Voci e volti della nonviolenza. 335



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 335 del 23 maggio 2009

In questo numero:
1. Parole senza musica
2. Benito D'Ippolito, Osvaldo Caffianchi, Luciano Bonfrate: Un dialogo su
Lanza del Vasto, in tre sonetti per le rime
3. Benito D'Ippolito: In memoria di don Beppe Socci
4. Osvaldo Caffianchi: Un ricordo di Joe Strummer, in forma di lapide
5. Osvaldo Caffianchi: Domenico Sereno Regis, una litania con una chiusa in
forma di epigrafe
6. Benito D'Ippolito: Le false memorie
7. Benito D'Ippolito: In cammino
8. Benito D'Ippolito: Nelle nostre mani
9. Benito D'Ippolito: Un encomio e un incitamento
10. Benito D'Ippolito, Osvaldo Caffianchi, Luciano Bonfrate: In memoria di
don Sirio Politi, a quindici anni dalla scomparsa
11. Benito D'Ippolito: Ai partecipanti all'incontro di Assisi
12. Fedele Labruiero: La scacchiera
13. Luciano Bonfrate: In memoria di Martin Luther King
14. Benito D'Ippolito: In memoria di Alice Paul
15. Benito D'Ippolito: Franz Jaegerstaetter, nel sessantesimo anniversario
della morte
16. Luciano Bonfrate: Da Assisi a Gubbio ricordando Darina Silone
17. Gli idilli di Margutte: gita a Guantanamo. Parla la guida turistica
18. Benito D'Ippolito: Dalle miniere della storia ansiosi
19. Benito D'Ippolito: Un improvvisato saluto agli amici del Centro di
educazione alla mondialita' riuniti a Viterbo in questi giorni
20. Benito D'Ippolito: Cancun
21. Benito D'Ippolito: Biko
22. Benito D'Ippolito: Ballata dei governi che sanno quel che fanno
23. Benito D'Ippolito: Alcuni frammenti da due cantate in memoria di due
persone amiche scomparse in questi giorni
24. Facile
25. Appendice. Benito D'Ippolito: Tre prischi idilli e uno scherzo con fuoco

1. EDITORIALE. PAROLE SENZA MUSICA

Riproponiamo qui alcuni testi in versi apparsi sul nostro foglio tra il
gennaio 2003 e il gennaio 2004. In appendice un testo apparso su "Educarsi
alla pace" n. 4 del 17 maggio 2004. Abbiamo omesso molti altri testi gia'
successivamente ripubblicati.

2. BENITO D'IPPOLITO, OSVALDO CAFFIANCHI, LUCIANO BONFRATE: UN DIALOGO SU
LANZA DEL VASTO, IN TRE SONETTI PER LE RIME

I. Benito D'Ippolito agli amici suoi Osvaldo e Luciano

Tra le figure della nonviolenza
piu' grandi, quella di Lanza del Vasto
sempre mi e' parsa nella sua essenza
interrogante ad un fatal contrasto.

Cosi' assertiva come avesse scienza
di cio' che e' sano e cio' che invece e' guasto
come se avesse un metro la coscienza
che misurasse tutto in sguardo casto.

Enigmatica percio' figura
cosi' esigente e cosi' netta e forte
quasi vedesse la vita futura

e invece io solo questo ho avuto in sorte
di dubitar di tutto per natura
sempre sentendo il morso della morte.

*

II. Osvaldo Caffianchi agli amici suoi Benito e Luciano

Aveva nello sguardo la sapienza
che si coltiva camminando, e vasto
il mondo andando pellegrino e senza
della violenza sopportare il basto.

non ammetteva torpida indolenza,
e univa in sobrieta'; il fasto nefasto
bandiva come esca e come lenza,
e combatteva dei vizi l'impasto.

Di salda presa con mano sicura
dava soccorso a quanti gia' ritorte
e ceppi inviluppavan, la statura

rivendicando in tutti, e le piu' assorte
chiamando menti a risvegliarsi, e cura
prendendosi di contrastar la morte.

*

III. Luciano Bonfrate agli amici suoi Benito e Osvaldo

Nemico sempre di ogni ria violenza,
della saggezza il fiero e dolce pasto
recava in dono con la sua presenza
di buon amico e consiglier teofrasto.

Poneva chiara e netta l'esigenza
di verita', di impegno, e facea tasto
dell'altrui persuasione e diligenza
di voti dando rigido un catasto.

E' ostica anche a me la scelta dura
dell'ordine, la regola, le accorte
tassonomie in cui sento le mura

che per protegger soffocan le smorte
anime, e temo generin rancura
e sian di essenza viva forme morte.

3. BENITO D'IPPOLITO: IN MEMORIA DI DON BEPPE SOCCI

C'e' una Viareggio che non va in diretta
sui network degli assassini.
E' la Viareggio di cuore grande
la Viareggio degli animi bambini.

Don Beppe Socci, prete operaio
come don Sirio scelse la sua parte:
al fianco di chi soffre costruire
pace e giustizia fu la loro arte.

Viveva l'utopia che costruisce
mani di fabbro, e agile anima di ballerina
aveva fede nello spirito incarnato
nella piu' fonda notte recare la mattina.

Aveva quel sapere che si sa
solo se si e' insieme, la sapienza
che solo se e' coscienza vale e va
contro l'orrore e lo sconfigge, scienza
che si fa azione e comunione e gia'
ne sai tu il nome, e il nome e' nonviolenza.

4. OSVALDO CAFFIANCHI: UN RICORDO DI JOE STRUMMER, IN FORMA DI LAPIDE

Non era un gran musicista
Joe Strummer,
ma un militante si'.

E mi pare che questo
conti di piu'.

5. OSVALDO CAFFIANCHI: DOMENICO SERENO REGIS, UNA LITANIA CON UNA CHIUSA IN
FORMA DI EPIGRAFE

Aveva un nome che era gia' un programma.

Domenico vuol dire la persona
che e' del Signore ed ha la sua fiducia
un nome che portato porta festa.

Sereno poiche' nulla e' la bonta'
se non sa dare la serenita'
senza di cui solo il dolore resta.

Quel Regis che tradotto vuole dire
"del re" a quale re allude? Certo
il Re che volle farsi servo attesta.

Aveva un nome che era gia' un programma
ma il nome e' nulla e nulla e' il programma
se non sovviene virtu' d'operare
che' l'opera e' che invera la parola
e la parola a farsi carne aspira.

Fu operatore di pace, Domenico Sereno Regis.
Gli amici non l'hanno dimenticato.

6. BENITO D'IPPOLITO: LE FALSE MEMORIE

Qui tutto e' tufo, tutto e' anima
tutto e' pioggia obliqua, tutto
e' acqua che scorre, tutto
e' filamenti di vento, seminagione
di nulla.

E in tanta disperazione
mi torni in mente tu.

7. BENITO D'IPPOLITO: IN CAMMINO

Questo di oggi e' un popolo in cammino
non sa verso dove ma sa da dove viene
da cosa fugge, a cosa si oppone.

E si oppone alla guerra, la guerra nemica
di tutte le genti e del mondo
divoratrice.

Fugge dall'apatia, la complicita'
che consiste nel dire decidano altri.

Viene da una storia di sangue e furore
la storia che uccide la storia e le storie
la storia che mena al piu' nulla.

E' gente in cammino e camminando
fa strada. Far strada
e' gia' opporsi alla morte.

Cammin facendo costruisce la vita
raccoglie i feriti e li cura,
raccoglie le armi e le spezza,
ascolta ed intreccia parole, fa luce
tutti accogliendo.

E' un duro cammino di gente che spera e che lotta
che vuole che il mondo continui
che ancora e di nuovo sia sera e mattina

per te, per Maria, per tutti.

8. BENITO D'IPPOLITO: NELLE NOSTRE MANI

Fermare la guerra e' ormai
solo nelle nostre mani.

Sei tu che devi fermarla, non altri.

Non chiedere ad altri, agisci.

Non attendere, il momento e' adesso.

La vita o la morte di molti
sono nelle nostre mani.

Sei tu che devi salvarli.

9. BENITO D'IPPOLITO: UN ENCOMIO E UN INCITAMENTO

I.
Non ho mai posseduto un'automobile
non ho mai neppure preso la patente
ogni giorno ho camminato per chilometri
il mio passo volli lieve sulla terra.

Se la guerra e' anche la guerra del petrolio
tu boicottalo il petrolio della guerra.

Un'umanita' di libere ed eguali
donne e uomini potra' darsi soltanto
se si sceglie una piu' lenta e sobria vita
un piu' vivo darsi tempo e darsi pace.

II.
Do' il mio appoggio al boicottaggio della Esso
che ha l'appalto per fornire il propellente
della macchina da stragi e che lubrifica
l'apparato digerente della guerra
che divora carne umana e fa profitto
della morte e che riduce a oscene scorie
quelle che erano un minuto fa persone.

III.
E cosi' vogliate avere, amici cari
di "StopEssoWar" e delle nonviolente
antibelliche biciclettate
anche il plauso del burbero vecchione
che qui scrive queste storte righe e lente.

E che pensa - e qui lo dico in un sussurro -
che anche questa e' necessario fare scelta:
rinunciare all'automobile privata
costruire invece collettivo e pubblico
un modello di mobilita' per tutti
rispettoso della dignita' di tutti
della salute di tutti e del mondo.

Lo dicevamo gia' molti anni fa:
contro la guerra, cambia la vita.

10. BENITO D'IPPOLITO, OSVALDO CAFFIANCHI, LUCIANO BONFRATE: IN MEMORIA DI
DON SIRIO POLITI, A QUINDICI ANNI DALLA SCOMPARSA

I. Benito D'Ippolito: un ricordo

Di Comiso e Montalto erano gli anni
cupi nei quali conobbi don Sirio,
del sangue per le strade e sugli scranni
assisi i despoti. Anni di delirio
di furia e di empieta', felici quelli
che nulla sanno di quei tempi felli.

Ma insieme gli anni di lotte splendenti
lottate a viso aperto e cuore in mano
per conquistare con le unghie e i denti
a tutti dignita' di essere umano,
a tutti dagli stenti di sortire
trovando aita in un comun sentire.

Ed oggi che di nuovo la tempesta
infuria e la violenza si scatena
e la menzogna ogni pensiero infesta
e tutto invade nuova ria cancrena
al male opponi la tua resistenza
come gia' Sirio: con la nonviolenza.

*

II. Osvaldo Caffianchi: Alla memoria di don Sirio Politi

Viareggio e' una strana citta'
di acque che sanno di morte.
A Viareggio mi squarciarono la gola.

Viareggio e' una bella citta'
di gioie e di lotte profonde.
A Viareggio ritrovai il respiro.

Viareggio e' un'ardita citta'
ragazza dolente, e a Viareggio
la darsena, e nella darsena
Sirio Politi che alla nonviolenza
chiamava, ed usava quell'unica risorsa
in cui consiste infine il satyagraha:
dare l'esempio, e questo salva il mondo.

*

III. Luciano Bonfrate: Su questi binari a fermare la guerra

Ecco, mi torna in mente don Sirio
la lotta contro i missili, contro il nucleare
la lotta contro la macchina militare
e la solidarieta' concreta con chi soffre
il farsi prossimo di chi soffre
la vita condividerne e l'affanno.

Ecco, mi torna in mente don Sirio
l'obiezione di coscienza alle spese militari
l'obiezione di coscienza al servizio e all'industria militari
il ripudio delle armi e degli eserciti.

Ecco, mi torna in mente don Sirio
su questi binari, a fermare la guerra.

Ecco, don Sirio, non ho dimenticato
che alla violenza occorre opporsi sempre
e questa scelta e' la nonviolenza:
voce infinita che grida nel deserto
con sguardo e parola di donna tebana,
e si chiama coscienza.

11. BENITO D'IPPOLITO: AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO DI ASSISI

Nella polvere e nel vento queste parole
volino e giungano a voi, persone amiche
riunite in questi giorni per la pace
ad Assisi, cuore del mondo.

In questa ora di sforzo e di sgomento
prima del fumo e delle ceneri, vi giungano
queste parole, amici della pace
e della nonviolenza e quindi amici
dell'umanita' intera che si incarna
in ogni esistenza di donna e di uomo.

Possa anche questo incontro edificare
un riparo dal buio, un riparo dall'orco,
una difesa che la belva della guerra
non possa varcare.

Possa anche questo incontro dare mano
alla comune intrapresa la piu' urgente:
fare del mondo un luogo in cui convivere,
tutte le donne e tutti gli uomini in concordia.

Possa essere l'agire di noi tutti
coltivazione di pace, frutto di ragione,
salvezza per l'umanita', vittoria
- cosi' amava dire Vinoba - al mondo.
Riconoscimento
di tutti i diritti umani
a tutti gli esseri umani.

12. FEDELE LABRUIERO: LA SCACCHIERA

"La solidarieta' del mondo progressista per il popolo del Vietnam ricorda
l'amara ironia che rappresentava, per i gladiatori del circo romano,
l'incoraggiamento della plebe" (da una lettera ben nota del dottor Ernesto
Guevara de la Serna)

Mentre scrivevo importantissimo un articolo
contro la guerra, il bimbo mio piccino
mi fa cadere con fracasso grande
dall'intarsiato suo bel tavolino
opima la scacchiera.
Il caro frugoletto e' qui che piange
per lo spavento, ma quella scacchiera
era dono e ricordo di famiglia
e adesso giace li', spezzata a un bordo
e mai ne trovero', ohime', l'eguale.

Quanti dolori deve sopportare
un uomo di buon cuore come me.
Ma non punii il bimbetto gemebondo,
siamo gente civile, e senza indugi
impartii l'ordine di pulir tutto
alla servetta, giovin clandestina
che di bonta' per impeto teniamo
quasi come se fosse una di casa.

E adesso, con augusta calma e forza
di volonta', il dolore gia' domato,
torniamo a scrivere che orrore grande
la guerra sia e come e' nostro impegno
convocar tutti ad opporsi alle stragi.

Che gran fatica e' vivere e che gioia
sentir di avere un'alma tanto magna.

13. LUCIANO BONFRATE: IN MEMORIA DI MARTIN LUTHER KING

A una vita di studio e di preghiera
forse pensava King, recar conforto
con le parole lievi e la sincera
fede, traendo i di' in placido porto.

Conobbe allora quella piu' severa
prova, di opporre dritta lotta al torto:
uno volle essere di quella schiera
che cerca liberta', cammin non corto.

La verita' fa liberi, nutrice
a chi soffri' per lunga grave pieta,
la verita' che di pace e' radice

la verita' che e' in marcia e che disseta
chi ha sete di giustizia, e all'infelice
reca il sollievo della buona meta.

E con la forza quieta
del persuaso agire nonviolento
accese un lume che non sara' spento.

14. BENITO D'IPPOLITO: IN MEMORIA DI ALICE PAUL

Sono passati cosi' tanti anni
e la memoria si affievolisce a tal punto
che nessuno ricorda piu' neppure
il colore delle rose dell'altr'anno
o la fragranza del pane di quando
eravamo giovani e affamati.

Quasi nessuno ricorda piu' le vittime
della guerra di pochi mesi fa
o di quelli che nel nostro paese
furono ammazzati dalla strategia
della tensione, dal terrorismo, dalla mafia.

Tutto e' appiattito su un presente
sottile come una lama
che diventa nulla.

Ma io ricordo ancora Alice Paul
con gratitudine le rendo omaggio
brucio per lei questo grano d'incenso.

So che senza di lei, senza Emmeline
ed infinite altre, anche la mia
sarebbe vita piu' oppressa e indegna.

15. BENITO D'IPPOLITO: FRANZ JAEGERSTAETTER, NEL SESSANTESIMO ANNIVERSARIO
DELLA MORTE

Molte sono le vie ed una sola e' l'arte
del ben morire.

Preferire essere ucciso piuttosto che uccidere.
In faccia al potere assassino dire no.
Amare la vita di tutti. Salvare
per quanto e' in te l'umanita' intera.

16. LUCIANO BONFRATE: DA ASSISI A GUBBIO RICORDANDO DARINA SILONE

Lungo la strada che da Assisi giunge
a Gubbio dove il povero persuase
il lupo ad altre imprese
nella coscienza della stessa fame
che si raddoppia in scienza dell'insieme
ed opera da farsi, condiviso
bene donato dalla compresenza,
anche sara' Darina nel ricordo.

Sara' Darina, poiche' quel cammino
prosegue di Darina e Secondino
il viaggio lungo e la memoria bella,
face e favella, e aprire strada andando.

Poiche' la nonviolenza e' questo: il varco
- diceva Capitini - attuale
si' della storia, che al gorgo del male
oppone comprensione e dignita',
e resistenza che fa forte il frale
e solidarieta' che non si estingue
e riconosce umanita' ed invera.

17. GLI IDILLI DI MARGUTTE: GITA A GUANTANAMO. PARLA LA GUIDA TURISTICA

E quelle sono le gabbie dei feroci
neppure il sole li rincivilisce
pensi che pregano parlando in arabo
lei si figuri se Nostro Signore
li puo' capire senza traduttore.

Oltre le mine ci sono i comunisti
intera un'isola di comunisti;
lei non ci credera', sanno giocare
a baseball e sono comunisti.
Non so perche' non li annientiamo tutti,
per i sigari, forse, e per l'esempio
di come li teniamo sotto tiro.

E questi qui sono i nostri ragazzi
a tutto pronti per la liberta'
in tutto il mondo, e questo e' il nostro motto:
a costo di ammazzarvi tutti quanti
difenderemo 'sti diritti umani.

I bagni stanno la', la' c'e' il fast-food.

18. BENITO D'IPPOLITO: DALLE MINIERE DELLA STORIA ANSIOSI
[Di colpo sovvenne al nostro Benito D'Ippolito questo suo testo di tanti
anni fa, e a memoria ce lo ridisse]

Serba memoria anche di quel Margite, eroe leale
che molte cose seppe, e viste e udite, e tutte male.

Riscatta dall'oblio l'umanita':
le mura degli inferni silenziosi
frantumale via, non tu poesia
ma tu, liberta'.

19. BENITO D'IPPOLITO: UN IMPROVVISATO SALUTO AGLI AMICI DEL CENTRO DI
EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA' RIUNITI A VITERBO IN QUESTI GIORNI

Amici carissimi, nostri e del mondo,
che giorno dopo giono edificate
i ponti necessari per convivere
parlandoci, trovandoci, riconoscendoci
reciprocamente ospitandoci
umani fra gli umani, donne e uomini
di volonta' buona e dignita' splendente.

Qui vi saluta e vi ringrazia uno
che alla vostra scuola e al vostro impegno
ultimo servo e compagno di strada
si sente chiamato al cammino.
E ancora vi ringrazia
per la mitezza, per la conviviale
ricerca, per lo stare insieme e fare
esistere di gia', tra tutti noi,
la solidarieta' che tutta unisce
l'umana famiglia; la liberazione
che e' da farsi senza indugi adesso;
la nonviolenza, che regoli la vita
e salvi il mondo prima che sia tardi.

20. BENITO D'IPPOLITO: CANCUN

Questo soltanto diremo di Cancun:
che una persona e' morta
e tutto il resto e' nulla.

21. BENITO D'IPPOLITO: BIKO

Di Steve Biko questo so che resta:
che la coscienza e' tutto e che a nessuno
devi permettere di calpestare
la dignita' che e' tua e che e' di tutti.

Che nessuna oppressione e' cosi' forte
che tu non possa opporle resistenza:
se tu cominci e' gia' cominciata
la Resistenza, e il regime gia' vacilla.

Che data ti puo' essere la morte
ma e' in te che essa ti trovi ancora vivo.

Di Steve Biko questo so che resta
non pote' cancellarlo chi lo uccise.

22. BENITO D'IPPOLITO: BALLATA DEI GOVERNI CHE SANNO QUEL CHE FANNO

Certe cose, via, le si capisce al volo
che c'e' quello che su teste mette taglie
che c'e' quello che fa stragi e rappresaglie
e c'e' quello che con l'ascia lui non ozia
e c'e' quello che negozia con il mitra e col tritolo.

Fece scuola al mondo intero, fece scuola l'imbianchino
fece scuola anche il georgiano, e nel tutto e nella parte,
nei trattati lor di arte di governo
dal profondo dell'inferno dan consigli ardenti ardenti
che statisti, oh, diligenti, han studiato a capo chino.

All'armeno, all'indio, al curdo,
nel teatro dell'assurdo che e' il gran mondo in cui viviamo
il munifico statista offre l'una o l'altra pista:
"se il tuo vivere e' si gramo che morire quasi e',
sai che faccio? ti rottamo, e mi godo quel che c'e'".

Ah, che mondo affascinante
che il governo l'esaltante fumigar del sangue umano
ogni di' ci garantisce, e ci mena, buon mandriano,
tutti all'abbeveratoio rosso cupo, e ci erudisce
sull'ingenuita' del lupo, e ci spiega che e' fatica
governare, esercitare l'arte sua del mattatoio
e di teschi far gran bica:
si commuove, e di consenso
chiede un cenno, un gran d'incenso,
chiede un cenno, e volentieri noi battiam, battiam le mani.
Cosi' oggi, cosi' ieri, e cosi' anche domani.

23. BENITO D'IPPOLITO: ALCUNI FRAMMENTI DA DUE CANTATE IN MEMORIA DI DUE
PERSONE AMICHE SCOMPARSE IN QUESTI GIORNI

Avro' per sempre orrore del telefono
che reca le male novelle
dei lividi trionfi della morte.
Che spoglia la vita che resta
che cicatrice sopra cicatrice
incide questo sacco che si svuota.

*

Qui rendo omaggio al compagno Paolo Bemporad
insieme al quale negli anni poi detti di piombo
lottammo per aprire varchi nuovi
di liberta' per l'umanita' intera.

Qui rendo omaggio al compagno Paolo Bemporad
ed attraverso lui all'anarchia.

Nulla di quello che insieme facemmo mi pare sbagliato,
nulla sprecato, nulla
indegno o insensato. Tutto
rifarei di nuovo e per sempre.

Ma quell'ironia, quella pazienza, quel dolore
maturato in saggezza, quel lieve
guardare di fronte e attraverso, il parlare
per cenni ed ellissi - e li' e' l'amicizia,
la morte ha rapito per sempre.

E solo questo posso ora: salutarti
troppo tardi, antico compagno.

*

Di Titti ricordo ora soltanto
lo stanco sorriso di dolce fanciulla,
scintillante e dolente lo sguardo
l'incedere incerto e l'incerta parola,
di lungi il ricordo che turba
d'immagine lenta, ormai quasi ombra.

No, non e' questo che bisogna dire:
ma quali potrebbero parole
l'immensa dire sciagura della morte
di una giovinetta?

E come un lupo mi morde nel cuore
non aver saputo essere li', fermare la freccia.
Anch'io ti devo chiedere perdono
per averti soltanto due volte rivolto
lo sguardo, la parola, e adesso e' tardi,
troppo tardi ancora una volta.

*

La morte con volto di pietra
la morte con voce di pulce
la morte con guanti di sonno
la morte con grinta di cane.

Fame di vento
acque di sogno
pioggia di sabbia
pianto di vetro.

E tu, che fosti fiamma,
ormai statua di sale.

24. FACILE
Come e' facile abituarsi alla guerra, quando a morire sono gli altri.
Come e' facile abituarsi al fascismo, quando a morire sono gli altri.

25. APPENDICE. BENITO D'IPPOLITO: TRE PRISCHI IDILLI E UNO SCHERZO CON FUOCO

I. Gli ostaggi dimenticati

Quella favola antica dell'Anima e di Amore
anch'essa cede alla semplice visione
della luce sul respiro del mare.

La vita stupida come la luna
come una pera, uno sguardo nel pozzo
che scivola lungo il costone e diventa
valanga e poi rombo e poi morte ed infine
si scioglie in nulla.
La vita che balla la rumba
la vita che vivere non sa.

Tutta la morte in un guscio di noce
tutta la morte in un filo di vento
tutta la morte in un niente di niente.

Ancora ieri erano qui, erano vivi
dalla televisione fu ordinato di annientarli
uno stesso coltello taglia tutte le gole.

*

II. Parla ancora il presidente del consiglio

La notte sta finendo, il fuoco
e' braci, la nostra
riunione e' finita, riassumo
le decisioni, poi
ognuno tornera' alla sua tenda,
gia' sento vibrare nell'aria l'aurora dita rosate
molte cose abbiamo detto buone.

E questa e' la prima, che la nostra guerra
e' buona, cattiva e' quella degli altri.
Salvano vite i fucili dei nostri soldati, coloro
che si sono avventati contro i nostri
proiettili in volo, barbari sono, e suicidi.
E' ovvio che noi continueremo
a domarli, a sbranarli se occorre,
finche' non avranno a pentirsi
di essere vittime e sciocchi.

Gia' il dio dal volto di cane
lunghe conduce file di anime
agli elisi, e allo sheol. I nostri
saranno felici per sempre, saranno
per sempre infelici i loro.

Tolta e' la seduta. Sono ancora in onda?

*

III. Empia una salmodia

Felici quelli che sanno sedere
a consiglio su cataste di cadaveri, felici
quelli che persero in tempo l'olfatto.

Felici i comandanti dei plotoni
d'esecuzione, poiche' essi avranno
lucenti sciabole e interviste e scranni.

E felici coloro che sapienti
san gorgheggiare le melodie soavi
che allietano l'imperatore
gli schiavi ipnotizzano ancora
del coro dei morti sovrastano il lamento.

E felici i felici e gli infelici,
di vivere gli uni, di morire
gli altri. Felice
per sempre il silenzio.

*

IV. Epigramma

Per impedire la guerra civile
la guerra barbara ci e' d'uopo la' condurre.
Dovrebbero esser contenti
di essere ammazzati dalla nostra civilta'.

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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 335 del 23 maggio 2009

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