Minime. 744



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 744 del 27 febbraio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Maria G. Di Rienzo: Parliamo di sicurezza
2. Il 26 febbraio dinanzi al Parlamento contro il razzismo, per l'umanita'
3. Una Resistenza che comincia
4. Associazione nazionale universitaria degli antropologi culturali: Un
appello contro le politiche razziste e liberticide del governo
5. Una lettera aperta al sindaco di Tarquinia e al presidente della
Provincia di Viterbo
6. "Azione nonviolenta" di gennaio-febbraio 2009
7. Angelo Baracca: La follia del nucleare, l'utilita' dell'eolico
8. Michele Boato: L'imbroglio nucleare francese
9. Peppe Sini: L'attentato
10. Oggi a Sovicille
11. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino
12. Maria Paola Guarducci: Recente letteratura sudafricana
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: PARLIAMO DI SICUREZZA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento]

Dal 24 al 26 febbraio. L'ottantatreenne di Pavia, non vedente, che era stata
violentata nei giorni scorsi, e' morta. Sei arresti per violenze sessuali
continuate, su una bambina di nove anni, a Palermo. Il presunto stupratore
del ragazzino dodicenne di Napoli e' stato pure arrestato. Nel trevigiano,
dove io vivo, una donna di 36 anni e la sua figlioletta di due sono state
uccise a coltellate, forse dal compagno di lei. Un padre separato uccide il
figlio di nove anni nei locali di un'Asl del milanese e si toglie la vita
con lo stesso coltello.
Allora parliamo ancora di sicurezza. Onestamente. Come testimoni, come
sopravvissute, come attiviste, come lavoratrici, come madri e sorelle e
figlie e mogli e compagne, come gli esseri umani che siamo. C'e' un solo
modo per farlo. Dobbiamo parlare di cosa ci fa paura. Di cosa ci blocca, di
cosa libera o trattiene le nostre energie, di cosa ci esaurisce. La nostra
sicurezza ha a che fare con la nostra autostima? Cos'e' sicuro in famiglia,
sul lavoro, per strada, cos'e' insicuro?
Mettete cio' che considerate "personale" sul tavolo della discussione. Non
e' la prima volta che sentite dire "il personale e' politico", ma credetemi,
non e' mai stato cosi' vero come oggi. Permettetevi di dire la sofferenza e
il disagio e il turbamento. Fate domande, anche se non sperate di avere
risposte rapide e semplici. Rompete il silenzio.
Le crisi di sistema, come quella che stiamo vivendo globalmente, tendono ad
avere tempi lunghi e aspetti molteplici. Regimi repressivi. Abusi dei
diritti umani. Guerre. E ogni giorno, ovunque, si prendono decisioni in nome
nostro e per interesse privato. Per conto di tutti e per le tasche di
pochissimi. In alcuni luoghi confiscano terre. In altri le terre le
bombardano. In altri ancora le inquinano, le devastano, le alterano
irrimediabilmente. Prendono vite con la stessa noncuranza di chi strappa
fili d'erba, o le feriscono, le torturano, le negano.
In Italia stanno distruggendo separazione dei poteri costituzionali, diritto
di sciopero, convivenza civile, rispetto dei diritti umani. Per la nostra
sicurezza. In particolare vostra e mia, e cioe' delle donne. Dicono cosi'.
Non aspettatevi che nell'immediato futuro andra' meglio. Prendere decisioni
basandosi sulla paura o creandola ad arte non da' mai buoni risultati,
perche' spinge agli estremi di ogni sorta: fondamentalismi, nazionalismi,
omofobia, razzismo, militarismo, sessismo, violenza e ancora violenza.
Possiamo lasciarli fare. Anche questa e' una scelta. Perche' siamo stanche,
perche' ci distrugge l'ansia per il lavoro, la casa, la scuola, i figli. Di
certo in questi campi siamo tutto fuorche' "sicure". Non sappiamo se ci
rinnovano il contratto, se riusciremo a pagare il mutuo, se arriveremo a
fine mese con i prezzi che aumentano e aumentano, se una volta laureati il
ragazzo o la ragazza dovranno ciondolare in giro per anni, se otterremo
aiuto per il familiare malato o anziano o disabile, se potremo averlo noi
stesse per una gravidanza desiderata o indesiderata, o per una violenza
subita. Di solito troviamo qualche modo per maneggiare lo stress e per
continuare a fare tutto, ma il rischio e' che si finisce per tollerare gli
abusi come parte dello scenario, come parte del prezzo che bisogna pagare
per vivere. E pian piano, i nostri sogni, le nostre speranze, muoiono e le
nostre anime ci vengono sottratte. Essere in grado di avere un mestiere che
ci piace: chi lo pensa piu'? Sentirsi riconosciute, rispettate, valutate,
per cio' che siamo e per le cose di cui ci occupiamo. A qualsiasi eta'.
Sentirsi in armonia con la vita che scorre, che trasforma, che germoglia e
fiorisce, che riposa e rinasce. Perche' questo dovrebbe essere un lusso, o
un'utopia? A che serve essere qui, altrimenti?
Per favore, parlate. Parlate di quello che state passando, non negatelo e
non nascondetelo. Non e' una vergogna aver timore, dovrebbe vergognarsi chi
vi mette nelle condizioni di provarlo. Il conforto che vi offrono, con i
"pacchetti sicurezza" e le ronde e la militarizzazione dei territori e' una
droga micidiale. Non lasciatevi avvelenare: essere una donna non e' essere
una preda, non e' essere sotto tutela e controllo per l'intera esistenza,
non e' essere un campo di battaglia, non e' essere complice, predestinata ad
alcunche', impotente. Non voltate piu' la testa, ne' di fronte al dolore
vostro, ne' di fronte a quello altrui. Reclamate le vostre anime, il vostro
spirito, la scintilla che vi rende uniche qualsiasi sia il modo in cui
volete chiamarla. E fatela risplendere nelle vostre parole, siano esse una
protesta della luce contro il buio in cui vorrebbero precipitarci.

2. INIZIATIVE. IL 26 FEBBRAIO DINANZI AL PARLAMENTO CONTRO IL RAZZISMO, PER
L'UMANITA'

Nella mattinata di giovedi' 26 febbraio 2009 a Roma, in piazza Montecitorio
davanti alla Camera dei Deputati, la Comunita' Papa Giovanni XXIII e
l'Operazione Colomba hanno realizzato una manifestazione per i diritti umani
di tutti gli esseri umani, contro i provvedimenti razzisti e disumani del
cosiddetto "pacchetto sicurezza".
Sono stati esposti cartelli informativi e sono stati tenuti interventi di
rappresentanti dell'esperienza di solidarieta' fondata dall'indimenticabile
don Oreste Benzi; hanno preso la parola oltre ai rappresentanti della
Comunita' Papa Giovanni XXIII e dell'"Operazione Colomba" anche
rappresentanti della Comunita' di Sant'Egidio, il direttore generale della
Focsiv; vari parlamentari hanno interloquito ed hanno preso parte
all'iniziativa dichiarando il proprio impegno ad opporsi in sede
parlamentare ai provvedimenti piu' barbari e crudeli del cosiddetto
"pacchetto sicurezza".

3. UNA SOLA UMANITA'. UNA RESISTENZA CHE COMINCIA

La manifestazione promossa dalle amiche e dagli amici della Comunita' Papa
Giovanni XXIII e dell'"Operazione Colomba" che dinanzi alla Camera dei
Deputati hanno espresso in modo argomentato, persuasivo, nitido e
intransigente l'opposizione di ogni persona di volonta' buona ai
provvedimenti razzisti che un governo sciagurato vuole imporre al nostro
paese, e' un atto storico.
E' l'inizio formale e sostanziale della Resistenza nonviolenta dell'Italia
che vuole giustizia e liberta', dignita' e solidarieta', misericordia e
responsabilita'.
E che chiama il Parlamento ad opporsi a chi vuol ridurlo a bivacco di
manipoli.
E che chiama tutte le istituzioni a resistere alla barbarie nazista.
E che chiama tutte le forme associative della societa' civile a difenderla
la civilta'.
E che chiama la popolazione italiana tutta alla Resistenza, la Resistenza
nonviolenta, la Resistenza per il diritto e la legalita', la Resistenza per
la democrazia e la civilta', la Resistenza per l'umanita' che e' una ed e'
di tutte e di tutti.
Con il linguaggio sobrio e rigoroso di chi la solidarieta' la pratica
quotidianamente, le amiche e dagli amici della Comunita' Papa Giovanni XXIII
e dell'"Operazione Colomba" hanno lanciato una sfida, una sfida nonviolenta:
la barbarie razzista puo' essere fermata, la lotta nonviolenta per il
riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani puo'
vincere.
Lo hanno dichiarato nella fredda mattina del 26 febbraio 2009 dinanzi al
Parlamento, a Roma.

4. UNA SOLA UMANITA'. ASSOCIAZIONE NAZIONALE UNIVERSITARIA DEGLI ANTROPOLOGI
CULTURALI: UN APPELLO CONTRO LE POLITICHE RAZZISTE E LIBERTICIDE DEL GOVERNO
[Attraverso Anna Maria Rivera (per contatti: annamariarivera at libero.it)
riceviamo e diffondiamo il seguente appello dell'Associazione nazionale
universitaria degli antropologi culturali]

Gli eventi accumulatisi in quest'ultimo periodo sono di una tale gravita' da
indurci a rendere pubblica la nostra indignazione. Assistiamo a un
imbarbarimento crescente della produzione legislativa, orientata sempre piu'
ad una prassi di violenza fisica, quindi anche simbolica, contro gli
stranieri, i "diversi", i socialmente deboli, le liberta' individuali.
Il ddl 733, se approvato in via definitiva, abolendo il divieto di segnalare
gli stranieri "irregolari" che ricorrono alle cure sanitarie, privera' di
fatto del diritto alla salute -diritto universale ed inalienabile -
centinaia di migliaia di cittadini che vivono con noi, lavorano con noi e
spesso per noi. Non solo: esso introduce anche il reato di clandestinita',
il permesso di soggiorno a punti, norme restrittive sui ricongiungimenti
familiari e i matrimoni misti, il carcere fino a quattro anni per gli
"irregolari" che non rispettino l'ordine di espulsione. Nega, inoltre,
l'iscrizione anagrafica a chi non abiti in appartamenti "idonei" e
istituisce la schedatura presso il ministero dell'Interno dei senza casa e
di tutti coloro che hanno dimora in luoghi diversi dagli appartamenti. Gli
"irregolari" saranno privati altresi' di diritti umani elementari come
quelli di riconoscere un figlio o di mandare del denaro a casa. Tutte queste
misure varranno a rafforzare discriminazione e razzismo ed a rendere piu'
sfruttabile, docile, ricattabile la forza-lavoro immigrata.
Infine, l'improvvisa scoperta dell'"emergenza" degli stupri - in realta' un
fenomeno endemico, trasversale alle nazionalita' e agli ambienti sociali -
messa al servizio di una campagna dai toni forcaioli contro gli stranieri e
i minoritari, e' servita a giustificare un decreto d'urgenza che
strumentalizza i corpi violati delle donne per compiere un ulteriore passo
verso la barbarie istituzionale e legislativa, fra l'altro legalizzando le
ronde private e prolungando fino a sei mesi la detenzione nei lager per
migranti.
L'involuzione della vita politica del nostro paese ci impone un sussulto di
civismo, ci chiede una testimonianza si' politica ma espressa anche in
termini di pratiche scientifiche e didattiche. Occorre che dalle sedi della
formazione antropologica emerga un chiaro pronunciamento pubblico contro la
crescente occupazione armata del corpo: nei corpi offesi dal ricatto tra
cura e liberta', nei corpi schedati per non essere chiusi nel guscio sociale
che si chiama casa, nei corpi femminili violati e ignobilmente sfruttati per
disegni forcaioli, fino a quel corpo di chiunque di noi che lo stato si
accinge ad espugnare, con una legge sul trattamento di fine vita che fa
strame del diritto individuale sul proprio se' e sulla propria morte.
Sappiamo quale logica sostenga la politica che sposta sul corpo dei
cittadini piu' deboli, effettivamente o in potenza, il confronto dialettico
con le liberta' ed i diritti individuali. Riconosciamo in essa le stesse
sillabe con cui il secolo scorso produsse il discorso piu' disumano che la
ragione umana avesse conosciuto. La barbarie, come ci ricordo' Ernesto de
Martino, abita presso di noi e dobbiamo additarla alla coscienza pubblica
quando si presenta, come ora, allo stadio germinale. Quell'antropologia
impegnata dalla promessa di ampliare gli orizzonti di cio' che dobbiamo
considerare umano deve denunciare il ripiegamento autoritario, razzista,
irrazionale e liberticida che sta minando le basi della coesistenza civile
nel nostro paese, e che rischia di svuotare dall'interno le garanzie
costituzionali erette sessant'anni fa, contro il ritorno di un fascismo che
rivelo' se stesso nelle leggi razziali. Forse anche allora, in molti,
pensarono che non si sarebbe osato tanto: oggi abbiamo il dovere di non
ripetere quell'errore.
*
Il presidente e il Consiglio direttivo dell'Anuac (Associazione Nazionale
Universitaria degli Antropologi Culturali), Marco Aime, Roberta Altin,
Pietro Angelini, Bruno Barba, Ivan Bargna, Alice Bellagamba, Anna Casella,
Pietro Clemente, Dino Cutolo, Gabriella Da Re, Luisa Faldini, Adriano
Favole, Clara Gallini, Maria Elena Giusti, Alberto Guaraldo, Eugenio
Imbriani, Franco Lai, Chiara Letizia, Alessandro Lupo, Roberto Malighetti,
Francesco Marano, Carlo Maxia, Maria Luisa Meoni, Maria Minicuci, Ferdinando
Mirizzi, Gabriella Mondardini, Fabio Mugnaini, Cristina Papa, Berardino
Palumbo, Carla Pasquinelli, Cecilia Pennacini, Leonardo Piasere, Sandra
Puccini, Francesco Remotti, Annamaria Rivera, Alessandro Simonicca, Barbara
Sorgoni, Massimo Squillacciotti, Giuliano Tescari, Stefania Tiberini,
Filippo Zerilli.

5. UNA SOLA UMANITA'. UNA LETTERA APERTA AL SINDACO DI TARQUINIA E AL
PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI  VITERBO

Egregio sindaco ed egregio presidente, e - se me lo consentite - cari amici,
mi ha sconcertato e addolorato leggere sui giornali la vostra opposizione ad
accogliere nel territorio viterbese alcune famiglie e comunita' nomadi e
viaggianti, ed alcuni senzatetto costretti a vivere accampati perche' il
diritto alla casa e' stato loro scandalosamente negato; mi ha sconcertato e
addolorato la vostra opposizione a garantire loro nella nostra provincia i
diritti che la legge italiana garantisce a tutti; mi ha sconcertato e
addolorato la vostra opposizione ad offrire loro nel nostro territorio
l'opportunita' di vivere in condizioni dignitose.
Perche'?
Vi ricordo come persone un tempo impegnate per i diritti umani di tutti gli
esseri umani. Perche' oggi siete dimentichi di voi stessi, di quelle vostre
idee, di quel vostro impegno di solidarieta' di un tempo?
*
Certo che anche tra i poveri e i senzatetto ci sono dei criminali (pochi,
perche' di solito arricchiscono): ce ne sono anche in Parlamento e persino
nel Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana: che facciamo allora,
proibiamo a parlamentari e ministri l'accesso al territorio viterbese?
Respingiamo tutti gli italiani perche' alcuni sono delinquenti?
*
Sono un gage' che e' stato piu' volte ospite nei campi di sinti e rom: mi
hanno sempre accolto con gentilezza e generosita', tutto quello che era
sulle loro mense e' stato offerto anche a me. Provo uno sdegno profondo per
il fatto che vi siano altri gage' che vogliono negare i fondamentali diritti
umani a queste nostre sorelle e questi nostri fratelli, che peraltro sono
anche in grandissima parte nostre concittadine e nostri concittadini a tutti
gli effetti.
*
Ebbi la fortuna nella mia gioventu' di avere a maestro di civile condursi il
professor Vittorio Emanuele Giuntella, gia' ufficiale degli alpini recluso
nei lager hitleriani, autorevole rappresentante dell'Opera Nomadi, docente
all'Universita' di Roma, nostro indimenticabile conterraneo. Vorrei essere
fedele una volta di piu' a cio' che mi insegno': per questo vi prego di
tornare sui vostri passi e dare la disponibilita' delle nostre istituzioni
locali (tutte le istituzioni locali, tutti i sessanta comuni del viterbese)
ad accogliere persone bisognose di aiuto, persone i cui diritti sono stati
calpestati.
Un saluto dal vostro
Peppe Sini
gia' consigliere comunale e provinciale, responsabile del "Centro di ricerca
per la pace" di Viterbo
Viterbo, 25 febbraio 2009

6. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA" DI GENNAIO-FEBBRAIO 2009
[Dalla redazione di "Azione nonviolenta" (per contatti: an at nonviolenti.org)
riceviamo e diffondiamo]

E' uscito il numero di gennaio-febbraio 2009 di "Azione nonviolenta",
rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964,
mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della
nonviolenza in Italia e nel mondo.
In questo numero: Autonomia, democrazia, diritti umani. Il ruolo decisivo
delle terze parti, di Lorenzo Porta; Ogni uccisione e' sproporzionata. La
violenza privilegia la dismisura, di Jean-Marie Muller; Piu' diplomazia,
meno militarismo per rafforzare il diritto internazionale, di Richard Falk;
Liberarsi dalla necessita' del carcere per ripensare il senso della pena,
intervista a Daniele Lugli di Elena Buccoliero; Destrutturare i pregiudizi
con uno sguardo sulla devianza sociale, intervista a Giuseppe Mosconi di
Caterina Del Torto; Le carceri italiane dopo l'indulto, ancora
sovraffollate; Il suicidio in carcere, un'eventualita' molto vicina; Lo
straniero e il carcere: una ricerca negli istituti penitenziari di Palermo,
di Antonio Callea; Il garante delle persone private della liberta'
personale, per tutelare i diritti dei detenuti, di Antonio Callea; Quando la
pena e' davvero rieducativa. L'istituto della custodia attenuata; L'incontro
possibile tra vittima e carnefice. Come funziona la mediazione penale,
intervista a Susanna Vezzadini di Elena Buccoliero; Una via d'uscita per i
minori, la messa alla prova: cancellare il reato con un nuovo progetto di
vita, intervista a Luca Degiorgis di Elena Buccoliero; Carcere come citta'
invisibile: laboratori teatrali con i detenuti, intervista a Roberto Mazzini
di Pasquale Pugliese; Criminal Mouse, ovvero: se il carcere fosse un gioco;
Siti sul carcere; Lista d'onore dei prigionieri per la pace, a cura della
War Resisters' International.
Le rubriche: Educazione. Un progetto educativo per gli interventi civili di
pace, a cura di Pasquale Pugliese; Economia. La palla magica che lava senza
saponi e detersivi, a cura di Paolo Macina; Per esempio. Archeologia della
memoria nel Palazzo dell'allegria, a cura di Maria G. Di Rienzo; Cinema.
L'apparente normalita' della devianza distruttiva, a cura di Enrico Pompeo;
Musica. Note in liberta' dietro le sbarre, a cura di Paolo Predieri;
Giovani. Tre giorni utili e divertenti per conoscerci meglio, a cura di
Elisabetta Albesano; Libri. Poesie d'acqua e scuola lumaca, a cura di Sergio
Albesano; Lettere. Un contenitore di ingiustizie, di nulla e di uomini
invisibili; Il calice. Ma siamo sicuri?, a cura di Christoph Baker.
In copertina: Il carcere visto da dentro.
In seconda: Se vuoi la nonviolenza finanzia la nonviolenza.
In terza di copertina: Materiale disponibile.
In ultima: L'ultima di Biani, Cpt.
Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. E' possibile
chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

7. ENERGIA E AMBIENTE. ANGELO BARACCA: LA FOLLIA DEL NUCLEARE, L'UTILITA'
DELL'EOLICO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 febbraio 2009 col titolo "Se l'Italia
avesse bisogno di energia"]

L'Italia ha bisogno di questa energia? Il nucleare produce solo energia
elettrica, che copre meno di un quinto dei consumi energetici finali (la
Francia produce il 78% dell'energia elettrica dal nucleare, ma importa piu'
petrolio di noi). La potenza elettrica installata in Italia (88.300
MegaWatt, 2006) coprirebbe abbondantemente la domanda (55.500 MW). Perche'
allora importiamo elettricita' dalla Francia? Perche' un sistema basato sul
nucleare e' molto rigido, le centrali nucleari non sono molto modulabili, la
Francia deve quindi avere una potenza di base capace di coprire i picchi
delle variazioni giornaliere della domanda, per cui quando questa e' minima
produce energia elettrica in eccesso, che e' costretta a vendere a prezzi
stracciati (ma per picchi eccezionali della domanda deve comprare energia,
molto cara: per affrontare l'ondata di freddo di questo inverno, ad esempio,
ha importato energia dalla Germania).
Ma se fosse vero che abbiamo tanto bisogno di energia elettrica, qualcosa ci
insegna la Spagna, che in un anno ha installato ben 3.500 MegaWatt di
energia eolica, equivalente a piu' delle due centrali che Berlusconi
vorrebbe avere dopo il 2020. Con quali costi per l'Italia? Due reattori Epr
di questo tipo sono gia' in costruzione in Europa, uno in Finlandia da
alcuni anni, e uno in Francia da circa un anno e mezzo. Il reattore
finlandese ha gia' accumulato un paio di anni di ritardo, e un aumento dei
costi di circa 2 miliardi di euro. Ma interessante e' il perche'. Il
nucleare richiede livelli tecnologici molto superiori alle altre tecnologie
(qualita' del cemento, delle saldature, dell'acciaio) e le industrie
coinvolte nella costruzione si sono rivelate non all'altezza, sia in
Finlandia sia in Francia, che e' il paese che conserva maggiore esperienza
nel settore: vi immaginate cosa accadrebbe in Italia, dove Italcementi ha
fornito cemento fasullo per le grandi opere? La costruzione dell'eolico in
Spagna sicuramente e' costata molto meno, e ha coinvolto l'industria
nazionale, con notevoli benefici.
Il 12 maggio 2008 il "Wall Street Journal" denunciava che l'aumento dei
costi previsti per le centrali nucleari "sta causando qualche shock
imbarazzante: da 5 miliardi di dollari a 12 miliardi per un impianto, fra il
doppio e il quadruplo delle prime stime".
Dopo il referendum (a prescindere da qualsiasi giudizio) l'Italia ha
smantellato tutte le competenze che si erano accumulate: oggi Enea ed Enel
hanno poco personale dipendente esperto nel nucleare, e in gran parte e'
prossimo alla pensione. E il resto e' costituito da personale a contratto a
tempo determinato. Ricostituire le competenze e le strutture necessarie
richiederebbe 15 anni, mentre il governo sta smantellando l'Universita' e la
ricerca pubbliche.
Se inizieranno gli appalti per una centrale in Italia, con i meccanismi del
"project financing" all'italiana, sara' un enorme affare per le solite
imprese coinvolte nella grandi opere, ma non sara' certo un affare per la
collettivita': e se non vedra' la fine, il suo scopo sara' raggiunto. Un
altro ponte sullo Stretto.

8. ENERGIA E AMBIENTE. MICHELE BOATO: L'IMBROGLIO NUCLEARE FRANCESE
[Ringraziamo Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) per questo
intervento]

Dopo la Tav, di gran lunga meno efficiente dell'italiano Pendolino, la
Francia ci sta rifilando il secondo "pacco": il nucleare Epr.
Berlusconi ha firmato con Sarkozy un'intesa pesantissima sia dal punto di
vista economico che ambientale, con l'assurda idea di un ritorno al nucleare
in Italia, proprio all'indomani del voto del suo definitivo abbandono anche
negli Stati Uniti.
Attualmente sono ancora in costruzione le prime due centrali nucleari Epr
una in Finlandia, dove i costi sono schizzati dai 3 miliardi di euro
preventivati a 5,5 miliardi, con 38 mesi di ritardo nei lavori, ed una in
Francia, dove la centrale di Flamandville (con partecipazione Enel) ha
subito ripetute interruzioni per la scarsa qualita' nei lavori.
Ci raccontano che, grazie alla tecnologia Epr, il volume delle scorie
radioattive (uno dei problemi irrisolti del nucleare) si dovrebbe ridurre
del 30%. Ma non si precisa che le scorie prodotte da queste centrali sono
molto piu' radiattive di quelle degli impianti classici, e pongono
insormontabili problemi tecnici per il loro smaltimento, come risulta dal
rapporto 2008 dell'azienda di trattamento delle scorie radioattive, la
finlandese Posiva.
Naturalmente saranno i cittadini a sostenerne i costi economici ed
ambientali.
Ci si chiede: cosa aspetta il governo italiano, invece di continuare a
sperperare denaro pubblico in tecnologie obsolete e pericolose, ad imboccare
la via dell'efficienza e delle energie rinnovabili?

9. ENERGIA E AMBIENTE. PEPPE SINI: L'ATTENTATO

La decisione governativa di realizzare nuove centrali nucleari in Italia e'
una soperchieria e un'infamia, un obbrobrio e un attentato.
Fu la volonta' del popolo italiano espressa attraverso una legittima
consultazione referendaria che mise fine alla follia nucleare nel nostro
paese nel 1987. Quella volonta' va rispettata, non puo' e non deve essere
rovesciata con un colpo di mano da un esecutivo anomico che non fa mistero
della sua volonta' eversiva.
Quando Berlusconi parla insensatamente di "fanatismo ecologico di una parte
politica" sta insultando quella espressione della volonta' popolare
realizzatasi attraverso un istituto giuridico che invera in forma
democratica la sovranita' che appartiene al popolo, come recita la legge
fondamentale del nostro ordinamento.
Quando Berlusconi vuole nuovamente imporre il nucleare al nostro paese sta
attentando alla nostra democrazia, al nostro stato di diritto, al nostro
ambiente di vita, alla nostra liberta' civile, alla nostra dignita' di
soggetti razionali e morali, alla nostra salute ed alle nostre stesse vite.

10. INCONTRI. OGGI A SOVICILLE
[Dagli amici del Comitato contro l'ampliamento dell'aeroporto di Ampugnano
(per contatti: ampugnano at gmail.com) riceviamo e diffondiamo]

Oggi, venerdi 27 febbraio, alle ore 21, presso il circolo Arci di Sovicille
(Siena) si terra' l'assemblea pubblica sul tema "Non si parla piu' di
Ampugnano. Il silenzio prima della tempesta".
L'incontro e' promosso dall'Associazione Ampugnano per la salvaguardia del
territorio e dal Comitato contro l'ampliamento dell'aeroporto di Ampugnano.

11. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI
TORINO

Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di
Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento
curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area
nonviolenta in Italia.
Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13,
10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail:
info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org

12. HUMANAE LITTERAE. MARIA PAOLA GUARDUCCI: RECENTE LETTERATURA SUDAFRICANA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 gennaio 2009 col titolo "Verita' e
fiabe risanano una terra ferita. Chiaroscuri sudafricani" e il sommario "Da
Zakes Mda, di cui e/o ha da poco pubblicato Si puo' morire in tanti modi, a
Niq Mhlongo, autore di Cane mangia cane, uscito di recente per Morellini,
gli scrittori sudafricani rivelano la grande vitalita' di una letteratura
capace di affrontare traumi vecchi e nuovi con audacia e ironia"]

E' il 1990, mancano quattro anni alle prime elezioni democratiche della
storia sudafricana quando J. M. Coetzee pubblica Eta' di ferro. Nel romanzo
Mrs Curren, un'anziana intellettuale malata di cancro che non sa nulla di
politica, monologa per lettera con una figlia lontana. Da questo insolito
punto di vista vengono filtrati i tumulti degli anni Ottanta sotto un
governo che, prossimo alla disfatta, e' tuttavia incapace di concepire
quella transizione pacifica che avrebbe avuto i suoi artefici in Nelson
Mandela e in Frederick W. De Klerk. Il cancro che corrode il corpo di
Elizabeth Curren diventa cosi' una metafora del disfacimento che rosicchia
dall'interno il paese: "Ho un cancro. Ho un cancro per tutta la vergogna che
ho sopportato in vita mia. Ecco come si prende il cancro: per l'odio contro
se stessi il corpo s'incattivisce e comincia a rodersi", dice la donna.
*
Antidoti contro la rimozione
Mentre da un lato Eta' di ferro fotografa l'inizio della fine del regime dei
bianchi, dall'altro le trasformazioni che attraversano la vicenda di
Elizabeth Curren sembrano prefigurare lo schiudersi di una nuova stagione
letteraria. Con l'imminente fine dell'apartheid, la letteratura stabilisce
con la storia un rapporto differente; piu' sciolto, audace, creativo. Se in
precedenza il romanzo sudafricano rispondeva ai dettami del realismo
sociale, il processo di transizione verso la democrazia e poi nella
democrazia fa si' che la letteratura si svincoli dal compito di ritrarre il
paese per partecipare invece al processo di costruzione dell'identita'
sudafricana individuale e collettiva.
Scrittori e scrittrici entrano in un rapporto dialettico con gli eventi
storici, attraverso i quali si attua, sotto i riflettori internazionali,
l'epocale metamorfosi del paese. Nel 1990 esce di prigione Mandela,
condannato nel '64 con la sentenza emblematica di "ergastolo piu' cinque
anni"; nel '91 il Nobel per la letteratura va a Nadine Gordimer, icona
antiapartheid, mentre i partiti sudafricani avviano le complicate
negoziazioni per la stesura di una nuova Costituzione; nel '92 un referendum
riservato ai soli bianchi approva il riformismo di De Klerk (che consente ai
nazionalisti di trattare da una posizione di potere); nel '93 Mandela e De
Klerk ricevono insieme il Nobel per la pace (nove anni prima, in pieno
apartheid, era andato all'arcivescovo Desmond Tutu) e nel '94, con la
vittoria elettorale dell'African National Congress, Mandela e' presidente.
Le immagini delle file chilometriche di sudafricani in attesa di votare per
la prima volta nella loro vita hanno fatto il giro del mondo e va ricordato
che, nonostante la violenza dilagante nel paese, le operazioni elettorali si
svolsero senza che si registrasse alcun incidente.
Tra il '95 e il '97, infine, il paese affronta la propria "storia ufficiale"
istituendo la Commissione per la Verita' e la Riconciliazione (Trc), una
sorta di antidoto contro la rimozione i cui risultati, pubblicati nel '98 (e
consultabili sul sito www.info.gov.za/otherdocs/2003/trc), consegnano a
futura memoria la ricostruzione fatta da vittime e carnefici degli anni tra
il 1960 (massacro di Sharpeville e inizio della resistenza armata) e il
1993. Per quanto segua vie istituzionali, l'uscita di scena del peggior
regime della storia africana e' tuttavia accompagnata da una escalation di
violenza generale che vessa la popolazione proprio mentre si affranca dal
giogo coloniale.
L'editoria italiana ha mostrato un crescente interesse per la letteratura
sudafricana, che si e' accentuato negli ultimi mesi, forse in previsione dei
Mondiali di calcio 2010, un avvenimento che certo catalizzera' l'attenzione
anche dei piu' distratti sulla vita sociale e culturale del paese. E se
sulla scia del Nobel a Coetzee (2003) case editrici medie e piccole hanno
tradotto negli ultimi anni autori contemporanei rimasti sconosciuti solo in
Italia (fra gli altri Tatamkhulu Afrika, Achmat Dangor, Sindiwe Magona,
Zakes Mda, Gillian Slovo, Dalmon Galgut, Rayda Jacobs), si e' assistito
anche a intelligenti operazioni di recupero, come quella che ha salvato
dall'oblio un testo importante come Io e Mittee (Elliot 2007; ed. or. 1952)
di Daphne Rooke, bellissima storia del rapporto che lega una bianca e una
nera cresciute assieme ai tempi delle guerre boere.
E' invece attratto dal realismo magico Zakes Mda, di cui e/o - dopo avere
pubblicato Verranno dal mare (2005) e La Madonna di Excelsior (2006), nei
quali l'intreccio tra presente e passato porta in superficie la memoria
storica della comunita' xhosa - ha ora mandato in libreria Si puo' morire in
tanti modi! (trad. di C. L. Letizia, e/o, pp. 225, euro 17). Uscito in
originale nel '95, il romanzo ha un ritmo travolgente mentre racconta con
sarcasmo le brutalita' del Sudafrica dei primi anni Novanta, un paese in cui
la morte violenta non risparmia neanche i bambini, i luoghi piu' frequentati
sono i cimiteri, gli eventi pubblici di maggior richiamo i funerali. Ma non
bisogna lasciarsi ingannare da questa piattaforma di apparente pessimismo
perche' la "tragicommedia" di Mda va letta invece come un'utopia costruttiva
che, svincolandosi da ogni retorica, colloca nella rinascita dell'individuo
la condizione per la rinascita della collettivita' in un paese in cui il
clima politico e' reso asfittico dalle ideologie. Ed e' dal punto di vista
della comunita' che il romanzo e' infatti narrato, con un'insolita voce
plurale, (auto)critica, ironica, poetica, in grado di correggere tanti
stereotipi sul Sudafrica.
*
Storie in prima persona
Il bisogno di lenire le ferite collettive e individuali del paese, la
necessita' di rettificare una storia mistificata da secoli di colonialismo e
quasi cinquant'anni di apartheid portano alla superficie una voce narrativa
che spesso si esprime in prima persona optando per le forme del diario o
dell'autobiografia. Che si tratti di storie "vere" o inventate, l'io
sudafricano manifesta il bisogno di elaborare attraverso la scrittura il
correttivo alle menzogne prodotte o subite. E' la parola scritta, spesso
declinata con i toni della confessione, che muove la ricerca in grado di
porre fine al senso di colpa. E' sempre nel racconto che, come insegna la
Trc, si rifugge da quel dolore pervasivo che ha origine nella violenza cui
tutti i sudafricani si sono assuefatti, come vittime, come carnefici, come
testimoni, negli anni del dominio dei bianchi, che della violenza fecero
strumento istituzionale obbligando anche chi si difendeva a ricorrervi.
L'io narrante sembra una scelta quasi obbligata per gli scrittori bianchi,
per i quali, forse, e' urgente posizionarsi nel nuovo assetto del paese. In
prima persona, per esempio, sono narrati molti romanzi degli anni Novanta e
dell'inizio del nuovo secolo, come il discusso bestseller di Rian Malan Il
mio cuore di traditore, Storia di mio figlio di Gordimer, Ritorno in
paradiso di Breyten Breytenbach, La polvere dei sogni di Andre' Brink, Il
cielo di Cape Town di Schonstein Pinnock. Nell'ambito di questa riflessione
spicca Terra del mio sangue, pubblicato nel '98 ma da noi arrivato solo nel
2006, resoconto letterario delle sedute della Trc da parte della poetessa
Antjie Krog, che fece da inviato speciale per la radio sudafricana. Benche'
narrati in terza persona, sono ancora autobiografici Infanzia e Gioventu' di
J. M. Coetzee, sugli anni formativi dello scrittore nel clima distorto
dell'apartheid, culminati nell'auto-esilio in Inghilterra. Oltre che nel
romanzo, il rapporto tra pubblico e privato e la riflessione aperta dalla
Trc svolgono un ruolo chiave anche nelle poesie di Ingrid De Kok, curate in
italiano da Paola Splendore nell'antologia Mappe del corpo (Donzelli, 2008).
La necessita' di ripercorrere la propria storia individuale in relazione a
quella del paese e' altrettanto impellente per chi ha vissuto la
discriminazione e quindi l'esclusione dalla storia ufficiale. In questa
chiave si possono leggere Ai figli dei miei figli, prima parte (la seconda
non e' tradotta) dell'autobiografia di Sindiwe Magona e Da madre a madre,
nel quale Magona presta voce alla madre del giovane assassino di Amy Biehl,
la studentessa americana uccisa a Guguletu nel 1993, per raccontare il
contesto in cui la cruenza di quel gesto puo' trovare spiegazione. Sono
sempre io narranti quelli che in Tredici centesimi di K. Sello Duiker e Cane
mangia cane di Niq Mhlongo (trad. di M. Giacometti, F. Sbrilli, M. Severin,
Morellini, pp. 238, euro 18,50) ci conducono per le metropoli sudafricane
seguendo rotte che i circuiti turistici o culturali escludono. In Tredici
centesimi Duiker sceglie l'ormai globalizzata e multietnica Cape Town per
una storia di disagio minorile, che si conclude con i toni fantastici di cui
sara' pervaso il suo ultimo libro, postumo (l'autore e' morto suicida a
trent'anni nel 2005), Stella d'Africa, da poco arrivato in libreria (trad.
di A. Santa Cruz, Mondadori, pp. 269, euro 12). Destinato soprattutto a
lettori adolescenti, Stella d'Africa e' un testo singolare che in piu' parti
ricorda Alice nel paese delle meraviglie. Il romanzo e' ambientato nella
township di Phola (Johannesburg): un luogo di miseria e violenza, nel quale
tuttavia i bambini parlano con gli animali, trovano pietre magiche,
combattono contro spiriti maligni travestiti da vecchie guaritrici e
scendono nell'oltretomba, con l'ausilio di spiriti alleati che compaiono e
scompaiono quando meno se l'aspettano, per ricostruire l'unita' di una
famiglia disgregata. I temi del realismo sociale sono tutti presenti, ma la
loro trattazione in chiave fiabesca rende questo romanzo emblema della
creativita' nuova che si realizza in pieno nel dopo-apartheid.
Di impianto piu' tradizionale, cioe' realista e autobiografico, Cane mangia
cane narra gli andirivieni tra township e citta' di un ragazzo di Soweto,
Dingz, che si gioca l'affrancamento dall'indigenza puntando le carte su una
laurea all'Universita' del Witwatersrand. Con ironia e un tocco di cinismo,
Dingz racconta splendori e miserie del Sudafrica a cavallo delle elezioni
del 1994, "il giorno che gran parte di noi aspettava da sempre", da un punto
di vista che riporta alla quotidianita' anche quanto e', o dovrebbe essere,
fuori dall'ordinario come l'Aids, la criminalita', il razzismo, lo
squilibrio tra ricchi e poveri. Quando nel '76 ci fu la rivolta a Soweto,
durante e a seguito della quale le autorita' fecero 575 morti in nove mesi
(di cui 134 minorenni), Niq Mhlongo aveva tre anni e davanti a se' un futuro
su cui nessuno avrebbe scommesso. Oggi, nel Nuovo Sudafrica, e' un colto
scrittore trentaseienne. Il 1994 ha fatto la differenza.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 744 del 27 febbraio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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