Nonviolenza. Femminile plurale. 259



==============================
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
==============================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 259 del 17 luglio 2009

In questo numero:
1. Franco Restaino: Il femminismo, avanguardia filosofica di fine secolo.
Carla Lonzi (parte seconda e conclusiva)
2. Carla Lonzi: Manifesto di Rivolta Femminile (luglio 1970)

1. RIFLESSIONE. FRANCO RESTAINO: IL FEMMINISMO, AVANGUARDIA FILOSOFICA DI
FINE SECOLO. CARLA LONZI (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)
[Riproponiamo ancora una volta il seguente saggio di Franco Restaino, che
riprendiamo dalla rivista telematica "Per amore del mondo", n. 2 (nel sito
www.diotimafilosofe.it), precedentemente apparso nel volume Le avanguardie
filosofiche in Italia nel XX secolo, a cura di P. Di Giovanni, Franco
Angeli, Milano 2002, pp. 269-286.
Franco Restaino, nato ad Alghero (Sassari) nel 1938, docente universitario
prima a Cagliari e poi a Roma; "i suoi interessi di ricerca hanno riguardato
prevalentemente le filosofie inglese, scozzese, francese e statunitense
degli ultimi tre secoli. Ha intrapreso anche studi sull'estetica (avendola
insegnata per dieci anni) e negli ultimi anni ha ripreso ed esteso le sue
ricerche (iniziate negli anni Sessanta su Vailati) sull'area italiana,
occupandosi degli sviluppi del positivismo. Attualmente continua le sue
ricerche sulla recente filosofia inglese e statunitense, sui rapporti tra
filosofia di lingua inglese e filosofie europeo-continentali e sul pensiero
femminista". Tra le opere di Franco Restaino: La fortuna di Comte in Gran
Bretagna. I. Comte sansimoniano, in "Rivista critica di storia della
filosofia", XXIII, 1968, 2; II. Comte scienziato, ibidem, XXIII, 1968, 4;
III. Comte filosofo, ibidem, XXIV, 1969, 2; IV. Comte pontefice, ibidem,
XXIV, 1969, 4; J. S. Mill e la cultura filosofica britannica, La Nuova
Italia, Firenze 1968;Scetticismo e senso comune. La filosofia scozzese da
Hume a Reid, Laterza, Roma-Bari 1974; Note sul positivismo italiano
(1865-1908). Gli inizi (1865-1880), in "Giornale critico della filosofia
italiana", LXIV, 1985, 1; Il successo (1881-1891), ibidem, LXIV, 1985, 2; Il
declino (1892-1908), ibidem, LXIV, 1985, 3; David Hume, Editori Riuniti,
Roma 1986; Filosofia e postfilosofia in America. Rorty, Bernstein,
MacIntyre, Angeli, Milano 1990; Storia dell'estetica moderna, Utet, Torino
1991; Storia della filosofia, fondata da N. Abbagnano, in collaborazione con
G. Fornero e D. Antiseri, vol. IV, tomo II, La filosofia contemporanea,
Utet, Torino 1994, poi Tea, Milano 1996; "Esthetique et poetique au XVIIIe
siecle en Angleterre", in Histoire des Poetiques, a cura di J. Bessiere, E.
Kushner, R. Mortier, J. Weisberger, Presses Universitaires de France, Paris
1997; "La filosofia anglo-americana", in La filosofia della seconda meta'
del Novecento, a cura di G. Paganini, Piccin-Vallardi, Padova 1998; in
collaborazione con A. Cavarero, Le filosofie femministe, Paravia
Scriptorium, Torino 1999; Storia della filosofia, 4 voll., Utet Libreria,
Torino 1999; La rivoluzione moderna. Vicende della cultura tra Otto e
Novecento, Salerno Editrice, Roma 2001.
Carla Lonzi e' stata un'acutissima intellettuale femminista, nata a Firenze
nel 1931 e deceduta a Milano nel 1982, critica d'arte, fondatrice del gruppo
di Rivolta Femminile. Opere di Carla Lonzi: Sputiamo su Hegel, Scritti di
Rivolta Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982; Taci, anzi
parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1978;
Scacco ragionato, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1985. Opere su Carla
Lonzi: Maria Luisa Boccia, L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla
Lonzi, La Tartaruga, Milano 1990]

Con queste ultime tematiche entriamo in quello che costituisce lo sviluppo
piu' significativo e innovativo del pensiero di Carla Lonzi, preparato da
alcuni brevi scritti e attuato nel saggio piu' lungo e organico dal titolo
La donna clitoridea e la donna vaginale, del 1971. In questi ultimi scritti
teorici l'autrice prende di petto le questioni centrali relative alla
sessualita': dalla maternita' all'aborto, dalla critica
dell'eterosessualita' "vaginale" imposta dal dominio patriarcale come unica
e "naturale" pratica sessuale alla rivendicazione di una sessualita' libera
e polimorfa come pratica di autonomia femminile e di liberazione da quel
dominio.
Le tesi di fondo di questo aspetto centrale e radicale del pensiero di Carla
Lonzi compaiono in forma piu' breve nello scritto Sessualita' femminile e
aborto, e in forma piu' lunga e piu' riccamente argomentata nel saggio La
donna clitoridea e la donna vaginale. Entrambi gli scritti sono dell'estate
1971.
Il tema dell'aborto, nel primo dei due saggi, viene affrontato in maniera
radicale e originale, nel senso che l'autrice rifiuta la rivendicazione
politica, rivolta sostanzialmente ai maschi, di legalizzazione dell'aborto,
e perviene a proposte che coinvolgono soltanto il mondo femminile, al quale
spetta di mettere in pratica quella liberta' sessuale che renda obsoleto il
problema della legalizzazione dell'aborto da parte di un parlamento
maschile.
Carla Lonzi va subito al cuore del problema con un interrogativo rivolto
alle donne e con una risposta articolata che pone le premesse delle
conclusioni originali e atipiche, in quel momento, rispetto alla generale
richiesta di legalizzazione dell'aborto da parte del movimento femminista:
"Le donne abortiscono perche' restano incinte. Ma perche' restano incinte?
E' perche' risponde a una loro specifica necessita' sessuale che effettuano
i rapporti col partner in modo tale da sfidare il concepimento? La cultura
patriarcale non si pone questa domanda poiche' non ammette dubbi sulle leggi
'naturali'. Evita solo di chiedersi se in questo ambito cio' che e'
'naturale' per l'uomo lo e' altrettanto per la donna. (...) Ma noi sappiamo
che quando una donna resta incinta, e non lo voleva, cio' non e' avvenuto
perche' lei si e' espressa sessualmente, ma perche' si e' conformata
all'atto e al modello sessuale sicuramente prediletti dal maschio
patriarcale, anche se questo poteva significare per lei restare incinta e
quindi dover ricorrere a una interruzione della gravidanza" (pp. 68-69). Le
donne sono quindi costrette all'aborto perche' sono costrette a una pratica
sessuale, imposta dal sistema patriarcale come unica "naturale", che porta
alla gravidanza.
E perche' il sistema patriarcale ha imposto tale pratica sessuale? Questa e'
l'altra domanda chiave la cui risposta porta l'autrice alle tesi piu'
radicali sulla sessualita'. Secondo la Lonzi alla base della imposizione
patriarcale della eterosessualita' vaginale sta il piacere dell'uomo,
ricercato e attuato alle spese di quello della donna, esclusa dal piacere in
questa pratica: "Nel mondo patriarcale (...) l'uomo ha imposto il suo
piacere. Il piacere imposto dall'uomo alla donna conduce alla procreazione
ed e' sulla base della procreazione che la cultura maschile ha segnato il
confine tra sessualita' naturale e sessualita' innaturale, proibita o
accessoria e preliminare. (...) Noi dobbiamo assolutamente intervenire con
la coscienza che la natura ci ha dotate di un organo sessuale distinto dalla
procreazione e che e' sulla base di questo che noi troveremo la nostra
autonomia dall'uomo come nostro signore e dispensatore delle volutta' alla
specie inferiorizzata, e svilupperemo una sessualita' che parta dal nostro
fisiologico centro del piacere, la clitoride" (p. 69).
Prima di passare, nel saggio successivo sulle due categorie di donna, alle
tesi piu' generali e radicali fondate sulla distinzione tra sessualita'
vaginale imposta e sessualita' clitoridea libera, la Lonzi conclude le sue
considerazioni su sistema patriarcale, sessualita' vaginale, concepimento e
aborto, evidenziando le conseguenze ultime, sulla donna, della sessualita'
"naturale" imposta dal piacere maschile: "Il concepimento dunque e' frutto
di una violenza della cultura sessuale maschile sulla donna, che viene poi
responsabilizzata di una situazione che invece ha subito. Negandole la
liberta' di aborto l'uomo trasforma il suo sopruso in una colpa della donna.
Concedendole tale liberta' l'uomo la solleva della propria condanna
attirandola in una nuova solidarieta'" (p. 70). Queste due ultime frasi
indicano una profonda consapevolezza, da parte di una donna "liberata",
della complessita' del problema relativo al concepimento, alla gravidanza,
all'aborto, e preannunciano la proposta di autonomia "radicale" della donna,
e delle sue pratiche sessuali e di piacere, dal dominio patriarcale: dominio
che non si limita a "provocare" gravidanze non volute dalla donna, ma giunge
alla colpevolizzazione della donna e addirittura alla perpetuazione di quel
dominio sia negandole sia concedendole la liberta' di abortire. Sia il
concepimento sia l'aborto, nel sistema patriarcale, appaiono "gestiti"
dall'uomo: "Sotto questa luce la legalizzazione dell'aborto chiesta al
maschio ha un aspetto sinistro poiche' la legalizzazione dell'aborto e anche
l'aborto libero serviranno a codificare le volutta' della passivita' come
espressione del sesso femminile e a rafforzare cio' che sottintendono e
cioe' il mito dell'atto genitale concluso dall'orgasmo dell'uomo nella
vagina" (p. 71).
E' a questa situazione, perdurante da migliaia di anni, che la Lonzi si
ribella a nome di tutte le donne schiavizzate dal sistema patriarcale; ed e'
a questa situazione che essa contrappone una possibile via d'uscita proprio
a partire dalla sfera della sessualita', affermando che la donna "gode di
una sessualita' esterna alla vagina, dunque tale da poter essere affermata
senza rischiare il concepimento" (p. 70). La donna puo' e deve mirare, per
liberarsi dal dominio patriarcale che trova il suo fondamento nella sfera
della sessualita', a una civilta' in cui si pratichi una libera sessualita'
polimorfa; una sessualita' cioe' non vincolata all'eterosessualita' vaginale
con finalita' o conseguenze procreative, ma tale per cui "da luogo della
violenza e della volutta' [maschile] la vagina diventa, a discrezione, uno
dei luoghi per i giochi sessuali. In tale civilta' apparirebbe chiaro che i
contraccettivi spettano a chi intendesse usufruire della sessualita' di tipo
procreativo, e che l'aborto non e' una soluzione per la donna libera, ma per
la donna colonizzata dal sistema patriarcale" (p. 75).
*
Dalle premesse poste nel breve saggio su Sessualita' femminile a aborto
muove lo sviluppo organico del pensiero di Carla Lonzi realizzato nel piu'
noto saggio La donna clitoridea e la donna vaginale. In esso l'autrice
perviene a conclusioni radicali, alla esaltazione di un libertarismo
sessuale della donna, alquanto "inattuale" nel momento in cui venne
proposto, ma in linea con alcune delle posizioni piu' radicali e piu'
avanzate che a livello internazionale venivano proposte anche se non
largamente condivise (9). Soltanto qualche anno dopo, con l'emergere
pubblico del dibattito sull'omosessualita' femminile e con la rivendicazione
di questa quale vera pratica di liberazione dal sistema patriarcale, le tesi
di Carla Lonzi avrebbero avuto una qualche eco (10).
Il saggio della Lonzi si presenta anche con aspetti "didattici", nel senso
che spiega in termini elementarissimi, con estrema chiarezza, la "meccanica"
fisiologica della sessualita' femminile, dei suoi organi, dei suoi modi e
dei suoi diversi tipi di piacere e di orgasmo, utilizzando anche
illustrazioni sui dettagli fisiologici e anatomici, per muovere verso un
discorso teorico e di rivendicazione culturale e politica di estrema
radicalita'.
Premesso che "il sesso femminile e' la clitoride, il sesso maschile e' il
pene"; che "la vagina e' la cavita' del corpo femminile che accoglie lo
sperma dell'uomo e lo inoltra nell'utero affinche' avvenga la fecondazione
dell'ovulo"; che "il momento in cui il pene dell'uomo emette lo sperma e' il
momento del suo orgasmo"; che "nell'uomo dunque il meccanismo del piacere e'
strettamente connesso al meccanismo della riproduzione"; la Lonzi individua
e indica subito la "differenza" essenziale tra la sessualita' maschile e
quella femminile: "Nella donna meccanismo del piacere e meccanismo della
riproduzione sono comunicanti [cioe' la clitoride e' vicina ma non identica
alla vagina], ma non coincidenti" (p. 77). Ma questa differenza e' stata
negata dalla pratica eterosessuale vaginale imposta dal sistema patriarcale,
che ha negato autonomia e legittimita' al piacere clitorideo, condannandolo
come innaturale o come infantile (Freud) e in alcuni casi negandolo alla
radice (la Lonzi aveva fatto riferimento, in pagine precedenti, alle
pratiche di clitoridectomia in alcune aree del mondo islamico).
Ora, continua la Lonzi, "la donna si chiede: su quale base si e' postulato
che il piacere clitorideo esprime una personalita' femminile infantile e
immatura? Forse perche' esso non risponde al modello sessuale procreativo.
Ma il modello procreativo non e' quello in cui si e' cristallizzato il
rapporto eterosessuale - anche quando il fine procreativo viene
accuratamente evitato - secondo la netta preferenza del pene-egemone? Dunque
il piacere clitorideo deve il suo discredito al fatto di non essere
funzionale al modello genitale maschile" (p. 81). La donna e' stata
costretta, nel sistema patriarcale di ultramillenaria durata, ad accettare e
a introiettare anche sul piano psichico il primato, anzi il carattere
esclusivo, della eterosessualita' vaginale, funzionale al piacere e al
dominio maschili. La via della liberazione della donna passa per il rifiuto
di questa eredita' codificata da tutte le forme di ideologia e divenuta
patrimonio psichico della stessa donna, passa per la "conquista" della
sessualita' clitoridea, unanimemente condannata e demonizzata nel sistema
patriarcale: "Per godere pienamente dell'orgasmo clitorideo la donna deve
trovare un'autonomia psichica dall'uomo. Questa autonomia psichica risulta
cosi' inconcepibile per la civilta' maschile da essere interpretata come un
rifiuto dell'uomo, come presupposto di una inclinazione verso le donne. Nel
mondo patriarcale dunque le viene riservato in piu' l'ostracismo che si ha
per tutto cio' che si sospetta un'apertura all'omosessualita'" (p. 83).
A questo punto Carla Lonzi puo' proporre la contrapposizione che da' il
titolo al saggio e che costituisce l'alternativa di fronte alla quale le
donne devono operare la loro scelta essenziale: per o contro il sistema
patriarcale, per o contro la liberta' della donna e la liberazione da quel
sistema: "Dal punto di vista patriarcale la donna vaginale e' considerata
quella che manifesta una giusta sessualita' mentre la clitoridea rappresenta
l'immatura e la mascolinizzata, per la psicoanalisi freudiana addirittura la
frigida. Invece il femminismo afferma che la vera valutazione di queste
risposte al rapporto col sesso che opprime e' la seguente: la donna vaginale
e' quella che, in cattivita', e' stata portata a una misura consenziente per
il godimento del patriarca mentre la clitoridea e' una che non ha
accondisceso alle suggestioni emotive dell'integrazione con l'altro, che
sono quelle che hanno presa sulla donna passiva, e si e' espressa in una
sessualita' non coincidente col coito" (pp. 83-84).
Tutto il saggio ruota su questa contrapposizione, affrontata con l'analisi
dei suoi aspetti fisiologici, psichici, sociali (l'istituzione matrimonio e
la necessita', per la donna liberata, di uscirne). Largo spazio e' dedicato
alla critica della psicoanalisi nelle versioni di Freud e di Reich. La Lonzi
non accetta l'identificazione di donna clitoridea e di donna omosessuale. Il
rifiuto dell'eterosessualita' fondata e codificata sulla penetrazione
vaginale non e' il rifiuto dell'eterosessualita'. La Lonzi insiste anzi sul
fatto che la vagina, per quanto sia organo erogeno "moderato", costituisce
uno dei possibili luoghi di "giochi" erotici e sessuali con l'uomo.
L'autrice non rifiuta il rapporto sessuale della donna con l'uomo, ma il
carattere "passivo" di tale rapporto, per cui "per provare l'orgasmo durante
il coito la donna deve avere dell'uomo un'idea che trascenda l'idea che essa
ha di se stessa e convincersi di stare con un uomo all'altezza dell'alta
idea che essa ha dell'uomo" (p. 108).
La Lonzi mira a una liberazione della donna che comporti non piu' la
passivita' nel rapporto sessuale con l'uomo ma la liberta' di iniziativa, la
"rinegoziazione" del rapporto eterosessuale: "Nella seduta amorosa la donna
non deve aspettare dall'uomo delle maldestre iniziative sulla clitoride che
la disturbano, ma deve mostrare lei stessa quale e' la carezza ritmica
preferita che, ininterrotta, la porta al punto del godimento. Il rapporto
con una donna che vuole il piacere clitorideo come piacere sessuale in
proprio non presuppone una tecnica e gesti erotici inusitati, ma un diverso
rapporto tra soggetti che riscoprono le loro fonti del piacere e i gesti ad
esse convenienti. L'uomo deve sapere che la vagina e', per la donna, una
zona moderatamente esogena e adatta ai giochi sessuali, mentre la clitoride
e' l'organo centrale della sua eccitazione e del suo orgasmo" (p. 113).
Va da se' che tutte le forme di erotismo e di autoerotismo devono essere a
disposizione della donna liberatasi dal dominio patriarcale. Nello scritto
precedente la Lonzi aveva indicato nella libera sessualita' polimorfa
l'orizzonte della nuova donna liberata. In questo piu' organico saggio
ripropone in forme piu' riccamente sviluppate questo tema, esteso a tutti
gli esseri umani, compresi i bambini (nel Manifesto di un anno prima aveva
scritto: "Sono un diritto dei bambini e degli adolescenti la curiosita' e i
giochi sessuali", p. 16):  "Il sesso e' una funzione biologica essenziale
dell'essere umano e vive di due momenti: uno personale e privato che e'
l'autoerotismo, uno di relazione che e' lo scambio erotico con un partner"
(p. 113). Anche l'autoerotismo e' quindi una delle forme "essenziali" di
quella funzione biologica che e' il sesso, e anche in questa sfera la donna
e' stata "inferiorizzata" dal sistema patriarcale: "L'interdizione
all'autoerotismo ha colpito duramente la donna poiche' non solo l'ha privata
o l'ha disturbata in questa realizzazione di se', ma anche l'ha consegnata
inesperta e colpevolizzata al mito dell'orgasmo vaginale che per lei e'
diventato 'il sesso'" (ivi).
Nella parte finale del saggio Carla Lonzi evita di presentare la donna
clitoridea, liberata dal sistema patriarcale, come qualcosa di eccezionale,
di eroico, da esaltare; anzi ritiene che la donna clitoridea debba essere la
donna "normale" in una civilta' nella quale sia stato sconfitto il sistema
patriarcale senza per questo mirare a un idealizzato e utopico sistema
matriarcale. Una donna normale di fronte a un uomo normale: entrambi esseri
sessuati, ma con le loro "differenze" da valorizzare e non da mortificare al
servizio dell'uno/a o dell'altro/a: "La donna clitoridea non ha da offrire
all'uomo niente di essenziale, e non si aspetta niente di essenziale da lui.
Non soffre della dualita' e non vuole diventare uno. Non aspira al
matriarcato che e' una mitica epoca di donne vaginali glorificate. La donna
non e' la grande-madre, la vagina del mondo, ma la piccola clitoride per la
sua liberazione. Essa chiede carezze, non eroismi; vuole dare carezze, non
assoluzione e adorazione. La donna e' un essere umano sessuato. (...) Non e'
piu' l'eterosessualita' a qualsiasi prezzo, ma l'eterosessualita' se non ha
prezzo" (p. 118). E quel che fa la differenza, nei due tipi di sessualita'
ed eterosessualita', e' la passivita' o l'assenza di questa: "La passivita'
non e' l'essenza della femminilita', ma l'effetto di un'oppressione che la
rende inoperante nel mondo. La donna clitoridea rappresenta il tramandarsi
di una femminilita' che non si riconosce nell'essenza passiva" (p. 134).
*
Qui possiamo dar termine al nostro contributo, che voleva essere
prevalentemente informativo e che per tale motivo ha abbondato in
riferimenti testuali numerosi e talvolta lunghi. Il pensiero di Carla Lonzi
e' legato a un momento iniziale e radicale del femminismo, italiano e
internazionale. Esso presenta forti momenti di originalita' e tratta temi
che negli anni successivi avrebbero avuto sviluppi teorici riccamente
diversificati, sia in Italia sia fuori d'Italia. Non e' un pensiero
conosciuto o studiato nella filosofia fatta secondo il genere maschile. Non
e' questo, pero', un limite di quel pensiero, ma di quella filosofia, che
tarda ancora a prendere atto del fatto che il pensiero delle donne, dopo la
Lonzi e grazie anche ad essa, ha raggiunto livelli di approfondimento e di
ampiezza tematica, sia sul piano teorico sia su quello storiografico, che
potrebbero portare nuova linfa ad una filosofia nel suo complesso
vivacchiante da un po' di anni senza dare segni di una qualche originalita'
(11).
*
Note
9. La tematica relativa alla differenza tra pratiche sessuali centrate sulla
vagina e quelle centrate sulla clitoride veniva proposta in un brevissimo
scritto di Anne Koedt, circolato in forma di ciclostilato nel 1968 e
pubblicato nel 1970 in una dimensione piu' lunga, dal titolo The Myth of the
Vaginal Orgasm. Lo si trova nelle pp. 64-66 del volume gia' citato a cura di
B. A. Crow, Radical Feminism, oltre che nelle pp. 333-343 del volume curato
da M. Schneir, The Vintage Book of Feminism, Vintage, London 1994 (in questo
volume lo scritto viene inquadrato nel dibattito aperto nel 1966 dal celebre
libro inchiesta di W. H. Masters, V. E. Johnson, Human Sexual Response, nel
quale per la prima volta si rendeva noto al grande pubblico che Freud e
tutta la tradizione sessuologica avevano sbagliato nell'individuare la fonte
del piacere e dell'orgasmo femminili nella vagina anziche' nella clitoride,
fonte di piacere, secondo Freud, soltanto per la bambina e l'adolescente, la
cui sessualita' avrebbe raggiunto la piena maturita' soltanto con il piacere
e l'orgasmo vaginali; Freud concludeva anche che la frigidita' femminile
dipendeva dal non voler abbandonare la fase clitoridea e dal rifiutare il
rapporto con il maschio nella fase della penetrazione vaginale). Lo scritto
di A. Koedt e' rivolto principalmente a confutare le tesi di Freud, e in
questo compito e' stato molto efficace e fortunato in ambito femminista.
10. Su questo dibattito e sulla bibliografia relativa mi permetto di
rinviare al gia' citato vol. di F. Restaino, A. Cavarero, Le filosofie
femministe.
11. Su questa sordita' della filosofia "maschile" rispetto ai contributi
teorici provenienti dalla filosofia "femminile" e femminista mi permetto di
rinviare al mio articolo Femminismo e filosofia: contro, fuori o dentro?, in
"Rivista di storia della filosofia", LVI, 2001, n. 3, pp. 455-472.

2. DOCUMENTI. CARLA LONZI: MANIFESTO DI RIVOLTA FEMMINILE (LUGLIO 1970)
[Da Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale,
Rivolta Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982, pp. 13-22,
riproponiamo ancora una volta il manifesto di "Rivolta Femminile" del luglio
1970, uno dei testi fondamentali della riflessione femminista in Italia]

"Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un
corpo unico?" (Olympe de Gouges, 1791)

La donna non va definita in rapporto all'uomo. Su questa coscienza si
fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra liberta'.
*
L'uomo non e' il modello a cui adeguare il processo di scoperta di se' da
parte della donna.
*
La donna e' l'altro rispetto all'uomo. L'uomo e' l'altro rispetto alla
donna. L'uguaglianza e' un tentativo ideologico per asservire la donna a
piu' alti livelli.
*
Identificare la donna all'uomo significa annullare l'ultima via di
liberazione.
*
Liberarsi per la donna non vuol dire accettare la stessa vita dell'uomo
perche' e' invivibile, ma esprimere il suo senso dell'esistenza.
*
La donna come soggetto non rifiuta l'uomo come soggetto, ma lo rifiuta come
ruolo assoluto. Nella vita sociale lo rifiuta come ruolo autoritario.
*
Finora il mito della complementarieta' e' stato usato dall'uomo per
giustificare il proprio potere.
*
Le donne son persuase fin dall'infanzia a non prendere decisioni e a
dipendere da persona "capace" e "responsabile": il padre, il marito, il
fratello...
*
L'immagine femminile con cui l'uomo ha interpretato la donna e' stata una
sua invenzione.
*
Verginita', castita', fedelta', non sono virtu'; ma vincoli per costruire e
mantenere la famiglia. L'onore ne e' la conseguente codificazione
repressiva.
*
Nel matrimonio la donna, privata dal suo nome, perde la sua identita'
significando il passaggio di proprieta' che e' avvenuto tra il padre di lei
e il marito.
*
Chi genera non ha la facolta' di attribuire ai figli il proprio nome: il
diritto della donna e' stato ambito da altri di cui e' diventato il
privilegio.
*
Ci costringono a rivendicare l'evidenza di un fatto naturale.
*
Riconosciamo nel matrimonio l'istituzione che ha subordinato la donna al
destino maschile. Siamo contro il matrimonio.
*
Il divorzio e' un innesto di matrimoni da cui l'istituzione esce rafforzata.
*
La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono
esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica.
*
Il primo elemento di rancore della donna verso la societa' sta nell'essere
costretta ad affrontare la maternita' come un aut-aut.
*
Denunciamo lo snaturamento di una maternita' pagata al prezzo
dell'esclusione.
*
La negazione della liberta' d'aborto rientra nel veto globale che viene
fatto all'autonomia della donna.
*
Non vogliamo pensare alla maternita' tutta la vita e continuare ad essere
inconsci strumenti del potere patriarcale.
*
La donna e' stufa di allevare un figlio che le diventera' un cattivo amante.
*
In una liberta' che si sente di affrontare, la donna libera anche il figlio
e il figlio e' l'umanita'.
*
In tutte le forme di convivenza, alimentare, pulire, accudire e ogni momento
del vivere quotidiano devono essere gesti reciproci.
*
Per educazione e per mimesi l'uomo e la donna sono gia' nei ruoli della
primissima infanzia.
*
Riconosciamo il carattere mistificatorio di tutte le ideologie perche'
attraverso le forme ragionate di potere (teologico, morale, filosofico,
politico) hanno costretto l'umanita' a una condizione inautentica, oppressa
e consenziente.
*
Dietro ogni ideologia noi intravediamo la gerarchia dei sessi.
*
Non vogliamo d'ora in poi tra noi e il mondo nessuno schermo.
*
Il femminismo e' stato il primo momento politico di critica storica alla
famiglia e alla societa'.
*
Unifichiamo le situazioni e gli episodi dell'esperienza storica femminista:
in essa la donna si e' manifestata interrompendo per la prima volta il
monologo della civilta' patriarcale.
*
Noi identifichiamo nel lavoro domestico non retribuito la prestazione che
permette al capitalismo, privato e di stato, di sussistere.
*
Permetteremo quello che di continuo si ripete al termine di ogni rivoluzione
popolare quando la donna, che ha combattuto insieme con gli altri, si trova
messa da parte con tutti i suoi problemi?
*
Detestiamo i meccanismi della competitivita' e il ricatto che viene
esercitato nel mondo dalla egemonia dell'efficienza. Noi vogliamo mettere la
nostra capacita' lavorativa a disposizione di una societa' che ne sia
immunizzata.
*
La guerra e' stata da sempre l'attivita' specifica del maschio e il suo
modello di comportamento virile.
*
La parita' di retribuzione e' un nostro diritto, ma la nostra oppressione e'
un'altra cosa. Ci basta la parita' salariale quando abbiamo gia' sulle
spalle ore di lavoro domestico?
*
Riesaminiamo gli apporti creativi della donna alla comunita' e sfatiamo il
mito della sua laboriosita' sussidiaria.
*
Dare alto valore ai momenti "improduttivi" e' un'estensione di vita proposta
dalla donna.
*
Chi ha il potere afferma: "Fa parte dell'erotismo amare un essere
inferiore". Mantenere lo "status quo" e' dunque un suo atto d'amore.
*
Accogliamo la libera sessualita' in tutte le sue forme, perche' abbiamo
smesso di considerare la frigidita' un'alternativa onorevole.
*
Continuare a regolamentare la vita fra i sessi e' una necessita' del potere;
l'unica scelta soddisfacente e' un rapporto libero.
*
Sono un diritto dei bambini e degli adolescenti la curiosita' e i giochi
sessuali.
*
Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto!
*
Alle nostre spalle sta l'apoteosi della millenaria supremazia maschile. Le
religioni istituzionalizzate ne sono state il piu' fermo piedistallo. E il
concetto di "genio" ne ha costituito l'irraggiungibile gradino.
*
La donna ha avuto l'esperienza di vedere ogni giorno distrutto quello che
faceva.
*
Consideriamo incompleta una storia che si e' costituita sulle tracce non
deperibili.
*
Nulla o male e' stato tramandato dalla presenza della donna: sta a noi
riscoprirla per sapere la verita'.
*
La civilta' ci ha definite inferiori, la chiesa ci ha chiamate sesso, la
psicanalisi ci ha tradite, il marxismo ci ha vendute alla rivoluzione
ipotetica.
*
Chiediamo referenze di millenni di pensiero filosofico che ha teorizzato
l'inferiorita' della donna.
*
Della grande umiliazione che il mondo patriarcale ci ha imposto noi
consideriamo responsabili i sistematici del pensiero: essi hanno mantenuto
il principio della donna come essere aggiuntivo per la riproduzione
dell'umanita', legame con la divinita' o soglia del mondo animale; sfera
privata e "pietas". Hanno giustificato nella metafisica cio' che era
ingiusto e atroce nella vita della donna.
*
Sputiamo su Hegel.
*
La dialettica servo-padrone e' una regolazione di conti tra collettivi di
uomini: essa non prevede la liberazione della donna, il grande oppresso
della civilta' patriarcale.
*
La lotta di classe, come teoria di classe sviluppata dalla dialettica
servo-padrone, ugualmente esclude la donna. Noi rimettiamo in discussione il
socialismo e la dittatura del proletariato.
*
Non riconoscendosi nella cultura maschile, la donna le toglie l'illusione
dell'universalita'.
*
L'uomo ha sempre parlato a nome del genere umano, ma meta' della popolazione
terrestre lo accusa ora di aver sublimato una mutilazione.
*
La forza dell'uomo e' nel suo identificarsi con la cultura, la nostra nel
rifiutarla.
*
Dopo questo atto di coscienza l'uomo sara' distinto dalla donna e dovra'
ascoltare da lei tutto quello che la concerne.
*
Non saltera' il mondo se l'uomo non avra' piu' l'equilibrio psicologico
basato sulla nostra sottomissione.
*
Nella cocente realta' di un universo che non ha mai svelato i suoi segreti,
noi togliamo molto del credito dato agli accanimenti della cultura. Vogliamo
essere all'altezza di un universo senza risposte.
*
Noi cerchiamo l'autenticita' del gesto di rivolta e non la sacrificheremo
ne' all'organizzazione ne' al proselitismo.
*
Comunichiamo solo con donne.

Roma, luglio 1970

==============================
NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
==============================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 259 del 17 luglio 2009

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it