mischia ai pomodori

gli asfissiati scaricati dai Tir tra le immondizie.

 

Infine

Il dottore con le manette

la tassa sulla persecuzione

la colpa di non avere un tetto

le squadre hitleriane ridipinte.

 

Deve morire il povero cristo

e' aperta la stagione di caccia.

 

20. IL PARTITO DELLO STUPRO. UN ORATORIO

 

Siamo maschi, facciamo cosi'.

 

Lo facciamo nelle nostre calde case

a sangue freddo o urlando come aquile.

 

Nelle auto, di giorno e di notte

comprando carne nella macelleria

che e' sempre aperta sui cigli delle strade.

 

Lo facciamo risparmiando i soldi

se troviamo una squinzia da sola

in un luogo abbastanza appartato.

 

Siamo maschi, facciamo cosi'.

 

Non e' per il sesso, e' per il potere

di torturare, devastare per sempre,

sentire il gusto di esercitare la forza

che sbrana e che annienta.

 

Siamo maschi, facciamo cosi'.

Ci piace l'ordine e la disciplina.

 

21. AL TELEFONO. UNA PALINODIA

 

Sempre con questo muso lungo una quaresima

mi dicono gli amici di non poterne piu'.

 

Ma si', facciamoci due risate

davanti alla televisione.

 

Mentre i ragazzi sistemano i terroni

con un po' di benzina alla stazione.

 

Mentre le ronde dei casalesi

fanno un salto in tintoria.

 

Mentre ogni uomo che e' uomo fa sentire

alla sua donna i pugni quanto pesano.

 

Mentre il dottore pugnala il suo paziente

e il vigile tortura il senzatetto.

 

Mentre portiamo ai pecorai afgani

la civilta' squarciandogli le carni.

 

Mentre il governo ci offre altri spettacoli

migliori assai di quelli di Nerone.

 

Ma si', facciamocele due risate

davanti alla televisione.

 

Ora vi lascio, che bussano alla porta

con tanto impeto che quasi me la sfondano.

Arrivo, arrivo.

 

22. PARLA IL SENATOR BENITO ADOLFO CALIGOLARI

 

Votando si' al pacchetto sicurezza

- perche' nascondere i miei sentimenti?

perche' non dirlo forte ai quattro venti? -

provai ancora la virile ebbrezza

 

di quando cantavamo Giovinezza

gagliardi si marciava, o sull'attenti

si stava all'erta, e a castigar le genti

s'andava in squadre: quella era bellezza.

 

Al negro, al comunista e al clandestino

glielo insegnamo noi il galateo:

ha freddo? ecco la benza ed il cerino.

 

Va all'ospedale a fare il piagnisteo?

cerca il dottore e trova il secondino.

Vuol casa? coi leoni al Colosseo.

 

E se qualche babbeo

dice che siam razzisti io non lo nego

e rispondiamo in coro: "me ne frego".

 

23. PROGETTO DI CIRCOLARE DEL SOMMINISTRO DELLA SANITA'

 

Alle Regioni ed alle A Esse Elle

rammentasi munirsi di adeguate

strumentazioni: di manette e celle

si dotino corsie e camerate;

 

avra' incentivi il medico che espelle

i clandestini, e se li avvelenate

ci risparmiate tempo, e se ribelle

qualcun si mostra, a quello gli sparate.

 

E' quello sanitario un mondo duro

per gente che sa essere cattiva:

bisogna fare muro contro muro.

 

Solo perche' sono arrivati a riva

quei fessi si credevano al sicuro?

Gia' scalpita la ronda punitiva.

 

24. FOSCO FUNESTI: DA UN FRAMMENTO APOCRIFO DI AUTOTTICO AUTONTIMORUMENO, SCOLIASTA BIZANTINO. UN VOLGARIZZAMENTO, OVVERO UNA VERSIONE

[Ringraziamo il nostro buon amico Fosco Funesti per questo riflesso intervento]

 

Tutti i maschi nascono fascisti.

Rovesciando se stessi i migliori

uomini diventano.

 

Una dura fatica e' contrastare

il fascista che rechi nel pozzo del cuore

una dura fatica sapere

che ogni giorno e ogni notte hai da lottare

con quella belva.

 

E una dura fatica e' anche mettersi

alla scuola delle donne sapienti

che hanno l'arte di mettere al mondo

arte ai maschi per sempre preclusa.

 

Una dura fatica sapersi

mutilati del segreto della nascita

e dovere elaborare il crudo lutto

contendendo alla rabbia onnicida

contrastando la schiuma del nulla.

Una dura fatica riuscire

a difendere la propria umanita'.

Una dura fatica e una lotta

che e' il cammino di tutta la vita

che e' la sola severa dignita'.

 

Chiamiamo civilta'

la lotta contro il fascismo.

Chiamiamo civilta'

lo sbocciare dell'umanita'.

 

25. BENITO D'IPPOLITO: ET NON INVENI

 

I.

Il crudo sasso e l'ultimo sigillo

lo scudo fatto d'ombra e il grave pondo

e' questo nero il mondo

in cui s'asconde l'intima paura

della sventura?

 

O non e' fiamma e spade

ed erbe e vento e nubi

e l'infinito nel deserto perdersi?

 

O tutto si fa ciarla e si fa roggia?

O e' la morte l'unica speranza?

 

Provo disgusto della folle danza

e provo orrore dell'immoto stare.

Potessi non essere mai nato

non avessi conosciuto questo mare.

 

II.

La maschera che uccide se la indossi

la pioggia che dilava e tutto stinge

la voce che si perde tra le foglie

e le infinite voglie sempre morte.

E questa sfinge, e queste chiuse porte.

 

Nessuna nel cielo stella

nessuna legge nel cuore.

Solo dolore

lama di specchio

sirocchia e rubella.

 

26. DAL MINISTERO DELLA CULTURA POPOLARE

 

Questo ripristinato Ministero

della Cultura Popolare emana

quanto qui segue. Primo, al muso nero

puo' dar la caccia ogni ronda padana.

 

Secondo: ogni nemico dell'impero

se ne ritorni in fretta alla sua tana,

o di legnate e' pronto un metro stero

per lui e per la sua gentaccia cana.

 

Terzo: procedasi in modo sommario

a eriger forche e pire su ogni piazza

con buon risparmio pel pubblico erario.

 

E se qualcosa c'e' che v'imbarazza

per ogni chiarimento necessario

fa testo "La difesa della razza".

 

27. L'AMMAZZATOIO. UN PROCLAMA MINISTERIALE

 

In questo livido braccio di mare

l'arte piu' antica esercitiamo ancora:

in nome della legge dalla prora

scaraventiamo giu' chi e' da affogare.

 

Ed io che sono di tutti il carnefice

non vesto acri stracci da scafista

candidi indosso panni di batista

ed alle dita le opre dell'orefice.

 

Cosi' a Schengen fieri decidemmo

la mala sorte di quegli africani:

Schiavi per sempre, o in pasto ai pescecani.

E voi voleste cio' che noi volemmo.

 

Giacche' voi ci eleggeste all'alto seggio

sapendo la ferocia che avevamo:

or vi accorgete di esser presi all'amo?

ora capite che al mal segue il peggio?

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XII)

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Numero 1 del primo gennaio 2011

 

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