Legalita' e' umanita'. 18



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LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 18 del 25 agosto 2009

In questo numero:
1. Circolo Anpi "Emilio Sugoni" di Nepi: Due esposti contro il ritorno delle
leggi razziali
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
4. Cosa fare
5. Marina Corradi: Chi non vuole vedere e chi muore
6. Tonio Dell'Olio: Il lavoro sporco in appalto
7. Luigi Manconi: Macabra ipocrisia
8. Orazio La Rocca intervista Crescenzio Sepe
9. Giacomo Galeazzi intervista Antonio Maria Veglio'

1. UNA SOLA UMANITA'. CIRCOLO ANPI "EMILIO SUGONI" DI NEPI: DUE ESPOSTI
CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI
[Dal Circolo Anpi "Emilio Sugoni" di Nepi riceviamo e diffondiamo il
seguente comunicato]

L'architetto Giuseppe Tacconi, presidente del  circolo Anpi (Associazione
Nazionale Partigiani d'Italia) "Emilio Sugoni" di Nepi ha presentato, anche
a nome del circolo, due esposti: uno recante la notitia criminis concernente
varie fattispecie di reato configurate dalle misure contenute nella legge 15
luglio 2009, n. 94, e l'altro recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo e relativo sempre a norme contenute nella
legge 15 luglio 2009, n. 94, detta anche "pacchetto sicurezza".
Questi due esposti, che fanno seguito anche all'appello del "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo, vogliono essere una chiara denuncia
dell'incostituzionalita', dell'illegalita' e della disumanita' di queste
norme che nella sostanza ripropongono le leggi razziali emanate da Mussolini
nel 1938, e che hanno segnato una tra le pagine piu' vergognose della storia
recente del nostro Paese.
Il circolo Anpi di Nepi invita tutti i cittadini, le associazioni, le
istituzioni a  sottoscrivere e ad inviare questi esposti per contrastare le
disposizioni della legge 15 luglio 2009, n. 94.
Queste norme infatti sono espressione di incivilta' giuridica ed umana e
sono un'offesa al sacrificio e all'impegno di quanti hanno preso parte alla
lotta di Liberazione perche' l'Italia  fosse un Paese libero, democratico e
fondato sui principi della Costituzione.
Infatti la nostra Costituzione all'art 3 afferma: "Tutti i cittadini hanno
pari dignita' sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali".
Nepi, 24 agosto 2009

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

5. UNA SOLA UMANITA'. MARINA CORRADI: CHI NON VUOLE VEDERE E CHI MUORE
[Dal quotidiano "Avvenire" del 21 agosto 2009 col titolo "Chi non vuole
vedere e chi muore" e il sottotitolo "Sulle rotte dei disperati"]

Sono arrivati in cinque. Erano ischeletriti, cotti dal sole che martella, in
agosto, sul canale di Sicilia. Ma il barcone, era grande: ce ne stipano
ottanta, i trafficanti in Libia, di migranti, su barche cosi'. Affastellati
uno sull'altro come bidoni, schiena a schiena, gli ultimi seduti sui bordi,
i piedi che penzolano sull'acqua. E dunque quel barcone vuoto, con cinque
naufraghi appena, e' stato il segno della tragedia. Laggiu' a 12 miglia da
Lampedusa, ai margini estremi dell'Europa, un relitto di fantasmi. Cinque
vivi e forse piu' di settanta morti, in venti giorni di peregrinazione cieca
nel Mediterraneo.
Decine e decine di eritrei inabissati come una povera zavorra di ossa in
fondo a quello stesso mare in cui a Ferragosto incrociano navi da crociera,
traghetti, e gli yacht dei ricchi. E' questo il dato che raggela ancor piu'.
Perche' in venti giorni, nelle acque della Libia e di Malta, e in mare
aperto, qualcuno avra' pure incrociato, o almeno intravisto da lontano quel
barcone; ma lo ha lasciato andare al suo destino. Solo da un peschereccio,
hanno detto i superstiti, ci hanno dato da bere. Come dentro a una spietata
routine: eccone degli altri. E non ci si avvicina. Non si devia dalla rotta
tracciata, per un pugno di miserabili in alto mare. Noi non sappiamo
immaginare davvero. Come sia immenso il mare visto da un guscio alla deriva;
come sia spaventoso e nero, la notte, senza una luce.
Come picchi il sole come un fabbro sulle teste; come devasti la sete, come
scarnifichino la pelle le ustioni. Noi del mondo giusto, che su quelle
stesse acque d'agosto ci abbronziamo, non sappiamo quale spaventevole nemico
siano le onde, quando il motore e' fermo, e l'orizzonte una linea vuota e
infinita. Non possiamo sapere cosa sia assistere all'agonia degli altri,
impotenti, e gettarli in acqua appena dopo l'ultimo respiro. "Altri" che
sono magari tuo marito o tuo figlio. Ma bisogna liberarsene, senza tempo per
piangere. Perche' quel sole tormenta e disfa anche i morti; e i vivi,
vogliono vivere. Noi non sappiamo com'e' il Mediterraneo visto da un
manipolo di poveri cristi eritrei, fuggiti dalla guerra, sfruttati dai
trafficanti, messi in mare con un po' di carburante e vaghe indicazioni di
una rotta.
Ma c'e' almeno un equivoco in cui non e' ammissibile cadere. Nessuna
politica di controllo dell'immigrazione consente a una comunita'
internazionale di lasciare una barca carica di naufraghi al suo destino.
Esiste una legge del mare, e ben piu' antica di quella pure codificata dai
trattati. E questa legge ordina: in mare si soccorre. Poi, a terra,
opereranno altre leggi: diritto d'asilo, accoglienza, respingimento. Poi. Ma
le vite, si salvano. E invece quel barcone vuoto - non il primo arrivato
come un relitto di morte alla soglia delle nostre acque - dice del farsi
avanti, tra le coste africane e Malta, di un'altra legge. Non fermarsi,
tirar dritto. (Pensate su quella barca, se avvistavano una nave, che
sbracciamenti, che speranza. E che piombo nel cuore, nel vederla
allontanarsi all'orizzonte).
La nuova legge del non vedere. Come in un'abitudine, in un'assuefazione.
Quando, oggi, leggiamo delle deportazioni degli ebrei sotto il nazismo, ci
chiediamo: certo, le popolazioni non sapevano; ma quei convogli piombati, le
voci, le grida, nelle stazioni di transito nessuno li vedeva e sentiva?
Allora erano il totalitarismo e il terrore, a far chiudere gli occhi. Oggi
no. Una quieta, rassegnata indifferenza, se non anche una infastidita
avversione, sul Mediterraneo. L'Occidente a occhi chiusi. Cinque naufraghi
sono arrivati a dirci di figli e mariti morti di sete dopo giorni di agonia.
Nello stesso mare delle nostre vacanze. Una tomba in fondo al nostro lieto
mare. E una legge antica violata, che minaccia le stesse nostre radici. Le
fondamenta. L'idea di cos'e' un uomo, e di quanto infinitamente vale.

6. UNA SOLA UMANITA'. TONIO DELL'OLIO: IL LAVORO SPORCO IN APPALTO
[Dal quotidiano "Liberazione" del 21 agosto 2009 col titolo "Somali uccisi
in Libia. Lavoro sporco in appalto"]

Chiunque abbia ascoltato almeno per una volta la testimonianza di un
immigrato africano sa bene che definire un'odissea il viaggio che li porta
dal Sudan, dalla Nigeria, dal Ciad, dal Senegal o dalla Somalia in Italia
attraverso la Libia, e' un eufemismo fin troppo riduttivo. Si tratta di
storie violente e degradanti, imbastite di presenze criminali transnazionali
che si avvalgono di una fitta rete di coperture, di corruzione e di
connivenze di polizie locali e di organismi internazionali. Chi sa non
parla, chi deve vigilare volta la testa da un'altra parte, chi ha firmato
trattati e convenzioni internazionali li reputa carta straccia. Questo
succede nelle acque del Mediterraneo ma anche al confine con la Spagna e
nella striscia di terra che separa il Messico dagli Stati Uniti. Quando in
Italia e' entrato in vigore il pacchetto sicurezza e, prima ancora, quando
e' iniziata la politica dei respingimenti indiscriminati, qualcuno ha fatto
sentire la propria voce perche' non si teneva conto dell'eventuale diritto
d'asilo di altrettanti eventuali rifugiati politici, di perseguitati per
reati di opinione, di vittime della violazione dei diritti umani, di gente
che scappava da morte sicura e da guerre sanguinose.
Sono in molti a chiedersi che differenza c'e' tra chi scappa dalla guerra e
chi, altrettanto disperato, scappa dalla fame, ma e' vero che sul piano del
diritto internazionale l'Italia e' tra i Paesi che hanno firmato le
convenzioni che garantiscono l'accoglienza dei richiedenti asilo. Purtroppo
non e' questa la prassi della Libia che continua a macchiarsi essa stessa di
orribili violazioni e che riserva un trattamento degradante agli immigrati
che attraversano il suo territorio.
Non basta stringere amicizia con un capo di Stato per riabilitarne la
figura, ne' serve a molto trasformarlo in un dirimpettaio simpaticamente
goliardico come ha tentato buona parte dell'informazione nel corso della
visita di Gheddafi in Italia, ne' stringere con lui accordi importanti sul
piano economico: Gheddafi resta un dittatore che ha sempre mostrato
disprezzo verso il diritto internazionale, ha represso i dissidenti politici
e attuato politiche unilaterali nel consesso internazionale fino a subire
gravi condanne in termini di embargo. Ma pare che di questi temi sia vietato
parlare sulla stampa che conta. Non un solo accenno, non una critica, non
un'eccezione sollevata da chi dice di avere a cuore la sorte di esseri umani
in tutto simili a noi se non per quella roulette della sorte che ha
partorito alcuni in un dispensario del Ghana o in un sobborgo di Khartoum e
altri in una clinica padana.
Avviene cosi' che del massacro di venti cittadini somali uccisi in Libia nel
corso di un tentativo di fuga verso la liberta' si interessino solo poche
testate e qualche sito internet. Vite di serie B contano poco sul piatto
della bilancia mentre ci si prepara a festeggiare il primo anniversario
degli scandalosi accordi italo-libici e il quarantennale del colpo di Stato
del dittatore della Libia. Attendiamo tutti un'interpellanza parlamentare,
una nota di protesta della Conferenza episcopale italiana, un'inchiesta
della magistratura per verificare che tra i morti non ci siano persone
respinte dalla Guardia costiera italiana, un coro di dissenso di
associazioni, una denuncia delle organizzazioni internazionali per i diritti
umani. Perche' avere fame non puo' trasformarsi in una colpa ne' nascere in
Somalia puo' divenire una condanna. Il paradosso di questo tratto di secolo
della politica nostrana consiste nell'essere riusciti a operare un passaggio
dalla lotta alla poverta' alla guerra ai poveri. Perche' qui non si tratta
piu' soltanto di impedire l'arrivo sulle nostre coste di clandestini, ma di
rifiutarsi di soccorrere chi chiede aiuto, chi chiede pane, dignita',
rifugio.
I somali uccisi a Benghazi non fanno notizia, non interpellano ne' la
coscienza ne' la politica. In quest'Europa fortezza che continua a credersi
al centro dell'universo le politiche del governo Berlusconi costituiscono un
avamposto encomiabile che ha avuto l'astuzia di affidare in subappalto alla
Libia la gestione della grana dei clandestini. Nessun nuovo approdo a
Lampedusa, riferivano fino a ieri le cronache estive. Venti somali uccisi in
Libia, denuncia la coscienza del mondo. Ed e' una bilancia perfetta ma ci si
illude di far tacere la fame, l'ignoranza, la guerra ovvero la folla
sterminata degli affamati, le vittime dell'ingiustizia, i perseguitati. E'
il dolore del mondo che preme sulla pelle del globo e non puo' essere
fermato ne' dalla politica, ne' dalla violenza che stiamo esercitando sulle
loro povere vite.

7. UNA SOLA UMANITA'. LUIGI MANCONI: MACABRA IPOCRISIA
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 21 agosto 2009 col titolo "La macabra
ipocrisia"]

Ieri, 20 agosto 2009, in un'aula di giustizia, udienza davanti al Giudice di
pace per "reato di clandestinita'": l'avvocato solleva eccezione di
costituzionalita' a proposito della norma che qualifica come fattispecie
penale l'ingresso e il soggiorno irregolari nel nostro paese. Il giudice
appare, oltre che comprensibilmente accaldato, visibilmente infastidito dal
trovarsi costretto ad affrontare, e con quel clima torrido, poi, una
questione giuridica tanto delicata; e cerca in tutti i modi di scoraggiare
il legale e di evitare che l'eccezione di costituzionalita' sia messa agli
atti. Come andra' a finire, e' difficile prevedere, ma e' certo che si
tratta solo di una delle molte manifestazioni degli effetti incontrollabili
che l'applicazione delle nuove norme sulla sicurezza e' destinata a
produrre.
Alla prova dei fatti, a pochi giorni dall'entrata in vigore della legge, si
ha la netta sensazione che l'effetto propagandistico-ideologico tenda a
svanire, e resti solo un macchinoso e ferrigno apparato coercitivo,
destinato a precipitare nell'illegalita' un gran numero di immigrati
intenzionati a regolarizzarsi. Cosicche' quelle misure, si traducono, per un
verso, in un ghigno feroce, e per l'altro, in un meccanismo discriminatorio
ed escludente. L'efficacia di tutto cio', ai fini della sicurezza
collettiva, e' perlomeno assai dubbia. Insomma, la finalita' tutta politica
che ha portato all'approvazione delle norme sulla sicurezza sembra
accontentarsi dell'effetto suggestivo del messaggio. E ora si scopre che,
mentre leghisti balneari e con false Crocs ai piedi (denunciateli alla
Guardia di Finanza per contraffazione di marchio) parlano di "centinaia di
espulsioni", quei provvedimenti raramente (e fortunatamente, aggiungo)
vengono eseguiti. Basti un esempio: i primi migranti, arrestati per
clandestinita', hanno fatto perdere agevolmente le proprie tracce perche' i
funzionari dell'Interno non avevano previsto che - per trasferirli nel Cie
di Brindisi - si dovesse provvedere al pernottamento della scorta. E cosi',
al Cie di Brindisi, ancora li aspettano. Ma guai a pensare che un tale
indecente esercizio di propaganda sia solo propaganda.
Una parte delle nuove norme costituisce una rappresentazione per cosi' dire
plastica di quella "produzione di razzismo per via istituzionale", di cui
piu' volte si e' scritto: selezionano, discriminano, sperequano, determinano
disparita' e diseguaglianze. Soprattutto, producono clandestinita', mentre
declamano di volerla combattere. Per migliaia e migliaia di migranti diventa
piu' difficile continuare nel proprio lavoro o trovarne uno nuovo,
ricongiungersi ai propri familiari o sposarsi, riconoscere i propri figli e
farli studiare, curarsi, formarsi, integrarsi (come viene raccontato nelle
pagine seguenti di questo giornale). Infine, consideriamo quanto avviene a
Lampedusa: le tonitruanti dichiarazioni del ministro dell'Interno e dei suoi
corifei ("piu' nessuno sbarco in Sicilia") tentano di celare, con macabra
ipocrisia, il fatto che i pattugliamenti delle coste libiche e di quelle
italiane finiscono col dischiudere, in quel tratto di mare aperto, una
voragine in cui si inabissano i corpi di migranti e profughi.

8. UNA SOLA UMANITA'. ORAZIO LA ROCCA INTERVISTA CRESCENZIO SEPE
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 22 agosto 2009 col titolo "Il cardinal
Sepe: troppa indifferenza, l'accoglienza e' un diritto sacrosanto" e il
sottotitolo "intervista al cardinale Crescenzio Sepe"]

Cardinal Sepe, altri 73 immigrati lasciati morire in mare. Cosa fa la
Chiesa? "La Chiesa esprime prima di tutto dolore e pieta' per le vittime, ma
anche sconcerto. Mai, come in queste circostanze, va dimenticato che il
principio dell'accoglienza e' un diritto sacrosanto e in nome di nessuna
legge va mai negato. Eppure, c'e' ancora chi in maniera disumana si gira
dall'altra parte e con tanta crudelta' spinge alla morte decine di disperati
in fuga da fame e guerre. E' quello che purtroppo ha provocato questa nuova
tragedia del mare".
Parla a cuore aperto il cardinale Crescenzio Sepe, per anni tra i piu'
stretti collaboratori di papa Giovanni Paolo II nelle vesti di Prefetto di
Propaganda Fide - il dicastero vaticano delle Chiese d'Oriente - ed ora
arcivescovo di Napoli, fortemente impegnato sul fronte degli ultimi accanto
a immigrati e a vittime di usura e camorra.
*
- Orazio La Rocca: Eminenza, cosa ha provato, come uomo e come pastore,
quando ha saputo di questa nuova tragedia?
- Crescenzio Sepe: Nel rispetto del lavoro che le autorita' preposte stanno
facendo sul triste e grave episodio, posso dire che ho provato dolore e
sconcerto per le povere vittime, per il dolore dei pochi sopravvissuti e,
contemporaneamente, per l'insensibilita' che talvolta accompagna e
caratterizza i comportamenti dell'uomo. Cose di questo genere sanno soltanto
di crudelta'.
*
- Orazio La Rocca: Il quotidiano "Avvenire" ha parlato di "indifferenza
simile a quella della Shoah": condivide?
- Crescenzio Sepe: Credo che, come sottolinea "Avvenire", il contesto sia
ben diverso, anche se il risultato e' stato lo stesso. Nel nostro caso e nel
tratto di mare interessato forse c'era gente che poteva e doveva
intervenire, ma non lo ha fatto.
*
- Orazio La Rocca: Ritiene che queste tragedie siano conseguenza della
cosiddetta politica dei respingimenti contro gli immigrati varata
dall'attuale governo?
- Crescenzio Sepe: Penso che queste tragedie siano da attribuire
innanzitutto alla mancanza di coscienza, all'insensibilita' e
all'irresponsabilita' umana, che come ho detto e' solo crudelta'. Di fronte
al fratello, all'amico, al conoscente, allo straniero che sta in grave
difficolta' e ci sta rimettendo la vita nessuna legge puo' vietare di
intervenire e di soccorrere, perche' e' in gioco la vita umana che e' un
valore sacro e irrinunciabile.
*
- Orazio La Rocca: Forse la Chiesa deve farsi sentire di piu' su queste
tematiche?
- Crescenzio Sepe: Su questi temi non vi possono essere incertezze e la
Chiesa, piu' volte, ha fatto conoscere il suo pensiero, in forma ufficiale
attraverso il Magistero del Santo Padre, ma anche attraverso voci autorevoli
dell'Episcopato, dei Presbiteri e del laicato cattolico. Credo che non ci
siano equivoci di sorta: nessuna norma puo' negare l'accoglienza.

9. UNA SOLA UMANITA'. GIACOMO GALEAZZI INTERVISTA ANTONIO MARIA VEGLIO'
[Dal quotidiano "La Stampa" del 23 agosto 2009 col titolo "I governi non
pensino solo all'ordine pubblico" e il sottotitolo "Intervista a Antonio
Maria Veglio'"]

- Giacomo Galeazzi: Arcivescovo Antonio Maria Veglio' (presidente del
Pontificio consiglio per i migranti) cosa replica a Bossi?
- Antonio Maria Veglio': La Santa Sede parla al mondo senza entrare in
polemiche politiche e nel disastro di Lampedusa ci sono responsabilita' e
cause da accertare. La Chiesa non puo' tacere quando vengono lesi i diritti
umani, il silenzio di fronte a una simile tragedia e' contrario alla nostra
missione. Chi puo' impedire a un essere umano di emigrare per sfuggire alla
fame, alla guerra, a condizioni di vita disumane? Il Papa e il dicastero
vaticano dei migranti lo hanno ribadito spesso e continueranno a farlo ogni
volta che sara' necessario. Ho servito la Santa Sede per trent'anni nelle
rappresentanze diplomatiche di tutto il mondo, ho visto interi villaggi in
fuga dalla morte, ma di fronte alle carrette del mare lasciate alla deriva
nel Canale di Sicilia provo uno sconforto e una tristezza indicibili. Mentre
vittime innocenti affogavano nell'indifferenza, la tv trasmetteva le
immagini di un centro benessere dove i cani e i gatti venivano coccolati,
pettinati, massaggiati ai lati di una piscina tutta per loro. Intanto
sull'accoglienza di esseri umani si montano strumentalizzazioni,
sciacallaggi politici, calcoli di convenienza. E invece un'accoglienza
graduale, ordinata e rispettosa aumenta il potenziale produttivo in campo
economico e arricchisce gli scambi sociali.
*
- Giacomo Galeazzi: La Lega richiama il diritto alla difesa dei confini. E'
d'accordo?
- Antonio Maria Veglio': I governi nazionali non possono basare le politiche
dell'immigrazione esclusivamente sulle esigenze di ordine pubblico, quindi
vanno armonizzati gli assetti legislativi tra accoglienza e sicurezza. La
dignita' di ogni vita umana deve essere il punto di partenza. Gia' in
vent'anni si stimano 15.000 vittime nei viaggi verso le sponde d0Europa; se
le cose a Lampedusa sono andate davvero cosi', c'e' da rabbrividire. Se e'
vero che quei disperati sono stati avvistati e poi lasciati andare incontro
la morte, e' assurdo pretendere che la Chiesa taccia. L'etica di soccorrere
i naufraghi e' antica quanto l'etica marittima, per secoli i capitani delle
navi hanno salvato naufraghi pronti a rischiare tutto, anche la vita. A
Lampedusa e' successo un fatto gravissimo, pensare di farlo passare sotto
silenzio e' indice di chiusura nel proprio egoismo. Sul gommone alla deriva
non c'erano numeri, ma migranti, cioe' persone con diritti inalienabili da
rispettare, incluso essere accolti e soccorsi da chi sorveglia quel tratto
di mare.
*
- Giacomo Galeazzi: Colpa dei respingimenti?
- Antonio Maria Veglio': Ogni Stato ha diritto di difendersi e di garantire
sicurezza e legalita'. Ed e' necessaria una reale cooperazione
internazionale per affrontare un fenomeno epocale. Pero' in societa'
cosiddette civili i sentimenti di rifiuto dello straniero ostacolano una
gestione lungimirante del fenomeno migratorio. Anche nella legittima
regolazione dei flussi, un governo deve salvaguardare il diritto umano al
soccorso e all'accoglienza. Viviamo in un mondo sempre piu' globalizzato e
segnato da spaccature profonde, ma non ci si interroga se siamo di fronte a
un'invasione dalla quale bisogna difendersi o se i poveri non abbiano
piuttosto il diritto di migrare verso societa' benestanti. La logica del
mercato, degli spostamenti di merci o capitali, va bene a tutti, pero' poi
quando si rivolge ai movimenti delle persone non vale piu'. Le frontiere
ormai esistono solo per gli esseri umani.
*
- Giacomo Galeazzi: Quale soluzione indica la Santa Sede?
- Antonio Maria Veglio': Un ordinamento giuridico internazionale che faccia
condividere le responsabilita' tra i paesi di partenza, di transito e di
destinazione dei flussi migratori. E' una tragica violazione del principio
di solidarieta' alimentare il senso di paura e chiudersi nelle proprie mura
per trincerarsi nel livello di benessere raggiunto. A una questione mondiale
non si possono dare risposte localistiche, provinciali. I flussi migratori
alimentati dalla disperazione non ci sono solo nel Mediterraneo. La Chiesa,
esperta in umanita', e' al loro fianco e incoraggia lo spirito di
accoglienza e di solidarieta'. Guai ad addossare ai migranti le
responsabilita' delle crisi sociali e delle nuove paure collettive. La
Chiesa e' impegnata nella soluzione di problemi come la carenza di alloggi,
la mancanza di risorse alimentari e di strutture assistenziali, il fenomeno
della irregolarita', il traffico di esseri umani e lo sfruttamento, in
particolare di donne e bambini. E l'integrazione e' indispensabile, per
favorire il benessere di tutti.

=====================
LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 18 del 25 agosto 2009
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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