Telegrammi. 338



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 338 del 9 ottobre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Annamaria Rivera: Per Paola

2. 4 novembre. Ogni vittima ha il volto di Abele (2002)

3. Mao Valpiana: Intervista impossibile a John Lennon nel settantesimo anniversario della nascita. Buon compleanno, John! Pace, nonviolenza, musica

4. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Stella Bertuglia

5. Luisa Morgantini: Sto con gli israeliani, ma con quelli che si ispirano a Buber e a Peled

6. Si e' svolto il 7 ottobre un incontro di studio a Viterbo

7. Per sostenere il Movimento Nonviolento

8. "Azione nonviolenta"

9. Segnalazioni librarie

10. La "Carta" del Movimento Nonviolento

11. Per saperne di piu'

 

1. LUTTI. ANNAMARIA RIVERA: PER PAOLA

[Questo commiato e' stato scritto da Annamaria Rivera (per contatti: annamariarivera at libero.it) per sua sorella Paola, deceduta tre giorni fa.

Annamaria Rivera, antropologa, vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo, l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari 2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma 2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita', Dedalo, Bari 2005; Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo, Dedalo, Bari 2009]

Appartenevi in fondo

a un altro tempo

al tempo del pane e delle rose

della bellezza insieme alla giustizia

della rivolta rabbiosa eppur gentile

che avanza con passo

elegante e misurato

e sparge sul cammino

fiori di campo

ed essenze profumate.

Eppure il sortilegio

della tua voce

sommessa e musicale

che cantava sogni e fiabe

utopie e parabole istruttive

ha spezzato i confini

delle generazioni

poiche' recava la fragranza

del pane appena sfornato

l'effluvio di piante

irrorate da poco

l'eco di bambini e di gatti e di cani

ronfanti per le tue carezze

il senso tattile di ricami

e maioliche decorate a mano

il profumo alla lavanda

d'abiti e lenzuola

ripiegati con cura

in cassetti di legno

odoroso e antico.

Bambini e ragazzi

adulti e vecchi

hanno danzato

intorno alla tua bara

al suono desueto di canti ribelli.

E tu signora della vita

che hai maneggiato

con cura e intimita' e coraggio

signora della morte

che hai accompagnato

col tuo sorriso

ironico ed arcano

tu ci hai salutati

dalla spiaggia remota

che l'estate scorsa

t'aveva attesa trepida e inquieta.

2. MEMORIA. 4 NOVEMBRE. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE (2002)

[Riproduciamo ancora una volta un estratto da un comunicato del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo del 2002. E' nostra intenzione riproporre ed estendere quest'anno l'iniziativa del 4 novembre di pace, in memoria delle vittime, contro le guerre, le armi e gli eserciti; la nostra proposta nonviolenta consiste in una cerimonia silenziosa di deposizione di un omaggio floreale ai monumenti che ricordano le vittime della guerra, in orario diverso e distante dai chiassosi ed offensivi "festeggiamenti" delle forze armate]

 

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell).

1. Il 4 novembre e' un giorno di lutto, e nelle vicende umane anche l'elaborazione del lutto per coloro che non solo piu' conta. E conta altresi' il ricordo di coloro cui e' stata tolta la vita con la violenza. Non ricordarli sarebbe come volerli cancellare, quasi ucciderli una seconda volta.

Chi defini' la prima guerra mondiale con la formula lapidaria "inutile strage" colse un punto decisivo: fu una orribile strage; e - di contro alle retoriche dei potenti che mandarono al macello tanta povera gente - non ebbe alcuna ammissibile utilita', poiche' le stragi non sono mai utili (se non al trionfo del male ed alla sofferenza dell'umanita'), sono stragi e basta, e tutti quelli che pensano che si possa costruire qualcosa dando ad altri la morte commettono uno sciaguratissimo e infame errore di ragionamento, oltre che un abominio morale, che li rende promotori o complici del piu' orrendo dei crimini.

La memoria delle vittime e' uno degli elementi su cui e con cui costruire l'impegno per la difesa e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani (sulla memoria delle vittime ed anche sui possibili rischi di un uso distorto e strumentale di essa ha scritto pagine indimenticabili Tzvetan Todorov, ad esempio in Memoria del male, tentazione del bene).

2. Ebbene, la ricorrenza del 4 novembre, fine della prima guerra modiale (per l'Italia), e' stata fin qui strumentalizzata proprio dai poteri militari, che in questa giornata, loro si', "festeggiano" le forze armate, cioe' scherniscono quei poveri morti che loro stessi comandi militari hanno fatto morire. Lo troviamo ripugnante.

3. Sic stantibus rebus, non convincono le iniziative subalterne, e non convince il lasciar stare, il far finta di niente. Cosicche' abbiamo pensato (anche sulla base di esperienze del passato) che il 4 novembre non debba essere lasciato come irridente e iniquo monopolio delle gerarchie militari e di quella retorica pseudopatriottica che il dottor Johnson qualche secolo fa definiva "l'ultimo rifugio delle canaglie"; non debba essere lasciato alle loro menzogne ed alla loro propaganda necrofila.

4. di qui la proposta: in quella data le persone e le istituzioni amanti della pace e fedeli al diritto internazionale e alla legalita' costituzionale non permettano che prevalga la sciagurata finzione che la guerra sia bella e che le vittime debbano essere contente di essere state trucidate, ma oppongano alla menzogna la verita', e all'ipocrisia la pieta'.

In quella data si ricordino le vittime per affermare che la guerra, del cui orrore la loro morte testimonia, ebbene, la guerra e' un crimine che mai piu' deve darsi.

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell).

 

3. MEMORIA. MAO VALPIANA: INTERVISTA IMPOSSIBILE A JOHN LENNON NEL SETTANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA. BUON COMPLEANNO, JOHN! PACE, NONVIOLENZA, MUSICA
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questa "intervista impossibile".

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' segretario nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010.

Su John Lennon (Liverpool, 1940 - New York, 1980), "il menestrello della nonviolenza", un bel profilo - scritto da Mao Valpiana - e' nel n. 1137 de "La nonviolenza e' in cammino"]

E' nato 70 anni fa a Liverpool nel Maternity Hospital in Oxford Street mentre sulla città era in corso un raid tedesco della seconda guerra mondiale.

Nome di battesimo: John Winston; cognome: Lennon. Il 9 ottobre del 1940 i genitori, Julia Stanley e Alfred Lennon, che si erano sposati due anni prima, erano gia' separati. Il padre Alfred, marinaio sempre in viaggio, fa ritorno nel 1945 con l'intenzione di riprendersi il figlio e di portarlo con se' in Nuova Zelanda. John, invece, preferisce restare con sua madre che lo affida alle cure di sua sorella Mimi'. L'educazione impartita dalla zia e' molto severa, pur improntata ad un sostanziale affetto e rispetto; lo spirito di John e' gia' di indole ribelle, avido di liberta' e di nuove esperienze. In una sua intervista, John, ricorda che "in quel periodo i miei svaghi principali consistevano nell'andare al cinema o nel partecipare ogni estate al grande Galden Party che si teneva nella locale sede dell'Esercito della Salvezza Strawberry Fields". "A scuola con la mia banda mi divertivo a rubacchiare qualche mela, poi ci arrampicavamo sui sostegni esterni dei tram che passavano per Penny Lane e ci facevamo dei lunghi viaggi per le vie di Liverpool". Nel 1952 John si iscrive alla Quarry Bank High School. La madre Julia gli insegna i primi accordi su un banjo. John si appassiona alla chitarra che suona insieme agli amici di scuola. Famosa e' la raccomandazione che gli fa la zia Mimi': "Studia, perche' con quella chitarra non ti guadagnerai mai da vivere!".

Sappiamo come e' andata la storia. Le sue canzoni sono ancora la colonna sonora del nostro tempo, ma lui stesso sembra aver sempre qualcosa di nuovo da dirci.

L'ho intervistato proprio nel giorno del suo settantesimo compleanno (1).

*

- Arriviamo subito al dunque e al motivo del nostro incontro. Cos'e' per te, oggi, la nonviolenza?

- John Lennon: Per me vale ancora quello che ho scritto piu' di trentacinque anni fa in "Revolution", quelle parole esprimono bene cio' che provo tutt'ora nei confronti della politica. Non contate su di me se di mezzo c'e' la violenza. Non aspettatevi che salga sulle barricata se non con un fiore. E per quanto riguarda rovesciare qualcosa in nome di qualche ideologia, voglio sapere cosa si fara' dopo averla abbattuta. Intendo dire: non si potrebbe tenere buono qualcosa? A cosa serve mettere le bombe a Wall Street? Se vuoi cambiare il sistema, cambia il sistema, non serve a niente ammazzare la gente. Se vuoi la pace non la otterrai mai con la violenza. Ditemi quale rivoluzione violenta ha funzionato. Certo, qualcuna ha conquistato il potere, ma dopo cosa e' successo? Lo status quo. La storia di abbattere il sistema va avanti da sempre. L'hanno fatto gli irlandesi, i russi, i francesi, i cinesi, e questo dove li ha portati? Da nessuna parte. E' sempre lo stesso vecchio gioco. Chi guidera' il crollo? Chi prendera' il potere? I peggiori distruttori. Sono sempre loro ad arrivare primi. Quello che ho detto in molte mie canzoni e': cambiate la vostra testa. Se pensiamo a chi ha il potere, dobbiamo ricordarci che sono loro i malati. E, se hai un bambino malato in famiglia, non lo butti fuori di casa: cerchi di prenderti cura di lui e gli porgi la mano. Quindi prima o poi si deve trovare un punto di incontro con ciascuno, anche con i potenti. Se davvero noi siamo la generazione consapevole, dobbiamo stendere la mano al bambino ritardato e non dargli un calcio sui denti. L'unico sistema per assicurare una pace durevole e' cambiare la nostra mentalita': non c'e' altro metodo. I fini non giustificano i mezzi. Dobbiamo imparare dai metodi utilizzati da Gandhi e da Martin Luther King. La gente ha gia' il potere; tutto quello che noi dobbiamo fare e' prenderne coscienza. Alla fine accadra', deve accadere. Potrebbe essere adesso o fra cento anni, ma accadra'.

*

- Molte tue canzoni hanno affrontato il tema religioso. Come parleresti oggi ai giovani della fede e della morte, della tua morte?

- John Lennon: Ho sempre sospettato che ci fosse un Dio anche quando pensavo di essere ateo. Sono credente e mi sento pieno di compassione. Lui e' il potere supremo, Lui non e' ne' buono ne' cattivo, ne' bianco ne' nero: e' e basta.

Dovesse accadere qualcosa a me o a Yoko in questo periodo non sara' un incidente, ma non ho paura di morire. Sono preparato alla morte perche' non ci credo. Penso che sia solo uscire da un'auto per salire su un'altra.

*

- Una domanda banale, ma inevitabile: cosa resta vivo dei Beatles? Riguardando il tuo album fotografico, senti della nostalgia?

- John Lennon: Non rimpiango niente di quello che ho fatto, davvero, a parte forse aver ferito altre persone. Non rinnego niente. Ho sempre avuto l'idea della pace: si poteva gia' intuire dalle nostre prime canzoni. Noi siamo stati insieme molto piu' a lungo di quanto il pubblico sappia. E' impegnativo vivere insieme in quattro per anni e anni, ed e' questo che abbiamo fatto. Tutti i miei amici comunque erano i Beatles. C'erano i Beatles e forse altri tre con i quali ero veramente intimo. Penso che i Beatles fossero una sorta di religione. I Beatles sono finiti, ma io voglio ancora bene a quei ragazzi... Oggi non sono piu' alla ricerca di un guru. Non sto cercando niente. Le cose sono semplicemente cosi' come sono.

*

- Dopo i Beatles, dopo la tua carriere solista, ora che sei arrivato ai 70 anni, cosa puoi dire di aver imparato da tutte queste esperienze?

- John Lennon: La mia filosofia di vita e' piuttosto semplice: pace, nonviolenza, e tutto in armonia con il resto del mondo. E' ovvio che in tutti noi c'e' della violenza, pero' si deve essere capaci di incanalarla o di gestirla in qualche modo. Se voglio un mondo in pace mi limitero' a proporre al prossimo questa visione, non forzero' nessuno a volere la pace come me. D'altra parte bisogna essere consapevoli che o ci si sforza di combattere per la pace, oppure si e' destinati a morire in maniera violenta.

*

- Qual e' l'ultimo messaggio per i giovani di oggi?

- John Lennon: Credo che gli anni sessanta siano stati un grande decennio. I grandi raduni di giovani furono per alcuni solo un concerto pop, ma sono stati ben di piu'. Sono stati la gioventu' che si e' riunita e ha detto: crediamo in Dio, crediamo nella speranza e nella verita', ed eccoci tutti insieme in pace. I giovani hanno speranze perche' sperano nel futuro e se sono depressi per il loro futuro allora siamo nei guai. Noi dobbiamo tenere viva la speranza tenendola viva fra i giovani. Io ho grandi speranze per il futuro.

*

L'intervista e' finita. John Lennon mi saluta e se ne va sorridente. Quarant'anni fa ha infiammato la mia generazione; oggi e' un signore saggio, dai modi gentili, che riflette sulla nonviolenza unica salvezza per l'umanita'. Resta il nostro fratello maggiore.

Verona, 9 ottobre 2010

*

Note

1. Testi tratti dalla biografia ufficiale autorizzata da Yoko Ono e Paul Mc Cartney "The Beatles Anthology".

 

4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO LIVIO MICCOLI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Stella Bertuglia.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Per un profilo di Stella Bertuglia si veda la risposta alla penultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Stella Bertuglia: Ho lavorato come militante dell'estrema sinistra negli anni '70 e contemporaneamente ero anche una femminista, spesso erano spunto di grande riflessione le posizioni che politicamente erano sostenute in quegli anni con le pratiche femministe ma non sempre anche allora era facile mantenersi neutrale alla violenza verbale (slogan per esempio), il movimento femminista e' stata la guida per il mio accostamento alla nonviolenza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Stella Bertuglia: Fondamentalmente la pratica con le donne, la politica dei piccoli passi ma costanti nel tempo ha rafforzato la mia convinzione, le donne piu' grandi di me sono state la mia guida.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Stella Bertuglia: Sicuramente tutti quei libri che parlano della rivendicazione dei propri diritti senza applicare la violenza, i libri delle lotte femministe sia italiane che straniere sono una buona base, se dovessi scegliere un romanzo sceglierei Firdaus di Nawal al Sa'dawi, che rende l'idea della forza della nonviolenza, o Mi chiamo Rigoberta Menchu'. Oggi aggiungerei anche il libro di Stefano Ciccone, Essere maschi. Per una biblioteca pubblica farei la scelta prima descritta, per una biblioteca scolastica sarebbe opportuno lavorare prima con le/gli allieve/i e poi rifornire la biblioteca (attualmente nelle scuole si lavora poco su questa tematica affrontandola solo come proibizionismo, no violenza negli stadi, no violenza per i diversi, ecc., ma non si affronta la prima diversita' difficile cioe' quella dei due generi femminile e maschile).

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Stella Bertuglia: In particolare non saprei, la marcia per la pace Perugia-Assisi per esempio, ma penso che se le iniziative non sono supportate con la crescita individuale (educazione genitoriale e scolastica) restano luoghi di difficile pratica.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Stella Bertuglia: Da donna del sud (Sicilia) penso che l'impegno maggiore si dovrebbe dedicare alla nonviolenza tra i generi femminile e maschile, se si riuscisse a dare un buon imprinting in tale direzione molti aspetti della violenza potrebbero essere risolti.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Stella Bertuglia: Per un ragazzo segnalerei i gruppi di Uomini in cammini, Maschile plurale; per le ragazze centri di donne che si occupano sia di questa specifica tematica che di buone pratiche femministe.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Stella Bertuglia: Nonviolenza per me e' la capacita' di ascolto, la disponibilita' al dialogo e all'aiuto; considero una caratteristica fondamentale della nonviolenza l'accoglienza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Stella Bertuglia: Come ho gia' scritto precedentemente, tanti rapporti.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Stella Bertuglia: Sono un'insegnante di Scienza quindi non posso che rafforzare il rispetto degli altri al rispetto dell'ambiente che ci ospita.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Stella Bertuglia: Se si ha una buona consapevolezza del rispetto degli altri diversi da noi, non si puo' che essere antirazzisti e per i diritti umani, ma voglio anche dire che spesso gli uomini che si occupano di antirazzismo e diritti umani non sempre considerano il rispetto tra i generi un eguale diritto umano, motivo per cui la violenza e' trasversale anche negli ambienti socialmente impegnati nella lotta per i diritti umani.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Stella Bertuglia: La mafia e' violenza, essere nonviolenti significa anche essere contro la mafia; ma questo non sempre e' realta', perche' in una societa' sicula dove la mafiosita' fa parte dell'espressione quasi caratteriale delle persone spesso si trovano queste contraddizioni: atteggiamenti di mafiosita' e adesione alla pratica della nonviolenza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Stella Bertuglia: Penso che spesso la nonviolenza e' la pratica piu' difficile da realizzare soprattutto quando i bisogni sono forti e l'oppressione incombe, non e' facile fare questi confronti.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Stella Bertuglia: Risponderei come alla precedente domanda.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Stella Bertuglia: Il pacifismo sicuramente educa alla nonviolenza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Stella Bertuglia: Anche l'antimilitarismo educa alla nonviolenza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Stella Bertuglia: Anche il disarmo puo' educare alla nonviolenza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?

- Stella Bertuglia: Una pratica nonviolenta dovrebbe aiutare a tenere presente i diritti sia alla salute che all'assistenza (bisognerebbe educare gli addetti ai lavori sociali).

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Stella Bertuglia: La psicoterapia puo' dare un contributo alla nonviolenza applicando tecniche di rilassamento e autocontrollo.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Stella Bertuglia: Oggi purtroppo l'informazione e' violenta sia verbalmente che visivamente, solo la pratica nonviolenta puo' veicolare crescita e scambio nonviolento.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Stella Bertuglia: Le religioni quasi tutte non educano alla nonviolenza soprattutto perche' non educano all'inclusione dei diversi (spesso le donne sono escluse dalle religioni come portatrici della parola ma sono oggetto di tante limitazioni a cui obbedire).

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Stella Bertuglia: Educare alla nonviolenza significa educare al rispetto dei due generi.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?

- Stella Bertuglia: Ad una economia piu' compatibile con le esigenze di tutte/i.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?

- Stella Bertuglia: Una migliore interpretazione della giustizia.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?

- Stella Bertuglia: Una migliore capacita' di riflessione.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?

- Stella Bertuglia: Una correttezza nell'uso di queste.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti:  Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Stella Bertuglia: Considero che debba includere il consenso nel modo piu' ampio del termine, accettazione di se' e dell'altra/o diverso da se'.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Stella Bertuglia: Ascolto e negoziazione, perche' preparano le basi ad un buon clima di relazioni.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Stella Bertuglia: Penserei a laboratori esperienziali e di narrazione.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Stella Bertuglia: Creerei un decalogo della nonviolenza ed un circuito in cui tutte/i potrebbero continuarsi a parlare in modo positivo, per non farsi inquinare dal resto del mondo che non ha fatto la scelta della nonviolenza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Stella Bertuglia: Penso che si dovrebbero organizzare campagne di sensibilizzazioni e laboratori nei posti di lavoro soprattutto nell'ambito delle famiglie (oggi i luoghi piu' pericolosi da un punto di vista educativo).

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Stella Bertuglia: Penso che si dovrebbero organizzare corsi per sensibilizzare e laboratori esperienziali e di narrazione.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Stella Bertuglia: In parte questi movimenti sono poco conosciuti. Accade perche' non c'e' sensibilita' al problema e non si riconoscono gli effetti dannosi della violenza. L'azione dei movimenti nonviolenti presenti in Italia potrebbe migliorare avendo piu' visibilita'; soprattutto gli uomini (che sono i maggiori portatori della violenza) dovrebbero lavorare per sensibilizzare gli altri uomini mettendo in crisi il "potere" come modello vincente.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?

- Stella Bertuglia: Si', sarebbe opportuno. Magari creando maggiori rapporti tra loro e concentrando gli sforzi di visibilita'.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Stella Bertuglia: Si', campagne di sensibilizzazione. Spot, pubblicita', manifesti e modelli di vita compatibili soprattutto in assenza di denaro e potere, insomma invertire l'attuale tendenza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?

- Stella Bertuglia: Pochi rapporti, camminano parallelamente ma non si incrociano quasi mai.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?

- Stella Bertuglia: Anche in questo caso non vi sono rapporti, perche' il modello vincente non prevede la nonviolenza, la presenta come modello perdente.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?

- Stella Bertuglia: Anche in questo area vi sono pochi rapporti, spesso la cultura dominante prevede violenza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?

- Stella Bertuglia: Anche qui i rapporti sono quasi impossibili, oggi la politica e' organizzata in modo verticistico e patriarcale.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?

- Stella Bertuglia: Oggi la pratica sindacale e' fortemente violenta, non vedo rapporti.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?

- Stella Bertuglia: Nelle buone relazioni la nonviolenza e' una prassi, anche i dissidi possono risolversi. Io amo molto stare con gli amici e mi dispiace sempre quando per ragioni varie una amicizia si interrompe, credo sempre che e' stata una possibilita' umana perduta, e' sempre una perdita per tutti non portare avanti una relazione, la pratica della nonviolenza puo' aiutare ad essere piu' tolleranti, io cerco sempre di accogliere tutti, anche i piu' diversi da me, questa e' la mia formula.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?

- Stella Bertuglia: La nonviolenza potra' solo unire l'umanita' e migliorare le relazioni, diminuire i conflitti.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Stella Bertuglia: Attualmente credo che non ci sia nessuna relazione, cioe' non esiste una politica veramente nonviolenta.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Stella Bertuglia: Sicuramente nella vita quotidiana la nonviolenza crea disparita', non è considerata ancora un valore.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?

- Stella Bertuglia: Nel mio territorio (Sicilia) la relazione con la nonviolenza e' molto esigua perche' si evidenzia maggiormente la relazione violenza-mafia-non rispetto del territorio.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Stella Bertuglia: I rapporti di relazione sono qualitativamente piu' forti dove la componente di nonviolenza e' presente.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Stella Bertuglia: Gandhi.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Stella Bertuglia: A mio parere ancora poco visibile, perche' la violenza occupa quasi tutto lo spazio.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?

- Stella Bertuglia: Scarso.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Stella Bertuglia: Non riesco a percepire tanta nonviolenza.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?

- Stella Bertuglia: Campagne di sensibilizzazioni e laboratori nei posti di lavoro.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?

- Stella Bertuglia: La nonviolenza educherebbe all'intercultura.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di se': quale relazione?

- Stella Bertuglia: Se si riuscisse ad avere un rapporto con se stessi sereno e nonviolento saremmo maggiormente in grado di conoscere il nostro se' e soprattutto i nostri limiti da cui partire.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio: quale relazione?

- Stella Bertuglia: Oggi il linguaggio sessuato ci propone gia' un modello nonviolento.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?

- Stella Bertuglia: Oggi riuscire ad avere uno stile di vita esente dalla violenza e' molto difficile, soprattutto in Sicilia, ma bisogna sicuramente fare tanta meditazione ed avere forza di volonta'.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?

- Stella Bertuglia: L'industrialismo ha creato la sua forza sulla violenza e le conseguenze sono state nefaste sia per il rispetto di chi lavora sia per la violenza in cui ci costringe a vivere (smog, inquinamento, ecc.).

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?

- Stella Bertuglia: La nonviolenza potrebbe far ritornare ad avere un rapporto nei confronti della natura piu' naturale.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?

- Stella Bertuglia: Vivere, condividere, comprendere sono tutte pratiche di nonviolenza ma sono proposte come pratiche perdenti e spesso nessuno vuole perseguirle (vedi violenza sulle donne).

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?

- Stella Bertuglia: Ribadisco la risposta alla precedente domanda, riconoscere l'altra/o diverso da noi ci investe di una responsabilita', di un farsi carico di scelte equitarie e di giustizia.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?

- Stella Bertuglia: Finalmente per la prima volta sento associare la coscienza del limite con la nonviolenza, grazie. La coscienza del limite e' la chiave della nonviolenza: se si avesse una vera coscienza in tal senso penso che tutte le violenze non avrebbero motivo di esistere (la pratica della sussistenza e' una buona scuola).

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?

- Stella Bertuglia: Non riesco a vedere un solo cammino, oggi, credo che ogni cammino che si prefigge la nonviolenza portera' all'obiettivo tanto atteso, ma credo che i tempi non sono troppo maturi.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?

- Stella Bertuglia: Lo strumento di internet non sempre veicola nonviolenza ma come sempre e' l'approccio al mezzo che lo fara' diventare risorsa o no.

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Stella Bertuglia: Sono una donna, siciliana e vivo a Palermo, amo la mia isola e vorrei tanto aiutarla a cambiare. Ho 51 anni, mi sono occupata dai miei 16 anni ad oggi della cura degli altri, dei piu' deboli, dei piu' bisognosi, non ho mai frequentato gruppi cattolici, il mio modo di darmi e' la mia forza, ho frequentato ambienti politici di estrema sinistra e femministi ma ho cercato sempre di credere e restare fedele ai principi di umanita' ed amore verso chi e cio' che ci circonda. Per anni ho svolto lavoro sociale, informazione, ricerca ed analisi sociale, attivita' di volontariato locale ma anche internazionale, ho combattuto sempre contro l'arroganza, la mafia, il potere, il maschilismo, la violenza fisica e morale. Negli anni ho portato questa mia esperienza maturata nel sociale anche nella scuola e nel mio lavoro di formatrice. Ho focalizzato il mio impegno nella pratica della differenza di genere.
Le mie pubblicazioni sono:
Libri: "Le piccole morti": Quaderni del Sud - Palermo, 1990, pp. 69 (indagine sociologica sulla condizione della donna nei quartieri popolari di Palermo); "Cambiare Cambiando" (a cura di): Quaderni del Sud - Palermo, 1996, pp. 79 (raccolta di testimonianze di donne immigrate a Palermo); "Lavori in corso: la valorizzazione della differenza e le Pari Opportunita'": Quaderni di Arcidonna - Palermo, 1997, pp. 97 (indagine sociologica rivolta ai docenti della scuola superiore sulla cultura della differenza e delle pari opportunita' nella scuola); "Il mondo e' un'isola": Quaderni del Sud n. 6 - Palermo, 1998, pp. 173 (Bibliografia ragionata e commentata su Educazione allo sviluppo e alla mondialita', ha curato la sezione Genere e sviluppo e la sezione Video); ho collaborato alla pubblicazione "Orientamento e identita' di genere - crescere donne e uomini", Progettare la scuola, La nuova Italia (2001); ho collaborato alla pubblicazione "Vivencia - conoscere la vita da una generazione all'altra", Soggetti e generi, Rosenberg e Sellier (2003); ho collaborato alla pubblicazione "Scienziate nel tempo, 65 biografie", Libera Universita' delle Donne per la biografia di Jane Goodall (2010).
Dossier tematici: "Donne in movimento", 1988 (la lotta delle donne palestinesi e israeliane durante l'Intifada); "Ad un anno dalla guerra", 1992 (l'attivita' delle donne palermitane durante la Guerra del Golfo); "I diritti delle donne sono diritti umani?", 1992 (la condizione delle donne nel Terzo Mondo); "Parto - IVG - Consultori", 1993 (una raccolta di leggi e testimonianze); "Alla ricerca delle differenze", 1997 (il percorso di un progetto sull'educazione alla differenza presso Ipia "M.O.Corbino" di Partinico (Pa); "... Tra scelte ed opportunita' - Educare nella differenza e alla cura", 1998 (il percorso di un progetto sull'educazione alla differenza e alla cura presso l'Istituto d'Arte di Palermo); "Cittadine e Cittadini del mondo", 1999 (percorsi didattici sulla condizione delle donne nei Paesi in via di sviluppo e sul lavoro di cura) edito dal Cidi di Palermo.
Software e Cd rom: "Progettare per progettarsi - Educare nella differenza" (floppy disk. 1998/99); "Progettarsi nella differenza di genere - Educare nella differenza", (Cd rom 1999/00); "Cittadine del mondo - Il punto di vista delle donne sull'educazione allo sviluppo", 2000 (Cd rom); "Evoluzione dell'identita' maschile rispetto al cambiamento del ruolo della donna nella societa' contemporanea" (floppy disk  2001/2002); "Orientamento ed identita' di genere: crescere donne e uomini dalla scuola verso il mondo del lavoro" (Cd rom P.O.N. Misura 7 azione 7.2 -2002); "La pace si costruisce dentro le mura domestiche", 2003 (Cd rom); "Genere e impresa: educare alla differenza e allo sviluppo sostenibile equo e solidale" (Cd rom progetto P.O.N. Misura 7 azione 7.2  2003); "Orientamento e identita' di genere: le donne fanno impresa" (Cd roml progetto P.O.N. Misura 7 azione 7.3  2003); "Orientamento e formazione nella scuola di genere" (Cd rom P.O.N. Misura 7 azione 7.1b  2003); "Rischio ambientale e recupero del territorio costiero: percorsi didattico-applicativi e imprenditoriali a sostegno della lotta alla dispersione scolastica e delle pari opportunita'", Cd rom progetto P.O.N. Misura 3 azione 3.2,  2003; "Orientare ed educare al genere attraverso la corporeita' e l'immagine" Cd rom progetto P.O.N. Misura 7 azione 7.1b 2004. Itis "A. Volta" Palermo; "Identita' di genere. Educare alla cura per il benessere di se' e il riconoscimento del se' dell'altra/o" Cd rom progetto P.O.N. Misura 7 azione 7.2  2004 Itis "A. Volta" Palermo; "Orientamento ed identita' di genere: le donne fanno impresa" Cd rom progetto P.O.N. Misura 7 azione 7.3 2004 Itis "A. Volta" Palermo; "Jineteras en la Habana - donne di Cuba si raccontano..." Interviste a donne cubane edito dai Quaderni del Sud - Cooperazione Internazionale Sud-Sud 2005; "Imparare ad insegnare... Insegnare ad imparare...." pubblicazione pedagogico-didattica realizzata nell'ambito della Sissis edita da Anteprima 2002; "Imparare ad insegnare... Insegnare ad imparare... 1" pubblicazione pedagogico-didattica realizzata nell'ambito della Sissis edita da Anteprima 2003; "Imparare ad insegnare... Insegnare ad imparare... 2" pubblicazione pedagogico-didattica realizzata nell'ambito della Sissis edita da Anteprima 2004; "Imparare ad insegnare... Insegnare ad imparare... 3 e 4" pubblicazione pedagogico-didattica realizzata nell'ambito della Sissis edita da Qanat 2005-2007; "Imparare ad insegnare... Insegnare ad imparare... 5" pubblicazione pedagogico-didattica realizzata nell'ambito della Sissis edita da Qanat 2009.
Documentari video: "C'era una volta un quartiere...", 1993 - VHS 40'(l'esperienza di un centro per bambini in eta' prescolare); "Le digiune", 1994  - VHS 35' (l'esperienza delle donne del digiuno contro le stragi di mafia a Palermo); "Cambiare Cambiando", 1995 - VHS 40' (raccolta di testimonianze di donne immigrate a Palermo); "Educare nella differenza", 1996 - VHS 25' (il percorso di un progetto sull'educazione alla differenza in una scuola di Palermo); "El Salvador oggi", 1997 - VHS 25' (documentazione di un progetto di cooperazione internazionale); "Violare il silenzio", 1997 - VHS 35' (interviste a donne maltrattate di un Centro di Ascolto di Tunisi); "Tra il dire e il vivere - Donne in Bolivia", 1997 - VHS 30' (testimonianza di una donna contadina boliviana); "Il mondo e' un'isola", 1997 - VHS 30' (un documentario sull'Educazione allo Sviluppo); "Guatemala oggi", 1999 - VHS 25' (documentazione di un progetto di cooperazione internazionale).

*

- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Stella Bertuglia: Nonostante abbia colto sempre delle enormi difficolta' ad essere sempre la voce fuori dal coro, la diversa, la nomade, credo che non sarei riuscita a vivere diversamente, sicuramente avrei potuto fare delle scelte diverse in alcuni momenti della mia vita ma se ho fatto queste scelte significa che questo era cio' che potevo mettere in gioco di me, mi reputo ostinatamente onesta fino all'inverosimile perche' credo che essere onesti e trasparenti sia la scommessa piu' rivoluzionaria che si possa mettere in campo, le menzogne e la non onesta' hanno solo prodotto in tutta la storia dell'umanita' danni, disastri, genocidi, ecc. Mi reputo una donna molto forte, ho avuto un'infanzia difficile, mista tra un'affettivita' familiare precaria e ricattatoria contornata da molestie sia sessuali che morali e psicologiche (di cui porto ancora oggi le ferite), la mia forza principale e' la pazienza, l'amore verso il prossimo e la vita, il desiderio di farcela nonostante tutto. Le vittime sono piu' "forti" da chi non ha vissuto quest'esperienza devastante, ma spesso chi aiuta a superare i gap che tutte le vittime hanno (mi riferisco a centri di ascolto e psicologi) non da' a tale "forza" il giusto valore ma preferisce, come il suo protocollo gli impone, consegnare alla vittima un attestato di riconoscimento in cui dicono che se sono state vittime una volta lo potranno essere ancora, come se fossero delle persone malate e mai guaribili; io non credo che questo approccio sia il migliore, credo che bisognerebbe dare un appoggio significativo e concreto alle vittime e poi lavorare maggiormente con chi la violenza la pratica (ma in Italia nessuno lavora in tale direzione), credo che finche' cio' non accada (cioe' lavorare maggiormente sugli uomini violenti o su tutti i violenti) non sara' facile veicolare e praticare una cultura nonviolenta.

 

5. RIFLESSIONE. LUISA MORGANTINI: STO CON GLI ISRAELIANI, MA CON QUELLI CHE SI ISPIRANO A BUBER E A PELED

[Ringraziamo Luisa Morgantini (per contatti: luisamorgantini at gmail.com) per averci messo a disposizione questo suo articolo apparso sul quotidiano "Liberazione" del 7 ottobre 2010.
Luisa Morgantini, gia' parlamentare europea (e per anni vicepresidente del Parlamento Europeo e presidente della delegazione del Parlamento Europeo al Consiglio legislativo palestinese), fa parte delle Donne in nero, dell'Associazione per la pace, ed e' coordinatrice della Rete internazionale per la resistenza popolare nonviolenta; e' una delle figure piu' note e piu' vive dei movimenti per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani. Lei stessa cosi' si descrive (in un breve profilo disponibile anche nel suo sito www.luisamorgantini.net): "La guerra l'ho sentita nella pancia di mia madre. Sono nata alla fine del '40 nella Val d'Ossola, al confine svizzero e prima repubblica nata dalla Resistenza. Mio padre ha fatto il partigiano. Di fronte alla mia ammirazione diceva: 'Mai piu' la guerra'. Per anni non ho capito, pensavo che di fronte alle oppressioni, alle ingiustizie la risposta anche armata fosse una strada percorribile. Oggi penso, insieme a tante donne e uomini che la strada sia quella della nonviolenza, della trasformazione delle coscienze, del riconoscimento del diritto di ogni donna ed ogni uomo alla liberta', alla giustizia sociale, al lavoro, alla casa, alla salute. Penso al diritto della terra, dell'aria, dell'acqua, del cielo, degli animali, di ogni essere vivente a non essere ferito, umiliato, usato ai fini del profitto invece che del benessere per tutte e tutti. Certo, nel riconoscimento delle differenze, sessuali, religiose e politiche, il 'mai piu' guerra' e' diventato per me un impegno per il quale ha senso la mia esistenza. Non sono ingenua, so come e' difficile agire per interrompere la spirale guerra-terrorismo. Lo misuro ogni giorno nei luoghi di conflitto, dove da ormai molti anni mi misuro cercando di costruire relazioni tra le parti in conflitto, dalla Palestina-Israele all'Afghanistan, all'Iraq, alla Bosnia, al Kosovo, in Kurdistan-Turchia, e tanti tanti altri paesi. Sembra impossibile, quando ti dicono che la guerra e' sempre stata e sempre sara'. Eppure vale la pena provare a percorrere un'altra strada, quella di riconoscere i conflitti senza negarli e cercare di superarli, partendo dal riconoscimento dell'altra/o per una convivenza civile, quella di assumersi la responsabilita' di costruire un mondo, un'Italia, un'Europa dove ciascuna/o sia di aiuto all'altra/o. Sogni, utopie? Forse, ma sono il principio per cambiare e agire e dire con milioni di persone che un altro mondo, un mondo migliore, si puo' costruire". Il seguente piu' ampio profilo di Luisa Morgantini (che abbiamo in un punto aggiornato) abbiamo ripreso alcuni anni fa sempre dal sito www.luisamorgantini.net: "Luisa Morgantini e' nata a Villadossola (No) il 5 novembre 1940. Dal 1960 al 1966 ha lavorato presso l'istituto Nazionale di Assistenza a Bologna occupandosi di servizi sociali e previdenziali. Dal 1967 al 1968 ha frequentato in Inghilterra il Ruskin College di Oxford dove ha studiato sociologia, relazioni industriali ed economia. Dal 1969 al 1971 ha lavorato presso la societa' Umanitaria di Milano nel settore dell'educazione degli adulti. Dal 1970 e fino al 1999 ha fatto la sindacalista nei metalmeccanici nel sindacato unitario della Flm. Eletta nella segreteria di Milano - prima donna nella storia del sindacato metalmeccanico - ha seguito la formazione sindacale e la contrattazione per il settore delle telecomunicazioni, impiegati e tecnici. Dal 1986 e' stata responsabile del dipartimento relazioni internazionali del sindacato metalmeccanico Flm - Fim Cisl, ha rappresentato il sindacato italiano nell'esecutivo della Federazione europea dei metalmeccanici (Fem) e nel Consiglio della Federazione sindacale mondiale dei metalmeccanici (Fism). Dal novembre del 1980 al settembre del 1981, in seguito al terremoto in Irpinia, in rappresentanza del sindacato, ha vissuto a Teora contribuendo alla ricostruzione del tessuto sociale. Ha fondato con un gruppo di donne di Teora una cooperativa di produzione, "La meta' del cielo", che e' tuttora esistente. Dal 1979 ha seguito molti progetti di solidarieta' e cooperazione non governativa con vari paesi, tra cui Nicaragua, Brasile, Sud Africa, Mozambico, Eritrea, Palestina, Afghanistan, Algeria, Peru'. Si e' misurata in luoghi di conflitto entro e oltre i confini, praticando in ogni luogo anche la specificita' dell' essere donna, nel riconoscimento dei diritti di ciascun essere umano: nelle rivendicazioni sindacali, con le donne contro la mafia, contro l'apartheid in Sud Africa, con uomini e donne palestinesi e israeliane per il diritto dei palestinesi ad un loro stato in coesistenza con lo stato israeliano, con il popolo kurdo, nella ex Yugoslavia, contro la guerra e i bombardamenti della Nato, per i diritti degli albanesi del Kosovo all'autonomia, per la cura e l'accoglienza a tutte le vittime della guerra. Attiva nel campo dei diritti umani, si e' battuta per il loro rispetto in Cina, Vietnam e Siria, e per l'abolizione della pena di morte. Dal 1982 si occupa di questioni riguardanti il Medio Oriente ed in modo specifico del conflitto Palestina-Israele. Dal 1988 ha contribuito alla ricostruzione di relazioni e networks tra pacifisti israeliani e palestinesi. In particolare con associazioni di donne israeliane e palestinesi e dei paesi del bacino del Mediterraneo (ex Yugoslavia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia). Nel dicembre 1995 ha ricevuto il Premio per la pace dalle Donne per la pace e dalle Donne in nero israeliane. Attiva nel movimento per la pace e la nonviolenza e' stata portavoce dell'Associazione per la pace. E' tra le fondatrici delle Donne in nero italiane e delle rete internazionale di Donne contro la guerra. E' stata deputata al Parlamento Europeo... In Italia continua la sua opera assieme alle Donne in nero e all'Associazione per la pace". Opere di Luisa Morgantini: Oltre la danza macabra, Nutrimenti, Roma 2004]

 

Quando Fiamma Nirenstein venne eletta nelle liste del Pdl al parlamento italiano, il prestigioso giornale israeliano Haaretz, titolo' "Una colona eletta al Parlamento Italiano", ironizzando sia sulle posizioni della Nirenstein che del nostro paese. Per il 7 ottobre questa "colona" ha promosso una manifestazione dal titolo "Per la verita', per Israele", una maratona di interventi tutti a sostegno della Stato ebraico e della sua politica.

Prima di entrare nel merito della questione voglio esplicitare fin dall'inizio - in modo da evitare, anche se per lunga esperienza so che non sara' possibile, le solite accuse di voler distruggere lo stato d'Israele o di essere antisemita - che sono con Israele, riconosco il suo Stato, cosi' come fa la Dichiarazione d'Indipendenza dell'Olp del novembre del 1988 che definisce i confini dello Stato Palestinese, e quindi quelli israeliani, sul territorio dell'occupazione militare del 1967, ovvero il 22% della Palestina storica, rinunciando ai territori della conquista israeliana della guerra del '48 (la spartizione dell'Onu del 1947 dava il 54% agli israeliani, il 44% ai palestinesi con l'aerea di Gerusalemme internazionalizzata).

Ancora: sono contraria e considero una tragedia gli attentati suicidi-omicidi (finalmente sospesi dal 2005) compiuti contro la popolazione civile israeliana o sparare rockets sulla popolazione israeliana ai confini con Gaza. Cosi' come le operazioni militari israeliane condotte da un esercito occupante contro la popolazione civile palestinese, con tutte le migliaia di persone uccise, di demolizione di case, assassinii extraterritoriali, furti di terra, sradicamento di alberi, torture e imprigionamento di migliaia di palestinesi in detenzione amministrativa. Senza parlare dell'operazione Piombo Fuso a Gaza, con uso di fosforo e altre armi proibite, dove sono state uccise 1.400 persone e ferite 5.000 e dell'embargo ancora in vigore malgrado le reiterate proteste della comunita' internazionale, cosi' come la presenza in Cisgiordania di piu' di 600 check point, del muro e della continua crescita delle colonie.

Quando dico che sto con Israele, e' con chi fa questa politica che mi identifico e difendo? No di certo, la mia Israele e' rappresentata da quegli israeliani che dagli oltranzisti vengono chiamati "ebrei che odiano gli ebrei", e ne cito solo alcuni: Martin Buber, Matti Peled, Hagar Roublev, ormai defunti, ed altri ben vivi come Nurit Peled e Rami El Hanan con i loro figli Elik, Guy, Igal, che hanno visto la loro figlia e sorella Smadar uccisa da un attentore palestinese, o Ury Avnery con Gush Shalom; Lea Tsemel, Gaby Lasky avvocatesse; Michael Warshasky con l'Alternative Information Center; Avraham Burg, gia' presidente della Knesset oggi fortemente critico della politica israeliana e che manifesta insieme ai palestinesi contro l'espulsione dalle lore case a Sheik Jarrah. O ancora David Grossman; il rabbino Arik Ashermann con i Rabbini per la Pace; i soldati di Breaking the silence, che documentano le violazioni dei diritti umani commessi dai soldati israeliani; i "Combattenti per la pace", tra loro Jonatan Shapira, il primo elicotterista che nel 2002 non volle essere complice dei bombardamenti. E ancora le Donne in Nero che sono diventate una rete internazionale; Machsom Wacht donne che fanno monitoraggio ai check point fin dal 2002. Ed insieme a tutti loro il lavoro prezioso delle organizzazioni per i diritti umani come Bet'Selem, Hamoked, Ir Amin, Yeshdin, Phisician for human rights, Adalah, Mossawa, Peace Now per la denuncia e il monitoraggio degli insediamenti e la loro crescita. E tanti tanti altri, nella societa' civile come anche nei partiti politici che non mi e' possibile citare qui. Loro tutti sono la speranza che Israele possa essere uno stato "normale" con confini definiti e che abbandoni il piano di Eretz Israel dal Nilo all'Eufrate, affinche' i palestinesi possano vivere nella loro terra in modo libero e sovrano.

Ma torno all'inizio: Nirenstein e' stata chiamata colona dal giornale "Haaretz" perche' ha (o aveva) una casa in una delle colonie costruite da Israele dopo l'occupazione militare israeliana del 1967. Colonie considerate illegali dalle convenzioni internazionali firmate dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando l'orrore per l'Olocausto e la guerra faceva dire al mondo e all'Europa, "mai piu' a nessuno". Colonie che dopo l'accordo di Oslo sono cresciute a dismisura, i coloni sono passati da 140.000 a piu' di 500.000, togliendo terra, acqua, vita ai palestinesi e ai loro villaggi. Coloni armati, difesi da migliaia di soldati israeliani, e che per ampliare le loro colonie non esitano ad attaccare bambini, uccidere animali, dar fuoco e sradicare alberi da frutta e olivi.

Ed il muro - legittimo, anche se osceno, se fosse costruito sulla linea verde del 1967 - ingloba invece, calcolando la Valle del Giordano, il 60% del 22% del territorio dove, secondo la legalita' internazionale, dovrebbe essere dichiarato lo Stato Palestinese. Muro, barriere e recinzioni, tutto definito illegale nel luglio del 2004 dalla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja che ne ha chiesto lo smantellamento.

E a proposito di colonie queste non sono frutto di un'invenzione o della propaganda Onu come farebbe pensare l'appello della manifestazione del 7 ottobre. Sono invece una realta' brutale su di un territorio che oltre che rubare terra palestinese viene martoriato da una distruzione ambientale come succede a Har Homa, dove i coloni hanno distrutto la collina verde intorno a Betlemme, Beit Sahour, Beit Jala.

L'appello a manifestare chiede che l'Onu non pratichi due pesi e due misure e la smetta di sanzionare (si intende verbalmente, visto che nessuna sanzione e' stata mai introdotta per le violazioni israeliane) ingiustamente Israele, e dice che "l'Onu ha dedicato l'80% delle sue condanne soltanto a Israele, mentre dimentica l'Iran che impicca gli omosessuali e lapida le donne, il Darfur dove si compie in silenzio una strage, la Cina che giustizia col colpo alla nuca". Naturalmente a proposito di doppia verita' si sono dimenticati di citare gli Stati Uniti che continuano con le esecuzioni: l'ultima Teresa, una donna disabile.

Ma soprattutto non e' vero che l'Onu abbia dedicato l'80% delle sue condanne ad Israele. In ogni documento in cui si parla di Israele c'e' sempre la condanna (di solito nei confronti di Israele la parola invece e' preoccupazione o deplorazione) della violenza o terrorismo palestinese. Cosi' come non mi sembra risponda a verita' sostenere che l'Onu si dimentichi di condannare Iran, Sudan o Cina, viste le continue condanne ed anche sanzioni imposte a Khartoum e a Teheran.

Cosi' non andro' in piazza il 7, anche se l'invito a combattere l'antisemitismo mi trova totalmente d'accordo. L'antisemitismo, come il razzismo, l'omofobia, l'islamofobia vanno cancellate dalle menti e dalle azioni di tutti. Rabbrividisco quando sento le barzellette raccontate dal nostro Presidente del Consiglio. Ma nel suo blog, Fiamma soprassiede e dice che Berlusconi in aula parlamentare ha ribadito la sua eterna amicizia con Israele.

Ed e' proprio per combattere l'antisemitismo che bisogna separare nettamente gli ebrei ed Israele.

Per questo quando ho detto dell'Israele che amo non ho parlato degli ebrei che vivono nel mondo e che non si identificano con la politiche dello Stato israeliano. Sono gli ebrei contro l'occupazione, il gruppo Shalom, Tikkun, Jstreet; sono i Chomsky, i Goldstone, i Levy, i Barenboim, gli Ovadia, difensori della cultura ebraica, quella democratica e multiculturale. Voglio ricordare che e' anche per difendere quella cultura e quelle donne e uomini in carne ed ossa, deportati dal nazifascismo, che mio padre ha combattuto nella resistenza sulle montagne della Val d'Ossola.

Ho visto nelle adesioni al 7 ottobre i nomi di Veltroni e di Melandri. Forse la loro adesione e' dovuta al timore di essere tacciati di antisemitismo. Un ricatto che ancora funziona o forse e' opportunismo o forse e' ignoranza o forse semplicemente credono che un paese che colonizza e confisca case e terra sia nel giusto. Mi auguro che almeno le forze di quella che si chiama ancora sinistra sappiano uscire dalla ragnatela della politica interna e riescano di nuovo a pensare in grande cercando di praticare una politica internazionale giusta ed equa dove i diritti e la liberta' non valgano solo per alcuni ma per tutti e tutte.

Non bisogna schierarsi per gli israeliani o i palestinesi, ma per la pace con giustizia, e allora e' indispensabile la fine dell'occupazione militare israeliana. Spero che Fiamma Nirenstein si ravveda e venga a far parte di chi pensa che il bene per Israele e' la fine della sua politica coloniale. Le auguro di cuore di ritrovare la sua umanita' infranta visto che non riconosce ad altri i suoi stessi diritti. Infranta come lo sono la sua verita' e il suo senso della giustizia.

 

6. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 7 OTTOBRE UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO

 

Giovedi' 7 ottobre 2010 a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace", si e' svolto un nuovo incontro di studio della Divina Commedia. Sono stati letti e commentati alcuni canti del capolavoro dantesco.

Gli incontri sulla letteratura italiana che si svolgono presso il Centro di ricerca per la pace di Viterbo sono parte di un'iniziativa di promozione del diritto allo studio.

 

7. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere finanziariamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.
Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

8. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

9. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Shirine Dakouri, La donna araba tra presenza e assenza, Marietti 1820, Genova-Milano 2008, pp. 158.

 

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

11. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 338 del 9 ottobre 2010

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

 

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it