Minime. 821



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 821 del 15 maggio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Per fatto personale
2. Roberto Saviano: Il coraggio dimenticato
3. Piero Calamandrei: Epigrafi per donne, uomini e citta' della Resistenza
4. Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal terremoto
5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
6. Roberto Carnero presenta "Kaputt" di Curzio Malaparte
7. Riletture: Hannah Arendt, La banalita' del male
8. Riletture: Virginia Woolf, Le tre ghinee
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: PER FATTO PERSONALE

Sono una delle persone che molti anni fa si adoperarono a sostenere la lotta
del popolo sudafricano contro il regime dell'apartheid.
In quel tempo ebbi l'onore di coordinare per l'Italia la campagna per
l'attribuzione del Nobel per la pace a Nelson Mandela, allora detenuto nelle
prigioni del regime razzista sudafricano.
Se ho sentito il dovere di impegnarmi nella lotta contro l'apartheid quando
esso straziava l'umanita' in Sudafrica come potrei non impegnarmi nella
lotta contro l'apartheid oggi che un governo razzista vuole imporlo qui in
Italia?
*
I provvedimenti razzisti varati dal governo golpista non hanno alcun valore
legale: l'apartheid e' un crimine contro l'umanita'. Quei provvedimenti
costituiscono un crimine. Il governo che li ha decisi e' criminale.
Esiste un principio generale del diritto e della morale: esso stabilisce il
diritto di resistenza contro il male; esso stabilisce il dovere di insorgere
contro le dittature; esso stabilisce che occorre soccorrere tutti gli esseri
umani in pericolo ed opporsi a tutte le uccisioni.
*
Con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, oggi si deve
insorgere contro l'apartheid, contro i provvedimenti razzisti, contro il
governo eversivo e disumano. In difesa dei diritti umani di tutti gli esseri
umani, in difesa della legalita' democratica, in difesa della civilta'
giuridica, in difesa della repubblica e dell'umanita'.

2. UNA SOLA UMANITA'. ROBERTO SAVIANO: IL CORAGGIO DIMENTICATO
[Dal sito del quotidiano "La Repubblica" (www.repubblica.it) riprendiamo la
versione integrale dell'articolo di Roberto Saviano uscito sul quotidiano
"La Repubblica" del 13 maggio 2009 col titolo "Il coraggio dimenticato"]

Chi racconta che l'arrivo dei migranti sui barconi porta valanghe di
criminali, chi racconta che incrementa violenza e degrado, sta dimenticando
forse due episodi recentissimi ed estremamente significativi, che sono
entrati nella storia della nostra Repubblica. Le due piu' importanti rivolte
spontanee contro le mafie, in Italia, non sono partite da italiani ma da
africani. In dieci anni e' successo soltanto due volte che vi fossero,
sull'onda dello sdegno e della fine della sopportazione, manifestazioni di
piazza non organizzate da associazioni, sindacati, senza pullman e partiti.
Manifestazioni spontanee. E sono stati africani a farle. Chi ha urlato: "Ora
basta" ai capizona, ai clan, alle famiglie sono stati africani.
A Castelvolturno, il 19 settembre 2008, dopo la strage a opera della camorra
in cui vengono uccisi sei immigrati africani: Kwame Yulius Francis, Samuel
Kwaku e Alaj Ababa, del Togo, Cristopher Adams e Alex Geemes della Liberia e
Eric Yeboah del Ghana. Joseph Ayimbora, ghanese, viene ricoverato in
condizioni gravi. Le vittime sono tutte giovanissime, il piu' anziano tra
loro ha poco piu' di trent'anni, sale la rabbia e scoppia una rivolta
davanti al luogo del massacro. La rivolta fa arrivare telecamere da ogni
parte del mondo e le immagini che vengono trasmesse sono quelle di un intero
popolo che ferma tutto per chiedere attenzione e giustizia.
Nei sei mesi precedenti, la camorra aveva ucciso un numero impressionante di
innocenti italiani. Il 16 maggio Domenico Noviello, un uomo che dieci anni
fa aveva denunciato un'estorsione ma appena persa la scorta l'hanno
massacrato. Ma nulla. Nessuna protesta. Nessuna rimostranza. Nessun italiano
scende in strada. I pochi indignati, e tutti confinati sul piano locale, si
sentono sempre piu' soli e senza forze.
Ma questa solitudine finalmente si rompe quando, la mattina del 19,
centinaia e centinaia di donne e uomini africani occupano le strade e
gridano in faccia agli italiani la loro indignazione. Succedono incidenti.
Ma la cosa straordinaria e' che il giorno dopo, gli africani, si faranno
carico loro stessi di riparare ai danni provocati. L'obiettivo era attirare
attenzione e dire: "Non osate mai piu'". Contro poche persone si puo' ogni
tipo di violenza, ma contro un intera popolazione schierata, no.
*
E poi a Rosarno. In provincia di Reggio Calabria, uno dei tanti paesini del
sud Italia a economia prevalentemente agricola che sembrano marchiati da un
sottosviluppo cronico e le cui cosche, in questo caso le 'ndrine, fatturano
cifre paragonabili al Pil del paese.
La cosca Pesce-Bellocco di Rosarno, come dimostra l'inchiesta del Goa della
Guardia di Finanza del marzo 2004, aveva deciso di riciclare il danaro della
coca nell'edilizia in Belgio, a Bruxelles, dove per la presenza delle
attivita' del Parlamento Europeo le case stavano vertiginosamente aumentando
di prezzo. La cosca riusciva a immettere circa trenta milioni di euro a
settimana in acquisto di abitazioni in Belgio.
L'egemonia sul territorio e' totale, ma il 12 dicembre 2008, due lavoratori
ivoriani vengono feriti, uno dei due in gravissime condizioni. La sera
stessa, centinaia di stranieri - anche loro, come i ragazzi feriti,
impiegati e sfruttati nei campi - si radunano per protestare. I politici
intervengono, fanno promesse, ma da allora poco e' cambiato.
Inaspettatamente, pero', il 14 di dicembre, ovvero a due soli giorni
dall'aggressione, il colpevole viene arrestato e il movente risulta essere
violenza a scopo estorsivo nei riguardi della comunita' degli africani. La
popolazione in piazza a Rosarno, contro la presenza della 'ndrangheta che
domina come per diritto naturale, non era mai accaduto negli anni
precedenti.
Eppure, proprio in quel paese, una parte della societa', storicamente, aveva
sempre avuto il coraggio di resistere. Ne fu esempio Peppe Valarioti, che in
piazza disse: "Non ci piegheremo", riferendosi al caso in cui avesse vinto
le elezioni comunali. E quando accadde fu ucciso. Dopo di allora il silenzio
e' calato nelle strade calabresi. Nessuno si ribella. Solo gli africani lo
fanno.
E facendolo difendono la cittadinanza per tutti i calabresi, per tutti gli
italiani. Difendono il diritto di lavorare e di vivere dignitosamente e
difendono il diritto della terra. L'agricoltura era una risorsa fondamentale
che i meccanismi mafiosi hanno lentamente disgregato facendola diventare
ambito di speculazioni criminali. Gli africani che si sono rivoltati erano
tutti venuti in Italia su barconi. E si sono ribellati tutti, clandestini e
regolari. Perche' da tutti le organizzazioni succhiano risorse, sangue,
danaro.
Sulla rivolta di Rosarno, in questi giorni, e' uscito un libretto assai
necessario da leggere con un titolo in cui credo molto. "Gli africani
salveranno Rosarno. E, probabilmente, anche l'Italia" di Antonello Mangano,
edito da Terrelibere. La popolazione africana ha immesso nel tessuto
quotidiano del sud Italia degli anticorpi fondamentali per fronteggiare la
mafia, anticorpi che agli italiani sembrano mancare. Anticorpi che nascono
dall'elementare desiderio di vivere.
L'omerta' non gli appartiene e neanche la percezione che tutto e' sempre
stato cosi' e sempre lo sara'. La necessita' di aprirsi nuovi spazi di vita
non li costringe solo alla sopravvivenza ma anche alla difesa del diritto. E
questo e' l'inizio per ogni vera battaglia contro le cosche.
*
Per il pubblico internazionale risulta davvero difficile spiegarsi questo
generale senso di criminalizzazione verso i migranti. Fatto poi da un paese,
l'Italia, che ha esportato mafia in ogni angolo della terra, le cui
organizzazioni criminali hanno insegnato al mondo come strutturare
organizzazioni militari e politiche mafiose. Che hanno fatto sviluppare il
commercio della coca in Sudamerica con i loro investimenti, che hanno messo
a punto, con le cinque famiglie mafiose italiane newyorkesi, una sorta di
educazione mafiosa all'estero.
Oggi, come le indagini dell'Fbi e della Dea dimostrano, chiunque voglia fare
attivita' economico-criminali a New York che siano kosovari o giamaicani,
georgiani o indiani devono necessariamente mediare con le famiglie italiane,
che hanno perso prestigio ma non rispetto. Altro esempio eclatante e' Vito
Roberto Palazzolo che ha colonizzato persino il Sudafrica rendendolo per
anni un posto sicuro per latitanti, come le famiglie italiane sono riuscite
a trasformare paesi dell'est in loro colonie d'investimento e come dimostra
l'ultimo dossier di Legambiente le mafie italiane usano le sponde africane
per intombare rifiuti tossici (in una sola operazione in Costa D'Avorio,
dall'Europa, furono scaricati 851 tonnellate di rifiuti tossici).
*
E questo paese dice che gli immigrati portano criminalita'? Le mafie
straniere in Italia ci sono e sono fortissime ma sono alleate di quelle
italiane. Non esiste loro potere senza il consenso e la speculazione dei
gruppi italiani. Basta leggere le inchieste per capire come arrivano i boss
stranieri in Italia. Arrivano in aereo da Lagos o da Leopoli. Dalla Nigeria,
dall'Ucraina, dalla Bielorussia. Gestiscono flussi di danaro che spesso
reinvestono negli sportelli Money Transfer. Le inchieste piu' importanti
come quella denominata Linus e fatta dai pm Giovanni Conzo e Paolo Itri
della Procura di Napoli sulla mafia nigeriana dimostrano che i narcos
nigeriani non arrivano sui barconi ma per aereo. Persino i disperati che per
pagarsi un viaggio e avere liquidita' appena atterrano trasportano in pancia
ovuli di coca, anche loro non arrivano sui barconi. Mai.
*
Quando si generalizza, si fa il favore delle mafie. Loro vivono di questa
generalizzazione. Vogliono essere gli unici partner. Se tutti gli immigrati
diventano criminali, le bande criminali riusciranno a sentirsi come i loro
rappresentanti e non ci sara' documento o arrivo che non sia gestito da
loro. La mafia ucraina monopolizza il mercato delle badanti e degli operai
edili, i nigeriani della prostituzione e della distribuzione della coca, i
bulgari dell'eroina, i furti di auto di romeni e moldavi. Ma questi sono una
parte minuscola delle loro comunita' e sono allevate dalla criminalita'
italiana. Nessuna di queste organizzazioni vive senza il consenso e
l'alleanza delle mafie italiane.
Nessuna di queste organizzazioni vivrebbe una sola ora senza l'alleanza con
i gruppi italiani. Avere un atteggiamento di chiusura e criminalizzazione
aiuta le organizzazioni mafiose perche' si costringe ogni migrante a
relazionarsi alle mafie se da loro soltanto dipendono i documenti, le
abitazioni, persino gli annunci sui giornali e l'assistenza legale. E non si
tratta di interpretare il ruolo delle "anime belle", come direbbe qualcuno,
ma di analizzare come le mafie italiane sfruttino ogni debolezza delle
comunita' migranti. Meno queste vengono protette dallo Stato, piu' divengono
a loro disposizione. Il paese in cui e' bello riconoscersi - insegna Altiero
Spinelli padre del pensiero europeo - e' quello fatto di comportamenti, non
di monumenti. Io so che quella parte d'Italia che si e' in questi anni
comportata capendo e accogliendo, e' quella parte che vede nei migranti
nuove speranze e nuove forze per cambiare cio' che qui non siamo riusciti a
mutare. L'Italia in cui e' bello riconoscersi e che porta in se' la memoria
delle persecuzioni dei propri migranti e non permettera' che questo riaccada
sulla propria terra.

3. MEMORIA. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER DONNE, UOMINI E CITTA' DELLA
RESISTENZA
[I testi che qui ancora una volta riproponiamo sono estratti dal libro di
discorsi, scritti ed epigrafi di Piero Calamandrei, Uomini e citta' della
Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Bari
1977 (l'edizione da cui citiamo), poi riproposto da Linea d'ombra, Milano
1994, e nuovamente da Laterza nel 2006]

VIVI E PRESENTI CON NOI
FINCHE' IN LORO
CI RITROVEREMO UNITI

MORTI PER SEMPRE
PER NOSTRA VILTA'
QUANDO FOSSE VERO
CHE SONO MORTI INVANO

(In limine al libro Uomini e citta' della Resistenza)

*

DA QUESTA CASA
OVE NEL 1925
IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA
DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE
NON MOLLARE
FEDELI A QUESTA CONSEGNA
COL PENSIERO E COLL'AZIONE
CARLO E NELLO ROSSELLI
SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII
IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA
MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE
INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA
CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO
IL 9 GIUGNO 1937
A BAGNOLES DE L'ORNE
MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI
DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI
QUANDO SPUNTO' L'ALBA
SI VIDERO IN ARMI
SU OGNI VETTA D'ITALIA
MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO
VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI
CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO
GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE
GIUSTIZIA E LIBERTA'

(Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38)

*

GIUSTIZIA E LIBERTA'

PER QUESTO MORIRONO
PER QUESTO VIVONO

(Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano -
Firenze)

*

NON PIU' VILLA TRISTE
SE IN QUESTE MURA
SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI
ARMATI SOL DI COSCIENZA
IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI
VOLLERO
PER RISCATTARE VERGOGNA
PER RESTITUIR DIGNITA'
PER NON RIVELARE IL COMPAGNO
LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE
NON TRADIRE

(Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della
banda Carita' - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in
quei mesi "Villa triste")

*

GIANFRANCO MATTEI
DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA
NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA
FECE DELLA SUA SCIENZA
ARMA PER LA LIBERTA'
COMUNIONE COL SUO POPOLO
SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO

SU QUESTA CASA OVE NACQUE
RIMANGANO INCISE
LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE
QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE
E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE
LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE
"SIATE FORTI - COME IO LO FUI"

Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944

(Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco
Mattei)

*

LA MADRE

QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI
SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE
IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO
PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO
MA QUANDO IN UN UNICO SPARO
CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO
LA MADRE DISSE
NON VI RIMPROVERO O FIGLI
D'AVERMI DATO TANTO DOLORE
L’AVETE FATTO PER UN'IDEA
PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI
DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA
MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA
SE PIU' LA SERA NON TORNERETE
IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI
DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO
MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA
O FIGLI CARI
VENGO CON VOI

(Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del
Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi,
morta di dolore poco dopo la loro fucilazione)

*

A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA
AVVOLTA NEL NEMBO
QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO
MA LIVIO COMANDA
QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA
NON VALE SAGGEZZA
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE

DALLA MONTAGNA NERA
DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO
S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA
L'HANNO RICONOSCIUTO
SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI
RICANTAN LE VECCHIE CANZONI
E' LIVIO CHE SALE
E' IL LORO CAPO
CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA
TRA I MORTI GIOVANI
GIOVANE ANCH'EGLI
E' VOLUTO RESTARE

ASCIUGHIAMO IL PIANTO
GUARDIAMO SU IN ALTO
IN CERCA DI TE
COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI
FERMO SULLA RUPE
LE SPALLE QUADRATE MONTANARE
LA MASCHIA FRONTE OSTINATA
L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA
FACCI UN CENNO LIVIO
SE VACILLEREMO
A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE
ANCHE SE QUESTO
E'
MORIRE

(Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una
sciagura di montagna)

*

DALL'XI AGOSTO MCMXLIV
NON DONATA MA RICONQUISTATA
A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE
LA LIBERTA'
SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE
PER INSURREZIONE DI POPOLO
PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI
IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI
PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI
HA RIPRESO STANZA
NEI SECOLI

(Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che
guarda Via dei Gondi, a Firenze)

*

SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO
NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA
O SUPPLIZIATI DI BELFIORE
O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA
DOPO UN SECOLO
MANTOVA VI AFFIDA
QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA

COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE
A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO
SENZA VOLTARSI INDIETRO
ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE
SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA

MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI
RADETZKY O KESSELRING
VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI
RISORGIMENTO O RESISTENZA
MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO
NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI
LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO
QUESTA FIAMMA RIBELLE
PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO
DOPO CENT'ANNI
QUANDO L'ORA SPUNTA
I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA'
DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA
L'AVANZATA RIPRENDE
FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA
DAL MONDO PACIFICATO

(Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo
decennale della Resistenza, giugno 1954)

*

RITORNO DI KESSELRING

NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO
O FUCILATI DELLA RESISTENZA
O INNOCENTI ARSI VIVI
DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO
NON E' PIU' VERO
CHE NEL ROGO DEI CASALI
DIETRO LE PORTE INCHIODATE
MADRI E CREATURE
TORCENDOSI TRA LE FIAMME
URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA'

AI CAMERATI GUASTATORI
CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA
SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA
RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI
SI SCHIERINO IN PARATA
ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI
PER LA FELICITA' DEL MONDO

NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE
SONO STATI TUTTI REQUISITI
PER FARE LA FIORITA
SULLE VIE DEL LORO RITORNO
LI COMANDERA' ANCORA
COLL'ONORE MILITARE
CUCITO IN ORO SUL PETTO
IL CAMERATA KESSELRING
IL VOSTRO ASSASSINO

*

IL MONUMENTO A KESSELRING

LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA'
A DECIDERLO TOCCA A NOI

NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITA'
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE

MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIU' DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITA' NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO

SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA

(Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952)

*

ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE
IL 12 SETTEMBRE 1943
POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI
ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI
FURONO LA PRIMA PATTUGLIA
DELLA RESISTENZA PIEMONTESE
CHE DOPO DUE INVERNI
CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO
PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI
DIVENTO'
L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA'
DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA

NEL PRIMO DECENNALE
I VIVI SALUTANO I MORTI
DORMITE IN PACE COMPAGNI
L’IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME
VERSO L'AVVENIRE
NON E' CADUTO

(Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27
settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri)

*

CONTRO OGNI RITORNO

INERMI BORGATE DELL'ALPE
ASILO DI RIFUGIATI
PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME
ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI
I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI
FOSSE NOTTURNE SCAVATE
DAGLI ASSASSINI IN FUGA
PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI
QUESTO VI RIUSCI'

S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA
FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO
SCRIVETE QUESTI NOMI
SON LE VOSTRE VITTORIE
MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO
DI DOVE IL POPOLO APUANO
CAVATORI E PASTORI
E LE LORO DONNE STAFFETTE
TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA'
VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA
QUESTO NON VI RIUSCI'
ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI

E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE
CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA
MA QUESTA PACE NON E' OBLIO
STANNO IN VEDETTA
QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO
AL VALORE PARTIGIANO
TAGLIENTI COME LAME
IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA
CONTRO OGNI RITORNO

(Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del
Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954)

*

FANTASMI

NON RAMMARICATEVI
DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA
SE GIU' AL PIANO
NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE
MURATA COL VOSTRO SANGUE
SONO TORNATI
DA REMOTE CALIGINI
I FANTASMI DELLA VERGOGNA
TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI
E' BENE CHE SIANO ESPOSTI
IN VISTA SU QUESTO PALCO
PERCHE' TUTTO IL POPOLO
RICONOSCA I LORO VOLTI
E SI RICORDI
CHE TUTTO QUESTO FU VERO
CHIEDERANNO LA PAROLA
AVREMO TANTO DA IMPARARE
MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI
VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE
I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA
TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO
L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO
QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE
PER FAR GRANDE LA PATRIA
APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA
LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI
PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE
I FIERI MINISTRI DI SALO'
APRIRANNO
I LORO ARCHIVI SEGRETI
DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA
DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO
CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO
TUTTE IN REGOLA
SAPREMO FINALMENTE
QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO
DI CARLO E NELLO ROSSELLI
MA FORSE A QUESTO PUNTO
PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA
PECCATO
QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO
AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE

(Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno
1953)

4. RIFERIMENTI. PER LA SOLIDARIETA' CON LA POPOLAZIONE COLPITA DAL TERREMOTO

Per la solidarieta' con la popolazione colpita dal sisma segnaliamo
particolarmente il sito della Caritas italiana: www.caritasitaliana.it e il
sito della Protezione civile: www.protezionecivile.it, che contengono utili
informazioni e proposte.

5. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il
seguente appello]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille.
Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la
Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza. Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del
commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite
chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

6. LIBRI. ROBERTO CARNERO PRESENTA "KAPUTT" DI CURZIO MALAPARTE
[Dal mensile "Letture" n. 657 del maggio 2009 col titolo "La vecchia Europa
in un romanzo-verita'"]

Curzio Malaparte, Kaputt, Adelphi, 2009, pp. 445, euro 22.
*
"Uno sfrenato arrivista, una smisurata vanita' e uno snobismo camaleontico,
capace di ogni scellerataggine" sulla via del successo. Non fu tenero
Antonio Gramsci (la citazione e' tratta dal volume Letteratura e vita
nazionale dei Quaderni del carcere) con Curzio Malaparte. Pseudonimo di
Curzio Suckert (Prato 1898 - Roma 1957), Malaparte e' senz'altro uno degli
autori piu' controversi del canone letterario del Novecento italiano.
Giornalista (diresse "La Stampa" e collaboro' al "Corriere della sera"),
oltre che narratore, aderi' al fascismo, simpatizzando prima per il
movimento di Strapaese (sul "Selvaggio" di Mino Maccari pubblica le ballate
dell'Arcitaliano, poi uscite in volume nel '28) e poi per quello di
Stracitta' (scrivera' su "Novecento" di Massimo Bontempelli). Viziato da un
certo dannunzianesimo - che si esprimeva, oltre che in alcuni vezzi
stilistici "alla maniera di", nel gusto per la posa ardita e per il gesto
eclatante -, Malaparte ha attraversato esperienze culturali decisamente
eterogenee. Ha scritto pamphlet politico-sociali (La rivolta dei santi
maledetti, 1921; Tecnica del colpo di Stato, 1931) e opere narrative
(Kaputt, 1944; La pelle, 1949; Maledetti toscani, 1956).
Ci occupiamo qui di Malaparte perche' la casa editrice Adelphi, sottraendo
l'iniziativa a Mondadori che finora ne deteneva i diritti (e che ha avuto in
catalogo, negli "Oscar", una buona parte delle sue opere), ha deciso di
puntare a un rilancio di questo scrittore. Pubblicando, per cominciare, il
romanzo Kaputt, a cui seguiranno La pelle e, molto probabilmente, altri
titoli ancora. Come mai questa decisione di ripubblicare Malaparte? Giorgio
Pinotti, editor di Adelphi e autore dell'accurata nota al testo a questa
nuova edizione di Kaputt, la spiega come una normale dinamica editoriale:
"In editoria capitano delle congiunture, si creano particolari situazioni,
per cui in un determinato momento si rendono disponibili i diritti di certi
libri e di certi autori. Anche in passato e' successo che Adelphi acquisisse
titoli di scrittori che avevano pubblicato tradizionalmente con altre case
editrici. Penso al caso di Giorgio Manganelli, che oggi e' considerato a
tutti gli effetti un autore del nostro catalogo". Ma nel caso specifico,
come si e' giunti a scegliere Malaparte? "Siamo partiti dalla lettura (o
dalla rilettura) di Kaputt e l'abbiamo trovato un romanzo straordinario. Il
libro esce per la prima volta fortunosamente a Napoli da Casella nel 1944,
ma in un'edizione piuttosto scorretta, e, rivisto e risistemato, nel 1948.
Gia' in quell'anno troviamo che Kaputt e' tradotto in dodici lingue: dalla
Francia agli Stati Uniti, dalla Svezia alla Danimarca. Questo non stupisce,
perche', come dicevo, e' davvero un libro formidabile. Ancora negli anni
Cinquanta Malaparte era un autore molto popolare in tutto il mondo. Poi,
dopo la morte, la sua fama si e' rapidamente oscurata. Ebbene, oggi e' forse
proprio il momento per riscoprirlo".
Kaputt e' un romanzo ispirato alle esperienze dell'autore, che, durante il
secondo conflitto mondiale, fu corrispondente di guerra sul fronte ucraino,
in Polonia, in Finlandia e successivamente a Stoccolma. Cosi' lo stesso
Malaparte spiega il titolo: "Nessuna parola, meglio della dura, e quasi
misteriosa parola tedesca Kaputt, che letteralmente significa 'rotto,
finito, andato in pezzi, in malora', potrebbe dare il senso di cio' che noi
siamo, di cio' che ormai e' l'Europa: un mucchio di rottami". Ma subito dopo
precisa: "E sia ben chiaro che io preferisco questa Europa Kaputt all'Europa
d'ieri, e a quella di venti, di trent'anni or sono. Preferisco che tutto sia
da rifare, al dover tutto accettare come un'eredita' immutabile".
In effetti il romanzo e' un vasto affresco di un'Europa colta nella fase
della sua estrema agonia. L'autore narra e rappresenta le realta' piu'
disparate: ricevimenti mondani e brillanti conversazioni nell'alta societa'
della diplomazia accanto ai poveri bambini ebrei del ghetto di Varsavia;
ritratti di principi e regnanti insieme con descrizioni di cadaveri
orrendamente ammucchiati. Anche i toni variano e si alternano su una ricca
tastiera: dal realismo piu' crudo all'ironia piu' leggera, dalla sobrieta'
fattuale alla deformazione espressionistica e grottesca, dal comico al
tragico. In questo potremmo definirlo un romanzo davvero "polifonico",
nell'accezione bachtiniana del termine.
"E' un romanzo di notevole potenza sia di stile che di contenuti", afferma
don Antonio Rizzolo, che sottolinea "la capacita' dello scrittore di offrire
un'impressione cosi' sconvolgente della guerra e della sua insensatezza come
nessun reportage in presa diretta sarebbe mai riuscito a fare". Invece qui
si tratta di un romanzo. Infatti non e' un diario: "e' un libro che ha tutta
la caratura e l'architettura del romanzo", ci tiene a dire Pinotti. "Un
romanzo non realistico", puntualizza Aldo Giobbio, il quale evidenzia come
tuttavia nel testo entri, intera, la molteplicita' delle esperienze
biografiche dell'autore.
Per Ferruccio Parazzoli la grandezza di Malaparte, e di questo libro in
particolare, risiede nella sua inattualita': "La narrativa italiana di oggi
e' l'esatto opposto di quello che e' stata l'opera di Malaparte. Lui e'
stato un grande scrittore e anche un grande moralista. Colpisce come spesso
in Kaputt l'io narrante affermi di arrossire dinanzi alle realta' piu'
disparate. C'e' poi una notevolissima attenzione alla sensorialita'
dell'esperienza, ad esempio agli odori, come quello della marcescenza e
della putrefazione, che evidentemente sono significativi anche da un punto
di vista simbolico. Spesso ci troviamo davanti a scene assurde ed estreme, e
li' il narratore riesce a esprimere una sua peculiare fredda pieta'. Ci sono
poi momenti di pura visione. Ebbene moralita', sensorialita', pieta' e
visionarieta' sono elementi che la narrativa italiana odierna non conosce
piu'. In Malaparte la cronaca diventa arte. Se c'e' un autore che e'
riuscito, oggi, in un'operazione simile e' forse Roberto Saviano. Anche in
Gomorra la realta' e' oltre la realta', la narrazione va al di la' della
cronaca, senza che si scada nell'espressionismo fine a se stesso o nella
falsificazione sistematica dei dati di partenza. E' vero, c'e' qualche altro
scrittore italiano che oggi sembra muoversi in questa direzione, che pare
bussare a questa porta, ma sono eccezioni, come ad esempio Antonio Moresco e
Giuseppe Genna".
La qualita' letteraria del testo di Malaparte e' indubbia, nonostante i
giudizi critici negativi che lo hanno riguardato. Per Parazzoli in Kaputt
"c'e' invenzione ma anche notevole lucidita'; l'autore gioca a porre al
lettore dei trabocchetti, cioe' a spiazzarlo con qualcosa di assolutamente
inaspettato data la situazione in cui l'ha condotto". Per don Rizzolo in
tutto il romanzo "aleggia un senso di disfacimento, di distruzione, di
morte". Malaparte afferma in una premessa che questo non e' un libro sulla
guerra ma che quest'ultima e' solo un "pretesto" o il "paesaggio oggettivo"
di questo libro. Forse quanto dice e' vero, perche' si tratta soprattutto di
un romanzo sulla fine di un'epoca. Condotto e sviluppato con
un'impressionante capacita' di descrivere cio' che si vede all'esterno, ma
anche - afferma don Rizzolo - "di approfondire l'interiorita' dei personaggi
attraverso un'abilita' di penetrazione psicologica notevole".

7. RILETTURE. HANNAH ARENDT: LA BANALITA' DEL MALE
Hannah Arendt, La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli,
Milano 1964, 1993, pp. 318, lire 40.000. Da rileggere ora e sempre.

8. RILETTURE. VIRGINIA WOOLF: LE TRE GHINEE
Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli,
Milano 1987, pp. 256. Da rileggere ora e sempre.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 821 del 15 maggio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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