Minime. 873



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 873 del 6 luglio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Ora o mai piu'
2. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista
3. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in
Italia
4. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e
soggiorno illegale dei migranti
5. VIII Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre
2009
6. Bruno Accarino presenta il "Carteggio 1971-1978" tra Hans Blumenberg e
Carl Schmitt
7. Giulia Zoppi presenta "Proprio stanotte" di Rebecca West
8. Riletture: Ernst Bloch, Ateismo nel cristianesimo
9. Riletture: Ernst Bloch, Il principio speranza
10. Riletture: Ernst Bloch, Karl Marx
11. Riletture: Ernst Bloch, Marxismo e utopia
12. Riletture: Ernst Bloch, Spirito dell'utopia
13. Riletture: Ernst Bloch, Thomas Muenzer teologo della rivoluzione
14. Riletture: Ernst Bloch, Tracce
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. ORA O MAI PIU'

Che giungano al Presidente della Repubblica migliaia e migliaia di inviti a
non avallare il colpo di stato razzista. A non si rendersi complice di un
cosi' flagrante ed infame crimine contro l'umanita'.
Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e':
Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; l'indirizzo
di posta elettronica e': presidenza.repubblica at quirinale.it
*
Che giungano al Presidente della Repubblica migliaia e migliaia di lettere
di cittadini italiani ad esortarlo a svolgere il suo ruolo di presidio della
Costituzione e di rappresentante dell'unita' del paese: un paese civile, un
paese che ripudia il razzismo, un paese che ha scritto nella sua legge
fondamentale che "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili
dell'uomo".
Che giungano al Presidente della Repubblica migliaia e migliaia di lettere
di cittadini italiani ad esortarlo a respingere il colpo di stato razzista.
A difendere la legalita' e la Costituzione, la democrazia e i diritti umani,
la civilta' giuridica e la civile convivenza. Affinche' in questa drammatica
ora adempia con onore e con rigore al suo mandato.
*
E in ogni citta', in ogni paese si promuovano iniziative pubbliche a
sostegno della richiesta al Presidente della Repubblica di non ratificare il
colpo di stato razzista.

2. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL COLPO
DI STATO RAZZISTA

Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la
complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere
respinto.
E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare
l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con
la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e
criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento
giuridico della Repubblica.
Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello
affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i
fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che
viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 2 luglio 2009

3. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE
LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una
straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento
italiano al fascismo.
Non sempre sono state pero' conosciute in tempo.
In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni
aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un
dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione
pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni
passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si
riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far
arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al
Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme
discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si
vedevano dai tempi delle leggi razziali.
E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli
ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta
centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti
previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di
un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza
vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene
sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita'
umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in
condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro
stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una
maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari"
diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri
e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi
razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei
loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro
bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste
misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse
una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune
umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori
regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi
internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si
basa la stessa costruzione politica europea.
E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che
viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la
propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame,
Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio

4. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI
DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI

Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie
innovazioni che suscitano rilievi critici.
In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della
discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e
il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma
che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso
simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e
presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale.
La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua
sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella
dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta
irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema
ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata,
nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri
strumenti idonei al raggiungimento dello scopo.
Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato
sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del
migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti
gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia
sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la
criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si
rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo.
L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non
rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale,
ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di
migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato
discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di
eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia
penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali.
L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme
di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di
ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio'
alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione
della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali
criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e
magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da
un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di
giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema
complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza.
Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia
dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa
coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati"
(Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il
legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi
fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di
discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di
razionalita' finalistica.
"Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu'
avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si
puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o
anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare
le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole
con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di
"mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995)
offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella
dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria
complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla
Costituzione a tutte le persone.
25 giugno 2009
Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano
Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia,
Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio
Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi,
Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo
Zagrebelsky

5. INCONTRI. VIII GIORNATA ECUMENICA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO DEL 27
OTTOBRE 2009
[Dal comitato promotore della Giornata ecumenica del dialogo
cristiano-islamico (per contatti: webmaster at ildialogo.org) riceviamo e
diffondiamo]

"La gioia del raccontarsi la vita"
I promotori della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico hanno
lanciato anche quest'anno l'appello per la realizzazione della ottava
edizione della giornata che si svolgera' il prossimo 27 ottobre 2009.
L'iniziativa va oramai avanti ininterrottamente e positivamente dal 2001, da
quando un gruppo di cristiani di varie confessioni lancio' un appello per
impedire che la guerra iniziata con i tragici eventi dell'11 settembre
bloccasse tutte le iniziative di dialogo fra cristiani e musulmani che si
stavano realizzando in Europa e nel mondo. Questa positiva esperienza -
sottolinea l'appello - e' oggi unica nel panorama europeo cosi' come e'
unico il clima di islamofobia e odio razziale che si registra nel nostro
paese.
Il tema della prossima giornata proposto dal comitato organizzatore e'
quello de "La gioia del raccontarsi la vita", "per riscoprire la dimensione
del racconto che e' riscontrabile in modo chiaro sia nella Bibbia sia nel
Corano, libri che sono stati alimentati dallo spirito di Dio, che e' passato
e continua a passare di bocca in bocca, di cuore in cuore, di generazione in
generazione".
Per leggere il testo completo dell'appello cliccare sul seguente link:
http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Cstampa_1246529838.htm
Sul tema del raccontarsi la vita segnaliamo un importante contributo di
Luigi Accattoli che si puo' leggere al seguente link:
http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/Dibattito_1245943409.htm
Il sito di riferimento della Giornata e' www.ildialogo.org
Per tutte le notizie, appuntamenti, interventi, materiali per la giornata si
veda la pagina web:
http://www.ildialogo.org/islam/cristianoislamico.htm
Per l'elenco delle riviste e associazioni che finora hanno promosso e
sostenuto la
Giornata si veda la seguente pagina web:
http://www.ildialogo.org/islam/dialogo2007/promotorisesta29062007.htm
Per aderire alla VIII Giornata:
http://www.ildialogo.org/cristianoislamico/promotori_1246528962.htm
Fra qualche giorno sara' disponibile la locandina della VIII Giornata.
Con un fraterno augurio di pace, shalom, salaam
Il comitato organizzatore
Roma, 2 luglio 2009

6. LIBRI. BRUNO ACCARINO PRESENTA IL "CARTEGGIO 1971-1978" TRA HANS
BLUMENBERG E CARL SCHMITT
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 aprile 2008 col titolo "Testimoni
informati dei fatti politici" e il sommario "Coloro che non hanno parte
nella fortuna dei potenti spesso hanno parte nella loro sventura.
L'epistolario tra Carl Schmitt e Hans Blumenberg. Un garbato scambio di
lettere che nasconde l'aspro oggetto del contendere tra i due filosofi sulla
centralita' della coppia amico e nemico per la comprensione del politico. Un
prezioso documento sulla crisi della modernita' che offre preziosi indizi
per orientarsi nel mondo attuale dove la ragione secolare mostra
un'incomprensibile timidezza verso l'uso spregiudicato della trascendenza
fatto da Joseph Ratzinger"]

Incontro tra giganti, e' il caso di dire, ma anche tra una vittima e un
carnefice, sia pure indiretto. Il semi-ebreo Hans Blumenberg rimase
nascosto, dopo la fuga da un campo di concentramento, fine alla fine della
guerra, Carl Schmitt fu internato due volte sotto l'accusa di
collaborazionismo e poi rilasciato. Stando a piu' di un attestato, il
rappresentante americano dell'accusa, tale Kempner, a cui le autorita'
alleate avevano affidato l'audizione di Schmitt, non doveva essere
particolarmente attrezzato alla bisogna: quel vecchio navigatore di mari
burrascosi, dalla cui personalita' Kempner era peraltro soggiogato, se lo
cucino' a suo piacimento. Altra faccenda e' se i tre grandi crimini del
processo di Norimberga - guerra di aggressione, crimini di guerra e crimini
contro l'umanita' - andassero a costituire un'intelaiatura giurisprudenziale
solida e inattaccabile - molti dubbi serpeggiavano anche tra gli alleati, al
di la' degli strumentali sofismi autodifensivi dei gerarchi nazisti. Schmitt
aveva inoltre, del rapporto tra vincitori e vinti, un senso letterariamente
raffinato e doloroso, al quale attinse poi in sede autobiografica e
memorialistica: e li', in una Germania avviata alla spartizione territoriale
della guerra fredda, vincitori e vinti avevano identita' precise.
*
Salvifico esorcismo
Di tutto questo, nel carteggio Blumenberg-Schmitt degli anni 1971-1978, non
c'e' quasi traccia, se non per il fatto che i curatori rendono disponibile,
nei materiali che accompagnano l'epistolario, un breve testo inedito di
Blumenberg nel quale quest'ultimo si toglie lo sfizio di cogliere Schmitt in
reato flagrante di incoerenza: quando infatti viene all'ordine del giorno la
possibilita' di dare informazioni delatorie su colleghi giuristi altrettanto
coinvolti, Schmitt denuncia come militarista e bellicista un testo del
giurista ebreo Erich Kaufmann (fuggito in Olanda nel 1938) del 1911 (!).
Schmitt, che non fu avaro di pronunciamenti antisemiti, nel 1936 - osserva
Blumenberg - era stato inflessibile sull'opportunita' di citare autori
ebrei, anche solo come autorita' "puramente scientifica". Niente citazioni:
se proprio non si puo' evitare, aveva proposto Schmitt, si aggiunga la
denominazione "ebreo", ne verra' fuori comunque "un esorcismo salvifico".
Vicende che si sottraggono ad un regime discorsivo accademicamente paludato.
Il quale ha pero' il sopravvento nel tono e nello stile argomentativo delle
lettere, sempre improntate a grande cortesia, al massimo si lavora di
fioretto su squisitezze di filologia biblica.
Tra i due si era sviluppata, a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e i
primi anni Settanta del secolo scorso, una controversia a distanza sul
ruolo, sulla funzione e sul destino della teologia politica. Per Blumenberg
il testo di riferimento e' La legittimita' dell'eta' moderna, per Schmitt
tanto la giovanile Teologia politica (1922), poi rivista, quanto,
soprattutto, la Teologia politica II (1970), e sembra che ne avesse
progettato una terza. Blumenberg smonta il teorema della secolarizzazione
additando il suo attorcigliarsi in vere e proprie "metastasi terminologiche"
e la superfetazione di analogie improbabili. Secondo quel teorema, la
moderna etica del lavoro e' l'ascesi monacale mondanizzata, la rivoluzione
mondiale e' l'attesa della fine dei tempi secolarizzata, il presidente della
repubblica e' il monarca secolarizzato.
L'errore consiste, secondo Blumenberg, nel presupporre un'unica sostanza, la
storia, sulla quale la perdita della trascendenza avrebbe operato l'effetto
della secolarizzazione. Ma in questo modo si spalancano le porte ad un
equivoco di rango superiore, che fa coincidere mondanizzazione e
secolarizzazione: senonche', gia' Hannah Arendt aveva sostenuto che, con la
secolarizzazione, il mondo viene perduto e nient'affatto riconquistato. La
mondanita' dell'eta' moderna non puo' essere descritta, insiste Blumenberg,
come recupero della coscienza della realta' quale era esistita prima
dell'era cristiana della storia. Il teorema della secolarizzazione deforma
l'autenticita' dell'eta' moderna facendone un relitto, un residuo nel
processo che vede la religione ritirarsi dal mondo. Ne esce impoverita e
stravolta la grande cesura con il Medioevo, che Blumenberg ha saputo invece
ascoltare in tutto il suo travaglio.
Lasciate a briglia sciolte, le analogie e le assonanze acquisiscono un
carattere di ovvieta' e nascondono quanto di azzardato contengono. Cosi', il
postulato dell'uguaglianza politica di tutti i cittadini avrebbe
secolarizzato il precedente concetto dell'uguaglianza di tutti gli uomini di
fronte a Dio; o anche: le concezioni fondamentali del nostro diritto penale
si muoverebbero sulla traiettoria di una teologia secolarizzata e
implicherebbero un concetto di colpa mutuato da una situazione sacra. Nel
caso specifico di Schmitt, il caso di emergenza e la situazione eccezionale
nelle vicende politiche assumono, a suo stesso dire, un ruolo analogo a
quello del miracolo in teologia. Quasi alla moda e' diventato poi, denuncia
Blumenberg, il vezzo di interpretare il marxismo come un progetto di
secolarizzazione sia del paradiso biblico che del messianismo apocalittico.
Ecco perche' un processo come la secolarizzazione, strettamente e
tecnicamente riferito all'espropriazione dei beni ("Tous les biens
ecclesiastiques sont a' la disposition de la nation": cosi' l'Assemblea
Nazionale francese del 1789), viene usato per costruire una storia
concettuale come schema degenerativo. Nell'istante aurorale vi e' un che di
originario senza vuoti e senza lacune, le fasi successive assommano ad
un'espropriazione illegittima di quella ricchezza primigenia: la modernita'
e' un furto, un che di illegittimo, il prodotto di un'espropriazione di un
patrimonio altrui.
*
Quella roccaforte irrinunciabile
La riflessione di Blumenberg ha come bersaglio principale, in realta',
l'opera di Karl Loewith, e solo indirettamente quella di Schmitt, nel caso
della quale, naturalmente, oggetto di disputa e' l'affermazione secondo la
quale tutti i concetti piu' pregnanti della moderna dottrina dello Stato
sono concetti teologici secolarizzati. Con il che vengono inaugurate molte
deduzioni infondate: per esempio, che il Dio onnipotente e' diventato
l'onnipotente legislatore. E' bensi' vero, poi, che ogni rivoluzione si
autointerpreta come creatio ex nihilo e che sembra ricalcare l'atto della
creazione divina, ma e' altrettanto vero che non esita a ricorrere
selettivamente ad un serbatoio pagano e a forme di travestimento: come
scrisse Marx nel Diciotto brumaio, proprio quando gli uomini lavorano a
trasformare se stessi e le cose, a creare cio' che non e' mai esistito,
"proprio in tali epoche di crisi rivoluzionaria essi evocano con angoscia
gli spiriti del passato per prenderli al loro servizio; ne prendono a
prestito i nomi, le parole d'ordine per la battaglia, i costumi, per
rappresentare sotto questo vecchio e venerabile travestimento e con queste
frasi prese a prestito la nuova scena della storia".
A tutto questo le lettere ora rese disponibili non aggiungono novita'
clamorose. Liberalismo, tecnica ed economia congiurano, secondo Schmitt, ad
annacquare l'immagine del nemico, ridotto a partner di discussione o a
concorrente economico e percio' de-politicizzato. Ma non si puo' fare a meno
di annotare che, dopo la morte di Schmitt nel 1985, Blumenberg ha sondato
piu' volte la tenuta filosofica della coppia amico/nemico, che per Schmitt
era una roccaforte irrinunciabile: e lo ha fatto con percorsi ed esiti che
prima la de-politicizzano, poi la ri-politicizzano in un senso molto
diverso. L'ostilita' e' una categoria politica, ma l'amicizia e' una
categoria antropologica: prende corpo in rapporti di parentela di sangue e
fa del nemico cio' che rimane per esclusione. L'illusione dell'amicizia
politica trasforma chi ne e' escluso in un nemico, e con svantaggi tangibili
che oggi non si traducono in una minaccia diretta di morte, ma possono
essere mortali: dal difficile accesso ai mercati all'espulsione dal circuito
delle informazioni. Il mondo e' diventato piu' piccolo, ma proprio per
questo si aggrava l'esplosivita' delle microdecisioni di non-riconoscimento
che esso ospita e con cui conferisce lo stigma del nemico. Ora, la teologia
e' impegnata a delineare un'istanza che non puo' essere ne' antropologizzata
ne' politicizzata: Dio non e' ne' amico ne' nemico di nessuno. Chi cerca di
alterare il dato artificiale di questo labile equilibrio facendo schierare
Dio da una parte o dall'altra, lavora al servizio di guerre sante e genocidi
e al tempo stesso fa della dedizione e della fiducia componenti prossime
alla beatitudine celeste, non alla vita degli uomini.
*
Messaggi dallo spazio
E' poi interessante osservare come Schmitt cerchi di catturare Blumenberg
nel proprio orizzonte almeno nell'unico punto in cui quest'ultimo sembra
essere ricettivo nei confronti del suo magistero. Le lettere, infatti, ci
restituiscono uno Schmitt attentissimo agli studi di Blumenberg sulla svolta
copernicana, ai quali viene riconosciuto il merito di avere "stellarizzato
la Terra", in certo modo ri-sacralizzando la prospettiva. Lo sguardo di
Blumenberg tendeva infatti ad antropologizzare e a "tellurizzare" il cosmo.
Cio' che abbiamo tra le mani, al termine della frenetica decade astronautica
sviluppatasi come gara sovietico-americana, e' solo l'immagine della Terra
dallo spazio. Si accavallano le delusioni: la curiosita' cosmica si e'
spenta, l'interesse si e' spostato dal mondo lontano a quello vicino, la
direzione dell'attenzione da centrifuga e' diventata centripeta.
Subdolamente, l'astronautica ha ricostituito un quadro precopernicano e
approntato il tripudio della Terra. L'umanita' ha forse un'altra opzione
oltre questo malmesso pianeta di periferia? Appartengono alla nostra
identita' quei paesaggi craterici butterati e quelle distese immense e
ineloquenti che i messaggi fotografici dallo spazio ci hanno impietosamente
restituito in tutta la loro monotonia? Dallo spazio la Terra si qualifica
come nave appoggio: nave-madre, Mutterschiff. Ma il linguaggio astronautico
non e' esatto, perche' e' alla solidita' del suolo terrestre, non ad una
nave nell'oceano spaziale, che le astronavi tornano il piu' presto
possibile.
Innamorato della terra e della Terra, Schmitt mette da parte tutte le
asperita' geopolitiche sullo spazio vitale hitleriano e raccoglie quella che
a sua volta e' una dichiarazione d'amore: alla resa dei conti, anche la
fredda svolta copernicana ci consente di continuare a coltivare
l'inarrivabile poesia del geocentrismo.
*
La timidezza di Habermas
Tra i molti personaggi di secondo piano (si fa per dire: da Hans Barion a
Erik Peterson) che si innestano sul tronco della discussione, mette conto
ricordare un outsider come Jacob Taubes. Homo unius libri (Escatologia
occidentale, 1947), rabbino, intelletto inquieto con una sua presenza
nell'onda lunga del Sessantotto berlinese, Taubes fu spinto proprio da una
lettera malandrina (24 maggio 1977) di Blumenberg ad accantonare imbarazzi e
remore morali e a prendere contatto con Schmitt. Ne nacque una vicenda nella
quale Taubes, con i suoi strumenti, cerco' di snidare l'opera di Schmitt e
di trascinarla in un quadro di critica dell'esistente. Di Blumenberg diceva:
"e' l'unico filosofo tedesco vivente che mi interessa", perche' si occupa di
metafore; di se stesso: "mi interrogo sul potenziale politico delle metafore
teologiche, cosi' come Schmitt si interroga sul potenziale teologico dei
concetti giuridici".
Che dire? Anche l'agenda filosofica si rinnova a ritmi vertiginosi, oggi
l'epistolario tra due frequentatori delle altezze supreme della cultura
europea ci colpisce meno di quanto avrebbe fatto in un passato recente.
L'eco di questi confronti e' ormai attutita, a meno che non ci sovvenga, per
esempio, la timidezza quasi autodelatoria con la quale Habermas concede a
Ratzinger che la ragione secolare e lo Stato costituzionale hanno fondamenti
normativi vacillanti e sono quotidianamente sospinti verso le regioni della
trascendenza. La modernita' anti-teologica ha sempre paura di vincere, anche
perche' sa di nascondere altre magagne. Lo stesso Schmitt sarebbe
sconcertato dalla totale mancanza di solennita' con cui non la teologia
politica, ma la religione e le autorita' ecclesiastiche intervengono, in
quella Roma che fu sempre al centro del suo universo di pensiero, nel
dibattito pubblico odierno. Ci rimane l'impressione di una diversa
sensibilita' di appartenenza disciplinare, pur nella comune trasversalita'
di interessi e di immense letture: Schmitt si autodefinisce con orgoglio un
giurista, Blumenberg e' stato soprattutto un instancabile indagatore di
questioni cosmologiche. Per Schmitt un mondo senza politica e' semplicemente
volgare, pacchiano, invivibile. Da quando sappiamo che la politica e' nel
mondo, e non viceversa, e che tuttavia, o proprio per questo, cio' non
impedisce alla politica di combinare disastri, all'opera di Blumenberg
possiamo accreditare almeno una superiore longevita'.
*
Postilla. Un cosmologo e un giurista a confronto
L'epistolario tra Hans Blumenberg e Carl Schmitt e' stato pubblicato con il
titolo Briefwechsel 1971-1978, a cura di A. Schmitz e M. Lepper (Suhrkamp,
2007). In Italia Marietti ha pubblicato La legittimita' dell'eta' moderna di
Blumenberg, del quale, sempre presso Suhrkamp, lo scorso anno e' apparso,
postumo, il grande lavoro antropologico Descrizione dell'uomo (cfr.
recensione su "Il manifesto", 22 settembre 2007). Sull'ultima versione della
teologia politica schmittiana Blumenberg interviene anche in Elaborazione
del mito (Il Mulino). La vicenda immediatamente post-bellica di Schmitt e'
documentata in Risposte a Norimberga di Carl Schmitt (Laterza). Escatologia
occidentale di J. Taubes e' tradotto da Elettra Stimilli (Garzanti, 1997) e
reca una prefazione di Michele Ranchetti. Un percorso specifico fu quello
dello storico Reinhart Koselleck, pur certamente indebitato con il magistero
di Schmitt e legato agli schemi concettuali della secolarizzazione.
Contributi molto documentati hanno fornito tra gli altri, in Italia, Carlo
Angelino, Carlo Galli, Michele Nicoletti, in Germania Hasso Hofmann, Armin
Mohler, Helmut Quaritsch, Richard Faber.

7. LIBRI. GIULIA ZOPPI PRESENTA "PROPRIO STANOTTE" DI REBECCA WEST
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 luglio 2009 col titolo "Da Rebecca West
il malinconico ritratto della fine di un'epoca"]

Rebecca West, Proprio stanotte, Mattioli 1885, pp. 350, euro 20.
*
Pubblicata postuma e incompleta nel 1984, la seconda parte della trilogia
dedicata alla famiglia Aubrey, This Real Night, e' la realistica quanto
rocambolesca autobiografia della scrittrice inglese (di padre irlandese e
madre scozzese) Rebecca West, nome d'arte di Cicily Isabel Farfield. Il
libro appare ora anche in Italia per Mattioli 1885, nella traduzione e per
la cura di Francesca Frigerio, con un titolo leggermente variato rispetto
all'originale: Proprio stanotte.
Dopo il drammatico abbandono di Piers Aubrey - padre delle gemelle musiciste
Rose e Mary, della bella Cordelia e del geniale Richard Quin - scappato
nottetempo per debiti di gioco, la vita della famiglia riprende a fatica tra
le ambizioni artistiche delle due musiciste e croniche ristrettezze
economiche. Avviata sulla strada della musica, senza peraltro possedere il
talento straordinario della madre Claire e nemmeno la freschezza
interpretativa della gemella Mary, Rose e' ancora una volta la voce narrante
della storia, prima testimone di un mondo che, per quanto minacciato da
vicende pubbliche e private non sempre di facile soluzione, resta in piedi
grazie all'unione familiare e alla straordinaria apertura alle novita' che
contraddistinguono il vivace interno femminile descritto dalla West. Messo
da parte il tono incantato della fanciullezza con il quale la West aveva
esordito nella prima parte (La famiglia Aubrey, edito sempre da Mattioli
1885), finita la stagione dell'ingenuita', Proprio stanotte non tradisce i
caratteri dei suoi protagonisti, i cui vezzi restano gli stessi dei
precedenti capitoli della saga, come le antipatie, ma ha il pregio di
mostrarceli tutti e armoniosamente, insieme alla maturita' dei personaggi
che stanno entrando, non senza incertezze, nell'eta' adulta.
Nella prima parte del romanzo ancora si respira un'aria scanzonata
soprattutto quando la West tratteggia i primi approcci nel mondo della
musica professionistica delle gemelle, l'abbandono definitivo alla musica
della primogenita Cordelia, rassegnatasi ad accettare la mancanza di ogni
talento (cui fa da cornice comunque un'avvenenza che le procurera' un bel
marito sufficientemente ricco), l'avvio alla carriera universitaria di
Richard, nonche' il coronamento dei sogni della cugina Rosamund, perfetta
infermiera. Nella seconda parte, invece, l'equilibrio si spezza per dare
forma a un epilogo che si annuncia fosco, drammatico e per la prima volta,
senza vie di scampo.
Il declino di un'epoca, con l'annuncio dello scoppio della prima guerra
mondiale, passa attraverso casa Aubrey. Per una significativa coincidenza,
le mura della casa iniziano a sgretolarsi proprio il giorno della partenza
di Richard Quin per il fronte, e contemporaneamente l'arrivo di una
vecchiaia precoce per mamma Claire, il matrimonio di Cordelia, la notizia
della morte del padre fuggitivo ma ancora rimpianto e idealizzato.
Nulla sembra pero' ancora preludere al peggio, fino alla notizia improvvisa
della morte di Richard caduto in guerra, la cui partenza era stata salutata
da un vago sapore di requiem, come se la famiglia allargata delle Aubrey, in
assenza di quella esile e delicata presenza maschile, presagisse il
disastro.
Puntuale, nella notte, la malattia di Claire, caduta precipitosamente in uno
stato delirante per la morte del figlio a cui, "miracolosamente" dopo gli
anni di silenzio e di decorosa condotta, si aggiunge il ricordo angosciante
e terribile di un marito, Piers, scomparso nel nulla e mai piu' ritornato.
La scrittura si contrae nelle pieghe del lutto: con la fine di Claire,
letteralmente accartocciatasi nel proprio lamento e sulla scia della morte
di Richard e del padre lontano, per Rose e le altre arriva il momento della
consapevolezza del vivere, ma anche del morire. Proprio stanotte.

8. RILETTURE. ERNST BLOCH: ATEISMO NEL CRISTIANESIMO
Ernst Bloch, Ateismo nel cristianesimo. Per la religione dell'Esodo e del
Regno, Feltrinelli, Milano 1971, 1977, pp. 336. Il grande libro del 1968 del
filosofo del principio speranza, dell'utopia concreta, dell'ortopedia del
camminare eretti (1885-1977). Traduzione e introduzione di Francesco
Coppellotti.

9. RILETTURE. ERNST BLOCH: IL PRINCIPIO SPERANZA
Ernst Bloch, Il principio speranza, Garzanti, Milano 1994, 3 voll. per
complessive pp. XXXVIII + 1628. Un capolavoro del pensiero del Novecento.
Introduzione di Remo Bodei.

10. RILETTURE. ERNST BLOCH: KARL MARX
Ernst Bloch, Karl Marx. Il Mulino, Bologna 1972, 1977, pp. 224. Una raccolta
di saggi e interventi di Bloch su Marx e il marxismo scritti tra il '49 e il
'68. Edizione italiana a cura di Remo Bodei.

11. RILETTURE. ERNST BLOCH: MARXISMO E UTOPIA
Ernst Bloch, Marxismo e utopia, Editori Riuniti, Roma 1984, pp. 184. Una
raccolta di interviste a Bloch degli anni '60 e '70 (ma anche un'intervista
congiunta a Bloch e a Juergen Moltmann), che puo' costituire un'agile
introduzione alla sua figura, alla sua vicenda, al suo pensiero. Edizione
italiana a cura di Virginio Marzocchi.

12. RILETTURE. ERNST BLOCH: SPIRITO DELL'UTOPIA
Ernst Bloch, Spirito dell'utopia, La Nuova Italia, Scandicci (Firenze) 1992,
pp. LII + 426. Un testo capitale e fondativo della riflessione e dello stile
di pensiero e di scrittura di Bloch(pubblicato nel 1918, poi in seconda
edizione nel 1923, ed in terza nel 1964). A cura di Francesco Coppellotti e
con rilevanti apparati e appendici.

13. RILETTURE. ERNST BLOCH: THOMAS MUENZER TEOLOGO DELLA RIVOLUZIONE
Ernst Bloch, Thomas Muenzer teologo della rivoluzione, Feltrinelli, Milano
1980, pp. 208. La classica e fiammeggiante monografia del 1921 su Thomas
Muentzer, il teologo cinquecentesco della rivoluzione egualitaria contadina.
A cura di Stefano Zecchi.

14. RILETTURE. ERNST BLOCH: TRACCE
Ernst Bloch, Tracce, Garzanti, Milano 1994, pp. LXXX + 254. L'opera del 1930
(poi accresciuta nel 1959 ed ancora nel 1969) che in stile aforistico e
narrativo, ironico e sapienziale, svolge ed intreccia acute, fulminanti
riflessioni. A cura e con un'ampia introduzione di Laura Boella.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 873 del 6 luglio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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