Telegrammi. 285



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 285 del 17 agosto 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Gaetano Farinelli
2. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Gloria Gazzeri
3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Fredo Olivero
4. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
5. "Azione nonviolenta"
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'
 
1. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GAETANO FARINELLI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Gaetano Farinelli.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Gaetano Farinelli, prete operaio, educatore, e' uno dei principali animatori dell'esperienza di "Macondo", associazione per l'incontro e la comunicazione tra i popoli (sito: www.macondo.it). Tra le opere di Gaetano Farinelli: Attraversare il deserto, Macondo Libri - Citta' Aperta, Troina (En) - Pove del Grappa (Vi) 2001]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Gaetano Farinelli: Attraverso letture e attraverso persone.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Gaetano Farinelli: Ricordo in particolare Gandhi, una nonviolenza attiva, non rassegnata, dignitosa e consapevole dei propri diritti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Gaetano Farinelli: Le vite di Gandhi e di Martin Luther King; le opere di Aldo Capitini, che ha sviluppato una sensibilita' sulla nonviolenza in Italia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Gaetano Farinelli: Le iniziative di rappacificazione che vengono tentate in vari paesi dell’Africa, a partire dall’esempio del Sud Africa, e poi in Guinea Bissau, in Sierra Leone.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Gaetano Farinelli: In Occidente, che ha fatto della guerra uno strumento privilegiato di dominio e di espansione.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Gaetano Farinelli: Conosco ed ho seguito in parte l’attivita' del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, che puo' essere uno spazio “protetto” per entrare in rapporto con la nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Gaetano Farinelli: Il non uso della forza fisica e psicologica per imporre un comportamento o un sistema di relazioni. La nonviolenza parte da una convinzione di dignita' e liberta' dell’uomo concreto, che va costruita in una condivisione di valori, costruita attraverso l’azione e le parole in una relazione costante con le persone, uomini e donne.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Gaetano Farinelli: Nascono ambedue dalla dignita' dell’uomo e della donna, dall'affermazione della liberta' e della uguaglianza dell’uomo e della donna. Il femminismo in genere viene proposto e difeso dalle donne, che prendono coscienza della loro sottomissione, e vivono e lottano per fare in modo che la societa' accetti attraverso leggi e comportamenti la parita' tra uomo e donna, e che gli obiettivi di uguaglianza e di liberta' siano assimilati a partire dalle militanti, anche se conquistati nel tempo e contro le leggi e le tradizioni...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Gaetano Farinelli: La supremazia dell’uomo sulla terra, sulle piante e sugli animali e sulle cose non puo' essere di dominio, ma di umile servizio. Se l’autorita' e' un servizio, anche la vita dell’uomo sulla terra deve essere un servizio.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Gaetano Farinelli: Spesso la nonviolenza e' nata in un ambiente ove il clima che si respira, le condizioni che si vivono, sono razziste. Vedi Gandhi e Martin Luther King; questo non significa che ogni lotta per i diritti umani sia nonviolenta. E qui il discorso si complica, perche' torna la domanda: cosa sia nonviolenza. Essa infatti non e' una tecnica, ma una scelta di vita, e come tale non si puo' imporre, neppure attraverso la pressione psicologica. E non e' neppure una scelta mia che vincola gli altri.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Gaetano Farinelli: Quando si dice che le forze dell’ordine da sole non possono combattere la mafia, vuol dire che la coscienza civile deve fare la sua parte, e la coscienza civile non e' armata ma costruisce relazioni e cultura orientate non solo alla legalita', ma alla difesa della vita e delle scelte di vita. Questo puo' combattere la mafia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Gaetano Farinelli: Nella condizione e nelle lotte dei lavoratori la violenza che opprime e la nonviolenza che lotta per dignita' e diritti si manifestano gia' nel momento in cui si contesta la mala distribuzione del reddito, o si alza la testa da terra, o si va in bagno due volte durante il lavoro.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Gaetano Farinelli: Qui viene in evidenza una parola importante: liberazione, che e' opposta a liberta'. Liberta' e' un termine astratto. Va bene per tutti ed in ugual modo. Liberazione riguarda chi vive nella sottomissione fisica e morale. Come prendera' coscienza del suo stato chi vive nella sottomissione o nella abiezione? Chi accendera' la scintilla che mostri la sua condizione?

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Gaetano Farinelli: L’antimilitarismo riguarda l’uso delle armi. La nonviolenza esclude ogni forma di violenza; ma usa ogni forma di resistenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Gaetano Farinelli: Il disarmo e' un passaggio importante nella lotta contro l’uso della forza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?

- Gaetano Farinelli: Diritto alla salute ed all’assistenza: perche' parlare sempre di diritto alla salute, all’assistenza? Perche' non trasformarlo in una forma di dovere, inteso come responsabilita' alla salute, responsabilita' all’assistenza come forma nuova di relazione; in cui la relazione diviene piu' importante del consumo di salute e di assistenza? Il diritto all’assistenza ha introdotto le badanti, forma anonima di assistenza; e il diritto alla salute ha portato alla esasperazione delle cure, che non tengono conto della relazione del paziente con il mondo degli uomini.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Gaetano Farinelli: Non conosco il processo che innesta la psicoterapia; se innesta un processo di autostima astratto, che comporta una aggressivita' astratta, che tende in assoluto a rompere le barriere e la relazione con l’altro, questo sarebbe in contrasto con una nonviolenza attiva, che coltivi la relazione. Se invece l’aggressivita' della persona porta al confronto continuo con il mondo degli uomini e delle cose, allora credo che possa trovare nella nonviolenza un buon margine. Cosi' procedendo, pare che la nonviolenza sia un parametro imprescindibile.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Gaetano Farinelli: Anche qui: quale informazione? C’e' una informazione che sembra una serie di puntate che vuole scoprire il nemico o che vuole mettere in iscacco il nemico ed illude il lettore sulle possibilita' di vittoria. L'informazione diventa cosi' una specie di giallo a puntate. C’e' una informazione che racconta i fatti e cerca di attenersi ai fatti, alle parole, ai pensieri, alle persone. Li mostra, con attenzione al lettore perche' capisca e non perche' dia consenso. La nonviolenza sa infatti pentirsi, chiedere perdono, riflettere sugli errori per non farli, senza attenzione al consenso.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?

- Gaetano Farinelli: La nonviolenza non nasce da una riflessione attiva sulle relazioni umane, sul perche' del vivere, e sulla assurdita' del morire? non nasce dal rapporto degli umani e degli umani con il mondo e con la vita e con la morte? C'e' nella domanda di fondo della nonviolenza un lato di trascendenza che ha fondamento nella relazione, da cui nasce la persona. La persona e' un valore che nasce da un primo elementare rapporto tra due individui che si riconoscono. E dunque la nonviolenza e' anche amore per la sapienza, che e' comprensione dell’altro, e accoglienza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Gaetano Farinelli: La religione, le religioni sono uno strumento di mediazione con il trascendente; non sono il fine dell’uomo; la loro finalita' e' dunque la relazione e anche la relazione con la divinita' e' relazione alla pari, pur nel riconoscimento dei propri limiti, che non impedisce la formulazione di interrogativi e di perche' esistenziali.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Gaetano Farinelli: Un atteggiamento diverso rispetto alla vita sociale, alla funzione critica della educazione che non puo' essere succube della economia, del potere e della religione intesa come sottomissione rassegnata; l’educazione infatti non e' funzionale al lavoro, ma interessata al bene comune.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?

- Gaetano Farinelli: Che l’economia e' in funzione dell’uomo, che la finanza e' uno strumento e non il metro di misura dell'economia, che l’economia del profitto e' violenta ed e' contro la liberta' esistenziale, anche se pretende di difendere a spada tratta la liberta' di tutti, mentre garantisce la liberta' del potente e del ricco.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?

- Gaetano Farinelli: Fa distinzione tra giusto ed ingiusto, tra giustizia e legalita', trova la misura della giustizia nel rispetto degli ultimi, dei piu' deboli, e non nel rispetto dell’ordine formale, e non nella difesa della proprieta', e non nella difesa della religione, che sono pure questi beni funzionali all’uomo, alla relazione tra gli uomini e alla relazione con Dio.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?

- Gaetano Farinelli: La nonviolenza con il suo bagaglio di indicazioni relazionali, di rispetto della persona e della vita di relazione conferma una morale non individuale e rafforza il rapporto con la vita come rapporto con l’essere vivente, non considera la vita come un prodotto di consumo, ma lo spazio vivo della relazione con il mondo e con gli uomini.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?

- Gaetano Farinelli: Che il percorso della conoscenza e' funzionale all’uomo orizzontale, a tutti gli uomini e non al potere sugli uomini; che le scoperte non sono il prestigio di uno, ma la festa di tutti; che la scienza ha un limite nelle proposte di distruzione e la tecnologia nel suo sostituirsi all’uomo e porsi contro l’uomo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?

- Gaetano Farinelli: La nonviolenza e' al servizio della verita', non e' per una verita' contro qualcuno, ma una verita' che libera gli uomini nelle scelte di vita. Riconoscere il bene ed il male degli uomini aiuta a procedere con occhi aperti e con passo sicuro. Chi nasconde le violenze della guerra, commette una seconda violenza, e ne prepara altre ancora.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Gaetano Farinelli: Non e' certo il consenso indotto attraverso le tecniche pubblicitarie che nascondono la realta' e propongono una visione interessata delle cose; ma il consenso che si ottiene attraverso la ragione ed il sentimento, il sentire di se stessi e degli altri. Un consenso che nasce nel dialogo orizzontale e non con tecniche occulte o gerarchiche, o con tecniche di paura.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Gaetano Farinelli: Le azioni che mirano a scoprire le minoranze, le diversita', non per eliminarle con la forza, non per omologarle, non per sopprimerle, ma per fare in modo che diventino le risorse per una nuova societa'; azioni che vanno alla fonte dei conflitti, non per esasperare i torti, ma per superare la competizione e la rivalita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Gaetano Farinelli: E' una formazione che pone al centro la persona, la persona che nasce nella relazione e non nella perfezione della legge e delle norme.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade?

- Gaetano Farinelli: Cosa dire? Forse perche' restano prevalenti nella nostra cultura il potere come dominio che elimina gli avversari e mantiene i cittadini sotto il dominio dei forti, sudditi fedeli ed obbedienti; legati al potere da interessi e non da una tensione verso il bene comune.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?

- Gaetano Farinelli: La parola cultura puo' indicare le opere varie dell’uomo, dell’arte, della letteratura, della comunicazione, ma cultura e' anche la tradizione, il modo con cui si instaurano i rapporti, le relazioni, personali, sociali, politiche; per questo la nonviolenza, come percezione dell’altro, come attinenza alla verita', e' sempre li' presente, indicante ed indicata, proponente e proposta o tradotta nelle relazioni e nelle decisioni.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?

- Gaetano Farinelli: L’amicizia richiede trasparenza e forza. Verita' su se stessi e autonomia affettiva, senza la quale l’amicizia diventa ricatto. Richiede fedelta', ma non spegne la propria tensione e la ricerca della propria felicita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Gaetano Farinelli: I piccoli atti, i piccoli moti, le brevi azioni, i sussulti, le azioni ripetitive, le ossessioni, i rumori, gli sguardi, le delicatezze, la troppa confidenza, gli sgarbi, le dimenticanze, la malattia, i difetti, le attenzioni, le gelosie, tutto questo nel bene e nel male diventa conflitto e motivo di scontro, o di passione. Nella relazione con l’altro che vive accanto l’accoglienza e l’accettazione della sua diversita', senza piegarsi e senza omologare, mantiene viva la relazione; altrimenti e' la morte.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?

- Gaetano Farinelli: In questi ultimi anni, per posizioni ideologiche e non certo per amore della persone, si e' vista una aggressivita' feroce nei confronti di chi sceglie di morire in pace, chiudendo un ciclo infinito di sofferenza e di abbandono. Il rispetto e l’amore di quella persona e non l’amore in astratto avrebbe potuto affrontare meglio quelle situazioni.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Gaetano Farinelli: Da quello che si vede e si sente, le cose non vanno bene. Ma ci sono pure nei territori di guerra delle azioni e dei movimenti che vanno controcorrente e che propongono azioni e metodi in cui accoglienza e conflitto alla pari, che non elimini l’avversario, rimarginano ferite dolorose.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?

- Gaetano Farinelli: In questi ultimi vent’anni l’Italia e gli italiani si sono trovati ad affrontare il rapporto con altre persone di altre culture, in un rapporto ravvicinato, in cui non possiamo piu' nascondere le nostre reazioni, ed in cui non possiamo piu' dire: "siamo tolleranti", senza pagarne il prezzo. La relazione con l’altro implica necessariamente il conflitto, una relazione di confronto, in cui l’accoglienza non e' sottomissione; ma dal conflitto e dal confronto non vengono schiacciate le diversita', nostre e degli altri.

 
2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO GLORIA GAZZERI

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Gloria Gazzeri.

Gloria Gazzeri, docente e saggista, e' impegnata per la nonviolenza e nel volontariato, e' fondatrice ed animatrice del gruppo di ricerca degli "Amici di Tolstoi", costituitosi nel 1990 in Italia per far conoscere la figura e l'opera di Tolstoi nella sua integrita' e diffonderne gli ideali di pace e fratellanza. Opere di Gloria Gazzeri: Diventare vegetariani, Manca, Genova; (con Sebastiano Magnano), Il segreto di Igea. Guida pratica al digiuno autogestito, Manca, Genova; insieme ad altri ha curato Nonviolenza 2000, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2000; Tolstoi il profeta, Il segno dei Gabrielli, San Pietro in Cariano (Vr) 2000; ha curato varie edizioni e riedizioni di scritti di Tolstoi]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Gloria Gazzeri: Ho letto prima Martin Luther King, poi Mohandas K. Gandhi, e Gandhi mi ha rimandato a Leone Tolstoj.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Gloria Gazzeri: Naturalmente Leone Tolstoj, perche’ insieme ad alcuni amici abbiamo ristampato per primi il suo libro Il Regno di Dio e’ in voi. E poi per piu’ di venti anni abbiamo continuato a studiarlo e a pubblicarne gli scritti filosofici. Consigliamo di leggere il nostro saggio Tolstoi, il profeta, edito da Il segno dei Gabrielli, Verona.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Gloria Gazzeri: Naturalmente i saggi di Tolstoi da noi tradotti e pubblicati.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Gloria Gazzeri: Per il momento nel campo privato: ecologia, rapporti interpersonali.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte delle classi sociali sfruttate e dei popoli oppressi?

- Gloria Gazzeri: Sia i lavoratori che i popoli oppressi devono per forza usare i principi e le tecniche della nonviolenza attiva, se vogliono ottenere qualcosa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?

- Gloria Gazzeri: I movimenti nonviolenti sono in fase di stanca, devono ripartire dalla base, secondo noi ristudiare Tolstoj, e indicare programmi anche per la vita privata quotidiana.

 
3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO FREDO OLIVERO

[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Fredo Olivero.

Don Fredo Olivero e' in Italia una delle figure piu' autorevoli dell'impegno di solidarieta', di pace e di nonviolenza; e' stato per molti anni responsabile dell’Ufficio “Stranieri e Nomadi” del Comune di Torino, ed e' direttore dell’Ufficio Pastorale Migranti dell’Arcidiocesi di Torino e direttore di Migrantes Piemonte/Valle d’Aosta; coordina stabilmente i centri di ascolto e accoglienza della Caritas-Migrantes e le attivita' della Pastorale. E' autore di molte utilissime pubblicazioni]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
- Fredo Olivero: Il mio accostamento alla nonviolenza e' cominciato nel giugno 1967 con la lettura del testo della scuola di Barbiana, animata da don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, che venne pubblicato in quei giorni: sconvolse il modo in cui ero stato formato e mi apri' gli occhi rispetto alla lettura della storia recente.

Un altro testo che mi preparo' culturalmente fu l’enciclica di papa Giovanni XXIII “Pacem in terris” del 1963 nella quale il pontefice si rivolgeva “a tutti gli uomini di buona volonta'”, credenti e non credenti, perche' la chiesa si deve aprire e guardare a un mondo senza blocchi ne' muri.

La proposta “ricercare cio' che unisce e non cio' che divide!” e' stata il punto di lettura degli avvenimenti laici ed ecclesiali.

Tutto il tempo del Concilio Vaticano II accompagno' la mia formazione teologica nel seminario per l’America Latina di Verona e mi apri' ad una visione “cattolica” del mondo, cioe' universale, sotto la guida di un uomo eccezionale, don Fernando Pavanello, ancora vivo, ma messo da parte dalla Chiesa che contava, anima della chiesa conciliare in America Latina, inviando centinaia di giovani preti “fidei donum” e seguendoli con la sua presenza ogni anno.

Negli anni piu' recenti mi aiuto' il collegamento del sindacato italiano con la Polonia di Solidarnosc - sindacato pacifista - in particolare con uno degli uomini migliori, che incontrai e sostenni, pacifista ed obiettore di coscienza Jerzy Popieluszko, ucciso dal potere con il silenzio-assenso della Chiesa che lo vedeva come “un sassolino nella scarpa” da togliere di mezzo con le sue omelie e messe troppo orientate alla solidarieta'.

Poi la cultura diversa di Gandhi e la rivolta nonviolenta del popolo indiano mi hanno insegnato la possibilita' di una nuova strada per la vita “in pace”, sempre smentita dalla scelte di potere, ma valida nelle sue scelte di fondo. Scelta di lotta che libero' il popolo indiano attraverso la resistenza nonviolenta al regime coloniale inglese.

Ed, infine, il Vangelo di Cristo, che ancora oggi guida le mie scelte molto critiche nella chiesa cattolica. Certamente non un testo “pacifista”, ma una proposta di fede dove i nonviolenti trovano la loro collocazione.

La lettura di Hans Kung (Cio' che credo, 2010) e' la sintesi di cio' che anch’io condivido. La teologia della liberazione ha avuto ed ha una base popolare forte nell’America Latina che conosco. La sua strada e' oggi di “liberazione e resistenza al potere“ anche nella chiesa cattolica, al dominio, per una scelta di servizio dove i poveri sono protagonisti.

Nelson Mandela, ed ancora prima le “marce” di Martin Luther King, mi hanno convinto che questa e' la strada maestra per una convivenza positiva.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Fredo Olivero: La figura di Cristo, riletta alla luce dei nuovi avvenimenti e delle sue scelte, e' forse quella che piu' mi convince per le mie radici culturali.

Il don Milani di Barbiana, rude e talora aggressivo, ma uomo di pace e di nonviolenza (“Lettera ai cappellani militari”) mi ha segnato nelle scelte di chiesa.

I teologi della liberazione (da Gustavo Gutierrez a Vigil, da Frei Betto - che conosco personalmente - a Boff, da Ellacuria a Kung) mi convincono che una lettura seria di questa teologia puo' rendere nuovamente credibili i cristiani e la chiesa fatta di cristiani battezzati (quindi sacerdoti), protagonisti possibili per un tempo in cui la chiesa si svestira' dei compromessi con i poteri corrotti e non, senza piu' credere nel potere delle “banche armate”, degli eserciti.

Infine uomini come Popieluszko, ucciso perche' aveva data la parola libera agli operai (40.000) delle Fonderie Nova Huta, che davanti alla chiesa di S. Stanislao Kosta prendevano la parola (ogni primo venerdi') per commentare in modo liberante il Vangelo coniugato con una vita di liberazione che sentivano vicina e che ritrovavano nella rilettura del Vangelo.

Oggi Gandhi pesa ancora nelle scelte mondiali: pochi, pero', lo scelgono fino in fondo come modello. Sono tentati, ma solo a parole, poi i fatti li smentiscono.

Uomini come Sereno Regis (e l’associazione fondata da Nanni Salio e a Sereno Regis intitolata dopo la sua morte per ricordare le sue scelte ed approfondirle) mi hanno insegnato a fare un sindacato liberante prima (e non solo promotore di diritti economici!) e, poi, un lavoro di integrazione pacifica tra immigrati e nativi. Cosa possibile se ai muri si sostituiscono guadi e ponti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Fredo Olivero: I libri che consiglierei sono: i testi di Gandhi; i messaggi di Martin Luther King; Lettera ad una professoressa di don Milani e della scuola di Barbiana; le riflessioni raccolte nella biblioteca di un centro come il "Sereno Regis" (anche se non pochi sono i libri, ma piu' interessanti le loro dispense e ricerche); la Pacem in terris di Giovanni XXIII ed alcuni testi della Teologia della Liberazione (anche al femminile). Poi “esperienze di intercultura” come il Cem o - piu' piccole - come l’Asai di Torino (che da dieci anni fa crescere giovani e ragazzi, a centinaia, senza confini!). Sono gli stessi che metterei in una biblioteca.

Sul piano interreligioso, tutti i testi che affrontano il tema con il coraggio di leggere le diverse fedi per metterle in dialogo, senza pensare alla “superiorita'” di una, ma leggendole tutte come strade per cercare Dio.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Fredo Olivero: Parto dall’Italia: per me fu significativa, anche personalmente, l’obiezione alle spese militari, la stessa obiezione di coscienza al servizio militare (diventata in molti casi non condivisa dagli stessi obiettori ma scelta piu' “comoda” del servizio militare). Fece riflettere i giovani degli anni ’80-’90.

Oggi sono significativi: tutti i cammini di dialogo ed integrazione culturale fatti con i nuovi cittadini ed i nativi (soprattutto giovani).

In questi ultimi dieci anni, per me, ha molto senso il lavoro orientato a superare muri e steccati con il dialogo, il confronto, la composizione dei conflitti.

Insieme a questi hanno significato, perche' si pongono nella linea della costruzione di pace vera, movimenti come Libera, le associazioni e le cooperativa di resistenza alle mafie.

Infine i lavori di riflessione di centri di cultura per la pace (il Centro Studi "Sereno Regis" e il vostro “La nonviolenza e' in cammino”) ci permettono di ragionare e proporre percorsi diversi di convivenza, di capire come si potrebbero reperire ed investire le risorse sociali ed economiche in un paese senza guerre ("di pace") e senza eserciti.

A livello mondiale, tutti i movimenti per i diritti umani (non credo molto all’efficacia di centri come l’Onu, l’Unesco, frutto di mediazioni e poteri imposti, se non diventano “operatori di pace”, non creatori di “eserciti di interposizione” tra le parti!).

L’esperienza dell’economista Yunus mi ha molto interessato (forse perche' l’avevo provata con i “sem terra” in un progetto brasiliano a Rio de Janeiro): il microcredito, il prestito dato a chi non ha le garanzie richieste dalle banche per la restituzione, la garanzia sulla parola tua e della famiglia. Questa e' una forma vera di nonviolenza verso i poveri e di fiducia!

La teologia della liberazione, i movimenti indigeni, i "sem terra" hanno, di volta in volta, avanzato proposte di pace con i rischi di violenza se non e' controllata. Ma passa attraverso questi cammini la composizione dei conflitti sociali e l’educazione concreta alla nonviolenza come stile di vita.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Fredo Olivero: Se mi riferisco all’Italia, credo sia quello della cultura della convivenza tra diversi. L’immigrazione va affrontata, prima, sul piano culturale, poi sociale. Capire che e' una risorsa, che una nuova cultura e' positiva anche se e' diversa, e' essenziale per ogni intervento sociale.

Poi, in ambito scolastico: istituzione che ha quasi abbandonato questo impegno.

Sul territorio con i giovani, perche' riescano a trovare le ragioni per convivere senza “distruggere l’altro”.

Vi e' poi l’ambito ecologico: la nonviolenza verso la “terra madre”, rispetto in ogni campo per lasciare una terra migliore (l’unica dove vivere oggi) alle generazioni future. Anche la non privatizzazione dell’acqua e', per l’Italia, oggi, un cammino sul divieto di condizionare la vita dei poveri comprandosi le risorse insostituibili!

A livello mondiale: vanno ripensate e terminate le “guerre di pacificazione” (Iraq, Afghanistan, Somalia, Sudan) e, quindi, il lavoro per trovare vie per il dialogo ed il sostegno allo sviluppo, investire i fondi nello sviluppo sostenibile (microcredito, sostegno alle iniziative che combattono l’emarginazione). Per gli immigrati: “aiutarli a restare a casa loro”, ma con dignita' e riconoscimento dei diritti, investendo risorse vere subito.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Fredo Olivero: Non segnalo le grandi iniziative mondiali, da tutti conosciute.

Mi fermo a casa nostra. Il vostro centro e', per l’Italia, un riferimento soprattutto culturale: esame di esperienze, proposte, riflessioni. Poi i centri (limitati) di ricerca della pace: dalla catena di Peacelink, ai vari centri di difesa della natura, dal Centro Studi Sereno Regis a Pax Christi.

Vorrei, però, sottolineare l’importanza di associazioni nate con altri obiettivi, ma che, in realta', usano il metodo nonviolento. Indico, una per tutte, l’Asai (Associazione di animazione interculturale) che da dieci anni sul territorio delle “periferie del centro” di Torino (luoghi di prima immigrazione) fa incontrare centinaia di giovani di cinquanta diverse nazionalita', che, nella scuola e nel territorio, si confrontano, si incontrano, fanno doposcuola, passano insieme i “centri estivi” o i campi di riflessione.

Inoltre, i gruppi ecumenici, i centri per la “composizione dei conflitti” (vedi Gruppo Abele). Coloro che lavorano per l’integrazione dei rifugiati come il “Centro Astalli” di Roma, il coordinamento “Non solo asilo” di Torino, “Terra del fuoco” che si occupa dell’integrazione dei Rom, le iniziative di contrasto alla soluzione violenta dei conflitti come il Centro Caritas di Milano (don Colmegna).

Questi sono quelli che seguo direttamente.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Fredo Olivero: La nonviolenza e' la soluzione dei conflitti senza l’uso della forza fisica, repressiva, impositiva della armi, ma attraverso la composizione tra le persone, nella societa', tra culture e popoli con forme di dialogo, confronto, nel pieno rispetto dei diritti di tutti, anche dei piu' deboli.

Le caratteristiche fondamentali sono: il rispetto di tutte le persone (e tutti i viventi), mettendole sullo stesso mio piano e, quindi

il rispetto e la valorizzazione dei diritti umani; la considerazione positiva delle diverse culture, lingue, religioni; la volonta' di convivenza attraverso il dialogo rispettoso; la rinuncia ad ogni forma di uso della forza contro un altro: togliere la vita (pena di morte) e' un reato contro l’umanita'; la fine dell’utilizzo degli eserciti armati per risolvere militarmente le ragioni dei conflitti tra i popoli; la creazione di una nuova cultura che prepari gli uomini a convivere pacificamente nel dialogo e nel rispetto reciproco; l’eliminazione dalla religioni ufficiali di ogni giustificazione all’uso della forza in nome di Dio e della fede.

Direi, in particolare, la rinuncia ad andare sempre ad un confronto legale, della giustizia formale, rinunciando a qualche diritto non essenziale per trovare l’accordo: composizione dei conflitti.

E, questo, tra persone, gruppi, stati.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Fredo Olivero: E’ la parte femminile della rivolta del ’68 rimasta in piedi. Non voglio fare valutazioni, anche se ho conosciuto bene questo aspetto all’interno del sindacato e nella citta'. La lettura della storia quotidiana fatta dalle donne e' una grande risorsa: ci ha fatto scoprire aspetti normalmente sottovalutati e, talora, ignorati. Ci sono settori di questo movimento che utilizzano la stessa nonviolenza partendo da un ambito piu' sottovalutato del potere sociale. Utile, quindi, culturalmente e socialmente, si puo' lavorare insieme a chi e' convinto di questo cammino.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?

- Fredo Olivero: Vi è un modo serio, rispettoso della vita di chi lavora sulla terra dove e' nato, che e' il vero rapporto nonviolento con la natura.

Ogni forma di difesa della vita (ecologia) puo' essere nonviolenta. In particolare, il contrasto alle nuove tecnologie non controllabili (nucleare), all’estrazione del petrolio in qualsiasi modo per mantenere una cultura del consumismo, la difesa delle vittime del nucleare e delle guerre e' ecologia.

Ma vi e' un aspetto che ritengo valga la pena di essere affrontato con maggiore serieta': gli idrocarburi (petrolio), risorsa enorme, devono essere usati per il trasporto, il riscaldamento solo dell’attuale generazione? I nostri figli non ne hanno diritto? Dobbiamo rischiare l’inquinamento irreversibile per arrivare ad utilizzare nuove fonti?

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?

- Fredo Olivero: Sono sempre stato contrario alle associazioni che  esistono solo sulla carta, cartelli ideologici che sono vissuti sfruttando l’antirazzismo. Oggi, pero', e' il tempo di partire dai diritti umani delle persone per arrivare a combattere ogni forma di razzismo. Si va dall’accoglienza dei clandestini che sono per lo piu' dei richiedenti asilo, al dialogo sul territorio. Quello che oggi e' fatto dai cartelli di associazioni contro il respingimento, per l’accoglienza dei migranti e rifugiati mi pare piu' serio che in passato. Hanno una parte importante coloro che difendono la salute dei “non cittadini” (barboni, irregolari stranieri, donne e uomini vittime di tratta, ecc.). E’ questo il diritto ad una vita dignitosa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?

- Fredo Olivero: Coloro che operano in Italia ed in Europa per contrastare la mafia (ad esempio Libera, Gruppo Abele, Acmos, gruppi antimafia delle regioni interessate da Policoro a Palermo, da Napoli a Reggio Calabria, da Bari a Badolato) usano i principi della lotta nonviolenta. Una maggiore attenzione dei movimenti nonviolenti va data alle iniziative di recupero culturale, economico e sociale dei beni sottratti. Se non si utilizzano socialmente, tornano, di fatto, sotto il controllo della mafia. Va fatto un lavoro di appoggio per creare un clima culturale e politico accogliendo e sostenendo le loro iniziative. Dobbiamo coinvolgere, anche, le forze di polizia che condividono questa strada...

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?

- Fredo Olivero: Dobbiamo distinguere molto tra occidente e sud del mondo. Il sindacato in occidente (vedi Italia ed Europa) e' accettato dalla societa': difende i diritti dei lavoratori (di alcuni, per lo piu' gia' garantiti). Ogni movimento puo' essere un luogo dove far conoscere le proposte nonviolente. Il sud del mondo ha movimenti anche molto diversi e piu' impegnati a difendere la sopravvivenza dei deboli. Con questi movimenti (della terra, delle donne, dell’acqua, della salute) si puo' essere molto piu' vicini e propositivi. Ma il movimento nonviolento e' quasi assente dal movimento dei lavoratori che, sovente, non e' convinto che la “composizione dei conflitti” e' possibile.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?

- Fredo Olivero: Negli anni ’70-’80 ho sostenuto le lotte dei popoli oppressi: dal Vietnam alla Bolivia, dal Brasile all’Argentina, all’Uruguay, al Cile (oppressi dai generali), dal Centro America (Nicaragua, El Salvador, Guatemala), alla Polonia (Solidarnosc, che considerava “l’orso russo” irrecuperabile). Avendo seguito gia' in precedenza Cuba e Che Guevara, la lotta di liberazione non mi faceva rabbrividire. Era il popolo che si ribellava, anche se - quasi sempre - erano normalmente le persone del popolo a morire. In particolare, visitando a meta' degli anni ’80 il Vietnam capii che per alcuni aspetti era una lotta popolare di resistenza e l’invasore Usa era terribile portatore di morte e distruzione. Questo non significo' mai approvare l’autoritarismo del regime comunista.

Leggendo Gandhi e seguendo l’est europeo incontrai il movimento politico-sociale e sindacale polacco Solidarnosc che era frutto di lotta di popolo, di lavoratori e nonviolento per scelta contro un regime (“l’orso russo”, come veniva chiamato) che avrebbe distrutto ogni armata.

Credo che non ci siano, oggi, esperienze di lotta nonviolenta, se non limitate, e, quando vi sono, sovente vengono distrutte od emarginate e considerate utopie (irrealizzabili). Il Brasile di Lula e' figlio di un cammino complesso, ma certo - in alcuni aspetti - di scelte nonviolente. Forse lo stesso Paraguay del vescovo Lugo, la lotta di Aung San Suu Kyi in Myanmar, e ben poco altro.

I piu' pensano che le armi siano “un grande mezzo” e che la “resistenza armata“ sia legittima ed efficace. Credo, invece, che - se alcuni movimenti sociali crescessero - la nonviolenza sarebbe un cammino possibile.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?

- Fredo Olivero: Nonviolenza e pacifismo sono, per me, due modi simili di affrontare il problema centrale della convivenza umana. La prima parte da una scelta (la nonviolenza), l’altro dall’obiettivo (la convivenza pacifica). Le scelte possono dar vita ad un futuro comune, almeno negli obiettivi centrali.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?

- Fredo Olivero: L’antimilitarismo e' un aspetto primario e cruciale della nonviolenza: le armi, gli eserciti sono una sottrazione enorme di risorse alla qualita' della vita dei ceti piu' deboli. Le “guerre per la pacificazione” sono, sovente, la copertura di una guerra non dichiarata o camuffata o giustificata. La produzione e l’esportazione degli armamenti e' una grande promozione contro la cultura della nonviolenza. La gente comune, alcuni anziani che hanno “fatto la guerra” (come mio padre), non hanno il coraggio di dire che questo e' stato un periodo infame, che ha sottratto uomini e risorse ai paesi, e che, alla fine, c’era solo distruzione. Il Mir (anche negli aspetti di ricostruzione dei rapporti conflittuali) merita un riconoscimento. Il lavoro da fare oggi e' sulle persone coinvolte, sui giornalisti, sulla gente normale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?

- Fredo Olivero: Il disarmo e' una scelta dei popoli e degli stati, il cammino per non distruggere l’avversario. La nonviolenza e' la strada da percorrere per convincere un popolo ed un governo che questo strumento e' una scelta positiva che mi porta su altre strade: convivenza pacifica, maggiori risorse di vita risparmiando armi, eserciti, morti, distruzioni, guerre. Senza disarmo la nonviolenza rischia di tornare ogni volta da capo e rendere inefficace il suo cammino.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?

- Fredo Olivero: E’ una scelta possibile per aiutare l’uomo e la donna ad uscire dal disagio mentale con strumenti che non li privino della liberta'. Alcuni percorsi psicoterapeutici si muovono su linee pacifiste, di superamento del disagio in modo incruento, dialogico, ridando dignita' ai pazienti. Altri utilizzano (per quel che conosco) la stessa violenza per aiutare ad “uscire dal disagio”. Quindi e' uno strumento possibile, ma con risvolti anche ambigui.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?

- Fredo Olivero: La violenza dei regimi, oltre alla forza degli eserciti, utilizza lo strumento dell’informazione al servizio del potere: e' un’arma micidiale di consenso. Non e' possibile costruire pace, attraverso la nonviolenza, senza l’appoggio dei media. Poi c’e' un’informazione di base (forse si tratta piu' di formazione) fatta alla persona per renderla capace di comprendere le ragioni della scelta nonviolenta e di farla propria con costanza nel tempo. E’ il compito di centri come il vostro che conduce verso una convinzione documentata e serena.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?

- Fredo Olivero: La scelta nonviolenta e' una scelta culturale e, quindi, anche una scelta filosofica che proviene da una certa visione del mondo umano, dove i contrasti, i conflitti tra persone e popoli possono trovare sempre una composizione in positivo. Questo taglia la testa ad ogni lettura filosofica autoritaria. Quindi, solo una filosofia umanizzante e' possibile con la scelta nonviolenta, non integrista sul piano religioso, non autoritaria sul piano della fede, democratica nel confronto sociale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?

- Fredo Olivero: Tutte le religioni “del libro”, che affermano un Dio onnipotente, si sono asservite ai capi religiosi delle rispettive chiese, facendo di loro “l’immagine in terra” del Dio onnipotente. La burocrazia religiosa sia del cristianesimo cattolico, che dell’islam che dell’ebraismo e', purtroppo, cosi', con sfumature e comportamenti diversi. Quando potere politico e religioso si sono alleati e supportati, sono nate religioni di regime che hanno favorito l’integrismo. Questa lettura non e' totalizzante, ma, certo, ha basi storicamente dimostrabili. Condivido l’analisi di Hans Kung in Cio' che credo (Rizzoli, 2010), che e' vicino alle scelte della nonviolenza.

Ma e' possibile un altro cammino? Penso che solo se si lascia, come ci annuncia il Cristo, la “liberta' dei figlio di Dio” a chi crede, la fede e la religione possono essere positive. La paura di “chiese” democratiche e' un abbaglio: il servizio critico del potere e' scelta nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?

- Fredo Olivero: E’ certamente una scelta alternativa per l’educazione: far crescere nella nonviolenza e' una forma educativa fondamentale. Preparare e convincere le nuove generazioni ad un futuro di dialogo e di pacifica convivenza, far comprendere che il diverso e' bello, che l’immigrato e la sua cultura sono una risorsa - mentre quasi tutti i media e la politica predicano l’opposto - e' veramente difficile. La nonviolenza ha come strada maestra l’educazione, il far crescere i giovani affinche' pensino e ragionino con la propria testa. Se non nascono reti, centri di cultura e di riflessione, scuole, universita' capaci di proporre questa strada, la nonviolenza non ha futuro. Proporre questi cammini anche concreti (lo sperimento con l’Asai gia' citata) e' possibile, e' bello e molto piu' interessante ed efficace.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?

- Fredo Olivero: L’economia di sviluppo e' considerata, oggi dai piu' come l’unica strada da imporre per guidare un paese. Ma quale economia e' possibile? E’ possibile un’economia che permetta consumi non crescenti, ma una qualita' migliore della vita?

Credo che le riflessioni che la nonviolenza pone ai paesi ed ai governi siano: e' inutile produrre armi sottraendo risorse alla qualita' della vita; e' inutile un esercito che serva a consumare risorse in tempo di pace e distruggerle nelle guerre; vi e' una possibilita' di vita migliore se non consumistica, senza eserciti e senza armi; per i paesi del sud del mondo, dove armi, eserciti e guerre consumano un terzo delle risorse, certo che ha qualcosa da dire; ma anche per i paesi del nord, trainati da produzioni di sistema di armi e consumi dannosi (auto che rovinano l’atmosfera, produzioni inquinanti, estinzione di fonti energetiche non rinnovabili, risorse umane e finanziarie consumati nella produzione di armi di distruzione).

Dunque si', l’economia attuale espansionistica e' in contrasto con la nonviolenza che propone qualita' della vita anche senza crescita del Pil di un paese.

 
4. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

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Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 
5. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
6. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Mario Alcaro, Bertrand Russell, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1990, pp. 160.
- Alfred A. Ayer, Russell, Mondadori, Milano 1992, pp. 176.
- Michele Di Francesco, Introduzione a Russell, Laterza, Roma-Bari 1990, pp. VIII + 200.
- Alberto Granese, Che cosa ha veramente detto Russell, Astrolabio-Ubaldini, Roma 1971, pp. 200.
 
7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
8. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 285 del 17 agosto 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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