Coi piedi per terra. 317



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 317 dell'8 agosto 2010
 
In questo numero:
1. "Peace Women": Spingendo una carrozzina
2. Giobbe Santabarbara: Breve litania della nonviolenza
3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Paolo Macina
4. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo
 
1. AMBIENTE. "PEACE WOMEN": SPINGENDO UNA CARROZZINA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione e adattamento il seguente articolo tratto da un piu' ampio servizio apparso nel sito di "Peace Women".
www.peacewomen.org e' un progetto della "Women's International League for Peace and Freedom, United Nations Office"]
 
Durante una delle loro passeggiate giornaliere nella foresta di Khimki, nel 2007, Yevgenia Chirikova e suo marito Mikhail notarono qualcosa di insolito. Quasi tutti gli alberi erano marchiati con delle piccole “x” rosse. Dopo alcune ricerche su internet la coppia apprese che, all’insaputa della maggioranza dei residenti nelle vicinanze, la foresta era stata venduta ed una ditta di costruzioni aveva in programma l’abbattimento di larghe porzioni di foresta per far spazio ad una nuova autostrada.
Chirikova dice che aveva sempre creduto la foresta fosse terra federale, e come tale protetta dalla legge. Allora capi' che doveva agire, ed agire velocemente, se voleva salvare la foresta, che e' contigua al sobborgo urbano nel nordovest di Mosca dove lei vive con la sua famiglia. “Sapevo che non poteva essere legale”, ricorda, “La foresta e' parte della cintura verde di Mosca”. Negli ultimi tempi questa minuta trentatreenne, ex donna d’affari e madre di due figli, e' diventata il volto pubblico di un crescente movimento di base che ha come scopo la salvezza della foresta di Khimki. Il suo attivismo l’ha costretta a confrontarsi con potenti interessi commerciali e politici, le ha guadagnato ammirazione fra gli ambientalisti, e l’ha messa sotto i riflettori dei media.
L’impegno triennale di Chirikova e' arrivato ad un punto di svolta qualche settimana fa, quando assieme a dozzine di altri attivisti si e' accampata nella foresta in un tentativo da ultima barriera per preservarla dalla distruzione. Gli attivisti sono riusciti, per il momento, ad impedire ulteriori abbattimenti di alberi, ma per questo hanno pagato il prezzo dell’essere assaliti da un gruppo non identificato di uomini mascherati e di essere ripetutamente arrestati dalla polizia. L’episodio piu' recente ha visto la polizia portare via Chirikova, suo marito ed altri quattordici dimostranti dopo una protesta di massa nella foresta il 28 luglio 2010.
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Chirikova e' l’emblema di una nuova ondata di attivismo della societa' civile in Russia: persone comuni, senz’altra motivazione nelle vite quotidiane che il tirare avanti, che sempre di piu' diventano cittadini impegnati (e spesso oltraggiati). “Questi 'nuovi' russi sono persone che non si limitano a vivere in Russia, si sentono reali cittadini, non sono concentrati solo sul proprio personale benessere”, dice Olga Blatova, un’avvocata di Greenpeace che ha lavorato a stretto contatto di Yevgenia Chirikova, “In primo luogo sono persone attive, in secondo luogo sono persone che guardano alle cose criticamente”.
Chirikova ha due lauree, in finanza e ingegneria, ed ha lavorato come vicedirettrice di una compagnia finanziaria. Nel 1998, lei ed il marito decisero di scambiare la vita urbana della capitale con la relativa calma di Khimki. Chirikova, incinta della prima figlia, amava l’aria fresca e le passeggiate rilassanti nella foresta. Parte della decrescente cintura verde di Mosca, i 150 ettari della foresta di Khimki dovevano servire come protezione della fauna selvatica e come scudo contro l’inquinamento irradiato dalla capitale.
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Ma, nel 2004, il Ministro dei trasporti annuncio' il piano di costruzione di una nuova autostrada fra Mosca e San Pietroburgo, come rimedio alla congestione del traffico fra le due metropoli. Il tracciato logico, dicono gli ambientalisti, doveva seguire la linea ferroviaria che ha collegato le due citta' sin dal XX secolo. Invece, il tracciato approvato nel 2006 dal sindaco di Khimki, Viktor Shelchenko, compie un’ampia diversione attraverso la foresta per avvicinarsi all’aeroporto moscovita di Sheremetyevo.
Chirikova ride, definendo il tracciato illogico: “Come ingegnere, avendo lavorato nel campo, so che si tratta di una decisione del tutto bizzarra: nella nostra era moderna si vuol costruire un’autostrada che va serpeggiando nella foresta, con strane curve e rampe d’ingresso che non permetterebbero alle automobili di guadagnare velocita'. Percio' e' del tutto ovvio che si tratta di un passo compiuto per dare inizio allo sviluppo di proprieta' nella nostra foresta di querce”.
Nei suoi sforzi per salvare la foresta, Chirikova tento' inizialmente di indurre Greenpeace a farsi carico della causa. Ma la sezione moscovita del gruppo ambientalista le disse che a causa di mancanza d’organico poteva offrirle solo sostegno morale e consigli legali. A questo punto Chirikova decise di prendere la faccenda nelle proprie mani. Nel 2007 percorse le strade di Khimki, spingendo la carrozzina con una mano e portando un fascio di manifesti fatti in casa nell’altra. Riempi' la citta' di avvisi su cio' che stava per accadere alla foresta, dando il suo numero di telefono per chi volesse chiamarla.
I residenti di Khimki risposero in numero inaspettatamente alto. In breve, racconta Chirikova, furono abbastanza per formare un gruppo ambientalista chiamato “Ecodefense”. Il salotto di Chirikova divenne il quartier generale del gruppo. Da allora i membri hanno fatto di tutto per attrarre attenzione sulla loro campagna: hanno organizzato manifestazioni di protesta, organizzato tavole rotonde, scritto al presidente Dmitry Medvedev, e si sono appellati ai tribunali. La scorsa primavera, Ecodefense ha scritto lettere ad organizzazioni internazionali spiegando le ripercussioni sull’ambiente della costruzione dell’autostrada. Non ci e' voluto molto tempo perche' il loro sforzo desse qualche frutto: BankWatch, per esempio, ha chiesto alla Banca Europea di non investire in un progetto che: “e' dannoso sia a livello sociale che a livello ecologico”.
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Nel luglio 2010, tuttavia, la situazione e' diventata piu' urgente perche' i membri di Ecodefense hanno scoperto che il disboscamento e' gia' iniziato. Gli attivisti si sono accampati attorno agli alberi per prevenire altri tagli. Dopo circa una settimana, la polizia di Mosca ha arrestato e detenuto per breve tempo gli attivisti, dopo aver distrutto il loro campo. Da allora, la polizia piantona la foresta 24 ore al giorno. La compagnia francese “Vinci Concession”, pero', che aveva un contratto per la messa in opera dei primi 43 chilometri dell’autostrada, ha rimosso il suo equipaggiamento dalla foresta.
Mikhail Beketov, direttore del quotidiano locale “Khiminskaya Pravda”, che regolarmente scriveva articoli denunciando l’approvazione del progetto, e' stato assalito nella sua stessa casa nel 2008 ed ha sofferto di gravi danni cerebrali. Un motociclista non identificato ha cercato di investire Chirikova, che e' pero' riuscita a sfuggirgli senza subire danni. Nonostante tutto cio', Chirikova ha mantenuto il suo impegno e mostra scarsi segni di fatica o paura. “Se sono particolarmente giu' di corda rileggo Arcipelago Gulag di Solzhenitsyn. Leggo, e penso che al confronto il nostro lavoro e' facile. Questa persona era detenuta, era malata, a volte era troppo debole persino per scrivere, eppure ha prodotto un libro che ha fatto il giro del mondo. Ha trovato in se stesso la forza di farlo. Oggi noi abbiamo un sacco di opportunita' in piu' per essere attivi politicamente: abbiamo internet, i telefoni cellulari, credo che siamo fortunati”.
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Chirikova sostiene che la sua generazione, sempre piu' disillusa e frustrata, provvedera' l’impegno civile a cambiare la Russia, un’istanza alla volta. “Penso che questo tipo di attivismo crescera'. Sto osservando il processo con cui attivisti per cause diverse si alleano e si sostengono a vicenda. Ormai il cittadino comune si vergogna persino di guardare “Canale Uno” (di proprieta' dello stato) perche' e' roba da idioti, non sono notizie. E i gruppi della societa' civile crescono e si uniscono. Forse dovrei ringraziare l’insaziabile appetito dei nostri burocrati per questa crescita dell’attivismo sociale!”.
 
2. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: BREVE LITANIA DELLA NONVIOLENZA
 
La nonviolenza non e' la luna nel pozzo.
La nonviolenza non e' la pappa nel piatto.
La nonviolenza non e' il galateo del pappagallo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' la ciancia dei rassegnati.
La nonviolenza non e' il bignami degli ignoranti.
La nonviolenza non e' il giocattolo degli intellettuali.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' il cappotto di Gogol.
La nonviolenza non e' il cavallo a dondolo dei generali falliti.
La nonviolenza non e' la Danimarca senza il marcio.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' l'ascensore senza bottoni.
La nonviolenza non e' il colpo di carambola.
La nonviolenza non e' l'applauso alla fine dell'atto terzo.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' il museo dell'esotismo.
La nonviolenza non e' il salotto dei perdigiorno.
La nonviolenza non e' il barbiere di Siviglia.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' la spiritosaggine degli impotenti.
La nonviolenza non e' la sala dei professori.
La nonviolenza non e' il capello senza diavoli.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' il ricettario di Mamma Oca.
La nonviolenza non e' l'albero senza serpente.
La nonviolenza non e' il piagnisteo di chi si e' arreso.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' la quiete dopo la tempesta.
La nonviolenza non e' il bicchiere della staffa.
La nonviolenza non e' il vestito di gala.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' il sapone con gli gnocchi.
La nonviolenza non e' il film al rallentatore.
La nonviolenza non e' il semaforo sempre verde.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' il jolly pescato nel mazzo.
La nonviolenza non e' il buco senza la rete.
La nonviolenza non e' il fiume dove ti bagni due volte.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' l'abracadabra degli stenterelli.
La nonviolenza non e' il cilindro estratto dal coniglio.
La nonviolenza non e' il coro delle mummie del gabinetto.
La nonviolenza e' la lotta contro la violenza.
 
La nonviolenza non e' niente che si veda in televisione.
La nonviolenza non e' niente che si insegni dalle cattedre.
La nonviolenza non e' niente che si serva al bar.
La nonviolenza e' solo la lotta contro la violenza.
 
3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO PAOLO MACINA
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Paolo Macina.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Per un profilo di Paolo Macina si veda la penultima risposta di questa intervista]

 
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Paolo Macina: Durante l'anno di obiezione di coscienza, nel 1990. Ho conosciuto il Mir - Movimento Nonviolento e l’anno dopo, con l’inizio della prima guerra del Golfo, ho subito aderito alle campagne contro l’intervento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Paolo Macina: Beppe Marasso, ex presidente nazionale dl Mir, perche' concreto e profeta allo stesso tempo. Alexander Langer per l’umilta', la semplicita' e la grande intelligenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Paolo Macina: I libri di e su Alexander Langer: il viaggiatore leggero, Sellerio Editore; Fare la pace, Edizioni Movimento Nonviolento; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, supplemento a "Notizie Verdi".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Paolo Macina: Dopo il completo fallimento delle iniziative nella ex Jugoslavia, ed in Kosovo in particolare, seguo in Italia quelle di Libera contro le mafie, e del movimento contro la Tav; in Birmania quella del movimento di Aung San Suu Kyi ed in Tibet quella dei monaci tibetani.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Paolo Macina: A livello locale in Italia contro le mafie, perche' le mafie rappresentano un modo di intendere la vita ed i rapporti umani che non condivido, e non sono solo un fenomeno criminale; a livello globale in campo economico, per trovare un nuovo modello di sviluppo piu' attento e rispettoso dell’uomo e dell’ambiente.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Paolo Macina: Libera e (un po’ per provocazione) i City Angels. Impegno concreto innanzitutto, la teoria viene dopo per approfondire. Poi si torna di nuovo alla pratica, come insegnava Paulo Freire.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Paolo Macina: La nonviolenza e' uno strumento di risoluzione dei conflitti che non prevede l'annientamento dell'avversario, ma la soluzione del conflitto in modo condiviso con l'avversario stesso.

Caratteristiche: capacita' di dialogo ed ascolto, mediazione, capacita' di assumere su di se' delle punizioni (prigione, mancanza di cibo, ecc.) per denunciare la mancanza di ascolto da parte dell’altro.

E’ uno strumento di buonsenso per due motivi molto semplici. Primo, e' di gran lunga lo strumento che minimizza i patimenti dei soggetti coinvolti (morti e feriti se si parla di una guerra, ma vale anche per i conflitti interpersonali); secondo, e' quello che garantisce una pace piu' duratura perche' basata sulla soddisfazione di tutti, al contrario di una risoluzione violenta che lascia lo sconfitto con una voglia immensa di rivalsa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Paolo Macina: La nonviolenza non ha rapporto con alcun "ismo". Al limite c'e' rapporto tra nonviolenza e femminilita'. La difesa dei diritti delle donne e' stato a lungo un conflitto che, affrontato con metodi nonviolenti, ha prodotto risultati duraturi ed efficaci.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra la nonviolenza ed i vari ambiti dell'impegno sociale e civile?

- Paolo Macina: ... La possibilita' di usare uno strumento come la nonviolenza in qualsiasi conflitto, da quello sociale a quello ambientale a quello politico, fa si' che chi si occupa di nonviolenza di solito pensa di doversi occupare di tutti quanti i problemi sociali, con il risultato di non riuscire ad affrontarne nessuna in modo serio ed adeguato.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione nei vari campi del sapere?

- Paolo Macina: ... La nonviolenza e' uno strumento, di prassi e teoria, di solito di buon senso, e quindi puo' prestarsi paradossalmente anche alla costruzione di automobili e alla produzione di yogurt.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Paolo Macina: Il metodo del consenso si contrappone a quello del piu' forte, dove decide chi ha piu' mezzi violenti per imporre le proprie opinioni. Deve essere portato avanti da un mediatore riconosciuto al di sopra delle parti, con abilita' di ascolto e sintesi. Astenersi logorroici, istrioni e narcisi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Paolo Macina: Senza dubbio dare l'esempio, arrivando anche a subirne le conseguenze se necessario. La forza prorompente di Gandhi era quella di dimostrare in prima persona che, con la forza della volonta' e della verita' (satyagraha), era possibile scalare le montagne.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Paolo Macina: Prendendo un conflitto conosciuto in ambito locale (tra condominio ed amministratore, tra leghisti e frequentatori di una moschea, tra costruttori della Tav e valsusini, tra favorevoli al nucleare e antinuclearisti) e affrontandolo concretamente tramite giochi di ruolo (role play), per comprendere fino in fondo le dinamiche del dialogo e della mediazione.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Paolo Macina: Porterei tutti quelli che vogliono praticare la nonviolenza ad addestrarsi partecipando alla vita del proprio condominio, a partire dalle riunioni condominiali: una palestra formidabile. Se non si riesce a mediare con il proprio vicino di casa, come si puo' pensare di riuscirci in situazioni di conflitto assai piu' gravi?

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Paolo Macina: Mi occupo di una biblioteca dedicata a pace, ambiente e nonviolenza, all’interno della quale c’e' una emeroteca che contiene 350 riviste di cui 85 ancora in vendita. L’editoria periodica e' un mio cruccio da sempre. Anche se scrivo continuativamente ormai da dieci anni per una di esse, posso affermare con serenita' che non ce n’e' nessuna che contribuisce concretamente e seriamente alla diffusione e alla promozione della nonviolenza, perche' l’offerta e' estremamente frammentata e dispersa. Se volete un messaggio positivo possiamo dire che lo fanno tutte quante, ma io ritengo che in Italia manchi una rivista in ambito nonviolento come invece avviene con "Nuova Ecologia" o "Aam Terra Nuova" per l’ambiente, "Vita" o "Altreconomia" per l’economia alternativa, "A. Rivista Anarchica" o "Umanita' Nova" per gli anarchici, "Animazione Sociale" per il disagio. Da anni sostengo che bisognerebbe almeno ad arrivare a fondere insieme "Qualevita" del Mir e "Azione Nonviolenta" del Movimento Nonviolento (mille abbonati in tutto), per unire le forze e confezionare un prodotto editoriale di piu' alto livello, ma non c’e' verso. Spero molto nei progetti editoriali di Peacelink e Unimondo, anche perche' legati a mezzi di comunicazione piu' attuali della carta, cosi' come avviene con Indymedia per i centri sociali, mentre mi spiace vedere che il progetto di web tv Arcoiris non decolla.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Paolo Macina: La nonviolenza ormai da anni ha perso il contatto con il mondo scolastico e soprattutto universitario, complice anche l’orientamento sempre piu' liberista di molti insegnanti e professori. Le esperienze nonviolente sono casi sempre piu' isolati lasciati alla buona volonta' dei singoli, e non piu' legati da un progetto comune come avveniva per esempio non molti anni fa con il coordinamento degli insegnanti nonviolenti. Dopo un periodo di rapporto proficuo, che e' sfociato nella costituzione a Pisa del corso universitario sul peacekeeping e nel master di peacekeeping management all’universita' di Torino, il mondo accademico si e' sempre piu' arroccato nelle sue posizioni militaresche e di realpolitik. Le tesi universitarie su episodi e teoria nonviolenta sono sempre piu' rare e ripetitive. Quante tesi hanno affrontato la lotta nonviolenta in Kosovo guidata da Ibrahim Rugova? Questo e' un peccato perche' tradisce il pensiero di molti nonviolenti storici come Freire, Milani o Dolci, che consideravano fondamentale l’impegno nelle istituzioni scolastiche per un nonviolento.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Paolo Macina: E' cosi', e la risposta e' da cento milioni di dollari. Sicuramente anche i movimenti nonviolenti scontano il progressivo declino della sinistra in Italia, da dove hanno sempre tratto linfa per le loro attivita', in un reciproco rapporto di amore/odio. Cosi' come non esiste un leader riconosciuto nel mondo della sinistra capace di far presa sui giovani, anche in ambito nonviolento i vari leader non riescono a coagulare in un unico progetto i tanti esperimenti nonviolenti in giro per l’Italia. Il sonoro fallimento dei Verdi italiani, che politicamente avrebbero dovuto farsi tramite e sponda politica del movimento, lo rende evidente.

Per migliorare la percezione e l’efficacia occorrerebbe coinvolgere in uno, massimo due conflitti sostanziali la maggior parte delle organizzazioni nonviolente italiane, cosi' come avvenuto alcuni anni fa con il movimento delle bandiere della pace (o "Pace da tutti i balconi") per protestare contro la guerra in Iraq. Penso per esempio all’imminente opzione nucleare che questo governo sta attuando. Il movimento delle bandiere della pace e' stato l’ultimo (l’unico?) nella storia politica italiana capace di avvicinare migliaia di persone non abituali frequentatrici della nonviolenza e a portarle ad impegnarsi per una lotta sociale con metodi nonviolenti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si, come?
- Paolo Macina: Occorre un soggetto politico capace di orientare l’opinione pubblica nonviolenta in una battaglia politica alla volta. Cosi' come fa il gruppo La Repubblica/Espresso con le sue campagne mediatiche, occorrerebbe un medium (quotidiano, web tv, portale internet, movimento o piccolo partito) che si occupi di organizzare piu' seriamente l’impegno nonviolento della miriade di associazioni italiane.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di ulteriori strumenti di comunicazione? E con quali caratteristiche?

- Paolo Macina: I movimenti nonviolenti dovrebbero imparare ad utilizzare meglio i numerosi strumenti di comunicazione attualmente esistenti, per aumentare la diffusione delle idee e coagulare consenso attorno alle loro iniziative. Come dicevo sopra, seguo molto i progetti editoriali di Peacelink e Unimondo, perche' legati a mezzi di comunicazione piu' attuali della carta, cosi' come avviene con Indymedia per i centri sociali, mentre mi spiace vedere che il progetto di web tv Arcoiris non decolla come potrebbe e dovrebbe.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?

- Paolo Macina: Con i centri sociali? Pochi. Non bastano gli obiettivi comuni, se i mezzi per raggiungerli sono cosi' diversi. L’esperienza di Genova 2001, che doveva rappresentare il riavvicinamento di pacifisti/nonviolenti e movimenti sociali all’interno dell’area antagonista dopo i difficili rapporti degli anni ‘70, ha secondo me rappresentato al contrario la piu' grande sconfitta del mondo alternativo italiano: ognuno per se in ordine sparso contro il comune avversario.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?

- Paolo Macina: Le istituzioni siamo noi, e la nonviolenza non puo' non occuparsi del rapporto con noi stessi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?

- Paolo Macina: Il mondo della cultura contiene in se molta nonviolenza ma anche molta violenza. E’ assolutamente vera la frase “uccide piu' una penna che una spada”; diversi libri, e diversi mezzi di comunicazione culturale (penso ad esempio alle radio che incitavano al genocidio in Rwanda), in questi anni pur producendo cultura hanno seminato odio, invidie e rancori. Sarebbe molto bello riuscire ad influire maggiormente in questo ambito, producendo prodotti culturali veramente efficaci quanto alternativi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?

- Paolo Macina: In Italia due forze politiche si sono ispirate ufficialmente alla nonviolenza per la risoluzione dei conflitti: i verdi e i radicali. Ritengo che nessuna altra forza politica abbia avuto la benche' minima intenzione di fare altrettanto, soprattutto il partito comunista prima e i vari partiti che sono sorti dalle sue ceneri poi, se non con proclami inattendibili e a volte subdoli.

Negli anni, soprattutto per colpa dei radicali, gli strumenti tipici della lotta nonviolenta (scioperi, scioperi della fame, manifestazioni, sit-in, occupazioni ecc.) sono stati banalizzati e talvolta usati in modo violento per raggiungere una inquadratura televisiva in piu'. I verdi invece, con la assurda incapacita' a risolvere i loro conflitti interni, hanno dimostrato la pochezza delle loro intenzioni. Non vedo attualmente in Italia partiti che sappiano concretamente interpretare le istanze nonviolente, ne' li riesco ad immaginare in un prossimo futuro, ma occorre sostenere con la massima forza i rappresentanti politici che veramente fanno della nonviolenza il loro strumento quotidiano di risoluzione dei conflitti. Esistono e bisogna puntare su di loro per sperare in un miglioramento della politica in Italia.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?

- Paolo Macina: Le organizzazioni sindacali da sempre utilizzano gli strumenti di lotta tipici della nonviolenza: scioperi, manifestazioni, sit-in, ecc.; lo fanno per affermare diritti sociali, collettivi e non individuali, e per questi motivi dovrebbero essere “per definizione” il banco di prova della lotta nonviolenta. In un contesto lavorativo che, soprattutto in Italia, si sta sempre piu' logorando con la progressiva perdita dei diritti acquisiti nei decenni passati, e' importante recuperare questo ambito di impegno.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e agenzie della socializzazione: quali rapporti?

- Paolo Macina: Se per agenzie della socializzazione si intendono i luoghi di ritrovo comuni della gente (circoli, associazioni, comitati) penso che il rapporto sia pratica abituale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e pratiche artistiche: quali rapporti?

- Paolo Macina: La pratica artistica soddisfa il bisogno estetico del singolo. Penso che la nonviolenza debba rispondere a bisogni di risoluzione dei conflitti (non la vivo come filosofia di vita) e quindi non vedo rapporti. Ma sono sicuro che la domanda e' posta soprattutto per conoscere il punto di vista di chi la ritiene una filosofia di vita, ai quali lascio l’ardua risposta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?

- Paolo Macina: Penso che la nonviolenza sia principalmente uno strumento di risoluzione dei conflitti. Solo nelle persone piu' inclini, questa predisposizione diventa anche uno strumento propositivo nei rapporti umani: in questi casi e' chiaro che a beneficiarne sono anche i rapporti di amicizia con le persone vicine.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?

- Paolo Macina: L’unita' dell’umanita' e' un’utopia: non esiste in natura, e come tale deve essere costruita giorno per giorno. La nonviolenza e' chiaramente lo strumento piu' adatto per cercare di raggiungerla.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Paolo Macina: La nonviolenza e' uno strumento per le lotte politiche. Quindi i rapporti dovrebbero essere continui.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?

- Paolo Macina: In ogni episodio della quotidiana vita sociale, la nonviolenza e' lo strumento piu' efficace per affrontare e risolvere le situazioni di conflitto latente o palese: riunioni di condominio, code all’ufficio postale, rapporti di lavoro o ingorghi autostradali. Posso garantirlo personalmente. Consiglio a tutti lo studio dell’assertivita' (ne' aggressivi ne' passivi, ma determinati nelle proprie idee).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive: quale relazione?

- Paolo Macina: Il territorio e' costantemente preso di mira dalla violenza del profitto e dell’interesse personale ed e' quindi luogo quotidiano di conflitto; la sua cura e la sua difesa si possono perseguire con metodi nonviolenti, come fanno per esempio Legambiente o i gruppi di Guerrilla Gardening (a Torino sono famosi i Badili Badola); oppure con metodi al limite della nonviolenza come quelli messi in pratica da Lav e Greenpeace. Entrambi si sono dimostrati molto efficaci e di positivo impatto nell’opinione pubblica.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?

- Paolo Macina: "Si vis pacem, para pacem" e' il detto nonviolento che si contrappone al militaresco "Si vis pacem, para bellum". Se si curano le relazioni con le persone che ci stanno attorno, qualunque sia il rapporto che intratteniamo con loro, si evita l’esplosione di eventuali conflitti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?

- Paolo Macina: Non sono tra quelli che considera la nonviolenza una filosofia di vita. La morte non e' un conflitto ma un atto naturale ed inevitabile, quindi per me la nonviolenza non e' d’aiuto. Ma sono sicuro che la domanda e' posta soprattutto per conoscere il punto di vista di chi la ritiene una filosofia di vita, ai quali lascio l’ardua risposta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Paolo Macina: Se per storiche si intendono esperienze che resteranno consegnate alla storia, la nonviolenza ha vissuto le maggiori esperienze nelle conquiste sociali dei paesi industrializzati, dove con battaglie nonviolente si sono ottenuti il diritto alla pensione, alla sanita', alla scolarizzazione, alla tutela del lavoro, alla parita' di diritti tra uomo e donna; con la nonviolenza si e' riusciti ad affermare l’obiezione di coscienza e l’abolizione della pena di morte in molti paesi. Nella risoluzione dei conflitti penso invece siano ineguagliabilli i risultati ottenuti nel Sudafrica contro l'apartheid.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Paolo Macina: Il secolo breve appena concluso ha visto il moltiplicarsi a dismisura dei conflitti in giro per il mondo: religiosi, economici, etnici, di ogni tipo di intensita' ed in ogni latitudine, anche con la presenza significativa di italiani. In nessuno di questi, anche in quelli dove c’erano maggiori possibilita' di incidere (ex-Jugoslavia, Palestina, Kosovo, Tibet, Birmania, Nepal), la nonviolenza e' riuscita ad imporsi, all’infuori del Sudafrica che poteva contare su persone irripetibili come Nelson Mandela e Desmond Tutu. Occorre rendersi conto di questo risultato estremamente negativo, per poter affrontare con maggiore consapevolezza ed incisivita' i conflitti futuri. Per esempio ritengo sia ancora possibile, considerata la storia che ha avuto il popolo italiano e la Comunita' di Sant’Egidio, influire positivamente nel conflitto somalo, mentre penso che tutti i movimenti mondiali dovrebbero concentrarsi su Birmania e Tibet, ad ogni livello, per dimostrare l’efficacia di un impegno nonviolento globale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?

- Paolo Macina: Dopo l’entrata in guerra dell’Italia (e dell’Europa in generale) in Iraq ed Afghanistan, le batoste di Genova 2001 ed il suicidio politico del movimento delle bandiere per la pace, direi che vive uno stato di coma farmacologico, in attesa di una cura capace di risollevarne le sorti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?

- Paolo Macina: Concluse le esperienze di Porto Alegre, veri episodi di formazione e scambio culturale, il rapporto da anni si concretizza un po’ troppo nelle proteste in occasione dei raduni di G8, G20 e simili. Non vedo un progetto in queste proteste, ma solo la condivisione di un rifiuto comune della politica esistente. Vedo invece molto favorevolmente l’impegno dello Slowfood di Carlin Petrini, capace di coagulare intorno ad un progetto ben preciso e fondamentale come quello dell’alimentazione ("Terra Madre"), numerose campagne ed attivisti di tutto il mondo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Paolo Macina: Penso che la stragrande maggioranza degli italiani veda la nonviolenza come una cosa bella per anime belle, non ritenendola efficace a risolvere i problemi intorno a noi.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?

- Paolo Macina: Occorre imparare a valorizzare i casi di successo della nonviolenza (che pur ci sono), e concentrarsi su pochi conflitti affrontabili e superabili (evitare quelli assolutamente fuori dalla portata del movimento in questo momento), per eliminare la percezione diffusa che la nonviolenza non sia efficace.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?

- Paolo Macina: Il rapporto tra culture diverse vive da sempre (a partire dalla conquista dell’America) momenti di conflitto in diverse parti del mondo. A volte la nonviolenza e' servita per agevolare i rapporti, spesso e' stata travolta dall’incalzare degli eventi provocato da forze piu' influenti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di se': quale relazione?

- Paolo Macina: La conoscenza di se’ soddisfa il bisogno di trascendenza del singolo. Penso che la nonviolenza debba rispondere a bisogni di risoluzione dei conflitti (non la vivo come filosofia di vita) e quindi non vedo rapporti. Ma sono sicuro che la domanda e' posta soprattutto per conoscere il punto di vista di chi la ritiene una filosofia di vita, ai quali lascio l’ardua risposta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e scienze: quale relazione?

- Paolo Macina: Uno dei nodi piu' cruciali che la scienza dovra' affrontare nei prossimi anni e' quello legato allo sviluppo delle biotecnologie, che consentiranno progressivamente di avvicinarsi alla clonazione umana, alla selezione delle nascite, all’allungamento considerevole dell’esistenza. A questi temi sono connessi altri come ad esempio l’eutanasia. E’ fondamentale che questi risultati siano discussi, analizzati, condivisi e soprattutto non vadano in poche mani tali da poter stabilire il diritto di vita o di morte della popolazione mondiale. Se la discussione su questi temi non avverra' secondo la metodologia nonviolenta, che prevede di immergersi nelle idee dell’altro per comprenderle meglio, ma sara' lasciata in mano agli estremisti, si rischia un nuovo periodo di conflitti sociali pesanti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?

- Paolo Macina: Una delle armi principali della metodologia nonviolenta e' il dialogo. Per poter usare quest’arma potentissima e' indispensabile conoscere e praticare la comunicazione e le regole che la caratterizzano. Consiglio a tutti i corsi sulle abilita' di counseling sistemico.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?

- Paolo Macina: Lo stile di vita applicato all’ambiente in cui viviamo dovrebbe essere impostato in modo nonviolento, anche solo per puri motivi economici. E’ infatti evidente che uno stile di vita sobrio, rispettoso della natura e solidale, e' piu' vantaggioso di uno stile di vita consumistico, individualista e non eticamente orientato.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?

- Paolo Macina: Non sono luddista: la fabbrica non e' per natura un luogo di violenza, ma lo diventa se consegnata in mani sbagliate. Come insegnava Adriano Olivetti, la fabbrica puo' essere luogo di incontro tra i lavoratori e tra lavoratori e proprietari, rispettoso dell’ambiente che lo circonda e delle comunita' a cui si rivolge per distribuire i suoi prodotti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e rispetto per i viventi, la biosfera, la "madre terra": quali implicazioni e conseguenze?
- Paolo Macina: Rispondo con altre domande: qual e' la posizione dei nonviolenti sull’aborto? E sull’eutanasia? Tutti i nonviolenti devono necessariamente essere vegetariani? Rispetto alla parola bios, vita, mi sembra che il mondo nonviolento sia in grave ritardo, nell’elaborazione del pensiero, piu' ancora della Chiesa Cattolica, quasi non gli appartenesse. Soprattutto sulle prime due domande occorre cominciare a parlare fra di noi stabilendo un dibattito franco, aperto, sapendo che domande apparentemente semplici non salvaguardano da una pluralita' di risposte.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, compresenza, convivenza, scelte di vita comunitarie: quali implicazioni e conseguenze?
- Paolo Macina: Le scelte di vita comunitaria sono pericolosissimi luoghi di conflitto, perché infilarcisi? Scherzi a parte, considero naturale che ci sia un periodo di vita per le scelte di comunita', che solitamente coincide con la giovinezza; uno per le scelte di coppia o solitarie, che di solito coincide con l’eta' adulta; ed uno per le scelte di buon vicinato, che puo' coincidere con l’eta' senile. Il tutto dettato da buon senso: sono scelte che minimizzano le conflittualita' e massimizzano le opportunita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e coscienza del limite: quali implicazioni e conseguenze?

- Paolo Macina: Chi applica i principi della nonviolenza puo' essere portato a pensare di essere sempre per definizione nel giusto, ammantato di un’aura divina che discende dal metodo usato. Non e' cosi'. Tutti abbiamo dei pregi ma anche dei limiti, soprattutto una posizione da difendere, e come tali possiamo sbagliare.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza come cammino: in quale direzione?

- Paolo Macina: Secondo me occorre molta piu' professionalita' e meno spontaneismo. Quest’ultimo puo' essere utile in una prima fase, per coinvolgere piu' persone possibile, ma poi occorre puntare sulla qualita' delle azioni piuttosto che sulla quantita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?

- Paolo Macina: Internet e' uno strumento, molto potente, che accresce le capacita' di interazione, dialogo, informazione e formazione. Usiamolo! Francamente non capisco i nonviolenti che, in base a chissa' quali motivazioni ideologiche, sono diffidenti verso la tecnologia, quando questa migliora effettivamente la qualita' della nostra vita senza danneggiare nessuno. Non e' lo strumento di solito ad essere malvagio, puo' essere malvagio l’uso che se ne fa. Ma nelle mani giuste, l’uso puo' essere virtuoso.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Paolo Macina: Paolo Macina, nato a Torino il 5 maggio 1966, matematico, obiettore di coscienza. Socio del Centro Studi "Sereno Regis" di Torino dall’inizio degli anni ’90, per conto del quale approfondisce i temi relativi all’economia nonviolenta e la finanza etica. Funzionario presso una compagnia assicurativa, per sei anni rappresentante dei soci torinesi di Banca Popolare Etica e per tre membro del Consiglio di Indirizzo della Fondazione Culturale Etica.

Dal 2001 tiene una rubrica di economia nonviolenta sulla rivista "Azione nonviolenta" fondata da Aldo Capitini. Collabora inoltre per alcune riviste d’area nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Paolo Macina: No, grazie...

 
4. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO
 
Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at gmail.com
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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 317 dell'8 agosto 2010
 
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