Telegrammi. 351



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 351 del 22 ottobre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Cosa accadrebbe in una democrazia

2. Mao Valpiana: La citta' aperta

3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Pierluca Gaglioppa

4. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Silvia Quattrocchi

5. Il 20 ottobre si e' svolto a Blera un incontro di formazione alla comunicazione nonviolenta

6. Si e' svolto il 20 ottobre un incontro di riflessione e di studio a Viterbo

7. Si e' svolto giovedi' 21 ottobre un incontro di studio a Viterbo

8. Enrico Peyretti presenta "Leggere il Corano a Roma" di Adnane Mokrani

9. Per sostenere il Movimento Nonviolento

10. "Azione nonviolenta"

11. Segnalazioni librarie

12. La "Carta" del Movimento Nonviolento

13. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: COSA ACCADREBBE IN UNA DEMOCRAZIA

 

Accadrebbe che se un governo criminale tentasse un colpo di stato razzista, insorgerebbe l'intera popolazione e caccerebbe quel governo, e difenderebbe la dignita' e i diritti e la vita di ogni essere umano, difenderebbe la Costituzione della Repubblica Italiana nata dal sacrificio di chi si oppose alla barbarie nazifascista.

Accadrebbe che se un governo criminale decidesse di condurre una guerra assassina, insorgerebbe l'intera popolazione e caccerebbe quel governo, e difenderebbe la dignita' e i diritti e la vita di ogni essere umano, difenderebbe la Costituzione della Repubblica Italiana nata dal sacrificio di chi si oppose alla barbarie nazifascista.

Ma in Italia un governo criminale ha imposto un colpo di stato razzista.

Ma in Italia un governo criminale ha imposto una guerra assassina.

Oggi il nostro paese gia' non e' piu' una democrazia: ma puo' tornare ad esserlo. Se tu la fai rinascere con la tua lotta contro il colpo di stato razzista, se tu la fai rinascere con la tua lotta contro la guerra assassina.

Con Piero Gobetti. Con i fratelli Rosselli.

Giustizia e liberta'. Insorgere per risorgere.

 

2. VERSO IL CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO. MAO VALPIANA: LA CITTA' APERTA

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento di invito al congresso del Movimento Nonviolento che si svolgera' a Brescia tra il 29 ottobre e il primo novembre 2010.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010.

Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recentissimo e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.it, danilo1970.interfree.it, www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com, www.cesie.org, www.nonviolenti.org, www.fondodanilodolci.it]

 

"La nonviolenza per la citta' aperta" e' il titolo del XXIII Congresso del Movimento Nonviolento.

Le nostre citta' oggi sono divenute luoghi di violenza, di paura, e quindi di chiusure reciproche.

C'e' un memorabile ricordo fotografico di cosa e' una citta' chiusa, impresso nel diario di Danilo Dolci: "Mi sovviene d'un piccolo, nato e cresciuto sempre a Nomadelfia. Era andato, d'inverno, non mi ricordo in quale citta', per la prima volta. Al ritorno raccontava, tra l'altro, d'aver visto davanti a una vetrina un bambino bagnato dalla fredda pioggia, in canottiera e pantaloncini strappati, che guardava nella vetrina un bambino di legno, con maglione giacca e pantaloncini di velluto, sciarpa di lana e berretto, calzettoni di lana e scarponi. E concludeva press'a poco: 'Come e' strana la gente in quella citta'. Lasciano coperti i bambini di legno e all'acqua fredda seminudi i bambini veri'" (Danilo Dolci, Banditi a Partinico, Laterza, Bari 1955, Sellerio, Palermo 2009, p. 347. E' una nota di diario datata 8 settembre 1954).

Partecipare al Congresso del Movimento Nonviolento e' un modo concreto di mettere insieme esperienze e speranze per immaginare nuovamente citta' aperte.

 

3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO PIERLUCA GAGLIOPPA

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Pierluca Gaglioppa di cui riportiamo ampi stralci.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Pierluca Gaglioppa lavora nel campo della tutela ambientale, e' dottore forestale ed esperto di questioni ambientali, cooperante internazionale di vasta esperienza, con una lunga esperienza di formatore e responsabile degli obiettori di coscienza in servizio civile presso l'Arci provinciale di Viterbo, ed e' da sempre impegnato in attivita' di pace, di difesa dell'ambiente, di solidarieta', per la nonviolenza; e' autore di varie pubblicazioni scientifiche. Ed e' uno degli amici piu' cari di chi redige questo foglio. Si veda anche la risposta all'ultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Pierluca Gaglioppa: Ho iniziato a formarmi - parola forte - alla nonviolenza quando ho iniziato la mia carriera universitaria. Intendo dire che dopo l'inizio dei miei studi mi sono trovato a frequentare amici e compagni, alla casa dello studente e in facolta', con cui condividevo attivita' politiche interne ed esterne al mondo universitario. In quelle occasioni si parlava anche di nonviolenza, di metodi di protesta, di lotta. Il mondo universitario viterbese quindi, con i suoi molteplici satelliti culturali e politici, romani e viterbesi, ha contribuito a farmi accostare alla nonviolenza. Inoltre la conoscenza concreta delle attivita' del settimanale "Sotto voce" curato da Ettore Segatori, Antonello Ricci e Peppe Sini.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Pierluca Gaglioppa: E' stato con le discussioni con le persone amiche della nonviolenza di Viterbo, con i preparativi alle manifestazioni e alle proteste, che ho avuto direttamente a che fare con la nonviolenza e ho imparato a comportarmi, a farmi venire dubbi e analizzare criticamente quelle che sarebbero state le scelte... Tra le personalita' storiche sicuramente don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Mohandas Gandhi, Aldo Capitini.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Pierluca Gaglioppa: Credo che la risposta vada bene per entrambe le domande: "L'obbedienza non e' piu' una virtu'" di don Milani; poi ci sono gli scritti di Capitini e Dolci; anche tutte le opere di Primo Levi (soprattutto "Se questo e' un uomo"), che mi ha formato tantissimo e lo considero fondamentale (conoscere e farsi permeare dalla sofferenza di questi eroi); un altro libro molto interessante e' stato "La guerra dopo la guerra" del generale Fabio Mini.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Pierluca Gaglioppa: Nella lotta/ricostruzione delle terre devastate dalle guerre; poi ci sono tutte le "battaglie" nonviolente quotidiane che vanno dalla rivendicazione dei diritti delle donne, e non solo, che sono sempre state caratterizzate dalla nonviolenza contro le politiche oppressive del potere maschilista odierno; l'impegno antirazzista e per la tutela dei diritti umani e' sempre fondamentalmente nonviolento; oppure nel campo dell'ecologia: la politica ambientalista e' quasi sempre stata prettamente nonviolenta anche quando contro alcune alcune politiche (come il nucleare) e' stato necessario ricorrere ad azioni forti di interposizione e di protesta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Pierluca Gaglioppa: Sono una persona che ha lasciato la propria famiglia nelle Marche per trasferirsi a Viterbo per studiare e crescere, sono stato fortunato perche' il percorso mi ha portato a conoscere tanti amici e compagni; mi occupo di ambiente, foreste e aree protette per l'amministrazione regionale del Lazio e nel mio tempo libero collaboro, oramai sempre piu' pressato dai tempi della famiglia, alla costruzione civile di questo Paese nell'associazionismo, Arci, e soprattutto Arci Servizio Civile di cui sono stato promotore e in cui ho rivestito cariche; credo che la nonviolenza sia dentro ognuno di noi come impegno civile di partecipazione nella vita comunitaria con attenzione al vicino e a quello che succede nel mondo ma sempre con approccio disponibile all'ascolto, al confronto e alla risoluzione in forma civile dei conflitti.

 

4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO SILVIA QUATTROCCHI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Silvia Quattrocchi di cui riportiamo ampi stralci.

Silvia Quattrocchi, architetto, impegnata nell'educazione ambientale e nella solidarieta' internazionale, tra i promotori dell'esperienza di un ecovillaggio, partecipa agli incontri di accostamento alla comunicazione nonviolenta che si svolgono da mesi a Blera (Vt)]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Silvia Quattrocchi: Negli ultimi anni ho sentito sempre piu' forte l'esigenza di trovare un modo per potermi relazionare con me stessa e con gli altri in maniera piu' giusta e quindi, semplicemente, hanno risuonato in me termini quali "comunicazione nonviolenta", "nonviolenza", e ho cominciato ad ascoltare cosa significassero. Posso dire, quindi, che il mio avvicinamento sia avvenuto grazie ad una predisposizione d'animo che poi mi ha fatto incontrare sulla mia strada delle persone ben disposte come me a questo modo di comunicare e agire.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Silvia Quattrocchi: Mi sono avvicinata, ma sono ancora lontana da poter dire che dei personaggi nonviolenti hanno contato nella mia vita. Sta contando ora il lavoro che faccio con un gruppo di amici con cui impariamo a relazionarci, ascoltandoci e umilmente mettendo in discussione le proprie rigidita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Silvia Quattrocchi: Sarebbe necessario applicare la metodologia nonviolenta nel campo della cooperazione internazionale, che se cosi' fosse forse diventerebbe altro da quello che e'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Silvia Quattrocchi: La definirei la capacita' di ognuno di riconoscere la violenza che e' in se stessi. La sua caratteristica principale e' proprio questa: riconoscere che la violenza esiste, che e' dentro di noi, in modo da poter sapere che cos'e' che si sta affrontando, in modo da non prendersela solo con l'esterno, cosi' da essere realmente e intimamente partecipi alla lotta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Silvia Quattrocchi: La donna di per se' ha un carattere molto piu' pacifico che l'uomo, credo per il suo essere madre, protettrice e accogliente. Certe donne, forse, molto estreme, hanno assunto dei caratteri maschili, quindi sviluppando degli atteggiamenti autoritari, ma in fondo non mi sembra che il femminismo abbia fatto morti, piuttosto ha fatto valere dei diritti e solo grazie alla determinazione coraggiosa di donne stufe del violento affermarsi degli uomini.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Silvia Quattrocchi: L'ecologia e' nonviolenta perche' significa rispettare la natura. Nella Natura esiste una violenza dettata solo dall'istinto di sopravvivenza e non dal desiderio di schiacciare l'altro con la forza solo per delle pulsioni di potere e prevaricazione sui piu' deboli. Piu' nello specifico mi vengono in mente molte belle azioni nonviolente... Questo tipo di lotte le considero molto intelligenti, sane, creative.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Silvia Quattrocchi: Mi vengono in mente certi film di Ken Loach... quando la vita e' molto dura e non si trovano vie d'uscita, diviene difficile non essere rabbiosi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Silvia Quattrocchi: Lo stesso che sopra. Come fanno i palestinesi a non essere arrabbiati con il governo israeliano? Come potrebbero sviluppare atteggiamenti nonviolenti quando gli bombardano le case e uccidono i figli e le figlie? penso sia difficile. Mi sembra che in alcuni casi risulta difficilissimo qualsiasi tipo di lotta di liberazione. Per questo sono ancor piu' importanti le molte esperienze di lotta nonviolenta condotte dalla popolazione palestinese anche con l'attivo sostegno dei movimenti pacifisti israeliani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo, tra nonviolenza e antimilitarismo, tra nonviolenza e disarmo?

- Silvia Quattrocchi: Credo che la nonviolenza sia pacifica, antimilitarista e contro le armi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Silvia Quattrocchi: Penso che la psicoterapia ben fatta sia un buono strumento per aiutare le persone a risolvere la propria violenza interiore, a riconoscerla e a imparare a non essere violenti in particolare con se stessi. Se invece viene utilizzata male, se diventa priva di un'analisi attenta e amorevole puo' trasformarsi essa stessa in una violenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Silvia Quattrocchi: Il fatto che l'informazione non arrivi pulita o veritiera mi sembra un atto di forza, mi sembra esclusivamente il tentativo di pochi di voler convincere tanti di fatti non realmente accaduti solo per poter continuare illecitamente a fare i propri comodi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Silvia Quattrocchi: La capacita' di confrontarsi con i piu' deboli (in questo caso mi riferisco a bambini e bambine), cercando di comprendere le loro esigenze, desideri e necessita' invece che imporgli le proprie ovvero cio' che e' giusto e interessante solo dal punto di vista degli adulti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Silvia Quattrocchi: Con la capacita' di mettersi in discussione, di ascoltare il parere degli altri e di imparare a mettere a tacere il proprio ego per una causa, un bene comune.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Silvia Quattrocchi: Penso che le simulazioni di situazioni di vario genere in cui si abbia la possibilita' di impersonare ruoli differenti possano essere molto utili.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?

- Silvia Quattrocchi: Mi vien da dire nessuno; spero di sbagliarmi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?

- Silvia Quattrocchi: La diffusione della cultura la considererei una forma di nonviolenza, nel senso che la conoscenza permette a tutti/e di riconoscere i soprusi che vengono commessi, le prevaricazioni, le ingiustizie, e puo' dare degli strumenti per non subirle.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?

- Silvia Quattrocchi: Anche qui ho dei dubbi che ci siano rapporti, piuttosto direi che son ben lungi da creare rapporti nonviolenti, rapporti che non siano dettati dalla sete di potere.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?

- Silvia Quattrocchi: L'arte e' un mezzo per creare la bellezza, o comunque per sviluppare la creativita', per esercitarla. La creativita' e' una delle capacita' migliori che puo' sviluppare l'essere umano e da' colore alla vita, la rende piu' bella; se si e' creativi si puo' sicuramente trovare un buon rimedio per risolvere nonviolentemente un conflitto magari facendo anche sorridere.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?

- Silvia Quattrocchi: Nell'amicizia, cosi' come nell'amore, la nonviolenza si esprime se siamo in grado di ascoltare i bisogni dell'altro/a, comprenderli e quindi trovare il modo per esprimere le proprie difficolta' tenendo presente l'altra/o, i suoi bisogni e le sue fragilita'. La nonviolenza nell'amicizia spesso potrebbe corrispondere allo stare in silenzio, a non dire niente piuttosto che dire e provocare dolore. La nonviolenza altre volte potrebbe stare nel pronunciarsi quando c'e' qualcosa di bello, di buone, qualcosa per cui ha valore ed e' importante esprimere un'opinione. Nella mia esperienza con alcune amiche in particolare e pochi amici, posso dire di riuscire a lasciarmi andare a non aver paura di essere giudicata male (che per me equivale a non essere compresa e quindi ad essere maltrattata), posso dire di sentirmi a casa e quindi accolta, ascoltata, capita nelle mie debolezze. Quelle stesse persone riesco meglio a capirle, non giudicarle, accettarle per la loro bellezza, nonostante i loro limiti umani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Silvia Quattrocchi: Il fare, lo strafare della vita che ci impone questa societa', rende difficile avere rapporti sereni e nonviolenti; come se la priorita' l'avessero le cose da fare, gli impegni, piu' che le persone con cui o per cui si conducono determinate azioni. Mi viene in mente lo stress cittadino, le parolacce che le persone si dicono quando sono in macchina nel traffico, la mancanza di rispetto, la noncuranza che si sviluppano in nome della frenesia del dover fare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?

- Silvia Quattrocchi: Contrariamente a quanto ho detto prima, mi viene in mente che certi ambienti aiutino a sviluppare atteggiamenti nonviolenti. Per cui associo la nonviolenza alla cura di se stessi e quindi del territorio, quando si riesce a dedicargli piu' tempo, quando si comprende che per essere giusti, bisogna rallentare, quindi ascoltare anche un territorio, capire di cosa soffre, osservarlo, e quindi poter intervenire.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Silvia Quattrocchi: Lo stesso, per poter curare qualcuno occorre sapere chi abbiamo di fronte, quali i suoi bisogni e necessita' (come detto sopra si tratta di individui deboli), occorre mettere in disparte il proprio ego (manifestazione della nostra violenza interiore).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?

- Silvia Quattrocchi: C'e' chi rischia di morire per una lotta, per sostenere una causa... non so se sia una scelta giusta. Una scelta simile e' nonviolenta, credo, solo se chi la prende, conosce il proprio limite, sa fino a dove arrivare, sa rispettare il dono della vita.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Silvia Quattrocchi: Mi chiederei piuttosto: qual e' lo stato in cui non c'e' violenza?

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Silvia Quattrocchi: Non mi sembra ci sia una percezione diffusa della nonviolenza in Italia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di se': quale relazione?

- Silvia Quattrocchi: Come ho gia' detto, occorre saper riconoscere la violenza che e' dentro di noi per poter intraprendere qualsiasi lotta nonviolenta. E occorre imparare a sentirci esseri unici, ma non speciali, non meglio ne' peggio di altri o altre.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio: quale relazione?

- Silvia Quattrocchi: Sarebbe importante imparare ad esprimerci... nemmeno ce ne accorgiamo ma utilizziamo spesso parole o espressioni violente... credo che rivolgerci delle parole belle non può che risollevarci renderci piu' leggere/i e serene/i.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?

- Silvia Quattrocchi: Io sono per uno stile di vita semplice e non perche' lo conduco, bensi' perche' piu' semplifichiamo e meno impattiamo sul pianeta e sugli esseri che ci circondano. Quindi piu' semplifichiamo, meno sfruttiamo il pianeta per soddisfare esigenze a volte anche molto futili. Credo sia la scelta piu' nonviolenta

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?

- Silvia Quattrocchi: Nella vita comunitaria le implicazioni sono moltissime; ci si compromette, ci si svela agli occhi degli altri, ma l'obiettivo e' quello di crescere insieme. Le conseguenze saranno solo positive se si riesce a crescere in maniera nonviolenta, quindi nell'ascolto e nell'accettazione di se stessi, del proprio valore e potenziale e di quello delle altre e degli altri.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?

- Silvia Quattrocchi: Riconoscere i propri limiti e' un grande passo nonviolento, come dicevo prima e' importante vedere le violenze che coviamo dentro di noi, perche' cosi' impariamo a relazionarci diversamente, perche' ci sappiamo osservare, sappiamo capire quando stiamo agendo bene e quando no. Se poi riconosciamo agli occhi degli altri e le altre il nostro limite, ci potremo sentire denudati, scoperti, indifesi, quasi in pericolo, ma la conseguenza potrebbe essere quella di essere visti nella propria fragilita' e quindi compresi. Sempre che l'occhio di chi guarda sia comprensivo, attento e altruista.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?

- Silvia Quattrocchi: Nella direzione della condivisione delle esperienze, nella compartecipazione alla vita, nello sfuggire dall'individualismo che ci ha reso paurose/i e quindi violente/i.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?

- Silvia Quattrocchi: Bisogna saperlo usare e conoscere bene internet, se no rischia di diventare un'arma.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Silvia Quattrocchi: Se per qualche motivo fosse interessato, perche' no?

 

5. INCONTRI. IL 20 OTTOBRE SI E' SVOLTO A BLERA UN INCONTRO DI FORMAZIONE ALLA COMUNICAZIONE NONVIOLENTA

 

Nel pomeriggio di mercoledi' 20 ottobre 2010 si e' svolto a Blera (Vt), nell'ambito di uno specifico percorso formativo iniziato da diversi mesi, un incontro di accostamento alla comunicazione nonviolenta in ambito comunitario.

La prima parte dell'incontro e' stata dedicata alla riflessione sulle problematiche dell'ascolto, della comprensione, della convivenza e della solidarieta' tra persone e aggregazioni sociali provenienti da, e portatrici di, esperienze e culture diverse; incontro umano e civile convivenza la cui realizzazione deve darsi sempre nell'imprescindibile rispetto di tutti i diritti umani di tutti gli esseri umani, nel ripudio di ogni violenza e di ogni subalternita' o complicita' con la violenza (anche solo per omissione, fraintendimento, rassegnazione o indifferenza).

La seconda parte dell'incontro e' stata dedicata ad una riflessione esistenzialmente sperimentata sulla comunicazione come dissipatrice di equivoci e consolidatrice di relazioni umane ecoequosolidali, di amicizia nella fiducia e nella lealta', nel sincero rispetto, nell'autentico riconoscimento e nella persuasa promozione della piena dignita' di ogni essere umano, attraverso un impegno di confronto e cooperazione fondato sulla verita' e sull'opposizione nonviolenta ad ogni violenza.

All'incontro ha preso parte il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.

 

6. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 20 OTTOBRE UN INCONTRO DI RIFLESSIONE E DI STUDIO A VITERBO

 

La sera di mercoledi' 20 ottobre 2010 a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace", si e' svolto un nuovo incontro di riflessione, di organizzazione e di studio nell'ambito di un percorso di formazione e iniziativa nonviolenta.

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La prima parte della riunione e' stata dedicata all'l'iniziativa in corso in difesa dei beni ambientali e culturali e per il diritto alla salute della popolazione di Viterbo, contro il mega-aeroporto nocivo, distruttivo e fuorilegge, e per l'istituzione del "parco naturalistico, archeologico e termale del Bulicame".

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La seconda parte della riunione e' stata dedicata alla prosecuzione del lavoro organizzativo a supporto della realizzazione dell'inchiesta giornalistica in corso sul tema "La nonviolenza oggi in Italia" (le interviste dell'inchiesta vengono via via pubblicate sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" e sono consultabili in rete dalla pagina web http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ ).

 

7. INCONTRI. SI E' SVOLTO GIOVEDI' 21 OTTOBRE UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

Giovedi' 21 ottobre 2010 a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace", si e' svolto un nuovo incontro di studio della Divina Commedia.

E' stato letto e commentato il canto X dell'Inferno e di seguito il saggio "Il Farinata di Dante" di Francesco De Sanctis.

Gli incontri sulla letteratura italiana che si svolgono presso il Centro di ricerca per la pace di Viterbo sono parte di un'iniziativa di promozione del diritto allo studio.

 

8. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "LEGGERE IL CORANO A ROMA" DI ADNANE MOKRANI

[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci messo a disposizione la seguente recensione.

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.serenoregis.org, www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.

Su Adnane Mokrani si veda la notizia biografica contenuta nell'articolo]

 

Adnane Mokrani, Leggere il Corano a Roma, Icone, Roma 2010, prefazione di Paolo Branca, a cura del Cipax (Centro Interconfessionale per la Pace, sito: www.cipax-roma.it, tel. 0657287347).

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Adnane Mokrani, nato a Tunisi nel 1966, ha conseguito il dottorato in teologia islamica nell'Universita' Zitouna di Tunisi e nel Pontificio Istituto di Studi Arabi e di islamistica di Roma. E' docente presso questo Istituto e presso l'Universita' Gregoriana di Roma, membro del Forum Cattolico-Islamico e del Consiglio per la "Carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione" (istituito dal ministro Giuliano Amato 2006-2008). Da dodici anni vive, studia, insegna a Roma.

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"Forse ho trovato un fratello, ma non e' stato partorito da mia madre". Paolo Branca, docente di letteratura araba e islamistica nell'Universita' cattolica di Milano, introduce con questo proverbio arabo il libro di Mokrani. Il quale entra a buon diritto in un ampio lavoro, poco rumoroso ma prezioso, di comunicazione interculturale e interreligiosa che sta avvenendo in Europa ad opera di studiosi e operatori sia islamici sia cristiani, sia credenti sia non credenti, dal quale potra' nascere un islam europeo. Quale islam? Non certo quello "conquistador" della rozza battuta romana di Gheddafi, non un islam snaturato nell'assimilazione, ma il risultato di una "fecondazione reciproca", per dirlo con la bella espressione di Raimon Panikkar, grande costruttore di incontri profondi tra culture.

Mokrani scrive con competenze critiche-scientifiche insieme al coinvolgimento personale-esistenziale, con grande disponibilita' all'ascolto, conservando spunti critici verso entrambe le direzioni, con passione e gusto per cio' che e' buono-vero-giusto.

"Leggere" e' comandamento primario nel Corano. E' importante anche dove si legge, in quale contesto umano. "Il Corano per me e per tanti musulmani da' senso alla vita, mi aiuta a vivere meglio e profondamente, mi guida in un cammino di pienezza, se Dio vuole. Nello stesso tempo mi sfida, in una sana tensione tra la fedelta' alla Verita' rivelata nel libro scritto e la Verita' stessa rivelata nel libro cosmico, nel Creato, nella natura, nella societa', nella Storia, nella cultura, ecc., con la consapevolezza che l'Autore e' sempre lo stesso" (p. 15).

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Un pellegrinaggio

Dice Mokrani che, venendo a Roma, ha compiuto un pellegrinaggio, cioe' e' passato dal cristiano immaginario al cristiano concreto. Ha incontrato cristiani del dialogo e della pace, ha superato l'immagine dell'europeo colonialista e irreligioso diffusa nel Maghreb (p. 22). In famiglia non ha avuto una educazione anti-cristiana; cosi' pure negli studi islamici fatti in Algeria e Tunisia, dove ha imparato anche il greco biblico e ha potuto leggere direttamente il Nuovo Testamento cristiano. Cosi' ha potuto non identificare colonialismo e cristianesimo.

"Capire e apprezzare il cristianesimo non significa necessariamente diventare cristiano". Lo stesso puo' dire un cristiano che conosce e apprezza l'islam. "Ma il cristianesimo fa ormai parte della mia formazione e del mio bagaglio culturale", scrive l'autore. L'identita' personale e' "un percorso evolutivo complesso, che abbraccia quello che abbiamo ereditato, quello che conquistiamo e quello che facciamo", e quello che incontriamo nella vita e nel dialogo (p. 26).

Egli cita un gesuita olandese, docente a Parigi: "Il contatto personale e l'amicizia vera sono una grande porta d'ingresso per la scoperta di un'altra religione. Senza di cio', una conoscenza teorica, importante che sia, rimane difettosa" (p. 28). Io spero che da questi incontri, altri cristiani si appassionino a conoscere e stimare l'islam attraverso amicizie personali con fratelli musulmani.

Dio non e' proprieta' delle religioni, ma e' sempre piu' grande di tutte le religioni: Allahu Akbar. Quel grande cristiano-induista-buddhista che e' stato Raimon Panikkar, ci ha insegnato questo spirito di comunione tra le religioni, tra il cielo, la terra, l'umanita'.

Mokrani ci documenta su iniziative mondiali di dialogo molto qualificato tra islamici e cristiani (pp. 31-37), poi continua in intense pagine sulla mistica del dialogo, sul razzismo religioso, sul linguaggio dei simboli (interessante sentire come un musulmano comprende l'eucaristia).

"Impegnandosi nel dialogo, non si rischia di cambiare la propria religione, ma si smette di guardarla alla stessa maniera: la nostra religione si trasfigura, come se l'altro ci avesse dato in prestito occhi nuovi" (p. 47). Solo chi ha poca fede ha paura di perderla nel porla in dialogo con un'altra fede. C'e' qualcosa di profondamente comune tra le differenti religioni. Il dialogo aiuta ciascuno ad essere meglio credente in Dio sulla via in cui Dio viene a lui. Incontriamo nel libro splendide figure spirituali di donne, come la grande Rabi'a (Iraq, VIII secolo).

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Parola di Dio e parola mia

Un problema importante di interpretazione e' affrontato nel secondo capitolo. In quale senso il Corano e' insieme Parola di Dio e parola di Muhammad (espressione che l'ortodossia islamica preferisce evitare)? E in quale senso e' anche parola mia, di ogni generazione, che lo interroga per vivere? In quale senso la lettura etico-legale dominante va completata con la lettura razionale e quella spirituale?

"Dio ha prescritto a se stesso la misericordia" (Corano 6, 12). Insieme alla unicita' di Dio, sembra essere questo il valore principale nel Corano. "Dio ne sa di piu'" e' un altro principio che guida nella "carita' ermeneutica" (pp. 44 e 75), la quale rispetta il libro, il lettore, la sua lettura. Il Corano non e' un idolo, ma un distruttore di idoli; nutre l'esperienza e le da' vita, ma non la sostituisce (p. 77). L'essenza dell'islam e' la fiducia assoluta nel disegno divino, che sostiene anche nella sofferenza, come ha dimostrato l'esempio del Profeta, uomo di grande fede, e come si vede nel simbolo del parto e della nascita, comune al buddismo, all'ebraismo, al cristianesimo. E' riconoscibile un parallelo, illustrato da Mokrani, tra il parto di Maria nel Corano e la passione di Gesu' nei Vangeli, che e' assente nel Corano: il parallelo e' sviluppato nella scuola mistica sufi di Jalal al-Din Rumi (p. 81-93).

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Pluralismo o esclusivismo

Il pluralismo religioso nel Corano e' cio' che l'autore intende dimostrare, sciogliendo i nodi che alcuni musulmani usano per giustificare l'esclusivismo. In una tabella, egli presenta due diverse traduzioni (Gabriele Mandel Khan; Hamza Roberto Piccardo) di Corano 2, 62; 5, 69; 22, 17 in cui appare la contrapposizione tra l'approccio pluralistico e quello esclusivista (p. 98).

In 2, 62, Piccardo traduce il termine arabo riferendolo ad un gruppo limitato (i nazareni), che non corrisponde ai cristiani attuali (come invece traduce Mandel). Cosi' Piccardo e' in linea con la tradizione esclusivista, che esclude salvezza fuori dall'islam, e ribadisce questa interpretazione nella nota di commento (riportata da Mokrani a p. 100).

Mokrani non accetta l'argomento di Piccardo dell'abrogazione successiva (3, 85 abrogherebbe 2, 62), obiettando che tale argomento e' uno strumento giuridico e non teologico (p. 101). Per Mokrani, Piccardo intende il pluralismo come sinonimo di sincretismo (p. 102). Mokrani afferma che in 2, 62 e 5, 69 "c'e' una chiara promessa di salvezza per tutti coloro che credono in Dio e nell'Ultimo Giorno e per tutti coloro che compiono il bene (...) Siamo di fronte ad un testo che giustifica il pluralismo religioso e ammette la salvezza di altri credenti al di fuori dell'islam muhammadiano. Notiamo in questo contesto il carattere universale ed etico della salvezza che va oltre i nomi e le appartenenze" (p. 102).

Considerando poi 22, 17, Mokrani osserva che qui "non vi e' piu' una promessa di salvezza, ma il giudizio viene lasciato a Dio. (...) Dunque, nemmeno in questo luogo si esprime alcun tipo di esclusione dalla salvezza di coloro che fanno parte di un'altra tradizione religiosa, ma semplicemente viene detto che tutti verranno giudicati da Dio". Implicitamente, "un giudizio umano in questa materia delicata e' incompetente e da escludere. Chi si permette di giudicare il destino finale delle persone e delle comunita' commette un grave peccato contro Dio perche' si auto-divinizza, si mette al posto di Dio come Giudice supremo che conosce la verita' di ciascuno" (p. 104).

Nelle pagine seguenti, Mokrani indica versetti coranici nei quali vede che "la pluralita' delle religioni rientra nel disegno di Dio, e' voluta dal Signore". Cita questi versetti nella traduzione di Piccardo per mostrare che anche l'interpretazione esclusivista puo' giungere a una conferma del pluralismo. Si tratta dei versetti 2, 148; 5, 44-48; 42, 8; 16, 92-97; 5, 66; 5, 68; 3, 19; 3, 85; 3, 113-116; 1, 1-7. Mokrani conclude: "Credo pertanto di poter dire che un'interpretazione coranica pluralistica e' possibile, oltre a essere piu' coerente e credibile rispetto all'interpretazione opposta. Questa visione trova ampio spazio nella tradizione mistica islamica e nell'approccio sufi alle religioni. L'esclusivismo, invece, trova la sua applicazione nella letteratura teologica polemica nel corso della storia, dove gli esclusivismi si confermano e si rafforzano a vicenda" (pp. 104-112).

Nelle parti seguenti, Mokrani esamina i diversi approcci alle religioni del pensiero classico islamico: polemico teologico, polemico testuale, storico, giuridico, spirituale sufi (pp. 113-127).

Sul grande tema della guerra e della pace, Mokrani esamina le ombre della violenza nell'uomo, nella storia dei potenti - ma c'e' anche una storia nascosta del bene -, nelle parole falsificate, nel razzismo religioso - che e' il primo peccato, il peccato di Satana -, nella violenza contro l'ambiente (tema specifico del dialogo cristiano-islamico del 2010) e nella violenza contro le donne. La volonta' di Dio e' contraria ad ogni violenza, sia con la sottomissione cosmica di tutto a lui, sia con l'appello morale al libero arbitrio umano.

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Democrazia o denarocrazia

Merita attenzione anche il capitolo "Le promesse della democrazia" (p. 149-164), in cui l'autore accetta la sfida del mondo attuale al pensiero religioso classico, e si dichiara a favore della "democrazia basata sulla cittadinanza completa, senza distinzione di razza, di religione, di lingua o di orientamento sessuale". Ad essa si oppongono sia resistenze etnico-religiose per la paura di perdere identita', sia l'attuale "denarocrazia", o "denarolatria". Il carattere laico della democrazia deve essere compreso al di la' degli equivoci e delle riduzioni: laicita' non e' anti-religione, non e' atesimo, ma e' la condizione per convivere in pace nella stessa comunita' politica rispettando le nostre differenti visioni della vita.

Questo problema mi suggerisce una semplice considerazione: l'Europa ha avuto, dopo la riforma protestante nel '500, la dolorosa fortuna delle guerre di religione, tra "verita' armate". Da questa divisione religiosa guerresca, l'Europa e' uscita con due risorse, o direzioni di ricerca. Uno: disarmare le verita' religiose, le quali devono valere per la luce che danno alla vita, e non per il sostegno esteriore della forza statale e militare. Due: togliere la pretesa di verita' alta (volonta' di Dio, monarchie di diritto divino, altare associato al trono) agli assetti di convivenza politica, allo Stato, il quale ha solo la legge della nazionalita' su quel suolo - lo Stato-nazione - e la legge del consenso maggioritario nelle decisioni - cioe' la democrazia. Ogni esperienza storica ha pregi e limiti: lo Stato islamico soffre della pretesa uniformita' di verita' religiosa, che condiziona la piena cittadinanza; lo Stato laico europeo soffre del primato della pura quantita'. La direzione giusta di sviluppo mi sembra che sia lo stato laico di una laicita' ricca di valori umani: rispetto di ogni persona, primato dell'etica sull'economia, dialogo e "fecondazione reciproca" tra le religioni e le culture, che oggi la realta' conduce a convivere vicine sullo stesso territorio. La vita non sara' piu' vivibile senza pacifico pluralismo delle differenze. Tutti abbiamo un raggio di verita', nessuno, nessuna cultura e religione, ha da sola tutta la verita'.

 

9. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

10. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

11. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Adriana Cavarero, Franco Restaino, Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999, Bruno Mondadori, Milano 2002, pp. VI + 266.

- Anna Maria Donnarumma, Guardando il mondo con occhi di donna. Dalla Dichiarazione universale dei diritti umani 1948 alla IV Conferenza mondiale delle donne 1995. Una ricostruzione storico-giuridica, Emi, Bologna 1998, pp. 352.

- Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973, 1982, pp. 200.

- Wanda Tommasi, I filosofi e le donne, Tre Lune Edizioni, Mantova 2001, pp. 272.

 

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

13. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 351 del 22 ottobre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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