Telegrammi. 223



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 223 del 16 giugno 2010
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it
 
Sommario di questo numero:
1. Il 13 giugno a Viterbo Riccardo Orioles ha incontrato i partecipanti al percorso di formazione e informazione nonviolenta
2. Rod Nordland e Alissa J. Rubin: Bambine vittime di matrimoni forzati
3. Giuliano Pontara: Quattro norme di morale intergenerazionale
4. Il cinque per mille al Movimento Nonviolento
5. "Azione nonviolenta"
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'
 
1. INCONTRI. IL 13 GIUGNO A VITERBO RICCARDO ORIOLES HA INCONTRATO I PARTECIPANTI AL PERCORSO DI FORMAZIONE E INFORMAZIONE NONVIOLENTA
[Riceviamo e diffondiamo.
Riccardo Orioles (per contatti: riccardoorioles at gmail.com) e' giornalista eccellente ed esempio pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido impegno civile); militante antimafia tra i piu' lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti", cura in rete "La Catena di San Libero", un eccellente notiziario che puo' essere richiesto gratuitamente scrivendo al suo indirizzo di posta elettronica; negli ultimi anni ha promosso le esperienze di "Casablanca" e di "'U cuntu" (www.ucuntu.org). Ha formato al giornalismo d'inchiesta e d'impegno civile moltissimi giovani. Per gli utenti della rete telematica vi e' anche la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi scritti (curata dallo stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan. Storie di un'altra sinistra (ora e' anche il titolo di un suo libro a stampa, una raccolta di suoi scritti a cura di Francesco Feola e Luca Rossomando, pubblicato dalla casa editrice Melampo, Milano 2009). Sempre in rete e' possibile leggere una sua raccolta di traduzioni di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e lotta) politica e culturale, giornalistici e letterari. Due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, Torino 1990), e Storie eretiche di cittadini perbene (Einaudi, Torino 1999)]
 
Si e' svolto domenica 13 giugno 2010 a Viterbo un incontro con Riccardo Orioles, giornalista libero, militante antimafia, esperto di editoria e comunicazione.
Un amichevole pomeriggio con i partecipanti al percorso di formazione e informazione nonviolenta (giunto al suo ventottesimo incontro) presso il centro sociale autogestito "Valle Faul".
Orioles si e' impegnato in una lezione informale di comunicazione e giornalismo: dai classici greci alle tecniche editoriali, alle tecnologie informatiche, alle questioni etiche e politiche, tracciando nel frattempo una storia senza censure dell'informazione libera italiana degli ultimi decenni, dell'antimafia, delle lotte politiche e sociali per i diritti di tutte e tutti.
Il giornalista ha condiviso con il gruppo memorie e insegnamenti importanti per il suo percorso di studio e attivita': ha invitato all'impegno civile, all'intelligenza, alla sobrieta', alla ricerca della verita', alla collaborazione tra le persone senza personalismi.
*
Il pomeriggio si e' aperto con una presentazione reciproca: le persone presenti, il giornalista, il centro sociale ed il suo ruolo a Viterbo.
Durante l'incontro mai un momento formale o accademico: domande dei partecipanti, condivisione di esperienze, momenti di semplice convivialita'.
Al termine del pomeriggio un reciproco scambio di impressioni e propositi.
*
L'appuntamento per le consuete attivita' del gruppo e' rinnovato per domenica 20 giugno 2010 alle ore 15,30 sempre presso il centro sociale “Valle Faul”, in strada Castel d'Asso snc, a Viterbo.
*
Le persone partecipanti all'incontro
Viterbo, 15 giugno 2010
Per informazioni e contatti: viterbooltreilmuro at gmail.com
 

2. AFGHANISTAN. ROD NORDLAND E ALISSA J. RUBIN: BAMBINE VITTIME DI MATRIMONI FORZATI

[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Rod Nordland e Alissa J. Rubin apparso sul "New York Times" del 30 maggio 2010]

 

Kabul, Afghanistan. Le due ragazze afgane avevano tutte le ragioni di aspettarsi che la legge sarebbe stata dalla loro parte, quando un poliziotto ad un posto di blocco ha femato l'autobus su cui si trovavano. Travestite da ragazzi, le due fanciulle di 13 e 14 anni stavano scappando da due giorni lungo strade sconnesse e passi montani, per sfuggire ai loro illegali matrimoni forzati con due uomini molto piu' anziani, ed ora erano arrivate alla relativamente piu' liberale provincia di Herat.

Invece, riconosciutele come ragazze, il poliziotto ha ignorato le loro implorazioni e le ha immediatamente rimandate indietro, nel loro remoto villaggio della provincia di Ghor. Le due ragazze sono state fustigate pubblicamente per aver osato scappare dai loro mariti. I loro aguzzini, che hanno filmato l'abuso, non erano talebani, ma mullah locali ed un ex signore della guerra, oggi una figura pro-governativa che ha largamente in carico il distretto dove le ragazze vivono.

Nessuna delle due ha battuto ciglio durante i pestaggi, e subito dopo si sono allontanate a testa alta. Simpatizzanti delle vittime sono riusciti ad inviare due video delle fustigazioni alla Commissione indipendente afgana per i diritti umani, che li ha resi pubblici sabato dopo aver tentato senza successo di far intervenire il governo centrale.

L'odissea delle due spose bambine in Afghanistan illustra una sconfortante verita'. Secondo uno studio dell'Unicef, dal 2000 al 2008 il 43% delle spose afgane aveva meno di 18 anni. Sebbene la Costituzione afgana proibisca i matrimoni di ragazze sotto i 16 anni, i costumi tribali li accettano non appena la puberta' sia raggiunta o persino prima. Il caso di Khadija Rasoul, 13 anni, e Basgol Sakhi, 14 anni, del villaggio di Gardan-i-Top, nel distretto di Dulina della provincia di Ghor (Afghanistan centrale), rimarca il fallimento delle autorita' nel fare qualsiasi cosa potesse proteggere le ragazze, nonostante vi fosse l'opportunita' di agire.

Forzate in un cosiddetto “scambio matrimoniale”, dove ogni ragazzina e' stata data ad un uomo anziano della famiglia dell'altra, Khadija e Basgol hanno dapprima lamentato i pestaggi subiti dai mariti poiche' entrambe resistevano alla “consumazione” del matrimonio. Vestite da maschi, sono fuggite sino alla provincia occidentale di Herat, dove sono state arrestate. Nonostante nella provincia vi siano rifugi per donne e ragazze maltrattate o che fuggono da matrimoni imposti, la polizia ha immediatamente contattato l'ex signore della guerra, Fazil Ahad Khan, che i membri della Commissione per i diritti umani descrivono come “l'auto-eletto comandante e moralizzatore” del suo distretto nella provincia di Ghor, ed hanno reso le ragazzine alla sua custodia. Dopo un processo farsa tenuto dal signor Khan e da leader religiosi locali, le fanciulle hanno ricevuto la sentenza di condanna a 40 frustate, che e' stata eseguita il dodici gennaio scorso.

Nel video il mullah, sotto lo sguardo di approvazione del signor Khan, somministra la sentenza con una striscia di cuoio, e sembra maneggiarla con la maggior forza possibile, colpendo a turno le ragazze sulle gambe e sulle natiche, producendo ad ogni colpo un forte schiocco. I pesanti chador rossi invernali sono stati rovesciati sulle teste delle due ragazze, che hanno solo le gonne a proteggerle dalle frustate. Gli spettatori sono per lo piu' uomini armati in uniforme mimetica, e almeno tre riprendono la scena con le videocamere. Nessuna donna e' presente.

Il mullah colpisce le ragazze con tanta forza che ad un certo punto si fa male al polso, e passa la striscia di cuoio ad un altro uomo. “State ferme”, ammonisce le vittime, sebbene nessuna delle due si sia mossa. Il volto di una ragazza e' mostrato brevemente in lacrime, ma entrambe restano in silenzio per tutta la durata del filmato. Quando la seconda ragazza viene flagellata dall'uomo anziano che si sostituisce al mullah i suoi colpi appaiono meno potenti e subito dopo il mullah si riprende la frusta. Gli spettatori contano i colpi a voce alta, ma piu' volte sembrano perdere il conto e ricominciano daccapo o forse non sanno contare a lungo. “Ottimo lavoro signor mullah”, dice uno degli uomini ed il signor Khan guida tutti in preghiera.

“Sono rimasto allibito quando ho visto il video”, dice Mohammed Munir Khashi, che ha indagato sul caso per conto della Comissione, “Pensavo che in questo XXI secolo un simile criminale incidente non potesse accadere nel nostro paese. E' disumano, anti-islamico e illegale”.

Fawzia Kofi, importante membro femminile del Parlamento dice che il caso puo' essere scioccante, ma che di certo non e' unico: “Sono sicura che dei casi peggiori neppure sappiamo nulla. Matrimoni precoci e matrimoni forzati sono le due forme di violenza piu' comuni contro donne e ragazze”. La Commissione per i diritti umani ha consegnato i video ed i risultati della propria indagine al governatore della provincia di Ghor, Sayed Iqbal Munib, che ha istituito un gruppo per investigare ma non ha intrapreso alcuna azione concreta. Una coalizione di gruppi della societa' civile della provincia chiede le sue dimissioni proprio per questo.

Neppure il Ministro degli Interni afgano ha risposto alle richieste della Commissione di intervenire, ha detto la presidente della Commissione stessa, Sima Samar. Un portavoce del Ministero non ha risposto neanche alle nostre richieste di commento.

I matrimoni forzati di bambine e ragazze afgane non sono limitati alle zone rurali. Nella citta' di Herat, un rifugio per le donne finanziato dall'Unicef e gestito da un gruppo di donne afgane (“La voce delle donne”) ospita almeno 60 ragazzine che sono fuggite da matrimoni precoci. Un altro gruppo di donne, “Donne per le donne afgane”, gestisce centri nella capitale Kabul, nella vicina provincia di Kapisa e nella citta' di Mazar-i-Sharif, tutte aree relativamente tolleranti, ed hanno accolto 108 spose bambine solo da gennaio ad oggi, ci ha detto la direttrice esecutiva Manizha Naderi. La poverta' e' la motivazione per molti matrimoni precoci, sia perche' un marito facoltoso paga una dote cospicua, sia perche' il padre della sposa dopo ha un bambino in meno da mantenere. “Nella maggior parte dei casi le ragazzine sono vendute”, spiega la signora Naderi, “E sempre nella maggior parte dei casi il marito e' un uomo molto, molto piu' vecchio”.

Sabato, nel rifugio di “Donne per le donne afgane” di Kabul, in una localita' segreta, c'erano quattro ragazzine fuggite dai loro matrimoni. Tutte sono state picchiate, e hanno pianto raccontando le loro esperienze. Sakhina, quindicenne di Bamian, e' stata venduta come sposa per pagare i debiti del padre quando aveva 12 anni. La famiglia del marito la usava come domestica. “Non appena potevano, trovavano una scusa per battermi”, ricorda, “Mio cognato, mia cognata, mio marito, mi picchiavano tutti”.

Sumbol, diciassettenne, e' una ragazza pashtun. E' stata rapita e condotta a Jalalabad, dove e' stata posta di fronte a questa scelta: sposare il suo aguzzino, o diventare un'attentatrice suicida. “Lui disse: se non mi sposi, fissero' una bomba al tuo corpo e ti mandero' alla stazione di polizia”, racconta Sumbol.

Roshana, una tajika che ora ha 18 anni, non sa ancora perche' la sua famiglia l'ha data via, come sposa di un vecchio a Parwan, quando di anni ne aveva quattordici. I pestaggi erano brutti abbastanza, dice, ma infine suo marito ha tentato di darle da mangiare veleno per topi.

In qualche modo, le due ragazze di Ghor sembrano stare fra le spose bambine piu' fortunate: dopo le fustigazioni, il mullah le ha dichiarate divorziate e le ha fatte tornare alle loro famiglie. Due anni prima, nel vicino distretto di Murhab, due ragazze che erano state vendute come spose alla stessa famiglia fuggirono a causa degli abusi subiti, dice un rapporto della Commissione per i diritti umani. Purtroppo persero l'orientamento, furono catturate e riportate indietro a forza. I loro padri, uno dei quali era il mullah del villaggio, le portarono in montagna e la' le uccisero.
 
3. MAESTRI. GIULIANO PONTARA: QUATTRO NORME DI MORALE INTERGENERAZIONALE
[Riproponiamo il seguente estratto da Giuliano Pontara, Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 159-160.
Giuliano Pontara e' uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale, riproduciamo di seguito una breve notizia biografica gia' apparsa in passato sul nostro notiziario (e nuovamente ringraziamo di tutto cuore Giuliano Pontara per avercela messa a disposizione): "Giuliano Pontara e' nato a Cles (Trento) il 7 settembre 1932. In seguito a forti dubbi sulla eticita' del servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre trent'anni all'Istituto di filosofia dell'Universita' di Stoccolma. E' in pensione dal 1997. Negli ultimi quindici anni Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in varie universita' italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara e' uno dei fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace (Iupip) - Universita' Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn), e dal 1994 al 2004 e' stato coordinatore del Comitato scientifico della stessa e direttore dei corsi. Dirige per le Edizioni Gruppo Abele la collana "Alternative", una serie di agili libri sui grandi temi della pace. E' membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale qualita' e' stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino 1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna 1995, come presidente della giuria, e sessione di  Barcellona 1996). Pontara ha pubblicato libri e saggi su una molteplicita' di temi di etica pratica e teorica, metaetica  e filosofia politica. E' stato uno dei primi ad introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha pubblicato in italiano, inglese e svedese, ed alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo e francese. Tra i suoi lavori figurano: Etik, politik, revolution: en inledning och ett stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: una introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara (a cura di), Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag,  Staffanstorp  1971, 2 voll., vol. I, pp. 11-70; Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; The Concept of Violence, Journal of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32; Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G. Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr. spagnola, Crisis de la democracia, Ariel, Barcelona 1985; Utilitaristerna, in Samhallsvetenskapens klassiker, a cura di M. Bertilsson, B. Hansson, Studentlitteratur, Lund 1988, pp. 100-144; International Charity or International Justice?, in Democracy State and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International, Stockholm 1988, pp. 179-93; Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future, Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y generationes futuras, Ariel, Barcelona 1996; La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano 1998; Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49; L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006. E' autore delle voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in Dizionario di politica, seconda edizione, Utet, Torino 1983, 1990 (poi anche Tea, Milano 1990, 1992). E' pure autore delle voci Gandhi, Non-violence, Violence, in Dictionnaire de philosophie morale, Presses Universitaires de France, Paris 1996, seconda edizione 1998. Per Einaudi Pontara ha curato una vasta silloge di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino 1996, cui ha premesso un ampio studio su Il pensiero etico-politico di Gandhi, pp. IX-CLXI". Una piu' ampia bibliografia degli scritti di Giuliano Pontara aggiornata fino al 1999 (che comprende circa cento titoli), gia' apparsa nel n. 380 de "La nonviolenza e' in cammino", abbiamo successivamente riprodotto nel n. 121 di "Voci e volti della nonviolenza"]Giuliano Pontara e' uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale, riproduciamo di seguito una breve notizia biografica gia' apparsa in passato sul nostro notiziario (e nuovamente ringraziamo di tutto cuore Giuliano Pontara per avercela messa a disposizione): "Giuliano Pontara e' nato a Cles (Trento) il 7 settembre 1932. In seguito a forti dubbi sulla eticita' del servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre trent'anni all'Istituto di filosofia dell'Universita' di Stoccolma. E' in pensione dal 1997. Negli ultimi quindici anni Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in varie universita' italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara e' uno dei fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace (Iupip) - Universita' Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn), e dal 1994 al 2004 e' stato coordinatore del Comitato scientifico della stessa e direttore dei corsi. Dirige per le Edizioni Gruppo Abele la collana "Alternative", una serie di agili libri sui grandi temi della pace. E' membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale qualita' e' stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino 1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna 1995, come presidente della giuria, e sessione di  Barcellona 1996). Pontara ha pubblicato libri e saggi su una molteplicita' di temi di etica pratica e teorica, metaetica  e filosofia politica. E' stato uno dei primi ad introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha pubblicato in italiano, inglese e svedese, ed alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo e francese. Tra i suoi lavori figurano: Etik, politik, revolution: en inledning och ett stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: una introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara (a cura di), Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag,  Staffanstorp  1971, 2 voll., vol. I, pp. 11-70; Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; The Concept of Violence, Journal of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32; Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G. Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr. spagnola, Crisis de la democracia, Ariel, Barcelona 1985; Utilitaristerna, in Samhallsvetenskapens klassiker, a cura di M. Bertilsson, B. Hansson, Studentlitteratur, Lund 1988, pp. 100-144; International Charity or International Justice?, in Democracy State and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International, Stockholm 1988, pp. 179-93; Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future, Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y generationes futuras, Ariel, Barcelona 1996; La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano 1998; Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49; L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006. E' autore delle voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in Dizionario di politica, seconda edizione, Utet, Torino 1983, 1990 (poi anche Tea, Milano 1990, 1992). E' pure autore delle voci Gandhi, Non-violence, Violence, in Dictionnaire de philosophie morale, Presses Universitaires de France, Paris 1996, seconda edizione 1998. Per Einaudi Pontara ha curato una vasta silloge di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino 1996, cui ha premesso un ampio studio su Il pensiero etico-politico di Gandhi, pp. IX-CLXI". Una piu' ampia bibliografia degli scritti di Giuliano Pontara aggiornata fino al 1999 (che comprende circa cento titoli), gia' apparsa nel n. 380 de "La nonviolenza e' in cammino", abbiamo successivamente riprodotto nel n. 121 di "Voci e volti della nonviolenza"]
 
Anzitutto mi pare vada sottolineata l'importanza di quell'atteggiamento che porta a vedere noi stessi, individualmente e collettivamente, non come i padroni del pianeta, o di questa o quella parte del pianeta, ma piuttosto come amministratori fiduciari che in qualche modo debbano rendere ragione del loro operato alle generazioni successive. Lo sviluppo di un siffatto atteggiamento non puo' che avvenire attraverso la realizzazione di seri programmi educativi nella scuola e piu' in generale nella societa'. Ma, per fortuna, non si tratta di partire da zero. Un siffatto atteggiamento e' gia' incorporato in varie religioni e in diverse dottrine etico-politiche, ad esempio nella dottrina gandhiana dell'amministrazione fiduciaria, ed e' implicito nella clausola limitativa di Locke, propria di ogni dottrina liberale, per cui ciascuno puo' usare tanto delle risorse del pianeta quanto e' compatibile con il lasciarne altrettante e altrettanto buone per altri.
Strettamente connesse a questo atteggiamento vi sono alcune norme di morale intergenerazionale tra le quali vorrei mettere in rilievo almeno le quattro seguenti:
1. Non fare scelte che abbiano effetti irreversibili, o comunque la cui reversibilita' e' molto difficile ed estremamente costosa;
2. Massimizzare il tenore di vita sostenibile;
3. Salvaguardare la biodiversita';
4. Salvaguardare il patrimonio artistico scientifico, culturale.
Il rispetto generale di queste norme parrebbe essere condizione necessaria affinche' alle generazioni future siano almeno lasciate aperte opzioni non minori di quelle che hanno le generazioni oggi esistenti.
 
4. APPELLI. IL CINQUE PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi si puo' destinare il cinque per mille al Movimento Nonviolento.

Non si tratta di versare denaro in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato.

Destinare il cinque per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale del Movimento Nonviolento, che e': 93100500235.

*

Per ulteriori informazioni: tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 
5. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"
 
"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
 
6. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Riletture
- Il messaggio di Aldo Capitini. Antologia degli scritti, Lacaita, manduria 1977, pp. 540.
- Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, pp. XVIII + 462.
- Aldo Capitini, Scritti filosofici e religiosi, Fondazione Centro Studi Aldo Capitini, Perugia 1994, 1998, pp. XXXII + 660.
- Edward FitzGerald, The Rubaiyat of Omar Khayyam. First and Fifth Editions, Dover Publications, New York 1990, pp. VIII + 52.
- Omar Khayyam, Quartine, Einaudi, Torino 1956, 1979, pp. XXXII + 112. A cura di Alessandro Bausani.
- Omar Khayyam, Quartine, Newton Compton, Roma 1973, pp. 128. A cura di Francesco Gabrieli.
 
7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
8. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 223 del 16 giugno 2010
 
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe
 
 
In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
 
L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html
 
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it