Telegrammi. 263



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 263 del 26 luglio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Sandro Canestrini: La nostra opera
2. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Alberto Camata
3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Christiana Soccini
4. Paola Pavese: Il comune diritto di esistenza
5. Errata corrige
6. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
7. "Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
 
1. MAESTRI. SANDRO CANESTRINI: LA NOSTRA OPERA
[Ringraziamo di cuore Sandro Canestrini per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia, generosissima e magistrale lettera di risposta a una richiesta di intervista di Paolo Arena e Marco Graziotti che anch'essi ringraziamo.
Sandro Canestrini, gia' partigiano, avvocato, illuste personalita' della vita civile democratica, particolarmente impegnato per i diritti civili, la pace, la nonviolenza, e' una delle figure piu' prestigiose del Movimento Nonviolento, di cui e' presidente onorario. Tra le opere di Sandro Canestrini segnaliamo L'ingiustizia militare (con A. Paladini), Feltrinelli, Milano 1973; il suo contributo in AA. VV., Le istituzioni in Italia, Savelli, Roma 1976; quello in AA. VV., I diritti del soldato, Feltrinelli, Milano 1978]
 
Sono molto anziano, sono nato nel 1922. Ho fatto l'universita' prima a Firenze con La Pira e mi sono poi, per motivo della guerra, laureato a Padova con Bobbio. Durante la guerra ho fatto il partigiano (attualmente faccio parte della direzione provinciale trentina dell'Anpt), poi ho fatto l'avvocato.
Il mio accostamento alla nonviolenza e' abbastanza strano: infatti da avvocato ho per tutta la vita agito in difesa delle minoranze e delle persone meno protette della societa': testimoni di Geova, zingari, naturalmente difesa dei partigiani e di chi politicamente non faceva parte del "mucchio"... Ho difeso sempre gli obiettori di coscienza e sono lieto di constatare che nelle mie difese non vi e' stata (da Torino a Napoli) una sola condanna. Attraverso gli obiettori mi sono appunto accostato alla nonviolenza e ad "Azione nonviolenta". Oggi sono il presidente onorario del Movimento Nonviolento. Se vi interessa, ve lo segnalo come curiosita': faccio anche parte dell'Associazione provinciale trentina per la cremazione.
Ho sempre privilegiato nella mia vita gli aspetti etici... Nel campo dei diritti vorrei ricordare alcune mie difese, svolte alla luce di quello che ho detto prima, cioe' riguardanti i diritti civili, i diritti umani e la nonviolenza. Sono stato membro del collegio di difesa di parte civile per il processo del Vajont all'Aquila e poi a Roma, dove si affermo' il principio dell'obbligo dei datori di lavoro di tutelare la vita e gli interessi dei lavoratori. Sono stato poi difensore di parte civile nel collegio per tutelare le vittime della frana della diga Stava in Trentino, riuscendo ad ottenere anche qui la condanna dei responsabili. Sono stato uno dei difensori della minoranza sudtirolese nel processo in cui un centinaio di cittadini di lingua tedesca della provincia di Bolzano erano imputati di sovversione dello stato... sostenendo con forza il loro diritto all'autodeterminazione. Ho poi la delega a difendere gli interessi degli islamici; ed ho rappresentato - come parte civile - la comunita' ebraica nel processo di Verona, finito con l'ergastolo per un imputato, membro della direzione del campo di concentramento di Bolzano.
Per questo ritengo che la riflessione storica sui precedenti di chi si batte civilmente per la pace sia di fondamentale importanza. Purtroppo oggi sembra che la scuola non sia affatto in grado di educare gli studenti.
Pare che il Movimento Nonviolento dia un'impressione di marginalita'. Cio' e' dovuto forse anche... ad una nostra scarsa presenza nei media. Per quello che mi riguarda, ho tentato di fare qualcosa, pubblicando alcuni pensieri che riflettevano le mie idee; ma e' certo che il berlusconismo e' molto presente nell'opinione pubblica, per ignoranza e totale mancanza di informazione. La nostra opera dovrebbe essere molto piu' operativa...
 
2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ALBERTO CAMATA
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Alberto Camata.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Per un profilo di Alberto Camata si veda la risposta alla penultima domanda di questa intervista]


- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
- Alberto Camata: Sono stato adolescente alla fine degli anni '70 - inizio anni '80. Ho vissuto la paura della guerra nucleare. Ho partecipato a manifestazioni, ma non mi piacevano, erano di parte, si urlavano slogan dove il torto era tutto statunitense. Anche la politica era violenta: o sei con me o sei contro, il disprezzo aveva la meglio sul rispetto. Accostandomi al mondo ambientalista e verde ho potuto intravedere la pratica nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?
- Alberto Camata: Il primo pugno nello stomaco me l'ha dato Primo Levi con Se questo e' un uomo, a quindici anni. Lui mi ha fatto conoscere la cattiveria dell'uomo, poi sono venuti altri, ma lui mi ha orientato.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Alberto Camata: Il Vangelo, Se questo e' un uomo', I sommersi e i salvati, ma ne consigliate talmente tanti voi che una mia lista sarebbe inutile.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?
- Alberto Camata: Penso al Movimento dos Sem Terra brasiliano e a tutte quelle piccole ma fondamentali realta' sparse per il mondo che vedono protagoniste le donne, che rispondono alla violenza con tenacia e speranza avendo cura per la vita.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Alberto Camata: Fondamentalmente in campo educativo, bisogna riscoprire il rispetto per gli ultimi e per l'ambiente. L'attenzione agli ultimi e all'ambiente al momento mi sembrano solo slogan. Mi indigna vedere coloro che si commuovono per il menino de rua brasiliano (magari lo adottano a distanza) e se potessero brucerebbero il ragazzino rom perche' ha rubato loro in casa. Ma rubano anche i meninos de rua.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Alberto Camata: Lo inviterei solo a starsene lontano da quelle organizzazioni grosse che ormai sono diventate dei comitati d'affari, sono autocentrate, lavorano per la loro sopravvivenza, l'impegno viene un attimo dopo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Alberto Camata: La nonviolenza e' il rispetto del limite. Le sue caratteristiche: l'ascolto, il rispetto, la mitezza e la tenacia.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
- Alberto Camata: La nostra societa' e' patriarcale, basata sul dominio e sulla proprieta', fonti di guerre e divisioni. Il femminile e' l'accoglienza e la condivisione; se questa e' la via che segue il femminismo allora va a braccetto con la nonviolenza.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?
- Alberto Camata: "Poi Dio disse: 'Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che e' su tutta la terra e ogni albero in cui e' il frutto che produce seme: saranno il vostro cibo'" (Gen 1, 29). Dio non dice "avrai" ma "io vi do", quindi lontano dal concetto di proprieta'. Dobbiamo averne cura come qualcosa che ci e' stato dato in prestito e non sfruttarla e depredarla. Quindi il legame con la nonviolenza e' forte.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Alberto Camata: La nonviolenza e' uno schiaffo a molte organizzazioni che vogliono "fare il bene". Fare il bene significa imporre un modello pensato lontano dal luogo e dai problemi dove viene applicato, causando danni o, se volete, violenza. L'impegno nonviolento impone ascolto, attenzione, umilta', ricerca comune con l'oppresso, formulazione di proposte condivise e partecipazione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?
- Alberto Camata: La mafia e' l'estremizzazione del superamento di ogni limite (come la guerra). Solo la nonviolenza puo' essere l'antidoto.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?
- Alberto Camata: Le rivendicazioni operaie dell'Ottocento e del Novecento non sono state tutte nonviolente. Il pensiero marxista non e' nonviolento. E ha fallito. Prevedeva il superamento delle classi attraverso il dominio del proletariato. Concetto maschilista. La nonviolenza non vuole l'imposizione ma la conversione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?
- Alberto Camata: E' difficile rispondere se la vediamo in ottica maschilista: come negare necessaria la Resistenza? Ma abbiamo la testimonianza di molte donne in zone di guerra che scavalcano il confine e aiutano le "nemiche", in nome dei figli, della vita. E' ancora un pensiero e un agire debole (come la nonviolenza) davanti al prevaricare della prepotenza maschile, ma e' la via.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo, tra nonviolenza e antimilitarismo?
- Alberto Camata: Il pacifismo, l'antimilitarismo, come ogni "ismo", e' un ideale politico, un monolite, un pro che prevede a priori un contro. La nonviolenza e' un percorso, un divenire. Decisamente preferisco quest'ultimo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?
- Alberto Camata: Ogni aspetto che veicola un pensiero e' informazione.  Senza informazione non c'e' crescita, non c'e' discussione. Senza informazione non c'e' cambiamento.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?
- Alberto Camata: Abramo, Gesu' e, seppure non li conosco, ritengo anche gli altri interpreti delle religioni mondiali, si sono mossi in un terreno prettamente nonviolento. E' stata l'interpretazione postuma a svilirne il messaggio.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?
- Alberto Camata: Dovrebbe permettere la convivenza, l'accettare la diversita', riconoscere la pari dignita'. Ma guardandosi intorno, sono risultati ancora molto, molto lontani.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?
- Alberto Camata: La nonviolenza smaschera la falsita' dei concetti che guidano questa disciplina che domina il mondo occidentale, la disumanita' che sta alla base dei principi economici. Stringi stringi, uno schiavo e' l'ideale per il mondo della produzione, costa quasi niente, non ha diritti e quando non produce piu' quello che ti aspetti lo puoi buttare. E se hai bisogno di nuovi schiavi c'e' sempre la guerra che te ne puo' fornire. La "civilta'" e' nata cosi'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?
- Alberto Camata: Il rispetto per la dignita' degli ultimi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?
- Alberto Camata: Il senso del limite, di cui parlavo prima.  Purtroppo su questo non abbiamo discusso a sufficienza, ritengo che sia un campo ancora tutto da analizzare e da pensare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?
- Alberto Camata: Toglie alla scienza il primato che in questi anni le si sta attribuendo. Non tutto quello che e' scientifico e' lecito, non tutto quello che e' scientifico e' applicabile. Una cosa e' la conoscenza, un'altra la sua applicazione, su questo la nonviolenza puo' e deve dire la sua.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione storica e alla pratica storiografica?
- Alberto Camata: Rivalutare il punto di vista degli altri (specie degli ultimi). Faccio un esempio: a scuola ci hanno esaltato sull'interventismo dell'Italia alla prima guerra mondiale per liberare Trento e Trieste. Ma Cecco Beppe, Trento e molta parte del Friuli ce lo concedeva, a lui bastava una striscia di terra per avere uno sbocco sul mare: venti chilometri di costa giustificano tanti morti?
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?
- Alberto Camata: Il consenso, aggiungo critico, e' il processo che porta a scelte condivise, e se sono condivise non creano diseguaglianze.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?
- Alberto Camata: Non mi soffermerei sulle tecniche come se fossero un manuale. L'umanita' e' imprevedibile. Non mi sento di suggerire "fai questo per ottenere quest'altro". Preferisco ribadire che bisogna conoscere, amare: "Ama il tuo nemico", ci ha ricordato Gesu', e ci ha dimostrato che e' possibile.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?
- Alberto Camata: Come ho raccontato nel mio romanzo, capire innanzitutto che il male alberga dentro di noi, combattere il male non e' sopraffare qualcuno, ma educarci al bene. Se riusciamo a fare questo, possiamo parlare poi di nonviolenza. Se non ci riusciamo e' meglio tacere. E conosco tanti compagni di viaggio che dovrebbero starsene zitti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?
- Alberto Camata: Innanzitutto come una disciplina personale. Non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo cambiare noi stessi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Alberto Camata: Credo che i romanzi, le poesie, le canzoni e  i film possano aprire le porte. Gli approfondimenti poi spettano a riviste e alla saggistica, anche "La nonviolenza e' in cammino" fa la sua parte, ma prima bisogna toccare l'anima delle persone e solo la poesia parla un linguaggio universale.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Alberto Camata: L'incontro con l'altro. L'approcciarsi con lingue, costumi e culture diverse dalla propria.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?
- Alberto Camata: Il movimento nonviolento, nelle sue mille diramazioni, sara' sempre minoritario. Il pensiero maschilista e patriarcale ha il dominio e con i suoi pregi e difetti sappiamo che cos'e'. Un pensiero che non sia tangibile, porta alla diffidenza. Per questo il pensiero nonviolento ha bisogno piu' di testimonianze vitali che di parole. Il Cristianesimo si e' sviluppato con la testimonianza, con gli esempi di vita, la parola e' venuta dopo ed e' stata pure manipolata, asservita al potere.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e movimenti sociali: quali rapporti?
- Alberto Camata: Sono tanti e variegati i movimenti sociali che non so trovare una ricetta (e non mi interessa trovarla); la nonviolenza e' un percorso e non tutti i movimenti sono disposti a percorrerlo. E' una proposta, puo' essere accettata o respinta. Ma questo non deve mortificarci.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e istituzioni: quali rapporti?
- Alberto Camata: Le istituzioni, che piaccia o meno, devono rapportarsi con tutte le espressioni del sociale. Questo non significa che debbono dire si' a tutti. Non mi aspetterei molto dalle istituzioni, preferisco un coinvolgimento dal basso.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cultura: quali rapporti?
- Alberto Camata: L'ho accennato prima, la cultura puo' essere la chiave che apre i cuori alla nonviolenza, in questo scrittori, poeti, cantanti hanno grosse responsabilita'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e forze politiche: quali rapporti?
- Alberto Camata: Le forze politiche strumentalizzano, non si aggregano alle forze sociali. Possono essere compagne di viaggio, ma non mi affiderei a loro, devono fare i conti con gli interessi di bottega e non devono chiudere il bilancio in perdita.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e organizzazioni sindacali: quali rapporti?
- Alberto Camata: Ho vissuto molti anni dentro il sindacato. Lo sciopero e' un atto nonviolento. Ma nel sindacato ci sono ancora tante, troppe anime che vivono il conflitto in chiave di sopraffazione e non di conversione o condivisione, ed e' difficile far cambiare opinione. D'altronde il sindacato si muove in una realta' tipicamente patriarcale (si confronta con il concetto di dominio, proprieta', appartenenza), la nonviolenza e' ancora piccola ed e' snobbata. Abbiamo ancora tanto da camminare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e amicizia: quale relazione? E come concretamente nella sua esperienza essa si e' data?
- Alberto Camata: Amicizia e' ascolto e disponibilita' verso l'altro. Capitano anche momenti di invidia che possono portare a litigi. Serve l'umilta' del perdono per riallacciare i rapporti. Viverla e' fortificare la nonviolenza.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?
- Alberto Camata: Se non riconosciamo che siamo una societa' di pari (non ho detto di uguali, siamo tutti diversi, ma siamo pari nella dignita' e nel vivere una vita dignitosa e rispettata), le guerre e le ingiustizie continueranno a essere all'ordine del giorno.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?
- Alberto Camata: La politica appartiene all'uomo, e' il suo rapportarsi con gli altri e con l'ambiente. La politica puo' essere di sopraffazione (quella dominante) o di rispetto e coinvolgimento di tutti (nonviolenza). La nonviolenza e' politica (appartiene, o puo' appartenere, a tutti).
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e vita quotidiana: quale relazione?
- Alberto Camata: Nelle nostre miserie quotidiane  scopriamo le nostre fragilita'. Questo ci impone di migliorarci e di non puntare il dito contro gli altri. Ognuno ha i suoi tempi e le sue corde da toccare per cambiare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e cura del territorio in cui si vive, nonviolenza e cura delle persone con cui si vive: quale relazione?
- Alberto Camata: Rincorrere grandi ideali, rincorrere ovvie ingiustizie che si consumano lontano da noi e trascurare il male che avviene sotto casa e' una porcheria. Non bisogna fermarsi al globale che e' comunque lontano da noi, il locale ci appartiene e ci chiama a una responsabilita'. Il nonviolento risponde.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?
- Alberto Camata: La morte dovrebbe essere il pensiero piu' grande che ci spinge alla pieta'. Sapere che a tutto c'e' una fine dovrebbe spingerci a rincorrere il bene. Cosi' non e'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?
- Alberto Camata: Facile dire Gesu', Gandhi, Mandela... ma credo che le migliori si siano perse, perche' il bene e' anonimo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo, quale e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?
- Alberto Camata: E' ai primordi, ed e' facilmente strumentalizzabile. La nonviolenza e' in cammino, ma il cammino e' solo cominciato.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?
- Alberto Camata: Solo e unicamente con le testimonianze di vita. E non e' detto che vengano notate.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e intercultura: quale relazione?
- Alberto Camata: Se per intercultura si intende lo spogliarsi di tutto il nostro sapere per concederci a una cultura altra senza pregiudi, consapevoli dei rischi, andare incontro all'altro con fiducia, allora siamo davanti a una testimonianza nonviolenta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e conoscenza di se': quale relazione?
- Alberto Camata: Se non conosco me stesso non posso conoscere gli altri: "Ama il prossimo tuo come te stesso".
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?
- Alberto Camata: L'imbarbarimento del linguaggio porta a un imbarbarimento dei rapporti. Lasciarci rubare le parole ci portera' a confrontarci solo con la prevaricazione: vincera' il piu' forte.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e stili di vita: quale relazione?
- Alberto Camata: Ogni scelta, in questo mondo sorretto da un'economia ladra e assassina, ci rende responsabili del male altrui. Scelte consapevoli sono sempre una goccia verso la giustizia o, detta da credente, alla costruzione del Regno di Dio.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e critica dell'industrialismo: quali implicazioni e conseguenze?
- Alberto Camata: Implicazioni: finche' il movimento sara' marginale ci tracureranno, quando prendera' consistenza ci osteggeranno. Conseguenza: li' misureremo chi sara' veramente nonviolento e chi no (ho dei dubbi su di me).
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza, riconoscimento dell'altro, principio responsabilita', scelte di giustizia, misericordia: quali implicazioni e conseguenze?
- Alberto Camata: L'unico mondo che posso cambiare e' il mio, posso cambiare solo me stesso. Sovvertire abitudini, scelte, pensieri, per accogliere la nonviolenza mi procurera' molte avversioni e ostacoli. Ma e' l'unica via per appartenere al genere umano, per essere a immagine e somiglianza di Dio.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e internet: quale relazione? e quali possibilita'?
- Alberto Camata: Internet e' solo uno strumento. E come tale va usato. Lo uso anch'io.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Alberto Camata: Sono nato a Jesolo (Venezia) nel 1963. Ora abito a Eraclea (dall'altra sponda della Piave), sono sposato e ho due figli. Sono un perito elettronico e lavoro in Telecom Italia come operaio. Ho avuto esperienze nel mondo ambientalista (ho partecipato alle iniziative del Maj - movimento antinucleare jesolano, e ho contribuito a fondare i Verdi a Jesolo); ho passato diversi anni in sindacato, alla Cisl, occupando per qualche anno il ruolo di segretario provinciale organizzativo della mia categoria, ho fatto parte del consiglio pastorale della mia parrocchia (con poco entusiasmo per la verita'), e dal 1995 sono legato all'associazione Macondo, opera di quella mente vulcanica che e' Giuseppe Stoppiglia. Dal 2000 ne curo il sito e i temi della nonviolenza sono presenti. Quest'anno ho pubblicato il mio primo romanzo: Un nome rubato, Edizioni Creativa, dove le cose di cui abbiamo chiacchierato trovano la loro collocazione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?
- Alberto Camata: Grazie per avermi coinvolto.
 
3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO CHRISTIANA SOCCINI
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Christiana Soccini.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Per un profilo di Christiana Soccini si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]


- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come è avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Christiana Soccini: Dal punto di vista meramente emozionale grazie ad una immagine pubblicata su una rivista specializzata (“Liberiamo la cavia”, prima rivista della Lav - Lega antivivisezione -, primo trimestre '89). In prima pagina si accostava volutamente la condizione di schiavitu' di una donna in una piantagione sudamericana, e il trattamento violentissimo a cui lo schiavo e' sottoposto, a quella in cui anche animali di specie diversa dalla nostra (ma la classificazione specifica e' una mera convenzione...) sono soggetti. Insomma, la mia empatia e' esplosa drammaticamente. In seguito ho approfondito il tema da una prospettiva sociopolitica.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di più per lei, e perche'?

- Christiana Soccini: Essendo il mio un percorso che parte da una prospettiva antispecista Aldo Capitini, che estendeva a-specificatamente la nonviolenza come atto consapevolmente politico, e' stato un riferimento, ma anche Leonardo da Vinci la cui visione del mondo si costrui' sulla curiosita' e sull’approfondimento scientifico.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Christiana Soccini: Non saprei, pur essendo atea ma onnivora dal punto di vista della lettura, anche pubblicazioni di stampo religioso o addirittura confessionale possono essere utili, se lette criticamente, a dare un senso a cio' che accade nel mondo ad opera dell’uomo. Proprio questa specifica e' importante: un atto violento e' prettamente umano, solo raramente fra gli altri animali si hanno comportamenti riconducibili ad esso, nel qual caso si classificano come patologie. Serve, quindi, conoscere la biologia ed avere percio' minime ma necessarie cognizioni scientifiche per poter comparare cio' che di naturale c’e' nella specie umana e cio' che possiamo collocare fra i comportamenti devianti, autodistruttivi, violenti. Purtroppo nella cultura mediterranea la scienza “puzza di zolfo” e, pertanto, la specie umana e' percepita come extranatura, in un progressivo e interminabile medioevo. Leggere, pertanto, e leggere criticamente. Se dovessi fare nomi di autori, citerei i naturalisti presocratici, gli illuministi razionalisti come Voltaire, i rivoluzionari del pensiero come Gramsci, Huxley, Darwin, Gandhi, Rosa Luxemburg, Bentham, Arendt.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Christiana Soccini: Il vegetarianismo: perche' conduce al rispetto di tutti gli animali, che sono l’alterita', uno specchio reale di noi stessi, perche' adottare un’alimentazione vegetariana nella societa' opulenta significa fare una scelta consapevole e poco impegnativa, ma pregna di compassione e carica di empatia. Inoltre, ma solo in secondo luogo, ovvero egoisticamente parlando, il vegetarianismo e' anche ecologicamente sostenibile perche' ci riconduce al nostro essere primati frugivori. Un’altra scelta riguarda le azioni tese a contrastare e biasimare con la testimonianza l’industria delle armi, che siano belliche o meno. In Italia si manifesta contro l’Exa ma bisognerebbe manifestare anche contro il Game Fair o contro tutte quelle manifestazioni che tendono a spettacolarizzare e “normalizzare” l’uso di un arnese teso ad offendere l’integrita' altrui. Da qui a sostenere tutte le iniziative tese a difendere la liberta', anarchicamente intesa, il passo e' breve se non addirittura inevitabile.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Christiana Soccini: Ovunque. In qualsiasi campo a partire dall’educazione familiare da cui scaturiscono gli atteggiamenti quotidiani che ognuno di noi mette in atto vivendo in societa' per determinare poi le politiche locali e quelle planetarie. In qualsiasi campo, purche' sia a partire da noi stessi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Christiana Soccini: Penso che il volontariato equivalga a definire il cittadino attivo, impegnato a costruire la societa' senza delegare alcuno in vece sua e che si fa carico della responsabilita' delle decisioni che assume. Qualsiasi associazione, gruppo, comitato che abbia come scopo la difesa dei piu' deboli, umani o meno, qui o altrove, va bene. D’altra parte ognuno ha sensibilita' proprie e vive il proprio territorio, pertanto coglie le occasioni che il territorio offre per soddisfare, se ritiene, la propria sete di impegno... oppure, se possiede competenze adeguate, puo' introdurre egli stesso un tema nella realta' in cui vive. Cosi' si spinge la comunita' al dubbio che possano esistere diverse realta'.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Christiana Soccini: ... se l’atto violento ed eclatante e' la guerra, l’uccisione, la tortura, l’oggetto fatto arma, semplificando e contestualizzando nel quotidiano, il violento e' il prepotente che non rispetta il turno e l’attesa degli altri davanti a se' e simula disabilita' per prevaricarli. La nonviolenza a mio avviso si riassume nel classico ma mai troppo adottato motto del non fare agli altri cio' che non vorresti fatto a te, dove per “altri” si debba intendere chiunque abbia una vita indipendente e autonoma.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?

- Christiana Soccini: La femmina genera altra vita, la protegge finche' si rende autonoma. Il femminino e' l’antitesi della distruzione. Giovanni Lindo Ferretti (solista Csi, ex Cccp) cantava “e' cavita' di donna che crea il mondo veglia sul tempo lo protegge contiene membro d’uomo che s’alza e spinge insoddisfatto poi distrugge” (Del mondo, in Ko de mondo, 1993). Il maschio, al di la' dell’appartenenza a una specie o all’altra, e' soggetto ad essere in perenne competizione per prevalere su un altro maschio e, sovente, questa forza fisica che si e' sviluppata nei maschi proprio per confrontarsi e sopraffare e che nella nostra specie e' amplificata a dismisura proprio dall’uso di arnesi e prolungamenti degli arti, non viene contenuta ma sopraffa' a sua volta determinando lo scaturire in guerre e risoluzioni dei conflitti in modo breve ma violento e sanguinario. Il femminismo e' un movimento di presa di coscienza di certa parte del mondo che rivendica eguaglianza di dignita', allarga i confini di cittadinanza e, in quanto portatore di diversita', rompe gli schemi e pone la possibilita' di modificare lo status quo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?
- Christiana Soccini: I rapporti fra le specie e fra materia organica e inorganica sono esemplificativi di una costante ricerca di equilibrio, equita' e, se vogliamo fare un parallelismo, pace. Certo e' che in natura l’equilibrio piu' che una certezza e' una ricerca costante poiche' tutto continuamente cambia, si modifica, si rinnova. Proprio fra queste novita' si celano migliorie. La novita' e' positiva, porta tensione verso nuovi equilibri. Nulla in natura, fuorche' cio' che e' umano, e' paragonabile alla violenza. Possono esservi frammenti di cui non ci diamo un perche', come ad esempio il gatto che sevizia un uccellino senza nemmeno giungere poi a cibarsene. Eppure e' capzioso voler paragonare le azioni umane su cui possiamo darci una ragione alle attivita' di altre specie per cui possiamo fare solo supposizioni. Possiamo dire che gli atti violenti fanno parte della vita: anche la nascita e' un atto violento. Dobbiamo pero' aggiungere che tali picchi di intensita' si verificano solo ad opera della specie umana. Bisogna comprenderne il significato per poter agire su questi impulsi deviandoli verso attivita' produttive e non distruttive, ad esempio verso lo studio.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Christiana Soccini: Come ho accennato la novita' e' necessaria, senno' niente progressione. E’ evidente che il nuovo e' sovversivo, destabilizzante, ma e' necessario. La vita come la conosciamo noi - tutta la vita, dagli archeobatteri in poi - si e' differenziata grazie, appunto, alle differenze, non alle somiglianze. L’eugenetica e' innaturale per definizione. Solo in alcuni casi, fondamentali, si sviluppano analogie. Cosi' dovrebbe avvenire anche nell’inevitabile e mai interrottosi melting pot. Poi e' evidente che sulle liberta' fondamentali acquisite non si transige.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?
- Christiana Soccini: Possiamo fare un’equazione esemplificativa: mafia = prepotenza. Traccia un rapporto ineguale che pero', solitamente, nei rapporti umani vede collusa la parte piu' debole che preferisce sottomettersi a logiche ingiuste piuttosto che rifiutarle. E’ l’assenza di prospettiva a lungo termine, e' l’egoismo che finisce per determinare le scelte di vita delle persone. Einstein sosteneva che “il mondo non e' brutto perche' c’e' chi fa del male, ma perche' c’e' chi vede e sta a guardare”. Io condivido pienamente.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?
- Christiana Soccini: La condivisione implica la comprensione del percorso, per questo e' vincente e solido sul lungo periodo, perche' e' partecipativo e responsabilizzante. E’ l’opposto del sistema mafioso. La condivisione implica tempi lenti e lunghi e la velocita' in crescendo e' uno dei grandi temi che ostano alla nonviolenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Christiana Soccini: Ogni situazione richiede un’analisi e l’adozione di tecniche differenti. Da manuale: individualmente si puo' digiunare, dialogare, obiettare (si pensi al diritto all’obiezione di coscienza all’uso delle armi o alla sperimentazione sugli animali); poi vi sono le tecniche collettive: boicottaggi, scioperi, manifestazioni e marce. Credo pero' che la migliore delle tecniche nonviolente sia quella della parola: informazione e alfabetizzazione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Christiana Soccini: Ho lavorato per anni in una radio libera dove ideai e condussi appuntamenti settimanali di analisi antispecista, toccando ambiti e temi che spaziavano dalla semplice diffusione di notizie all’approfondimento su temi quali il razzismo, il sessismo, il classismo, l’ecologia, le scienze naturali, la biologia e le nuove tecniche e scoperte scientifiche.
La radio arriva ovunque e non e' minacciata da immagini precostituite, richiede uno sforzo ulteriore alla comprensione, implica la formazione di immagini mentali del tutto personali. La storia narrata (dai genitori) e la storia vista (in televisione) non determinano il medesimo lavoro cerebrale ne' i medesimi risultati. Ovviamente non si puo' pensare un isolamento dalle immagini riduttivo: internet quale sostituto del libro che arriva ovunque rappresenta un ottimo uso della tecnologia... il problema e' che chi usa internet generalmente non ha gli strumenti adeguati a comprendere chi fa internet. Sovente quindi passa e si diffonde l’informazione ma resta appannaggio di pochi l’approfondimento. Per questo la parola parlata e scambiata, il dialogo, la scuola, sono fondamentali per dare strumenti adatti a leggere e comprendere il velocissimo e tecnologico mondo in cui viviamo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Christiana Soccini: La famiglia e' la prima e fondamentale agenzia educativa, la scuola e' la prima esperienza di collettivita' per il bambino. Famiglia e scuola devono condividere quali regole, atteggiamenti, comportamenti debbano essere fatti propri dai piccoli. Alla base delle regole partecipate e non imposte al fine di costruire insieme una societa' nonviolenta vi e' il principio che la liberta' dell’uno finisce dove inizia la liberta' dell’altro, che i piu' deboli vanno aiutati e protetti, che il mondo si regge sulla diversita'.
Nell’eta' adulta i momenti di approfondimento e di aggregazione sono la scuola dove abituarsi e rinnovare la propria abitudine alla collettivita' e alle sue inevitabili differenze.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?
- Christiana Soccini: Non mi pare. Probabilmente tale critica nasce nell’ambito del movimento e dei suoi attivisti, ma il senso di inadeguatezza fa parte del gioco di chi tende a voler vedere i risultati delle proprie azioni e insiste su questo soprattutto quando la stanchezza della militanza si fa sentire.
Credo che la violenza nel mondo sia sempre stata tale, non c’e' una violenza piu' grande o piu' piccola, quella tollerabile e quella meno. Il problema fondamentale e' che numericamente piu' siamo e piu' ci facciamo male e ne facciamo al resto del mondo. E’ un problema demografico. La comunicazione poi fa il resto, rendendoci consapevoli di cio' che avviene in parti del mondo di cui nemmeno sapevamo l’esistenza. Personalmente confido nella conoscenza e nell’informazione e ormai il mondo e' entrato nell’era dell’informazione capillarmente diffusa.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e percezione dell'unita' dell'umanita': quale relazione e quali implicazioni?
- Christiana Soccini: Penso che l’unita' la dovremmo percepire verso tutte le specie viventi. Considerare l’umanita' cosa a se' stante estranea alla biologia e alle scienze naturali e' un errore determinante che giustifica qualsiasi operato dell’uomo inteso come essere superiore o rappresentazione carnale di una qualsiasi forma divina. Ignorare o, peggio, negare la continuita' biologica fra Homo sapiens e Gorilla, piuttosto che fra Homo sapiens e un qualsiasi cianobatterio significa non avere memoria storica oltreche' negare l’evidenza scientifica e, laicamente o religiosamente, collocarsi in un inesistente pantheon che giustifica qualsiasi nefandezza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e politica: quale relazione?

- Christiana Soccini: Distinguerei politica e partitismo. La politica e' cosa ottima e necessaria poiche' riflette sulla collettivita' e le sue dinamiche. La politica cosi' intesa, pero', non esiste piu' se non in termini extraparlamentari. Il partitismo ammantato di politica, invece, e' mera dinamica di prevaricazione fra le parti, e' una gara il cui premio e' l’immunita' di poter compiere qualsiasi prepotenza su chiunque per qualsiasi scopo o il ricoprire ruoli di privilegio a discapito proprio della collettivita'. Il partitismo, fatti salvi suoi esponenti presi pero' singolarmente che possono esprimere ancora idee sincere di interesse per la collettivita', non ha nulla di politico, si tratta di una corsa al potere confuso addirittura con il lavoro. Forse qualche esempio virtuoso si torna a vedere dopo anni di distacco dei cittadini dalla vita politica, il problema e' che pero' manca il substrato filosofico, il dialogo, perche' dall’amministrazione tesa a contrastare i ladri insediatisi in casa si faccia ancora politica.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: La nonviolenza dinanzi alla morte: quali riflessioni?
- Christiana Soccini: A differenza della nascita, la morte naturale non e' un atto violento poiche' dopo nulla puo' essere elaborato. In termini biologici il sistema semplicemente si ferma. Tutto torna ad essere inorganico. Panta rei.
In alcuni casi la morte e' liberatrice, porta pace, annulla le sofferenze. Proprio l’allungamento, il procrastinare la morte e' quindi un atto di estrema violenza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Christiana Soccini: Non ci sono dubbi, storicamente Gandhi e Martin Luther King sono artefici delle piu' grandi rivoluzioni nonviolente, cui affiancherei l’esperienza dei figli dei fiori del Sessantotto. Aggiungerei, senza volerle mettere in coda, le testimonianze scientifiche che hanno determinato rivoluzioni del pensiero e hanno detronizzato l’uomo dal suo presuntuoso predellino: Galileo e Darwin su tutti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Nonviolenza e linguaggio (ed anche: nonviolenza e semiotica): quale relazione?
- Christiana Soccini: Il linguaggio - scritto o parlato - e' fondamentale ed e' talmente palese che e' un concetto semplice ma pregno di senso da essere finito anche nelle frasi celebri della cinematografia.
La nonviolenza e' dialogo, comunicazione di senso e significato, scambio, confronto, continuo aggiustamento fra le parti. Dobbiamo saper cogliere, leggere, comprendere la comunicazione dell’altro prima di poter comunicare qualcosa noi. Percio', la comunicazione non deve essere relegata al linguaggio materno ma deve estendersi oltre la familiarita', anche oltre la nostra specie se vogliamo comprendere gli stupefacenti meccanismi del mondo e dell’universo. Solo attraverso la conoscenza possiamo rispettare l’alterita', l’integrita' altrui.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Christiana Soccini: Sono nata e cresciuta a Brescia nel 1969. Dal 1989 ad oggi sono impegnata - oserei dire a tempo pieno - nell’ambito del volontariato organizzato e della partecipazione sociale. Ho condotto appuntamenti radiofonici dal 1991 al 1996 e, ancora oggi, scrivo e pubblico articoli giornalistici e di approfondimento per diverse testate e case editrici. Sono correttrice di bozze e traduttrice nell’ambito delle scienze naturali e della bioetica, autrice di manuali e libri sull’agricoltura e l’ambiente, coautrice e revisionist di libri specialistici di argomento faunistico-ecologico. Ho collaborato all’aggiornamento e all’arricchimento di enciclopedie su temi ecologici e di bioetica e alla stesura di atlanti faunistici. In ambito lavorativo, oltre ad essere docente per la scuola primaria, conduco studi e ricerche eco-etologiche in collaborazione con universita', enti di ricerca e musei naturalistici. Oltre venti le pubblicazioni scientifiche attinenti. Dal punto di vista dell’approfondimento culturale gli ambiti seguiti sono stati quelli di stampo naturalistico: l’etologia, la zoologia, l’antropologia, la sociologia, la politica. Per approfondire e godere del mondo ho bisogno di viaggiare con frequenza e, soprattutto, in ambienti impegnativi rappresentati dalle foreste equatoriali semi-inesplorate, ai deserti sui tetti o agli estremi del mondo, a tutti quegli ambienti dove il peso numerico dell’uomo si sente poco, ma anche nelle grandi citta' metropolitane dove si puo' ben osservare la specie umana.

 

4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLA PAVESE: IL COMUNE DIRITTO DI ESISTENZA
[Ringraziamo Paola Pavese (per contatti: paolapavese at hotmail.com) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera di risposta a una richiesta di intervista di Paolo Arena e Marco Graziotti che anch'essi ringraziamo.
Paola Pavese, nata a Roma nel 1965, e' da sempre interessata ai temi riguardanti il rapporto Nord-Sud ed ha collaborato con alcuni organismi non governativi in campagne di educazione allo sviluppo; conosce il mondo della cooperazione sociale per averne fatto parte e per aver svolto su di esso un percorso di riflessione critica; nella sua formazione e' stato molto importante l'incontro con il buddismo]
 
... una volta ho scritto un articolo su "Violenza verbale e sopraffazione", mi sembra fosse questo il titolo, in cui parlavo del fatto che trovavo buffo che tanti nonviolenti fossero molto violenti a parole, e in cui cercavo il seme di questa violenza. Ho creduto di trovarlo nella convinzione di molti che fanno politica nel fatto che esista una ragione assoluta di cui sono detentori. Nel fatto che dividano gli esseri umani tra coloro che hanno le chiave per salvare il mondo e coloro che vivono in una condizione di malvagita'. Ritenevo invece, e ritengo tutt'ora, che la natura umana sia una e che in tutti, all'interno di ognuno, esista il germe della sopraffazione, il desiderio di voler annullare l'esistenza dell'altro nel momento in cui non si sottomette al nostro desiderio, sia esso un desiderio legato alla bramosia di denaro o di "ordinare" il mondo secondo il nostro giudizio.
Partiamo quindi dal presupposto che non so cosa sia la nonviolenza da un punto di vista filosofico. Non so cosa Gandhi o altri abbiano detto... Quello che pero' so e' che per trovare un punto di incontro tra esseri umani, un punto di comunicazione che possa far abbassare il livello della violenza, il desiderio di distruzione dell'altro, abbiamo bisogno di sapere quale sia il funzionamento dell'essere umano: come il corpo e la mente dell'uomo (uso la parola uomo, vogliate scusarmi, ma lo trovo piu' semplice) reagiscano agli stimoli interni ed esterni. Osservare il sorgere dell'aggressivita', vedere come si sviluppa, come si aggancia alle nostre emozioni, alle nostre capacita' razionali, come a volte poniamo le nostra parte razionale ed emotiva al servizio dell'aggressivita'.
A tale proposito, per me e' stata illuminante la teoria della tripartizione del cervello di MacLean che parte dalla constatazione dell'esistenza di tre strati sovrapposti del cervello che sono la stratificazione della nostra storia evolutiva, con uno strato piu' antico, che condividiamo con i rettili e che sovraintende alle nostre reazioni aggressive, avvolto da uno strato piu' esterno dove sono presenti le emozioni, che e' comune a tutti i mammiferi, a sua volta avvolto dalla corteccia cerebrale dove ha sede il pensiero razionale. Non so se questa teoria, un po' datata, sia ancora in voga, ma so che il pensiero puramente razionale, che analizza e calcola basandosi su dati, le emozioni e le risposte aggressive possono essere viste come tre funzioni distinte che possono interagire e interagiscono in maniera funzionale o disfunzionale alla convivenza e comprensione tra esseri umani.
Per quella che e' stata la mia esperienza poi, la meditazione ha svolto un ruolo fondamentale. Abituarsi ad osservare i processi mentali, vedere come essi possano esaurirsi, senza per forza agirli, ascoltare cio' che ci comunicano, vedere come alla base dei piu' strani pensieri ci sia una base di saggezza, una necessita' di espressione di questa che nel linguaggio che seguo viene definita bonta' fondamentale, e' molto utile, interessante e creativo.
Perche' la parte creativa che si sviluppa, una volta che si pone un diaframma tra processi mentali ed azioni, lasciando che quello che viene chiamato schema abituale si sciolga, e' molto viva e interessante, feconda.
Rousseau, credo, parlava della naturale gentilezza dell'essere umano, ecco io credo in questa gentilezza, tanto quanto credo nell'esistenza dell'aggressivita'. Ho sperimentato entrambi e credo che l'aggressivita' si ponga in qualche modo a difesa della nostra gentilezza, ma lo fa in maniera claustrofobica, in un mondo troppo piccolo in cui esistiamo solo noi, o solo la nostra famiglia, o solo il nostro gruppo, o solo la nostra nazione o solo la nostra civilta'...
Prendere atto della varieta' della forme della vita, riconoscerne la base comune, il comune diritto di esistenza e' secondo me la base di tutto. Conoscere i meccanismi in cui la vita naturale e umana si produca e riproduca, da gambe e braccia a questa convivenza, emancipandola da un sentimentalismo inutile. Il resto viene da se'.
... quello che credo, quindi, e' che per sviluppare un atteggiamento e una pratica basati sulla nonviolenza sia necessario un percorso educativo. Educarci ed educare i nostri figli ad essere coscienti di se' ed aprirci all'esistenza degli altri.
 
5. ERRATA CORRIGE
 
Per un errore del revisore redazionale nella prima risposta dell'intervista a Sonia Giardina apparsa nel notiziario di ieri e' stata modificata in "un ambientalista e un militante della nuova sinistra" una formulazione originale che era "un ambientalista e un militante dell'estrema sinistra". Ce ne scusiamo con gli interessati.
 
6. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

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Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 
7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Norberto Bobbio, Italia fedele. Il mondo di Gobetti, Passigli, Firenze 1986, pp. 272.
- Norberto Bobbio, Saggi su Gramsci, Feltrinelli, Milano 1990, pp. 128.
- Saverio Festa, Gramsci, Cittadella, Assisi 1976, pp. 448.
- Saverio Festa, Gobetti, Cittadella, Assisi 1980, pp. 552.
- Paolo Spriano, Gramsci e Gobetti, Einaudi, Torino 1977, pp. X + 198.
 
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
10. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 263 del 26 luglio 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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