Una sola umanita'



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UNA SOLA UMANITA'
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Supplemento straordinario de "La nonviolenza e' in cammino" del 16 luglio
2009

1. Heri dicebamus
2. Enrica Bartesaghi: Al Presidente della Repubblica
3. Salvatore Del Vecchio: Al Presidente della Repubblica
4. Federazione lavoratori della conoscenza - Cgil della Toscana: Contro le
nuove leggi razziali
5. Toni Ferigo: Una misura ingiusta, pericolosa, dannosa, intollerabile
6. Luigi Fioravanti: L'appello
7. Anna Malgarise, Eboure Koffi N'Dakpangny: Al Presidente della Repubblica
8. Mario Martini: Al Presidente della Repubblica
9. Missionari e Missionarie della Consolata: Lettera di denuncia
10. Rete ebrei contro l'occupazione: Al Presidente della Repubblica
11. Marco Revelli: Lo strappo
12. Tiziano Tissino: Al Presidente della Repubblica

1. EDITORIALE. HERI DICEBAMUS

Pubblichiamo altri interventi ricevuti nei giorni scorsi, rappresentativi
delle voci di innumerevoli cittadini che hanno scritto lettere accorate al
Presidente della Repubblica affinche' non promulgasse la legge recante le
scellerate misure razziste che impongono in Italia il regime dell'apartheid.
Come e' noto, ieri il Presidente della Repubblica ha tragicamente ed
assurdamente capitolato dinanzi all'assalto nazista.
Non ha capitolato il popolo italiano. Nei cuori e nelle menti dell'immensa
maggioranza del popolo italiano la resistenza nonviolenta in difesa della
legalita', della civilta' e dell'umanita' e' gia' cominciata.

2. UNA SOLA UMANITA'. ENRICA BARTESAGHI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Gentile Presidente della Repubblica italiana,
le scrivo affinche', in virtu' del potere a Lei attribuito dall'art. 74,
comma 1, della Costituzione, non promulghi il testo di legge deliberato in
via definitiva dal Senato il 2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza",
in quanto recante norme palesemente incostituzionali e violatrici di
fondamentali diritti umani, e la prego di rinviarlo alle Camere affinche'
esso sia modificato conformemente al dettato della Costituzione della
Repubblica Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel
nostro ordinamento ed ai principi della civilta' giuridica.
Questo provvedimento e' un insulto alla mia dignita' di donna e cittadina
italiana. Parlo in quanto figlia di emigrati italiani e madre di una figlia
emigrata all'estero.
Io so cosa significa essere discriminata in base al genere, alla
nazionalita', so cosa significa la violazione dei diritti umani, perche'
l'ho vissuto direttamente sulla pelle di mia figlia, a Genova nel luglio
2001, quando e' stata colpita dalla violenza delle forze di polizia e
torturata, nella scuola Diaz, nella caserma di Genova Bolzaneto.
Il "pacchetto sicurezza" non garantisce alcuna sicurezza a me, in quanto
donna e cittadina italiana, la sicurezza che vorrei e' quella di un posto di
lavoro, di una casa, la speranza in un futuro piu' equo, per tutti quelli
che vivono nel nostro paese: italiani e non. Solo in questo modo potro'
garantire a mia figlia ed ai miei nipoti (sono quasi nonna) di poter vivere,
in pace, anche in Italia.
La mia sicurezza non sara' "piu' garantita" da ronde ed espulsioni in massa
di stranieri, la mia sicurezza sara' garantita se il Parlamento approvera'
finalmente la legge per l'introduzione del reato di tortura in Italia,
l'assenza della quale non ha permesso di condannare gli autori delle torture
nella caserma di Genova Bolzaneto.
La mia sicurezza sara' piu' garantita se il Parlamento approvera' una
Commissione d'inchiesta sui fatti di Genova del luglio 2001. Se tutti i
responsabili delle violenze alla Diaz ed a Bolzaneto, gia' condannati in
primo grado, saranno sospesi dai loro incarichi, anche a tutela del buon
nome delle forze di polizia.
La mia sicurezza non passa attraverso la paura, indotta e stimolata dai
media, da alcuni partiti che ne fanno la loro bandiera.
La mia sicurezza passa attraverso l'integrazione, la tolleranza, il rispetto
dei diritti umani, di tutti quelli che per nascita, per scelta o per
necessita' vivono nel nostro paese.
Enrica Bartesaghi,
presidente del Comitato Verita' e Giustizia per Genova

3. UNA SOLA UMANITA'. SALVATORE DEL VECCHIO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Egregio signor Presidente della Repubblica,
anzitutto voglio comunicarLe che condivido e sottoscrivo l'elogio e la stima
che pubblicamente il presidente Obama ha recentemente manifestato verso di
Lei e la Sua storia personale.
Con riferimento al potere attribuitole dall'art. 74, comma 1, della
Costituzione, le chiedo:
- di non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal
Senato il 2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante
norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti
umani;
- di rinviarlo pertanto alle Camere con messaggio motivato affinche' esso
sia modificato conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica
Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro
ordinamento e ai principi della civilta' giuridica.
Questa mia richiesta si unisce alle tante altre che in questi giorni Le
stanno arrivando da ogni parte d'Italia.
Confido nella Sua saggezza e La saluto con deferenza.
Salvatore Del Vecchio,
Brescia

4. UNA SOLA UMANITA'. FEDERAZIONE LAVORATORI DELLA CONOSCENZA - CGIL DELLA
TOSCANA: CONTRO LE NUOVE LEGGI RAZZIALI

Ordine del giorno: "Appello al Presidente della Repubblica contro le nuove
leggi razziali"
Il Direttivo regionale della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza -
Cgil della Toscana, riunitosi a Firenze in data 14 luglio 2009, si associa
alle tante forze democratiche della societa' civile - organizzazioni
sindacali e associazioni del volontariato e degli immigrati - che promuovono
in tutta l'Italia la campagna contro le nuove leggi razziali in Italia.
Il Direttivo della Flc-Cgil Toscana fa proprio l'appello dei giuristi del 25
giugno 2009 -
primi firmatari Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo
Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti,
Roberto Lamacchia, Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della
Rocca, Valerio Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino,
Carlo Renoldi, Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo
Trucco, Gustavo Zagrebelsky - contro l'assurda introduzione dei reati di
ingresso e soggiorno illegale dei migranti in Italia, una legge che
"criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di
illegittimita' costituzionale".
Il Direttivo della Flc-Cgil Toscana si associa all'appello degli
intellettuali del 29 giugno 2909 - primi firmatari Andrea Camilleri, Antonio
Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio
Scaparro, Gianni Amelio - contro il ritorno delle leggi razziali in Italia:
"neanche il fascismo si era spinto a questo punto (...) a introdurre il
divieto per le donne straniere, in condizione di irregolarita'
amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati". Inoltre il
divieto dei matrimoni misti impedisce, in ragione della nazionalita',
l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre
matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che
in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Il cosiddetto "pacchetto sicurezza" in realta' genera grande insicurezza
nelle nostre comunita', viola i fondamenti stessi dello stato di diritto e
della civilta' giuridica, viola i principi fondamentali della Costituzione
della Repubblica Italiana e quelli sanciti dalla Dichiarazione universale
dei diritti umani approvata dall'Assemblea generale dell'Onu nel 1948.
La popolazione degli immigrati cosiddetti "irregolari" in Italia conta
centinaia di migliaia di persone e sono una risorsa culturale ed economica
indispensabile per il nostro paese soprattutto in questo momento di crisi
strutturale globale. Ci vorrebbe una legge sanatoria per regolarizzare
subito queste donne e questi uomini e i loro bambini.
Il nostro sindacato, la Cgil, intende rappresentare queste lavoratrici e
questi lavoratori e intende difendere i loro diritti di cittadinanza. Intend
iamo essere al loro fianco nella campagna di disobbedienza civile contro
queste nuove vergognose leggi razziali - nelle scuole e nelle universita',
negli ambulatori e nelle ospedali, ovunque sia necessario.
Il grande leader afroamericano Martin Luther King ci ha insegnato: "la
passivita' davanti al male e' complicita' col male; chi non resiste al male
e' colpevole di complicita' col male".
Percio' il Direttivo della Flc-Cgil Toscana chiede al Presidente della
Repubblica, in virtu' del potere attribuitogli dall'art. 74, comma 1, della
Costituzione ("Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge,
puo' con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione"):
- di non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal
Senato il 2 luglio 2009, in quanto recante norme palesemente
incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti umani;
- di rinviarlo alle Camere con messaggio motivato affinche' esso sia
modificato conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica
Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro
ordinamento e ai principi della civilta' giuridica.
Approvato per acclamazione
Firenze, 14 luglio 2009

5. UNA SOLA UMANITA'. TONI FERIGO: UNA MISURA INGIUSTA, PERICOLOSA, DANNOSA,
INTOLLERABILE

Il reato di clandestinita' e' ingiusto perche': gli irregolari presenti in
Italia quando sono entrati non hanno commesso alcun reato e pero', una volta
qui, non possono regolarizzarsi. Infatti, anche trovando un lavoro,
quest'ultimo non puo' che essere "in nero". In assenza di una "sanatoria",
gli irregolari non possono uscire dalla condizione di clandestinita'.
In anni passati si usavano i "decreti flussi" decisi ogni anno; cio'
permetteva di regolarizzare coloro i cui datori di lavoro desideravano
mettere in regola dopo averli "provati" in nero. In altre parole, si faceva
finta che un datore di lavoro volesse assumere una persona chiamandola dal
suo Paese di origine, anche se in realta' da anni si trovava in Italia dove
lavorava  in nero. Con la Bossi-Fini si era anche abolita la possibilita' di
"invitare con garanzia" (attraverso lo sponsor) un cittadino straniero.
Insomma, oggi in Italia si entra regolarmente solo se un datore di lavoro si
impegna ad assumere uno sconosciuto...
Da quasi due anni il governo non emana decreti flussi, le domande presentate
nel 2007 devono ancora ottenere risposta. Ecco come si e' fatto aumentare il
fenomeno della clandestinita'.
Inutile perche': trovato un clandestino si dovrebbe fare un processo davanti
al giudice di pace, si dovrebbe far pagare una multa, si dovrebbe trattenere
il clandestino in un Centro e poi accompagnarlo nel suo Paese. Gli
irregolari in Italia sono circa un milione, moltissimi sono noti alle forze
dell'ordine, ne fermeranno 100, 200.000? Quante multe saranno davvero
pagate? Quanti processi (esame di incostituzionalita')? Quanti posti da
creare nei Centri di espulsione?
Intollerabile perche': un effetto il provvedimento lo produrra'. Fara' paura
soprattutto ai clandestini onesti. Saranno questi infatti a rischiare la
perdita di servizi anche minimi che oggi comunque hanno, per la salute, per
la scuola dei figli, la possibilita' di movimento senza paura. Se lavorano
per datori di lavoro senza scrupoli saranno piu' ricattabili. Lo stesso da
parte dei proprietari di casa. Insomma, saranno i piu' deboli e onesti a
rischiare e pagare di piu'.
Pericoloso perche': il rischio e' che i clandestini si nascondano sempre di
piu' e che nascano organizzazioni di servizi clandestini per la sanita', per
la scuola, per la sicurezza; e che in queste organizzazioni (gia' esistenti
in qualche comunita' straniera) si infili la malavita. Certamente queste
norme del "pacchetto sicurezza" regalano un milione di potenziali clienti a
servizi privati. Le mafie ringraziano!
Dannoso perche': diffonde la falsa idea che gli immigrati irregolari siano
pericolosi, da cui difendersi e di cui diffidare; fra gli immigrati semina
paura e diffidenza, la sensazione di essere malvisti e addirittura odiati.
Insomma, si genera un clima di reciproco sospetto che produrra' solo cattivi
frutti.
*
Ma chi e' il clandestino?
E' una persona che nella stragrande maggioranza dei casi e' venuto in Europa
per lavorare onestamente, che ha cercato e cerca di regolarizzarsi, ma non
riesce a farlo perche' le nostre leggi non glielo permettono. La sua massima
aspirazione e' proprio quella di essere in regola, di poter camminare per
strada senza paura di essere fermato, di poter portare qui la famiglia,
oppure di poter tornare al suo Paese con qualche risparmio per lavorare e
vivere nella sua terra. E' uno che sta male ogni volta che sente che un
connazionale ha combinato un reato, un delitto. Ha paura che pensiamo male
di lui. Non ha molti amici, spesso si sente osservato, guardato male, con
diffidenza, ha paura di essere giudicato male.
*
Perche' fermare gli sbarchi a Lampedusa?
Ogni anno (da vent'anni) entrano in Italia almeno 100.000 immigrati. Negli
ultimi anni sono quasi tutti clandestini (esclusi i pochi ricongiungimenti
familiari). A Lampedusa ne arrivano poche migliaia, gli altri entrano dalle
frontiere di terra (da Ventimiglia a Trieste) o di cielo (aereoporti), o di
altri mari (nascosti in camion su traghetti).
Alcuni entrano con visto (che lasceranno scadere diventando irregolari) o
senza visto.
Lampedusa e' una goccia.
Lampedusa e' il posto di arrivo dei piu' disperati che scappano da guerre e
persecuzioni (Somalia, Eritrea, Etiopia, Darfur, Sudan).
Lampedusa non e' certo il posto di arrivo di malintenzionati desiderosi di
vivere di crimine.
Lampedusa pero' e' il posto ideale per far vedere i muscoli (loro sono
deboli e indifesi), per far credere che ci invadano (arrivano a centinaia e
si vedono), per far credere che e' li' che si ferma l'entrata di clandestini
(anche se la maggioranza che entra non passa da Lampedusa e non si vede).
*
Ma hanno tutti diritto d'asilo?
Certamente no, ma se non si consente loro nemmeno di chiederlo e raccontare
la loro storia, non si sapra' chi si respinge. Gli ultimi respingimenti sono
avvenuti esattamente cosi'.
*
Ma un Paese avra' ben il diritto di respingere...
Un conto e' respingere uno che viene dalla Svizzera, o dal Marocco, o dal
Senegal, una cosa completamente diversa e' respingere chi viene dal Darfur,
dalla Somalia, dall'Iran, dall'Afghanistan. Chi scappa da guerre e
persecuzioni non puo' essere respinto. Un conto e' rimandare un iraniano in
Svizzera o in Francia, un altro e' rimandarlo in Iran o in Libia.
Secondo la convenzione di Ginevra, accettata dall'Italia, il Paese che
respinge deve accertarsi che la persona respinta non corra rischi per la sua
vita e i suoi diritti umani a causa del respingimento: questo principio e'
stato violato dal nostro governo.
*
Ma dietro gli sbarchi ci sono organizzazioni criminali
Certo, ma il modo di combatterle non e' quello di rimandare chi fugge nelle
loro braccia. Chi fugge puo' essere un prezioso collaboratore, una persona
che da' notizie su percorsi, luoghi dove si incontrano le organizzazioni
criminali, modi, tariffe, complicita', ecc. Se davvero si vogliono
combattere le organizzazioni della tratta occorre allearsi con le vittime e
non punirle a nostra volta.
Toni Ferigo,
responsabile area immigrazione di "Paralleli"

6. UNA SOLA UMANITA'. LUIGI FIORAVANTI: L'APPELLO

Ho sottoscritto e inviato al presidente Napolitano l'appello.
Gigi Fioravanti

7. UNA SOLA UMANITA'. ANNA MALGARISE, EBOURE KOFFI N'DAKPANGNY: AL
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Egregio Presidente della Repubblica,
con riferimento al potere attribuitole dall'art. 74, comma 1, della
Costituzione, le chiediamo:
- di non promulgare il testo di legge deliberato in via definitiva dal
Senato il 2 luglio 2009, noto come "pacchetto sicurezza", in quanto recante
norme palesemente incostituzionali e violatrici di fondamentali diritti
umani;
- di rinviarlo pertanto alle Camere con messaggio motivato affinche' esso
sia modificato conformemente al dettato della Costituzione della Repubblica
Italiana, alle norme di diritto internazionale recepite nel nostro
ordinamento e ai principi della civilta' giuridica.
Glielo chiediamo in nome del futuro dei nostri figli, Dario  e Luca.
Vorremmo potessero vivere in un paese democratico, memore della propria
storia di terra di migranti, forte di un patrimonio culturale umanistico e
solidale, in sintonia con le grandi trasformazioni globali che il Presidente
Barack Obama ha cosi' ben testimoniato nel corso delle sue recenti visite in
Italia e in Ghana.
Anna Malgarise, Eboure Koffi N'Dakpangny

8. UNA SOLA UMANITA'. MARIO MARTINI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Signor Presidente,
non avrei mai pensato di arrecare disturbo al Suo alto ruolo io, privato
cittadino, se non percepissi la gravita' della situazione morale e politica
in cui versa l'Italia, che arriva a formulare leggi di grave discriminazione
sociale e addirittura razziale. Tale e' infatti il testo di legge deliberato
in via definitiva dal Senato il 2 luglio scorso, noto come "pacchetto
sicurezza". Esso contiene norme che sono: anticostituzionali; contro i
diritti umani fondamentali; contro le norme basilari del  diritto
internazionale recepite nel nostro ordinamento; contro i principi della
civilta' giuridica dell'occidente.
Come cultore del pensiero di Aldo Capitini, ritengo che lí'adozione del
"pacchetto sicurezza" non comporterebbe altro che un incremento della
violenza, violando la compresenza e il diritto di tutti gli esseri alla
convivenza civile su un piano di pari dignita'.
La prego quindi di non firmare il decreto a Lei sottoposto fino ad una sua
radicale riformulazione.
Con un ringraziamento per tutto cio' che ha fatto e sta facendo per il
nostro sfortunato Paese,
Mario Martini
Perugia

9. UNA SOLA UMANITA'. MISSIONARI E MISSIONARIE DELLA CONSOLATA: LETTERA DI
DENUNCIA

Le Direzioni Generali dei Missionari e delle Missionarie della Consolata
hanno appreso con molta preoccupazione l'approvazione del decreto sulla
sicurezza varato dal Senato della Repubblica italiana il 2 luglio scorso.
Una legge che contiene, tra le altre cose, l'introduzione del reato di
immigrazione clandestina e la possibilita' di organizzare le ronde in
citta'.
Per questo riteniamo importante pronunciarci sul significato generale di
questa legge, l'impatto negativo che avra' nelle relazioni sociali, sul
pensare e sul modo di agire della gente, per la sua logica di contrasto e
repressione che troviamo profondamente in contrasto con la dimensione di
apertura all'altro e all'universalita' di orizzonti che sono aspetti
specifici del nostro essere e che da anni cerchiamo di trasmettere alla
societa' italiana. Inoltre vogliamo manifestare la nostra vicinanza e piena
solidarieta' ai tanti fratelli e sorelle migranti che, costretti a lasciare
i paesi del Sud del mondo - dove noi da decenni operiamo - sono giunti da
noi nella speranza di ricominciare una vita nuova, ma che invece, grazie
appunto a questa legge, saranno costretti a vivere nella paura di essere
braccati, l'incertezza del futuro e l'insicurezza di non venire rispettati
nei loro diritti fondamentali ed inalienabili.
Alla luce di questo, vogliamo condividere alcune riflessioni e fare anche
delle proposte.
Abbiamo ascoltato e letto le reazioni di alcuni rappresentanti autorevoli
del mondo ecclesiale e missionario, di cattolici impegnati nelle
organizzazioni di solidarieta' verso gli immigrati, di svariate associazioni
della societa' civile e dei migranti stessi, che attraverso interviste,
comunicati stampa e articoli su settimanali, hanno duramente criticato il
pacchetto sicurezza, esprimendo tristezza e sconcerto. Hanno chiaramente
accusato la legge di "ignorare i diritti umani" e di "mettere a rischio
l'integrazione" e per questo "portera' solo dolore" (Mons. Agostino
Marchetto, segretario del Pontificio consiglio dei migranti). Inoltre "di
fronte al fenomeno complesso dell'immigrazione, e' evidente che una risposta
dettata dalle sole esigenze di ordine pubblico - che e' comunque necessario
garantire in un corretto rapporto tra diritti e doveri - risulta
insufficiente" (direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali e
sottosegretario della Cei, monsignor Domenico Pompili).
E poi il monito severo lanciato dall'arcivescovo di Milano, Dionigi
Tettamanzi, che "Le sofferenze dei migranti sono causate anche da
discutibili provvedimenti messi in pratica da quei Paesi ricchi che
dovrebbero impegnarsi piu' degli altri in seri percorsi di accoglienza".
A tutti coloro che prima di noi si sono esposti pubblicamente vogliamo
esprimere la nostra piena solidarieta' e ora unire la nostra voce alle loro
nel denunciare pubblicamente: siamo di fronte ad una legge sbilanciata che
gia' mostra crepe, e che rischia di tramutare la politica di gestione legale
dell'immigrazione in un complesso di misure punitive o in qualche caso
addirittura persecutorie.
Con l'introduzione del nuovo reato di clandestinita' si rendera' ancora piu'
difficile e incerta la vita di tanti migranti, che saranno costretti a
vivere nella paura costante e si lancia il pericoloso messaggio alla gente
che con questo "nuovo reato" di clandestinita', prescindendo dalle azioni
concretamente compiute e criminalizzando la semplice presenza in Italia,
allora ogni immigrato diventa un possibile pericolo e un potenziale nemico.
Dal punto di vista del migrante, invece, e' come se creassimo il "reato di
speranza" per tanti uomini e donne che lasciano l'Africa, l'America Latina,
e l'Asia e approdano in Italia alcuni per sopravvivere e altri per cercare
una vita migliore con tutti i rischi implicati. Ma e' proprio questa loro
speranza che e' criminalizzata e perseguita con norme di legge come se fosse
un pericolo, una minaccia, fonte di disagio, invece che possibilita' di vita
nuova, una risorsa e ricchezza per tutti noi.
Con tristezza anche noi abbiamo avvertito che in Italia si sta instaurando
un clima da "tutti contro tutti", che questa legge sulla sicurezza non aiuta
certo a svelenire. Basta ricordarsi l'escalation di aggressioni a sfondo
razziale in varie citta' d'Italia. Poche le reazioni, molto il silenzio
compiacente! Perche' allora meravigliarci del consenso, non generalizzato ma
esistente, tra la gente semplice verso la questa nuova legge? In fondo in
essa si condensa una cultura della paura e del disprezzo che in tempo di
crisi come i nostri si orienta sugli immigrati come una minaccia e fonte di
disagio sociale.
Allo sconcerto pero' vogliamo aggiungere un appello, articolato da diverse
proposte e a diversi livelli, affinche' il dibattito su questa legge e le
sue implicazioni sociali continui e non lasciamo i migranti soli e smarriti
nel tessuto sociale in cui a fatica si sono inseriti.
Nelle nostre comunita', nelle diocesi e parrocchie, tra i giovani e gli
studenti, insieme ad associazioni e organismi di volontariato, si creino
occasioni per discutere sulla relazione con i migranti, per una conoscenza
diretta dei migranti, delle loro storie e difficolta'. Solo cosi', anche se
timidamente, cadranno le barriere e i pregiudizi, e si potra' assumere una
mentalita' di cambiamento e porre le basi nella nostra societa' della
"convivialita' delle differenze" (don Tonino Bello).
Facciamo appello ai legislatori, affinche' una revisione radicale sia fatta
della legge in quanto basata sulla paura e sulla discriminazione per questo
anticostituzionale e lesiva dei diritti delle persone. Inoltre considerino
l'impegno contro la miseria, l'impoverimento e l'emarginazione di tante
persone e famiglie, dentro e fuori il nostro paese, una priorita'
dell'agenda politica italiana.
Siamo convinti che il fenomeno della immigrazione non puo' e non deve essere
trattato semplicemente e unicamente come un "problema" di sicurezza
nazionale, ma deve essere affrontato con leggi che si ispirano a diritti e
doveri, al rispetto della legalita' certamente, ma altresi' accompagnate da
un programma di politiche sociali onnicomprensive ed adeguate, che
considerino l'altro prima di tutto come "persona".
E' importante aiutare la gente a capire la complessita' dei fenomeni
migratori cosi' vasti e costanti negli ultimi anni. Per questo e'
fondamentale cercarne le cause, nella cronica instabilita' politica ed
economica di intere aree del sud del mondo, costrette alla poverta' e alla
miseria, dovuta anche a guerre interne, fomentate direttamente o
indirettamente dai nostri governi occidentali per il saccheggio delle loro
materie prime necessarie per mantenere lo standard di vita dei nostri paesi
occidentali.
Crediamo che alla luce della Parola di Dio, e del Vangelo in particolare,
l'accoglienza non possa mai essere negata perche' nessun straniero e' di per
se' un delinquente, anzi e' la presenza di Cristo da accogliere oggi: "Ero
straniero e mi avete accolto" (Matteo 25). E perche' "ogni migrante e' una
persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali
inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione" (Bendetto
XVI, Caritas in Veritate, n. 62).
A tutti voi, fratelli e sorelle missionari, chiediamo di fare memoria che
anche noi siamo stati ospiti in terre straniere, e a voi italiani di non
dimenticare il vostro passato di migranti e le sofferenze e difficolta'
patite dai vostri connazionali migranti in terre lontane.
In questo momento di sofferenza e di forte preoccupazione ritroviamo la
speranza nella Parola che Dio rivolse a Israele e che risuona come un monito
anche per noi oggi: "Non molesterai il forestiero ne' l'opprimerai, perche'
voi siete stati forestieri in terra d'Egitto" (Esodo 22,20).

10. UNA SOLA UMANITA'. RETE EBREI CONTRO L'OCCUPAZIONE: AL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA

Egregio signor Presidente,
abbiamo appreso con viva preoccupazione che il Parlamento italiano ha
approvato il cosiddetto "pacchetto sicurezza".
Noi siamo convinti che l'approvazione di queste leggi non portera' nessuna
sicurezza, al contrario fara' diventare il nostro paese sempre piu'
incivile, barbaro e disumano.
Tutti i principi della Costituzione sono calpestati da queste leggi e i
diritti umani sono violati con arroganza e in nome di un senso di
superiorita' che non ha nessuna giustificazione.
Noi vediamo con angoscia ripetersi la storia delle leggi razziali e di leggi
che somigliano a quelle nazifasciste, vediamo che ancora innocenti sono
perseguitati sotto i nostri occhi.
Come ebrei che ricordano molto bene la storia recente siamo particolarmente
preoccupati e angosciati, come italiani siamo disgustati dalla deriva che
sta prendendo il nostro paese.
Rete ebrei contro l'occupazione

11. UNA SOLA UMANITA'. MARCO REVELLI: LO STRAPPO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 15 luglio 2009 col titolo "Lo strappo di
civilta'"]

Nessuno potra' dire che non sapeva.
Le cifre della strage sono pubbliche, accessibili a tutti. Basta consultare
il sito di Fortress Europe (http://fortresseurope.blogspot.com) per
conoscere i numeri della nostra vergogna. Nei primi quattro mesi dell'anno
sono stati gia' 339 i migranti morti annegati nel canale di Sicilia. Erano
stati 1.274 in tutto il 2008. E ammontano a 4.099 nel quindicennio che va
dal 1994, quando si e' incominciato a tenere il conto dei morti sulla base
delle notizie stampa, a oggi. Un'altra decina di migliaia di vittime si
contano sulle rotte verso la Spagna e le Canarie (4.436), nel mar Egeo,
verso la Grecia (1.310), nel nostro Adriatico, dall'Albania (603), o nel
deserto del Sahara, lungo "le piste tra Sudan, Chad, Niger e Mali da un lato
e Libia e Algeria dall'altro" (1.691 morti censiti, ma il numero e'
sottostimato perche' la maggior parte delle tragedie si consuma fuori da
ogni vista, senza lasciar traccia ne' notizia).
Altri sono morti di freddo nel tentativo di attraversare le zone montuose
tra Turchia e Grecia. O saltando nei campi minati dell'Evros, in Macedonia
(91 persone). O annegati nelle acque dell'Oder, del Sava, del Morava, i
fiumi che separano Polonia e Germania, Bosnia e Croazia, Slovacchia e
Repubblica Ceca. O assiderati nei carrelli degli aerei dove si erano
nascosti per sfuggire ai controlli (41 persone). O soffocati nei container
di un tir. O, ancora, caduti sotto gli spari delle diverse polizie di
frontiera, a Ceuta e Melilla, l'enclave spagnola in Marocco, in Gambia, in
Egitto, in Israele, in Libia, dove sono documentate le feroci torture
praticate "nei centri di detenzione per stranieri, tre dei quali sarebbero
stati finanziati dall'Italia".
Il totale e' agghiacciante: 14.679 morti documentate lungo il perimetro che
circonda la civile Europa con un muro immaginario immenso, infinitamente
piu' lungo, alto e terribile di quello stesso Muro di Berlino la cui caduta
e' stata salutata come una liberazione dai fantasmi del Novecento. Di questi
numeri non si e' parlato nel G8 dell'Aquila, che pure della tragedia
dell'Africa si e' fatto ampiamente scudo per nascondere il proprio vuoto.
Non hanno turbato lo shopping delle first ladies per le vie di Roma. Ne' i
sonni dei loro augusti mariti nella caserma di Coppito, riadattata in fretta
e furia per l'occasione probabilmente con il lavoro di un buon numero di
sopravvissuti a quella strage, ora "regolarizzati".
Soprattutto non hanno segnato, col proprio scandalo, neppure una riga dei
discorsi ufficiali del cosiddetti "Grandi", detentori di un'estenuata
sovranita' nazionale che - pur nel proprio anacronismo - non tollera messe
in discussione ne' eccezioni, pronta a rivalersi della propria impotenza
verso la forza dei mercati e dei capitali con la segregazione, il
respingimento, la chiusura dei confini e il loro presidio, l'ostentazione
muscolare nei confronti dei piu' deboli tra i deboli.
Men che meno, quei numeri - eppure di questo si trattava -, hanno anche
soltanto sfiorato la discussione nel nostro parlamento su quel decreto
sicurezza che, divenuto legge, trasforma in reato penale la colpa di esser
sopravvissuti al viaggio. Tacendo sui sommersi, costituisce in "criminali" i
salvati. Il Senato l'ha approvato in un clima dimesso, dopo un dibattito
svogliato, come si trattasse di ordinaria amministrazione, con
un'opposizione rassegnata, distratta e in una sua parte, almeno, intimamente
connivente. E una stampa divisa tra le storie da bordello del premier e la
cronaca rosa del summit, un occhio ai letti di palazzo Grazioli e l'altro ai
tavoli di Coppito.
Eppure uno strappo, grave - un ennesimo, tanto che ci si e' assuefatti -
alla nostra civilta' giuridica, e alla piu' elementare morale pubblica, in
quell'atto si e' consumato: con l'introduzione del "reato di
clandestinita'", in una forma che e' unica in Europa, si e' varcato un
limite. Sanzionando penalmente l'ingresso o la permanenza del singolo
straniero sul nostro territorio, si individua come fattispecie di reato non
un fatto o una serie di "fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale"
ma - come e' stato autorevolmente sostenuto da un buon numero di giuristi -
"una condizione individuale, la condizione di migrante" secondo una logica
che assume di per se' "un connotato discriminatorio contrastante non solo
con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia
costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti
solo per fatti materiali".
Sul piano pratico gli effetti saranno nulli, o piu' probabilmente negativi.
Chiunque conosca il problema concorda che l'applicazione di quell'obbrobrio
e' tecnicamente impossibile, metterebbe in crisi l'intero sistema
giudiziario. Spaventera', certo. Rafforzera' le tendenze xenofobe gia' fin
troppo diffuse nei nostri uffici pubblici, nei commissariati di polizia, tra
le pieghe della burocrazia. Alimentera' la paura in chi dalla paura, nelle
proprie terre, aveva tentato di fuggire. Ma non produrra' certo ne' piu'
"sicurezza", ne' piu' ordine. Anzi. Puo' darsi che per qualche tempo
influenzi la geografia dei flussi, scoraggiando almeno in parte le rotte
verso l'Italia, spostandone tuttavia le derive lungo altre direttrici, dalla
Turchia alla Grecia, in primo luogo, sui confini orientali dove la
pericolosita' e' maggiore, e la mortalita' rischia di crescere.
Un effetto, evidente, la legge ce l'ha, invece, sul piano simbolico. Per il
messaggio che lancia. E per l'incultura che rivela. Uno strappo
intollerabile, perche' di effetti simbolici si nutre oggi la politica e la
coscienza collettiva. E di oltraggi simbolici al pudore civile una
democrazia muore. C'e' da augurarsi che la figura cui spetta in ultima
istanza il ruolo di "custode della Costituzione" non avalli un tale strappo.
Che lo scandalo di quei numeri, inascoltato negli altri luoghi del potere,
varchi almeno i muri del Quirinale.

12. UNA SOLA UMANITA'. TIZIANO TISSINO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Egregio Presidente,
Le scrivo per unirmi al coro di quanti, in questi giorni, le stanno
chiedendo di non ratificare il cosiddetto "decreto sicurezza". Altri, molto
meglio di me, hanno argomentato sullo strappo costituzionale che quella
legge causerebbe. Altri hanno sottolineato come quelle norme siano un
accanimento contro i piu' poveri, senza che questo comporti alcun
miglioramento in termini di sicurezza.
Lei, che e' il garante della Costituzione, non puo' ignorare quei segnali
d'allarme in nome di un malinteso senso di neutralita' rispetto alle scelte
politiche della maggioranza governativa.
Distinti saluti.
Tiziano Tissino,
Porcia (Pordenone)

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UNA SOLA UMANITA'
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Supplemento straordinario de "La nonviolenza e' in cammino" del 16 luglio
2009
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