La domenica della nonviolenza. 236



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 236 del 4 ottobre 2009

In questo numero:
1. Luiz Carlos Luz Marques e Sandra Biondo: Dall'introduzione a "Roma, due
del mattino. Lettere dal Concilio Vaticano II" di Helder Camara
2. Alcuni estratti da "Roma, due del mattino. Lettere dal Concilio Vaticano
II" di Helder Camara

1. MAESTRI. LUIZ CARLOS LUZ MARQUES E SANDRA BIONDO: DALL'INTRODUZIONE A
"ROMA, DUE DEL MATTINO. LETTERE DAL CONCILIO VATICANO II" DI HELDER CAMARA
[Dal mensile "Jesus", n. 4, aprile 2008, col titolo "Anticipazioni. Dom
Helder Camara. Lettere dal Concilio" e il sommario "Arriva in libreria il
volume Roma, due del mattino di Helder Camara, edito da San Paolo, che
raccoglie una scelta delle lettere che il grande vescovo brasiliano scrisse
a collaboratori e amici durante il Concilio. Di seguito pubblichiamo
l'introduzione al volume e una piccola ma significativa selezione delle
lettere"]

Quale forza misteriosa e' in grado di condurre un essere umano, notte dopo
notte, a rinunciare al sonno per consacrare le prime preziose ore del
mattino alla contemplazione appassionata di Dio, all'orientamento spirituale
e alla formazione intellettuale dei suoi amici e collaboratori, all'unico
scopo di consolidare nella fede, nell'amicizia e nell'azione un gruppo
composto essenzialmente da laici e laiche dediti al servizio della Chiesa?
I brani che compongono il volume sono stati selezionati da una piccola ma
significativa porzione dell'enorme epistolario (2.122 circolari scritte
durante le sue veglie notturne, fra il 1962 e il 1982) dell'arcivescovo
brasiliano Helder Camara. Piccola, perche' composta da sole 297 lettere;
significativa, perche' si tratta delle circolari scritte durante i lavori
del Concilio Vaticano II, all'interno del quale dom Helder svolse un
importantissimo ruolo di coordinamento "dietro le quinte".
Helder Pessoa Camara nasce a Fortaleza, capitale dello Stato del Ceara' nel
Nordest brasiliano, il 7 febbraio 1909, da Joao Eduardo Torres Camara Filho,
ragioniere e giornalista, e Adelaide Rodrigues Pessoa Camara, maestra
elementare. E' l'undicesimo dei tredici figli di una famiglia dalle
condizioni modeste ma ben inserita nella societa' locale. Nel 1923, a 14
anni, fa il suo ingresso nel seminario diocesano di Sao Jose' a Fortaleza,
all'epoca diretto dai padri lazzaristi. Studente modello, viene ordinato
sacerdote a soli 22 anni, il 15 agosto 1931. [...]
Questa persona "dall'apparenza modesta" ma accogliente e attenta, nella
quale convivono il contemplativo e l'organizzatore efficiente, il mistico e
l'oratore acceso, lo scrittore e il poeta, si forgia a partire da alcune
decisioni, apparentemente semplici, prese nel periodo della formazione e nei
primi anni di sacerdozio e seguite con rara fedelta': le veglie quotidiane
dall'una alle cinque del mattino; la santa Messa "celebrata sempre come se
fosse la prima"; "l'utilizzo di schemi al posto di discorsi interamente
scritti; la preparazione meticolosa attraverso una meditazione sincera
davanti al Signore e l'impegno a non predicare nulla senza averne assoluta
convinzione".
Inoltre, per tutto il corso della sua vita, da adolescente seminarista fino
ad arcivescovo, Helder Camara e' un uomo in formazione permanente. Legge
moltissimo, legge con attenzione e, come abbiamo gia' detto, sottolinea,
evidenzia, fa annotazioni. Chiede e accetta con umilta' consigli di lettura.
Giovane sacerdote, approfondisce gli studi di pedagogia, psicologia
dell'adolescenza e catechetica. A partire dal 1936 legge Jacques Maritain e
in seguito Lebret, Chenu, Congar, De Lubac, Kung, Rahner, Teilhard de
Chardin... E' innamorato di san Francesco e dello spirito francescano. Si
interessa al movimento liturgico, studia le Sacre Scritture e la storia
della Chiesa. Si informa con serieta' sui libri sacri delle altre religioni
e sugli scritti atei. Poeta e mistico, e' sensibile e aperto alla bellezza.
[...]
Nel 1946 il nuovo cardinale arcivescovo di Rio de Janeiro lo indica al ruolo
di viceassistente nazionale dell'Azione Cattolica, e padre Helder crea un
segretariato permanente che ben presto si trasforma in un potente strumento
di aggregazione e di coordinamento delle diverse forze ecclesiali, fino a
quel momento disperse. Promuove settimane sociali e riunisce laici,
religiosi e vescovi intorno al dibattito sui grandi problemi nazionali. Nel
1949 diventa consigliere della nunziatura; nel 1950 promuove e organizza il
pellegrinaggio a Roma in occasione dell'Anno Santo. Ma e' nel 1952 che
concretizza una delle sue idee piu' brillanti e innovative: dotare la Chiesa
brasiliana di una struttura di servizio e di coordinamento.
L'autorizzazione di Roma alla nascita della Conferenza nazionale dei vescovi
del Brasile (Cnbb), una delle prime Conferenze episcopali del mondo, viene
conferita ufficialmente nell'ottobre del 1952. Padre Helder, ancora
sacerdote, aveva lavorato instancabilmente per anni alla sua creazione e,
durante la sua visita a Roma in occasione dell'Anno Santo, ne aveva perorato
la causa presso l'amico monsignor Montini, l'allora Sostituto alla
Segreteria di Stato Vaticana e futuro papa Paolo VI.
La nomina a vescovo di Helder Camara, avvenuta nell'aprile del 1952, precede
di pochi mesi la fondazione ufficiale della Cnbb, ed egli ne diviene il
primo segretario. Nel 1955, promosso vescovo ausiliare, organizza il XXXVI
Congresso Eucaristico Internazionale e collabora alla fondazione del Celam
(Consiglio episcopale latinoamericano). [...]
Si prepara al Vaticano II fin dal 1959. Nel suo densissimo votum (per
stabilire gli argomenti da trattare nel Concilio, la Commissione
antepreparatoria aveva invitato tutto l'episcopato a inviare i propri
"suggerimenti e voti" (consilia et vota), che furono poi raccolti e
costituirono il punto di partenza per l'elaborazione dei famosi "schemi" -
ndr) difende l'idea di una Chiesa che cammina decisa verso il futuro, una
Chiesa che si preoccupa dei poveri e si impegna nella lotta contro le
strutture che generano la poverta'. [...]
E' in occasione del Concilio che dom Helder inaugura la tradizione delle
circolari, a cui si manterra' fedele per i 20 anni successivi.
Pochi giorni prima del golpe militare del 31 marzo 1964 che instaurera' in
Brasile un regime militare della durata di 20 lunghissimi anni, Paolo VI lo
trasferisce come arcivescovo titolare presso la sede episcopale di Olinda e
Recife, dove si insedia il 12 aprile dello stesso anno [...]. Nel discorso
di insediamento lascia subito chiara la sua proposta di azione per
l'arcidiocesi, che comprende anche il servizio alla difesa dei diritti umani
e all'organizzazione e coscientizzazione delle comunita' piu' povere. [...]
In quegli anni difficili, a causa delle ripetute ed esplicite denunce contro
la pratica della tortura, un documento del regime inviato a tutti gli organi
di stampa bandisce il suo nome dai mezzi di comunicazione di massa. La sua
voce puo' essere udita solo a Recife e dintorni, dai microfoni di Radio
Olinda. Numerosi suoi collaboratori vengono colpiti dalle persecuzioni del
regime e uno di essi, padre Antonio Henrique Pereira Neto, viene arrestato e
torturato a morte fra il 26 e il 27 maggio 1969. L'accorato comunicato
stampa dell'arcidiocesi non riceve alcuna diffusione e i giornali non danno
notizia della morte di padre Henrique; cio' nonostante, oltre 20.000 persone
si riuniscono e seguono il suo funerale in un immenso corteo che percorre
silenziosamente, sotto il controllo della polizia, i dieci chilometri che
separano la chiesa dal cimitero. I partecipanti accolgono l'invito di dom
Helder e rientrano verso casa in silenzio, agitando in aria un fazzoletto
bianco. [...]
Il 17 maggio 1970 compare un articolo sul "Sunday Times" nel quale dom
Helder viene definito "l'uomo piu' influente dell'America Latina dopo Fidel
Castro". Sempre nel 1970, con cinque milioni di firme raccolte soprattutto
fra i lavoratori del continente, viene indicato al Nobel per la Pace; il
governo militare esercita pressioni piu' o meno occulte e monta una campagna
volta a gettare discredito sulla figura dell'arcivescovo. Il premio non gli
viene conferito ne' quell'anno ne' l'anno successivo, quando viene
nuovamente nominato e dato come favorito. Forse a parziale riparazione di
questo increscioso "incidente di percorso", nel 1974 gli viene assegnato
sempre a Oslo il Premio Popolare della Pace [...].
Il 10 aprile 1985, colpito dalla regola che lui stesso aveva contribuito a
creare e che prevedeva l'allontanamento dal servizio pastorale al
raggiungimento dei 75 anni di eta', si ritira dal governo dell'arcidiocesi
di Olinda e Recife. Gia' dal 1968 aveva trasferito la propria residenza
presso la minuscola e periferica Igreja das Fronteiras (Chiesa delle
Frontiere) dove risiedera' fino alla sua morte.
Il suo successore, l'arcivescovo di Olinda e Recife, dom Jose' Cardoso
Sobrinho, non condividendo la sua linea pastorale e politica, nel giro di
pochi anni provvede allo smantellamento di una discreta parte delle
iniziative di formazione religiosa e di promozione sociale avviate dal
predecessore, generando grande amarezza nella comunita' dei fedeli e
plateali gesti di protesta da parte del clero locale. [...]
Dom Helder muore a 90 anni, il 27 agosto 1999. Decine di migliaia di persone
prestano omaggio alle sue spoglie composte all'interno della Igreja das
Fronteiras e partecipano al suo funerale nella piazza della Igreja da Se' di
Olinda (la cattedrale della sede episcopale), all'interno della quale riposa
il suo corpo. Il tumulo, coperto da una semplice lapide con fotografia, e'
meta di numerose visite e luogo di raccoglimento e preghiera.
Dom Helder lascia in eredita' non solo un'immagine di bonta' e di amoroso
servizio ai poveri e alla Chiesa, ma anche un'enorme quantita' di scritti di
cui la selezione di lettere pubblicata in questo volume non e' che un breve
assaggio. [...]
Una premessa importante: al momento di selezionare i testi, l'intenzione che
ci ha mossi non e' stata quella di proporre un'opera di alto rigore
storiografico. Non offriamo al pubblico italiano gli scritti conciliari di
dom Helder al fine di fare accademia, bensi' per far conoscere la sua
straordinaria personalita' e l'immenso, umile lavoro che "il dom", come lui
stesso amava definirsi, ha svolto dietro le quinte del Concilio. Potremmo
forse dire che questo carteggio offre un'immagine di certo parziale, ma
sicuramente efficace, di quello che e' stato il "lato nascosto" del Concilio
ecumenico Vaticano II. [...]
Ma se molto e' stato tagliato, abbiamo tuttavia salvato quelle lettere (e
brani di lettere) che rispondevano con maggior efficacia agli obiettivi di
questa pubblicazione. Il primo e principale criterio di selezione e' stato
quello della spiritualita' di dom Helder: un bene prezioso che alcuni
lettori italiani gia' conoscono, ma che viene qui ripresentato in tutta la
sua intensita' e semplicita'. Perche' e' nelle cose semplici che si vede la
grandezza spirituale di un uomo [...].
Un secondo criterio di selezione riguarda, ovviamente, l'immenso lavoro di
articolazione svolto dal dom per tutta la durata del Concilio:
partecipazione a gruppi di lavoro e commissioni conciliari; riunioni
individuali con vescovi, cardinali e periti; preparazione di petizioni;
conferenze e interviste; udienze papali; e le audacissime missive
indirizzate al Santo Padre, dettate dalla "confidenza filiale" che dom
Helder si permetteva di avere sia nei confronti dell'amatissimo Giovanni
XXIII sia verso il suo successore Paolo VI, l'amico Montini.
Naturalmente non sono stati trascurati i resoconti piu' interessanti dalle
assemblee conciliari e i commenti accorati a votazioni e dibattiti. Da
questi scritti si coglie l'amore profondo di dom Helder per la Chiesa e la
sua assoluta fedelta' a Cristo, sentita e vissuta in autentica semplicita'
evangelica e con l'unico scopo di aiutare il Papa e la Chiesa stessa [...].
Un ulteriore tratto della personalita' di dom Helder che emerge dai testi e'
il suo profondo spirito ecumenico, che si manifesta nelle relazioni
personali (l'amicizia con Roger e i monaci di Taize'), nei progetti (come
quello, mai abbandonato fino alla sua realizzazione quasi integrale, della
Preghiera per l'Unita'), nelle intenzioni (l'ammirazione e il rispetto per
tutte le espressioni religiose e finanche per gli atei affamati e assetati
di verita').
Abbiamo infine salvato alcune perle preziose che rivelano ulteriormente, se
ancora ce ne fosse bisogno, la straordinaria personalita' di un uomo di
Chiesa sempre attento ai segni dei tempi, come i gia' citati commenti a
spettacoli cinematografici, a fatti di cronaca e ad avvenimenti
internazionali, ma soprattutto la sua lucida analisi sulle cause della
poverta' e la comprensione profonda del valore evangelico della nonviolenza.
Molte pagine di questo volume non mancheranno di provocare sconcerto e
polemiche. A oltre 40 anni di distanza, le parole di dom Helder colpiscono
ancora per la loro straordinaria attualita' e piu' che mai si potra'
comprendere, dalla loro lettura, perche' "il dom" fosse definito un profeta.
Il profeta, ci insegna la Bibbia, e' colui che annuncia e denuncia: e dom
Helder non viene mai meno a questo duplice impegno. Annuncia l'amore
infinito e incondizionato di Dio per tutte le creature e denuncia le
strutture del mondo che disumanizzano l'uomo e sono contrarie al progetto di
salvezza che Cristo promuove per tutta l'umanita'. E lo fa sempre con lucido
coraggio e disarmante semplicita', senza far ricorso a trucchi e strategie
ma affidandosi con fiducia alla forza della verita'.

2. MAESTRI. ALCUNI ESTRATTI DA "ROMA, DUE DEL MATTINO. LETTERE DAL CONCILIO
VATICANO II" DI HELDER CAMARA
[Dal mensile "Jesus", n. 4, aprile 2008, col titolo "Anticipazioni. Dom
Helder Camara. Lettere dal Concilio" e il sommario "Arriva in libreria il
volume Roma, due del mattino di Helder Camara, edito da San Paolo, che
raccoglie una scelta delle lettere che il grande vescovo brasiliano scrisse
a collaboratori e amici durante il Concilio. Di seguito pubblichiamo
l'introduzione al volume e una piccola ma significativa selezione delle
lettere"]

"Il Concilio sara' difficilissimo..."
Roma, 13/14 ottobre 1962
Alla cara famiglia del Sao Joaquim (e' il gruppo di amici e collaboratori
che si riunivano con dom Helder alla residenza episcopale di Rio de Janeiro,
il Palazzo di Sao Joaquim - ndr).
Mandare impressioni sulle solennita' del Concilio e' facile. Difficile e',
soprattutto nei primi giorni, definire le impressioni sullo spirito del
Concilio: le sue tendenze, le sue prospettive, i suoi orientamenti. [...]
1. Il Concilio sara' difficilissimo. Le Sacre Congregazioni credevano che
sarebbe stato facile pensare per i vescovi e decidere al posto loro. Succede
pero' che, ad esempio, a molti vescovi del mondo intero lo schema della
parte teologica sembra parecchio in dissonanza con lo spirito del Concilio
cosi' come e' stato annunciato dal Papa. Oggi, quando si e' trattato di
eleggere 16 vescovi per ciascuna delle 10 commissioni conciliari,
l'episcopato ha dato un primo assaggio del proprio modo di decidere: si e'
rifiutato di votare frettolosamente o di accettare l'imposizione di liste.
E' stato deciso che le varie conferenze episcopali avrebbero indicato dei
nomi e, collegialmente, si sarebbe cercato di giungere a un accordo. Cio'
significa che i vescovi sceglieranno i loro rappresentanti.
E questo e' solo l'inizio dell'inizio. Probabilmente sara' abbandonato il
latino come lingua ufficiale: un gran numero di vescovi non riesce a
capirlo, soprattutto quando lo parlano i francesi e i tedeschi...
Le battaglie essenziali per la modifica degli schemi verranno in seguito.
2. Mondo sviluppato e mondo sottosviluppato. Cosi' come alle Nazioni Unite,
anche al Concilio sono presenti il mondo sviluppato e quello
sottosviluppato. L'Asia e l'Africa non sono ancora abbastanza vicine
all'America Latina. Ci intenderemo a distanza, nell'attesa di un maggior
avvicinamento. In comune abbiamo il desiderio di universalizzare la visione
della chiesa e la decisione di evitare che i problemi di continenti cosi'
diversi e distanti siano trattati con parametri europei. Il nostro numero e
il senso dei nostri interventi provocano forti inquietudini. Solo questo
dialogo gia' varrebbe il Concilio. [...]
Benedizioni affettuose dal dom
*
"Cardinal Ottaviani, il suo tempo e' finito"
Roma, 31.10.1962
(I periodo del Concilio)
Stiamo ancora discutendo il II capitolo dello schema sulla liturgia. Si sono
ormai definite due posizioni: quella pastorale (maggioranza assoluta) e la
minoranza reazionaria. Il gruppo pastorale, pensando di facilitare il
cammino dell'unita', si batte per il mantenimento della possibilita' della
comunione sotto le due specie e per l'estensione del diritto di
concelebrare.
Chiaramente sappiamo bene che Nostro Signore e' tutto sotto qualunque
specie. Ma se vedere che ammettiamo i laici alla comunione sotto le due
specie puo' facilitare ai protestanti l'avvicinamento, allora desideriamo
tutto cio' che, essendo dottrinalmente giusto e capace di aiutare la vita
cristiana, renda piu' larga la strada di accesso e faciliti l'incontro.
Fra quelli che si allarmano per questa possibilita', non manca chi produca
argomenti circa i pericoli di contaminazioni, di malattie o persino sul
fatto che un calice sporco di rossetto sarebbe una mancanza di rispetto
[...]. Non sanno che, nel caso, la comunione si farebbe con il sacerdote che
offre la Santa Ostia dopo averla intinta nel preziosissimo Sangue [...].
La fila interminabile di quelli che vogliono assolutamente parlare
(ripetendo quello che ormai e' stato piu' che detto) stanca, e qualche
vescovo si irrita. Ma il Santo Padre considera fondamentale - soprattutto
pensando agli osservatori non cattolici - la piu' totale liberta' dei Padri
conciliari.
E ora arriva un episodio narrato unicamente al fine di farvi percepire lo
spirito del Concilio. Quindi vi raccomando discrezione e carita'.
Il cardinal Ottaviani (Sant'Uffizio) ha preso nuovamente la parola. Se
avesse detto: "Padri Conciliari: e' evidente che nel Concilio, oltre allo
Spirito Santo che guida noi tutti, ci sono solo il Papa e i Padri
Conciliari. E basta. Qui io non sono altro che uno di voi. Sia quindi
permesso a un vostro fratello...", vi garantisco che sarebbe stato ascoltato
e forse anche seguito. Invece si e' alzato, al solito, come se fosse
l'Inquisitore, distribuendo censure, indicando eresie, sollevando allarmi.
E' stato ascoltato in un silenzio sepolcrale.
All'improvviso il presidente della sessione (il cardinal J. Bernard Alfrink,
arcivescovo di Utrecht, Olanda) ha detto: "Reverendissimo Padre. Mi voglia
perdonare, ma il suo tempo e' terminato". Lui ha voluto insistere. Il
presidente e' stato irremovibile nel togliergli la parola e il plenario ha
applaudito vigorosamente.
Questo e' lo spirito del Concilio. I Padri sono consapevoli di essere
portatori della responsabilita' di chi, in unione con Pietro e sotto la
guida dello Spirito Santo, partecipa dell'infallibilita'. [...] Che i santi
del cielo e del purgatorio ci assistano!
*
Una Chiesa povera e serva dei poveri
Roma, 7.11.1962
(I periodo del Concilio)
Il nostro Concilio non e' anti-niente. Il Papa e i Vescovi lo vogliono
aperto e largo, costruttivo, positivo. Chi si e' messo a percorrere altre
strade non ha ottenuto il benche' minimo seguito. [...]
*
Roma, 10.10.63
(nel II periodo del Concilio)
Se Dio vorra', alla riunione del Gruppo della Poverta' di domani sottoporro'
alla firma dei miei fratelli la seguente petizione da dirigere al Papa:
Santo Padre,
1) Le grandi cerimonie nella Basilica di San Pietro hanno sempre, come
invitati d'onore, i membri del patriziato romano e il corpo diplomatico.
2) Per una volta, ci concediamo la liberta' filiale di proporre come
invitati d'onore alla chiusura della II Sessione del Concilio gli Operai e i
Poveri di Roma, in rappresentanza degli Operai e dei Poveri di tutto il
mondo. Questa petizione non ha bisogno di giustificazioni con il Vicario di
Cristo e vecchio Arcivescovo di Milano. Comprenderete come nessun altro la
portata di questo gesto quale simbolo della decisione da parte della Santa
Chiesa di essere sempre piu' povera e serva.
3) Se qualche dettaglio della cerimonia corresse il rischio eventuale di non
essere ben interpretato dai nostri invitati d'onore, il Santo Padre sara' il
primo a far introdurre le opportune modifiche.
4) Tenendo ben presenti i nostri ospiti cosi' speciali, dedicheremo le
attenzioni necessarie affinche' si ottenga, come auspichiamo, una loro
partecipazione consapevole e fruttuosa agli atti liturgici.
Oggi nella mia Veglia aggiornero' il piano triennale per la conquista dei
vescovi alla poverta': ve lo mandero' quanto prima. [...]
*
Marie Therese la diaconessa
Roma, 13.10.63
(nel II periodo del Concilio)
Oggi, mentre aspettavamo l'arrivo di dom Manuelito (monsignor Larrain), sono
arrivati padre Paul Gauthier e Marie Therese, raggianti. Sapevo che lui il
19 agosto aveva scritto al Santo Padre un appello angosciato in favore della
Chiesa povera e serva. Senza che si fossero messi d'accordo, nello stesso
periodo monsignor Mercier faceva lo stesso dal Sahara.
Sapevo che Mercier, durante un'udienza collettiva del Santo Padre a Castel
Gandolfo, quando si era presentato come il vescovo del Sahara aveva avuto la
sorpresa di sentirsi dire dal Papa: "Ho ricevuto la sua lettera. Benedico
con tutto il cuore il lavoro del Gruppo della Poverta'. Lo dica ai suoi
amici".
Oggi Paul Gauthier e' stato convocato dal cardinal Lercaro. Sua Eminenza gli
ha fatto vedere una lettera con cui il Papa gli aveva inoltrato la missiva
di Gauthier; accompagnata da una copia di Jesus, l'Eglise et les Pauvres,
dal riassunto di tutte le nostre riunioni durante la I Sessione e dalle 4
Circolari inviate fra le due sessioni (compreso il mio "Piano triennale di
conquista dei Vescovi alla poverta'").
Il Santo Padre ha affidato al cardinal Lercaro la missione di vigilare
affinche' gli schemi del Concilio si imbevano dell'idea di Chiesa Povera e
Serva. [...]
Mentre conversavo con Paul Gauthier e Marie Therese, e' arrivato mons.
McGrath (amico dilettissimo) che aveva accompagnato mons. Queen a prendere
degli accordi sugli Usa.
Ho detto a Gauthier: "Desideravi tanto incontrare qualcuno della commissione
teologica del Concilio: eccolo qui. E ha il vantaggio di essere mio
fratello. Puoi parlargli a cuore aperto". I due - Gauthier e Marie Therese -
si sono lasciati andare. Solo un assaggio: alla fine del capitolo sui laici,
si dice che e' necessario che i laici non si vergognino del Vangelo.
Chiedendo scusa di quanto stavano per dire, hanno affermato che non sono i
laici a vergognarsi del Vangelo, ma i vescovi. Piu' tardi, McGrath ha
commentato: "Sarei disposto a pagare per portare quei due alla Commissione
teologica. Solo che il presidente li sbatterebbe fuori" (il card.
Ottaviani).
Ho chiesto a Marie Therese di confidare a McGrath il suo segreto. Ha esitato
un po' (lui fa parte della commissione conciliare di teologia!), ma alla
fine glielo ha raccontato.
Prima ha ricordato che i vescovi d'Oriente si sono mantenuti piu' prossimi
alla Chiesa primitiva. Poi che, dopo aver lavorato 4 anni a Betlemme di
Giuda in mezzo ai poveri e agli operai, il vescovo le ha imposto le mani. Ha
aggiunto: "Non so se era un sacramento o un sacramentale. Non so se sono
ancora laica o sono diventata una diaconessa. Forse potra' dirlo il
Concilio. So che ho ricevuto lo Spirito Santo e che questo ricordo mi e'
decisivo nei momenti piu' difficili e duri".
McGrath era commosso e incantato. Le ha domandato che spiegazioni aveva dato
il vescovo. "Ha detto solo che avrebbe fatto come negli Atti degli Apostoli.
Sarei partita per una missione difficile, e lui mi imponeva le mani".
Vedete quanto e' meraviglioso un Concilio in cui accadono fatti del genere.
Vedete perche', in seno a tanta debolezza e tanta mediocrita', Dio risparmia
la sua Chiesa e si riconcilia con l'umanita'. [...]
*
Padre Bevilacqua e la collegialita'
Roma, 4.10.1964
(nel III periodo del Concilio)
Ieri ero alla libreria dei Paolini. I Padri mi conoscono e sono molto
affettuosi con me. Mi tengono da parte il meglio di cio' che esce. Mi
suggeriscono libri e riviste. Ieri e' arrivato di corsa a chiamarmi uno di
loro: voleva presentarmi "al confessore del Papa". E all'improvviso mi sono
trovato davanti padre Bevilacqua. Solo in quel momento ha realizzato che il
Bispinho di ieri era l'arcivescovo di Recife: "Che felicita', che gioia! Il
Papa le vuole tanto bene. Seguiamo tutte le notizie che la riguardano".
E' chiaro che non potevo perdere l'opportunita' che Dio mi dava. L'ho
chiamato da parte e gli ho detto: "Per favore, dica al Santo Padre che ho
vegliato e pregato tutti i giorni nella Santa Messa per aiutarlo, perche'
sento che sta subendo una pressione tremenda e che e' dilacerato". Il
vecchietto ha aperto il suo cuore. Era vero. Una pressione tremenda. "Ma io
gli dico sempre che vacillare davanti alla Voce di Dio che si manifesta
indiscutibilmente nelle votazioni della Basilica e' una tentazione del
demonio".
Quindi si e' messo a parlare senza sosta della sacramentalita' episcopale,
della collegialita' dei vescovi e dei diaconi con un calore e un entusiasmo
da ventenne. [...] A un certo punto padre Bevilacqua ha detto: "I vescovi di
qui pensavano che dall'America Latina non sarebbe venuto niente di valido
per il Concilio. Oggi sono spaventati dai latino-americani. Se dipendesse da
me, se la collegialita' funzionasse davvero, mi piacerebbe vedere qualche
diocesi italiana affidata a vescovi dell'America Latina".
Non gli ho nascosto la mia gioia nel constatare che il Santo Padre aveva
come confidente e confessore un uomo del puro lignaggio di Giovanni XXIII. E
lui ha concluso: "E' vero. Ma e' importante anche che i vescovi parlino,
scrivano al Papa. Perche' Lei, di cui ha tanta stima, non gli scrive?".
Ho preso al volo l'opportunita' che Dio mi mandava. Sono rimasto d'accordo
che preparero' una lettera che lui stesso si incarichera' di consegnare
direttamente nelle mani del Santo Padre. [...]
*
Paolo VI torna alla Casti connubii
Amsterdam, 26/27.11.1965
(IV e ultimo periodo del Concilio)
Riservata
Quando sono arrivato alla Domus la sera della conferenza alla Doc, dom
Eugenio prima e padre Miguel subito dopo al telefono mi hanno dato un grave
annuncio: il Santo Padre, dopo aver proibito che il Concilio discutesse il
problema della regolazione delle nascite e aver affidato l'argomento a una
pontificia commissione di periti, per mezzo del cardinale segretario ha
inviato 4 raccomandazioni che, nella pratica, chiudono la questione e ci
ancorano alla Casti Connubii, a Pio XI e a Pio XII.
Doppia gravita':
- di fondo: della cosa in se'. Milioni di famiglie cattoliche, non certo le
peggiori, e non per egoismo, ma le migliori, desiderose di poter vivere in
pace con la propria coscienza, aspettano quanto meno che il Concilio non
chiuda loro le porte. E' evidente che se dipendesse da me e da molti altri
Padri conciliari, ci saremmo spinti molto piu' lontano [...].
- di forma: se il Santo Padre, in tutta coscienza e facendo uso della
propria autorita', vuole chiudere la questione, e' evidente che lo puo'
fare. Cio' che non puo' fare senza calpestare la dichiarazione sulla
liberta' religiosa che lui stesso proclamera' fra poco, e' imporre ai Padri
conciliari che la pensano in modo completamente diverso da Lui di presentare
come decisione del Concilio quella che e' solo una decisione del Papa.
Se si tratta di obbedire, noi tutti siamo disposti a farlo, per grazia
divina. Ma che il Santo Padre si assuma le sue responsabilita'. E' o no
convinto di quello che intende fare? Allora non usi noi come copertura, come
scudo. [...]
Il pomeriggio e la serata sono stati impiegati per mettere in allerta il
Santo Padre. L'Ecumenico ha fatto in modo che tutti i cardinali dotati di
capacita' di visione, prestigio e coraggio cercassero il Santo Padre o gli
mandassero delle lettere.
Ieri, prima della mia partenza (alle 11 dovevo andarmene: l'aereo era alle
12 e 40), abbiamo vissuto la mattinata piu' tenebrosa del Concilio. E' stata
aperta la sessione. Dei 40 membri ufficiali della commissione mista, ne
erano presenti 37 con diritto di voto (ci sono vescovi che esercitano solo
la funzione di periti, compreso lo stesso mons. Colombo). Ho avuto
l'impressione che dei 200 periti non mancasse nessuno. Tutti convinti di
vivere il momento piu' grave del Concilio.
Il cardinal Ottaviani ha protestato contro il fatto che i giornali italiani
avessero gia' riferito con precisione l'invio delle 4 raccomandazioni a nome
del Santo Padre. Lui stesso, Ottaviani, aveva proibito che la lettera del
Santo Padre fosse pubblicata, proprio per evitare di dare l'impressione che
il Papa fa pressioni sul Concilio [...].
E' lo stile tipico della curia romana: agisce, senza il coraggio di agire.
Agisce, e farisaicamente fa risultare che ufficialmente non ha agito. [...]
Cosa succedera'? Lucifero e i suoi Angeli perturberanno il Concilio?
Butteranno a perdere il caro Vaticano II? Ho chiesto l'intervento di Dio per
intercessione di Papa Giovanni. E in questa veglia piena d'angustia (proprio
quando Amsterdam mi apre tante speranze!) mi appello agli Angeli e alla
Regina degli Angeli! Che facciano loro cio' che gli uomini non possono
fare... Veni, Sancte Spiritus...

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 236 del 4 ottobre 2009

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