Telegrammi 249



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 249 del 12 luglio 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Benito D'Ippolito: Questo cammino della nonviolenza
2. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Marco Palombo
3. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Piercarlo Racca
4. Paolo Arena e Marco Graziotti intervistano Carlo Schenone
5. Alberto Castiglione: Danilo Dolci, memoria e utopia
6. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
7. "Azione nonviolenta"
8. Segnalazioni librarie
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'
 
1. EDITORIALE. BENITO D'IPPOLITO: QUESTO CAMMINO DELLA NONVIOLENZA
 
Questo cammino della nonviolenza
e' il femminismo che me l'ha insegnato.
Ne provo immensa una riconoscenza:
la vita penso che mi abbia salvato.
 
Dal femminismo ebbi l'intelligenza
del nesso che e' tra pubblico e privato,
e il partir da se', l'autocoscienza,
l'orrore per machismo e patriarcato.
 
Mi rivelo' che lotta e avere cura
sono una stessa azione, e tutto il mondo
va messo al mondo incessantemente
 
mi fece luce in questa selva oscura
mi chiese di esser piu' chiaro e profondo
e contrastare con l'amore il niente.
 
2. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO MARCO PALOMBO
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Marco Palombo.

Paolo Arena e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Marco Palombo, amico della nonviolenza, e' tra i promotori dell'appello di Verona dell'8 novembre 2003 per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta]

 
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il tuo accostamento alla nonviolenza?
- Marco Palombo: La scoperta della nonviolenza l'ho fatta tardi, a 40 anni, attorno al 2000, e in maniera abbastanza casuale. Ho ordinato due libri su Aldo Capitini, ordinare libri che mi incuriosiscono e' una cosa che faccio spesso, e la loro lettura mi ha spinto ad approfondire la conoscenza di questa materia ed a cercare il Movimento Nonviolento. A Pisa e Livorno, vicino all'Isola d'Elba dove abitavo in quel momento, c'erano degli iscritti al Movimento Nonviolento ed ho iniziato a partecipare ai loro incontri. Come consigliere per le mie letture ho avuto la fortuna di avere il professor Rocco Altieri del Centro Gandhi di Pisa e penso che Rocco sia la persona migliore per introdurre giovani e meno giovani alla cultura nonviolenta.Tra il 2005 e il 2007 ho frequentato molto Pisa dove, tra Centro Gandhi, che pubblica la rivista "Quaderni Satyagraha", il corso di laurea di Scienze per la Pace e il Gruppo Jagerstatter, c'era molta attenzione alla nonviolenza.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato piu' per te, e perche'?
- Marco Palombo: Aldo Capitini e' stata la figura che piu' mi ha colpito e piu' mi ha convinto che la nonviolenza fosse una strada possibile in Italia per me e per altri. Tolstoi, Gandhi, Martin Luther King sono dei giganti ma sono riconosciuti come tali, anche se si tende a mitizzarli piu' che a studiarli e a tentare di andare ancora avanti sulla strada tracciata da loro. Capitini invece secondo me, forse per vari motivi diversi, e' sottovalutato ed anche molte persone che in Italia si riconoscono nella nonviolenza non dedicano al suo pensiero e alla sua vita l'attenzione che meriterebbero. Premesso che non ho una cultura accademica e i miei giudizi sono fondati su impressioni e non su competenze specifiche, credo che Aldo Capitini abbia messo delle basi sulle quali, anche dopo 40 anni dalla sua morte, si puo' costruire qualcosa di importante.
Tra l' altro dai suoi libri e dai racconti di chi l' ha frequentato si ha l' impressione di una persona con molti meno conflitti interiori rispetto a Tolstoi, Gandhi e lo stesso King. Una serenita' che univa ad una fermezza granitica, come ben spiegato da Norberto Bobbio nelle sue introduzioni ai  libri di Capitini "Il potere di tutti" e "Elementi di una esperienza religiosa". Questo suo modo di affrontare la vita credo sia un esempio molto bello e utile per tutti coloro che vogliono tentare di rendere migliore questo nostro mondo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglieresti di leggere ad un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza?
- Marco Palombo: Il libro dove Gandhi racconta la nascita delle sue prime lotte nonviolente in Sudafrica. E' stato tradotto e pubblicato in Italia dal Centro Gandhi con il titolo "Una guerra senza violenza"; e' un testo che puo' essere letto benissimo anche da un giovanissimo e nello stesso tempo non e' banale, spiega molto bene aspetti e caratteristiche importanti della lotta nonviolenta, del Satyagraha. Consiglio anche una biografia di Martin Luther King; "l'Unita'" ha ristampato tempo fa L'uomo di Atlanta, una biografia scritta da Lerone Bennett che era stata pubblicata nel 1969 da Claudiana editrice, non so se e come sia possibile procurarsi questo libro ma e' una lettura che consiglio ad ogni ragazzo.
Ad una ragazza direi di leggere anche Donne disarmanti di Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo per accostarsi alla nonviolenza anche dal punto di vista del genere femminile.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Marco Palombo: Ad un giovane che volesse studiare in modo approfondito la nonviolenza direi di contattare il Centro Gandhi di Pisa e la rivista "Quaderni Satyagraha". Un giovanissimo che si accosta per la prima volta alla nonviolenza dovrebbe invece rivolgersi al Movimento Nonviolento e farsi consigliare o un campo estivo o un'altra iniziativa dedicata ai  giovani. Ma consiglio anche i non piu' giovani a interessarsi alla nonviolenza e conoscere i suoi temi ed i suoi ambienti, anche se mancano forse punti di riferimento dedicati a chi vuole avvicinarsi a questa cultura.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbe migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?
- Marco Palombo: Io sono convinto che ci sia una sproporzione gigantesca tra il valore della cultura nonviolenta e la sua diffusione e pratica. Detto questo, ognuno vive il suo rapporto con la nonviolenza seconda la propria esperienza, la propria personalita' e cultura, non mi sento di dare indicazioni ad altri. Da parte mia mi piacerebbe muovermi contro il razzismo, contro la guerra e anche per una maggiore giustizia sociale insieme ad altri amici della nonviolenza ma, a parte alcuni singoli, l'unico gruppo che vedo muoversi con un approccio simile al mio e' la Fucina della Nonviolenza, gruppo fiorentino del Movimento Nonviolento. Ecco, mi piacerebbe un "collettivo" che si muovesse a livello nazionale nella maniera in cui si e' mossa, molte volte negli ultimi anni, la Fucina della Nonviolenza.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potresti presentare la tua stessa persona a un lettore che non ti conoscesse affatto?
- Marco Palombo: Avevo venti anni nel 1977, attivista della Fgci, mia madre era una maestra, sindacalista della Cisl, ma il resto della famiglia materna e paterna era anticomunista e proprio non capiva questa mia passione, ho trovato invece all'Universita' la mia organizzazione indicata come la nuova polizia. Negli anni successivi ho capito che la sinistra storica stava cambiando strada mentre io mantenevo le stesse idee. Non avevo capito pero' che si era chiusa una stagione per tutta la societa' italiana e mi sono trovato un po' isolato. Questa esperienza, negativa sotto molti punti di vista, mi ha portato a diffidare delle appartenenze e cercare di capire, con i miei limiti, la realta' in maniera autonoma. Nella nonviolenza ho trovato la risposta a molte mie domande, non ho combinato niente di particolarmente utile ma almeno non sono stato sorpreso ne' dalla crisi della sinistra radicale ne' dalla crisi economica, ho sempre le stesse idee e se posso fare qualcosa in quella direzione lo faccio.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorresti aggiungere?
- Marco Palombo: Mi piace questa vostra iniziativa e mi stampero' e leggero' con attenzione tutte le risposte. Per il momento spero che ci sia collaborazione da parte di tutti, se sara' cosi' penso che ci sara' materiale per una bella e utile discussione collettiva.
 
3. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO PIERCARLO RACCA
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Piercarlo Racca.

Piercarlo Racca e' uno dei militanti "storici" dei movimenti nonviolenti in Italia ed ha preso parte a pressoche' tutte le esperienze piu' vive e piu' nitide di impegno di pace; e' per unanime riconoscimento una delle voci piu' autorevoli della nonviolenza in cammino. Si veda anche la risposta alla penultima domanda di questa intervista]

 

- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?

- Piercarlo Racca: Direi nel '68 al ritorno dalla seconda marcia antimilitarista Milano-Vicenza dal 24 luglio al 4 agosto. In quell’occasione avevo conosciuto parecchie persone tra cui Pietro Pinna del Movimento Nonviolento e Marco Pannella del Partito Radicale. La marcia era stata anche l’occasione in cui avevo per la prima volta sentito parlare di obiezione di coscienza; di li' a pochi giorni, il 15 agosto '68, ci fu l’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia e iniziai a maturare l’idea di rifiutare il servizio militare. In quella circostanza a Torino al seguito di una assemblea molto partecipata fondammo un gruppo di studio denominato Cep (Corpo Europeo di Pace) quale alternativa agli eserciti, prendemmo contatti con altri gruppi e in occasione del 4 novembre stampammo un manifesto firmato Movimento Antimilitarista Internazionale. L’anno successivo fui chiamato al servizio militare e feci obiezione di coscienza mettendo in crisi i miei genitori che non capivano la mia scelta. Fu un momento molto difficile e dopo un mese di carcere accettai di svolgere il servizio militare per non far soffrire ulteriormente i miei genitori. Mi sentivo un “obiettore mancato”, quasi un senso di colpa, cui ho cercato di rimediare impegnandomi nella lotta per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?

- Piercarlo Racca: Sono tante le persone che ho conosciuto direttamente e con cui ho condiviso e condivido tuttora il mio impegno politico ma in particolare voglio citare Beppe Marasso, Pietro Pinna, Giuliano Martignetti, Achille Croce, da queste persone ho imparato direttamente molte cose. Da altre sono stato affascinato: don Milani per la sua risposta ai cappellani militari, da Gandhi perche' avevo letto Antiche come le montagne.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?

- Piercarlo Racca: Come prima lettura, a un giovane, consiglierei L’obbedienza non e' piu' una virtu',  Lettera a una professoressa, La nonviolenza spiegata ai giovani. Per una biblioteca pubblica se ne potrebbero elencare almeno una trentina, ma importanti sono i testi di e su Gandhi, gli scritti di Aldo Capitini, di Martin Luther King, di Jean-Marie Muller, di Gene Sharp.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?

- Piercarlo Racca: Le iniziative nel mondo sono innumerevoli, il problema e' che vengono ignorate dai mass-media e quindi non vengono conosciute. Ad esempio esistono una molteplicita' di organizzazioni che in Palestina e in Israele lavorano e offrono innumerevoli esempi di “convivenza pacifica”, sostenere queste organizzazioni dovrebbe essere il primo impegno di una politica estera positiva. In Italia abbiamo il problema delle basi militari, della Tav, degli F35, ecc. a cui si cerca di dare una risposta nonviolenta.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?

- Piercarlo Racca: A mio parere l’impegno piu' necessario e urgente e' quello connesso alle spese militari, se non si bloccano e si inizia a pensare diversamente ci troveremo sempre piu' “ostaggi” di politiche guerrafondaie.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?

- Piercarlo Racca: Come centri di riferimento direi le sedi del Movimento nonviolento, del Mir, lo stesso Centro di Viterbo, le varie Case per la nonviolenza, Centri studi, ecc. Tramite il sito di Peacelink si possono trovare molteplici indicazioni. Segnalerei anche la rivista "Azione nonviolenta". Come campagne vere e proprie in ogni territorio c’e' qualcosa che si muove (Dal Molin, Tav, aeroporto, inceneritore, scorie e centrali nucleari...).

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?

- Piercarlo Racca: La nonviolenza e' il sale della democrazia, significa partecipazione, lotta, impegno personale, assunzione di responsabilita'.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?

- Piercarlo Racca: E’ una metodologia importante per arrivare a una soluzione condivisa, pero' eviterei di farne un dogma.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?

- Piercarlo Racca: In alcuni conflitti importante e' il ruolo di una terza parte che deve essere riconosciuta e accettata dai contendenti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione alla nonviolenza?

- Piercarlo Racca: Attraverso lo studio delle tecniche, consiglierei il libro Le tecniche della nonviolenza di Aldo Capitini e il secondo volume di Gene Sharp Politica dell’azione nonviolenta, in cui oltre alla spiegazione delle tecniche, sono riportate esperienze di lotte avvenute in Italia dal 1946 al 1986.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe l'addestramento all'azione nonviolenta?

- Piercarlo Racca: Sovente si fanno simulazioni su come condurre un’azione, ma l’esperienza diretta e' sicuramente un fattore importante. Anche qui consiglierei la lettura di alcune azioni vissute, l’esperienza dei Gan (Gruppi di Azione Nonviolenta), le marce antimilitariste, la risposta alla Mostra navale bellica, le manifestazioni antinucleari, gli esempi storici (Rhur, Praga, Berlino).

Il libro Nonviolenza in cammino: storia del Movimento Nonviolento dal 1962 al 1992 offre una buona documentazione di azioni svolte con successo.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Piercarlo Racca: Ovviamente oggi si parla di siti web, ma per restare sulla carta stampata la rivista "Azione nonviolenta" esce regolarmente da 47 anni.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali esperienze in ambito scolastico ed universitario le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?

- Piercarlo Racca: Il tema dell’educazione alla pace e' sicuramente l’attivita' piu' indicata per l’ambito scolastico. E’ stato prodotto molto materiale anche grazie all’attivita' del Comitato italiano per il decennio della nonviolenza di cui fanno parte una decina di associazioni.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti presenti in Italia danno sovente un'impressione di marginalita', ininfluenza, inadeguatezza; e' cosi'? E perche' accade? E come potrebbero migliorare la qualita', la percezione e l'efficacia della loro azione?

- Piercarlo Racca: Alla fine e' sempre una questione di risorse, i movimenti nonviolenti presenti in Italia vivono solo grazie alla presenza e all’impegno di persone che operano a titolo gratuito.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali le maggiori esperienze storiche della nonviolenza?

- Piercarlo Racca: Sicuramente la lotta di Gandhi per l’indipendenza dell’India, la lotta contro la discriminazione razziale condotta da Martin Luther King, le tecniche  e il lavoro di Badshah Khan (il Gandhi musulmano), il percorso del Sudafrica nella riconciliazione, la caduta di Marcos nelle Filippine.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi nel mondo?

- Piercarlo Racca: Ci sono esperienze interessanti come la comunita' di S. Jose' de Apartado' in Colombia, il percorso di riconciliazione in Sudafrica, LaOnf in Iraq, e sicuramente anche altre esperienze.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale e' lo stato della nonviolenza oggi in Italia?

- Piercarlo Racca: Siamo vivi e vegeti.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: E' adeguato il rapporto tra movimenti nonviolenti italiani e movimenti di altri paesi? E come migliorarlo?

- Piercarlo Racca: A mio parere e' sufficientemente adeguato ed esistono due internazionali dei movimenti nonviolenti: la Wri che si ritrova ogni tre anni e l’Ifor che si ritrova anch’esso a livello continentale e mondiale.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?

- Piercarlo Racca: Direi che ci sono molte aspettative.

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?

- Piercarlo Racca: Sono nato a Cocconato (At) nel 1946, mio padre operaio alla Fiat, mia madre casalinga. Livello scolastico: scuola media superiore. A partire dal 1968 fino al 1976 ho partecipato alle marce antimilitariste prima sul percorso Milano-Vicenza e poi sul percorso Trieste Aviano; alla carovana internazionale Bruxelles-Varsavia, alla marce La Spezia-Livorno e Catania-Comiso. Nel 1969 mi sono dichiarato obiettore di coscienza. Nel 1971 sette giorni di sciopero della fame con tenda di fronte alla stazione di Torino Porta Nuova per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza. Dal 1971 mi sono impegnato attivamente nel Movimento Nonviolento anche ricoprendo incarichi di responsabilita' che svolgo tuttora. A causa del mio impegno politico ho subito processi, condanne e assoluzioni, sono stato pignorato per obiezione fiscale. Attualmente sono un pensionato delle ferrovie dello stato, abito a Torino dove collaboro con il Centro Studi "Sereno Regis".

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- Paolo Arena e Marco Graziotti: C'e' qualcosa che vorrebbe aggiungere?

- Piercarlo Racca: Buon lavoro.

 

4. LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA. PAOLO ARENA E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO CARLO SCHENONE
[Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena at fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Carlo Schenone.
Carlo Schenone e' da molti anni a Genova una delle figure piu' impegnate nella riflessione sulla nonviolenza e nella pratica di essa nei movimenti e nei conflitti sociali, particolarmente attivo nella formazione; con una lunga, ampia e qualificata esperienza sia di impegno politico e sociale di base, sia di rappresentanza nelle istituzioni, sia di intervento meditato e propositivo nelle sedi organizzative e di coordinamento, di dibattito e decisionali, dei movimenti per i diritti; ha partecipato attivamente al Comitato contro la Mostra navale bellica che nel giro di alcuni anni ha fatto si' che la citta' di Genova rifiutasse il ripetersi biennale della Mostra navale italiana; e' stato incaricato nazionale del settore "pace, nonviolenza e solidarieta'" degli scout dell'Agesci, capogruppo di "Democrazia e partecipazione" nel consiglio comunale di Genova, gia' segretario nazionale delle Forze nonviolente di pace, docente al master "Gestione dei conflitti interculturali ed interreligiosi" dell'Universita' di Pisa, docente al corso di laurea specialistica in Scienze della pace dell'Universita' di Pisa]
 
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
- Carlo Schenone: Durante l'universita', a Pisa, ero negli scout con un capo, Marcello Lenzi, che ci parlava delle comunita' dell'Arca e di Lanza del Vasto. Finita l'universita', quando si e' trattato di fare il servizio militare ho cominciato ad informarmi, a frequentare il Movimento Nonviolento per poi fare obiezione di coscienza...
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?
- Carlo Schenone: Gesu' Cristo che nei vangeli mi ha insegnato la nonviolenza che molti preti non riescono a capire. Lanza del Vasto che ho avuto la fortuna di ascoltare in uno dei suoi ultimi interventi pubblici a Pisa. Pat Patfoort che mi ha presentato un modello efficace e comprensibile della violenza e della risposta nonviolenta.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Carlo Schenone: Oltre ai classici... Tecniche di animazione di Martin Jelfs, Per uscire dalla violenza di Jacques Semelin.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?
- Carlo Schenone: In Italia le lotte contro la Tav in Val Susa, nel mondo la lotta per superare la segregazione palestinese. Purtroppo non vedo piu' tante lotte reali ma spesso solo teoriche.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Carlo Schenone: Nell'opposizione alla deriva sociale e politica in Italia. Nell'evitare il tracollo prossimo venturo del nostro paese in una dittatura "soffice".
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalarebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Carlo Schenone: Non mi pare che ci siano piu' tali gruppi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Carlo Schenone: La forza dell'intelligenza. Ridurre il piu' possibile il dolore proprio e altrui cercando di evitarlo del tutto.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo?
- Carlo Schenone: Gli stessi che ci sono tra nonviolenza e maschilismo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia?
- Carlo Schenone: La nonviolenza penso sia intrinsecamente ecologica e preservatrice della vita.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza, impegno antirazzista e lotta per il riconoscimento dei diritti umani di tutti gli esseri umani?
- Carlo Schenone: Penso che la nonviolenza si prenda cura di tutti i diritti ugualmente. Il problema e' di sapere quali sono i diritti. Per esempio da qualche anno si va cianciando di diritto alla privacy che diritto non penso che sia. Se di diritto si puo' parlare e' il rispetto della persona e del non abuso delle informazioni note su di essa che e' ben altra cosa.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotta antimafia?
- Carlo Schenone: Penso che sia uno dei campi in cui bisognerebbe sperimentare i metodi di difesa nonviolenta alternativi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte del movimento dei lavoratori e delle classi sociali sfruttate ed oppresse?
- Carlo Schenone: Ho paura che se la nonviolenza non riuscira' a risvegliarsi dal suo torpore e non ricomincera' a fornire strumenti e metodi a chi lotta per la propria sopravvivenza, finira' che gli oppressi ripercorreranno a breve nuovamente la strada della violenza. Ma ho la sensazione che la nonviolenza continuera' a cincischiare per paura di impegnarsi e lottare e per non essere stata in grado di raggiungere i giovani che sono l'unica energia che puo' fare rivoluzioni.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e lotte di liberazione dei popoli oppressi?
- Carlo Schenone: Non distinguo tra oppressi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e pacifismo?
- Carlo Schenone: Dipende dal tipo di pacifismo. Se si tratta solo di parziale negazione della guerra penso che possa esserci una dialettica che cerchi in qualche maniera di dare piu' energia. Se si tratta di un rifiuto totale della guerra e delle sue strutture penso che il pacifismo non sia che l'approccio nonviolento alla guerra.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e antimilitarismo?
- Carlo Schenone: L'antimilitarismo a volte e' stato violento quanto il militarismo. La nonviolenza puo' essere la metodologia che rende coerente l'antimilitarismo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e disarmo?
- Carlo Schenone: Analoghi a quelli con il pacifismo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e diritto alla salute e all'assistenza?
- Carlo Schenone: Come dicevo la nonviolenza ha molta attenzione ai diritti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e psicoterapie?
- Carlo Schenone: Non penso ci siano particolari rapporti.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali rapporti vede tra nonviolenza e informazione?
- Carlo Schenone: L'informazione e' alla base della consapevolezza che e' alla base della nonviolenza.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica?
- Carlo Schenone: Innanzi tutto la stretta connessione tra teoria e pratica.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni?
- Carlo Schenone: Puo' essere l'elemento unificante che fa riconoscere tra loro le diverse religioni.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?
- Carlo Schenone: La nonviolenza puo' dire molto sull'educazione come cammino comune di sviluppo e crescita. La riscoperta del metodo maieutico per esempio puo' essere un grosso contributo nonviolento all'educazione.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'economia?
- Carlo Schenone: Innanzi tutto un sovvertimento delle scale di valori, che permetta all'economia di liberarsi dall'ossessione dei numeri e dei guadagni.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sul diritto e le leggi?
- Carlo Schenone: Il saper distinguere tra legale, legittimo e lecito, fonte di consapevolezza. Questo potrebbe far tornare legittime le leggi.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'etica e sulla bioetica?
- Carlo Schenone: In questo penso che prima di poter dare agli altri, gli amici della nonviolenza dovrebbero ritrovare buona parte della loro coerenza.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sulla scienza e la tecnologia?
- Carlo Schenone: Analogamente che con l'economia, anche per la tecnologia forse la nonviolenza potrebbe aiutare a rivedere l'ordine delle priorita'.

 

5. RIFLESSIONE. ALBERTO CASTIGLIONE: DANILO DOLCI, MEMORIA E UTOPIA

[Ringraziamo Alberto Castiglione (per contatti: albertocastiglione at yahoo.it) per questa testimonianza suscitata da una richiesta di intervista da parte di Paolo Arena e Marco Graziotti, che anch'essi ringraziamo.

Su Alberto Castiglione dal sito www.docume.org riprendiamo la seguente scheda: "Alberto Castiglione nasce a Palermo il 15 marzo 1977. La sua attivita' produttiva iniziale si rivolge ad argomenti di carattere sociale come la condizione giovanile nelle citta' del meridione d’Italia. Nel 2001 realizza in Argentina La Memoria y la Historia (30’), documentario sulla crisi economica in relazione agli anni della dittatura, lavoro presentato al Prix du film documentaire Union Latine - La Cita di Biarritz. Nel 2003 esordisce sul palcoscenico mondiale alla LX Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia con il mediometraggio “Picciridda”. Nell’ottobre del 2003 gli viene assegnata una Menzione speciale al Premio internazionale “Rocco Chinnici” come artista impegnato sul fronte della lotta alla mafia. Vincitore nello stesso anno del Premio della critica cinematografica e televisiva. Nel settembre 2005 dirige la sezione documentari del Palermo Film Festival, Premio “Vittorio Albano”. Nel 2005 realizza un documentario-inchiesta sulla morte del giornalista, ex leader di Lotta Continua, Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia nel 1988. Finalista nel 2006 al Premio giornalistico e televisivo "Ilaria Alpi" per Una voce nel vento, nella sezione Produzione. Vincitore dell’Audience Award 2006 al Biografilm Festival per Una voce nel vento. Successivo documentario diretto e' Verso un mondo nuovo, il cui soggetto e' basato sulla Marcia della pace che nel 1967, guidata da Danilo Dolci, attraverso' la Sicilia occidentale. Autore di sceneggiature per il cinema e inchieste radiofoniche, e' docente del corso di Cinema e giustizia presso la cattedra di Storia degli ordinamenti e dei diritti d’autore dell’Universita' di Cassino e docente nel master in Scritture per il cinema presso il Dams di Udine. Direttore artistico della prima edizione del Festival dei Giovani. L’ultimo film-documentario diretto e' Nel cuore dello Stato, lavoro incentrato sugli aspetti meno conosciuti del sequestro Moro e sulle complicita' tra Br e agenzie d’intelligence internazionali".

Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Recentissimo e' il volume che pubblica il rilevante carteggio Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. i dvd di Alberto Castiglione: Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004, e Verso un mondo nuovo, 2006. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.it, danilo1970.interfree.it, www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com, www.cesie.org, www.nonviolenti.org, www.fondodanilodolci.it]

 

I contrasti mi hanno sempre affascinato, come uomo ma anche come artista: nei cromatismi, nella luce, nelle idee e nelle scelte di vita. La vicenda di un settentrionale, un triestino, che nei primi anni ’50 scelse di andare in Sicilia, una terra allora devastata da miseria, fame e feroce banditismo, per sperimentare attraverso la pratica quotidiana metodologie nonviolente, non poteva non catturare la mia attenzione.
Non ho conosciuto, pur essendo cresciuto a Palermo, Danilo Dolci in vita, e avendo deciso di realizzare un documentario biografico su questa straordinaria esperienza umana, ho cercato i fili attraverso cui tessere la trama del mio racconto. Il Danilo Dolci che ho cercato di raccontare e' quello che riaffiora nella memoria comune di tutti coloro che lo hanno conosciuto e che non sempre, non necessariamente, ne hanno condiviso le scelte e i metodi: attraverso quei volti ho cercato di capirne l’utopia, il desiderio divenuto presto progetto, programma, fatto concreto.
Ho cercato Danilo Dolci nei volti stanchi ma fieri dei contadini che marciarono a migliaia per le strade della Sicilia occidentale nel 1967 e che un vecchio filmato amatoriale (scovato tra i materiali di un casolare) ha restituito, e donato, per sempre alla storia. Attraverso quei volti ho visto delinearsi, pian piano, i tratti di un personaggio pudico e forte, semplice eppure cosi' austero nella sua testardaggine, congeniale in tal senso ad “una terra ed ai suoi mille volti ancora, perennemente, tutti da cercare...”, come scriveva Gesualdo Bufalino. Sono questi i volti che raccontano, come in un gioco di specchi, il grande ed eterogeneo impegno di Danilo Dolci: poeta, educatore, sociologo, apostolo della nonviolenza, e quant’altro Dolci ha saputo esprimere senza mai perdere di vista il “senso della direzione”, come lui stesso amava ricordare in un’intervista che chiude il mio documentario.
Dopo le immagini una sensazione chiara, nitida ma amara: la constatazione dell’assenza. Penso che tenere viva la memoria di cio' che Danilo Dolci ha fatto ed e' stato, tenerla al riparo da strumentalizzazioni e dalla retorica dei politicanti di turno, tenerla viva, fertile, sia opera necessaria e quantomai indispensabile, non per il significato “museale” del ricordo ma per i segni concreti di rinascita che l’esperienza di Danilo Dolci porta in se': lui e' come pochi altri proiettato nel futuro, lo era gia' in vita, spetta a noi, adesso, riuscirne a tenere il passo.
 
6. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

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Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 
7. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
8. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Norberto Bobbio, Thomas Hobbes, Einaudi, Torino 1989, pp. XVI + 222.
- Mario Dal Pra, Lo scetticismo greco, Laterza, Roma-Bari 1950, 1975, 2 voll., pp. VI + 580.
- Sebastiano Timpanaro, La filologia di Giacomo Leopardi, Le Monnier, Firenze 1955, Laterza, Roma-Bari 1978, 1997, pp. XVI + 272.
 
9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
10. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 249 del 12 luglio 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
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