Legalita' e' umanita'. 57



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LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 57 del 3 ottobre 2009

In questo numero:
1. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
3. Cosa fare
4. Francesco Ciafaloni: Ieri e oggi, migranti

1. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

4. UNA SOLA UMANITA'. FRANCESCO CIAFALONI: IERI E OGGI, MIGRANTI
[Dal mensile "Lo straniero", n. 118, ottobre 2009]

Mi e' capitato di incontrare in tram, a Torino, da porta Palazzo verso il
Po, una signora, molto nera, con quattro bambini, tre maschietti e una
femminuccia, diciamo cinquenni. Anche loro molto neri e ricci. I bambini
hanno una eta' troppo simile per essere fratelli. E' possibile che la
signora, che e' piuttosto bella e, direi, elegante, come le persone giovani
e ben fatte, che portano bene i vestiti, sia la madre della bambina e che
sia di turno a riprendere anche i bambini delle amiche all'asilo.
I bambini ne fanno di tutti i colori. Parlano fittamente tra loro, in
italiano, con un leggero accento torinese. Cantano filastrocche, quelle che
imparano a scuola, in italiano. Fanno l'esercizio, che potrebbe essere
mortale per uno della mia eta', di mettersi in fila, con le spalle rivolte
al moto del tram, e di restare immobili quando il tram frena. Cioe' devono
indovinare quando la frenata sta per arrivare e piegarsi un po' in avanti
per riuscire a non fare passetti all'indietro. E non cadere naturalmente. Ma
questo, basta guardarli un po', per loro non e' neppure un rischio. Non
cadrebbero neppure se il tram finisse contro un muro. Poi si mettono a fare
girotondi, ridono, saltano. La bambina ride e si muove piu' di tutti. Si
mette a fare una vera e propria danza di guerra.
La madre decide di intervenire. "Be quiet! Sit down!". Probabilmente sono
ghanesi, istruiti, perche' il ghanese parlato a Torino e' quasi inglese per
gli istruiti e si riempie di vocaboli non anglosassoni al diminuire
dell'istruzione formale. I nigeriani a Torino parlano pidgin o edo, o altro,
e sono piu' chiari. La bambina si mette in ginocchio sul sedile e continua
la danza di guerra cosi'. La madre: "Sit down! Properly!". La bambina fa
tutte le contorsioni compatibili con una interpretazione molto lassista di
properly, continuando a ridere e parlare. In italiano, naturalmente.
La madre non dice una sola parola in italiano. I bambini parlano solo in
italiano, con accento torinese, ma evidentemente capiscono
l'inglese-ghanese.
A Chieri, paese vicino a cui abito e dove vado il sabato a comprare il pane
e la frutta al mercato, quasi nessuno parla italiano quando e' in gruppo con
gli amici, soprattutto se e' di una certa eta'. Le venditrici, che sono
contadine del posto, parlano chierese stretto; le clienti rispondono in
chierese, se sono locali, o in italiano se sono romene, moldave, marocchine,
meridionali. Nei capannelli i baresi parlano barese, i moldavi parlano
moldavo. Per i matrimoni i moldavi si vestono col vestito buono, con la
giacca e senza cravatta, come noi quando eravamo contadini. Come una foto di
Sanders.
La panettiera, molto miope e di una certa eta', parla fittamente in chierese
con le amiche, che si esercitano in complessi racconti di storie di vita,
oltre che nei trenta modi di specificare la qualita' del grissino - "bin
coeit, poc coeit, eccetera". Quando esercita la sua funzione professionale
pero' parla in italiano con tutti, anche con le amiche. La cliente paga. La
panettiera: "Grazie". La cliente amica: "Grassie a chila". Panettiera:
"Dovere e piacere". Amica: "Propri parei". Letteralmente "proprio cosi'",
cioe' "ben detto, cosi' si dice". La panettiera tratta con molta gentilezza
gli invalidi di un ospizio vicino, che vengono con il foglietto scritto e
non sono in grado di contare i soldi. Fa rispettare l'ordine di arrivo, li
aiuta. Ci vado anche per questo, oltre che per la varieta' cromatica e
linguistica dei clienti, che mi mette sempre una grande allegria: madri
marocchine col fazzoletto e bambine ricciutissime; poderose signore romene
con la figlia che va al liceo scientifico. E poi c'e' un pane ottimo.
Chieri e' un polo dell'immigrazione romena. L'ultimo concorso all'ospedale
lo hanno vinto quasi solo infermiere romene, incluso un gruppo che conosco e
che e' stato ferocemente truffato da una intermediaria romena e da uno
italiano, che le hanno convinte a costituire uno studio infermieristico. Gli
intermediari raccoglievano i soldi per i contributi Inps, Inail, per
l'Ordine, per le tasse, ma se li tenevano loro. E lo studio infermieristico
e' come uno studio di avvocati: la responsabilita' e' personale non del
commercialista. I soldi non li rivedranno mai. Siamo "in questo mondo
libero". O no? Loro pero' non si sono vendicate. Hanno vinto il concorso
appena il loro paese e' entrato nella Ue; hanno stretto i denti; ricongiunto
le famiglie; non vogliono piu' neppure ricordare il passato. Pagano le tasse
e i contributi una seconda volta, a rate. Hanno fatto causa tutte perche'
qualcuna di loro e' senza famiglia, piu' giovane e battagliera, e vuole
tenere il punto che non bisogna rubare ne' farsi derubare. Ma non si
aspettano nulla. A questo mondo ti fregano. Si sa.
Come l'infermiera moldava, vicina ai sessanta, ortodossa, col fazzoletto
incrociato davanti, il lembo destro a sinistra quello sinistro a destra,
come le marocchine, col suo diploma bilingue, russo e moldavo, in cirillico,
e la falce e martello, che nessuno le riconoscera' mai. Per avere qualche
possibilita' dovrebbe chiedere il riconoscimento dalla Moldavia, attraverso
l'ambasciata italiana, che impiega secoli. Ha un figlio operato al cervello,
con un drenaggio continuo e dolori forti, con metastasi irrimediabili. Qui
una associazione caritativa glielo tiene in un posto tranquillo, con un
giardinetto interno, la sedia a rotelle, l'assistenza della madre e le
iniezioni antidolorifiche. In Moldavia farebbe una fine disumana. Lei, per
mantenere se' e il figlio, fa la badante e la serva; e l'infermiera, pagata
da serva. Restera' fino a quando il figlio avra' vita. Sembra la pieta' che
hanno messo al posto della fiamma eterna, dopo la caduta del muro, nella
Hauptwache, a Berlino.
Sempre a Chieri, l'aiutante del mio barbiere e' una ragazza romena. Ha
cominciato un paio di anni fa, lavando i capelli e spazzando per terra. Poi
ha imparato, anche facendo un corso, ed e' diventata il punto di forza del
negozio, perche' taglia i capelli ai romeni, che sono molto numerosi, con
cui parla fittamente in romeno, anche se il suo, e il loro italiano, a
questo punto, e' buono.
L'estate dell'anno scorso le ho chiesto se sapeva che stavano presentando
una ricerca sull'emigrazione da Marginea, nel nordovest della Romania, a
Chieri e a Torino, non lontano da li', in una sala del Comune, e se aveva
voglia di andarci il giorno successivo, che era festa. Lei mi ha risposto
che il giorno dopo andava al mare e che poi Marginea e' un posto
disgraziatissimo. Li' non sono neppure romeni; parlano ucraino. Lei e' di
Suceava, a una quarantina di chilometri da Marginea. Qualcuno parlera'
ucraino anche li'.
Fino all'impennata della disoccupazione per la crisi il numero dei migranti,
soprattutto dei lavoratori migranti, era in forte ascesa in Piemonte,
soprattutto nel Piemonte orientale e a Torino.
I numeri assoluti sono ancora minori di quelli della immigrazione
meridionale e veneta, ma non piu' di uno o due ordini di grandezza, come
venti anni fa. L'aumento dei romeni regolari nel 2007 e' certo minore
dell'aumento delle residenze degli immigrati nel 1961, quando fu abolita la
legge fascista contro l'urbanizzazione che richiedeva un contratto di lavoro
per risiedere, ma anche la residenza per stipulare un contratto; ma e' la
meta' non un decimo.
A Torino, nel 2008, un neonato su tre ha almeno un genitore straniero; e uno
su quattro tutti e due. E la percentuale cresce sempre, anche perche' nel
Piemonte orientale l'eta' mediana delle donne e' di 50 anni. Le donne
straniere crescono di numero, sono giovani, fanno 2,5 figli a testa e non
meno di uno. Il numero dei matrimoni misti cresce e quello dei matrimoni tra
cittadini italiani diminuisce.
In Piemonte la meta' delle aziende edili e' di proprieta' di cittadini
stranieri.
Nei primi quattro mesi di quest'anno, malgrado la crisi, le assunzioni in
agricoltura sono rimaste stabili e gli stranieri, a Carmagnola e Saluzzo,
hanno raggiunto il 40% del totale. Invece a Biella e Ivrea, vecchie zone
industriali, sono al 10%.
Nelle scuole di Torino gli alunni stranieri hanno superato il 10% e
aumentano.
Nei posti di maggiore intensita' dell'immigrazione la presenza alle
elementari di bambini stranieri fatalmente superera' un terzo tra pochi anni
e potrebbe raggiungere la meta', come e' avvenuto a Zurigo e Francoforte.
Cosa sta succedendo nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle scuole? Cosa
c'e' di diverso da quarant'anni fa, quando Goffredo Fofi pubblico', da
Feltrinelli, L'immigrazione meridionale a Torino, ripubblicato oggi da
Aragno? Cosa succede tra i giovani?
*
Le differenze
La maggiore e' l'assenza di idee sociali e politiche condivise e la mancanza
di una condizione sociale condivisa - quella di dipendenti della grande
azienda, a Torino - su cui fondare la cittadinanza e una comune appartenenza
politica.
La politica, il sindacato, il lavoro condiviso, non erano l'unica dimensione
della immigrazione veneta e meridionale. Non c'erano solo i compagni, le
leghe, i comitati studenti e operai, la fabbrica, l'inclusione nella classe
operaia che cancellava la esclusione dei terroni - e dei veneti, magari nati
a Taglio di Po, che piu' padani di cosi' si muore. C'era anche il rifiuto,
la discriminazione, l'esasperazione della differenza culturale. C'erano lo
sfruttamento tra compaesani, i cantieri edili e il collocamento clientelare,
l'intermediazione parassitaria, la prostituzione, la criminalita'. C'erano
le associazioni di provenienza, qualche volta divise per appartenenza
politica, come l'Associazione Gramsci e la Famiglia sarda, l'Associazione
Carlo Levi e la Famiglia lucana, che erano la sinistra e la destra dei sardi
e dei lucani. Ma c'erano anche la Quinta lega e la rivolta del dialetto,
quando i napuli pretesero la ripetizione in italiano del discorso che un
sindacalista aveva fatto in torinese. Cosi' almeno la racconta Paolo Franco,
che della Fiom era segretario - e fu scavalcato nelle preferenze da un
operaio napoletano.
C'era Cosi' ridevano, ma c'era anche Trevico-Torino. Oggi c'e' solo In
questo mondo libero. La criminalita' e la violenza, anche politica, erano
piu' invadenti di quella attuale. C'era la banda "dei catanesi", c'erano i
travestiti baresi - che ci sono ancora, come ci ricorda la overdose di Lapo
Elkann -, c'erano i giudici, i giornalisti, morti per le strade. Ma c'era un
grande impegno per l'istruzione, la scuola di massa, il tempo pieno, le
scuole popolari, le comunita' di base, i sindacati, i partiti politici. Le
differenze sociali si attenuavano. Oggi siamo in piena restaurazione, o
disgregazione, che e' anche peggio.
La partecipazione e' marcita. I partiti non ci sono piu'. I sindacati, al
meglio, sono diventati un servizio pubblico per lavoratori stabili e
anziani. La differenza di ricchezza e' cresciuta come non mai, anche per gli
italiani. Gli immigrati adulti istruiti costituiscono le loro Little Italy e
non si associano ne' per mestiere ne' per idee.
C'e' molta integrazione, a Torino, forse piu' di quanta non ce ne fosse
mezzo secolo fa, anche perche' gli immigrati sono piu' istruiti e i governi
dei paesi di provenienza sono attivi nel promuovere l'associazionismo
nazionalistico e gli affari. Ci sono piu' di dieci discoteche romene a
Torino, mi garantisce chi ha l'eta' per andare in discoteca. E piu' di dieci
chiese pentecostali, in prevalenza nigeriane, alcune delle quali hanno anche
rapporti con il giro della prostituzione. Le ragazzine romene e marocchine -
piu' dei ragazzini, come si sa - cominciano la salita nei licei scientifici
e negli istituti tecnici. Si parlano molti dialetti e molte lingue:
un'integrazione cosmopolitica perche' tutti, bene o male, capiscono e
parlano l'italiano, ma accettano e qualche volta un po' capiscono, i
dialetti locali, italiani e stranieri. L'integrazione pero' avviene al
livello dei consumi: gli stessi vestiti, con differenze marcate solo per
scelta identitaria, come il fazzoletto delle donne nordafricane. Le stesse
musiche, lo stesso affollarsi in riva al Po o per il va e vieni delle
vacanze. Avremmo tutti molto da dirci, perche', ciascuno per se', accanto
alle fonti di informazione condivise, abbiamo fonti e memorie e conoscenze
diverse.
Abbiamo un passato intrecciato e condiviso, dal punto di vista storico e da
quello antropologico. Con alcuni dei migranti abbiamo condiviso riti funebri
e regole grammaticali. Siamo il paese che ha avuto il piu' forte partito
comunista dell'Europa occidentale e abbiamo i gruppi di immigrati piu'
numerosi che provengono da paesi ex comunisti. Avremmo risorse comuni da
elaborare e comuni tendenze degenerative da bloccare. Siamo stati la potenza
coloniale determinante nel Corno d'Africa. Siamo stati la parte forte del
Regno d'Italia e di Albania.
Quello che sta avvenendo e' meglio di cio' che ci meritiamo. Il razzismo e
la xenofobia si manifestano piu' nelle zone di divertimento o in quelle di
emarginazione che nei quartieri, dove si sta ripetendo, con qualche maggiore
difficolta', la storia dell'immigrazione veneta e meridionale.
Ma il tempo del confronto diretto, della scoperta reciproca, tra persone
nate in luoghi diversi ma con storia e costumi simili, e' forse gia' chiuso.
Noi siamo gli ultimi. Gli ultimi a essere nati in un mondo contadino, di
scarsita', di lavoro, di solidarieta', anche di lutto e di rimorso, che
altri hanno condiviso. Gli ultimi a ricordare, a non rimpiangere ma a
capire, il fazzoletto e le gonne lunghe delle donne, le famiglie allargate,
le lotte operaie, il desiderio di eguaglianza e di progresso.
I giovani, quelli veri, gli adolescenti, non hanno ne' vissuto ne' studiato,
ne' letto, nulla di tutto questo. I giovani immigrati, se vengono dal mondo
contadino, pensano che appartenga solo a loro; se vengono dai paesi
comunisti, hanno al posto del passato un grande vuoto. Piu' o meno come la
sinistra italiana, che in parte si e' spostata all'estrema destra,
convertita al sottogoverno trasformato in governo e agli affari; in parte ha
finito di spolpare il cadavere del Pci e della sinistra democristiana.
Uno potrebbe dire: ma cosa vuole questo qui? Ci sono meno rivolte che in
Francia, meno tensioni tra locali e migranti che negli anni cinquanta e
sessanta, c'e' ancora qualche parziale sanatoria, le leggi leghistissime
contro gli stranieri sono inapplicabili o quasi, gli zingari un po' se ne
sono andati un po' sopravvivono da zingari, male come prima. Cosa gli manca?
Le ideologie, le conventicole politiche, il movimento?
Non credo. Mi perseguita la convinzione che la societa' dei consumi non
possa andare avanti all'infinito, a meno che qualcuno non conosca una
qualche fonte di energia non vicina all'esaurimento, e diversa dal sole, e
non ce lo abbia mai detto. Siamo in piena restaurazione, o alla vigilia del
crollo. E una convivenza basata sulla, imperfetta e servile, condivisione
dei consumi, non sopravvivera' alla frenata dei consumi.
Tutto si regge sull'aumento: del Pil, dei posti di lavoro, della aspettativa
di vita, della popolazione, del turismo, dei viaggi. Agli stranieri abbiamo
fatto posto, molto malvolentieri, in ritardo, delegittimandoli e
segregandoli, in quanto ne avevamo assoluto bisogno. Oggi i loro figli
giocano sui tram, fanno la coda dal panettiere, zampettano in precario
equilibrio, come tutti i cuccioli, per le strade delle citta' e dei paesi.
Cominciano a muoversi verso l'alto studiando e lavorando. Ma non votano; non
vengono percepiti come legittimi dalla maggioranza dei cittadini. Non c'e'
una forza politica importante che contribuisca a un discorso pubblico sui
diritti e i doveri degli stranieri; su un rapido accesso alla cittadinanza e
al voto, che e' la cosa fondamentale.
C'e' una letteratura degli stranieri; ma gli italiani non la conoscono.
Forse non conoscono piu' nessuna letteratura. Non esiste un'elaborazione
condivisa di una cittadinanza aperta. Nessuno insegna nelle scuole i diritti
e i doveri della cittadinanza cosmopolita. Forse siamo cosmopoliti nell'uso
delle lingue e dei dialetti; ma senza saperlo e senza dirlo. Lo siamo un
poco, ma non vorremmo esserlo, nel costume.
Ci sono le posizioni alla Fallaci, xenofobe e suprematiste. Ci sono le
posizioni cattoliche escludenti e quelle caritative, che sono indubbiamente
il meglio che abbiamo, ma qualche volta sembrano approdare alla lode dello
stato di cose presente: il volontariato puo' rispondere a tutto, non ci sono
problemi irrisolvibili; i volontari crescono e sono in grado di far fronte.
Persino le posizioni liberali e libertarie obbligano a ricordare la belle
epoque e la sua fine. Una volta i difensori dei costumi e della morale
giravano il mondo a coprire le vergogne di indigeni nudi e promiscui. Adesso
vanno in giro a decidere il grado di copertura compatibile con la liberta';
a pretendere di spogliare le donne che cento anni fa volevano vestire.
Abbiamo cancellato un secolo di antropologia, per non parlare della
geografia e della storia. Dovremmo essere molto espliciti nella polemica con
tutte le religioni e tradizioni oppressive, in quanto imposte e
contrabbandate come verita'. Bisogna essere molto netti nella polemica con
le gerarchie; come la parabola dei tre impostori, chiunque l'abbia scritta.
Difendere la liberta', nei limiti delle leggi, di chiunque abiti qui e ce lo
chieda. Ma non si puo' essere bigotti contro i singoli che hanno, qui, un
costume diverso dal nostro, o violenti contro societa' che abbiano costumi
diversi dai nostri, altrove.
Il fazzoletto non sara' il massimo. Ma ci sono ragazzine che portano
fazzoletti e cuffiette estremamente civettuoli. E altre che lo prendono
molto sul serio. Almeno una, una volta, mentre cercavo di spiegare che le
donne hanno portato il fazzoletto dalla Kamchatka al Capo di Buona Speranza,
con differenti fogge; che qui le contadine hanno portato il fazzoletto fino
agli anni sessanta e, per l'Ottocento, basti guardare i Macchiaioli; che
faremmo bene a chiamarlo fazzoletto, o foulard, come i francesi, per non
confonderlo col velo davanti alla faccia o col burqa, che copre anche gli
occhi, mi ha interrotto e mi ha detto, prendendo il lembo del suo di
fazzoletto: "Francesco! Lo vedi questo? Si chiama velo! E' un simbolo
religioso!". Devo ammettere che aveva ragione. Uno non se la puo' cavare con
le croci al muro dicendo che sono un arredo; o dire che chi porta la
catenina con la croce porta un ciondolo. Qualcuno o qualcuna la portera'
come un ciondolo; ma per qualcun altro e' una croce. Non dobbiamo imporla a
nessuno, come invece facciamo, ma neppure banalizzarla, come invece fa la
legge, contro cui i cattolici osservanti protestano piu' di tutti gli altri.
I simboli sono stati, nei secoli, spesso sublimati. Si potrebbero sublimare
anche quelli piu' pesantemente fisici, come le circoncisioni. Ci sono stati
dei tentativi, perche' la tradizione prevede solo sette gocce di sangue,
nulla piu', ma sono stati ovviamente repressi. Nelle restaurazioni, si
vogliono ricacciare i simboli odiati in gola al nemico. Impedire,
cancellare, bruciare; non sublimare. La risorsa rappresentata dalle
ideologie universalistiche del Novecento e dai vecchi che le incarnavano si
sta esaurendo. E' piu' difficile parlare con gli stranieri oggi di quanto
non lo fosse ieri. Dubito che le discoteche e Facebook possano supplire a
una qualche comprensione sociale, storica, etica, del mondo in cui viviamo,
dei limiti materiali che ci pone, del futuro, in cui i giovani si troveranno
a vivere.
Tutti si affannano a rabberciare l'intonaco di una casa di cui non reggono
le strutture. Cosa succede tra i giovani, come influisce la crisi, cosa
potrebbe cambiare in futuro?
*
I giovani
Giro per le scuole meno che in passato. Ma qualche volta lo faccio ancora.
Ho passato una mattinata all'Istituto Primo Levi, Mirafiori sud, insieme con
i ragazzi di Terre del Fuoco (della galassia Gruppo Abele), che mi hanno
invitato.
Il problema per cui e' stata organizzata l'assemblea e' che l'Istituto,
nella maggior parte dei casi, non iscrive gli stranieri ai corsi ordinari,
che portano al diploma, ma li invita a iscriversi ai corsi serali, che li
accompagna a superare l'eta' dell'obbligo e gli rilascia solo un attestato
di frequenza. La mattina ci sono solo italiani, o quasi. La sera solo
stranieri, o quasi.
Finiti gli interventi in assemblea plenaria, davanti a tutti gli studenti
dell'Istituto, in cui temo non si comunichi un bel nulla, forse con
l'eccezione di alcune testimonianze dei rari stranieri dei corsi ordinari ai
loro compagni, si fanno discussioni nelle classi, unite due a due, per
necessita'.
I ragazzi di Terre del Fuoco seguono un loro metodo che dovrebbe portare,
nel giro di un paio di ore, a proposte condivise degli studenti. Nessuno dei
ragazzi che parlano sembra dispiaciuto della mancanza quasi totale degli
stranieri, anche dei pochissimi iscritti. Anzi, i pochi che intervengono
pensano che ci vorrebbe un insegnante di appoggio per ogni straniero, che i
romeni per imparare l'italiano avrebbero bisogno di due anni, eccetera. Le
classi pero' sono ugualmente molto divise, con tensioni forti, battute e
prese in giro che sono molto di piu' di uno scherzo.
Le tensioni piu' forti, come spesso accade, sono tra ragazze e ragazzi; tra
ragazze sviluppate, che sembrano donne, e ragazze che sembrano bambine; tra
vecchi residenti e immigrati meridionali. Ancora? - direte voi. Si', ancora.
Tutti sono meridionali, certo, anche quella che sara' la portavoce del
gruppo, che e' napoletana, estroversa, loquace. Ma ci sono tre ragazzini
calabresi, arrivati qualche mese prima, con l'accento ancora evidente, che
vengono sfottuti con tutto il repertorio disponibile, e cercano di
rivalersi, anche loro con tutto il repertorio, contro la ragazza, che dopo
tutto e' una donna, e dovrebbe stare al suo posto, lasciando perdere i
ragazzi, con cui non possono competere. Le ultime del mazzo sembrano le
ragazzine-bambine, che vengono sfottute da tutti gli altri: perche' non
parlano, perche' si sono messe in prima fila, perche' sono magre, perche'
sono pallide.
Non c'e' da stupirsi, si puo' dire. Sono adolescenti, stanno scoprendo
questo e quello, eccetera. Ma, intanto, anche i piu' assertivi non sono
particolarmente articolati in italiano. E la tendenza escludente e'
veramente forte. Saranno insulti rituali, per ribadire le identita' etniche,
come gli insulti etnici amichevoli in Gran Torino, che pero' devono essere
preceduti da un cordiale e sincero saluto? Io il cordiale e sincero saluto
non l'ho visto.
Oppure, al corso meccanici dello Ial, l'Istituto di avviamento al lavoro
della Cisl, ficcato in uno spezzone di strada tra Nichelino, Moncalieri e
Torino. La differenza di livello, anche in italiano, tra senegalesi e
marocchini da un lato e italiani dall'altro, a favore degli stranieri, e'
incredibile. Gli italiani parlano come una pubblicita' demenziale. O non
parlano proprio. Qualcuno degli stranieri potrebbe essere definito
brillante. Degli italiani uno si chiede chi mai potra' assumerli, anche
precariamente, anche a giornata. E loro avranno mai voglia di provarci? E
cosa faranno quando papa' e mamma saranno vecchi? Del resto nessuna persona
desidera iscrivere i figli allo Ial, se e' bene informato. Caso mai li
iscrive all'Avogadro, dove ai primi anni bocciano il 30% degli iscritti,
italiani o stranieri che siano, ma da cui uno esce meccanico davvero e, in
una citta' meccanica, il lavoro lo trova.
Si rincontra lo stesso tipo di ragazzi italiani in uno dei gruppi in cui si
cerca di far interloquire lavoratori italiani e stranieri. Ragazzi, tutti
figli di immigrati meridionali,  che vivono a casa dei genitori, vengono
vestiti e nutriti dai genitori, da fine giugno ai primi di settembre vanno a
fare lavoretti sull'Adriatico, si presentano stile Facebook, sembrano avere
dieci anni di eta' mentale meno dei loro coetanei stranieri; in particolare
delle loro coetanee. Quelle magari portano il fazzoletto e non hanno il
piercing, ma ragionano da adulte. Alcune fanno la presidente di associazioni
culturali a base confessionale, vanno bene a scuola, si sposano presto. Ha
fatto cosi' anche la ragazzina che ci tiene a chiamare velo il fazzoletto,
che una volta ho sentito fare una difesa dei diritti costituzionali - della
Costituzione della Repubblica italiana, non del Re capo dei credenti -
davanti alla Camera del lavoro di Torino, attonita, con un vigore che non
sentivo da una trentina di anni. Passeranno dalla tutela del padre a quella
del marito, come vuole lo stereotipo? Faranno la fine delle combattenti
partigiane finite a preparare i tortelli a mariti importanti, come si diceva
fosse avvenuto per la moglie di Fernando Santi? Al momento si direbbe di no.
Se si sale la scala sociale il quadro non e' piu' confortante. Al Segre',
liceo scientifico di collina, cioe' di borghesia agiata, devo discutere di
cittadinanza e immigrazione, per due ore, una volta alla settimana, per
varie settimane.
Ho due soli stranieri davanti: un bulgaro e un neozelandese - per meta'
maori, mi dice, perche' per chiarire che tutti veniamo da qualche parte, ho
detto che certo in Nuova Zelanda gli europei sono arrivati dal mare, a una
data nota, ma anche i maori, a una data ignota, saranno arrivati dal mare. I
due sembrano gli unici a capire di cosa si parla. Alla fine, per far capire
che quelle nazionali non sono identita' assolute, ricorro ai dialetti
piemontesi, che cambiano da sud a nord - occitano, patois francesi, walser -
mentre la frontiera e' verticale, per cui se si passa la frontiera si trova
lo stesso dialetto mentre se si sale lungo la frontiera il dialetto cambia.
Niente! Fiato sprecato.
Ricorro all'arma assoluta, dato che i tifosi della Fiorentina e quelli della
Juventus si odiano reciprocamente, di fare l'esempio del tifo sportivo, che
non segue i confini nazionali. Niente. Loro odiano i francesi. A Torino!
*
La crisi
La crisi economica, per un certo periodo, puo' scardinare l'ipocrisia su cui
si regge la presenza degli stranieri, che tutti vogliono sul lavoro ma
nessuno vuole in citta', almeno non nei bar del centro, non in discoteca,
non sottobraccio a una ragazza italiana. Per i lavori produttivi, per un
po', la disoccupazione crescera'. Le leggi che sono state appena varate nel
pacchetto sicurezza, che avrebbero provocato un anno fa la rivolta delle
aziende oltre che delle famiglie, non sollevano l'ondata di indignazione che
meriterebbero. Giovanardi, con la regolarizzazione delle sole badanti,
sembra aver tolto le castagne dal fuoco a tutti. Giornali serissimi e
autorevolissimi hanno scritto che la legge sara' aggirata perche' tutti
possono farsi fare un contratto da badante.
Certo! Le regolarizzazioni sono tutte un falso, come lo e' il decreto
flussi. Ma si tratta di centinaia di migliaia di persone. La promessa e' di
non impiegare piu' di un anno per i controlli, anche se l'ultimo decreto
flussi ha avuto tempi molto piu' lunghi. Un anno! Per le badanti! Qualcuno -
nella maggior parte dei casi, temo, la badante - deve tirar fuori 500 euro
per poter presentare una domanda che forse avra' una risposta quando la
badata sara' morta. Perche' prima o poi a questo mondo si muore e le vecchie
non autosufficienti difficilmente hanno decenni davanti a se'.
E' un aumento della tassazione dei poveri e dell'arbitrio.
*
Il futuro
Nessuno sa come andra'.
Per l'immigrazione meridionale le cose sono cambiate molto negli anni. Cio'
che ho visto io e' un mondo diverso da quello del libro di Goffredo.
Difficilmente pero' questa volta le cose andranno allo stesso modo. Di
sicuro il sistema e' instabile, non solo perche' l'equilibrio e' un caso, ma
perche' la demografia italiana non promette nulla di buono per le badate da
qui a venti anni.
Ora hanno ottant'anni le donne nate nel 1920 (che sono poche perche' quella
generazione ha avuto buoni motivi per morire e per emigrare), che avevano 30
anni all'inizio degli anni cinquanta, quando la fecondita' era di 2,5 figli
per donna. Mediamente, per ogni vecchia c'e' piu' di una figlia, che puo'
curarla di persona o decidere di prendere una badante, e pagarla. Tra venti
anni avranno ottant'anni le nate nel 1950, che sono molte perche' sono nate
nella prosperita', con la mortalita' infantile a livelli europei, e che, tra
i 25 e i 35 anni, tra il '75 e l'85, hanno fatto poco piu' di un figlio a
testa. Non ci saranno abbastanza figlie, in media, non solo per pagare, ma
anche per decidere.
Questa e' una societa' di single. Le vecchie - e i vecchi, che saranno una
terzo delle vecchie, se continua come ora - non avranno discendenti in grado
di prendersi cura di loro, direttamente o indirettamente. Ci vuole un
sistema sociale, non famigliare. Se non ci sara', come credo, e se il
Sistema sanitario nazionale non riuscira' a far fronte, i vecchi moriranno.
Il nostro provvido governo ha pensato di legare l'eta' di pensionamento
all'attesa di vita. Temo che la misura fara' la fine del provvedimento del
governo di pagare la parte dei mutui a tasso variabile che superava il 4%.
Il tasso variabile e' sceso al di sotto del 4. Cosi', temo, l'attesa di vita
scendera', come e' scesa nelle societa' troppo divise tra ricchi e poveri e
in disfacimento e abbassera' l'eta' di pensionamento. Spero di non dare un
contributo personale all'abbassamento.
Non ci sara' un'onda che ci porti con se' verso l'alto, come, piu' o meno,
e' avvenuto fino agli anni settanta e, con una folle politica di disavanzo,
negli anni ottanta. Al momento sono proprio le pensioni e la spesa pubblica
a tenerci in acque non molto agitate, ma in futuro ci salveranno soltanto la
cittadinanza condivisa, dovunque si sia nati, l'apertura, la solidarieta'
tra tutti, soprattutto con gli stranieri.

=====================
LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 57 del 3 ottobre 2009
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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