Minime. 966



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 966 del 7 ottobre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
3. Cosa fare
4. Federico Fioretto: La responsabilita' di ciascun essere umano
5. Raffaello Saffioti: Aderendo all'appello in difesa del corso di scienze
per la pace all'Universita' di Pisa
6. Giulio Vittorangeli: Serve un gesto umano
7. Paolo Pegoraro ed Anna Giannatiempo ricordano Sergio Quinzio (2006)
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

4. RIFLESSIONE. FEDERICO FIORETTO: LA RESPONSABILITA' DI CIASCUN ESSERE
UMANO
[Ringraziamo Federico Fioretto (per contatti: f.fioretto at neotopia.it) per
averci messo a disposizione questo suo articolo apparso sul quotidiano
"Liberta'" in occasione della Giornata mondiale della nonviolenza dell 2
ottobre]

Per la terza volta, nell'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, le
Nazioni Unite celebrano oggi, 2 ottobre, la Giornata mondiale della
nonviolenza.
Per la terza volta, un mondo guarda stranito e inetto alla memoria dell'uomo
che ha trasformato l'etica individuale del vestire gli ignudi e dar da
mangiare agli affamati, quella del perdono delle offese e dell'amare quanti
ci odiano e cosi' via, in un'etica collettiva tanto forte da poter vincere
l'ingiustizia piu' grave della sua epoca.
Per l'ennesimo anno il mondo sembra seguire la strada che la storia ha
dimostrato esser perdente della violenza; i suoi trionfi sono effimeri e i
suoi costi tali da consumare qualsiasi bottino.
Soprattutto, il mondo economicamente sviluppato e' ormai cosi' alieno a
un'etica qualsiasi da aver perso completamente di vista il fatto di vivere
un quotidiano infarcito di violenza.
Siamo cosi' abituati a giudicare le pagliuzze negli occhi altrui da
dimenticare le travi che ci rendono ciechi.
Siamo cosi' abituati a dire falsa testimonianza, cioe' mistificare la
realta' per trarne vantaggi materiali, che viviamo nel terrore di un mondo
che esiste solo nei telegiornali e nei film.
Siamo cosi' abituati a violentare l'ambiente in cui viviamo, per soddisfare
la nostra avidita', da aver dimenticato cosa significhi esserne custodi.
Siamo cosi' abituati a comportarci come il sacerdote e il levita nei
confronti di chi soffre che oggi il Samaritano verrebbe deriso come un
debole.
Siamo cosi' abituati a far strame del settimo comandamento, non rubare, che
rubiamo spudoratamente il futuro ai nostri figli in un'orgia demente da fine
impero.
Siamo cosi' abituati a violare il secondo e conclusivo precetto indicato da
Gesu' allo scriba, ama il prossimo tuo come te stesso, da vedere nel diverso
un nemico da eliminare a ogni costo.
Come puo' questo mondo abbracciare la nonviolenza praticata da un uomo per
il quale il possesso era furto e la maldicenza gia' un atto violento?
Eppure, ci sono segni di speranza; paradossali ma ci sono.
Uno e' l'ormai abissale lontananza tra i potenti e il quotidiano delle
persone normali, ad ogni livello. Lo scollamento e' tale da suscitare la
speranza che i popoli prendano finalmente atto che la soluzione dei problemi
non sta in una delega sempre piu' ampia, com'e' stato finora, a questa o
quella "casta", ma nella partecipazione democratica quotidiana e nella
responsabilita'.
Un altro e' il dilemma nel quale il fallimento del modello socioeconomico
che il mondo sviluppato ha seguito fino ad oggi pone l'umanita': puo' la
logica del tutti contro tutti, nel perseguimento di un impossibile
equilibrio tra egoismi concorrenti, garantire la sopravvivenza
dell'ecosistema e dell'umanita'?
La teoria dei giochi, una complessa ed efficace teoria matematica di
previsione dei comportamenti e dei loro esiti, cosi' come lo studio
multidisciplinare delle predisposizioni evolutive dell'essere umano,
suggeriscono che la via verso la prosperita' passi dalla cooperazione e
dalla solidarieta'.
La predisposizione all'autosacrificio perche' la specie possa continuare e'
nei nostri geni; dunque la via stretta della rinuncia al superfluo, della
limitazione dei consumi e degli sprechi, dell'assunzione di responsabilita'
del benessere dell'altro - ricordando che, come Caino, saremo chiamati a
rispondere di cosa e' stato dei nostri fratelli - e' praticabile con
naturalezza. A patto che facciamo lo sforzo necessario per uscire dal
soffocante guscio culturale violento nel quale ci siamo lasciati
rinchiudere.
Spegniamo le televisioni e passiamo del tempo con i nostri figli per non
essere piu' estranei gli uni agli altri; scendiamo nelle piazze a
incontrarci e conoscerci, non per tenerne fuori chi ci fa
ingiustificatamente paura.
Ripuliamo le strade non con sprezzo dai sofferenti, ma dai rifiuti di cui le
abbiamo colpevolmente riempite; recuperiamo il gusto dell'ospitalita' e
dell'inclusivita'.
Impariamo ad affrontare la diversita' come una ricchezza complementare, di
cui beneficiare, ricordando che si teme solo cio' che non si conosce.
Impariamo a confrontarci con le opinioni divergenti con rispetto, prima di
tutto ascoltando, cercando vie di unione e ricordando che la separazione e'
"diabolos", il male.
E' la generosita' nel condividere la miglior garanzia della sicurezza, non
il monopolio della forza.
E smettiamo di criticare i nostri giovani; chiediamoci invece che cibo
offriamo alle loro menti: solo valori trasmessi da un esempio vissuto
possono fortificarli e salvarli dall'alienazione.
Gandhi denuncio' questi mali nel pamphlet "Hind Swaraj", indicando soluzioni
valide ancor oggi.
La virata che gli Stati Uniti sembrano voler fare con la nuova presidenza fa
sperare in un clima mondiale nel quale buoni semi facciano meno fatica che
nel recente passato ad attecchire.
Ma spetta a ciascun essere umano la responsabilita' di seminare e coltivare
il futuro proprio e dell'umanita'.

5. RIFLESSIONE. RAFFAELLO SAFFIOTI: ADERENDO ALL'APPELLO IN DIFESA DEL CORSO
DI SCIENZE PER LA PACE ALL'UNIVERSITA' DI PISA
[Ringraziamo Raffaello Saffioti (per contatti: rsaffi at libero.it) per questo
intervento dal titolo "Maria Montessori, Aldo Capitini e le scienze per la
pace all'Universita' di Pisa. Una risposta all'appello degli studenti"]

"Sembra singolare e non consono ai nostri tempi, in cui e' cos' vivo il
culto della 'specializzazione', che io sia chiamata a parlare della pace;
della pace che, se fosse elevata a disciplina, nessuna ve ne sarebbe di piu'
alta, poiche' da essa dipende la vita stessa del popolo e forse il
progredire o lo sparire di tutta quanta la nostra civilta'. E' singolare
infatti che non esista una scienza della pace sviluppata almeno nei suoi
caratteri esterni, come quella della guerra, per quanto si riferisce agli
armamenti e alla strategia. (...) Per quel che riguarda la pace, non esiste
neppure uno di quegli sforzi ordinati e costanti di ricerca che si chiamano
scienza; anzi, tra gli infiniti concetti, che pure arricchiscono le nostre
conoscenze, manca il concetto stesso della pace"
(Maria Montessori, "La pace", al Bureau International d'education, Ginevra,
1932, in Eadem, Educazione e pace, Garzanti, Milano 1970, pp. 3-4).
*
La parola profetica di Maria Montessori
"A Ginevra, Bruxelles, Copenaghen, Amersfoort, Londra risuona ammonitrice e
quasi profetica la parola della grande educatrice che si spinge, anzi, a
proporre l'istituzione, nelle universita', di un Corso per la pace, per
suscitare nei giovani uno spirito di mutua tolleranza e comprensione e, di
conseguenza, uno spirito di pace. (...) Per lungo tempo le guerre furono
considerate come sottratte alla umana possibilita' di controllo e la pace
rimaneva nell'ambito dell'utopia e delle speranze. Maria Montessori e'
convinta, invece, che la pace deve divenire una scienza (come c'era stata, e
in che misura!, un''arte della guerra') e che tale scienza doveva essere
quella dell'educazione, della formazione dell'uomo". Cosi' scriveva Camillo
Grazzini nel risvolto di copertina di Educazione e pace.
Questo testo mi e' tornato in mente leggendo l'Appello degli studenti del
Corso di laurea in Scienze per la Pace dell'Università di Pisa, ripensando
la storia del Corso.
Ho, quindi, ricordato e riletto l'articolo di Antonella Barina col titolo
"Per favore, lasciateci laureare in pace", pubblicato su "Il Venerdi' di
Repubblica" del 28 giugno 2002.
L'appello degli studenti e' come una lezione. Esso merita di essere
sostenuto e mette alla prova il movimento per la pace e la nonviolenza. E'
gia' incoraggiante il notevole numero di firme finora raccolte, in
brevissimo tempo. E colpisce, oltre il numero, anche la qualita' delle firme
e la loro provenienza da tante parti d'Italia e anche da paesi stranieri.
L'esito dell'appello rimane incerto, ma c'e' la speranza che abbia successo
per effetto della forte pressione esercitata dalle firme.
Non si capisce come il Corso possa essere in pericolo, se si considera che
non mancano gli studenti e non ci sono costi insostenibili.
*
Alcune note sull'appello degli studenti
L'appello richiede un'adeguata riflessione con qualche annotazione.
1. Il Corso, istituito nell'anno accademico 2001-2002 nell'Universita' di
Pisa che e' una delle piu' antiche e gloriose universita' italiane, si
distinse dagli analoghi corsi di laurea perche' caratterizzato dalla
multidisciplinarita' che lo ha reso unico nel panorama universitario.
"Il corso di laurea in Scienze per la Pace, attivato dall'Universita' di
Pisa, si caratterizza fortemente per la sua multidisciplinarita', in quanto
fortemente voluto dal Cisp (Centro Interdipartimentale di Scienze per la
Pace) che raggruppa docenti di matematica, informatica, chimica, biologia,
diritto ed economia, (...) che hanno sentito l'esigenza di ricongiungere le
proprie conoscenze a un impegno etico" (Rocco Altieri, "Le scienze per la
pace e la formazione al metodo nonviolento", nella rivista "Quaderni
Satyagraha", n. 1, 2002, p. 16).
2. Il patrimonio culturale prodotto da questo Corso e la tradizione che si
e' formata costituiscono un'eredita' che deve essere difesa e sviluppata.
Hanno un valore che supera i confini dell'Universita' e della citta' di Pisa
ed hanno acquistato una risonanza internazionale, come e' testimoniato dalle
autorevoli firme provenienti da vari paesi stranieri.
"Quaderni Satyagraha" e' la rivista di approfondimento scientifico e di
formazione al metodo nonviolento fondata nel 2002 e diretta da Rocco
Altieri, docente di Teoria e prassi della nonviolenza. Recentemente e' nata
la casa editrice "Gandhi edizioni". Sia la rivista che la casa editrice
stanno dando un contributo originale allo sviluppo della cultura della
nonviolenza a livello internazionale.
*
Aldo Capitini, l'Universita' e la Scuola normale superiore di Pisa
Il Corso va non solo mantenuto, ma vanno colte anche le sue potenzialità
nella prospettiva del suo  sviluppo.
Pisa e' la citta' nella quale ha sede un'altra autorevole e prestigiosa
istituzione universitaria che e' la Scuola normale superiore. L'idea del
collegamento tra le due istituzioni andrebbe perseguita nel nome di Aldo
Capitini.
Come non ricordare il legame di Capitini con la Scuola normale superiore e
con l'Universita' di Pisa? Alla Normale Capitini fu studente e
successivamente segretario fino al momento del licenziamento a causa del suo
antifascismo. Alla caduta del fascismo fu reintegrato nell'amministrazione
della Scuola normale e per molti anni fu docente di Filosofia morale,
Pedagogia e Storia delle religioni presso la facolta' di Lettere
dell'Universita'.
E' da auspicare la collaborazione tra la Normale e l'Universita', da
tradurre in una convenzione che darebbe nuovo impulso agli studi per la pace
di cui l'umanita' del nostro tempo ha urgente bisogno.
Aldo Capitini e' riconosciuto come uno dei piu' grandi maestri della storia
della nonviolenza. Il suo pensiero e la sua opera costituiscono un
contributo originale alla teoria e alla pratica della nonviolenza, hanno
lasciato una traccia profonda e meritano di essere valorizzati nelle
istituzioni universitarie ed esplorati con metodo scientifico.
Le cosiddette "missioni di pace" condotte partecipando, come fa l'Italia,
alle guerre, dimostrano con la loro ambiguita' e contraddizione come ci sia
bisogno delle scienze per la pace che ricerchino una nuova razionalita', con
nuovi paradigmi scientifici, come ha notato Rocco Altieri tracciando le
origini e la storia dei Peace Studies, nello scritto prima citato.
La vecchia filosofia espressa dal detto latino "Si vis pacem para bellum" va
superata da una nuova filosofia, espressa con altri termini "Durante la
pace, prepara la pace".
"Bellum alienum a ratione", ha scritto Giovanni XXIII nell'enciclica Pacem
in terris, del 1963.
La guerra non puo' essere mezzo per raggiungere la pace.
Il rapporto tra mezzi e fini rimane il cuore del pensiero nonviolento, come
espresso da Gandhi e ripreso da Capitini.
La tradizione culturale dell'Universita' e della Scuola normale superiore di
Pisa ha un grande contributo da dare allo sviluppo dei Peace Studies nella
prospettiva mondiale.
*
Per aderire all'appello andare alla pagina web:
www.petitiononline.com/savesplp/petition.html

6. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: SERVE UN GESTO UMANO
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento]

Il Presidente della Repubblica sempre piu' frequentemente ritorna sul tema
dell'unita' nazionale. Pero', ben oltre le rivendicazioni locali leghiste o
la riproposizione del solito dualismo Nord-Sud, esiste nel nostro paese un
male endemico rappresentato dalla mancanza di un vero e profondo senso di
appartenenza. Un vuoto identitario, questo, che ha radici facili da
individuare nella frammentarieta' storica, nelle diversita' culturali, nella
mancanza di coesione, nella nostra troppo breve e claudicante storia
democratica e repubblicana.
La storia dell'Ottocento, del nostro Risorgimento, e' la storia della
costruzione della patria in entita' politico-territoriale, in stato-nazione.
Inevitabilmente, si presentava con una precisa connotazione eversiva:
cambiare l'assetto statuale della penisola, introducendo un'architettura
costituzionale che prevedesse il riconoscimento di liberta' civili e
politiche. In modo un po' semplicistico, la mitologia risorgimentale
presentava la lotta tra progresso e conservazione. Da un lato il mondo della
cospirazione e dei movimenti tendenti alla realizzazione dell'unita'
nazionale della penisola; dall'altro il volto repressivo, antinazionale e
illiberale, dei governi preunitari e specialmente di quello austriaco.
Lo Stato che usciva dal processo unitario, con l'ascesa della borghesia
ottocentesca, era caratterizzato da una identita' nazionale italiana non
inesistente, ma contrastata e imperfetta. Evidenti i limiti sotto il profilo
dell'insufficiente tasso di democraticita' e della modestia della carica di
rinnovamento sociale.
Il liberalismo di inizio Novecento, che aveva emarginato dalla guida del
paese le due grandi forze socialista e cattolica, finiva soffocato dal
regime fascista. La storiografia si sarebbe poi lungamente interrogata se si
trattava di una rottura, di una "discontinuita'", o di una "continuita'" tra
l'Italia liberale e l'avvento del fascismo.
Il regime fascista, da parte sua, si caratterizzava anche come totalitarismo
mediatico, come forma di occupazione selettiva dello spazio della
comunicazione pubblica. Non semplice censura, ma grande modernita', grande
capacita' affabulatoria, che significava inventare storie nelle quali la
gente possa riconoscersi. Sono chiare le analogie col presente, il "Piccolo
Cesare" in questo e' maestro.
La cosiddetta "memoria collettiva" si sarebbe divisa sul giudizio di quel
tragico periodo. Sul come un popolo aveva subito il fascismo e sul come poi,
per varie vie, se ne era liberato. E' particolarmente evidente con
l'armistizio dell'8 settembre 1943: da una parte si parlava di crollo morale
della nazione, di "morte della patria"; dall'altra, invece, della data di
inizio di una nazione nuova, non piu' fascista, che stava nascendo.
*
Per un paese che ha un rapporto "polemico" con il proprio passato (memoria e
storia), il cosiddetto "revisionismo" dagli anni Ottanta ha avuto un effetto
dirompente ampliando l'identita' in crisi e svuotando i valori
costituzionali repubblicani. E' l'uso politico della storia, dove non e'
piu' lo storico, ma sono opinionisti e pubblicisti (con le loro
semplificazioni giornalistiche) che intervengono sul terreno della
formazione dell'opinione pubblica; con il risultato che tutto finisce nel
tritatutto della polemica politica.
Il vuoto identitario attuale e' amplificato dagli effetti della cosiddetta
globalizzazione che alimenta l'insicurezza economica e non solo. Per cui
siamo finiti prigionieri della paura e dell'insicurezza.
Facile per chi detiene il potere lavorare con certosina applicazione e
tentacolare dedizione sulla paura, inducendo con scaltrezza a tradurre ogni
decisione politica nel "noi e loro". Facile raccogliere voti puntando sulla
"razza", la religione e l'appartenenza etnica, il che da' origine
inevitabilmente al fondamentalismo ed al razzismo.
Non a caso l'Italia e' attraversata da una pericolosa svolta autoritaria,
ben rappresentata dal primo governo di destradestra che il nostro paese del
dopoguerra abbia mai visto.
Razzismo istituzionale e populismo securitario (valga per tutti il carattere
xenofobo del cosiddetto "pacchetto sicurezza", o la nomina dei prefetti
quali commissari ad hoc per l'emergenza nomadi: non si vedeva nulla di
simile dai tempi del fascismo), che mettono in discussione i valori del
rispetto della dignita' umana e dei fondamenti della vita civile.
Tutto questo ha alimentato pratiche di violenza urbana contro gli immigrati
e chiunque si presenti "diverso", mai viste prima nell'Italia
costituzionale.
Noi, che viviamo con disagio e dolore la rappresentazione farsesca e
violenta dei tempi, dobbiamo saper reagire rompendo la cortina di ferro del
rifiuto. Serve un gesto umano. Tutto il resto e' illegale.

7. MEMORIA. PAOLO PEGORARO ED ANNA GIANNATIEMPO RICORDANO SERGIO QUINZIO
(2006)
[Dal mensile "Jesus", n. 12, dicembre 2006, col titolo "Sergio Quinzio.
L'attesa inesausta del Regno" e il sommario "A dieci anni dalla morte, la
figura di Sergio Quinzio, singolare biblista laico, autodidatta, continua a
spiccare nel panorama italiano per l'originalita' di pensiero e per la
radicalita' in cui poneva domande essenziali per tutti i cristiani"]

La figura di Sergio Quinzio (1927-1996), a dieci anni dalla scomparsa,
merita di essere riscoperta non solo per la formidabile attualita' del
pensiero, quanto piu' per il coraggio con cui Quinzio ha assunto in tutto il
suo dramma, dall'interno della fede, lo svuotamento di senso della
contemporaneita'.
Cominciamo dalla fine. L'Apocalisse si conclude con la promessa del Signore:
"Vengo presto!". Se, come insegnano alcuni critici, il significato di un
libro si rivela nella sua conclusione, allora e' alla luce di queste parole
che bisogna rileggere tutta la Bibbia. E' quello che ha fatto Sergio
Quinzio, singolarissima figura di biblista laico e autodidatta, senza lauree
ne' accademie. Le sue cattedre furono l'editoria, la stampa nazionale, le
interviste alla radio e alla televisione. Dalla solitudine di Isola del
Piano l'originalita' del suo pensiero incuriosiva e conquistava. O forse a
colpire, piu' che l'originalita', era l'esasperata pervicacia con cui
Quinzio si avvinghiava ai propri interrogativi, l'insofferenza per le
conciliazioni di comodo, la fedelta' lancinante al grido di Giobbe: perche'
Dio non salva ancora? Perche' il Regno di Dio non si e' definitivamente
realizzato? Quel "Vengo presto!" gli appariva ancora sospeso, inesaudito...
Nato ad Alassio il 5 maggio 1927, Sergio Guinzio - questo il vero nome -
ricordava la sua infanzia come un mondo composto e ordinato grazie alla
convenzionale educazione religiosa ricevuta dalla madre e nelle scuole
salesiane. Ma questa visione pacifica del mondo si sarebbe incrinata ben
presto davanti all'esperienza della morte e dell'ingiustizia: l'entrata in
guerra dell'Italia; il servizio all'obitorio dove, ancora adolescente,
Sergio deve ricomporre i corpi spappolati dalle granate; l'ingiustificato
incarceramento del padre a opera dei partigiani.
Trasferitosi con la famiglia a Roma, Quinzio entra all'Accademia della
Guardia di Finanza, dove scrive al fratello Patrizio Flavio le lettere che
confluiranno nel suo primo libro, Diario profetico (1958). Gia' in queste
pagine troviamo il richiamo a un'azione di testimonianza cristiana radicale,
escatologica, aliena alle scorciatoie mondane di una Chiesa ridottasi a
guida etica, umanistica o addirittura politica. Successivamente Quinzio
incontra Ferdinando Tartaglia, il vulcanico sacerdote scomunicato che per
lui rappresenta "il primo esempio di un pensiero religiosamente audace",
anche se in seguito prendera' le distanze dalle sue posizioni.
Ma l'esperienza che lo scuote piu' profondamente sono i tre anni di calvario
della prima moglie, Stefania Barbareschi, colpita da cancro, che lo lascia
solo con la figlioletta Pia e la madre ottantenne. E' in questo frangente
che Quinzio - come ricordera' in un'intervista alcuni anni dopo - avverte la
necessita' di ritrovare il fondamento della propria speranza cristiana,
accettando un confronto senza infingimenti con l'esistenza del male e del
dolore nel mondo. Rifiutando secoli di impalcature filosofiche che hanno
addomesticato lo scandalo della croce, Quinzio si rivolge alle radici
ebraiche del cristianesimo e alla felicita' anzitutto terrena - e non
rinviata all'aldila' - che il Dio biblico promette all'uomo. Perche', se il
mondo e' redento, la bonta' viene ancora calpestata? Per il credente non si
tratta di una innocua equazione filosofica da risolvere con virtuosismo
intellettuale, ma di un rovello affondato nel cuore dell'esistenza.
L'impaziente desiderio che la salvezza si realizzi hic et nunc diventa per
Quinzio il pungolo della fede, il motore che le permette di non implodere in
routine nullificante.
Proprio per questo ne La croce e il nulla (1984), uno dei suoi saggi piu'
famosi, Quinzio sosterra' che il nichilismo e' il frutto tardo ma
inevitabile del cristianesimo secolarizzato; l'annuncio della morte di Dio,
d'altra parte, era gia' contenuto nei Vangeli. Nella croce vittoria e
sconfitta si equivalgono e scompare per sempre il Dio onnipotente chiuso
nella propria perfezione, mentre sopravvive un Dio indebolito e bisognoso
degli uomini, quello nato a Nazareth, che salva attraverso la consolazione e
la tenerezza. "Diventa sempre piu' difficile aspettare la consolazione
promessa", conclude Quinzio, "e tuttavia, a mio giudizio, diventa anche
sempre piu' necessario".
E' in questa paradossale assunzione delle ansie contemporanee che risiede
tutta la bruciante vitalita' e attualita' del suo pensiero, come ci conferma
la professoressa Anna Giannatiempo Quinzio: "Sergio diceva che la sua era
una disperazione sorridente", racconta. "Cercava sempre di essere, come dice
la tradizione ebraica, con la tristezza nel cuore ma il sorriso sulle
labbra. E' vero, le vicende della vita e della storia sono angoscianti, ma
lui credeva davvero nell'esistenza di una speranza oltre tutto, e questa
speranza gli dava quantomeno la forza di sopportare la disperazione, di non
chiuderla su di se' ma al contrario di aprirla al Signore nella domanda e
nella preghiera".
*
- Paolo Pegoraro: In una lettera, Quinzio le scrisse che "la felicita' e' un
mistero piu' grande della sofferenza".
- Anna Giannatiempo Quinzio: Si', perche' lui diceva che se non ci fosse la
felicita', non potremmo davvero sapere che cos'e' l'essere felici e
desiderare d'esserlo, ne' potremmo accorgerci di quanto grande e' la
sofferenza che ci allontana da essa. La felicita' e' il mistero piu' grande
perche' e' un desiderio continuo e insopprimibile, nonostante l'uomo la
attinga per attimi. E' una promessa che si spera eterna, anche se Sergio
diceva che la felicita' con cui Dio consolera' i suoi fedeli continuera' a
portare i segni incancellabili della sofferenza, proprio come Gesu' risorto
porta ancora le piaghe della croce.
*
- Paolo Pegoraro: Nonostante sia stato uno dei primi importanti divulgatori
biblici in Italia, Quinzio non ha suscitato particolari entusiasmi nella
stampa cattolica.
- Anna Giannatiempo Quinzio: Solo in questi anni la cultura religiosa si e'
aperta all'interferenza dei laici su tematiche che, soprattutto in Italia,
sono sempre state retaggio del clero. Capisco che suscitasse qualche
apprensione, sia a causa dell'epocale eredita' modernista, sia perche'
Sergio non apparteneva a nessun gruppo ne' a qualche accademia. Ma ha avuto
anche degli estimatori. E poi Sergio e' sempre stato fedele alla Chiesa: era
molto scrupoloso su questo e non ha mai saltato la Messa, recitava il
rosario, si confessava e comunicava.
*
- Paolo Pegoraro: Viceversa, i suoi scritti hanno avuto una larghissima
influenza su molti intellettuali e scrittori.
- Anna Giannatiempo Quinzio: Indubbiamente nel mondo laico Sergio ha
ricevuto molta attenzione, ma proprio per i suoi pensieri religiosi.
Tantissimi si sono avvicinati ai temi della fede e del cristianesimo proprio
perche' gravitavano attorno a lui. Ricordo Ferrucio Masini, ma anche lo
stesso Erri De Luca, Massimo Cacciari, Maurizio Ciampa, Gabriella Caramore,
Piero Stefani... Tutte persone che hanno ruotato intorno a Sergio e lui, in
qualche modo, li ha attratti verso questo mondo.
*
- Paolo Pegoraro: La fede deve farsi carico della sofferenza del mondo: c'e'
una certa somiglianza tra la disperazione di Kierkegaard e la delusione di
Quinzio?
- Anna Giannatiempo Quinzio: Kierkegaard e' un pensatore che Sergio stimava
molto, anche se non condivideva il suo accanirsi contro la Chiesa in quanto
istituzione. Sergio diceva che la Chiesa e' nella storia, ha il suo cammino,
ha le sue pecche, mentre quello che noi dobbiamo assolutamente cercare di
riscoprire e di vivere e' l'originario messaggio cristiano, cioe' la sua
tensione escatologica. Per lui tutto si giocava su questo.
*
- Paolo Pegoraro: Secondo Quinzio, il pensiero nichilista e' stato
un'estrema invocazione di salvezza. Il nichilismo di oggi, invece, e' una
prassi che - come lei scrive - elude le contraddizioni per rendere meno
necessaria la salvezza.
- Anna Giannatiempo Quinzio: Si', perche' nonostante le contraddizioni siano
gia' scoppiate tutte, invece di prenderne coscienza ci stendiamo sopra il
velo della ragione. Si e' sempre insistito sulla debolezza della volonta'
che vede il bene e non riesce a farlo, ma questo discorso vale anche per la
ragione. Anche la ragione e' limitata, peccabile, portata piu' all'errore
che alla verita'... e oggi le contraddizioni della ragione le abbiamo sotto
gli occhi: l'uomo non trova piu' una finalita' ai percorsi della sua vita e
allora si gioca giorno per giorno. Oggi la fede deve prendere coscienza che
l'uomo e' arrivato al limite delle proprie possibilita', oltre le quali c'e'
solo la violenza contro di se' e contro gli altri. La fede e' la risposta al
di la' di tutto questo, ma non possiamo dirla se non ci sprofondiamo, come
Dostoevskij, nelle contraddizioni, nelle poverta', nelle insufficienze,
nelle domande senza risposta in cui la maggior parte delle persone si
dibattono.
*
Postilla. Ricordando Quinzio e le sue domande
L'anniversario quinziano e' stata una buona occasione per approfondire lo
studio di un personaggio per molti versi ancora inedito. Tra i libri
pubblicati quest'anno il piu' significativo e' Teologia all'ora nona (Citta'
Aperta, pp. 287, euro 16) di Massimo Iritano, che a Quinzio ha gia' dedicato
due saggi, e qui ripercorre i principali snodi del suo pensiero
confrontandolo costantemente con i pensatori a lui piu' cari e le voci della
contemporaneita'. Il volume, che antologizza un consistente numero di brani
tratti dalle opere principali, si conclude con uno scritto inedito di
Quinzio, Le Chiese cristiane di fronte alla secolarizzazione. Piu' snello
l'ottimo Sergio Quinzio. Il profeta deluso, di Angelo Scottini (Ancora, pp.
168, euro 14), che presenta in modo lineare ma denso e dettagliato la
biografia e lo sviluppo del pensiero quinziano, terminando con un'esaustiva
bibliografia. Va inoltre segnalato che dal 2 al 5 gennaio 2007, a
Montebello, l'ebraista Piero Stefani terra' un seminario sull'opera piu'
sofferta ma anche piu' cara a Quinzio, il monumentale Commento alla Bibbia.
Evochera' Quinzio - il suo profondo e ineludibile pensiero, senza falsi
accomodamenti o facili esiti - anche la Cattedra del dialogo 2007, che avra'
per titolo "Un Dio sconfitto?", in programma nei lunedi' del prossimo mese
di maggio, presso il Centro culturale San Fedele di Milano. Promossa dal
Servizio per l'ecumenismo e il dialogo dell'arcidiocesi di Milano, la
Cattedra del dialogo 2007 sara' declinata attraverso tre incontri, cui
prenderanno parte nomi prestigiosi del mondo ebraico, cattolico e
protestante, accanto a studiosi e intellettuali laici e non credenti.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 966 del 7 ottobre 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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